Cooperativa Migros Ticino
Società e Territorio Con «Prova il tasto modifica» la SUPSI invita i cittadini a mappare online il Ticino
Ambiente e Benessere Patologie degli arti: ne parliamo con i chirurghi Jochen Müller e Daniele De Spirito
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXI 12 novembre 2018
Azione 46 Politica e Economia Donald Trump reintroduce le sanzioni all’Iran per strappare concessioni
Cultura e Spettacoli L’editore Dadò ripropone Quando tutto va male del ticinese Guido Calgari
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Riscatto a metà per l’altra America
Viaggio nell’impegno di Migros per cultura, formazione e socialità
di Peter Schiesser
di Sidler, Lüönd, Vogt, Wuthrich, Stutz, Ramezani
pagine 2-6
Quando negli Stati Uniti hai di fronte il più polarizzante presidente degli ultimi decenni e dalla tua parte la tradizione secondo cui con un presidente il cui apprezzamento popolare è al di sotto del 50 per cento il suo partito perde in media 37 seggi alla Camera dei rappresentanti, una riconquista della camera bassa con un guadagno di 30 seggi equivale al massimo ad una vittoria ai rigori. Trump può davvero esultare (il suo narcisismo non gli permetterebbe comunque di ammettere una sconfitta): con il Senato saldamente in mano ai repubblicani, lui non rischia l’impeachment. Tutto il resto conta di ottenerlo con il suo stile: martello e invettive. Ma un po’ hanno perso tutti, quindi gli Stati Uniti interi, il fossato dell’odio reciproco che ha favorito la presidenza Trump due anni fa si conferma drammaticamente. I due fronti non hanno quasi più nulla in comune. Il presidente ha voluto personalizzare le elezioni di Midterm e anziché far leva sul buono stato dell’economia appropriandosene i meriti ha preferito scagliarsi contro gli immigrati, che fanno rima con criminali, puntare al «noi contro loro», inteso come repubblicani contro democratici. E la base del suo partito lo ha seguito con slancio. Oggi il partito repubblicano è Trump, non c’è molto spazio per i moderati. Dal canto loro, i democratici hanno vinto presentando un misto di candidati di centro e di sinistra. Alcuni con un’agenda più politica (con in primis la difesa di Obamacare e una legislazione più severa sulle armi), altri in funzione anti-Trump. Comunque, gli azzurri, come sono definiti i democratici rispetto ai rossi repubblicani, in reazione alla misoginia del presidente hanno saputo mobilitare molte donne, con un successo dignitoso e a volte spettacolare, e motivare i giovani (spesso simpatizzanti di Bernie Sanders) ad andare alle urne. Inoltre, se in passato i democratici erano forti nei centri urbani e i repubblicani nelle zone rurali e negli agglomerati, questa volta i primi sono riusciti a sfondare anche negli agglomerati. Se pure il risultato concreto è stato di soli 30 seggi in più alla Camera, uno sguardo alla cartina nazionale del voto indica complessivamente uno spostamento a sinistra del 10 percento dei voti. Un risultato che può essere episodico e non per forza una tendenza, ma che potrà servire da base ai democratici per definire la strategia per affrontare le presidenziali fra due anni (quindi le primarie fra poco più di un anno). E ora, che cosa cambierà? A Washington il presidente verrà un po’ più imbrigliato, magari lui e i suoi dovranno dedicare più tempo alle inchieste che i democratici potranno iniziare su Trump, sui suoi trascorsi fiscali, sulla Russia-connection, ma il presidente avrà ancora mano libera sulle nomine (di competenza del Senato) e farà di tutto per imporre la sua agenda se l’opposizione non vorrà fare compromessi con lui. Forse avremo uno stallo politico, o forse il pragmatismo che alla fine i politici sanno (quando vogliono) sfoderare porterà a decisioni politiche più moderate, ciò che potrebbe essere balsamo sulle ferite della divisione della società statunitense. Ma importante è anche ciò che avverrà nei singoli Stati: in concomitanza con le elezioni di medio termine c’erano quelle per i governatori, e qui i democratici ne hanno guadagnati 7, portandosi a 22 rispetto ai 25 repubblicani (con Obama i democratici ne avevano persi 13). I singoli Stati hanno molti poteri e influsso sulla politica nazionale. I governatori possono per esempio ridisegnare i collegi elettorali, per creare feudi sicuri per il proprio partito. Anche questo, un piccolo mal di pancia per Trump. Annuncio pubblicitario
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