Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Nel Locarnese sta prendendo forma il progetto di un’ampia area di svago tra i fiumi Maggia e Melezza
Ambiente e Benessere L’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 invita a conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine: un aiuto arriva dallo spazio
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXII 14 gennaio 2019
Azione 03 Politica e Economia La senatrice Elizabeth Warren si candida per la nomination democratica alla Casa Bianca
Cultura e Spettacoli Orson Welles e gli altri: breve viaggio nel mondo dell’arte alla scoperta di veri falsari
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AFP
Un muro che divide l’America
A caccia di vittorie simboliche di Peter Schiesser Un muro che divide l’America, abbiamo intitolato la fotografia di copertina: la divide al suo interno, come simboleggiato dal parziale shutdown del governo statunitense, e la divide dal resto del mondo. Il muro agognato da Trump è un potente simbolo di arroccamento, vagamente medievale, in una società chiusa, possibilmente in maggioranza bianca e protestante. E il suo effetto lo raggiunge: il messaggio al mondo di una superpotenza che si chiude in casa è passato. Il presidente americano ha creato il muro nelle menti delle persone prima ancora che sul territorio. Come detto dal commentatore del «New York Times» Jorge Ramos, Trump ha ottenuto quel che voleva: lui è il muro. Non a caso, ad oggi non esiste un progetto con un programma concreto. Trump parla di aggiungere 1600 chilometri di muro ai 1100 esistenti (i 5,7 miliardi di dollari, riguardo ai quali c’è il braccio di ferro con la Camera dei rappresentanti, servono per 400 chilometri scarsi), ma non si sa neppure con quale materiale, in quale forma e altezza realizzarlo. Le stime dei costi variano da 25 a 70 miliardi di
dollari. Alla fine, risulterebbero cintati 2700 dei 3200 chilometri di confine con il Messico. Un’opera mastodontica che probabilmente non vedrà mai la luce, per l’opposizione politica dei democratici ma anche per le difficoltà ad espropriare i terreni ai privati: sono ancora aperti nei tribunali dei procedimenti intentati ai tempi di Bush padre. Ma se anche lo fosse, sarebbe inutile, poiché la maggior parte degli immigrati clandestini negli Stati Uniti vi giunge con un visto da turista e poi non fa ritorno a casa, i traffici di droga trovano altri canali, soprattutto via mare. Inoltre, come argomentano gli oppositori al muro, «se ne fate uno alto 15 metri ci saranno scale di 15,5 metri», oppure, come afferma il deputato repubblicano del Texas Will Hurd, si cercano «soluzioni del terzo secolo per problemi del ventunesimo». Ma, appunto, a Trump interessa vincere sul piano simbolico, mostrare al suo elettorato che mantiene le promesse, che dà risposte alle loro paure; gli serve anche in vista delle prossime presidenziali, che si avvicinano rapidamente. Per ottenere queste vittorie simboliche è disposto a tutto: ad assumere poteri speciali per scavalcare il Congresso in barba alla Costituzione, a lasciare senza paga 800mila dipendenti pubblici e le
loro famiglie (persino i membri della scorta del presidente e della sua famiglia, tutti agenti dei servizi segreti, stanno lavorando gratuitamente, al momento). Focalizzarsi su un tema emotivamente carico aiuta inoltre a dimenticare che finora, a parte i massicci sgravi fiscali decisi con il favore del Congresso ancora interamente nelle mani dei repubblicani, la presidenza Trump ha concluso poco, si è distinta soprattutto per l’ostinazione a smantellare ogni riforma introdotta da Obama e da un enorme caos, nella politica estera e all’interno della sua Amministrazione. Le dimissioni eccellenti nel suo governo sono state numerose in questi due anni e altre sono in arrivo. In arrivo sembra esserci anche la fine dell’inchiesta del procuratore speciale Robert S. Mueller sui presunti rapporti fra la squadra elettorale di Trump e i russi, con conseguenze imprevedibili. Tuttavia, The Donald resta l’animale politico del momento, quello da battere. Senza scrupoli, sa sbarazzarsi di chiunque, avversario o alleato. Resta imprevedibile, unica certezza e costante: il suo egocentrismo. Il muro ai confini del Messico più che un progetto è una visione, con le reazioni e le azioni che suscita, Trump ci sta mostrando che per ora le sue visioni hanno più impatto dei fatti concreti, misurabili.