Azione 14 del 31 marzo 2014

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 31 marzo 2014

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Società e Territorio Incontro con Gabriele Donati e Karim Varini, ideatori di TimeRepublik, la piattaforma dove si condividono i talenti

Ambiente e Benessere La psicologa e psicoterapeuta Cinzia Pusterla ci parla dei disturbi evolutivi dell’apprendimento

Politica e Economia La partita della Crimea rimette in discussione gli equilibri politici euroasiatici e globali

Cultura e Spettacoli Una spettacolare serie di disegni «segreti» di Michelangelo

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Elia Stampanoni

Vergeletto riscopre la tradizione

di Elia Stampanoni pagina 6

Contro Putin, una svolta «verde» di Peter Schiesser Se di nuova Guerra fredda fra Occidente e Russia si è tentati di parlare in seguito all’annessione della Crimea, va pur detto che non sarà una riedizione dello scontro ideologico fra capitalismo e comunismo che ha diviso il mondo fino all’implosione dell’impero sovietico. Vladimir Putin e la Russia che incarna non hanno ideali e visioni da proporre a lavoratori, intellettuali, politici occidentali, nessuno combatterà l’ordine costituito e/o il capitalismo inneggiando al novello zar di una Russia che ha sostituito la dittatura comunista con un capitalismo selvaggio sorretto da un potere autoritario e corrotto. Quella Guerra fredda la Russia sovietica l’ha persa definitivamente e probabilmente perderà anche la prossima nello stesso modo: con un’implosione del suo sistema di potere, incapace di generare una società democratica e un benessere generale. Se a breve termine la démodée ma efficace minaccia militare russa tiene in scacco l’Ucraina e l’Occidente, a lungo termine la Russia pagherà un alto prezzo economico e sociale. E così pure la Crimea, come prima di essa Ossezia meridionale e Abkazia che ancora oggi, dopo sei anni dall’intervento russo in Georgia, attendono i capitali

promessi da Mosca. A dire il vero un massiccio flusso di denaro c’è stato, ma, per fare un esempio, secondo calcoli del parlamento russo, due terzi dei 55 milioni di dollari destinati all’Ossezia meridionale sono stati rubati, e oggi l’entusiasmo per la madre Russia è piuttosto scemato. Perché è questo che rappresenta l’imperialismo putiniano: una pioggia di soldi mal spesi che alimentano corruzione e oligarchie, non un vero sviluppo del tessuto economico. La Crimea, totalmente dipendente dall’esterno, potrebbe doversene accorgere amaramente nei prossimi anni. Ma è la stessa Russia a soffrire di fondamentali mali economici: un Paese che trae metà del suo reddito dall’esportazione di petrolio e gas e contemporaneamente non è in grado di modernizzare il suo apparato industriale, come rimarcano gli osservatori, non può aspirare a diventare una superpotenza in un contesto geopolitico mondiale in cui la potenza si conquista con la concorrenzialità. Un Paese come la Russia in cui si arricchiscono spudoratamente gli amici del presidente e la società civile sopravvive fra propaganda e repressione, con un nazionalismo condiviso che fa da collante, non libererà le migliori risorse umane e intellettuali, piuttosto le osteggerà. Al contrario, pur dovendo subire i contraccolpi delle (ancora even-

tuali) sanzioni economiche che minaccia di imporre alla Russia, l’Occidente ha uno stimolo in più per affrettarsi sulla via della rivoluzione tecnologica «verde», per sviluppare e promuovere energie pulite. Otterrebbe il duplice vantaggio di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia (le cui esportazioni di gas e petrolio coprono un terzo del fabbisogno dell’Unione europea) e di combattere in modo deciso il riscaldamento dell’atmosfera terrestre e i conseguenti mutamenti climatici. Considerati i comparabili problemi che gli Stati Uniti subiscono con i vecchi alleati arabi delle monarchie del Golfo (che oggi con i petrodollari finanziano un fondamentalismo islamico armato), è davvero tempo che massicce risorse finanziarie e intellettuali vengano investite per superare l’era del petrolio. Gli esperti ricordano inoltre che se si intende davvero raggiungere l’obiettivo di non superare l’aumento della temperatura dell’atmosfera di 2 gradi, due terzi delle riserve di petrolio, gas e carbone oggi conosciute dovranno restare inutilizzate. Come affermò un tempo il potentissimo ministro saudita del petrolio sceicco Yamani, «l’età della pietra non terminò perché finirono le pietre, ma perché l’uomo inventò oggetti di bronzo». Anche in questo senso Putin potrebbe trovarsi dalla parte sbagliata della Storia.


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