Azione 12 del 17 marzo 2025

Page 1


Broccoli freschi.

O forse romanesco?

Da noi la freschezza è comunque di casa! Nel più grande assortimento di prodotti freschi della Svizzera.

edizione 12

MONDO MIGROS

Pagine 4 / 6 – 7

SOCIETÀ Pagina 5

Estetica e cura della pelle: l’influenza di TikTok sulla Gen Z è una realtà non priva di rischi

Alcuni importanti suggerimenti per assicurarsi una vita più agiata dopo la pensione

ATTUALITÀ Pagina 19

La Fondation Gianadda di Martigny celebra il grande pittore irlandese Francis Bacon

CULTURA Pagina 21

Tante sfide per Martin Pfister

In un equilibrio precario tra silenzio e frastuono, a Flims si ricorda la forza delle montagne

TEMPO LIBERO Pagine 34-35

Tutti chiusi nella propria bolla

Il caos globale in cui siamo precipitati viene raccontato a partire da visioni e percezioni della realtà fra loro inconciliabili. Si può tentare di descriverlo dando conto dell’una o dell’altra posizione, ma in sede di commento non ci si può nascondere dietro un dito, occorre schierarsi. Così, non solo sui social, si leggono narrazioni dai toni sempre più assertivi e infiammati: difensori e detrattori di Trump, Musk, Putin, Zelensky, von der Leyen o Macron, danno seraficamente dei cretini e/o dei disonesti ai sostenitori della parte avversa. Come se esistessero due «religioni» che raccontano la stessa realtà con dati opposti, santi ed eroi opposti, malfattori opposti, cause e conseguenze opposte. Che tu stia da una parte o dall’altra della barricata, la controparte viene percepita come ingenua, se va bene, ma più spesso in cattiva fede e bugiarda. Putin è un criminale di guerra o un presidente saggio e

paziente costretto a reagire all’allargamento indebito della Nato a est? Trump è un despota o un autentico fautore della pace? Il riarmo dell’Europa è l’unica soluzione per proteggersi o una follia suicida? La posta in gioco è alta: sta finendo un mondo e ne sta cominciando un altro; i toni si fanno aspri e la platea si polarizza. Cattiveria chiama cattiveria. Odio chiama odio. Una guerra psicologica favorita dalla tendenza a informarsi sui social senza consultare i media tradizionali: quotidiani, settimanali, tg, podcast e radiogiornali. Se ciò che sappiamo sull’attualità viene solo dai social, restiamo infatti in una bolla autoreferenziale. Il fenomeno della «bolla» è stato sviluppato nel testo The Filter Bubble di Eli Pariser, edito per il Saggiatore nel 2011. «È una bolla – sintetizza efficacemente il sito agenda.digitale.eu – perché è creata su misura, a seconda degli interessi, delle pagine che consul-

tiamo, dei click che disseminiamo per la Rete. Più ci si muove, più il web diventa simile a noi». Molti credono che rappresenti il mondo così com’è, ma è un inganno. I social blandiscono il nostro ego, proponendoci contenuti che assomigliano a quelli che abbiamo già premiato coi nostri «like» e scartando gli altri. Lo fanno con le merci e lo fanno con le idee. Gli algoritmi ci radicalizzano in opinioni già nostre, non ci fanno accedere a visioni «altre» della realtà. Se navigo nel mio profilo Facebook non trovo idee divergenti dalla mia, e se le trovo è per ridicolizzarle o denigrarle. Perciò seguo e invito a seguire il suggerimento del filosofo Hegel: «La preghiera del mattino dell’uomo moderno è la lettura del giornale. Ci permette di situarci quotidianamente nel nostro mondo storico». Direi meglio: la lettura dei giornali, al plurale. È una pratica scomoda

ma necessaria. Personalmente parto dalle testate (serie) che esprimono linee editoriali diverse da quella in cui mi riconosco. Le leggo, spesso mi arrabbio, ma a volte trovo argomenti meritevoli di riflessione e in qualche caso mi vedo costretto a riconoscere la validità delle tesi dell’«avversario».

Poi mi do a letture, podcast o tg più «confortanti» e consulto testate che sento più vicine al mio modo di pensare, rielaboro le notizie incrociando le opposte argomentazioni e cerco di trarne una sintesi che mi convinca. Viviamo in tempi difficili e non sempre ci riesco. Alla fine, tiro le mie conclusioni e se poi le scrivo incrocio le dita, perché già so che potrei finire nel tritacarne dei social per essere deriso da chi non la vede come me e allo stesso tempo per essere approvato da chi un po’ già mi assomiglia. Ma su questo non posso farci nulla.

Roberto Porta Pagina 13

Riaprono il Supermercato e il Take Away di Migros Serfontana

Attualità ◆ Questo giovedì 20 marzo riapriranno al secondo piano del Centro Shopping Serfontana in Viale Serfontana 20 a Morbio Inferiore il rinnovato Supermercato Migros e un moderno Take Away Migros di ultima generazione. Per l’occasione la Cooperativa regionale Migros Ticino ha organizzato quattro settimane di sconti, omaggi, concorsi, simpatiche iniziative e animazioni per i bambini

Ammodernamento di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Nel corso del 2023, la proprietà del Centro Shopping Serfontana ha deciso di rivitalizzare completamente quello che fu il primo centro commerciale della Svizzera italiana, inaugurato con successo il 28 marzo del 1974. Migros Ticino, dopo un primo radicale intervento nel 2003, consapevole che il progetto potrà ridare slancio a tutto il Mendrisiotto, ha deciso con convinzione di investire nuovamente nella struttura e nel territorio, rinnovando i contratti di locazione. L’aggiornamento del Supermercato Migros e il completo ripensamento del Take Away Migros, iniziati nel gennaio del 2024, permettono alla Cooperativa regionale di fare un ulteriore importante passo avanti nel rinnovo e nella modernizzazione della propria rete di vendita. L’investimento complessivo per i lavori di queste apprezzate filiali di Migros Ticino è stato di CHF 7.2 milioni

L’energia fossile è stata completamente abbandonata e tutto il centro commerciale sarà a emissioni zero, il primo in Svizzera, puntando forte sul fotovoltaico e sulla mobilità elettrica, con il più grande hub di ricarica del Cantone con ben 30 colonnine. Le strutture interne del supermercato e del nuovo punto di ristoro, totalmente ammodernate e ora all’avanguardia, sono caratterizzate dai più alti standard di costruzione e sostenibilità a livello ambientale e permettono di fare un salto epocale, passando da un’era energivora a un’era ipertecnologica. I consumi energetici saranno drasticamente abbattuti: l’impianto del freddo commerciale consumerà un terzo rispetto a prima e utilizzerà il gas naturale CO2. Da questo impianto si potrà inoltre recuperare calore a beneficio della produzione di acqua calda sanitaria per le due filiali, cedendo l’eccedenza a beneficio del riscaldamento dell’intero centro commerciale. Anche l’impianto d’illuminazione LED a basso consumo farà la sua parte in questo progetto d’innovazione.

Dopo 14 mesi di cantiere riaprono dunque giovedì 20 marzo 2025 in completa nuova veste sia il Supermercato Migros sia il Take Away Migros del Serfontana.

Accessibilità di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Il Supermercato Migros, con una superficie di oltre 2000 metri quadrati, sarà in grado di servire comodamente tutta la popolazione residente nel Comune e proveniente dall’intero Mendrisiotto, nonché i numerosi turisti di passaggio per lunghi periodi dell’anno. L’esercizio si presenta completamente nuovo, più accogliente e moderno, con ampi spazi interni: gli ambienti del punto vendita, grazie alla stretta collaborazione avuta in passato con Team Ticino Accessibile, saranno comodi e facilmente agibili anche da persone con mobilità ridotta.

Anche il nuovo Take Away Migros subito a fianco sarà accogliente, luminoso e spazioso: con una superficie di più di 360 metri quadrati saranno ben 84 i coperti interni – in alcuni vi sarà la possibilità di caricare i dispositivi elettronici – , ai quali vanno ad aggiungersi altri 30 posti a sedere in terrazza, che in parte risulta coperta.

Gli esercizi sono facilmente raggiungibili sia con i principali mezzi pubblici sia in auto, avendo una buona quantità di posteggi esterni sul tetto del centro commerciale proprio a ridosso delle filiali e a disposizione della clientela Migros. Il supermercato sarà dotato di casse tradizionali adatte ai disabili, ma anche, per chi va un po’ di fretta, di 13 comode e veloci postazioni Subito per il self-scanning e self checkout. Pure il Take Away Migros, oltre alle casse tradizionali, disporrà di una cassa Subito.

Offerta di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Il supermercato sarà caratterizzato da assortimenti alimentari e non alimentari vasti, ben calibrati e orientati a soddisfare i più attuali bisogni degli avventori. La clien-

tela avrà così la possibilità di farvi sia una spesa quotidiana veloce sia acquisti settimanali più importanti e consistenti. Il punto vendita momò continuerà a disporre degli apprezzati banchi carne e pesce, dell’angolo formaggi, del reparto pane fresco e del ben strutturato angolo beauty, che proporrà un completo assortimento di articoli per la cura del corpo. In ottica di sostenibilità sarà presente una nuova parete ecologica atta al riciclaggio, che includerà anche lo scomparto per consegnare i sacchi Migros per la raccolta delle plastiche miste e tetrapak

A rafforzare l’offerta Migros a Morbio Inferiore penserà il Take Away Migros di nuova concezione, con bar per caffè, gipfel e brioche, la sfiziosa pasticceria a servizio, il nuovo angolo gelato, per poi passare al salato con sushi, buffet di pasta fatta à la minute e un’offerta di altri piatti caldi e freddi, panini, insalate e bibite a libero servizio. Sarà data sia l’opportunità di consumare sul posto sia la possibilità dell’asporto.

La presenza di Migros Ticino nel Centro Shopping Serfontana, concentrata al secondo piano, verrà impreziosita da una raffinata enoteca Vinarte e da un moderno centro ACTIV FITNESS, che si svi-

Un’azienda che vuole esserci per tutti

Info Migros ◆ Lo stage di Alessandro N. a Bellinzona

Il team di Supermercato e Take Away è pronto ad accogliere la propria clientela. (Flavia Leuenberger)

lupperà su ben 1000 metri quadrati di superficie.

Iniziative per la riapertura di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Per sottolineare questo nuovo significativo intervento nella propria rete di vendita, Migros Ticino ha previsto svariate attività. Nelle prime quattro settimane d’apertura vi sarà un 20% di sconto a rotazione su interi settori merceologici. Da giovedì 20 marzo a sabato 22 marzo il nuovo Take Away Migros proporrà un trancio di pizza a scelta, una bevanda a scelta e un caffè a soli CHF 10. Per i più piccoli, sabato 22 marzo, trucca bimbi dalle ore 10 alle ore 17. Dal 24 al 26 marzo, per ogni CHF 50 di spesa, si riceverà invece in omaggio una fantastica borsa termica griffata Nostrani del Ticino. Spicca poi il grande concorso in essere da lunedì 31 marzo a mercoledì 2 aprile, con in palio tre carte regalo del valore di CHF 1000, CHF 500 e CHF 100! Chiudono questo corposo e speciale pacchetto promozionale le sempre apprezzate degustazioni degli articoli Nostrani del Ticino, previste nelle giornate di venerdì 11 e sabato 12 aprile.

Orari e contatti di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Il responsabile del Supermercato Migros Marvin Aldi e i suoi 36 collaboratori, così come il gerente del Take Away Migros Ivo Ghirardello e i suoi 9 assistenti, tutti ben inseriti nella comunità locale, cordiali e preparati, sono pronti a soddisfare i bisogni della clientela con cura e attenzione, in un clima accogliente e famigliare

Orari di apertura di Supermercato e Take Away Migros Serfontana

Lunedì-venerdì: 8.30-19.00

Giovedì: 8.30-21.00

Sabato: 8.30-18.30

Tel. Supermercato Migros: 091 821 74 00

Tel. Take Away Migros: 091 821 74 30

La buona salute di un’azienda si vede anche dalle competenze che mette in campo quando si tratta di coinvolgere tutti i membri della propria società; in altre parole, quando diventa inclusiva e fa in modo di trovare una possibilità per ognuno. Migros Ticino è dunque orgogliosa di annunciare la sua collaborazione continuativa con l’Istituto delle Scuole Speciali Cantonali del Sopraceneri – Ciclo d’Orientamento di Bellinzona. Questa iniziativa riflette il costante impegno sociale da parte dell’azienda verso la comunità e le istituzioni locali.

Del tutto in linea con questa attitudine, nel corso dell’autunno, da parte dell’azienda Migros Ticino è stato avviato un percorso di inserimento per un giovane studente delle Scuole Speciali Cantonali presso la nostra sede di Bellinzona. Dopo una serie di mini-stage introduttivi, da lunedì 10 marzo Alessandro N. ha iniziato uno stage completo della durata di due settimane. Questo percorso è stato pensato ad hoc per supportare Alessandro nella scelta del suo futuro percorso professionale.

Giorgio Gallotti, responsabile apprendisti & consulente del personale può già dirsi soddisfatto di questa esperienza, come dichiara lui stesso: «Vorrei esprimere un sincero ringraziamento ai responsabili della sede di Bellinzona, Alessandro Mele e Marina Tufano, per la loro straordinaria disponibilità, e al docente François Rusca per la preziosa collaborazione».

Dal canto suo, a Migros Ticino non resta che augurare ad Alessandro un’esperienza ricca e stimolante, sperando che possa avere trovato un ambiente accogliente e possa così fare tesoro di questa opportunità unica. Ringraziandolo per l’impegno e la notevole iniziativa di questi primi e intensi giorni di stage, lo salutiamo con i migliori auspici affinché riesca a realizzare i suoi sogni, professionali e personali.

In vista della riapertura di giovedì, prosegue a buon ritmo il riempimento del rinnovato Supermercato Migros del Centro Shopping Serfontana. (Flavia Leuenberger)
Da sin., Giorgio Gallotti, Alessandro N., Alessandro Mele, Marina Tufano e François Rusca.
Giorgio Gallotti Responsabile apprendisti & consulente del personale

SOCIETÀ

«Metti alla prova il tuo equilibrio!»

L’Ufficio prevenzione infortuni insieme a Pro Senectute

Ticino e Moesano organizzano degli incontri per valutare il rischio di caduta e dare consigli sulla sicurezza

Il valore della Chiocciola fasciata

Pro Natura l’ha eletta animale dell’anno, scopriamo le caratteristiche di questa instancabile «produttrice di suolo» che è anche la più grande tra le lumache indigene

La Gen Z e la chirurgia estetica su TikTok

Il caffè dei genitori ◆ Fa riflettere il caso di Margaret Spada morta a 22 anni lo scorso novembre in seguito a una rinoplastica eseguita da un medico trovato sul popolare social network

«Sono una ragazza che, come molte coetanee, è vittima dei social media e della chirurgia plastica. Tutto è iniziato nell’autunno del 2020 quando, per liberarmi da un complesso che mi aveva tormentato sin dalla prima adolescenza, ho cominciato a cercare sul web un chirurgo plastico al quale rivolgermi. Da quel momento sono entrata in una spirale senza via di uscita; il bombardamento continuo dei social sull’argomento ha assorbito tutta la mia attenzione tanto che per molto tempo non ho pensato ad altro e mi sono sottoposta a vari interventi di chirurgia plastica. Adesso mi rendo conto dei rischi che ho corso e di quanto alcuni medici si approfittino della fragilità, dei problemi e della superficialità (non rara alla mia età) di molte ragazze». È l’inizio di una lettera che arriva a Dataroom, la redazione dove lavoro al «Corriere della Sera», poco dopo la storia di Margaret Spada morta a 22 anni lo scorso novembre in seguito a una rinoplastica eseguita da un medico trovato su TikTok. Un pugno nella stomaco! Nel corso degli anni già a Il caffè delle mamme ci siamo occupate di come più le nostre figlie stanno su Instagram e TikTok, più manipolano gli scatti che le ritraggono utilizzando i filtri messi a disposizione dai social per migliorare l’aspetto fisico. Li spinge la Fomo, ossia la Fear of Missing Out, che è la l’ansia di essere esclusi da qualcosa. Il rischio che abbiamo denunciato è duplice: da un lato una sempre maggiore difficoltà ad accettarsi per come si è nella realtà, dall’altro quello di ritrovarsi accusate di catfishing che nel gergo della Gen Z è il termine utilizzato per schernire chi dal vivo è diverso da come appare sui social. È il motivo per cui abbiamo dato voce al messaggio controcorrente di Antonino Di Pietro, dermatologo dei vip al naturale nonché padre della dermatologia plastica rigenerativa, perché le convincesse che La bellezza è l’imperfezione (ed. Solferino, 26 maggio 2022). E ne Le parole dei figli abbiamo sottoscritto quelle di Jolanda, la figlia 18 enne dell’attrice Ambra Angiolini e del cantante Francesco Renga, che ha reagito all’accusa social di essere brutta dimostrando che è possibile alzare la testa contro i giudizi degli altri.

Ora la lettera di Altea, il nome della ragazza che ci ha scritto, impone a Il caffè dei genitori di prendere consapevolezza delle disastrose conseguenze che la rincorsa ai modelli social può portare: quando il filtro non basta più, ecco scattare la corsa alla chirurgia estetica. È già realtà! Con un’aggravante che fin qui ci sembrava inimmaginabile: se è TikTok a influenzare l’estetica non c’è da stupirsi che diven-

ti anche il referente principale per sapere a che medico rivolgersi. PubMed, la più grande banca dati di articoli scientifici in ambito medico, fotografa una nuova tendenza globale: la prejuvenation, ossia il pre-ringiovanimento, che sta a indicare l’atteggiamento tipico della Gen Z di volere prevenire la comparsa di rughe, perdita di volume e altri cambiamenti cutanei, spesso con l’uso di botox, filler, laser, skincare avanzata e trattamenti dermatologici mirati. Foad Nahai, prof. di chirurgia plastica all’Emory University School of Medicine di Atlanta e direttore editoriale dell’Aesthetic Surgery Journal, scrive insieme ai colleghi dermatologi Diala Haykal e Hugues Cartieris: «Il cambiamento più rilevante nella dermatologia estetica negli ultimi 20 anni riguarda il passaggio dai trattamenti di correzione e inversione per i Millennials alle misure preventive per la Gen Z. L’analisi dell’atteggiamento della Gen Z nei confronti dell’invecchiamento rivela un netto cambiamento rispetto alle generazioni precedenti, caratterizzato dal desiderio di prolungare la giovinezza e dal rifiuto delle tradizionali concezioni dell’invecchiamento. Le motivazioni della Gen Z per ricorrere alla preju-

venation, che includono procedure cosmetiche e scelte di vita, derivano dalla loro enfasi sull’auto-espressione, dall’influenza dei social media e dalla paura di perdere esperienze legate alla giovinezza (Fomo). Comprendere questi atteggiamenti e motivazioni aiuta a rafforzare l’idea che la ricerca della prejuvenation da parte della Gen Z rifletta un più ampio cambiamento culturale, in cui l’aspetto giovanile assume un valore crescente, ponendo nuove sfide alle norme sociali sull’invecchiamento. Di conseguenza, ciò evidenzia la necessità di ulteriori ricerche e considerazioni etiche riguardo alle implicazioni a lungo termine di queste tendenze».

L’influenza di TikTok su dermatologia, estetica e cura della pelle è ormai un filone di studi scientifici e a Il caffè dei genitori dobbiamo prenderne atto, quantomeno per parlarne con le nostre figlie (ma anche con i nostri figli!). Il modello non può essere – e dobbiamo iniziare anche noi adulti a dare più che mai l’esempio – il TikTok face che sta per occhi grandi e luminosi, naso sottile rimodellato tramite chirurgia o filler per ottenere una forma più affusolata e proporzionata al resto del viso, guance che appaiono più alte e scolpite, labbra gonfiate.

Non è un caso se la Gran Bretagna già il 1º ottobre 2021 ha introdotto il Botulinum Toxin and Cosmetic Fillers (Children) Act 2021, una legge che vieta la somministrazione di tossina botulinica (botox) e filler cosmetici a scopo estetico a individui di età inferiore ai 18 anni. E l’American Society of Plastic Surgeons (ASPS), la più grande organizzazione di chirurgia plastica al mondo, che rappresenta il 92% di tutti i chirurghi plastici certificati negli Stati Uniti, afferma che il 37% delle rinoplastiche e il 25% degli interventi per aumentare il volume degli zigomi viene eseguito dalla Gen Z. Lo racconta anche la nostra Altea: «Mi sono sottoposta a una rinoplastica secondaria presso lo studio dal quale la povera Margaret non è più uscita viva. La stessa sorte sarebbe potuta toccare a me; lo stesso tipo di anestesia e la somministrazione di adrenalina a lei non hanno dato scampo. Purtroppo l’industria della chirurgia estetica si sta espandendo sempre di più e nasconde molte insidie, motivo per cui le ragazze andrebbero tutelate, soprattutto coloro che non hanno alle spalle famiglie in grado di consigliarle e affiancarle nelle scelte importanti ed è inammissibile che il sistema le

abbandoni al rischio di rovinare il loro aspetto o addirittura morire in uno studio medico non attrezzato». Ragazze che farebbero qualunque cosa per essere perfette: che dannazione! Il ruolo dei social nell’aumento delle richieste di chirurgia estetica tra le adolescenti. La continua esposizione a immagini idealizzate che abbattono la loro autostima. L’obiettivo di raggiungere standard estetici irrealistici come conseguenza dell’uso costante di filtri. E perfino la ricerca dei dottori su TikTok. Cosa aspettiamo a intervenire? «Quello che è successo mi tormenta – conclude Altea –. Purtroppo per Margaret non possiamo fare più niente, però possiamo fare in modo che incidenti così gravi non accadano più. Mi piacerebbe spiegare alle ragazze come me di stare attente nella scelta del chirurgo perché alla nostra età è difficile valutare con lucidità e consapevolezza soprattutto quando si è alla ricerca della perfezione ad ogni costo». Non dobbiamo aspettare che ci scappino altre morti. E come genitori dobbiamo essere in grado di aiutare le nostre figlie anche a fare un passo in più: non solo il chirurgo estetico non va cercato su TikTok, ma non va proprio cercato. Punto.

