Azione 14 del 4 aprile 2016

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 4 aprile 2016

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Società e Territorio Il culto del Cargo sopravvive nella società contemporanea

Ambiente e Benessere La medicina nucleare e la tomografia a emissione di positroni: ne parliamo con il dottor Luca Giovanella

Politica e Economia Lo Stato islamico: fra territorio e ideologia

Cultura e Spettacoli Una recente biografia svela i lati oscuri della famiglia Mann

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Steps, la magia della danza

di Valentina Janner pagina 46

La televisione difficile di Alessandro Zanoli Si sente parlare ancora del «digital divide», la barriera di competenze che impedisce a una parte della popolazione di accedere alle nuove risorse digitali messe a disposizione dalla tecnologia. Il termine si applica chiaramente all’uso del computer, in primis, ma poi in seconda battuta a quello di posta elettronica, internet, social network e via dicendo. A fare le spese di questa frattura generazionale sarebbero le persone in fasce d’età avanzata, quelle che per vari motivi si sono perse la grande rivoluzione informatica degli anni 80-90. Esiste però un «digital divide» di cui pochi parlano e che molti stanno subendo: quello legato all’uso del televisore. La rivoluzione digitale, lo sappiamo, è arrivata fin qui. Dalla situazione di monopolio quasi totale dell’ente nazionale che conoscevamo fino a qualche tempo fa si è passati oggi a una completa atomizzazione dell’offerta televisiva, parallela alla frantumazione che caratterizza il mondo delle comunicazioni telefonico-internettistiche. Nella fattispecie le persone che più stanno soffrendo, anche qui, sono quelle avanti negli anni. Abituate a una routine, fissata nel

rapporto canonico «una televisione – un telecomando», alcuni anziani si trovano oggi spiazzati dalla pletora di aggeggi che devono utilizzare per potersi semplicemente sintonizzare sul Telegiornale. Succedono anche cose divertenti: la signora Luisa riceve in regalo da un’amica un televisore a schermo piatto, grande e comodo, luminoso ed elegante. L’amica in effetti ha, a sua volta, ereditato da un nipote una televisione che il ragazzo non usava più, avendone acquistato un modello nuovissimo e super-performante. La situazione sembra ideale per tutti, se non che Luisa si trova di fronte a un apparecchio che non conosce, ma, quel che è peggio non è adatto al tipo di connessione offerta dal suo provider televisivo. Occorre quindi la telefonata alla hotline, la richiesta di un intervento tecnico, il tempo d’attesa di qualche giorno, poi l’installazione di vari adattatori ed aggeggi. Alla fine la TV funziona, ma Luisa si trova con un telecomando in più (che serve a far funzionare uno scatolino luminoso fino ad oggi mai utilizzato) e a gestire anche un’imprevista quota d’ansia. La sua amica, dal canto suo, non si trova in migliori condizioni: più anziana di lei, era abituata a una rigida successione «pulsante 1 – Tsi1; pulsante 2 – Tsi2; pulsante

tre – Rai1; ecc.» ed oggi si trova invece i canali sparpagliati in modo casuale lungo la lista dei numeri. Suo figlio più volte ha cercato di memorizzare la sequenza originale usando i tasti di preset, ma ogni due per tre il suo cellulare squilla: «La mamma non trova più Rete 4 e c’è “Tempesta d’amore”...» dice alla moglie infilando la giacca e uscendo di casa per correre all’intervento d’emergenza. Insomma le nuove tecnologie non solo hanno stravolto le modalità di comunicazione, ma certo anche quelle di fruizione della Tv e ciò non potrà che modificare in modo drastico molte abitudini. Questo è un problema per l’audience. Forse non è un caso che alcune reti televisive stiano pensando di riproporre il remake di vecchi programmi anni 60, quelli come il Rischiatutto, che creavano una sorta di dipendenza televisiva settimanale e, in un certo senso, un palinsesto mentale interiorizzato nelle persone. Oggi l’eccesso d’offerta, unito alle difficoltà d’accesso, rende l’abitudine meno immediata. Ultimo aggiornamento nella vicenda delle signore in difficoltà, a mo’ di curiosità: entrambe si lamentavano di non avere più accesso a Rai5, la rete italiana che propone concerti classici, teatro, balletto e letteratura. Cultura televisiva, insomma.


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