Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 28 luglio 2014
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Società e Territorio Montatori di gru: gli «acrobati» dei cantieri
Ambiente e Benessere Rumori e qualità di vita, le molte voci dell’inquinamento fonico
Politica e Economia Caso Ruby: Silvio Berlusconi assolto in appello
Cultura e Spettacoli Dall’antichità a oggi: cosa ne è di ozio e di lavoro?
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Chi ci aiuta a orientare le scelte
di Stefania Hubmann pagina 3
Uguali ma diversi di Alessandro Zanoli Pare di vederlo, Luigi, mentre davanti allo specchio si dà i ritocchi necessari alla barba. L’uomo (questa volta il nome è vero, si chiama proprio Luigi Nardini, detto Gigi) è stato favorito dalla natura in modo originale. Nardini è infatti da quarant’anni, come tiene lui stesso a sottolineare, il sosia di Luciano Pavarotti. Verrebbe da aggiungere l’aggettivo «ufficiale», ma in questo campo è difficile tracciare linee precise. Nel sosianesimo (si dirà così?) il rischio è che ci sia sempre qualcuno «più uguale» degli altri. E poi in fondo che importa. Quante volte è capitato di imbattersi in sosia del tutto improbabili ma con una carica umana così forte e una volontà di immedesimazione così cocciuta da risultare più veri dell’originale? Nardini comunque, forte del prestigio e dell’importanza attribuita universalmente al suo omologo, sente di possedere un carisma altrettanto efficace e persino di avere una missione da compiere. Da anni si batte, quindi, per rivendicare i diritti di proprietà della sua particolare fisionomia e per valorizzarla. E oltre a questo vorrebbe estendere a tutti i sosia del mondo la consapevolezza del proprio
valore. Dal suo indirizzo di posta elettronica partono a scadenza regolare comunicati stampa che divulgano il suo impegno. La battaglia in cui Nardini vorrebbe guidare questo esercito di cloni è curiosa, antropologicamente interessante. Secondo il suo pensiero, i sosia sono utili perché esaltano l’immagine delle personalità socialmente rilevanti e le portano a contatto con la popolazione, regalando quanto meno occasioni di divertimento e svago. Nei casi migliori, possono addirittura prendere il posto dei loro modelli, ad esempio fungendo da controfigure sui set cinematografici. Quindi vanno tutelati nella loro specificità. La volontà di autoaffermazione dei sosia è veramente... originale. Fino ad oggi chi godeva di questa particolarità poteva al massimo andare incontro a un destino tragico. Pensiamo ad esempio allo stuolo di sosia (destinati al massacro) di cui si sono circondati i peggiori dittatori. Vista però l’importanza che l’immagine fisica riveste oggi nella società, il richiamo al rispetto dei «diritti dei sosia» lanciato da Gigi Nardini dà da pensare. Se Nardini ha ragione, il suo discorso potrebbe allargarsi, perché no, a ognuno di noi. La «dichiarazione dei diritti dei sosia» potrebbe far presagire
una società in cui ognuno possa decidere a priori di scegliere il personaggio a cui assomigliare, e adoperare tutti i mezzi per raggiungere lo scopo. Passeremmo quindi la vita a perfezionare il nostro abbigliamento e i nostri movimenti: studieremo ore e ore di video per imparare a muoverci come il nostro modello, sviluppandone persino i tic. Un’immagine grottesca ma non molto lontana dalla nostra realtà quotidiana. Da adolescenti, in fondo siamo stati tutti sosia dei nostri eroi. E oggi, non siamo forse sosia delle personalità più in vista, di cui citiamo le affermazioni, di cui prendiamo in prestito opinioni e idee? Resta da capire cosa succede a quella parte della vita del sosia che è esclusa necessariamente dallo schema della somiglianza. Un sosia, cos’è, prima di avere la coscienza di assomigliare a qualcuno? Cosa rimane di lui quando sveste i panni della sua doppia identità? Se pensiamo alla fatica compiuta da ognuno di noi per cercare di imboccare la propria strada, per scoprire le nostre doti e capacità, l’idea di Nardini sembra tutto sommato affascinante ma non originale. La difficoltà della vita, in fondo, è nell’impegno quotidiano che mettiamo per diventare dei sosia credibili di noi stessi.