Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 S. Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 17 marzo 2014
Azione 12
Società e Territorio La Colombia sarà protagonista della rassegna Filmondo di Manno
Ambiente e Benessere La ricerca di informazioni su salute e medicina in internet non è una minaccia al ruolo del medico ma può essere un’opportunità
Politica e Economia Primo anno di pontificato del gesuita argentino Bergoglio
Cultura e Spettacoli Giappone perduto: la Fondazione Baur presenta una serie di stampe eccezionali
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di Luca Beti
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Gianni Pisano
Figlia del Platzspitz
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La Storia fa tappa in Crimea di Peter Schiesser Un brivido gravido di antichi timori ha scosso la frontiera europea a ridosso della Russia, di fronte alla guerra fantasma di Crimea: il muscoloso seppur incruento intervento militare russo viene giustificato da Mosca come azione a difesa della popolazione russa che in maggioranza popola la penisola ucraina nel Mar Nero. Con questa motivazione la Russia ha già mascherato le sue mire imperialistiche nel passato. Così, per esempio, fece nella guerra di Crimea a metà dell’800, quando a presunta difesa dei cristiani ortodossi la Russia invase la Moldavia e la Valachia, territori ottomani, con l’ambizione di sfruttare la debolezza della Turchia per infine avere accesso al Mediterraneo. Non a caso, Obama ha rassicurato gli Stati del Baltico, oggi membri della NATO, che l’America difenderà i loro confini nel caso Mosca intendesse applicare anche altrove lungo i suoi confini la strategia di ingerenza dove è presente una popolazione russa (rappresenta un quarto della popolazione in Estonia, il 37 per cento in Lettonia, il 5 per cento in Lituania). Tuttavia, nessuno negli Stati Uniti pronuncia la parola guerra. Uno scontro militare con i russi è impensabile.
A meno di un episodio imprevisto (ma neppure da escludere, visti gli 80mila soldati, le centinaia di carri armati e di pezzi di artiglieria russi ammassati ai confini con l’Ucraina), la guerra verrà condotta con altri mezzi: se la secessione della Crimea dall’Ucraina diverrà effettiva, scatterà una guerra economica, gli Stati Uniti e l’Unione europea adotteranno progressivamente una serie di sanzioni contro Mosca. Fin dove potranno giungere, non è dato sapere. In una dinamica di scontro c’è una tendenza all’esasperazione, poiché nessuna delle parti in causa può permettersi di perdere la faccia. La crisi ucraina ha dunque un alto potenziale di devastazione: senza sparare un colpo, potremmo dover assistere a un rivolgimento del contesto economico e politico mondiale, con una Russia nuovamente spinta a ritirarsi dal processo di integrazione culminato nella sua partecipazione al WTO, al G20, al G8. Ancora non è troppo tardi per evitarlo. Tuttavia, gli atavici riflessi anti-russi, risvegliatisi con l’occupazione della Crimea, impediscono agli Stati Uniti e all’Unione europea di riconoscere che hanno almeno parzialmente provocato i riflessi anti-occidentali dei russi. Va ricordato che la protesta contro il governo di Janukovich è scattata quando il presidente ucraino ha deciso su pressione di Putin di ri-
nunciare all’accordo di libero scambio con l’Unione europea. L’Ue afferma che tale accordo non è da intendere in senso anti-russo. In realtà, va contro le ambizioni russe di creare un’unione doganale con Kiew nel quadro di una ricostituzione di uno spazio economico con baricentro a Mosca, attraverso un’unione doganale fra Russia, Bielorussia, Kazakhstan e Ucraina appunto – tassello importante del disegno di Putin, che vuole una Russia di nuovo protagonista mondiale. La decisione del parlamento ucraino (poi congelata) di non considerare più il russo quale lingua nazionale è stata il pretesto perfetto per Putin, o la prova che l’Occidente, di cui il nuovo governo ucraino è considerato vassallo, intende mettere nell’angolo la Russia. L’Ucraina è oggi la linea di demarcazione fra gli interessi strategici dell’Occidente e della Russia. Un conflitto, qualsiasi forma esso avrà, sarà la dimostrazione che la Guerra fredda non è mai terminata. Riconoscere che in Ucraina sussistono e devono convivere due anime, una filo-occidentale e una filo-russa, potrebbe invece aiutare a sciogliere il nodo che la spartizione dell’Europa decisa da Stalin, Roosevelt e Churchill nel 1945 a Yalta (Crimea) aveva lasciato ingarbugliato: la diffidenza reciproca fra Occidente da una parte e Russia dall’altra.