Azione 02 del 7 gennaio 2014

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 S. Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 7 gennaio 2014

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Azione 02

Società e Territorio Riflessioni sull’odierna possibilità di incrementare le prestazioni cognitive attraverso l’ingegneria genetica

Ambiente e Benessere Le infermiere specializzate del Servizio di diabetologia dell’Ospedale regionale di Lugano (OrL), Manuela Maffeis Bassi e Samanta Ferrazzini, ci parlano di una malattia non ancora abbastanza conosciuta

Politica e Economia Dietro agli attentati nel Caucaso sta la rivalità fra Russia e Arabia Saudita e un accordo mancato

Cultura e Spettacoli L’inconfondibilità di stile di omas Schütte in mostra alla Beyeler di Basilea

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Jacek Pulawski

Scrutando l’immenso

di Jacek Pulawski

Novecento presente o passato? di Peter Schiesser In un anno come questo, in cui ricorre il centenario dallo scoppio della «Grande guerra», un interrogativo si porrà di frequente: la storia si ripete, può ripetersi, oppure ogni momento, ogni situazione politica sociale economica culturale, è unica? Angelo Rossi, a pagina 17, trova argomenti per suggerire una risposta affermativa (in contesto ticinese), altri studiosi, su altri giornali, tracciano parallelismi fra la Germania di allora e la Cina di oggi (potenze emergenti, giunte «in ritardo» sulla scena geopolitica e con il sentimento di sentirsi accerchiate), tra il regno asburgico, durato sei secoli, apparentemente solido ma incapace di resistere a mutamenti storici, geopolitici, culturali, che si imposero ai suoi confini, e l’Unione europea di oggi, che rischia di essere marginalizzata in un mondo il cui asse si sposta verso Oriente. Si potrebbe proseguire all’infinito nella ricerca di ciò che ci accomuna a quel tempo e di ciò che ci distingue, nell’inconscio esercizio di esorcizzare un passato catastrofico e di mantenerlo a debita distanza da un presente che in Occidente è vissuto psicologicamente come un momento di decadenza, benché – paradossalmente – offra un livello

di benessere collettivo e individuale mai sperimentato nella storia dell’umanità. Ma, sintetizzando, potremmo rispondere che la storia si ripete nella sua essenza, non per forza in forme eguali, nella misura in cui l’essere umano e le élite che lo guidano o rappresentano non traggono insegnamento dagli errori delle generazioni precedenti. Per cui, la domanda da porre è: abbiamo imparato le lezioni inferte dalla prima e dalla seconda guerra mondiale? 60 anni di pace sul continente europeo inducono a rispondere affermativamente. La cruenta fine del Novecento, infiammatosi sul finire in un’ennesima guerra dei Balcani, a Sarajevo, dove era cominciato nel 1914 con l’assassinio dell’erede al trono dell’impero austro-ungarico da parte di un giovane nazionalista serbo, ci ricorda però che i vulcani possono dormire a lungo ma sempre risvegliarsi. E allora è importante mantenersi vigili e non cullarsi nell’illusione che un equilibrio possa durare per sempre. Ma come? Per esempio, assumendosi la responsabilità e il coraggio – come politici e come cittadini – di difendere valori e conquiste che hanno permesso ai popoli europei di riavvicinarsi, conoscersi, apprezzarsi, collaborare dopo guerre devastanti condotte in nome della supremazia di una razza e/o di un’ideologia, riconoscendo pari dignità ad ogni es-

sere umano; ed evitando di cedere al richiamo di sirene che offrono soluzioni semplici additando nemici da disprezzare e da eliminare. Certo, più facile a dirsi che a farsi in un mondo moderno in cui sono state rapidamente globalizzate enormi opportunità ma anche grosse incertezze, in cui è venuto a mancare il collante di ideologie e valori che «spiegavano» e ordinavano la realtà, mentre l’individuo si ritrova parte di una comunità vastissima ma dai legami fragili, poiché accomunata quasi solo dalla condivisione di realtà sempre più virtuali e materiali. Facile, piuttosto, che trovino presa – come sta avvenendo – movimenti che si richiamano a forme aggressive di nazionalismo e localismo, con la promessa di restituire un’identità perduta. In realtà, la storia e la vita ci insegnano proprio che l’identità (di un essere e di un popolo) è una «cosa» complessa, diversa per ognuno, che si costruisce e si rafforza nell’incontro con gli altri, in tensione fra il mondo in cui siamo nati e quello che va trasformandosi durante la nostra esistenza. Non è facile affrontare le difficoltà che impone la vita, spesso vien voglia di ripiegarsi su se stessi e dimenticare fatiche e dolori propri e di chi sta intorno, ma è solo rimettendosi ogni volta in cammino insieme che l’umanità è progredita.


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