Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVII 15 dicembre 2014
Azione 51
Società e Territorio La guerra delle faccende domestiche: un quiz della Bbc rivela che la parità tra uomo e donna è ancora lontana
Ambiente e Benessere Stracci, pannolini e altri oggetti impensabili finiscono ogni giorno nelle canalizzazioni: ecco come vengono «smaltiti»
Politica e Economia Torture Cia: tutto l’orrore nel rapporto del Senato Usa
Cultura e Spettacoli Rembrandt e l’incredibile magia della luce in mostra a Londra
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Keystone
Mafia Capitale
di Alfio Caruso pagina 28
La linea rossa morale di Peter Schiesser Nella lotta contro al Qaeda, la CIA americana ha usato la tortura più di quanto si sapesse già, dopo le rivelazioni del «Washington Post» nel novembre del 2005, e su un numero più alto di prigionieri di quanto ammesso in passato dalla stessa Agenzia (119 anziché 98, di cui 26 accusati ingiustamente di terrorismo e poi rilasciati). E lo ha fatto inutilmente, poiché nessuna informazione importante su al Qaeda è stata estorta sotto tortura; paradossalmente, i prigionieri hanno fornito più informazioni utili negli interrogatori che le hanno precedeute. Queste le conclusioni della commissione del Senato sui servizi segreti, presieduta dalla democratica Dianne Feinstein, contenute in un rapporto di 6000 pagine e riassunte in 500, che nasce dall’analisi di 6 milioni di documenti interni della CIA. Per quanto circostanziate, le conclusioni vengono contestate dai repubblicani e dai pezzi da novanta dell’Amministrazione Bush, ciò che mette in evidenza la spaccatura fra le due anime dell’America, quella che giustifica ogni mezzo in nome della sicurezza nazionale e quella che ritiene fondamentale difendere i valori etici alla base di
una società democratica (a pagina 27 l’analisi di Federico Rampini). Il vero punto della questione è proprio questo: non importa se serva o meno, la tortura non è mai giustificabile né accettabile in un sistema di valori come quello sviluppato dalle società occidentali. Altrimenti si annulla ogni differenza morale con i terroristi islamici, da al Qaeda all’Isis. In che cosa si differenzia nell’animo un torturatore della CIA da un tagliateste dell’Isis? Entrambi violentano corpo e dignità umana. E si sa che quando si tratta di torturare si trovano sempre degli esecutori motivati. Intendiamoci: non esistono guerre pulite, quando i caccia e i droni americani bombardano, quando i carri armati e la fanteria sparano, muoiono anche civili innocenti, così è stato in Iraq e in Afghanistan. Ma sul trattamento dei prigionieri di guerra ci si gioca la reputazione morale, tantopiù che gli Stati Uniti hanno firmato la Convenzione dell’Onu contro la tortura. In realtà, questo dibattito non avrebbe mai dovuto aprirsi. L’Amministrazione Bush avrebbe fatto bene a ricordarsi del rapporto della CIA inviato al Congresso statunitense nel 1989 in cui scrisse (vedi «International New York Times» del 10.12.2014) che «tecniche d’interrogatorio fisiche o psicologiche disumane sono contropro-
ducenti perché non generano informazioni, bensì risposte false». Se ci ritroviamo a questo punto è perché gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno sospinto l’Occidente indietro di mezzo secolo: di fronte all’inimmaginabile sono cadute anche da noi alcune barriere morali. E siccome la minaccia del terrorismo islamico è tutt’altro che bandita, la paura ma anche lo spirito di vendetta possono ancora avere il sopravvento (anche se nel frattempo la CIA ha bandito la tortura). L’ONU, come anche il ticinese Dick Marty, che indagò per il Consiglio d’Europa sulle prigioni della CIA in Europa, chiedono che i responsabili delle torture vengano processati. Si tratterebbe di portare in tribunale George Bush, il suo vice Dick Cheney, il capo del Pentagono Donald Rumsfeld (che però non erano a conoscenza in dettaglio delle pratiche della CIA). Impensabile. Ma a dire il vero la lista andrebbe allungata: come stabilì Dick Marty, vi furono numerosi Paesi che, anche in Europa (Polonia, Macedonia, Romania...), misero a disposizione della CIA delle prigioni segrete, mentre Berna permise il sorvolo della Svizzera agli aerei della CIA che trasportavano i prigionieri da torturare. Se vogliamo chiedere agli americani di indagare, non possiamo esimerci dal chiederlo a chi fu complice.