Azione 10 del 3 marzo 2014

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 S. Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 3 marzo 2014

Azione 10 M sho alle pa pping gine 3 3-45 / 51-61

Società e Territorio Migranti e lavoro di cura: una ricerca della Supsi indaga il mondo delle badanti

Ambiente e Benessere Il dottor Pierre Kahn, psicologo clinico e psicoterapeuta, ci parla dell’importanza di aiutare i giovani nelle fasi difficili del loro ciclo di vita

Politica e Economia Dopo la battaglia di Kiev sale la tensione con la Russia

Cultura e Spettacoli La Fondation Beyeler di Basilea presenta un’ottantina di opere di Odilon Redon

pagina 9

pagine 19, 20, 21 pagina 2 pagina 27

Avanti il prossimo RSI, un direttore nuovo Uomo della Provvidenza per una televisione in mutamento Anche questa volta l’Italia non sfugge alla tentazione di affidarsi all’«Uomo della Provvidenza» per salvare miracolosamente il Paese dal disastro imminente. Dopo il Ventennio berlusconiano e lo sfascio politico, morale, economico che ne è seguito, l’unica alternativa praticabile era incarnata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. Profilatosi come «rottamatore» delle cariatidi di un Partito Democratico ormai svuotatosi della spinta ideale del Partito Comunista Italiano attraverso le metamorfosi degli ultimi 20 anni, viene ora elevato a demiurgo cui è affidata la rinascita del Belpaese. La scalata di Renzi alla presidenza del Consiglio era solo una questione di tempo, un fatto ineluttabile, per cui la poco elegante defenestrazione di Enrico Letta da Palazzo Chigi ha certo dato fastidio a tanti, anche fra i sostenitori di Renzi, ma è stata archiviata come un mal di pancia passeggero. Perché Matteo Renzi, caustico golden boy toscano, era ormai l’ultima spiaggia per un Paese profondamente diviso e disorientato. Renzi piace: sprizza simpatia, è giovane e spregiudicato, ha la battuta pronta (da ricordare quella sui grillini: dobbiamo volergli bene a quelli, con il capo che si ritrovano), entusiasmo, carisma, intelligenza, baldanza, ambizione; possiede, insomma, in sufficiente misura le qualità berlusconiane che hanno stregato gli italiani, tanto da poter mettere in soffitta il vecchio Berlusconi. Perlomeno, non affronta la sua «discesa in campo» nella politica nazionale con il conflitto di interessi del Cavaliere che tanto inquinò la sua azione politica. E ha avuto il coraggio di affermare che se il suo governo fallirà, la colpa sarà sua – una novità, nel mondo politico italiano e non solo. Ma, qual è il suo programma, quali ingredienti hanno le sue ricette per risollevare l’economia e ridare fiducia agli italiani? Con gli «Uomini della Provvidenza» il rischio è che il leader diventi il programma, anziché averne uno. Fin qui la lacuna principale del nuovo capo del governo italiano è stata di dire che cosa farà ma non come lo farà. In che modo riuscirà a spendere, investire e ridurre le imposte se le casse dello Stato sono ancora vuote? Come avvenne con Obama negli Stati Uniti, Renzi sta sollevando enormi aspettative e verrà misurato sulle promesse mantenute e soprattutto su quelle tradite. E non sono promesse da poco: la riforma del lavoro in marzo, della pubblica amministrazione in aprile, del fisco in maggio – come ha scritto Beppe Severgnini sul «Corriere della Sera»: «tre mesi per tre cose che aspettiamo da trent’anni? Auguri». Analizzando un po’ più da vicino i vari proclami che ha fatto negli scorsi mesi, non si vedono ancora i contorni di una visione politico-economica coerente e capace di fare l’unanimità neppure all’interno del suo partito. Anche la compagine governativa, al di là del fatto che conta solo 16 ministri di cui la metà donne, non brilla per competenze (eccetto Gian Carlo Padoan, ministro dell’economia, da ascrivere all’orbita di Enrico Letta e di Massimo d’Alema). Nonostante le perplessità diffuse, Renzi parte con un vasto sostegno, che si estende anche oltre i confini del suo partito. La sua popolarità si misura anche con la quantità di persone che sta oggi «accorrendo in aiuto al vincitore». Oggi come oggi, ha il potenziale di rubare voti sia a destra (in particolare a Forza Italia), sia fra i sostenitori di un sempre più autoritario e sconcertante Beppe Grillo. Hanno capito bene che aria tira anche i transfughi del Polo della Libertà che fanno capo ad Angelino Alfano, che hanno rapidamente ingoiato il rospo della perdita della vicepresidenza del Consiglio e di qualche poltrona ministeriale, pur di restare ancora per un po’ nella stanza dei bottoni. Tuttavia, Renzi farà bene a guardarsi dagli abbracci e dalle esternazioni di stima che provengono dal paludoso mondo politico italiano: in questo parlamento, in cui ha contro di sé il Movimento 5 Stelle e Forza Italia, non ha una maggioranza politicamente coesa e coerente. La sua iniziale spinta politica potrebbe venire frenata, logorata, infine svuotata, lasciando le cose come stanno oggi, cioè: male. Ma il rischio maggiore che Renzi corre è insito nella tradizione italiana di delegare la realizzazione di un futuro migliore all’«Uomo della Provvidenza», perché una volta di più libera i cittadini dall’assumersi le responsabilità che spettano loro. In effetti, l’immagine di una casta politica malata, corrotta, incapace e di una società civile virtuosa è artefatta. In realtà, quel mondo politico è espressione e specchio di una società che conosce gli stessi mali: divisione, astio, corruzione, cinismo, scarso senso di solidarietà e dell’interesse comune. Se la maggioranza degli italiani non riscopre la virtù di riflettere e agire in favore della collettività anziché del proprio tornaconto personale, non basteranno mille Renzi (come non bastò Garibaldi e i suoi Mille) per cambiare l’Italia.

di Antonella Rainoldi

pagina 29

Stefano Spinelli

di Peter Schiesser


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.