L’influenza di TikTok su dermatologia, estetica e cura della pelle è ormai una realtà con la quale i genitori devono confrontarsi. (Freepik.com)
Simona Ravizza
Pagina 9
Pagina 8

Un’eccellenza dalla Toscana

Attualità ◆ Il Lardo di Colonnata è un prodotto rinomato per la qualità della lavorazione e la lunga stagionatura in speciali vasche di marmo

Azione

Il Lardo di Colonnata viene prodotto nell’omonima località situata nella parte settentrionale della Toscana, alle pendici delle Alpi Apuane, un territorio conosciuto in tutto il mondo anche per le cave di pregiato marmo bianco. Marmo che di fatto rappresenta un elemento essenziale nella produzione dell’aromatico lardo, dal momento che il salume viene fatto stagionare proprio all’interno di vasche di marmo locali, dette «conche». Conosciuto fin dal 19° secolo, un tempo il lardo era una delle principali fonti di nutrimento dei lavoratori delle cave di marmo.

Bianco come il marmo in cui viene lasciato a stagionare, il Lardo di Colonnata è una specialità unica e pregiata che si caratterizza per il suo sapore dolce-salato e la consistenza cremosa. Il processo di lavorazione tradizionale prevede che le speciali vasche di marmo vengano dapprima strofinate con aromi vari e aglio. Sul fondo delle «conche» viene quindi preparato uno strato di sale marino e spezie miste come rosmarino, alloro, maggiorana, aglio fresco, chiodi di garofano, cannella e pepe nero. Su quest’ultimo viene adagiato il lardo, rigorosamente proveniente da maiali allevati in Italia. Si procede in questo modo alternando aromi e lardo fino al riempimento della vasca. Dopo averla chiusa con una lastra di marmo, si prosegue con la stagionatura, che dura almeno 12 mesi, regalando al prodotto le sue eccezionali caratteristiche.

Il Lardo di Colonnata è un ingrediente versatile che apporta gusto e aroma alla cucina casalinga. A cominciare da un bel tagliere di salumi misti tipici, dove il lardo si integra perfettamente

grazie al suo sapore al contempo delicato e deciso, stuzzicando l’appetito di ogni commensale. Un’altra possibilità per esaltarne le qualità, è quella di servirlo affettato finemente su fettine di pane rustico, leggermente tostate e

Tanti auguri caro papà!

ancora calde, affinché il lardo si sciolga leggermente insaporendo il tutto in modo avvolgente. A piacimento, si possono condire le bruschette con qualche spolverata di pepe nero macinato fresco, un po’ di rosmarino, po-

modorini o anche una punta di miele per chi gradisce un tocco di dolcezza caratteristico. Il lardo in cucina è ottimo anche per affinare altri piatti della tradizione mediterranea, come quelli a base di carne, pesce, pasta o riso.

Attualità ◆ Il 19 marzo è la festa del papà, un’occasione per esprimere affetto e gratitudine verso una delle persone fondamentali della nostra vita. Perché non celebrare questo giorno speciale invitandolo a un laboratorio creativo?

Conformemente alla tradizione cattolica, in Ticino e in altri Paesi sudeuropei la Festa del Papà di celebra ogni anno il 19 marzo, nel giorno di San Giuseppe. In Svizzera interna ricorre la prima domenica di giugno, mentre nei Paesi anglosassoni la terza domenica di giugno. La ricorrenza è un’occasione speciale per esprimere amore e riconoscenza nei confronti del padre, figura essenziale nella nostra esistenza. In questo giorno è d’obbligo dedicargli qualche attenzione particolare, trascorrendo del tempo insieme e, perché no, omaggiandolo con un piccolo regalo che viene dal cuore. Alla Migros non mancano le idee regalo per sorprendere il papà, dalle scatole di cioccolatini ai profumi, dai libri ai calzini, passando per le composizioni floreali fino alle creazioni dei banchi pasticceria… le opzioni sono ampie e variegate.

Oltre ai regali più convenzionali, il 19 marzo sono in programma anche due coinvolgenti attività rivolte ai bambini, sotto la supervisione di personale specializzato. Presso il Centro S. Antonino (dalle 10.00 alle 17.00) i piccoli partecipanti avranno la possibilità di decorare a piacimento dei palloncini mylar a forma di cuore, con tanto di diploma finale per il «papà migliore del mondo». Il Centro Agno, dalle ore 14.30 alle 17.30, ospita invece un laboratorio dedicato alla creazione di un esclusivo portachiavi personalizzato, da realizzare con diverse tecniche. Vi aspettiamo numerosi!

Un dolce iconico

Attualità ◆ Da quasi mezzo secolo la Veneziana della Migros è apprezzata da grandi e piccoli golosi

Azione 15%

Veneziane 2 pz/110 g Fr. 1.95 invece di 2.30 dal 18.3 al 24.3.2025

Tra le varie specialità regionali prodotte a S. Antonino dal panificio Migros – come per esempio alcuni pani nostrani, il pandoro, il panettone e la colomba – figura anche un vero e proprio dolce di culto, confezionato da ormai quasi cinquant’anni solo per il mercato ticinese: la Veneziana. A base di ingredienti accuratamente selezionati dagli esperti panettieri, come farina di frumento, uova, zucchero e lievito madre, rappresenta un vero must dalla colazione degli adulti alla merenda dei più piccoli. L’impasto

della Veneziana è simile a quello realizzato per il panettone, dalla preparazione del lievito madre al prodotto finito sono necessari vari passaggi di lievitazione per un totale di 24-26 ore. L’utilizzo di lievito madre, o lievito naturale, è inoltre in grado di conferire ai prodotti una migliore conservabilità e un gusto e profumo particolari. Altra caratteristica distintiva, è la superficie ricoperta da una golosa glassa di mandorle e granella di zucchero che rende il dolce una tentazione assolutamente imperdibile.

Annuncio pubblicitario
Flavia Leuenberger

Forza ed equilibrio, come mantenerli nel tempo?

Anziani ◆ UPI e Pro Senectute propongono test per valutare il rischio di caduta e dare consigli per migliorare la sicurezza

Allenarsi regolarmente per migliorare la forza muscolare e l’equilibrio, riducendo di conseguenza il rischio di caduta. Per iniziare non è mai troppo tardi e un punto di partenza può essere rappresentato dagli incontri «Metti alla prova il tuo equilibrio!» previsti in dodici centri diurni socio assistenziali nei prossimi mesi. Il primo appuntamento è fissato per martedì 25 marzo presso il Centro diurno Vita Serena a Giubiasco. Organizzati dall’Ufficio prevenzione infortuni (UPI) e coordinati da Pro Senectute Ticino e Moesano (www.prosenectute.org), gli eventi sono rivolti a tutta la popolazione over 60 che potrà valutare il rischio di caduta attraverso un test svolto da un team di esperti. Questi ultimi forniranno in seguito utili consigli sulle attività da svolgere per migliorare la propria sicurezza. Idee di allenamenti mirati, una conferenza su temi affini e un momento conviviale completano il programma generale. Sull’arco di una mezza giornata si potranno ottenere preziose indicazioni su come affrontare i cambiamenti del corpo con l’avanzare dell’età, cambiamenti che devono indurre a modificare lo stile di vita personale – ognuno nel rispetto delle singole necessità e preferenze –per rimanere in forma il più a lungo possibile. L’organizzazione degli incontri è affidata a Manuela Leonardi, sport safety coach di UPI, che in qualità di esperta in scienze motorie spie-

ga i concetti basilari da applicare per diminuire il rischio di cadere (www. leonardi.swiss).

L’età è sicuramente un fattore determinante, per cui non è mai troppo presto per allenare con regolarità (idealmente tre volte alla settimana) la muscolatura e l’equilibrio. Questo tipo di attività fisica va quindi anticipata rispetto a quando si pone il problema, in particolare una caduta dalle gravi conseguenze. Lo sa bene l’Ufficio prevenzione infortuni che commissiona regolari studi sulla questione, come pure le autorità che puntano a rafforzare la prevenzione. L’iniziativa «Metti alla prova il tuo equilibrio!» rientra infatti nel Programma d’azione cantonale Promozione della salute finanziato dal Dipartimento della sa-

nità e della socialità e da Promozione

Salute Svizzera. «Il messaggio che desideriamo trasmettere – spiega Manuela Leonardi – è l’utilità di attivarsi a ogni età. Le buone pratiche quotidiane giocano un ruolo importante di cui le persone anziane tendono a non essere consapevoli. Permettere loro attraverso semplici test di valutare la propria sicurezza e di ricevere consigli mirati, li aiuta a prendere coscienza della situazione in cui ci si trovano e di come è possibile migliorarla. L’iniziativa, che dal 2026 coinvolgerà per più anni tutti i 17 centri diurni riconosciuti dal Cantone, ha proprio quale obiettivo di essere presente in modo capillare e con regolarità, affinché i partecipanti possano rendersi conto dei rispettivi progressi».

Il progetto è già stato testato in quanto evento annuale con una giornata cantonale che dal 2022 è stata organizzata ogni autunno rispettivamente a Lugano, Mendrisio e Locarno. Quest’anno è in calendario a Bellinzona. «Abbiamo però constatato che gli anziani si spostano poco – prosegue Manuela Leonardi – per cui si è deciso di andare in un numero maggiore di località attraverso i centri diurni socio assistenziali». Gli incontri prevedono dapprima un test individuale realizzato in piccoli gruppi con l’accompagnamento di un esperto dell’UPI. I partecipanti ricevono poi consigli su quali attività sono adatte alle loro risorse e sulle varie offerte locali. Informazioni su come applicare gli esercizi e su quali buone abitudini adottare nella vita quotidiana vengono poi fornite attraverso una conferenza. Cosa possono fare in concreto le persone anziane per allenare forza ed equilibrio? Risponde Manuela Leonardi: «La premessa è sempre quella di muoversi in sicurezza, verificando la propria stabilità e la possibilità di appoggiarsi. Consigliamo ad esempio di provare ad alzarsi più volte di seguito dalla sedia (per rafforzare gli arti inferiori) e di lavare i denti appoggiandosi su una gamba sola. Si tratta di sfruttare momenti ricorrenti della vita quotidiana per inserire esercizi specifici. Sovente gli anziani riferiscono di “andare a passeggio tutti i giorni”. Certo, si tratta di un’ottima abitudine, che però da sola non basta. Per compensare la perdita di forza dovuta all’avanzamento dell’età, sono appunto necessari esercizi mirati. Viene consigliato di seguire corsi di gruppo durante i quali il monitore o la monitrice assicura la qualità dell’esecuzione. Se non si riesce o non si ha piacere a partecipare a questo tipo di proposte, ci si può esercitare a casa, chiedendo se

Tutti gli appuntamenti

GIUBIASCO – 25 marzo 2025

Centro diurno Vita Serena, Via Rompeda 15 Test: 10.00-12.00 e 13.00-14.00. Evento informativo alle ore 14.30. Pranzo in comune. Iscrizione necessaria allo 091 857 59 03

CHIASSO – 11 aprile 2025

necessario consiglio a uno specialista». Le cifre dell’UPI condivise dall’intervistata fanno riflettere. Secondo lo studio annuale dell’organizzazione, nel 2023 in Svizzera gli infortuni dovuti a una caduta delle persone con più di 65 anni sono stati 87mila, un dato che, se proiettato nel 2050 con il relativo invecchiamento della popolazione, si innalza a 161mila. Prosegue Manuela Leonardi: «Ogni anno nel nostro Paese perdono la vita 1600 adulti anziani a causa di una caduta e 7100 riportano ferite gravi. Va inoltre precisato che la maggior parte delle cadute avviene in piano, sovente al domicilio. I fattori di rischio sono molteplici, dalla presenza di tappeti alle calzature non idonee, dalla fretta all’utilizzo errato dei mezzi ausiliari (salire su uno sgabello), dall’effetto dei farmaci alla mancanza di concentrazione o ancora ai problemi visivi. Gli elementi essenziali legati alla persona sono la forza, l’equilibrio e l’aspetto cognitivo. I primi due sono sempre da mettere in relazione al terzo, perché quando si è ad esempio sulla strada bisogna fare attenzione al traffico o quando si ha in mano un vassoio ci si deve concentrare anche su quanto si sta trasportando. Purtroppo si tende a pensare che non è ancora il momento di valutare le proprie capacità a questi tre livelli, sottovalutando inoltre i segnali che si manifestano». L’esperta indica pure alcuni fattori esterni ai quali è necessario prestare attenzione: illuminazione scarsa, presenza di ghiaccio o foglie secche per terra. Attraverso il sito www.camminaresicuri.ch l’UPI fornisce numerose informazioni utili, come pure la possibilità di effettuare un’autovalutazione online. Per prevenire, l’UPI sottolinea infine l’importanza di uno stile di vita sano che includa un’alimentazione equilibrata.

adatto per pelli sensibili

Centro diurno di Chiasso, Via S.Franscini 5 Test: 13.30-15.20 e 16.30-17.30. Evento informativo alle ore 15.30. Al termine, aperitivo offerto. Informazioni allo 058 122.44.56 o via mail centro.diurno@chiasso.ch

TENERO – 29 aprile 2025

Centro diurno Al Vigneto di Pro Senectute a Tenero, Via S.Gottardo 29 Test: 9.00-11.00 (Colazione offerta durante la mattinata) Evento informativo alle ore 11.00. È gradita l’iscrizione allo 091 745.84.82 o via mail cdsa.tenero@prosenectute.org

RIVA SAN VITALE – 6 maggio 2025

Centro diurno Ai Gelsi, Via dei Gelsi 33

Test: 14.00-16.00 (Merenda con musica)

Evento informativo alle ore 16.30. È gradita l’iscrizione allo 091 630.59.30 o via mail cdsa.rivasanvitale@prosenectute.org

BIASCA – 9 maggio 2025

«il Centro» centro diurno, Via A. Giovannini 24

Test: 14.00-16.00. Evento informativo alle ore 16.30 Inserita nella giornata «Gusto in movimento» è possibile iscriversi unicamente a questa attività o all’intera giornata. 18.00 Aperitivo offerto. 18.30 Grigliata (a pagamento) con musica. Informazioni e iscrizione: Whats app: 076 296 68 33, Telefono: 091 862.43.60, E-Mail: info@atte.ch

ASCONA – 20 maggio 2025 Centro diurno Alcentrodì, Via Ferrera 24

Test: 13.45-15.00. Evento informativo alle ore 15.15. È gradita l’iscrizione allo 091 792.10.08 o via mail cdsa.ascona@prosenectute.org

SOLDUNO – 6 giugno 2025 Centro diurno Insema, Via D.Galli 50 Test: 14.00-16.00 (Merenda con musica) Evento informativo alle ore 16.30. Informazioni allo 091 751.26.29 o via mail cdsa.solduno@prosenectute.org

FAIDO – 13 giugno 2025 Centro diurno L’Ancora, Via Balcengo 43

Test: 10.00-13.45. Pranzo in compagnia (a pagamento) Evento informativo alle ore 14.00. È gradita l’iscrizione allo 091 866.05.72 o via mail cdsa.faido@prosenectute.org

Allenarsi regolarmente riduce il rischio di caduta. (Pro Senectute)
Annuncio pubblicitario

Una piccola instancabile «produttrice di suolo»

Mondoanimale ◆ Pro Natura ha scelto la Chiocciola fasciata come animale dell’anno e ambasciatrice della gestione rispettosa della biodiversità del terreno

Portarsi la casetta sulle spalle non rende le lumache tutte uguali e, soprattutto, non tutte sono benefiche per il nostro ecosistema, anzi! Un esempio è dato dal paragone della Lumaca gigante africana (Lissachatina fulica) con la Chiocciola fasciata (Cepaea nemoralis) eletta ambasciatrice 2025 da Pro Natura. Della Lumaca gigante africana abbiamo messo in guardia a fine 2023. Si tratta di una chiocciola enorme proveniente dall’Africa: un gasteropode tutt’altro che innocuo malgrado la moda di venderlo come animale domestico «carino» e reso popolare dalle persone che l’hanno scelto come animale «da compagnia».

Circa il 40% delle specie di lumaca svizzera è minacciato: poco mobili, patiscono l’inquinamento, la distruzione degli habitat e i cambiamenti climatici

Eppure, la dottoressa Cleo Bertelsmeier (professoressa associata presso il Dipartimento di ecologia ed evoluzione della Facoltà di biologia e medicina dell’università di Losanna) aveva lanciato immediatamente l’allarme circa la sua pericolosità con un dettagliato comunicato stampa: «I social network sono pieni di foto di persone che mettono questo animale a contatto con la pelle o addirittura con la bocca, sostenendo che la sua bava dovrebbe essere benefica per l’epidermide, mentre in realtà è un vettore di malattie come il verme polmonare del ratto (angiostrongylus cantonensis) che può causare nell’uomo una forma di meningite». Inoltre, la Lumaca africana, della quale nel 2022 in Svizzera era stata segnalata la presenza in un frutteto a Saxon in Vallese, può essere una minaccia per natura e agricoltura perché, come affermato dalla biologa del Servizio forestale, natura e paesaggio del canton Vallese Ca-

Viale dei ciliegi

Serena Ballista

Sonia Maria Luce Possentini

Per mille camicette al giorno

Orecchio Acerbo (Da 9 anni)

Sono stati proclamati in questi giorni i libri vincitori del BRAW, Bologna Ragazzi Award 2025, che è uno dei premi più importanti al mondo per quanto riguarda la letteratura per ragazzi. È indetto dalla Bologna Children’s Book Fair ed è volto a mettere in luce i libri illustrati più belli e innovativi a livello internazionale. Per la categoria Non Fiction il premio è stato assegnato a un libro italiano, Per mille camicette al giorno, con testo di Serena Ballista, scrittrice attenta ai temi politici e sociali in ottica femminista, nonché presidente dell’UDI - Unione donne in Italia - di Modena. Le illustrazioni, potenti, drammatiche, assolutamente essenziali nel dare valore al libro, sono di una delle artiste di spicco nell’ambito dell’illustrazione per l’editoria, Sonia Maria Luce Possentini. Fra le motivazioni della giuria leggiamo queste parole, e le citiamo perché rendono sinteticamente l’idea dell’opera: «Un racconto storico profondamente emozionan-

mille Pitteloud: «Essa divora tutti i tipi di piante, distrugge terreni e persino costruzioni in cemento». Tutt’altra musica per la Chiocciola fasciata, dicevamo, eletta da Pro Natura come animale dell’anno: «Questo simpatico mollusco è una delle innumerevoli specie autoctone che mantengono fertili e vitali i nostri suoli: è una “produttrice di suolo” ed è stata eletta ambasciatrice 2025 per la gestione rispettosa della biodiversità che brulica sotto i nostri piedi». Serena Britos Wiederkehr, portavoce del sodalizio, spiega: «Essa crea la base su cui letteralmente poggia la nostra vita», sottolineando altresì che: «Due terzi di tutte le specie note al mondo vivono sotto i nostri piedi e con il loro lavoro assicurano suoli intatti che, a loro volta, sono indispensabili ad esempio per la produzione agricola, la filtrazione dell’acqua o lo stoccaggio di CO2».

Scopriamo che, insieme ad altri organismi del suolo, la nostra Chiocciola fasciata produce mediamente 0.1 millimetri di nuovo terreno ogni anno. E l’importanza del suo darsi da fare è potenziata dal fatto che parecchio suolo va costantemente perduto: «Eventi estremi come piogge violente o periodi di siccità con forte vento possono spazzare via fino a 5 millimetri di terra all’anno, a cui si aggiunge almeno il 10 per cento di perdite indesiderate di suolo coltivabile a causa dello sfruttamento agricolo eccessivo. Infine, l’impermeabilizzazione distrugge terre fertili al ritmo di mezzo metro quadrato al secondo».

Britos porta inoltre a supporto la «Strategia Suolo Svizzera 2020» nella quale il Consiglio federale ha constatato l’insostenibilità dell’attuale gestione del suolo: «Questi sono alcuni dei motivi per cui la Chiocciola fasciata è stata scelta, fra i tanti organismi che ne costituiscono la biodiversità, come ambasciatrice del suolo inteso come un patrimonio tanto

vitale quanto minacciato». Per conoscerla un po’ meglio ci affidiamo alla sua descrizione, molto diversa da quella della Lumaca gigante africana con la quale condivide solamente il fatto che entrambe le specie sono molluschi ermafroditi: «Ogni individuo presenta organi sia maschili sia femminili. La coppia si concede lunghi ed estesi preliminari prima di giungere all’effettiva fecondazione reciproca in seguito alla quale i due individui depongono svariate dozzine di uova in cavità appositamente scavate nel terreno dalle quali, dopo tre settimane, escono minuscole lumachine già dotate di conchiglia».

Per il resto: la Chiocciola fasciata ha un’elegante conchiglia del diametro di due centimetri e mezzo che può variare dal biancastro al rosa; è la

più grande tra le 254 specie indigene di lumache (a fronte della Lumaca gigante africana, non autoctona, la cui lunghezza va oltre i 20 centimetri!).

