Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 7 aprile 2014
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Società e Territorio L’Associazione industrie ticinesi entra nelle scuole medie con il progetto «Industria? We like it!»
Ambiente e Benessere Uno studio della SUPSI mostra come il problema del gas Radon sia ancora attuale e tocchi in particolare le case ristrutturate
Politica e Economia Il presidente socialista francese François Hollande incassa una sonora sconfitta
Cultura e Spettacoli Un ricordo di Antonio Porta, il poeta italiano che ha saputo raccontare il nostro tempo
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Alessandro Gandolfi
Sicilia crocevia del Mediterraneo
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A proposito di democrazia diretta di Peter Schiesser Ci sono momenti in cui il tempo sembra arrestare la sua corsa, lasciandoti, come dimenticato un attimo su una sedia, ad osservare la storia del nostro mondo, rivelata nelle parole di una di quelle menti illuminate che qua e là si affacciano al balcone dell’umanità. Un momento come questo, per chi scrive, è stato regalato da un’intervista di un’ora al presidente tedesco Joachim Gauck, andata in onda il 30 marzo nella trasmissione Sternstunde Philosophie (DRS – visionabile sul sito). Gauck, pastore evangelico-luterano nella Germania orientale che gli diede i natali, da giovane si iscrisse a teologia perché era l’unico modo per studiare filosofia in un contesto, la chiesa, che non fosse imbevuto di totalitarismo comunista; nel 1989 fu in prima linea nella protesta contro il regime comunista di Honecker e tra i fondatori del Neue Forum. L’intervista anticipava la visita ufficiale del presidente tedesco nel nostro Paese. Si è ovviamente parlato di Europa, del 9 febbraio, ma anche della Germania, del suo passato nazista, del Muro di Berlino, di democrazia (diretta e rappresentativa), della Svizzera. Dato lo spessore dell’intervistato, si è aperto uno spaccato sul Novecento lucido e profondo. Ogni tanto, come fu il caso anche di
Vaclav Havel, drammaturgo e poi presidente della Cecoslovacchia, intellettualità e carisma si fondono, e ne nasce una narrazione del mondo e delle genti che ci regala una comprensione più ampia della realtà. Oppure ci lascia interrogativi su cui provare almeno a riflettere. Uno di questi, Joachim Gauck l’ha dedicato indirettamente a noi svizzeri. Difendendo, riferendosi alla Germania, il sistema di democrazia rappresentativa ed esprimendosi contro una democrazia diretta a livello federale (tedesco), ha messo il dito su una piaga: «comprimere in uno schema questioni altamente complesse per poi dover decidere con un sì o un no, lo ritengo una sfida enorme per una società così differenziata». Non risuona qualcosa anche in voi? Non succede anche in Svizzera che si vota su argomenti sempre più complessi, in cui c’è da chiedersi se è davvero positivo dover rispondere con un sì o con un no, inappellabilmente come i cesari romani? Perché i nostri politici per decidere devono cercare compromessi e noi cittadini decidiamo aut aut? Forse è politicamente scorretto porsi domande simili in un contesto nazional-politico in cui il volere del popolo sembra ammantato di sacralità. Tuttavia, vale la pena chiedersi quanto di tale sacralità si fonda su una saggezza popolare e quanto su una mitizzazione. Per
cominciare: quanti vanno a votare su un referendum o un’iniziativa popolare solo dopo essersi documentati a fondo? Quanti hanno trovato il tempo per leggere, riflettere e capire? Quanti a posteriori si dimostrano sorpresi delle conseguenze del proprio voto? Consideriamo poi coloro che non vanno a votare, in Svizzera solitamente più della metà degli aventi diritto; se poi teniamo conto degli stranieri e dei minorenni che non possono votare, nel caso di una votazione che si risolve con un lieve vantaggio di uno schieramento sull’altro significa che un’esigua parte della popolazione diventa maggioranza e decide per tutti. Abbiamo quindi una democrazia diretta davvero rappresentativa? Eppure, va riconosciuto che fin qui la democrazia diretta svizzera ha portato frutti positivi, il popolo ha mostrato saggezza in tante occasioni, conquiste sociali come l’AVS, il congedo maternità, progetti epocali come Alptransit, la protezione delle Alpi (pur lontana dall’essere concretizzata) sono possibili solo grazie a chi si è recato una domenica alle urne. Tuttavia, la complessità della società aumenta e per stare al passo una democrazia diretta richiede un crescente impegno, un dovere di informarsi a fondo e un alto senso di responsabilità al cittadino - al più grande numero di cittadini possibile.