Azione 42 del 12 ottobre 2015

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 12 ottobre 2015

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Società e Territorio Il futuro della grande Bellinzona nelle mani dei cittadini

Ambiente e Benessere La dottoressa Elisabetta Ferrucci, caposervizio di Pediatria all’ORL parla di ginecologia pediatrica

Politica e Economia Una mossa del cavallo l’intervento russo in Siria

Cultura e Spettacoli Un triplice omaggio all’artista Edgardo Ratti per i suoi novant’anni di vita

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di Peter Aeschlimann e Ralf Kaminski pagina 3

Keystone

Uno su dieci è povero

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Quanto profonda sarà la svolta a destra? di Peter Schiesser Pur non volendo credere ciecamente ai sondaggi, domenica prossima è lecito attendersi dei guadagni elettorali per l’Unione democratica di centro, il Partito liberale radicale e per il Partito socialista, e delle perdite per i Verdi, il Partito popolare democratico, i Borghesi democratici e i Verdi liberali. Tutto definito, dunque? Verrà annullata la svolta dal centro-destra al centro che si è avuta alle Camere federali quattro anni fa? Attendiamo il responso delle urne, ma, se anche così fosse, sarebbe fuorviante credere che questa correzione comporti uno spostamento a destra generale del Parlamento: il sistema politico svizzero, in particolare quello federale, non conosce alleanze fisse, a seconda dei temi si creano alleanze di centro-sinistra o di centro-destra. In particolare, un rafforzamento dell’UDC e del PLR non si tradurrebbe in un blocco coeso di centro-destra, il quale non potrà dettare legge su tutto nei prossimi 4 anni, poiché i due partiti non sono sempre alleati. E questo relativizza la portata della loro probabile vittoria. L’esperienza insegna infatti che nella politica federale servono

maggioranze solide per approvare nuove leggi, se si vuole evitare di venire smentiti in votazione popolare. Né il centro-destra né il centro-sinistra possono imporre la propria visione. Le Camere federali e il Consiglio federale sono costretti a trovare soluzioni il più possibile condivise – uno scampolo di politica di concordanza resiste quindi ancora sotto la cupola di Palazzo federale. Inoltre, i guadagni previsti per UDC e PS cambieranno poco gli equilibri politici nazionali, poiché già oggi questi due partiti, entrambi di governo, ad ogni buona occasione si trasformano in partiti di opposizione, che fanno dell’ostruzionismo la loro (più) efficace arma politica. Fintanto che l’UDC e il PS su determinati temi (in particolare nella politica di integrazione europea e nella politica sociale) rifiuteranno soluzioni concordate con gli altri partiti di governo, il loro peso politico conterà meno dei voti che raccolgono. Ci vorrà quindi un po’ di tempo per capire se e in che misura i previsti guadagni del centro-destra genereranno una svolta nei maggiori capitoli della prossima legislatura, dalla politica verso l’Unione europea (Accordi bilaterali e iniziativa anti-immigrazione), alla revisione del sistema previdenziale, alla concretizzazione della svolta energetica.

Un impatto diretto queste elezioni lo avranno invece sulla composizione del Consiglio federale, su cui il Parlamento voterà in dicembre durante la prima sessione della nuova legislatura. All’indomani del 18 ottobre ripartiranno le discussioni su come sia da intendere la «politica della concordanza», ossia su quale peso debba avere l’UDC all’interno del governo federale, se le spetterà o meno un secondo consigliere e se debba ottenerlo a scapito del PLR o di quale altra forza politica. Se le urne confermeranno i sondaggi pre-elettorali, il centro risulterà forse troppo indebolito per poter riconfermare, assieme ai voti dei deputati socialisti e verdi, Eveline Widmer-Schlumpf in Consiglio federale. Ma se anche così fosse, l’UDC non avrebbe la via spianata per far eleggere qualsiasi suo candidato: un esponente della (maggioritaria) ala blocheriana rischierebbe di non trovare appoggi sufficienti, neppure nel campo borghese, poiché in Parlamento e in Consiglio federale ci sono ancora maggioranze a favore degli Accordi bilaterali, e figure anti-europee non sono benvenute. L’Europa, grande assente di queste elezioni, tornerà a pesare sull’elezione del Consiglio federale.


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