Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 21 marzo 2016
Azione 12
Società e Territorio La transumanza, l’emigrazione e i gesti antichi: la nuova ala del Museo di Val Verzasca mostrerà un territorio in movimento
Ambiente e Benessere La radioterapia ofre una gamma di nuove possibilità di intervento nella terapia dei tumori
Politica e Economia Perché Putin ha deciso di ritirarsi dalla Siria
Cultura e Spettacoli Dopo due anni ritorna anche in Ticino l’irresistibile magia del festival della danza Steps
pagina 15
ping -92 M shop ne 61-66 / 79 i alle pag
pagina 31
pagina 3
pagina 49
Lara mondiale
Keystone
di Alcide Bernasconi pagina 29
Siria, un po’ di speranza e molti dubbi di Peter Schiesser È lecito sperare che i negoziati in calendario a Ginevra da oggi, 21 marzo, portino alla ine della guerra in Siria? La tregua, benché violata a più riprese, resiste, il presidente russo Putin ha ritirato parte delle sue truppe e sembra puntare ad una soluzione negoziata del conlitto (v. Anna Zafesova a pagina 31); mai come oggi sembrano esserci delle premesse concrete per porre ine ad uno spargimento di sangue che dura da cinque anni. Oppure la Siria è ormai un buco nero che risucchia e annichilisce tutto ciò che vi gravita attorno? Assad è imprevedibile e non dà segno di volersene andare o rifugiarsi nelle regioni a maggioranza alawita (sciita) afacciate sul Mediterraneo. Obama e Putin devono ancora dimostrare di riuscire ad ascoltarsi e capirsi. I curdi siriani proclamano un «sistema democratico federale» nelle terre che controllano nel nord del Paese. Lo Stato Islamico resiste e terrorizza le regioni che controlla in Siria e in Iraq. Nel resto del Paese riprendono le prime timide ma paciiche manifestazioni di protesta contro il regime, mentre i gruppi armati islamisti perdono seguito ora che le armi tacciono. Numerose città
sono distrutte, la popolazione è stremata, si contano centinaia di migliaia di morti, di feriti, milioni di persone sfollate e in fuga, l’economia non si capisce bene come possa funzionare: l’odio che si è generato è incommensurabile. È immaginabile, non dico una riconciliazione, ma anche solo una coesistenza in uno stesso Stato di oppositori e sostenitori di Assad? Andate a chiederlo ai migranti che continuano a marciare verso l’Europa. Date queste premesse, l’evoluzione del conlitto resta imprevedibile, una soluzione concreta ancora inimmaginabile. Forse si riuscirà a consolidare la tregua e creare delle oasi di pace qua e là. L’emissario dell’ONU Stafan de Mistura si è dato 10 giorni di tempo per trovare un accordo, sapremo molto presto se qualcosa si muove davvero. Ma anche nell’ipotesi migliore, resta sempre la minaccia dello Stato Islamico e di al Nusra, il ramo siriano di al Qaeda, che non ha sottoscritto la tregua, benché perlopiù la rispetti per non alienarsi le (poche) simpatie della popolazione. E resta, appunto, quell’odio che ha accomunato nella ferocia tutte le parti combattenti. Tantomeno sembra possibile eliminare le cause che hanno portato alla guerra civile: un totalitarismo sanguinario che non tollera il minimo dissenso né
intende concedere diritti politici e libertà d’espressione. Non rende il quadro meno inquietante il fatto che l’assenza di democrazia, l’onnipresenza di uno Stato repressivo, un’economia e un potere che servono perlopiù ad arricchire le élite sono mali comuni nella maggior parte dei Paesi arabi e del Maghreb. Le primavere arabe sono state represse nel sangue, ma i mali che hanno spinto le popolazioni a protestare e a ribellarsi non sono stati eliminati, piuttosto aggravati. La forza delle armi unita all’assenza di un qualsiasi disegno politico costruttivo per la collettività hanno minato l’esistenza stessa di diversi Paesi. I vari fondamentalismi islamici, inine, sono la garanzia di un oscurantismo che peggiorerà solo la vita delle popolazioni che li subiscono: sognando il ritorno a un passato glorioso, quando l’islam era una cultura iorente e potente, i fondamentalisti – chiudendosi ad ogni inlusso culturale esterno – compiono proprio l’errore che portò l’islam alla decadenza. Sono gli scambi che arricchiscono le scienze e la cultura, mille anni fa era l’Europa ad essere oscurantista e isolata, mentre il mondo arabo, più aperto, era al suo apice, oggi avviene il contrario. Ma ci vorrà tempo per riporre nel dimenticatoio anche questo «ismo», l’ennesima catastroica ideologia.