Azione 26 del 27 giugno 2016

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 27 giugno 2016

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Società e Territorio Un progetto per reinventare il futuro delle cave di Arzo

Ambiente e Benessere Come combattere i dolori cronici? Ce ne parla il dottor Paolo Maino, specialista in anestesia e rianimazione e terapia interventistica del dolore

Politica e Economia L’Indonesia vuole rilanciare il turismo e l’economia anche grazie al gioco del golf

Cultura e Spettacoli Il Museo del Prado di Madrid celebra l’arte del grande Jheronimus Bosch

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Vincenzo Cammarata

Un fiore di pietra sul Generoso

di Loris Fedele pagina 3

Un Regno disunito e isolano di Peter Schiesser E adesso teniamoci forte. Perché con l’uscita della Gran Bretagna, l’Europa unita non sarà più la stessa. Ma anche la Gran Bretagna rischia di non esserlo più, perché se Inghilterra e Galles hanno votato a favore, Scozia e Irlanda del nord hanno votato contro Brexit. Il 23 giugno 2016 entra nella Storia come una ferita profonda nel petto dell’Europa. Noi oggi possiamo solo provare ad immaginare quali conseguenze provocherà nei prossimi anni e probabilmente anche nei prossimi decenni. Perché è un divorzio che lacera gli equilibri all’interno del Regno Unito (un appellativo che forse in futuro non meriterà più) e dell’Unione Europea, ma modifica anche i rapporti di forza fra l’UE e il resto del mondo, proprio nell’era della massima estensione della globalizzazione economica. È la vittoria dei ceti bassi (o che temono di diventarlo) e dell’Inghilterra profonda, conservatrice, che guarda a Londra come ad un altro pianeta, ma anche dei più anziani sui giovani. Parallelamente, casualmente o no, è un’ulteriore prova del fascino per un nichilismo politico che sta stregando una buona parte dell’Occidente,

Stati Uniti compresi, visto il fenomeno Trump. È il trionfo del «tanto peggio, tanto meglio» come risposta ai dilemmi che pone un mondo globalizzato in cui cadono le frontiere e l’economia cambia volto. Ma il risultato è un Paese spaccato in due. I sostenitori del Brexit sono ora in debito: se non riusciranno a dimostrare che questa «indipendenza» renderà migliore la vita ai sudditi di sua maestà Elisabetta II, non solo la Gran Bretagna non troverà più un posto al sole nel mondo, ma potrebbe aprirsi la stagione più buia della sua storia degli ultimi secoli. Fermenti politici e sociali oltre a scossoni all’economia da una parte, un quasi scontato rinfocolamento dei desideri di indipendenza dei filo-europei scozzesi e nuovi dubbi sulla permanenza nel Regno Unito da parte dei nordirlandesi (oggi di nuovo più divisi dai cugini del sud) dall’altra, ne sarebbero la naturale conseguenza. Motivi per credere che non sarà così ve ne sono pochi e sconfinano nel pensiero magico. I rischi per l’economia britannica erano ben noti, ma gli appelli a non distruggere il capitale economico accumulato in questi decenni hanno sortito l’effetto inverso in chi sente di risultare perdente nella corsa all’oro scatenata dalla globalizzazione. Questo Paese divi-

so, incerto del ruolo che vuole assumere nel mondo, è il lascito alla Storia di David Cameron, ormai premier dimissionario: è stato lui a giocare con il fuoco proponendo un referendum sull’Europa; le sue contraddizioni di euroscettico, pronto a lasciare l’UE se non si fosse profondamente riformata (di questo si resta in attesa), ma poi in affanno a spiegare agli elettori che sarebbe una follia economica farlo, hanno portato il Paese a rinchiudersi nell’animo isolano. Paradossalmente, l’Unione Europa si trova ora orfana di un membro che ha fortemente influito a renderla com’è oggi: un progetto più economico che politico e il più ampio possibile. Era stata Londra a spingere per l’allargamento ad Est per evitare un’egemonia franco-tedesca. Oggi di fatto la Germania diventa ancor più il leader incontrastato dell’UE, visto che la Francia e l’Italia sono in affanno. Ma di un’Europa in cui il nazionalismo è di nuovo considerato una ricetta contro i mali del tempo. Non passerà molto tempo prima che in Francia e in Olanda qualcuno voglia imitare gli inglesi provocando dei referendum sull’uscita dall’Europa. L’unico vero antidoto sarebbe una profonda riforma dell’Unione europea. Un rinnovamento che non può più essere rinviato.


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