Azione 26 del 23 giugno 2014

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 23 giugno 2014

Azione 26

Società e Territorio Integrazione attraverso lo sport, l’esperienza di Shark Team 2000

Ambiente e Benessere L’Ufficio federale della sanità pubblica rinnova la campagna contro l’esposizione al sole d’estate, ricordando i pericoli per la pelle e i modi per proteggersi da scottature

Politica e Economia La guerra del gas fra Ucraina e Russia

Cultura e Spettacoli Il caso di Pierre Rivière nella ricostruzione di Michel Foucault

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Dalla primavera araba all’inverno jihadista

Dino Balestra, il direttore che non voleva essere amato

di Peter Schiesser

di Antonella Rainoldi

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A pagina 2: I risultati della votazione generale 2014 della Cooperativa Migros Ticino

Stefano Sp®inelli

La presa (lampo) di Mosul da parte dei miliziani dell’ISIL (vedi a pagina 20) ha stravolto il quadro mediorientale e introdotto un elemento dal potenziale altamente esplosivo, le cui scosse si faranno sentire anche in Occidente. Stati Uniti e Iran se ne sono accorti subito, i tentativi di Washington e Teheran di forgiare un’alleanza contro lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria guidato dall’iracheno Abu Bakr al-Baghdadi sono un buon indicatore della gravità della situazione. La prima conseguenza immediata è la possibile frantumazione dell’Iraq in uno Sunnistan, uno Shiastan e un Kurdistan, come sostengono numerosi osservatori. Già nel 2006 era scoppiata una guerra sanguinosa fra sunniti e sciiti in Iraq, fomentata dal ramo iracheno di al Qaeda guidata da al Zarkawi. Gli americani erano riusciti a fermarla solo riuscendo a tessere un’alleanza fra governo iracheno (retto dagli sciiti) e clan sunniti, disgustati dall’indiscriminata violenza di Zarkawi nei confronti di chiunque. In questi ultimi anni il premier iracheno al Maliki è però riuscito a inimicarsi la comunità sunnita, a forza di discriminazioni, eliminando ogni personalità sunnita aperta al dialogo e – nei mesi scorsi – rovesciando barili di esplosivo sulla popolazione civile sunnita nelle città della provincia di Anbar ribellatesi al potere centrale. La rapidissima avanzata dell’ISIL è diretta conseguenza del fossato che al Maliki ha creato fra sciiti e sunniti: meglio i fanatici miliziani dell’ISIL che l’oppressiva dominazione degli sciiti, è il ragionamento che fanno oggi i sunniti iracheni. Considerato che l’ISIL dichiara apertamente di volere l’eliminazione fisica di tutti gli sciiti, c’è da aspettarsi una carneficina che potrebbe durare anni. Per i curdi, che dalla seconda invasione dell’Iraq da parte degli americani godono di uno statuto di autonomia, la guerra apertasi fra sunniti e sciiti apre la prospettiva di una completa indipendenza. Infatti, all’indomani della presa di Mosul, i peshmerga curdi hanno occupato Kirkuk e numerose altre località a maggioranza curda fin qui amministrate da Baghdad. Kirkuk è la «Gerusalemme» dei curdi, ma al di là della retorica nazionalista, è il cuore di una regione che galleggia su un mare di petrolio e potrebbe dare indipendenza economica ad un Kurdistan. Un sogno che i curdi cullano da sempre e che i Paesi circostanti – Turchia, Iraq, Iran – hanno sempre impedito. Sarà diverso in futuro? In Medio Oriente le alleanze sono tattiche, i nemici di ieri possono essere gli amici di oggi e i nemici di domani. Turchia e Iran accetteranno uno Stato curdo che potrebbe risvegliare sogni di autonomia o di secessione da parte dei curdi che vivono sul loro territorio? La frantumazione dell’Iraq e la creazione di nuovi Stati avranno un unico denominatore comune: una lotta sanguinosa. La nascita, indotta con la forza, dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria rappresenta inoltre una rottura dell’ordine seguito alla Seconda guerra mondiale. Per la prima volta vengono ridisegnati i confini di un Paese arabo: il califfato dell’ISIL, compreso fra l’Eufrate e il Tigri, si estende dalle porte di Aleppo fino a quelle di Baghdad, raggruppa un terzo della Siria e quasi la metà dell’Iraq. La forza militare è notevole, benché conti oggi al massimo 10 mila miliziani in Iraq e 12 mila in Siria, ma ancora maggiore è la forza economica, che con il mezzo miliardo di dollari sottratto alle banche a Mosul supera i 1300 milioni di dollari. Da non sottovalutare poi il controllo degli sbarramenti idrici su Eufrate e Tigri, in un contesto regionale in cui l’acqua conta quasi più del petrolio. Ma l’Occidente ha anche altri motivi per preoccuparsi: l’ISIL oggi ha una forza di attrazione ideologica per gli jihadisti superiore a quella di al Qaeda, persino centinaia se non migliaia di fanatici musulmani europei combattono nelle sue fila. Una nuova al Qaeda fattasi Stato alle porte dell’Europa è l’incubo peggiore che ci si poteva immaginare quando sorse la Primavera araba.


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