La Chiocciola fasciata non deve essere temuta dagli appassionati di orto: «Essa si nutre soprattutto di piante avvizzite e morte, saltuariamente di carogne, e ciò la rende parte di una catena di produzione fra le più importanti al mondo: quella del suolo. Senza questi animaletti e il loro lavoro la superficie del nostro pianeta sarebbe ricoperta da metri di legno morto, carogne ed escrementi».

Seppur diffusa in tutta la Svizzera, non si può quantificarne la popolazione perché non esiste una mappa nazionale dei suoli con la rispettiva valutazione del grado di minaccia a cui sono esposti gli organismi

che ci vivono. Un dato è tuttavia certo: «Circa il 40 per cento delle specie di lumaca svizzera è minacciato: questi molluschi sono poco mobili, non possono semplicemente spostarsi alla ricerca di nuovi ambienti adatti a loro e quindi patiscono molto l’inquinamento ambientale, la distruzione degli habitat e i cambiamenti climatici». La regina del 2025 sta perciò a ricordarci che il suolo va protetto meglio di quanto non stiamo facendo: «Dobbiamo impegnarci tutti quanti per assicurare un futuro agli organismi (come la Chiocciola fasciata) che popolano i suoli, nella pianificazione del territorio, per un uso parsimonioso del terreno, promuovendo pratiche agricole rispettose e sostenendo la creazione di aree verdi diversificate nei centri abitati».

te e personale del più grave incidente industriale di New York. Una narrazione evocativa che utilizza il capo d’abbigliamento come voce narrante per guidare il lettore attraverso temi come la migrazione, i diritti dei lavoratori, l’oppressione delle donne e lo sfruttamento del capitale umano». È una camicetta, infatti, l’io narrante di questa storia, una delle camicette prodotte nella fabbrica Triangle Shirtwaist di New York, dove il 25 marzo 1911, in un incendio, perirono 129 operaie, di cui 38 emigranti italiane. Questo tragico evento si intrecciò poi con la storia dell’8 marzo, associata da alcuni a un sedicente ro-

go in una fabbrica nel 1908, ma esso è un falso storico, perché, come spiega Serena Ballista in postfazione, l’istituzione della Giornata Internazionale della donna è dovuta a un complesso intrecciarsi di fermenti politici e di lotta femminista, iniziato «almeno quarant’anni prima del Triangle Fire», che peraltro avvenne non nel 1908 ma nel 1911. Fu questa graduale costruzione della Giornata a livello internazionale a «fare da volano per l’ingresso delle donne nei sindacati e per le rivendicazioni dei diritti delle donne lavoratrici». Il libro ci racconta di quell’incendio, ma anche e soprattutto della vita delle operaie, quelle che arrivavano come migranti da oltreoceano, quelle che manifestavano per i loro diritti, «vogliamo il pane, e anche le rose» (non a caso una delle protagoniste del libro si chiama Rose), perché non ci si poteva «limitare a esistere», senza avere il diritto alla bellezza. Le immagini, profondamente espressive e d’impatto, vanno dal color seppia dei dagherrotipi del tempo, ai colori vitali delle rose. Perché questa non vuole essere un’opera meramente commemorativa, ma vuole essere un inno alla consape-

volezza e alla speranza, perché lottando insieme si può contribuire alla costruzione di un mondo migliore e più giusto.

Pimpa, la Rivista

Franco Cosimo Panini (Da 3 anni)

La mitica cagnolina bianca a pois rossi creata da Altan compie 50 anni. Sembra impossibile, considerandone l’incantevole freschezza e la vivace attualità, eppure è già passato mezzo secolo da quel pomeriggio in cui l’artista e fumettista Francesco Tullio-Altan, in arte semplicemente Altan, faceva dei «disegnini», come dis-

se lui, per intrattenere la sua bimba. Tra quei «disegnini» a un certo punto saltò fuori la Pimpa, che subito visse di vita propria, dentro storie che vennero pubblicate sul «Corriere dei Piccoli», esordendo il 13 luglio 1975 e continuando poi fino al 1994, anno di chiusura della testata. Ma Pimpa non è solo fumetto, la Pimpa è anche protagonista di storie in albi illustrati e in libri, è cartone animato, è rivista, è pupazzo e molto altro. La Pimpa è un’eroina cross-mediale, capace di attraversare vari linguaggi e vari media, ma non replicando se stessa monoliticamente, bensì esprimendosi peculiarmente in ognuno. Per questo oggi abbiamo scelto di mettere in evidenza la Rivista, pubblicazione mensile ricca di contenuti, storie, fumetti, giochi, e varie attività: abbiamo scelto di segnalare la rivista sia per sottolineare l’aspetto multimediale di Pimpa, sia perché Pimpa nasce a sua volta su una rivista, sia perché per festeggiare questo compleanno verranno pubblicate dal suo editore, Franco Cosimo Panini, importanti novità librarie, ma usciranno più avanti, e ne parleremo a tempo debito. Intanto auguri, Pimpa!

La chiocciola fasciata è la più grande tra le 254 specie indigene di lumache. (Pro Natura – Stéphane Vitzthu)
di Letizia Bolzani

Dal 20 marzo fino al 12 aprile 2025 4 settimane di promozioni e attività!

Inaugurazione Migros e Take Away Serfontana rinnovati!

Da questa offerta sono esclusi tutti gli articoli già ridotti. Offerta valida dal 18.3 al 24.3.2025, fino a esaurimento dello stock.

L’altropologo

Il genio del semaforo

Wa è la capitale della Regione del Nord-Ovest del Ghana. Il suo nome deriva dall’allocuzione in lingua dagbani «te wa kaa yeng seore» («siamo venuti per vedere una danza»). Una danza piuttosto affollata, si direbbe: nel 1970 contava 14’000 abitanti, nel 2000 erano saliti a 66’000 mentre oggi sono più di 200’000 – e in veloce crescita mentre i villaggi del circondario continuano a svuotarsi e la produzione agricola scende in quantità e varietà. In città il traffico non è ancora eccessivo, specie da quando un parco macchine che era un museo dell’evoluzione dell’automobile è stato ampiamente sostituito dagli ubiqui kamboo, pidgin English per «can do/si può fare», gli ormai iconici tricicli tipo Vespa Piaggio convertiti per il trasporto passeggeri di fabbricazione indiana o cinese. Agili ed economici, relativamente veloci e leggeri, tanto da poter essere rimessi in strada con poco sforzo e molte

La

risate qualora (spesso) si ribaltino su una buca, sfrecciano lungo le strade cittadine come formiche da corsa. Il traffico si concentra nella zona del gigantesco mercato centrale, verso la periferia Ovest della città e nei pressi di una depressione dove un laghetto permanente irriga orti urbani anche nella stagione secca, oltre ad ospitare un decrepito coccodrillo sacro. All’incrocio che divide il mercato del bestiame dal resto del mondo commerciabile è stato posto un semaforo. Il semaforo funziona. O forse no. Ovvero l’A ltropologo non ha mai capito come funzioni. Nel senso che sì, il bianco, il rosso ed il verde si alternano sui quattro impianti dell’incrocio ma come, quando e per quanto non è sempre molto chiaro. A volte si sovrappongono, altre volte durano pochi istanti oppure lunghissimi minuti. Altrimenti si accavallano e si contraddicono, per non addirittura spegnersi senza preavviso causa i pe-

stanza del dialogo

Cara Silvia, riprendo il filone lasciato le scorse volte sulla maternità. Anzi, direi sul formare una famiglia. Sono una donna di 35 anni laureata che non è mai riuscita a trovare un impiego fisso se non fino a quasi due anni fa. Sin da adolescente soffro di disturbi psicologici. Questo però non mi ha mai impedito di avere un desiderio fisso: sposarmi e avere dei figli, miei o adottati. Poi gli anni sono passati (troppo velocemente), e i partner sono arrivati e andati. Fino a quasi sei anni fa, quando ho incontrato la persona giusta che rispecchiava i miei stessi valori. Purtroppo però il nostro desiderio non può ancora coronarsi a causa di difficoltà economiche e di una riqualifica (da parte sua, che io appoggio). Ma il mio orologio biologico si fa sentire e l’adozione ora, a causa delle decisioni prese dai nostri governanti, sembra essere un tabù. Mi chiedo, fino a che punto val la pena sperare e quando invece lasciare lo spazio ad un altro desiderio?

Un sogno, anche se di lunga data, deve forzatamente avverarsi affinché possiamo essere felici? In fondo la maternità non è né un diritto né un dovere. Cordiali saluti / Valentine

Cara Valentine, il quesito che mi poni è il più difficile. Il desiderio di maternità si radica in una zona intermedia tra il corpo e la psiche, là dove lo scandaglio della psicoanalisi non giunge. Tuttavia emerge nei suoi effetti: le fantasie, i sogni, i sintomi. Per quanto mi riguarda, posso testimoniare che il desiderio di un figlio è così forte che s’impone da solo, senza chiedere il nostro consenso. Sembra che la vita non abbia senso senza quello che io chiamo il «bambino della notte» per distinguerlo da quello del giorno, il figlio reale da condividere col padre e con la società. Per passare dalla irrealtà alla realtà occorre, nei casi d’incertezza, rievocare la

La nutrizionista

Buongiorno Laura, come proposito dell’anno mi sono detta di non mangiare più biscottini e cioccolata come dessert ma di sostituirli con datteri o fichi secchi perché sono anch’essi dolci. Sono un pochino sovrappeso ma ho anche 70 anni e quindi accetto i miei chiletti di troppo anche perché non ho malattie. Cerco di mangiare sano, di camminare regolarmente e di bere tante tisane. Desidero sapere se sostituire i dolci con questa frutta secca magari mi può aiutare a stare meglio, a perdere peso o comunque a non aumentare di peso. La ringrazio e saluto cordialmente / Madelaine

Buongiorno Madelaine, complimenti per i buoni propositi di quest’anno. Se guardiamo la piramide alimentare i dolci si trovano in cima a causa del loro elevato apporto di zuccheri semplici e grassi non

riodici ed imprevedibili blackout del flusso di corrente elettrica. Provate ad immaginare la scena. A decine i kamboo si ammassano fianco a fianco arrancando e imprecando per raggiungere la testa del mucchio selvaggio in attesa del verde – non si sa mai che stavolta duri solo cinque secondi… Ma stavolta il rosso ha deciso di stare un po’ più a lungo… I Kambuisti, gomito a gomito, chiacchierano e si scambiano cortesie nell’attesa. Poi qualcuno si innervosisce e partono i primi clacson. Presto è una cacofonia che farebbe andare in brodo di giuggiole John Cage: ciascun Kambuista ha la sua particolare varietà di clacson per farsi notare nella bolgia e l’effetto globale è quello di un girone infernale dove sarebbe una fortuna essere sordomuti. Poi scatta il verde ed è il caos. I semafori non sono comunque sincronizzati per permettere le svolte attraverso le corsie di marcia e così, immediatamente, al centro dell’incro-

cio si ingruma un groviglio inestricabile di kamboo condito con urla, imprecazioni, schiamazzi e tante risate. Un macello. Poi qualcuno scende e comincia sortire i veicoli uno ad uno, con la cautela e la pazienza di un giocatore di shanghai… ma se poi succede che, proprio mentre il groviglio comincia a dipanarsi, improvvisamente scatta di nuovo il verde – o il rosso, o quel che sia e magari random, allora parte la seconda ondata, si fionda nel mucchio, ci si incastra e si ricomincia da capo. Insomma: fate conto una partita di rugby nella quale appena risolta una mischia i giocatori ci si ributtino dentro a capofitto gridando «banzai!!». Ad un certo punto, attorno a Natale, era cominciata a girare la voce che nei semafori si nascondesse un djin/djinna – chi diceva maschio e chi femmina. I djin sono quelli che in Italiano chiamiamo genii – come quello della lampada di Aladino, per intenderci. Stessa radice linguistica di genio,

i djin sono gli spiriti del folclore arabo responsabili ora di disgrazie ora di fortune. Maligni e benevoli che siano, ma sempre dispettosi (le djinna femminili sono le più temute) occorre tenerseli buoni con offerte e scongiuri altrimenti sono guai. A Wa, città a maggioranza musulmana con quote significative di cristiani e tradizionalisti dove tutti peraltro, in un modo o nell’altro, credono e praticano negli e con spiriti e agenti sovrannaturali di vario genere, djin e djinna sono molto popolari. Gli autisti, in particolare, li ritengono spesso responsabili di guasti meccanici e incidenti. Certi passaggi cruciali di una strada – curve, buche, incroci… – sono noti per essere infestati dagli spiriti e dunque si esercita massima prudenza: non c’è bisogno di semaforo. E quando capita un’incidente spesso si conviene che non sia colpa di nessuno: sono state le djinna e dunque onore e portafoglio sono salvi. Geniale, direi.

propria storia, recuperare l’infanzia che ci ha modellato. Accenni a disturbi psicologici, forse espressione della tua incertezza esistenziale. È possibile che il malessere di cui soffri abbia a che fare col rapporto con tua madre, con episodi traumatici troppo presto dimenticati. Nel momento della decisione, si è sempre in tre: la madre, la figlia, il bambino che verrà: il passato, il presente, il futuro. Senza contare il partner che non può essere escluso da una decisione destinata a cambiare la vita di tutti. La maternità, hai ragione, non è né un diritto né un dovere. È una determinazione difficile da valutare con il ragionamento calcolante. Una dannazione della nostra epoca consiste proprio nella molteplicità e varietà delle scelte. Un tempo, i figli erano una conseguenza del matrimonio, spesso deciso dai genitori. Ora siamo più libere e più sole. Decidere è sempre difficile

perché un’alternativa ne esclude altre. Eppure, se vogliamo essere protagonisti della nostra vita, autori della nostra storia, dobbiamo riconoscere i desideri più profondi, meno condizionati dalla società e dalla cultura. Non solo ammetterli ma farsene carico sottoponendoli al senso di responsabilità verso noi stessi e gli altri.

La nostra società non ci aiuta proponendo, sin dall’infanzia, falsi obbiettivi: sarai felice se mangi questo dolciume, se ti regalano questi giochi, se indossi queste scarpe… Così facendo, si annulla il piacere dell’attesa, della fantasia, della creatività, del gioco.

Per le donne scatta, come dici, un orologio biologico che suscita inquietudine, urgenza, un senso di dipendenza da una sfera naturale che ci illudiamo di controllare. Mi domandi se sia possibile sostituire un desiderio con un altro. È possibile ma dopo un profondo lavoro su stessi. Oppure, quando acca-

salutari. Loro apportano molte calorie che noi professionisti definiamo «vuote», non utili per il nostro corpo. I datteri, invece, sono frutti che crescono sulle palme da dattero in piccoli grappoli e sono coltivati tradizionalmente in Medio Oriente e Nord Africa. Li troviamo in grandi quantità in questo periodo perché gli agricoltori li raccolgono in autunno e all’inizio dell’inverno, quindi di solito hanno un sapore più fresco adesso. Tuttavia, ci sono i datteri secchi che possono durare a lungo in un contenitore sigillato e li troviamo tutto l’anno. Questi frutti sono tanto dolci quanto ricchi di sostanze nutritive. I datteri infatti contengono più polifenoli rispetto alla maggior parte dell’altra frutta e verdura. Ricordo che i polifenoli sono composti antiossidanti che possono proteggere il corpo dall’infiammazione. Conten-

gono pure molte fibre che aiutano a sentirsi sazi più a lungo, cosa che invece non accade mangiando dolci. Sono pure ricchi di potassio e magnesio, dove il primo è un elettrolita di cui il corpo ha bisogno per una buona salute del cuore e aiuta anche a costruire muscoli e proteine nel corpo, mentre il secondo serve a regolare molte funzioni nel nostro corpo, come ad esempio la produzione di energia cellulare, le attività enzimatiche, la trasmissione degli impulsi nervosi; inoltre regola il metabolismo di diverse sostanze come calcio, fosforo, zinco, potassio e alcune vitamine. I datteri contengono anche una modesta quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo B (B1, B2 e B6). Anche se pensiamo ai fichi come frutti, in realtà sono fiori invertiti. Ogni baccello di fico contiene un

minuscolo gruppo di fiori invertiti. Sono originari dell’Asia occidentale ma la pianta di fico si è diffusa nei climi mediterranei e cresce nelle regioni con estati lunghe e calde come nelle nostre latitudini. Anche i frutti di fico sono una fonte sorprendente di molti nutrienti essenziali e benefici. Sono infatti ricchi di fibre alimentari e contengono pure minerali importanti come potassio, calcio, magnesio, ferro e rame. Inoltre, i fichi sono una buona fonte di vitamina B 6 e vitamina K e sono ricchi di antiossidanti. Quindi, per rispondere alla sua domanda, posso dirle che sì, entrambi i frutti sono un’ottima alternativa ai dolci a calorie vuote che consumava prima e la possono aiutare a stare meglio e a soddisfare la voglia di dolci fornendo nutrienti essenziali come riportato sopra. Per quel che concer-

de, accogliendo, «senza se e senza ma», un appello che giunge da lontano. Il bambino che abbiamo nell’inconscio non è una figura inerte ma porta con sé il desiderio di esistere, di essere. Accade spesso che un figlio indesiderato venga riconosciuto successivamente come la miglior realizzazione di sé, come la gioia più grande della vita. Per aiutarti a riflettere (la decisione spetta solo a te) ti suggerisco il mio ultimo libro: L’ospite più atteso (Einaudi), testimonianze e riflessioni che possono dar parola alle tue contradditorie ragioni e passioni.

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni

a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6901 Lugano; oppure a info@azione.ch (oggetto «La stanza del dialogo»)

ne la perdita di peso posso dire che in media 100g di datteri apportano ca 282 kcal mentre i fichi secchi ca 249 kcal; non so quanti dolci mangiasse prima, ma molto probabilmente il consumo di 30g di frutta secca non andrà a incidere troppo sulle calorie assunte come prima, e potrà avere una perdita di peso. I datteri possono essere utilizzati come sostitutivi dello zucchero, o delle gocce di cioccolato o delle caramelle nelle ricette, così da mangiare zuccheri naturali invece di zuccheri raffinati riducendo ulteriormente calorie extra dalla sua alimentazione.

Informazioni

Avete domande su alimentazione e nutrizione? Laura Botticelli, dietista ASDD, vi risponderà. Scrivete a info@azione.ch (oggetto «La nutrizionista»)

di Cesare Poppi
di Silvia Vegetti Finzi

ATTUALITÀ

Nuove sentinelle nel cielo

L’Agenda 2025 e le nuove proposte dell’Europa spaziale, dall’attenzione al lato commerciale al satellite Biomass per capire il ciclo del carbonio

Pagina 15

Re Carlo fra Trump e Zelensky Nell’ora in cui l’Occidente si spacca sull’Ucraina, la monarchia britannica sfodera la sua funambolesca capacità diplomatica

17

Per una vecchiaia serena Chi pianifica le proprie finanze per tempo si assicura una vita più agiata dopo la pensione, ecco alcuni importanti suggerimenti

Pagina 19

Sfide colossali attendono Martin Pfister

Berna ◆ Il neo consigliere federale dovrà mettersi subito al lavoro per ricomporre la cabina di comando della difesa nazionale, fare ordine nell’ambito informatico e in quello dell’armamento. Ma non solo

È una data che porta sempre con sé un pizzico di ilarità: il primo aprile. Tra due settimane sarà anche il primo giorno di lavoro in Governo per il neo-consigliere federale Martin Pfister, ma tutto lascia pensare che per lui ci sarà ben poco da scherzare. Quasi sconosciuto fino a poco tempo fa, perlomeno a livello nazionale, mercoledì scorso Pfister è stato eletto in Consiglio federale. Un’elezione brillante, al secondo turno, con il suo rivale di partito, Markus Ritter, che ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte, lui che ha vestito per diverse settimane i panni del favorito. In nome del partito del Centro, Pfister prenderà il posto di Viola Amherd, in Governo e anche alla guida del Dipartimento della difesa, della popolazione e dello sport. Un Dipartimento alle prese con un’ampia serie di grattacapi, e questo in un momento estremamente delicato a causa delle continue turbolenze internazionali che stanno mettendo a dura prova la politica di sicurezza europea, e di conseguenza anche quella svizzera.

