Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 2 giugno 2014
Azione 23
Società e Territorio Un microcredito che premia le idee: dal 2010 Lugano sostiene imprenditorialità e occupazione
Ambiente e Benessere Quali sono le emergenze pediatriche più comuni? Intervista con il dottor Giovanni Rossetti
Politica e Economia L’Europa ha votato. Da Renzi la richiesta di cambiamento
Cultura e Spettacoli A novant’anni dalla morte di Franz Kafka
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di Simona Sala pagina 35
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L’incanto di Finzi Pasca
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L’Europa scricchiola di Peter Schiesser Le recenti elezioni europee hanno rivelato una nuova Europa. Due secoli fa, con la Rivoluzione francese, si era data un’identità al grido di libertà, uguaglianza, fratellanza. Sessant’anni fa, sulle ceneri ancora calde della Seconda guerra mondiale, nell’affrontare un nuovo progetto d’integrazione l’Europa aveva fissato nuovi obiettivi, promettendo pace, sicurezza, benessere. Oggi, il terzo di voti andati ai più disparati gruppi euro-scettici, euro-critici o semplicemente eurofobi, e soprattutto la vittoria di Marine le Pen in Francia e di Nigel Farage in Gran Bretagna indicano che il Vecchio Continente sta nuovamente modificando i suoi valori: sovranità ha preso il posto di pace, sicurezza ha assunto un diverso significato e benessere è la promessa tradita. Il valore della pace resta importante, ma la guerra nell’ex Jugoslavia vent’anni fa (risolta solo grazie all’intervento degli Stati Uniti, una volta di più) e l’assoluta incapacità di disinnescare la guerra civile in Ucraina oggi, la collocano su un piano minore: per ora resiste, poi si vedrà. Per contro, nel contesto socio-economico odierno, generato dalla globalizzazione dell’economia e dallo shock finanziario del
2008, in un’Unione europea considerata sempre più distante, burocratizzata e centralistica, il bisogno di sovranità, di sentirsi «padroni in casa nostra», diventa acuto. Sicurezza si tramuta quindi da volontà di difesa da possibili guerre (come ai tempi della Guerra fredda) in difesa dei propri confini dall’immigrazione e da chiunque venga percepito come una minaccia alla propria sicurezza economica. Le elezioni per il parlamento europeo hanno la particolarità di essere anche un voto di protesta nazionale (vedi articoli alle pagine 23 e 25). Quel francese su quattro che ha votato per il Fronte nazionale di Marine le Pen ha sì inteso esprimere la sua avversione a Bruxelles, ma anche ai tradizionali partiti politici dominanti, che si cedono le poltrone ad ogni elezione ma non sono in grado di mantenere la promessa di un benessere nazionale e individuale. Perciò, anche se Marine Le Pen e Nigel Farage restassero fuori dalle stanze del potere alle prossime elezioni nazionali, queste Europee sono un termometro da non sottovalutare, soprattutto a Parigi. E se Parigi traballa, si indebolisce ulteriormente l’asse portante dell’Unione europea, fra Germania e Francia. Può recuperare consensi l’idea di un’Europa unita? E come? Le alternative sono due: trasformarsi o morire. Lo percepiscono anche capi di
governo e di Stato come l’italiano Matteo Renzi, il francese François Hollande, il britannico David Cameron. In particolare Renzi ha oggi la credibilità, in virtù del 40 per cento di consensi ottenuto alle elezioni europee, per perorare a Bruxelles la necessità di un’Unione europea meno liberista e più attenta alle sorti dei suoi cittadini. Che l’Italia abbia ascoltato il messaggio di Renzi per un’Europa diversa, anziché dare credito alla truppa anti-europeista composta da Grillo, Berlusconi e Lega Nord ha dello straordinario. Le premesse per un voto di protesta contro un’UE dominata dalla Germania di Angela Merkel e dalla burocrazia di Bruxelles c’erano tutte, ha vinto invece la speranza di poter riformare il progetto di integrazione europea. Resta il dilemma sul come. Le fragilità economiche, dell’Eurozona in particolare, che per i cittadini si manifestano anche in un tasso di disoccupazione elevato (oltre il 10 per cento in media nell’UE; del 23 per cento quella giovanile), non facilitano cambiamenti di rotta radicali. Volente o nolente l’Europa resta invischiata nella ragnatela della finanza e dell’economia mondiale globalizzata. Ma, se non troverà un modo per onorare la sua promessa fondamentale, di più benessere, l’Unione europea si autoconsegnerà alla Storia.