Azione 10 del 02 marzo 2015

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 02 marzo 2015

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di Sara Rossi pagina 2

Stefano Spinelli

Il sogno di far ridere

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La Grecia e il principio di realtà di Peter Schiesser È durata esattamente 26 giorni l’illusione che la Grecia potesse sottrarsi ai suoi impegni finanziari con la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea: dalla vittoria elettorale del partito di sinistra Syriza il 22 gennaio, all’accordo tra negoziatori greci e dell’Eurogruppo, il 20 febbraio, quando il ministro delle finanze greco Janis Varoufakis e con lui il primo ministro Alexis Tzipras hanno dovuto bere «l’amaro calice» e rimangiarsi le principali promesse elettorali. D’altronde è difficile vincere una partita a poker se le uniche carte buone sono in mano all’avversario. Tsipras e Varoufakis avevano giurato che non avrebbero più negoziato con la Troika e non avrebbero più seguito la via dell’austerità, ossia basta tagli e riforme che affamano la popolazione, piuttosto avrebbero chiesto che i creditori rinunciassero a parte dei crediti. La Troika ha lasciato il posto alle Istituzioni, ne fanno però sempre parte Commissione europea, FMI e BCE. I creditori oggi sono chiamati partner, e chiedono ancora che i debiti siano onorati. Ma soprattutto, la Grecia ha accettato le condizioni stabilite per ottenere un pro-

lungamento di 4 mesi del programma di aiuto, da cui giungeranno ancora 7,2 miliardi di euro (senza contare fondi di emergenza nel caso di scarsa liquidità nel sistema bancario), ossia di portare avanti le riforme stabilite negli accordi con Commissione europea, BCE e FMI. E ha accettato di onorare gli impegni del precedente governo, in particolare portando avanti la privatizzazione di imprese pubbliche. Qualche successo minore l’ha portato a casa anche il ministro delle finanze greco: l’avanzo primario del 3% richiesto dagli accordi è stato dimezzato, per permettere al governo di Atene di poter disporre di mezzi per finanziare gli aiuti ai più poveri. E nella lista di provvedimenti di politica economico-finanz iaria presentata dal governo greco all’Eurogruppo – accettata con una buona dose di incoraggiamento e comprensione delle difficoltà che deve affrontare un governo eletto da 3 settimane e mezza – Tsipras e Varoufakis non hanno scordato di inserire misure volte a colpire gli strati più ricchi della popolazione: pagheranno più tasse e il governo intensificherà la lotta all’evasione fiscale, al contrabbando di tabacco e carburanti, contro il lavoro nero e contro la corruzione. Tuttavia, se dovesse riuscirci, sarebbe il primo: i tentativi di precedenti governi sono sempre

falliti. Ed è proprio la vaghezza, in cifre, delle riforme annunciate dal governo Tsipras a lasciar serpeggiare un certo scetticismo fra i partner europei. Se da una parte il futuro risulta ancora poco concreto in termini di entrate, sul piano dei compiti da assolvere il carnet trabocca: riforma del sistema politico e dell’amministrazione statale, introduzione dell’IVA, riduzione del numero dei ministeri da 16 a 10, taglio di benefici per ministri, deputati e grand commis, riforma salariale del settore pubblico, della legge sul lavoro per favorire flessibilità e produttività (ma coniugandole con fairness verso i lavoratori), e via elencando. Un lavoro titanico. Per ora, la popolazione greca ha reagito bene. Non tutti hanno creduto alla messinscena di Tsipras, quando ha «venduto» l’accordo come una vittoria e una conferma delle promesse elettorali, ma molti hanno voluto crederci. Soprattutto, hanno visto che perlomeno Tsipras e Varoufakis ci hanno provato; socialisti e conservatori ormai sono stati consegnati alla storia, screditati definitivamente, per cui i greci non possono che seguire il nuovo governo e incrociare le dita. Intanto, in aprile l’Eurogruppo attende già cifre più concrete. L’impatto che la realtà avrà sul governo Tsipras si vedrà presto.


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