Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 S. Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 3 febbraio 2014
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Società e Territorio Aumentano in Ticino i casi di indebitamento eccessivo e fallimento personale. Ora si pensa alla prevenzione
Ambiente e Benessere «Donna & Cuore – quello che le donne dovrebbero sapere sulle malattie cardiovascolari» è il tema della conferenza organizzata da Forum Elle per il 6 febbraio. Ce ne anticipa il contenuto la dottoressa Julija Klimusina
Politica e Economia La Tunisia approva la nuova Costituzione, raro esempio di democrazia mediorientale
Cultura e Spettacoli Un’immersione negli abissi dell’animo umano: la scrittura di William S. Burroughs
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Matteo Bellinelli
Mongolia, terra di conquista
di Matteo Bellinelli
Se ricchezza non fa rima con democrazia di Peter Schiesser Venticinque anni fa, quando l’impero sovietico si sbriciolò decretando il fallimento dell’ideologia comunista, si fece largo una certezza: il libero mercato avrebbe conquistato il mondo e la crescente ricchezza avrebbe convertito alla democrazia anche i nemici ideologici di ieri, Russia e Cina, oltre che portare pace e benessere nel Terzo mondo. Oggi dobbiamo riconoscere che questa certezza era un’ingenua utopia. Russia, Cina, ma anche India, Brasile e tanti altri Paesi emergenti sono oggi delle potenze economiche, ma nessuno di questi è diventato più democratico di quanto lo era prima. Soprattutto, non esiste un controllo democratico sulle ricchezze di quei Paesi: ovunque – e in maniera più marcata laddove c’è un’eredità comunista – sono sorte oligarchie con stretti rapporti con il potere che si sono arricchite spudoratamente e continuano a farlo, ampliando il divario fra chi ha potere e ricchezza e la gran parte della popolazione. Le ricerche condotte dal Consorzio internazionale di investigazione giornalistica (ICIJ), che raggruppa 160 giornalisti e collabora con un gran numero di testate prestigiose, sulla base di 2,5 milioni di documenti trafugati nel
2012 da due società specializzate in attività finanziarie off-shore, ci mostrano che cosa sta succedendo in Cina. Mesi di lavoro sui 22mila cinesi che hanno portato capitali all’estero ha permesso di dare una dimensione e tanti nomi al sistema politico-affaristico che regge le sorti del capitalismo di Stato cinese. In sostanza, per chiunque voglia fare affari in Cina è vitale creare uno stretto legame con i famigliari dei politici più potenti. Li chiamano i «principi rossi» e rappresentano la chiave di volta per affari colossali. «Le Monde» ha portato nelle ultime settimane un mare di esempi, quello più clamoroso riguarda due figli di Wen Jiabao, primo ministro dal 2003 al 2013, e il Credit Suisse. Dopo averli aiutati a creare delle società off-shore nelle Isole vergini britanniche e poi rafforzato sempre più i legami con loro, nel 2005 il Credit Suisse è diventata la prima banca occidentale ad entrare nel mercato cinese della gestione patrimoniale – secondo «Le Monde» proprio grazie a questa vicinanza con il potere –, e oggi gestisce 24 miliardi di euro. Ma come banca si può guadagnare molto anche con le privatizzazioni: JP Morgan (oggi sotto inchiesta in America per sospetta corruzione) ha pagato fra il 2006 e il 2008 su un conto offshore quasi 2 milioni di dollari alla
figlia di Wen Jiabao e si è poi aggiudicato il mandato di privatizzare le ferrovie cinesi, per una commissione di 100 milioni di dollari. È noto: la corruzione è endemica in Cina, ma oggi ha raggiunto livelli stratosferici. Per lavare il denaro che ne deriva bisogna dapprima trasferirlo all’estero. Siccome i cinesi non possono esportare più di 50mila dollari, cadono a fagiolo le costruzioni finanziarie off-shore. La Ong Global financial integrity stima in 3700 miliardi di dollari i capitali cinesi (certo non solo derivanti da corruzione) portati illegalmente all’estero fra il 2000 e il 2011. Il nuovo presidente, Xi Jinping, ha dichiarato guerra alla corruzione, poiché si è reso conto che può provocare rivolte popolari, ma finora agisce in modo selettivo: se ne sta servendo per eliminare gli avversari interni e nel contempo fa condannare Xu Zhiyong e altri attivisti del Nuovo movimento dei cittadini che chiedono misure contro la corruzione. Ma questo non è solo un problema della Cina, o della Russia, o di altri Paesi emergenti, poiché i proventi della corruzione e di affari sporchi servono poi per acquistare aziende e proprietà nel resto del mondo. Inquinano perciò l’economia mondiale, che sempre più viene condizionata da persone senza scrupoli e da chi si mette al loro servizio. E senza etica, niente democrazia.