Bisogna capire quale sarà l’impulso politico che Martin Pfister sarà in grado di trasmettere al Consiglio federale nel suo insieme

Colonnello di milizia nell’esercito, Martin Pfister è da quasi dieci anni consigliere di Stato a Zugo, responsabile della sanità cantonale. A Berna lo aspetta un Dipartimento in cui lavorano oltre 12mila dipendenti, di gran lunga il più corposo di tutta l’amministrazione federale. Un colosso, e colossali sono anche le sfide che attendono il neo-ministro. Una di queste riguarda proprio il personale. E qui dovrà riuscire a muovere le pedine giuste, visto che c’è da ricomporre la cabina di comando della nostra difesa nazionale. Né più, né meno. Nei prossimi mesi occorrerà trovare un nuovo capo dell’esercito, un nuovo responsabile dei servizi segreti e un nuovo comandante delle forze aeree. Il neo-ministro della difesa dovrà dimostrare di avere fiuto nella scelta di queste figure di grande prestigio e responsabilità, dopo la cascata di dimissioni che ha segnato le scorse settimane. Per Pfister la selezione di questi nuovi comandanti sarà di certo uno dei suoi primi banchi di prova, lui che al momento non conosce i meccanismi e le dinamiche interne alla macchina amministrativa federale. Non per nulla c’è anche chi ha definito la sua elezione un azzardo per le incognite che porta con sé, proprio per la sua scarsa conoscenza della Berna federale. Ma per il neo-ministro zughese le sfide non finiscono qui, da

affrontare ci sono anche tutti gli altri cantieri aperti del Dipartimento della difesa. Ne citiamo solo un paio: c’è da fare ordine nell’ambito informatico e in quello dell’armamento, per progetti che globalmente raggiungono i 19 miliardi di spesa. E qui ci sono dei passi falsi da scongiurare, come quello dei droni da ricognizione di fabbricazione israeliana, acquistati da tempo ma non ancora operativi. Ma c’è anche da calmare le acque attorno all’ordinazione dei 36 nuovi caccia da combattimento F/35, voluti per sostituire gli ormai vetusti FA/18. È un contratto da sei miliardi di franchi già sottoscritto da tempo. A Berna, in Parlamento, c’è però chi teme che il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump possa rimetterlo in discussione, vista l’impulsività con cui si muove il presidente statunitense. Il Dipartimento della difesa è chiamato a chiarire al più presto la situazione, anche per evitare ritardi nella consegna dei nuovi caccia. Sono dunque parecchi i nodi da sciogliere e gli interrogativi che già si affastellano sulla scrivania del nuovo capo della Difesa, atteso ad un rodaggio tutto in salita. Ma al di là di questi

e altri grattacapi interni al suo Dipartimento c’è anche da capire quale sarà l’impulso politico che Martin Pfister sarà in grado di trasmettere al Consiglio federale nel suo insieme. E questo è un argomento che ci riporta al giorno della sua elezione. Il voto è segreto e mai si conosceranno le dinamiche che hanno portato il colonnello Pfister in Governo.

Il nuovo ministro è aperto sull’Europa – a suo dire la Svizzera ha bisogno di un rilancio degli accordi bilaterali – e sulla Nato

Stando però alle dichiarazioni di diversi parlamentari, una delle ragioni di questa elezione è da ricercare nella personalità di Pfister, a quanto pare particolarmente portata alla collegialità e al dialogo. Non così invece per il suo rivale in questa corsa al Governo, il sangallese Markus Ritter, consigliere nazionale dal 2011 e lobbista di prim’ordine in difesa dei contadini. Un politico dalla personalità molto decisa, ma anche divisiva, e consi-

derato da molti a Berna poco incline al dialogo e al confronto costruttivo, aspetti che di certo gli sono costati il posto in Consiglio federale. Dal canto suo Martin Pfister è senza dubbio un uomo di Governo, lo ha dimostrato nell’Esecutivo del suo Cantone, ora occorrerà capire come questo storico di formazione riuscirà a portare questa sua esperienza anche all’interno del Consiglio federale.

Pfister è un esponente del Centro, posizionato sulla destra del partito ma con un’apertura sull’Europa – a suo dire la Svizzera ha bisogno di un rilancio degli accordi bilaterali – e sulla Nato, con cui nella sua visione il nostro Paese deve intensificare la collaborazione, sempre nel rispetto della neutralità. Due temi che hanno di certo convinto la sinistra a sostenerlo, come del resto ha fatto anche una parte del PLR e dello stesso Centro. Nella speranza che Pfister possa portare questo suo slancio anche in Governo, per dare al Consiglio federale una linea più chiara in questi due ambiti, così decisivi per il posizionamento internazionale del nostro Paese. Su questi due temi dovrà però non solo riuscire a costruire

una solida base all’interno del Governo ma anche in Parlamento. Con l’UDC che non mancherà di prenderlo di mira, anche pesantemente, come del resto succede già oggi quando i ministri degli altri partiti esprimono visioni e progetti diversi rispetto alle grandi linee guida del partito democentrista. In Consiglio federale al momento si è creato quello che viene definito un «blocco», in cui la PLR Karin Keller Sutter e l’UDC Albert Rösti dettano spesso il ritmo delle operazioni, con il sostegno dei loro rispettivi compagni di partito, Guy Parmelin e Ignazio Cassis. In questo modo la maggioranza governativa è salda, visto che gli altri tre ministri finiscono sovente in minoranza. Ora c’è chi pensa che l’arrivo di Pfister possa portare ad una modifica di queste dinamiche, ma anche chi invece ritiene che il neo-eletto andrà a rafforzare ulteriormente questo blocco di destra. Per saperlo non ci resta che attendere, il futuro ci dirà anche un’altra cosa, decisamente determinante: se questa elezione di un politico con scarsa esperienza a Berna sarà stata un azzardo esagerato, e perdente, oppure una scommessa vinta.

Il giuramento di Martin Pfister. (Keystone)
Roberto Porta
Pagina

Protezione dalla carie per tutta la famiglia.

Protegge i denti da latte

i nuovi denti permanenti Per una protezione altamente ef cace della carie

Immagine di Sentinel-1 che mostra la deformazione del terreno dopo l’eruzione del vulcano Calbuco. (Wikipedia)

Nuove sentinelle nel cielo

Prospettive ◆ L’Agenda 2025 e le ultime proposte dell’Europa spaziale

Per realizzare le nostre ambizioni per un mondo ecologico, digitale, sicuro e inclusivo, l’Europa deve intensificare la sua presenza nello Spazio. Queste parole fanno parte delle conclusioni della 17esima Conferenza europea sullo Spazio, tenutasi a Bruxelles a fine gennaio 2025. Il direttore dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), l’austriaco Josef Aeschbacher, ha caldeggiato «un aumento degli investimenti europei, la ricerca di nuovi partenariati e la necessità di concretizzare una visione che porti l’Europa spaziale verso nuove eccellenze».

L’ESA – lo ricordiamo – fu fondata nel 1975 e il prossimo 30 maggio festeggerà i suoi primi 50 anni. Nacque per coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei, tra i quali la Svizzera. L’ESA vanta diversi successi e negli anni è diventata leader mondiale nel lancio dei satelliti commerciali, ma la concorrenza degli americani, soprattutto con l’apertura ai privati, tipo Elon Musk, Jeff Bezos e altri, si fa sempre più agguerrita.

Commercio e sicurezza

L’Agenda 2025 uscita dalla Conferenza di Bruxelles è appunto un programma per mantenere e sviluppare l’altissima qualità europea nello spazio a vantaggio di tutti, ma soprattutto degli Stati membri dell’ESA, della Commissione europea, e di tutte quelle società innovative che partecipano alle missioni spaziali e ne utilizzano le ricadute, i dati e i servizi. Per quanto riguarda la Commissione europea, essa fornisce un’importante leadership politica nelle attività spaziali (basti citare il programma di osservazione della Terra Copernicus e il programma di navigazione satellitare Galileo per servizi di posizionamento globale, che è la versione europea di quello che fanno il GPS americano e il sistema Glonass russo). L’Agenda 2025 si è data alcune priorità. Per quanto riguarda il lato commerciale, dato che si stima che nel 2040 il mercato spaziale varrà mille miliardi di dollari, le imprese spaziali europee dovranno essere in prima fila. Idem dicasi per chi opera in tutte quelle realizzazioni che mirano alla sicurezza dei cittadini come i servizi meteorologici e il già citato programma Galileo. Quanto al trasporto spaziale si invita fin d’ora a programmare bene il

futuro. L’ESA non si è mai concentrata sui voli abitati, privilegiando quelli strumentali, ma già sta collaborando con gli americani per il ritorno sulla Luna. Il 20 febbraio scorso a Torino la Thales Alenia Space e l’ESA hanno invitato la stampa specializzata a vedere, nella sala bianca di integrazione e prima che lasci l’Europa, HALO (Habitation and Logistics Outpost) un modulo abitativo della NASA che sarà il primo a orbitare attorno alla Luna con la stazione Gateway nell’ambito del programma Artemis, al quale partecipa l’ESA. Un elemento di telecomunicazione europeo, fornito dalla Thales Alenia Space France, sarà attaccato a HALO. Inoltre a Torino c’è la zona di produzione di Lunar I-Hab, altro modulo abitativo per Gateway che sarà lanciato nella quarta missione di Artemis e portato in orbita lunare da Orion e dal suo modulo di servizio europeo. La previsione parla del settembre 2028, ma non sarà facile rispettare la tabella di lancio.

Secondo l’ESA bisogna saper unire meglio gli attori europei per unire i loro punti di forza e di eccellenza: nell’Agenda 2025 si parla di «risposta rapida e resiliente alla crisi», di un futuro verde e protezione delle risorse spaziali in chiave climatica e geopolitica. L’emergenza del New Space ha condotto a satelliti più piccoli, più focalizzati su scopi precisi, e a costi di lancio ridotti. I prezzi dei prodotti e dei servizi saranno cruciali per accelerare l’innovazione. L’ESA intende interagire sempre più con start-up e imprese per aiutarle ad avere successo. Lodevoli intenzioni che attendono di essere messe in pratica. Tuttavia non mancano esempi concreti di recenti programmi realizzati. In Francia, nella sede di Airbus a Tolosa, è pronto per essere trasportato alla base di lancio di Kourou in Guiana il satellite Biomass. Si tratta del primo satellite di osservazione terrestre dotato di un radar di ultima generazione, capace di passare con il suo segnale attraverso la chioma degli alberi e scendere a misurare la biomassa e l’altezza delle foreste. Per capire quanto carbonio riescono a incamerare nel tronco, nei rami e come evolve il ciclo globale del carbonio. Biomass sarà lanciato nell’aprile di quest’anno. Le foreste, che da tempo definiamo come «il polmone verde della Terra» assorbono ogni anno dall’atmosfera 8

L’Europa divisa

L’analisi ◆ Cosa succede se gli Usa ne ne vanno

Lucio Caracciolo

miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2). La deforestazione e il degrado, in particolare nelle regioni tropicali, accelerano il rilascio in atmosfera del carbonio immagazzinato. Quantificare questi scambi è essenziale per capire il ciclo del carbonio, come stanno cambiando le foreste e che conseguenze hanno sul clima. Biomass è stato costruito per questo. Si avvale di un nuovo radar particolare (P-band synthetic aperture radar) capace di raccogliere informazioni su tutte le parti della pianta grazie a una lunghezza d’onda del segnale più grande di quella degli abituali radar. Inoltre, visto che normalmente le fitte chiome delle foreste impediscono di sapere com’è la morfologia del terreno sottostante, l’azione di Biomass riesce a studiare l’altezza e le variazioni del terreno. La banda di frequenza del suo radar gli permette anche di penetrare in profondità nel ghiaccio, per altre misure di osservazione terrestre. Può anche far scendere il suo segnale nella sabbia fino a 5 metri di profondità, così che potrebbe essere anche usato per studiare il sottosuolo dei deserti, oppure il letto di un fiume che si prosciuga spesso, una palude o un lago poco profondo. Biomass volerà su un’orbita polare alla quota di 666 km. Ogni tre giorni ripasserà sulla striscia di suolo già osservata. Dovrebbe vivere almeno 5 anni. Il suo controllo è assicurato dalla base europea di Darmstadt, in Germania.

Monitorare i disastri

Sempre parlando di osservazione della Terra, nel secondo semestre di quest’anno sarà lanciato, con un razzo europeo Ariane 6, il satellite Sentinel-1D della serie Copernicus. Copernicus è un programma dell’Ue che offre servizi di osservazione e dati, sia satellitari sia in situ (non spaziali). Il programma è gestito dalla Commissione europea in collaborazione con l’ESA e altre agenzie e organizzazioni. Il primo dei satelliti dedicati, il Sentinel-1A, fu lanciato nel 2014. L’ultimo, il Sentinel-1C, lanciato nel dicembre 2024, sta per entrare in funzione. Mapperà la superficie terrestre con precisione millimetrica. Servirà per monitorare gli sprofondamenti e i sollevamenti della crosta terrestre, lo scioglimento dei ghiacciai, i disastri come terremoti e smottamenti.

Per l’Europa il ciclone Trump funge da cartina di tornasole. Costringe ciascuno a mostrare i suoi veri colori. Le maschere dell’europeismo classico non valgono più. Purtroppo lo spettacolo che coprivano e che ora si squaderna davanti ai nostri occhi non appare esaltante. Ognuno si scopre chino sui propri affari, indifferente quando non ostile ai presunti familiari. Scossi da un torpore lungo ottant’anni, i popoli del Vecchio Continente sono spaventati dalla prospettiva di non poter più contare sulla copertura di sicurezza offerta dallo zio Sam. Fino a ieri si dava per scontato che in caso di pericolo esistenziale i Paesi dell’Alleanza Atlantica sarebbero corsi ciascuno in soccorso dell’altro, ex articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico (1949). Tutti consideravano (semi)automatico l’intervento americano a difesa del minacciato. O fingevano bene di contare sul Numero Uno. Oggi nessuno ci crede più. L’amministrazione Trump su questo è chiarissima: America First. Tradotto: cari scrocconi veterocontinentali che per troppi anni abbiamo viziato e abituato a credere nella nostra disponibilità a morire per voi, ora cominciate a dotarvi di una vostra difesa, e pagatevela. Noi siamo felici di vendervi le armi che vi servono. Al prezzo giusto. Da parte europea, le risposte variano salvo convergere tutte sul punto centrale: oggi e per i prossimi anni o decenni non siamo in grado di dotarci di un apparato militare vagamente paragonabile al vostro. Di qui allo scatenarsi di mirabolanti progetti di «difesa europea» il passo è breve. Solo che ciascuno concepisce i propri piani a partire da sé stesso, cercando partner variabili dentro e fuori del circuito euroatlantico, nella logica transattiva di moda. Al di là delle retoriche di Bruxelles, esemplificate da Ursula von der Leyen e dal suo vuoto ma rimbombante slogan ReArm Europe, ognuno si incammina lungo percorsi di emergenza in ordine sparso. Tocchiamo con mano la questione di fondo: se non esiste uno Stato Europa non può esistere una difesa europea. Così come non può darsi una strategia comune. E siccome da Neanderthal in avanti non è mai esistito uno Stato Europa né pare alle viste il suo battesimo, la cacofonia securitaria è al diapason.

Intanto, la formazione Ue si è scissa in diversi formati. Per iniziativa della potenza nucleare Francia, che ha improvvisamente riscoperto la sua «gemella diversa» britannica. In un clima di rinnovata entente cordiale, in sé poco credibile, Londra e Parigi convocano, secondo criteri imperscrutabili e mutevoli, vertici per la difesa e sicurezza comune che escludono buona parte dei soci Ue mentre sembrano derivare da una selezione riservata agli atlantici,

meno naturalmente il Numero Uno. Ecco quindi turchi, canadesi e norvegesi affiancare gli europei ammessi alla corte nucleare franco-britannica, insieme a Italia, Germania, Spagna, Polonia e altri Paesi Ue. I soci di taglia minore sono spesso esclusi. Clamorosa per esempio la scelta di emarginare Lettonia, Lituania ed Estonia, le tre ex repubbliche baltiche fagocitate dall’Urss e considerate oggi nel mirino di Putin. Ma da chi dobbiamo proteggerci? La risposta è secca: dalla Russia. Con un avventuroso ragionamento che estende linearmente la minaccia del Cremlino dal Donbass alle coste atlantiche del Portogallo, si afferma che i russi non si fermeranno certo all’Ucraina perché il loro imperialismo è insaziabile. Come possa uno Stato che da tre anni fatica a prendersi le quattro regioni del sud-est ucraino che insieme alla Crimea rivendica proprie e annette formalmente ripercorrere e magari superare la campagna d’Europa che portò Alessandro I a Parigi è tesi ardua da dimostrare. Tanto da lasciare aleggiare la sensazione che la posta in gioco non sia la protezione dalla Russia ma un formidabile rilancio delle rispettive industrie di guerra. Il presidente Macron è il più disinibito in questa campagna. Toccato il punto più basso della sua popolarità interna sta cercando di riabilitarsi come federatore dell’Europa a partire dalla force de frappe. Il suo rispettabile arsenale nucleare (quasi 300 bombe) dovrebbe essere messo al servizio dei soci euroatlantici. Che siano gli altri Paesi comunitari (26) o gli atlantici (30, esclusi britannici e americani che sono già serviti), qualcuno è in grado di immaginare come funzionerebbe uno scudo del genere? Mentre Putin schiaccia il bottone e scaglia le sue testate atomiche montate su missili ipersonici che in pochi minuti possono colpire tutti i bersagli europei, i 26 o 30 sono convocati all’Eliseo per un vertice deputato a stabilire se e come reagire? De Gaulle aveva colto il punto: il nucleare non si condivide. Già due dita sono troppe per un solo bottone. Di una cosa siamo abbastanza sicuri in un mondo che sembra cambiare troppo veloce per capire dove rischiamo di finire: rimpiangeremo l’impero americano. Dopo secoli di carneficine tra potenze europee, per 80 anni i nostri demoni bellicosi sono stati sedati dal controllo strategico a stelle strisce sul Vecchio Continente. Noi non crediamo – o non vogliamo credere – che gli Usa ci vogliano abbandonare alle nostre rivalità. Armarci contro le minacce esterne – russe o meno – può avere un senso. Ma se ognuno lo fa a partire da sé stesso e contro altri soci euroatlantici, le probabilità che si torni al canone pre-Nato, solo con le armi nucleari, non sono poi bassissime.

Toccato il punto più basso della sua popolarità interna, Macron sta cercando di riabilitarsi come federatore dell’Europa. (Keystone)

I «balli» di re Carlo, fra Trump e Zelensky

Regno Unito ◆ Nell’ora in cui l’Occidente si spacca sull’Ucraina la monarchia sfodera la sua funambolesca capacità diplomatica

Il Regno Unito fa sognare, si sa. E non è raro che tra coloro che sognano si trovi anche gente con manie di grandezza e un piccolo penchant per l’autocrazia: lì c’è un re vero, che non ha bisogno dell’IA per avere una corona in testa e un mantello di ermellino, a capo di una monarchia millenaria che tuttora, e nonostante tutto, riesce a proiettare un’aura di sacralità e di potente simbolismo. Altro che la politica, con le sue miserie e i suoi alti e bassi. Lo sanno bene gli inquilini di Buckingham Palace i quali, privi ormai di qualunque potere politico, possono incidere a modo loro sulle cose del mondo spargendo un po’ della loro magia laddove serve e facendo leva sul soft power – un miscuglio di prestigio, cultura, bellezza, solennità, storia, ma anche buone maniere – per blandire e sedurre e fare gli interessi dei cittadini. Nel momento in cui l’Occidente si sta spaccando sull’Ucraina, nelle ultime settimane Re Carlo si è trasformato nel sovrano incisivo che ha sempre sognato di essere grazie a una serie di inviti e di incontri che, anche agli occhi del più incallito degli anti-monarchici esasperato dai costi e dalla natura anacronistica dell’istituzione, hanno il sapore di una grande arma diplomatica, molto rassicurante nell’incertezza folle di questi tempi. E come tutte le armi diplomatiche, funziona meglio in mano ai funamboli.

Gli inquilini di Buckingham Palace, privi ormai di qualunque potere politico, fanno leva sul soft power e sulle buone maniere

In visita a Washington, il premier Keir Starmer ha allungato a Donald Trump una lettera in cui il re lo invitava in Scozia per preparare per bene la seconda visita di Stato del presidente americano a Londra, suscitando una reazione più entusiasta di quella delle sorellastre di Cenerentola quando arriva l’invito al ballo. «È un gran gentiluomo», ha esclamato Trump. «Un grande, grande gentiluomo. Che cosa gentile, davvero. Devo assicurarmi che ci sia la sua firma qui sopra. E che firma! Che bellezza. Un uomo bellissimo, un uomo magnifico, e bisogna dire che l’ho conosciuto, ho avuto modo di conoscerlo molto bene. Al primo giro e ora al secondo», ha proseguito gongolante mentre Starmer gli assicurava che nessuno ha avuto l’onore di un altro invito ufficiale. Al secondo mandato di solito si va solo per un tè a Windsor! Così come nessuno, a parte Eisenhower, ha avuto l’onore di essere invitato a Balmoral, in Scozia e terra di una cer-

ta valenza edipica visto che è il luogo d’origine della mamma di Trump, a cui sarà presto dedicato un campo da golf. Non solo, era la residenza preferita di Elisabetta II, che Trump adorava e che, al momento della morte, ha salutato con consueto understatement : «Che grande signora bellissima che era! Non ce n’era un’altra come lei!». Insomma, con lui Carlo ha giocato la carta dell’eccezionalità, dei toni enfatici per auspicare di «rafforzare la relazione speciale». Gli ha anche dato la possibilità di scegliere se andare invece a Dumfries House, una splendida residenza non lontano dai campi da golf, dove il re si occupa di progetti educativi, come a ricordare che il potere in teoria dovrebbe andare di pari passo con la responsabilità di fare del bene.

