Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 23 marzo 2015
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Società e Territorio È nato Safe Zone, il portale svizzero di consulenza e informazione sulle dipendenze
Ambiente e Benessere L’inquinamento da mozziconi di sigaretta è un problema ecologico dalle dimensioni macroscopiche
Politica e Economia Papa Francesco annuncia il Giubileo della Misericordia
Cultura e Spettacoli L’esperienza mistica di Teresa D’Ávila a 500 anni dalla nascita
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Luigi Baldelli
Esodo biblico dalla Siria
di Marcella Emiliani e Luigi Baldelli
Servizi segreti, tra poteri e controllo di Peter Schiesser Fin qui, ben cinque consiglieri federali avevano fallito l’obiettivo: non si era mai riusciti a dare ai servizi d’informazione della Confederazione quei mezzi che li avrebbero messi (un po’ più) alla pari con i servizi di altri Paesi occidentali, lo scandalo delle schedature di 25 anni fa, quando si scoprì che 700 mila persone (oltre il 10 per cento della popolazione) erano state schedate, spesso per futili motivi, ha pesato fino ad oggi. Persino i partiti borghesi erano restii ad adottare misure che permettessero allo Stato di violare troppo facilmente la sfera personale dei cittadini. Oggi le condizioni sono cambiate, i pericoli e i timori di un tempo hanno lasciato spazio ad altri pericoli e timori. E, senza dubbio, a causa del terrorismo islamico, oggi si sente maggiormente il bisogno di garantire la sicurezza pubblica. A scapito di qualche libertà personale. Alla cui perdita ci si è forse già un po’ rassegnati, in un mondo in cui da una parte si rivela volontariamente molto di sé attraverso internet e dall’altra si ha la sensazione di essere possibilmente già nel mirino di servizi segreti esteri (Edgar Snowden ci ha rivelato quanto ampio sia il si-
stema di controllo della National Security Agency degli Stati Uniti). I tempi erano dunque maturi affinché il Consiglio nazionale, quale prima Camera e in prima lettura, votasse a favore di una revisione della legge sui servizi d’informazione, che permettesse loro di compiere intercettazioni telefoniche, ambientali, in internet, persino di sviluppare e impiantare virus informatici, perquisizioni di luoghi e di sistemi informatici. Questo per combattere terrorismo, attacchi a infrastrutture di importanza critica, commercio di armi di distruzione di massa e azioni di spionaggio straniero. Tuttavia, la versione adottata il 17 marzo non sarà forse definitiva, poiché su un elemento chiave non è stato raggiunto un consenso abbastanza ampio da includere almeno il Partito socialista che, diversamente dai Verdi, aveva votato in favore dell’entrata in materia, proprio perché oggi riconosce il pericolo dato dal terrorismo alla pubblica sicurezza e che i servizi d’informazione sottostanno a limitazioni troppo rigide, oltre ad essere sottodotati (266 collaboratori e 63,3 milioni di franchi, si legge sulla stampa). I socialisti sono d’accordo di dare più potere ai servizi d’informazione (e una ventina di agenti in più), ma in cambio vogliono che vi sia un controllo migliore sulle loro attività e soprat-
tutto esercitato da un organo indipendente, oppure rafforzando tecnicamente e giuridicamente la delegazione della commissione della gestione delle Camere, che è l’attuale organo di controllo dei servizi d’informazione; la maggioranza borghese però non ne ha voluto sapere e si è mantenuta fedele alla proposta governativa: un’indagine preventiva dei servizi d’informazione dovrà essere autorizzata dal Tribunale federale amministrativo, poi dal Dipartimento della difesa, dopo consultazione con il Comitato per la sicurezza del Consiglio federale. Il no ad un’istanza di controllo indipendente ha spinto quindi il PS a votare contro la revisione della legge e i Verdi liberali ad astenersi (i Verdi erano contrari comunque), con richiami al referendum se il Consiglio degli Stati non correggerà il tiro. C’è però un altro punto critico: come fa notare la NZZ, è estremamente delicato dal punto di vista della neutralità svizzera se agenti segreti possono penetrare in reti e sistemi informatici stranieri per prevenire «attacchi cibernetici». C’è dunque ancora sufficiente materia su cui riflettere, prima di una votazione finale. La revisione della legge sui servizi d’informazione è certo urgente, ma vista la delicatezza sarebbe auspicabile il consenso più ampio possibile.