Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 6 ottobre 2014
M sh alle p opping agin e 49 -57
Azione 41
Società e Territorio Liceo: introdotta l’opzione specifica Musica, un primo passo per rafforzare il settore delle Arti
Ambiente e Benessere La Fondazione svizzera per il clima a sostegno delle Piccole e medie imprese, pochi i progetti provenienti dal Ticino
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Politica e Economia A Hong Kong la protesta degli studenti per la democrazia
Cultura e Spettacoli A Berlino vissero molti letterati russi tra cui Boris Pasternak
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Stefano Spinelli
Luigi Zanini e l’arte del Merlot
di Sara Rossi pagina 3
Un piccolo bastimento sul mare in tempesta di Peter Schiesser Ha questo suono il declino di un impero? Impercettibile a lungo, ad un certo momento emerge con schianti improvvisi che fanno scricchiolare una, due colonne del palazzo del potere, e in un lento poi spasmodico crescendo di colpi secchi scuote tutte le mura del castello e impaurisce l’animo dei suoi abitanti? È questa la fine della Pax Americana nel mondo, evocata da tempo e sempre esorcizzata? Medio Oriente, terrorismo, Russia-Ucraina, globalizzazione e crisi economica con conseguenti rivolgimenti sociali (la fragilizzazione della classe media, le nuove povertà), contraddizioni del libero mercato, emergenza clima, crisi di valori, democrazie in pericolo, Stati nazionali in dissoluzione, razzismi ed egoismi... Sono tempi difficili, non c’è dubbio, e per i problemi elencati non si vedono soluzioni all’orizzonte. Anzi, l’abbondanza di informazioni e immagini veicolate dai media tradizionali e tanto più quelle non mediate, immesse da chiunque nelle reti sociali, acuiscono ansie, urgenze, senso d’impotenza. La rapidità con cui si torna a guerreggiare (è la terza guerra mondiale, come suggerisce papa Francesco?) conferma la gravità del momento.
Tuttavia: non è uscita da crisi altrettanto gravi se non peggiori, l’umanità in passato? Erano meno gravi delle decapitazioni dell’Isis le atrocità commesse nel Novecento, dalle guerre mondiali alle numerose guerre regionali condotte in Asia, in Africa, ad altri genocidi e dittature? Non sono stati calpestati per secoli diritti e dignità delle persone, fino a schiavizzarle e disumanizzarle? La storia delle sofferenze dell’umanità è lunga quanto la sua esistenza. Ci eravamo semplicemente illusi che la nostra stabilità politica e materiale dei decenni scorsi fosse per sempre. E la disillusione ha sempre qualcosa di paralizzante, lascia una sensazione d’impotenza di fronte ad una realtà che si irrigidisce e poi si sgretola. Proprio in questi momenti servono energie e persone che reagiscano alla depressione collettiva, che contrastino il riflesso di chiusura verso il prossimo e il mondo. Di fronte al «non si può far nulla» si erge il «si può fare qualcosa». Chi può lo fa in grande, altri lo fanno in piccolo, con un lavoro sulle coscienze. Come ha contribuito a fare a fine settembre il (primo) Forum e Festival del film sui diritti umani di Lugano, per fare un esempio di casa nostra. Tredici film e undici dibattiti (il primo giorno alla Franklin University, poi al Cinestar) per tematizzare le violazioni e la difesa dei diritti
umani. Sono stati quattro giorni di immagini forti, temi impegnativi, quesiti irrisolti, che hanno toccato l’animo delle centinaia di frequentatori. Un festival di qualità, con presenze qualificanti: il regista mauritano Abderrahmane Sissako, a Lugano con il suo recentissimo Timbuktu, una splendida narrazione su come si va affermando il fondamentalismo islamico nel Mali; Carla del Ponte, da tre anni a capo della commissione d’inchiesta indipendente sulla Siria, intervistata da Aldo Sofia dopo la proiezione di Silvered Water, Syria Self-Protrait. Orgogliosi, gli organizzatori sono stati di aver portato in sala centinaia di alunni delle scuole professionali: per una volta il loro mondo non si è fermato alle frontiere e lo straniero non è colui che lo minaccia ma colui che è minacciato e tanto ci assomiglia nella sua umanità. Certo, il Festival non ha potuto offrire soluzioni ai drammi dell’umanità. Ma, attraverso immagini e dibattiti, nei presenti si è fatta largo una maggiore consapevolezza del destino dei nostri simili. Come scriveva Rabindranath Tagore, scrittore e poeta bengalese: «Questa vita è la traversata d’un mare dove c’incontriamo nello stesso piccolo bastimento». Basta questo per far nascere un senso di solidarietà verso il prossimo e ridare speranza.