Ma la monarchia britannica srotola vari tappeti, è una delle sue attività principali. E quindi Carlo ha aperto le porte della residenza di Sandringham a Volodymyr Zelensky poche ore dopo il drammatico incontro tra il presidente ucraino in mondovisione con Trump stesso, e il suo vice J. D. Vance, con uno spettacolo di quelli da far rimpiangere, tra le altre cose, le buone maniere di cui la Royal Family è custode di rango. E lo stesso ha fatto con il canadese Justin Trudeau, accolto con calorose strette di mano in uno di quei salotti di divani a fiori e vecchie boiseries che i sol di non potranno mai comprare, nel momento in cui il presidente ameri cano ha lanciato l’idea di far diventa re il Canada, di cui Carlo è il capo di Stato, parte degli Stati Uniti. In en trambi i casi è stata proiettata un’im magine di confidenza, di familiarità, per difendere due punti essenziali co me il sostegno a Kiev, su cui l’opinio ne pubblica britannica è compatta, e il Commonwealth, di cui il Canada è parte integrante e a cui il re tiene particolarmente. Il successore di Tru deau è Mark Carney, ex governato re della Bank of England, a riprova di quanto i rapporti siano stretti. Solo che ora Carlo deve stare attento a non lasciarsi andare a quel gusto dell’in tervento schietto manifestato in pas sato: proprio in Canada paragonò Pu tin a Hitler e dal Cremlino bollarono il commento come «poco regale». Ora è la stagione del soft power, po che parole e simboli forti, come Kate Middleton sorridente e vestita di rosso alla messa per il Commonwealth Day all’abbazia di Westminster. Lei e Wil liam sono i preferiti di Trump. Di lui ha addirittura garantito che «è più bel lo di persona», mentre di Harry, sans papier di alto bordo negli Stati Uni ti, si è limitato a dichiarare che non lo deporterà: «Lo lascio stare. Ha già abbastanza problemi con sua moglie,

terribile». Sono anni che Trump coltiva un’ossessione sui reali. Ha iniziato con Lady Diana. Pare che in seguito all’annuncio del divorzio, si ritrovò bombardata di fiori del tycoon, roba da «brividi», disse lei. Era il 1992 e di fatto lui la stava perseguitando, con

che, stando alla serie tv The Crown, un altro rapace di fama mondiale come Mohammed al-Fayed avrebbe fatto da lì a poco. All’epoca Diana era il trofeo più scintillante e Trump, dopo la sua morte, disse che avrebbe senz’altro potuto conquistarla e che certo «era paz-

una cosa che a Palazzo sanno fare è ricordare tutto, e far finta di niente. A chi volesse andare nel Regno Unito ricordiamo che, a partire dal prossimo 2 aprile, i cittadini svizzeri avranno bisogno di un’autorizzazione elettronica di viaggio. Informazioni su

MIGROS-Annonce_TAC_Printemps-V20-07.03.25-IT-IMP.pdf 3 07/03/2025 08:35

Annuncio pubblicitario

A inizio marzo Carlo ha aperto le porte della residenza di Sandringham a Zelensky. (Keystone)
A fine febbraio Starmer ha dato a Trump l’invito di re Carlo. (Keystone)

PRONTI PER LA PERFETTA PULIZIA DI TEMPO

Tempo Premium

Disponibile anche come Tempo Classic a 3 strati e Tempo Deluxe a 5 strati

Fazzoletti umidificati Tempo

Disponibile anche nelle varietà gentle&nurturing e gentle&pur

1 I prodotti Tempo con paglia sono sempre realizzati con una percentuale del 10% di cellulosa di paglia, sebbene siano possibili variazioni legate all›attività di produzione. Ci adoperiamo costantemente per migliorare la nostra impronta ecologica; 2 Rispetto alla carta igienica Tempo precedente – efficiente sotto il profilo delle risorse grazie alla sostituzione parziale della cellulosa di legno con cellulosa di paglia; il grano seminato cresce più rapidamente rispetto agli alberi; 3 Il substrato Tempo contiene almeno il 5% di fibre di lino. Il 1° con un contenuto di lino di Germania, Austria, Svizzera. Di fibre è stata parzialmente sostituita dal lino. Lavoriamo continuamente per migliorare il prodotto.

www.tempo-world.com

una marca di Essity Tempo,

Il risparmio previdenziale per una vecchiaia serena

La consulenza della Banca Migros ◆ Chi pianifica le proprie finanze per tempo si assicura una vita più agiata dopo la pensione, ecco alcuni importanti suggerimenti dell’esperta Jeannette

A partire dai 30 anni

Stilare un budget

Chi conosce le proprie entrate e uscite può valutare meglio quanto denaro può mettere da parte per la pensione e individuare i potenziali risparmi. L’ideale sarebbe accantonare tra il 10% e il 20% del reddito lordo annuo. Ma anche con importi regolari di modesta entità si può migliorare la previdenza.

Versare nel pilastro 3a Il patrimonio risparmiato nel pilastro 3a e gli interessi maturati integrano l’AVS e la previdenza professionale, contribuendo a garantire il tenore di vita nella terza età. Chi investe 100 franchi al mese a partire dai 30 anni, all’età di 65 anni avrà risparmiato un patrimonio di 108’384 franchi (con un rendimento annuo del 5%), di cui solo 42’000 franchi saranno versamenti effettivi, mentre tutto il resto deriverà dall’effetto dell’interesse composto. Consiglio: i fondi 3a – rispetto ai conti 3a – offrono rendimenti potenziali migliori poiché il denaro viene investito in titoli come azioni o obbligazioni. A seconda della strategia, è possibile ottenere rendimenti annui pari o superiori al 5%.

A partire dai 40 anni

Aumentare la quota di risparmio

A condizione che sia finanziariamente fattibile, si dovrebbero aumentare i contributi versati nel pilastro 3a, preferibilmente fino all’importo massimo annuo (7258 franchi per il 2025). L’effetto secondario positivo è che ogni contributo riduce l’onere fiscale.

Verificare i contributi AVS

Chi non versa ogni anno o versa importi troppo bassi, rischia lacune contributive e quindi una riduzione della rendita. È quindi opportuno

verificare i propri contributi AVS a intervalli di un paio d’anni, soprattutto dopo un periodo di assenza prolungato o anni trascorsi all’estero. A tal fine si può richiedere presso l’AVS un estratto del proprio conto. Le lacune createsi nei cinque anni precedenti possono essere colmate retroattivamente.

Verificare la cassa pensioni

Quando si cambia lavoro è fondamentale verificare la qualità della futura cassa pensioni. A seconda del datore di lavoro, le prestazioni possono variare notevolmente, ad esempio l’ammontare dei contributi, le prestazioni di rischio, il salario assicurato o gli interessi. Tutto questo si ripercuote anche sulla rendita pensionistica.

A partire dai 50 anni

Effettuare riscatti nella cassa pensioni

Si dovrebbero rivedere regolarmente gli averi di vecchiaia depositati nella cassa pensioni, riportati sul certifica-

to di previdenza che arriva ogni anno a casa. Eventuali lacune contributive – dovute ad esempio all’aumento del salario – possono essere colmate con riscatti volontari. L’importo da versare dipende dall’entità della lacuna e anche questo è riportato nel certificato.

Richiedere una consulenza È ora di iniziare a pianificare la pensione, preferibilmente con l’aiuto di una persona esperta. Questa calcolerà l’ammontare delle prestazioni dell’AVS, della cassa pensioni e del pilastro 3a nonché la quota del patrimonio libero disponibile. Il periodo fino al pensionamento può essere utilizzato per colmare eventuali lacune previdenziali e ottimizzare la situazione finanziaria.

Dai 55 anni in su

Adeguare il pilastro 3a Chi ha investito il patrimonio previdenziale in fondi 3a dovrebbe ridurre la quota azionaria poco prima del pensionamento. Questo perché l’o-

rizzonte d’investimento si riduce e di conseguenza il capitale di vecchiaia è meno protetto da forti oscillazioni del mercato azionario.

Definire la strategia di pensionamento

Qual è l’opzione giusta: il pensionamento anticipato, il posticipo della rendita o il pensionamento ordinario a 65 anni? La scelta dipende anche dalla situazione finanziaria. Una persona esperta in pianificazione finanziaria, ad esempio della Banca Migros, può aiutare nell’analisi della situazione e dare suggerimenti per iniziare al meglio il pensionamento.

Consiglio: nella maggior parte dei casi, anziché percepire una rendita, l’avere della cassa pensioni può essere prelevato anche come capitale. A seconda della cassa pensioni, potrebbe essere necessaria una notifica con un anticipo fino a tre anni!

Adeguare lo stile di vita

Con la consapevolezza di quanto denaro sarà probabilmente disponibile dopo il pensionamento, si dovrebbe adeguare lo stile di vita attuale al

reddito futuro e ridurre le spese superflue o i costi nascosti. I proprietari di un’abitazione dovrebbero far esaminare la sostenibilità dell’immobile nella terza età ed eventualmente ridurre l’ipoteca.

Suggerimento

Aprire più conti 3a Non appena saranno stati versati circa 50’000 franchi sul conto 3a, se ne dovrebbe aprire un altro. Solo così è possibile ripartire successivamente il prelievo su più anni fiscali. A seconda del Cantone, è possibile così ridurre l’onere fiscale al momento del prelievo.

Richieda una videoconsulenza gratuita

Pubblicità di un servizio finanziario ai sensi della LSerFi.

Foto
Migros
Jeannette Schaller è responsabile
della Pianificazione finanziaria presso la Banca Migros.

Apertura straordinaria MERCOLEDÌ 19MARZO

FestadiSanGiuseppe

Mercoledì19marzoiseguentipuntivendita Migrossarannoapertidalleore10:00alle18:00

Biasca Arbedo-Castione BellinzonaNord

Bellinzona Giubiasco Riazzino

CentroS.Antonino Minusio Losone (incl.Doit)

Taverne (Supermercato) Pregassona

CentroLugano CentroAgno CentroGrancia*

MendrisioCampagnaAdorna

CentroShoppingSerfontana VOISementina VOIViganello VOILugano-Roncaccio

(*CentroGranciachiusuraore19:00)

CULTURA

Le Alpi e il lato oscuro del mito

Da poco su tutte le maggiori piattaforme, il podcast Sennentuntschi che esplora la disturbante realtà nascosta nella storia di una bambola animata dalla follia

A Muralto, torna il festival del libro

Dal 20 al 23 marzo, letture, cinema e teatro daranno vita a un dialogo tra passato e presente, avvicinando giovani e adulti alla cultura, in una kermesse aperta a tutti

Bacon, il ritratto come campo di prova

Mostre ◆ La Fondation Gianadda celebra Francis Bacon, artista che credette sempre nella necessità di confrontarsi con la realtà

Quella dell’arte del Novecento, come è noto, è stata una storia essenzialmente collettiva. Una storia fatta da gruppi e movimenti, non di rado in conflitto tra loro, convinti di doversi collocare alla testa di quella grande rivoluzione culturale, tecnologica e sociale che ha investito l’Occidente intorno alla fine dell’Ottocento e che siamo abituati a indentificare con il termine di modernità. Che le arti visive abbiano iniziato a considerarsi come l’avanguardia della modernità non deve del resto sorprendere. Già a partire dalla metà del XIX secolo la diffusione delle nuove modalità di produzione meccanica delle immagini che l’invenzione della fotografia aveva messo a disposizione all’umanità aveva infatti comportato una precoce e drastica messa in discussione dei cardini teorici e pratici su cui l’arte si era retta per secoli. Dentro la storia in larga parte corale di questa ricerca di una nuova identità dal fare artistico si possono tuttavia rintracciare anche delle traiettorie individuali appartate, ma non per questo attardate, dei percorsi erratici e in parte anche eretici rispetto alla generale narrazione modernista, che sono riusciti a convogliare sulla singolarità delle loro posizioni l’attenzione della critica e del pubblico.

Francis Bacon (1909-1992) iniziò a dipingere da autodidatta negli Anni Trenta, dopo avere visto una mostra di Picasso

Uno degli artisti che a dispetto dell’eccentricità della sua posizione è riuscito imporsi come una delle figure principali dell’arte della seconda metà del Novecento grazie alla peculiarità e alla qualità della sua produzione pittorica è indubbiamente Francis Bacon (1909-1992), al quale la Fondazione Gianadda di Martigny dedica in questi mesi un’esposizione realizzata in collaborazione con la National Portrait Gallery di Londra. Assieme ad Alberto Giacometti, con il quale, al di là delle evidenti differenze, appare legato da una profonda affinità, come evidenziato in una mostra del 2018 alla Fondazione Beyeler, Bacon è sato infatti uno dei pochi artisti del Novecento a continuare a credere alla necessità di confrontarsi con la realtà, contribuendo a rinnovare, allo stesso modo dell’artista grigionese, un genere pittorico tradizionale qual è quello del ritratto.

Proprio sulla produzione ritrattistica dell’artista si concentra la mostra di Martigny, che attraverso una trentina di dipinti e una serie di ritratti fotografici si propone di far emergere il radicamento biografico e la dimensione intima di una pittura spesso

eccessivamente appesantita da letture d’impronta filosofica che traggono origine dalle pagine, per altro fondamentali, che Gilles Deleuze ha dedicato all’artista britannico. Ad aprire la mostra la celebre Head VI del 1949, primo di una lunga serie di dipinti realizzati sull’arco di tre decenni che riprendono, trasformandolo, il ritratto di Papa Innocenzo X di Velazquez. Quelle immagini del papa imprigionato in una struttura cubica trasparente con la bocca aperta in un grido di terrore e le mani aggrappate o forse legate ai braccioli di quella che potrebbe essere una sedia elettrica ottennero un immediato successo, anche perché il mondo in quel momento era alla ricerca di un’immagine che

potesse riassumere l’orrore indicibile che l’aveva appena sconvolto. Per Bacon, che aveva iniziato a dipingere da autodidatta negli anni Trenta dopo aver visto una mostra di Picasso, il confronto ossessivo con il dipinto di Velazquez fu determinante soprattutto perché lo spinse a misurarsi direttamente con la realtà. Del resto, in una delle nove interviste concesse a David Sylvester, che rappresentano uno strumento imprescindibile per penetrare nel suo universo, l’artista aveva ammesso il fallimento delle proprie varianti del dipinto, riconoscendo che il quadro di Velazquez rappresentava «qualcosa di assoluto e che non fosse possibile fare qualcosa di più al riguardo».

L’autoritratto e il ritratto diventarono da quel momento il campo di prova dentro il quale mettere in atto la sua idea di una pittura che, pur rimanendo fedele alla figuratività, ne superasse il carattere illustrativo e narrativo per concentrarsi sulla sensazione. Il tentativo messo in atto dalla pittura astratta di sfuggire alla dimensione illustrativa per Bacon era infatti approdato a uno sterile estetismo che, rinunciando a ogni forma di registrazione del reale, non riusciva a creare una tensione tra lo spettatore e l’immagine. Paradossalmente, per l’artista, solo restando nel campo della figura era possibile affrancarsi dalla pura apparenza e far emergere le forze che modellano il reale, l’invisibile che da sostanza al visi-

bile, o per dirla con Cezanne la «verità della pittura». Per raggiungere questa verità Bacon elaborò un linguaggio pittorico in cui la figurazione era continuamente sottoposta a distorsioni e deformazioni all’interno di un processo in cui la mano non era più guidata unicamente dall’occhio, ma anche dalla casualità, strumento fondamentale per attingere alle dinamiche psichiche profonde implicate nel nostro rapporto con la realtà.

La mostra fa emergere il quadro di una vita segnata dagli eccessi e dalla tragica consapevolezza della morte

Realizzati all’interno della ristretta cerchia dei suoi amanti (Peter Lacy, George Dyer, John Edwards) e dei suoi amici (Muriel Belcher, Henrietta Moraes, gli artisti Lucien Freud e Isabel Rawsthorne, i collezionisti Robert e Lisa Sainsbury), i ritratti di Bacon riflettono l’intensità della relazione psichica che li legava a loro. Tuttavia, e questo lo distingue nettamente da Giacometti, i suoi ritratti non nascevano mai da un confronto dal vero con il soggetto (Bacon sosteneva di sentirsi a disagio a dipingere di fronte a qualcuno), ma si fondavano sui ricordi e soprattutto si avvalevano di una serie di ritratti fotografici della persona da ritrarre che l’artista commissionava di volta in volta. Seguendo il filo dei ritratti e degli autoritratti, a cui si affiancano gli scatti che ritraggono lo stesso Bacon realizzati da alcuni importanti fotografi, la mostra fa così emergere il quadro di una vita segnata dagli eccessi (l’alcool, le droghe, il gioco d’azzardo) e dalla tragica consapevolezza della morte (i suoi due primi compagni di vita, Peter Lacy e George Dyer, si sono suicidati entrambi). Una vita tormentata che ha dovuto misurarsi già molto presto con la discriminazione e la solitudine della propria condizione di omosessuale nella Londra del dopoguerra. Una vita che grazie alla costante dedizione alle proprie ossessioni, in primo luogo quella per la vita stessa e per l’umano, è riuscita però a darci delle immagini potenti, in cui si ha veramente «l’impressione che un essere umano vi sia passato attraverso, come una lumaca, lasciando una traccia della sua presenza e del ricordo degli eventi passati, come una lumaca lascia la sua bava».

Dove e quando

Francis Bacon, Présence Humaine, Martigny, Fondation Gianadda. Fino all’8 giugno 2025. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. www.gianadda.ch

Francis Bacon, Self-Portrait, 1972. (The Lewis Collection, © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved / 2025, ProLitteris, Zurich)
Elio Schenini
Pagina 25
Pagina 23

NUOVO CURA DEL VISO E DEL CORPO CON MEN EXPERT

Cura della pelle

Una freschezza intensa, che risveglia i sensi.

Gel doccia

Ingredienti innovativi per una pelle energizzata.

Deodorante

Protezione di lunga durata per una impareggiabile sensazione di freschezza.

Come fossi una bambola

Pubblicazioni ◆ Da alcune settimane online sulle maggiori piattaforme, Sennentuntschi è un podcast di Simona Sala che prende spunto da un’antica leggenda dell’arco alpino

Viviamo un tempo orrendo, in cui una perenne sensazione di pericolo sembra impestare l’aria. A farsi carico di questo sentimento sono, anche, le iniziative culturali indipendenti che, assieme al vivere di tutti, manifestano l’inquietudine di un’epoca della quale non si riesce ad afferrare il senso. Al suo esordio alla radiofonia, Simona Sala – giornalista culturale che in questa sede non ha bisogno di presentazioni – affronta la preoccupante questione dell’aggressività maschile attraverso il racconto della Sennentuntschi, leggenda svizzera decisamente aliena a simpatici miti montani quali l’asimmetrico ungulato dahu o l’adorata Heidi. Realizzato in collaborazione con l’Associazione REC per la cura di Olmo Cerri, Sennentuntschi, una ricognizione. Viaggio nell’anima nera delle Alpi è un podcast in tre episodi, da pochi giorni disponibile sulle maggiori piattaforme, che prende le mosse dall’omonimo racconto pubblicato dalla stessa Sala per Abendstern, casa editrice promotrice dell’evento. Non credo che alle nostre latitudini i più siano a conoscenza di quest’antica storia, i cui primi cenni risalgono, ci rivela l’autrice, al 1500. A sentirla, la mente vola subito a Frankenstein che, guarda un po’, fu concepito in Svizzera, come pure al Golem o al mito di Pigmalione, il re di Cipro innamoratosi della statua da lui stesso scolpita. Ma, personalmente, soprattutto i pensieri vanno alla bambola di Oskar Kokoschka, il grande pittore austriaco che, al fine di elaborare la perdita dell’amata Alma Mahler, ne fece fare una copia da una costruttrice di pupazzi per poi smembrarla durante i sollazzi di una festa privata.

Il racconto, di cui «esistono oltre cento versioni», è il seguente: viene il tempo della transumanza e i pastori sono costretti all’ascesa all’alpe, dove trascorreranno la bella stagione

nel più completo isolamento. Tre di loro, in questa sede chiamati Hans, Pit e Armin (ma che pure avrebbero potuto essere Tizio, Caio e Sempronio), arrivati in altura sono preda della malinconia e fanno strani progetti. La montagna, si sa, rende folli («tutta quella roccia che cresce nei cervelli», scriveva Thomas Bernhard in Amras) e tener duro è fatica. Una sera decidono quindi di costruirsi una bambola con una scopa e degli stracci, così che la noia e la solitudine costino meno. Presto, però, il gioco si fa torbido: con la Sennentunschi – letteralmente la «pupazza degli alpigiani» – i tre ballano, mangiano, bevono e, a turno, danno libero sfogo agli istinti. Ecco che allora qualcosa accade. Quasi a suggerire che ogni rappresentazione, per chi non ne è conscio, non è mai solo tale e che il simbolico ha un peso, magicamente la bambola prende vita e, col passare dei giorni, reclama sempre più cibo. Inquieti per l’accaduto e per l’illiceità delle proprie pratiche, i tre vanno avanti tra sbronze, pastorizie e copule con una «cosa» che più cosa non è. D’altra parte chi fa teatro lo sa: quando si investe di significato un oggetto è come se questo cominciasse ad avere occhi, come se restituisse l’attenzione rivoltagli. Certi di potersene sbarazzare a fine estate, Hans, Pit e Armin si preparano a scendere a valle. Ignorano di aver evocato uno spirito che li metterà di fronte alla rimossa legge della vergogna e alla vendetta, richiedendo loro, come direbbe Shakespeare, «una libra di carne» con cui saldare il conto di quanto consumato.

