Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio I bambini devono essere liberi di fare errori perché sbagliando si impara se si ha l’opportunità di autocorreggersi
Ambiente e Benessere Intervista al biologo Russell Bonduriansky, autore di un libro sulle nuove scoperte dell’ereditarietà non genetica
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXIV 29 marzo 2021
Azione 13 politica e economia Italia e Francia, sostenute dagli Usa, sono sempre più unite contro il rigorismo germanico
cultura e Spettacoli La forza e le visioni di Vincenzo Vela nella grande mostra che lo celebra a Ligornetto
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Sacha Pizzetti/Parco Val Calanca
Il cuore del parco Val calanca
di Mauro Giacometti pagina 3
Lo scontro sale d’intensità di Peter Schiesser Lo scontro fra le due maggiori potenze del mondo ha raggiunto una nuova intensità. L’America di Biden riscopre il multilateralismo come arma principe per contenere l’ascesa della Cina e impone prime sanzioni per quello che un’Amministrazione Trump agli sgoccioli ha definito il genocidio del popolo uiguro dello Xinjiang, in un nuovo quadro strategico in cui gli Stati Uniti entreranno in competizione con la Cina dove necessario, collaboreranno dove possibile e si porranno come avversari qualore fosse inevitabile. Pechino risponde con toni aggressivi, da potenza che si sente ormai abbastanza forte da non voler prendere lezioni da nessuno, tantomeno da una superpotenza ritenuta in decadenza; oltre alla repressione cui sottopone lo Xinjiang, il Tibet, gli attivisti democratici a Hong Kong, all’estensione della sua influenza nel Mare cinese meridionale, manifesta apertamente l’intenzione di invadere Taiwan e per questo aumenta massicciamente le sue forze militari e navali – un’invasione che gli Stati Uniti ribadiscono di non voler tollerare e che aprirebbe la via ad un conflitto armato fra le due potenze, con ripercussioni
mondiali. In mezzo a questo crescente conflitto geopolitico, stanno l’Unione europea e la piccola Svizzera. Il primo incontro-scontro fra i rappresentanti del nuovo governo americano e della Cina di Xi Jinping in Alaska è servito da termometro. Le accuse reciproche davanti ai giornalisti hanno tolto ogni ambiguità: la guerra fredda è una realtà e ha il potenziale di diventare calda. È una guerra per il predominio economico, ma anche ideologico, di competizione fra i sistemi, e il vincente farà da esempio in futuro. È in questo senso che vanno capite le parole dei cinesi al Segretario di Stato americano Blinken: da voi non prendiamo lezioni su democrazia e diritti umani, visto quel che è successo il 6 gennaio con l’assalto al Congresso e il razzismo contro i neri. A Pechino sono convinti che il loro modello di autoritarismo e controllo dello Stato e dei cittadini sia vincente, che gli Stati Uniti sono l’emblema del fallimento della democrazia. Di conseguenza, i cinesi si sentono più sicuri e pronti a far valere il loro potere verso chiunque osi criticarli, certi che nessuno voglia davvero rinunciare a fare affari con loro. La risposta dell’Amministrazione Biden è di resuscitare il cordone di alleati attorno alla Cina quasi divelto dal governo Trump (Nato,
Giappone, Corea del Sud, Australia), coinvolgendoli anche in sanzioni contro la Cina. I Servizi d’informazione della Confederazione temono che con la crescente polarizzazione fra le due potenze si vengano a creare due distinti «spazi normativi» mondiali, sia dal punto di vista tecnologico sia dei valori. In un contesto del genere, diventerà difficile mantenersi equidistanti, curare relazioni economiche e politiche con entrambi i fronti. Sia l’Unione europea sia la Svizzera ci stanno ancora provando. L’Ue ha imposto qualche sporadica sanzione ad alcune personalità accusate di essere coinvolte nella repressione nello Xinjiang, ma non con l’enfasi degli americani. Il Consiglio federale ha di recente presentato la nuova strategia verso la Cina: parole chiare, più coordinamento, ma affari come sempre, cercando di restare fuori dalla logica di uno scontro fra sistemi. Il vecchio riflesso della neutralità elvetica per fini economici persiste. Ma sono bastate le parole un po’ più chiare in difesa dei diritti umani per scatenare le ire di Pechino, che per bocca dell’ambasciatore a Berna ha aspramente criticato la Svizzera. Restare neutrali si annuncia ancor più difficile, la ponderazione fra interessi economici e difesa di valori universali ancor più delicata.