Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 S. Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 13 gennaio 2014
Azione 03 9 pping 1-42 / 56-5 o h s M ine 4 g a p e all
Società e Territorio L’attività della Fondazione éducation 21 a favore dell’educazione allo sviluppo sostenibile
Ambiente e Benessere Perché l’impianto di smaltimento rifiuti di Giubiasco si chiama termovalorizzatore e non inceneritore?
Politica e Economia Il 2014, con le elezioni di midterm di novembre, sarà un anno cruciale per Barack Obama
Cultura e Spettacoli In una strabiliante mostra a Roma sono esposti i tesori creati per San Gennaro
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Stefano Faravelli
Gli ultimi esploratori
di Stefano Faravelli
Immigrazione, nodo elvetico di Peter Schiesser Una volta di più, la presenza e il numero crescente di cittadini stranieri diventa tema dominante fra la popolazione svizzera e sfocia in una votazione. Per un Paese che da decenni è da considerare «di immigrazione» ma tenacemente si rifiuta di riconoscerlo, si tratta di una questione senza una possibile soluzione definitiva, anche quando le proposte avanzate sono drastiche nelle loro conseguenze. L’immigrazione è un fenomeno che non si può impedire, poiché è frutto di necessità economiche da ambedue le parti e conseguenza del grande successo economico che una nazione piccola come la nostra è riuscita a conquistarsi. Certo, si può tentare di frenarla, che è quanto cerca di fare l’iniziativa popolare dell’Udc contro l’immigrazione di massa, con cui in sintesi vorrebbe tornare a porre un tetto massimo di immigrati all’anno, come si faceva prima della libera circolazione delle persone. Siccome la stessa Udc è consapevole dell’importanza per l’economia svizzera di trovare il necessario personale qualificato, ciò che oggi è garantito proprio dall’accordo con l’Ue sulla libera circolazione, promette «contingenti generosi»; vorrebbe invece porre dei limiti al ricongiun-
gimento familiare (rappresentano attualmente fra il 23 e il 32 per cento della popolazione immigrata). Una cosa è certa: un sì all’iniziativa al voto in febbraio farebbe cadere la libera circolazione delle persone e quindi l’intero pacchetto di accordi denominato «Bilaterali 1», con un bel po’ di conseguenze per l’industria di esportazione. Meno certo è se davvero potrebbe frenare l’immigrazione: come ricordato dal Consiglio federale un anno fa, il regime di contingentamento non ha potuto impedire che dal 1960 e il 1974 immigrassero ogni anno in media 140mila persone, il doppio rispetto ad oggi (in una Svizzera che nel 1960 contava 5,4 milioni di abitanti, mentre oggi ne conta 8). In effetti, diversi esperti sostengono che non è tanto il quadro normativo più o meno attrattivo a scatenare una corsa all’immigrazione in Svizzera, quanto piuttosto la situazione congiunturale dei Paesi di emigrazione. Il politologo zurighese Michael Hermann ha fatto notare («Tages Anzeiger», 28.12.13) che il numero di immigrati tedeschi ha toccato il picco subito dopo l’entrata in vigore della piena libera circolazione e da allora è declinato; motivo: dal 2000 al 2008 l’economia tedesca era in difficoltà, da allora macina a pieno regime e si emigra quindi meno. Tuttavia, se persino frenare l’immigrazione può rivelarsi impos-
sibile, che cosa si può e si deve fare è riconoscere i problemi che un forte afflusso di persone in cerca di lavoro può causare e cercarvi rimedio. In realtà, non è sempre facile determinare in quale misura un problema sia riconducibile all’immigrazione. Per esempio, la scarsità di abitazioni e il conseguente aumento del costo degli affitti che si registra in particolare Oltralpe è dovuta ai 70mila cittadini europei all’anno che emigrano in Svizzera, oppure (come argomenta il Consiglio federale) è soprattutto conseguenza della richiesta di abitazioni proprie e di un’accresciuta mobilità da parte della popolazione svizzera? E quali possono essere le soluzioni per non consumare troppo altro territorio: frenare l’immigrazione oppure passare da un’urbanizzazione orizzontale a una verticale, ossia costruire più in altezza che ulteriori casette unifamiliari? Infine, considerando i problemi di traffico: per quanto riguarda il Ticino, è difficile negare che 60mila frontalieri abbiano il loro peso nell’intasare determinate strade, ma il collasso totale lo si potrà evitare solo se tutti utilizzeremo meno l’auto. I problemi, insomma, sono spesso compositi e le soluzioni richiedono sacrifici anche alla popolazione svizzera. Soluzioni semplici, anche qui, non ne sono ancora state trovate.