Attraverso brani affidati a interpreti, ricostruzioni, scene di fiction e incontri, Simona Sala narra all’ascoltatore quanto si è coagulato, negli anni, attorno a questo mito, a cominciare dalla redazione nel 1971 dell’omonima pièce di Hansjörg Schneider e alla trasposizione televisiva di

quest’ultima, quando, nel 1981, autore, attrice protagonista – la coraggiosa Maja Stolle – ed ente pubblico furono pubblicamente accusati di pornografia da parte dei media. Seguono poi conversazioni a tema con personalità quali Marco Bosia, dal quale si apprende come, nelle valli, una coatta promiscuità consanguinea fosse d’uso per non disperdere i patrimoni terrieri. O, ancora, con l’etnologo Peter Egloff, che, oltre ad aver studiato la leggenda della Sennentunschi, ha rinvenuto un modello della bambola durante un’escursione in Val Calanca. Le riflessioni di quest’ultimo sul fenomeno degli

accorpamenti maschili gettano una chiara luce sulle dinamiche di quella perversa violenza di gruppo (oggi più che mai presente e di proporzioni angosciose) che giustifica se stessa attraverso la presenza alienata di complici – sull’argomento si consiglia la lettura di Non farti fottere (Rizzoli, 2024) di Lilli Gruber, dove il fenomeno è accostato alla capillarità del porno online. In conclusione Sennentuntschi è un esordio partecipe, con una posta in gioco, le cui criticità – alcuni problemi di misura ed equilibrio nella distribuzione dei materiali nelle puntate, l’artificiosità di certe ricostruzioni

Michele Mariotti e il «viaggio scozzese»

sceniche o alcuni punti che sarebbe stato più interessante approfondire rispetto ad altri – influenzano solo parzialmente l’insieme dell’opera. Ci si augura, quindi, si tratti del primo atto di un percorso di cui si è curiosi di scoprire il seguito.

Informazioni Sulle maggiori piattaforme in streaming o attraverso il QR Code

Eventi ◆ Nel concerto del 27 marzo al LAC di Lugano si esibirà anche la violoncellista tedesca Raphaela Gromes

Enrico Parola

«Fra le sue cinque sinfonie, la terza è la mia preferita, senza alcun dubbio. Soprattutto per le atmosfere che Mendelssohn riesce a creare nel movimento iniziale: il titolo “Scozzese” non è solo la suggestione di un romantico che amava viaggiare e leggere, ma esattamente quello che l’orchestra fa “vedere” allo spettatore coi suoni».

Concorso

«Azione» mette in palio alcuni biglietti per il concerto dell’OSI diretto da Michele Mariotti con Raphaela Gromes (violoncello) di giovedì 27 marzo alle 20.30 nella Sala Teatro del LAC. Per partecipare al concorso inviate una mail a giochi@azione. ch, oggetto «Mariotti» con i vostri dati (nome, cognome, indirizzo, no. di telefono) entro domenica 23 marzo alle 24.00.

Giovedì 27 marzo Michele Mariotti torna sul podio dell’Orchestra della Svizzera Italiana («una formazione molto valida con cui mi sono trovato benissimo: non vedo l’ora di iniziare le prove») per accompagnare Raphaela Gromes nel primo Concerto per violoncello di Saint-Saens e in Poème di Bosmans, cui segue la terza sinfonia «Scozzese» di Felix Mendelssohn Bartholdy. «La luce nordica, i paesaggi brumosi, le coste e l’aria che lì si respira sono ricreati con una straordinaria sapienza non solo compositiva, ma anche timbrica; dovremo lavorarci molto, così come molto esigente è l’ultimo movimento, una danza travolgente che mi ricorda da vicino quella delle streghe nel Macbeth di Verdi, non a caso ambientato in Scozia e scritto nella stessa tonalità di la minore».

Se Mariotti non vede l’ora di ritrovare l’Osi, l’attesa è altrettanto vivida per il suo ritorno a Lugano: il maestro pesarese, quarantasei anni in maggio, è una delle bacchette di riferimen-

to non solo nel repertorio lirico, ma anche sinfonico. Dopo aver guidato il Comunale di Bologna è dal 2022 direttore musicale dell’Opera di Roma; in questi giorni è applaudito al-

la Staatsoper di Vienna con una Norma dove canta Juan Diego Florez; ha strabiliato pubblico e critica (tra i vari riconoscimenti, il 36esimo Premio Abbiati come miglior direttore) con alcuni titoli come la Bohème a Bologna e il Guillaume Tell integrale e in lingua francese alla Scala, teatro in cui non pochi lo vedono come un futuro, possibile direttore principale. «Non ci penso, e in generale non mi pongo mai obiettivi di carriera, di occupare un certo posto; non per falsa modestia, ma semplicemente perché se si guarda avanti così, non ci si gode il presente, non si vive bene il momento di vita e di percorso artistico in cui ci si trova; a me interessa solo fare bene e godere della bellezza della musica». Una decisione presa a sedici anni, «quando andai da papà e gli dissi che volevo diventare direttore. “Ti serve un’orchestra” fu la sua laconica risposta; ma era proprio per quello che mi affascinava quel ruolo: non emettere nessun suono, né con la voce né

con uno strumento, ma doverlo fare assieme a una comunità di musicisti convincendoli delle mie idee. Sono contro l’immagine autoritaria del maestro, mi piace il confronto, se capisco di aver sbagliato lo ammetto, se una scelta non funziona la cambio; ma allo stesso tempo è un’esperienza incredibile percepire che settanta, ottanta musicisti sono convinti di un tuo gesto e lo seguono».

Le sue idee nascono sempre dallo studio della partitura, dal rispetto del pensiero dell’autore: «Nella Bohème di Bologna Graham (Vick, il regista, ndr.) voleva che Rodolfo vestisse Mimì, quando questa era morta; idea toccante, mi ricordava mia nonna che aveva fatto lo stesso con mia mamma, morta quando ero piccolo; però avrebbe esaltato l’amore, mentre Puccini vuol sottolineare l’incapacità dei giovani di viverlo – aveva pensato i primi due atti come la grande illusione, e i secondi con l’imposizione della realtà – quindi la trovata, pur splendida, era sbagliata».

Michele Mariotti (classe 1979) sarà a Lugano il 27 marzo. (Victor Santiago)
Immagine della locandina di Sennentuntschi

Un Salone popolare, ma di qualità

Eventi ◆ Il Festival del Libro di Muralto, dal 20 al 23 marzo, celebra la memoria con letture, cinema e incontri per tutti

Quando la letteratura si fa memoria, i libri diventano il tramite che lega il passato al presente, preservando storie che rischierebbero di svanire. Su questo concetto si fonda l’atteso Festival del Libro di Muralto, giunto alla sua sesta edizione. Più che un evento, un luogo di incontri, dove editori, scrittori e lettori si uniscono nel nome della cultura.

Dal 20 al 23 marzo, Muralto si animerà di letture, spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche. Gli spazi che ospiteranno l’evento sono diversi: la palestra scolastica si trasformerà nel Salone del libro, cuore pulsante della Fiera; al Palazzo dei Congressi avranno luogo soprattutto proiezioni cinematografiche e teatri; presso la bella Residenza San Vittore si terranno invece la maggior parte delle presentazioni librarie; mentre la sala del Consiglio comunale di Muralto, ospiterà gli incontri dedicati ai bambini. Tra i luoghi preposti, anche il Piazzale del Bar Incontro (dove, alle 19:30 di venerdì e sabato, saranno offerte maccheronate e risottate), e la Chiesa di San Vittore che ospiterà un evento speciale.

Un intero quartiere si trasformerà dunque in luogo di scambio e confronto: «Qui creiamo occasioni di incontro, anche e soprattutto per avvicinare i più giovani alla letteratura». Quello di Stefano Gilardi, presidente e direttore operativo del festival, è un messaggio chiaro: non si tratta solo di celebrare i libri, ma di costruire ponti tra generazioni e discipline diverse. «Il nostro obiettivo è aprire le porte agli scrittori locali, agli editori, ma – per avvicinare i giovani con attività che stimolino l’interesse attraverso l’immagine – abbiamo invitato anche degli illustratori (ndr: tra i quali Lisa Gyongy, presente con altri artisti all’interno della mostra Illustrare le Memorie, a cura del Collettivo Illustrazione Ticino)» ha aggiunto duran-

te la conferenza stampa Gilardi, evidenziando l’importanza dei linguaggi visivi per accompagnare i più giovani verso la letteratura.

Non quindi semplici incontri formali, ma un festival che continua a evolversi, mantenendo saldo un principio che ha caratterizzato le sue origini: la cultura deve essere accessibile a tutti, senza però mai scadere nella banalità. «Siamo popolari, ma di qualità» ha sottolineato Renato Martinoni, direttore artistico dell’evento, chiarendo il punto essenziale: «Vogliamo che chi viene da noi non parta dicendo “non ho capito nulla”, o faccia finta di capire. Noi vogliamo che chi viene da noi esca contento, con la voglia di comprare un libro e di leggerlo».

Il progetto, che si pone al servizio della comunità, è sostenuto dalle istituzioni locali e da collaborazioni preziose come quella con il Locarno Film Festival.

Ed è proprio Luigi Pedrazzini, vicepresidente del Locarno Film Festival, che vede nella tre giorni di Muralto un’occasione fondamentale per rafforzare il legame tra il territorio e le sue tradizioni culturali: «Il tema di quest’anno è la memoria, che non è solo un dovere, è una responsabilità tanto più attuale che mai». A tal proposito, la prima serata sarà dedicata alla Valmaggia, ricordando anche il dramma che ha vissuto l’anno scorso. Ma Pedrazzini elogia soprattutto la Fiera: «Lo spazio riservato agli editori di casa è fondamentale, perché è grazie a loro che possiamo preservare i nostri valori e il nostro patrimonio culturale».

E non sono pochi gli editori: «È sempre una sorpresa vedere in palestra quanti libri sono pubblicati nella Svizzera italiana in un anno: è una cosa impressionante» conferma Martinoni, sottolineando l’importanza di dare visibilità a una produzione editoriale spesso trascurata dai grandi circuiti.

Gli eventi principali in programma

Giovedì 20 marzo

18.15 – Di penne, piume e schizzi nel vento di Sergio Luban.

20.00 – Voci e memorie dalla Valle

Maggia con Mattia Bertoldi, Lorenzo De Carli e Renato Martinoni. Letture: Giorgio Genetelli e Duilio Parietti

Venerdì 21 marzo

14.00 – Apertura fiera libraria

17.00 – Inaugurazione della Fiera

18.00 – Inaugurazione del Festival

18.15 – Le memorie della scrittura con Donatella Di Pietrantonio

20.15 – Film, L’Arminuta di G. Bonito

Sabato 22 marzo (Fiera, 10-22)

10.00 – Finché mi ricordo di Paolo Santana

11.00 – Ticino industriale di Valeria Frei

12.00 – Respinti. Il dramma della famiglia ebrea Gruenberger di Raphael Rues

13.30 – Benvenuti nella valle delle

lacrime / Grit e le sue figlie di Noemi Lerch

14.00 – Spettacolo, Bumba e Beffo con Roberto Piumini

14.30 – Vostro figlio purtroppo di Bixio Mainardi

15.15 – Spettacolo, Fiabe d’Italia con R. Piumini e Realtà D. Mancini

15.30 – Quaderno della Monteforno di Sara Rossi Guidicelli

16.30 – Progetto Edelland di Raphaël Scacchi

18.00 – Le memorie della scrittura

Il Festival del Libro di Muralto si distingue però anche per l’attenzione al rapporto tra letteratura e cinema. Un legame che Martinoni ha voluto valorizzare, invitando autori i cui testi hanno dato vita a opere cinematografiche. Quest’anno, ad esempio, sarà presente Donatella Di Pietrantonio, autrice de L’Arminuta, da cui è stato tratto un film che verrà proiettato durante il festival, sebbene l’autrice parlerà prevalentemente della sua ultima opera – vincitrice l’anno scorso del Premio Strega – che si intitola L’età fragile

Anche i bambini avranno il loro spazio: Roberto Piumini, uno de-

gli autori più prolifici e amati dai giovanissimi, terrà una lettura spettacolo a loro dedicata, e sarà protagonista di un connubio tra teatro e letteratura, con lo spettacolo Fiamme d’Italia, che avrà luogo nella Sala dei Congressi. Senza il contributo delle persone che lo organizzano, questo Festival non sarebbe però lo stesso: «Non si fa niente da soli, si deve sempre lavorare con gli altri» ribadisce Martinoni, riconoscendo l’importanza della collaborazione tra istituzioni, sponsor e volontari. «La cultura è economia, è investimento, e il nostro essere qui è un modo per metterci al servizio della comunità». Una comunità

72h Idratazione

Intensa

+ Barriera Cutanea Più Forte

incontro con Andrea Vitali.

20.15 – Film, La stanza del vescovo di Dino Risi

Domenica 23 marzo (Fiera, 10-18)

10.00 – Aequilibrium di Graziano Martignoni

10.00 – Per bambini, Laboratorio di stampa col torchio con Sara Guerra

11.00 – Attraverso il San Gottardo di Alexander Grass

12.00 – Cartoline dal Nord di Mario Frasa

13.30 – Qualcuno leggerà le mie parole? di Alessandro Barbaro

14.00 – Spettacolo, Cünta sü –Leggende della Svizzera italiana con Andrea Jacot Descombes

14.30 – Filanda: estratto dal Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana di Giovanna Ceccarelli

15.15 – Proiezione del film La canzone del mare di Tomm Moore. 15.30 – Kasturi Mirga. Storie nepalesi a cura di Giulia Pittet

16.30 – Meraviglie d’acqua tra le vette di Daniele Maini

17.15 – Sacro, letteratura e musica con Pietro Gibellini

Programma dettagliato in pdf

che, edizione dopo edizione, ha saputo rispondere con entusiasmo a questa iniziativa (peraltro totalmente gratuita), trasformandola in un evento partecipato e apprezzato. In un’epoca in cui il valore della cultura sembra spesso messo in discussione, il Festival del Libro di Muralto si pone come un baluardo di resistenza, un’occasione per fermarsi e riflettere, per ascoltare e confrontarsi: «Il festival non è solo un’esposizione di opere, ma un momento di pausa dalla frenesia informativa», ha evidenziato il professor Renato Martinoni: «Viviamo in un mondo che non ci dà più spazio per riflettere. Siamo bombardati di informazioni senza avere il tempo di assimilarle: questo Festival offre un’occasione unica per fermarsi e confrontarsi con la memoria attraverso i libri e il cinema». Martinoni ha poi ricordato come la manifestazione nasca dall’incontro tra amici, figure che, pur pensionate, continuano a dare il loro contributo alla società. Un appuntamento che, come ha ribadito in conclusione Gilardi, «ha saputo rinnovarsi negli anni, mantenendo sempre la qualità e l’accessibilità come criteri fondamentali». E per chi parteciperà, l’invito è chiaro: prenotatevi in anticipo, perché il tutto esaurito per certi eventi è già dietro l’angolo.

Informazioni www.festivallibro.ch

Annuncio pubblicitario
Pubbliredazionale

Rendi creativa la tua Pasqua

Limited Edition, 16 pezzi 4.95 Evidenziatori glitterati Paper & Co. Limited Edition, 4 pezzi

6.95

Adesivi in gommapiuma per bricolage Paper & Co.

6.95

Set decorativo da dipingere Paper & Co.

Limited Edition, con pennello e colori acrilici, il set

7.95

Set Astuccio Paper & Co.

Limited Edition, con taccuino, gomma, matita, matita colorata, temperamatite, il set

In fin della fiera

La rivoluzione invisibile di una badante geniale

– Buongiorno signora: grazie per partecipare al programma La cucina della scienza. Come possiamo chiamarla?

– Chiamatemi Invisibile.

– Come sarebbe a dire invisibile? Sui social parlano di lei. La sostengono, la incoraggiano. Grazie a lei è nato il culto di Nostra Signora della Santa Stringa che vanta migliaia di seguaci.

– Il mio nome non ha importanza. Milito da anni nell’esercito degli Invisibili. Chi sono? Be’, li avete attorno a voi, solo che non li vedete. O meglio, li vedete ma è come se non ci fossero. Sono camerieri, autisti, vigilanti, estetiste, sarte, donne delle pulizie… Sono come quell’addetto alle pulizie che l’altro giorno, mentre passava lo straccio sul pavimento dell’androne di una banca, si è ritrovato accanto a due uomini che si scambiavano una soffiata per investire in borsa; lei pensa forse che quei due si siano ammutoliti, per timore che l’Invisibile corresse a comprare o vendere azioni?

Xenia

– Va bene, la chiamerò Signora Invisibile. Ci racconta la sua storia?

– C’è ben poco da raccontare. Sono figlia unica, nata da genitori anziani e rassegnati all’idea che non avrebbero più potuto avere dei figli. Mia mamma pensava di avere un tumore, invece era incinta. Sempre prima della classe, diplomata alle magistrali con il massimo dei voti. Non perdevo una puntata del programma di Piero Angela, avrei voluto laurearmi in fisica teorica. Ma i miei genitori mi scoraggiavano… Siamo vecchi, dicevano, tra poco avremo bisogno del tuo aiuto. Così ho trovato una supplenza come maestra alle elementari… ricoprendomi di pustole. Ricovero al San Lazzaro e diagnosi: primo caso di allergia alla cattedra. Ho provato allora a far lezione da un banco a rotelle. Anche lì, alluvione di pustole: allergia all’insegnamento. E così, dato che l’Inps non riconosce come causa di invalidità l’allergia da insegnamento, ho iniziato a lavorare al

La vendetta di Lorenzo Alì sotto

[Segue dal numero 10 di «Azione»]. Il «moro» (non più servo ma ladro, il giovane Alì non viene più chiamato «negro») nascose i vestiti e armato di scalpello cominciò a rovistare nello studio dell’ambasciatore. Non gli interessavano i documenti riservati che pure vi erano custoditi, solo soldi e oggetti che avrebbe potuto rivendere. Forzò un piccolo scrigno di legno e prelevò cinquanta lire in argento; dalla scrivania «un bell’orologio artistico in argento», e da un cassetto aperto due porta-sigarette e due (secondo un altro giornalista quattro) pacchetti di sigarette egiziane. Bottino deludente. Provò a forzare uno dei tiretti, che però non cedette. A quel punto, saranno state ormai le undici di notte, sentì un rumore di passi: Sua Eccellenza l’Ambasciatore era tornato. «Alì non si lasciò vincere dalla paura: con un salto raggiunse un angolo

del salone e prese la perfetta posizione verticale addossandosi al muro. Rattenne il respiro». Rennell Rodd entrò nello studio, ma non lo vide, e uscì quasi subito. Alì rimase ancora fermo nell’angolo per una ventina di minuti poi si rivestì, arraffò l’esiguo bottino e fece per fuggire. Ma non intendeva arrendersi: individuò una pesante cassa di ferro e, nella speranza che contenesse un tesoro, la sollevò e se la assestò sulle spalle. Tentò di svignarsela, ma il peso era eccessivo e non poteva aprirla – per la fretta e la mancanza di strumenti adatti. «Così Alì con la più profonda melancolia e grande sconforto dovette abbandonarla inviolata in un’altra stanza, e si allontanò».

L’indomani il furto venne scoperto dal maggiordomo Domenico Barbero, e denunciato al commissariato di Castro Pretorio. Il vice-commissario cavalier Mascioli, noto come abile in-

A video spento

Quando si parla di Genius Loci si ignora, generalmente, il significato originario di questa strana e affascinante locuzione. Essa viene per lo più usata come una metafora, da architetti e, in particolare, da architetti paesaggisti per definire l’identità di un luogo, sia esso urbano o extraurbano. Rare sono le sue tracce in opere letterarie o in saggi estetici e filosofici. Tutto questo non scioglie l’enigma su quale sia, in effetti, il significato originario di Genius Loci L’origine del termine si rintraccia nell’antica religione romana dove si credeva che ogni luogo avesse uno spirito o una divinità che ne custodisse l’essenza. Di fatto, la parola genius indicava una forza soprannaturale, un’entità – anzi, un dio – che tutelava la forza generativa di ogni uomo; il significato si sarebbe poi ampliato fino ad attribuire al genius la facoltà di rappresentare l’essenza stessa dell’indivi-

servizio del professor Eleuterio Graffiasanti. Come badante. – Be’ no, direi un po’ più di badante… – No, no badante. E analfabeta, secondo il professor Efisio Mangiacavallo. – A lui arriviamo dopo. Ci dica qualcosa del suo professore. – Era amabilissimo, un fuoco d’artificio di arguzie. Anche negli anni in cui non c’era più tanto con la testa. Il professore era ammirato dagli studenti e denigrato dai colleghi, a causa della seduzione esercitata sui giovani.

– E a questo punto entra in scena il professor Mangiacavallo.

– Sì, è così. Efisio stava già molto male quando mi ha chiesto di fare quella telefonata: digli che sono mancato nel sonno ma che prima di morire ti ho chiesto di telefonare al professor Mangiacavallo perché desideravo che fosse il primo a ricevere la notizia.

– E il suo nemico come ha reagito?

– Mi ha ringraziato chiedendomi il favore di non divulgare subito la notizia.

– E così è stato il primo a pubblicare il necrologio di Efisio.

– Una pagina intera di elogi, tanto da rallegrare gli ultimi giorni di Efisio.

– E lei?

– Ho telefonato la mattina dopo a Mangiacavallo per scusarmi: si era trattato di un caso di morte apparente. Ha finto di credermi, iniziando in verità a odiarmi profondamente.

– Lo ricordiamo ai nostri spettatori. Mangiacavallo aveva scritto: da dieci anni aspettavamo il grande lavoro promesso sull’unificazione delle teorie sulla nascita dell’universo. Lo avremmo, se il Nostro avesse voluto al suo fianco qualcuno in grado di aiutarlo.

– Ma il grande lavoro c’era, solo che l’avevo scritto io annotandomi quelle parole che altri avrebbero scambiato per farneticazioni.

– La grande stringa universale… Perché quel titolo.

– Efisio parlava sempre di una stringa.

– Ma poi l’ha fatto pubblicare indi-

il segno di Fantomas

vestigatore, interrogò il personale di servizio dell’ambasciata d’Inghilterra, ma tutti riuscirono a dimostrare la loro innocenza – ricordando però il «servo» nero licenziato dal barone e mettendo la polizia sulle sue tracce. Il brigadiere Vannozzi e la guardia Buesi si presentarono a via del Babuino 36, nella casa della contessa Anna Fugger, presso la quale Alì aveva lavorato l’anno prima «come servo». Benché la contessa lo avesse licenziato, quando Alì si era ritrovato «senza pane e senza tetto» gli dava «ogni tanto qualche lira». Non lo presero lì, ma nel retrobottega della latteria Taddei, al civico 171, dove «il moretto capitava sovente e dove gli era consentito tenere la sua roba». Il sudanese fu arrestato e condotto al commissariato di Castro Pretorio. Interrogato dall’esperto Mascioli, dapprima Alì negò tutto, poi confessò,

sostenendo di aver commesso il furto «per vendicarsi del licenziamento, che non riteneva giusto». «La Tribuna» accettò la sua motivazione, usando La vendetta del nero come sottotitolo. Dal Conte di Montecristo in poi, il pubblico amava le storie di vendetta, e comprendeva la rabbia di chi cerca di riavere ciò che gli è stato tolto. La refurtiva, trovata durante la perquisizione, oltre agli oggetti già citati comprendeva un timbro d’oro con lo stemma dell’ambasciata e diverse paia di pantaloni, scarpe, maglie e biancheria. I soldi, Alì li aveva già spesi. Il giornalista (forse uno degli scrittori che collaboravano a «La Tribuna») romanzò la cronaca del furto, usando la deposizione del ladro. Dall’incalzante narrazione trapela una certa simpatia per il Fantomas Alì. Assente invece nelle scarne cronache de «Il Messaggero», «Il Giornale d’Italia» e

cando come autore il professore.

– Se l’avessi firmato io nessuno l’avrebbe preso sul serio.

– E Mangiacavallo lo ha recensito come un testo rivoluzionario che rimetteva in gioco tutte le ipotesi, un lavoro che avrebbe meritato il Nobel della fisica, aggiungendo: «Per fortuna siamo arrivati in tempo a salvare i suoi appunti prima che una badante analfabeta li buttasse nella raccolta differenziata». E lei si è risentita e ha rivendicato la maternità dell’opera. – Già, ma lui non si è arreso, e ha scritto che un’attenta rilettura l’aveva convinto di aver preso un abbaglio, che quella era solo spazzatura, il delirio di una povera donna. – Da qui, in rete è nato un movimento di indignazione, una specie di religione laica. Come si trova nei panni della Nostra Signora delle Stringhe? – Molto bene. E in attesa della prima scuola in rete per aspiranti cultori della Santa Stringa.

«Il Popolo romano». L’ultima apparizione di Alì è in un’aula della seconda sezione penale feriale del Tribunale, dove si svolse il processo per direttissima. Ribadì la tesi della vendetta, il difensore (d’ufficio) non riuscì a renderla convincente e il presidente, il cavalier Michele Tommasi, lo condannò a dodici mesi e diciannove giorni di reclusione.

A differenza del Fantomas dei romanzi e dei film – sempre impunito o comunque capace di evadere – Lorenzo Alì finì in prigione, a Regina Coeli. Se amava l’imprendibile criminale (come i suoi contemporanei, come i registi Fritz Lang e Ejzenštejn e poi i surrealisti), avrà ingaggiato un duello con le guardie e le istituzioni, tornando a delinquere. Nessun altro lavoro poteva trovare, nell’Italia xenofoba e incattivita dalla guerra, il «negro» Lorenzo Alì.

duo. Il genius veniva quindi identificato come il protettore e il custode del luogo («loci») che, si riteneva, avesse un forte potere di influenza su eventi e persone. Ho pensato a lungo a questa espressione visitando alle Gallerie d’Italia di Milano la mostra Il genio di Milano. Crocevia delle arti dalla Fabbrica del Duomo al Novecento in partnership con la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e a cura di Marco Carminati, Fernando Mazzocca, Alessandro Morandotti, Paola Zatti (c’è un bellissimo catalogo edito da Skira). Qui, il Genius Loci è rintracciabile in almeno tre immagini simbolo. La prima che ci viene incontro è l’opera senza fine del Duomo. La decisione di partire a raccontare il genio di Milano dal Duomo è pertinente, poiché questa impresa, continuata per secoli, può essere elevata a paradigma della storia artistica, culturale e sociale della

capitale morale d’Italia. Milano è una città indaffarata e operosa, così come l’hanno raccontata grandi scrittori come Stendhal, Carlo Dossi, Carlo Porta, Delio Tessa, Carlo Emilio Gadda che ci hanno regalato scorci milanesi di rara suggestione e mobilità. Milano, diceva con impeccabile maestria Alberto Savinio, è una robusta, onesta stoffa su cui ricamare divagazioni, Milano si presenta come «città tutta pietra in apparenza e dura mentre è morbida di giardini interni». La seconda immagine è il quadro di Giuseppe Diotti che si chiama La corte di Ludovico il Moro. Non sono un critico d’arte, ma visitando la mostra è impossibile non soffermarsi davanti a questo quadro, anche per la sua grandezza, tale da occupare un’intera parete. Siamo a Milano, verso la fine del Quattrocento: accanto al duca sono seduti la moglie Beatrice d’Este e il fratello, il Cardinale Ascanio Sforza,

mentre intorno a loro, oltre a Leonardo da Vinci, sono riconoscibili i grandi personaggi del mondo della cultura che frequentavano abitualmente la corte milanese: l’architetto Bramante, il matematico Frate Luca Pacioli, il musicista Franchino Gaffurio, il poeta Bernardo Bellincioni, lo storico Bernardino Corio, che reca sotto braccio un libro della Storia di Milano. Ecco, Milano non ha mai avuto paura ad affidarsi ai migliori, a creare cenacoli di intelligenza e creatività, a riconoscere il ruolo fondamentale del mecenatismo, ieri come oggi, anche se sotto forme diverse. Infine, la terza immagine è la più frantumata, la più sminuzzata, le cui tessere costituiscono un mosaico sparso un po’ ovunque e riguarda, seguendo la definizione dei curatori della mostra, i cosiddetti «foresti». Il genio di Milano è un genio composito, un genio plurale: Milano ha sempre ac-

cettato i «foresti»: prima gli immigrati dal contado, poi quelli che provenivano dal resto dell’Italia e dall’estero per trovare un lavoro e per fare grande la città. Un apporto che ha conosciuto un susseguirsi di migranti eccellenti –primi fra tutti Leonardo e Bramante – fino all’immigrazione vera e propria nella seconda metà del Novecento, un contributo fatto di pragmatismo ed efficienza.

A caratterizzare il fervore dello «stile milanese» è anche l’attività manifatturiera e poi industriale che si sviluppa dopo la fine del Risorgimento, raccontato efficacemente nel romanzo Cento anni (1859) dello «scapigliato» Giuseppe Rovani. La mostra si chiude con il futurismo di Boccioni, che implode nel Novecento di Mario Sironi, arrivato da Roma per incontrare la malinconia delle periferie, e l’avanguardia imprevista di Melotti e Fontana, ultimi interpreti del Genius Loci

di Bruno Gambarotta
di Melania Mazzucco
di Aldo Grasso
Milano e il suo Genius Loci

Delizia alle arachidi

Prova subito le nostre due nuove varietà Farmer.

20x CUMULUS

Novità

3.50

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dal 18.3
31.3.2025, fi no a esaurimento dello stock.

Pasqua

Per chi ama gli animali

Chi l’ha detto che nel nido di Pasqua ci debba sempre essere un coniglio di cioccolato?

In questo il coniglio accoglie una pianta, accompagnato da una gallinella di cioccolato e da una colomba di Pasqua.

Pianta d’appartamento Pasqua 1 pezzo Fr. 12.95

Un nido di Pasqua sorprendente

Per una volta il nido pasquale può anche contenere una sorpresa. Ecco quattro idee per aggiungere varietà al tuo nido di Pasqua

Testo: Dinah Leuenberger

GUSTO Pasqua

Per chi ama i conigli

Naturalmente i fan dei conigli non si accontentano di un coniglio di cioccolato. Ci vuole un’intera parata di conigli per dare sfoggio alla festa. In questo nido trovi i teneri salterini in tutti i colori, in tutte le forme e per tutti gli impieghi: dal tovagliolo alla tazza, via via fino agli adesivi...

7

Adesivi con pompom Conf. da 16 pezzi Fr. 3.95

Per chi ama le ghiottonerie

Questo nido è per coloro che vogliono tutto. Contiene una variopinta scelta di cioccolatini, tortine con diversi ripieni e persino un coniglio al gusto stracciatella di cioccolato bianco e fondente.

8 Bicchieri di carta 12 pezzi Fr. 4.50

9

Coniglio in monopattino di cioccolato al latte* 180 g Fr. 8.95

10

Tovaglioli Conf. da 20 pezzi Fr. 4.95

Per chi ama il glamour

Per loro il coniglio di Pasqua non lesina sui costi né sul lavoro. Questo nido rende più spendente e gloriosa la vita grazie al suo tocco particolare: ad esempio gli ovetti nei colori pastello e le uova al tegamino dalla forma perfetta.

11

Tavoletta a forma di coniglio Migros Sélection fragola* 90 g Fr. 4.95

12

Freylini Frey alla crème brûlée Limited Edition 200 g Fr. 4.95

13

Stampo per uova al tegamino Adatto anche per i pancake. Uovo, coniglio o fiore 1 pezzo Fr. 4.95

14

Uova di Pasqua Sélection CH da allevamento all’aperto 63g+ 4 pezzi Fr. 3.95

GUSTO

Pasqua

Ovetti per tutti i gusti

Sono dolci colorati e anche mitici: gli ovetti di cioccolato Freylini non possono assolutamente mancare a Pasqua. Ma quale gusto corrisponde a quale colore?

Partecipa ora

Crea l’ovetto di cioccolato come piace a te Ti piacerebbe arricchire l’assortimento con un’altra varietà?

Nell’Atelier Freylini la clientela può comporre il proprio ovetto di cioccolato preferito. Le tre migliori creazioni verranno votate e il gusto vincente sarà venduto a Pasqua 2026. Partecipa qui:

Ripieni misti
Ovetti Freylini Frey classics 480 g Fr. 10.95
Ovetti Freylini Frey specials 480 g Fr. 10.95
Ovetti Freylini Frey Pistacchio 200 g Fr. 4.95

Un’idea saporita per condire gli spaghetti

Per ottenere un pesto speciale, il consiglio è quello di mescolare piselli cotti e schiacciati con la forchetta a scaglie di aglio orsino, pinoli e pecorino

Pagina 37

L’avventura leggera dei Fraternauti alla carica

Mario e Luigi esplorano Elettria, un mondo bizzarro per un’esperienza avvolta in un mix di umorismo e meccaniche innovative, tra battaglie ritmate e soluzioni creative

Così la forza della natura ridisegnò il paesaggio

Itinerari ◆ Un’escursione a Flims nei Grigioni sulle tracce della più grande frana preistorica d’Europa

Romanzo Venziani, testo e immagini

«…ora Katharina vede come gli abeti più in alto, quelli che ancora sono in piedi vicino al punto da dove si è staccata la frana, precipitano nel Chlagg e vengono inghiottiti come da un mostro di montagna insaziabile, e come tutto il bosco di abeti da sotto la fessura scende a valle, come gli alberi si capovolgono e vengono coperti da sassi, e Katharina non capisce come mai tutto questo si svolge senza rumore, come se non succedesse davvero, e ora la montagna si ricorda che deve tuonare, perché tutto ciò sia vero, e allora tuona e fa fracasso e strepita e mugghia…1». Così Franz Hohler racconta attraverso le percezioni di Katharina, una bambina di sette anni, lo scoscendimento che l’11 settembre 1881 distrusse la frazione di Elm, nel canton Glarona, uccidendo 115 persone.

L’evento catastrofico che ridisegnò per sempre il volto della regione prendendo il posto di un ghiacciaio, risalirebbe a 9500 anni or sono

Chissà se qualche millennio prima, altri occhi sbigottiti furono testimoni di quell’evento straordinario che i romanci chiamano l’Uaul grond, la frana ciclopica che sconvolse e ridisegnò il paesaggio della valle del Reno anteriore, nell’odierno territorio di Flims e di Laax. Forse, a fare da inconsapevole spettatore, ci fu solo qualche cacciatore nomade dell’era post-glaciale, spintosi tra quelle montagne in cerca di selvaggina o di piante commestibili buone per placare la fame. Sì, perché allora sulle Alpi non ci viveva nessuno stabilmente, tutt’al più vi si avventuravano occasionalmente gruppi sparuti di cacciatori-raccoglitori, che si adattavano al clima alpino sfruttando le alture nella bella stagione e ritirandosi nelle pianure all’arrivo dell’inverno.

Fatto sta che, quanto successo, lo possiamo solo immaginare. E situare nel tempo, grazie a quanto rivelato dalle analisi del Carbonio 14, effettuate negli anni Novanta del secolo scorso, su antichi legni scovati nella gola della Rabiusa, e confermato da una successiva datazione cosmogenica 2, una tecnica utilizzata per determinare l’età delle rocce.

L’Uaul grond, quell’evento catastrofico che ridisegnerà per sempre il volto della regione, risalirebbe a 9500 anni or sono, secolo più, secolo meno.

Fino a un paio di millenni prima, il paesaggio era dominato da un esteso ghiacciaio, la cui pressione aveva modellato la roccia, crean-

Partenza e arrivo: Flims Waldhaus (1100 m)

Dislivello totale: + 175 m / – 190 m

Lunghezza del percorso: circa 6 km

Tempo di percorrenza: circa 2 ore

Difficoltà: itinerario percorribile facilmente sia in estate sia in inverno e adatto anche alle famiglie con bambini. Il percorso, variabile a piacimento, inizia a Flims Waldhaus, un po’ fuori dal paese (possibilità di parcheggio lungo la Via Sorts Sut). Dopo aver preso Via Selva, seguire le indicazioni per Conn. Una stradina si snoda attraverso il bosco fino a raggiungere lo sperone roccioso su cui sorge lo Spir, la terrazza panoramica, da cui si gode di una splendida vista sul canyon della Ruinaulta e i meandri del Reno anteriore. Al ritorno, si può passare dal Caumasee. Possibilità di ristoro

e

Alla scoperta dell’antica frana
nei due ristoranti di Conn
del Caumasee.
Il Reno scorre tranquillo disegnando un susseguirsi di meandri.
Pagina 39

do fratture e allentando gli strati geologici. Quando il ghiaccio si ritirò, lasciò un vuoto, una tensione trattenuta che, combinata con il graduale scioglimento del permafrost, innescò il disastro. La montagna, privata del suo equilibrio millenario, si riversò a valle con una forza devastante, ricoprendo una vasta area con un volume impressionante di detriti, stimato in oltre dodici chilometri cubi, che fa dell’Uaul grond la più grande frana preistorica d’Europa. Come se fosse crollato l’intero Cervino.

Gli oltre dodici chilometri cubi di montagna ridotta in detriti fanno dell’Uaul grond la più grande frana preistorica d’Europa. Come se fosse crollato l’intero Cervino

La massa rocciosa sbarrò il corso del Reno Anteriore, le cui acque formarono un grande lago, che si estendeva, pare, per oltre venticinque chilometri. Il bacino idrico resistette per millenni, prima che il fiume con il suo incessante scavare ne incidesse il fronte svuotandolo dalle sue acque. Al suo posto rimase la Ruinaulta, una gola selvaggia e spettacolare, a giusta ragione chiamata il Gran Canyon della Svizzera, lungo il quale il Reno, con un susseguirsi di curve sinuose, si snoda come una vena silenziosa tra alte e ripide pareti calcaree. Se non fosse per le bianche scogliere della Ruinaulta, oggi resterebbero ben pochi segni visibili della grande frana: vasti boschi di conifere e pascoli l’hanno lentamente ricoperta, cancellandone persino il ricordo e lasciando un pianoro armonioso di

estrema bellezza, su cui sono adagiati i comuni di Flims e di Laax. Eppure, a uno sguardo attento, emergono ancora tracce di quel re-

Quando la montagna si muove

«Tra gli eventi naturali più terribili delle Alpi ci sono le frane. Non è il velo effimero e leggero di una valanga di polvere o anche le masse d’acqua impetuose a spaventare maggiormente la mente dell’abitante della montagna; l’impressione diventa ancora più spaventosa quando un’intera montagna comincia a muoversi». Così scrive Armin Baltzer (1842-1913), professore e creatore dell’istituto di mineralogia e geologia dell’Università di Berna, in un articolo dell’Annuario del Club Alpino Svizzero del 1875, in cui analizza il fenomeno delle frane3

Tutto potrebbe far credere il contrario, ma il mondo alpino è sorretto da un equilibrio incredibilmente delicato. Misteriose forze geologiche e climatiche ne informano le dinamiche e sempre più spesso si assiste allo sgretolarsi delle montagne, che hanno ormai perso la loro proverbiale immobilità. E gli esempi non si contano.

Il più recente: la frana di Brienz/ Brinzauls, nel canton Grigioni. Il 16 giugno del 2023, un’imponente massa di roccia si stacca dalla montagna, seppellendo i prati e la strada, ma risparmiando il villaggio, nuovamente evacuato dallo scorso mese di novembre in seguito all’accelerazione del movimento franoso, che sembra inarrestabile.

Il 23 agosto 2017, il cuore della Valle Bregaglia è scosso con violenza incontenibile: tre milioni di metri cubi di roccia si staccano dal Pizzo Cengalo e precipitano nella Val Bondasca. La furia della montagna travolge il territorio sottostante, detriti, fango e polvere si riversano inesorabilmente su Bondo

moto sconvolgimento. Le scopro seguendo uno dei tanti sentieri che s’insinuano nella quiete della foresta dell’Uaul grond.

e sui villaggi vicini e inghiottono una decina di abitazioni. Otto escursionisti perdono la vita. È l’autunno del 2000 quando il piccolo villaggio di Gondo, in Vallese, è travolto da un mare di pietre e fango. La pioggia, battente e incessante per tre giorni, scatena la furia della montagna, che inghiotte dieci case, la scuola, i negozi e la strada. Nonostante l’evacuazione di una parte degli abitanti, tredici vite si spengono, come petali portati via dal vento di una tempesta che nessuno avrebbe potuto fermare. Sempre in Vallese, nel 1991, il villaggio di Randa, nella Mattertal, è devastato da due gigantesche frane in meno di un mese. Quasi trenta milioni di metri cubi di roccia e ghiaia seppelliscono le vie di comunicazione, invadono la Vispa, il fiume locale, e lasciano dietro di sé una distesa di detriti e un paesaggio lunare. Non ci sono perdite di vite umane, ma case e

Il terreno colonizzato dai boschi è un ammasso rabbioso di enormi blocchi di roccia, che giacciono in questa distesa come muti testimoni del cata-

fattorie vengono spazzate via assieme al bestiame.

Il 10 aprile del 1939, l’agglomerato di Fidaz, nei pressi di Flims, è investito da un importante ammasso roccioso staccatosi dal Flimserstein. Il Sonnenhüsli, un istituto per l’infanzia, è colpito in pieno e distrutto. Nel disastro perdono la vita 15 bambini e 3 adulti. Le autorità, per scongiurare il pericolo di nuovi crolli prendono di mira la parete rocciosa a colpi di cannone, abbattendo il materiale ancora instabile.

Ben più grave il bilancio dell’imponente scoscendimento del Rossberg, nella Svizzera centrale, che distrugge la località di Goldau. È il 2 settembre 1806: 457 le vittime, oltre trecento case e stalle cancellate dalla faccia della terra. La furia della montagna, però, non si ferma lì; parte della frana affonda nelle acque del lago di Lauerz, provocando uno tsunami alto 15

metri, che fa altri morti sulle sue rive. A volte è l’uomo che, più o meno inconsapevolmente, favorisce lo scatenarsi degli eventi. È stato il caso della già citata frana di Elm, le cui cause vanno ricercate nell’estrazione indiscriminata di ardesia dalla montagna sovrastante il villaggio. Una pratica iniziata nel Diciassettesimo secolo, ma che nell’Ottocento si fa più intensa, al punto da indebolire la struttura della roccia e provocarne il collasso. Nessuno si cura delle avvisaglie del fenomeno, le piccole frane e i crolli dei mesi precedenti, segni evidenti del cedimento degli strati rocciosi, e l’attività estrattiva non viene interrotta. Fino al disastro dell’11 settembre del 1881, quando il villaggio viene sepolto da un’enorme frana, che provoca 115 vittime.

La montagna, maestosa e silenziosa, osserva il nostro agire da millenni. Le sue vette raccontano storie di ghiaccio e roccia, di equilibri fragili che l’uomo ha spesso ignorato. Oggi, il suo respiro si fa irregolare: il permafrost si scioglie, i pendii cedono, i temporali si scatenano con furia inaudita.

L’acqua, che un tempo dava vita, ora travolge tutto, trasformandosi in fango e detriti che spezzano sentieri, case e destini, come successo la scorsa estate in Mesolcina e in Vallemaggia. Questi eventi non sono semplici capricci della natura, ma il riflesso delle nostre scelte. La Terra ci sta parlando, e noi dobbiamo ascoltarla. Possiamo ancora imparare: a rispettare i suoi ritmi, a proteggerla con gesti consapevoli, a cambiare prima che sia troppo tardi.

clisma. Sono avvolti dal verde vivo di muschi e arbusti montani che tentano di addomesticare l’asprezza di quel caos primordiale, dove le alte conifere sono nate e cresciute, radicandosi ostinate in ogni anfratto, afferrando con tenacia la poca terra che ricopre i grossi macigni. Con la neve, che ne addolcisce i contorni, vedi solo i più imponenti, ma la bella stagione svela completamente la drammatica grandiosità del paesaggio.

Raggiunto l’estremo lembo di questo balcone naturale, a Conn, un’ardita terrazza panoramica, lo Spir, si erge sopra la profonda gola del Reno, offrendo al visitatore un panorama tra i più impressionanti d’Europa e, al contempo, invitandolo a capire e a riflettere sull’equilibrio precario della natura, sulla sua forza impetuosa, ma anche sulla sua infinita capacità di distruggere e di creare, di impaurire e di stupire.

Note

1. Franz Hohler, Diluvio di pietre, ADV Publishing House Ltd, stampato dalle Arti grafiche Veladini, Lugano, 2008, pg. 128; 2. La datazione cosmogenica è una tecnica utilizzata per determinare l’età di rocce, sedimenti e superfici esposte alla radiazione cosmica. Si basa sull’analisi della concentrazione degli isotopi rari generati dai raggi cosmici quando colpiscono la terra. Analizzando la concentrazione di questi isotopi, si può stimare da quanto tempo le rocce sono esposte alle radiazioni provenienti dallo spazio. 3. Ueber die Bergstürze in den Alpen, von Dr. A. Baltzer, Separatabdruck aus dem Jahrbuch des S. A. C. (X. Jahrgang.), Zurigo, 1875.

Informazioni

Su www.azione.ch, si trova una più ampia galleria fotografica.

Decora la tua Pasqua

19.95 Bouquet di ranuncoli artificiale Home

39 cm, mazzo da 12, il mazzo

14.95 Bouquet di tulipani Real Touch artificiale Home

30 cm, il mazzo

4.95 Uovo in ceramica Home altezza 9,5 cm, il pezzo

12.95

Coniglietto in ceramica Home 21 cm, bianco, il pezzo

3.95 Uccellini con clip Home

disponibili in diversi colori, set da 2

14.95 Vaso in vetro scanalato Home 17 x 19,8 cm, il pezzo

19.95 Mazzo di peonie artificiali Home

55 cm, disponibile in rosa o bianco, il mazzo

Ricetta della settimana - Spaghetti all’aglio orsino

Ingredienti

Piatto principale

Ingredienti per 4 persone

500 g di spaghetti

pepe

parmigiano per condire

20 g di pinoli

Pesto di aglio orsino

100 g di aglio orsino

75 g di pinoli

60 g di parmigiano

grattugiato

2 dl di olio di colza sale

Preparazione

1. Per il pesto, lavate con cura le foglie di aglio orsino e fatele sgocciolare bene. Sminuzzatele grossolanamente e tritatele con i pinoli, il parmigiano e l’olio in un tritatutto. Condite con sale.

2. Tostate leggermente i pinoli in una padella.

3. Lessate gli spaghetti al dente in abbondante acqua salata. Scolate la pasta e versatela subito nella pentola senza farla sgocciolare.

4. Aggiungete il pesto di aglio orsino e mescolate bene. Condite gli spaghetti con una macinata di pepe.

5. Grattugiate il parmigiano a scaglie e servitele con gli spaghetti all’aglio orsino e i pinoli tostati.

Consigli utili

A cosa prestare attenzione quando si raccoglie l’aglio orsino selvatico: le foglie di aglio orsino sono riconoscibili dal lato superiore brillante, mentre quello inferiore è opaco e leggermente più chiaro. Inoltre, hanno un sentore d’aglio piuttosto intenso. Attenzione a non confondere l’aglio orsino con il velenoso mughetto o il colchico autunnale (detto anche falso zafferano), le cui foglie sono meno opache sul lato inferiore e più rigide di quelle dell’aglio orsino. Prima dell’utilizzo sciacqua accuratamente l’aglio orsino. Coprite d’olio il pesto avanzato e conservatelo in frigo.

Preparazione: circa 30 minuti

Per persona: 27 g di proteine, 72 g di grassi, 92 g di carboidrati, 1140 kcal

Iscriviti ora!

I membri del club Migusto ricevono gratuitamente la nuova rivista di cucina della Migros pubblicata dieci volte l’anno. migusto.migros.ch

Annuncio pubblicitario

Il powerpack svizzero

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dal 18.3 al 24.3.2025, fino a esaurimento dello stock.

Mario e Luigi: fraternauti in azione

Videogiochi ◆ Un’avventura tra risate, personaggi eccentrici e rompicapi, isole fluttuanti e battaglie strategiche

La serie di Mario & Luigi si è sempre distinta per il suo approccio unico al genere RPG (Role Playing Game), privilegiando l’umorismo e il gameplay innovativo rispetto a trame complesse e drammatiche. Mario & Luigi: fraternauti alla carica non fa eccezione, trasportando i celebri fratelli idraulici nel mondo di Elettria, un arcipelago di isole fluttuanti caratterizzato da un’atmosfera bizzarra e personaggi eccentrici.

Fraternauti alla carica, con il suo ritmo vivace, si lascia giocare più per il divertimento che per la sfida narrativa

La storia, pur non brillando per originalità, offre un pretesto divertente per esplorare questo nuovo mondo e sperimentare le originali meccaniche di gioco. Mario e Luigi si ritrovano catapultati su Elettria dopo un misterioso incidente, e dovranno collaborare per riconnettere le isole e tornare nel Regno dei Funghi. La loro base operativa è la Solcamari, una nave-isola che funge da hub centrale e si arricchisce di nuove funzioni e abitanti man mano che si progredisce nell’avventura.

L’esplorazione di Elettria si svolge sia a piedi, attraverso le diverse isole, sia in mare, navigando con la Sol-

camari. Il sistema di navigazione è intuitivo e dinamico, e permette di gestire la rotta, dedicarsi a missioni secondarie, affrontare nemici e raccogliere risorse. Nonostante la presenza di backtracking, ovvero la necessità di tornare sui propri passi per completare alcune missioni o sbloccare nuove aree, l’esperienza di gioco rimane fluida e coinvolgente, grazie anche a una serie di accorgimenti che semplificano gli spostamenti, come i tubi di viaggio rapido.

Il cuore del gameplay risiede nelle Azioni Fratelli, una nuova mecca-

Giochi e passatempi

Cruciverba

Pare che la città con più ponti al mondo sia… Termina la frase leggendo, a cruciverba ultimato, le lettere nelle caselle evidenziate.

(Frase: 7, 2, 2, 13)

ORIZZONTALI

1. Non chiara, equivoca

7. Seta artificiale

8. Muoiono sulla spiaggia

9. Simbolo chimico dell’olmio

10. Pari in ultime

11. Nobili etiopi

12. Preposizione

13. La cifra otto lo è di due

16. Primo elemento di parole scientifiche riferite al midollo osseo o spinale

17. Un uccello

18. A volte precede il... fatto!

20. Pianta aromatica

21. Sulle uova degli inglesi

22. Eventi imprevedibili

23. Bizzarro, originale

VERTICALI

1. Opera di Verdi

2. Più che una passione

3. Si trova in bagno

4. Tre di cinque vocali…

5. L e iniziali della cantante Nannini

6. Un mese

9. Saluto inglese

nica che permette a Mario e Luigi di combinare le proprie forze per superare ostacoli e risolvere enigmi. Che si tratti di raggiungere piattaforme elevate, planare in aria o attivare meccanismi nascosti, le Azioni Fratelli offrono momenti di gioco creativi e divertenti, sfruttando al meglio le caratteristiche uniche dei due protagonisti. Anche il sistema di combattimento si conferma un punto di forza. Gli scontri sono dinamici e richiedono riflessi pronti e una buona dose di strategia. Ogni attacco e difesa richiede la pressione di tasti al mo-

11. La ruota spagnola

13. A rbusti dalle aromatiche bacche

14. Un difettuccio

15. Privo di accento

16. Un titolo per prelati abbreviato

17. Una donna fra i Titani

18. Orecchio inglese

19. L a preposizione che accompagna

20. L e iniziali di una Carlucci conduttrice

21. Due di bastoni

mento giusto, trasformando le battaglie in una sorta di rhythm game. I nemici sono vari e imprevedibili, e ogni scontro, soprattutto quelli contro i boss, offre una sfida stimolante e appagante. Dal punto di vista tecnico, Fraternauti alla carica è un titolo di buon livello. La grafica in stile cartoon è colorata e dettagliata, con animazioni fluide e personaggi espressivi che ricordano il recente film di Super Mario. Le musiche sono orecchiabili e contribuiscono a creare un’atmosfera allegra e spensierata. Nonostante

qualche sporadico calo di frame rate e tempi di caricamento a volte eccessivi, il gioco si presenta come uno dei più belli e curati disponibili su Nintendo Switch.

Mario & Luigi: fraternauti alla carica è un’avventura divertente e coinvolgente, che saprà conquistare sia i fan di vecchia data della serie sia i nuovi giocatori. Un mix di esplorazione, enigmi, combattimenti e umorismo, che dimostra ancora una volta la capacità di Nintendo di creare esperienze di gioco uniche e memorabili.

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera

cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano

intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

Hit della settimana

Settimana Migros

invece di 25.94

1.95

invece di 2.85

Involtini di manzo M-Classic Svizzera, per 100 g, in self-service

7.95

invece di 11.90

Salame Nostranella Rapelli Svizzera, 2 pezzi, 300 g, in self-service, (100 g = 2.65)

Detersivo per bucato gel o power bars, Persil in confezioni speciali, per es. Gel Universal, 3,6 litri, 24.95 invece di 51.80, (1 l = 6.93)

invece di 20.25 Cosce di pollo M-Classic prodotto surgelato, in conf. speciale, 2,5 kg, (100 g = 0.44)

Ovetti di cioccolato Freylini classics Frey in conf. speciale, sacchetto, 1,3 kg, (100 g = 1.15) 42% Carote snack Danimarca, in busta, 200 g, (100 g = 0.50)

1.–

1.–Zucchine Spagna/Italia, 500 g, (100 g = 0.20)

1.–

Pompelmi rossi Spagna, rete da 3 pezzi

Più freschezza in tavola

2.60 Pere Kaiser Svizzera, al kg

2.90

invece di 4.35

= 0.73)

5.95 invece di 7.60 Fragole Spagna,

da 1 kg

Migros Ticino
Pomodori Piccadilly Migros Bio Italia, 400 g, confezionati, (100 g
cassetta

1.50

Lattuga verde Ticino, al

3.95

Prezzo basso Già 500 prodotti a prezzo basso permanente

2.80

Arance bionde

1.30

Melagrane

Perù, il pezzo

Formentino

180 g, (100 g = 2.19)

–.70

Cavolo rapa

Italia, il pezzo

5.–

PREZZO BASSO

Offriamo già 500 prodotti a prezzo discount: da M-Budget alla qualità bio. I prezzi bassi si trovano su tutto l’assortimento e includono i prodotti preferiti dalla nostra clientela, rendendo gli acquisti sensibilmente più convenienti per tutti. Ma non è tutto: stiamo già lavorando per offrire ulteriori prezzi bassi.

pezzo
Mele Gala Migros Bio Svizzera, al kg
Spagna, rete da 2 kg, (1 kg = 1.40)

Piatti a base di carne –

wienerli

8.50

invece di 10.70

Mostbröckli dell'Appenzello Spécialité Suisse, IGP affettato finemente, Svizzera, 120 g, in self-service, (100 g = 7.08) 20%

6.60

invece di 8.25

Piatto misto di affettati ticinesi prodotto in Ticino, in confezione da 150 g, (100 g = 4.40) 20%

conf. da 2 22%

6.95

invece di 9.–

conf. da 2 26%

Prosciutto al forno Tradition, IP-SUISSE 2 x 120 g, (100 g = 2.90)

8.50

invece di 11.50

Luganighetta Svizzera, 2 x 250 g, (100 g = 1.70)

3.50

Wienerli Migros Bio Svizzera, 4 pezzi, 200 g, in self-service, (100 g = 1.75) 22%

invece di 4.50

conf. da 5 29%

8.50

invece di 12.–

Consiglio: avvolgere in pancetta e pasta sfoglia e cuocere in forno

Wienerli M-Classic Svizzera, 5 x 4 pezzi, 5 x 200 g, (100 g = 0.85)

Migros Ticino
Migros Ticino

Crostacei, pesce e una gustosa ricetta

50%

7.95

invece di 15.90

Cozze fresche M-Classic, MSC pesca, Atlantico nordorientale, 2 kg, in self-service, (1 kg = 3.98)

Da pesca sostenibile in acque olandesi

MSC è un'organizzazione per la tutela degli oceani e del patrimonio ittico

conf. da 2 20%

12.70

invece di 15.90

Bastoncini di merluzzo Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 720 g, (100 g = 0.88)

33%

Pacific Prawns ASC o frutti di mare misti, Costa prodotto surgelato, in conf. speciale, per es. Pacific Prawns ASC, 800 g, 19.75 invece di 29.60, (100 g = 2.47)

8.95

invece di 12.–

Filetti di orata con pelle M-Classic, ASC

d'allevamento, Turchia, 350 g, in self-service, (100 g = 2.56) 25%

4.30

invece di 5.40

Mezza panna UHT

Valflora, IP-SUISSE

2 x 500 ml, (100 ml = 0.43)

IDEALE CON

2.60

invece di 3.30

Patate del nuovo raccolto

sacchetto da 1,5 kg, (1 kg = 1.73)

Egitto,

Formaggi, latticini e uova

Come il cacio sui maccheroni

conf. da 4 1.–di riduzione

5.–

invece di 6.–

Creme Dessert Tradition

Vanille, Caramel o Chocolat au lait, 4 x 175 g, (100 g = 0.71)

Contiene un mini Aromat

4.50

Uova di Pasqua svizzere da allevamento all'aperto con mini Aromat, 8 x 50 g+

a partire da 4 pezzi 20%

da 3 20% Senza

Tutti i vegurt bio V-Love e gli yogurt bio (Alnatura, yogurt di latte di pecora e di bufala esclusi), per es. al moca Migros Bio, Fairtrade, 180 g, –.76 invece di –.95, (100 g = 0.42)

Nostrani al naturale o alle erbe 200 g, per es. al naturale, 4.25 invece di 5.–, prodotto confezionato, (100 g = 2.13) 15%

Migros Ticino
Robiolini

2.40

invece di 3.–

ca. 200 g, per 100 g, prodotto confezionato 20%

Le Gruyère surchoix Migros Bio, AOP

1.90

700/800 g, per 100 g, prodotto confezionato 15%

Grana Padano, DOP

invece di 2.25

1.56 invece di 1.95

ca. 250 g, per 100 g, prodotto confezionato 20%

Appenzeller Surchoix

2.40

Sole del Ticino per 100 g, prodotto confezionato 15%

invece di 2.85

Leerdammer

fatte con amore Pane

Bontà appena sfornate e

20%

Tutti i cake Petit Bonheur per es. cake al cioccolato, 420 g, 4.16 invece di 5.20, prodotto confezionato, (100 g = 0.99)

30%

4.40

invece di 6.30

Berliner con ripieno ai lamponi in conf. speciale, 6 pezzi, 420 g, (100 g = 1.05)

Si possono congelare fino a 3 mesi senza perdere in qualità

20%

Torta di carote e tranci di torta di carote per es. trancio di torta di carote, 2 pezzi, 140 g, 2.80 invece di 3.50, prodotto confezionato, (100 g = 2.00)

Pane Harry forno a pietra, multicereali e Vital & Fit, per es. forno a pietra, 500 g, 2.36 invece di 2.95, (100 g = 0.47) 20%

Prodotti freschi e pronti

Questi qui van giù che è una bellezza

Focaccia alsaziana originale

2 x 240 g o 2 x 350 g, per es. 2 x 240 g, 5.40 invece di 6.40, (100 g = 1.13) conf. da 2 15%

Spremuti subito dopo la raccolta

a partire da 2 pezzi 20%

Tutti gli smoothie e i succhi, Innocent, refrigerati per es. succo d'arancia, 900 ml, 3.96 invece di 4.95, (100 ml = 0.44)

Pasta Anna's Best, refrigerata ravioli di manzo d'Hérens del Vallese o spätzli all'uovo, per es. ravioli, 3 x 250 g, 11.75 invece di 14.85, (100 g = 1.57)

Cornatur scaloppina al limone e pepe o scaloppina caprese, per es. scaloppina al limone e pepe, 2 x 220 g, 7.90 invece di 9.90, (100 g = 1.80)

Tutte le salse per insalata Frifrench per es. Francese, 500 ml, 3.85 invece di 5.50, (100 ml = 0.77) a partire da 2 pezzi 30%

conf. da 2
conf. da 3

Fan contento il cuore e pure la gola

raffinate con ingredienti di alta qualità

5.95

Snack e aperitivi

Piccole croccanti delizie

conf. da 3

Sun Queen gherigli di noci, noci di anacardi o noci miste, per es. gherigli di noci, 3 x 130 g, 7.– invece di 10.50, (100 g = 1.79)

Salatini da aperitivo Party Crackers, Pizza Crackers o Sticks, in confezioni speciali, per es. Pizza Crackers, 450 g, 7.40 invece di 9.30, (100 g = 1.64)

tante proteine vegetali

Noci del Parà Migros Bio, Fairtrade 150 g, (100 g = 3.40)

conf. da 2 20%

Graneo o Snacketti, Zweifel disponibili in diverse varietà, per es. Paprika Shells Snacketti, 2 x 75 g, 3.10 invece di 3.90, (100 g = 2.07)

Tutto l'assortimento Blévita per es. Gruyère, AOP, 6 x 38 g, 3.35 invece di 3.95, (100 g = 1.47)

Ecco i prodotti di cui fare scorta

2.75

3.50

5.80 Müesli Crunchy High Protein Oh!

Farmer aha! Peanut Caramel o Peanut Choco Chips, 150 g, (100 g = 2.33)

3.50 Barretta proteica Yfood Salty Nut o Hazelnut Chocolate, 60 g, (100 g = 5.83)

6.60

Pukka bio Morning Berry o Three Mint, 20 bustine, (10 g = 1.94)

3.20

Azioni per scorte edibili...

Conservabilità di più mesi

Spugnole e funghi porcini secchi, M-Classic per es. funghi porcini, 100 g, 6.27 invece di 8.95 30%

da 3 33%

7.–invece di 10.50

Rösti Original XL M-Classic 3 x 750 g, (100 g = 0.31)

conf. da 3 25%

a partire da 2 pezzi 30%

Tutto l'assortimento Happy Hour prodotto surgelato, per es. cornetti al prosciutto M-Classic, 12 pezzi, 504 g, 4.76 invece di 6.80, (100 g = 0.94)

Pizze Toscana o Margherita, M-Classic prodotto surgelato, per es. Toscana, 3 pezzi, 1080 g, 8.85 invece di 11.85, (100 g = 0.82)

conf. da 6 22%

5.60 invece di 7.20

Fleischkäse Malbuner disponibili in diverse varietà, per es. delicatezza, 6 x 115 g, (100 g = 0.81)

conf.

... e potabili Bevande

Bellezza e cura del corpo

Specchio, specchio delle mie brame...

7.40 invece di 9.90

Shampoo o balsamo, Elseve per es. shampoo Color-Vive, 2 x 250 ml, (100 ml = 1.48)

12.50 Strisce depilatorie Veet Pure Sensitive 20 pezzi, (1 pz. = 0.63)

Tutto l'assortimento L'Oréal Paris (confezioni da viaggio e confezioni multiple escluse), per es. mascara Volume Million Lashes Panorama, nero, il pezzo, 18.71 invece di 24.95

Prodotti per la rasatura Wilkinson Sword rasoio, stick da barba e lame, per es. rasoio, il pezzo, 12.95

15%

Assorbenti o salvaslip, Molfina per es. salvaslip Normal, FSC®, 2 x 60 pezzi, 4.25 invece di 5.–

da 2 16%

2.85 invece di 3.40

Assorbenti Ultra Molfina, FSC® Normal, Normal Plus o Night Plus, per es. Normal Plus, 2 x 14 pezzi

20x CUMULUS Novità

8.95

Balsamo 10 in 1 Cica Repair+ Mixa 150 ml, (100 ml = 5.97)

«Ripara» la pelle di piedi, mani, ginocchia e gomiti Senza profumo, per pelli secche

2.70 Olio per le labbra I am il pezzo

a partire da 2 pezzi 25%

Tutto l'assortimento Pedic e Compeed (confezioni da viaggio escluse), per es. crema Cura intensa, 75 ml, 3.38 invece di 4.50, (10 ml = 0.45)

20x CUMULUS Novità

20x CUMULUS Novità 5.95 Crema idratante Deep Moisture Neutrogena 200 ml, (100 ml = 2.98)

6.95 Lozione per il corpo Nivea Repair & Care

conf. da 2
conf.

... chi ha i denti più belli di tutto il paese?

Dentifricio Meridol protezione gengive o protezione gengive e sbiancante delicato, per es. protezione gengive, 2 x 75 ml, 7.70 invece di 10.30, (100 ml = 5.13) conf. da 2 25% Spazzolini da denti Meridol delicati, medi o extra delicati, per es. delicati, 6.45 invece di 8.60, (1 pz. = 3.23)

Un affare pulito in tutto e per tutto

Prezzi imbattibili del weekend

30%

Tutto l'abbigliamento per bebè e bambini e tutte le scarpe per bambini incl. calzetteria, biancheria da giorno e da notte (articoli Hit esclusi), offerta valida dal 20.3 al 23.3.2025

8.90

di

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.