Cooperativa Migros Ticino
G.A.A. 6592 Sant’Antonino
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 16 febbraio 2015
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Azione 08
Società e Territorio La piattaforma progettiamo.ch porta il crowdfunding in Ticino
Ambiente e Benessere Un viaggio nel mondo delle formiche, insetti presenti sulla Terra da un centinaio di milioni di anni
Politica e Economia A Minsk concordato un cessate il fuoco ma nessun accordo di pace
Cultura e Spettacoli Bramante in mostra a Milano, tra stupore e meraviglia
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Keystone
Mamme che aiutano le mamme
di Fabio Dozio pagina 8
La quadratura del cerchio di Peter Schiesser I tre consiglieri federali apparsi davanti alla stampa mercoledì scorso per annunciare come il governo intenda concretizzare l’iniziativa popolare del 9 febbraio 2014 lo hanno ripetuto più volte: non sarà facile riuscire a far digerire all’Unione europea la volontà svizzera di limitare l’immigrazione, equivale alla quadratura del cerchio – ma saremo tenaci. Simonetta Sommaruga, Didier Burkhalter, Johann Schneider-Ammann hanno ragione, ma questo lo sapevamo già. E la via tracciata è forse l’unica percorribile: introduciamo i contingenti, anche per i lavoratori dell’UE, come richiede ora la Costituzione federale, ma prima negoziamo con Bruxelles per ottenere un adattamento dell’accordo sulla libera circolazione della manodopera. A dire il vero, i promotori dell’iniziativa sono delusi: avrebbero voluto che i contingenti valessero da subito e non solo al termine dei negoziati con l’UE. Ma questa è tattica, e per il Governo ci sono buoni motivi per evitare lo scontro con l’UE e, internamente, fra pro-Bilaterali e anti-Bilaterali: il Consiglio federale vuole poter sfruttare i due anni rimanenti per ricavare il meglio possibile da Bruxelles, vuole
una revisione dell’accordo sulla libera circolazione, non la sua fine, nel tentativo – la quadratura del cerchio – di riuscire ad includervi dei meccanismi di freno dell’immigrazione come richiesti dall’iniziativa popolare UDC; se introducesse ora i contingenti, violerebbe l’accordo esponendosi a ritorsioni da parte europea e contemporaneamente indurrebbe lo schieramento favorevole ai Bilaterali a lanciare un referendum e quindi a provocare una nuova votazione, in cui la popolazione sarebbe infine chiamata a scegliere tra salvare i Bilaterali e limitare l’immigrazione come da iniziativa del 9 febbraio. Cosa lascia un po’ perplessi è la lentezza con cui il Consiglio federale ha elaborato la sua posizione. Considerato che non sono neppure stati definiti, o perlomeno annunciati, i tetti numerici dei contingenti (senza dubbio è meglio celare le carte prima di negoziati internazionali), e che non sono state presentate misure originali, non si capisce immediatamente perché c’è voluto un anno intero per arrivare a questo punto. Certo, il passaggio di consegne dalla vecchia alla nuova Commissione europea ha imposto una pausa nei contatti internazionali, c’è quindi voluto del tempo per riuscire a far breccia presso i nuovi interlocutori a Bruxelles. E forse prima di presentare la strate-
gia svizzera in pubblico, il Consiglio federale voleva avere un almeno un piccolo segnale positivo dall’UE . Diversamente, non avrebbe senso annunciare in pubblico che si vuole negoziare con l’UE l’introduzione di contingenti se da Bruxelles si sente sempre e solo un sonoro no. Questo segnale, timido, come ha sottolineato la presidente della Confederazione, c’è stato, fra la consigliera Sommaruga e il presidente della Commissione europea Juncker: chiamiamolo un bacio di incoraggiamento. Ma, siamo onesti, anche se la consigliera ha insistito sul valore della volontà di parlarsi (consultazioni, non negoziati, a dire il vero), il segnale è davvero molto timido, e le chances di far breccia a Bruxelles, posto che si arrivi a dei negoziati veri e propri, sono pochine. Quindi, poi che succederà? Il Consiglio federale non si sbottona. Dipenderà da che cosa si ottiene o non si ottiene. Ma l’anno trascorso non è andato perso del tutto: nel dibattito nazionale si sono chiariti i veri obiettivi dei due schieramenti in Svizzera. Una parte, di cui fa parte anche il Consiglio federale, vuole a tutti costi salvare i Bilaterali, l’altra – anche se prima del 9 febbraio affermava che i Bilaterali non erano in pericolo con un sì all’iniziativa – ora dichiara che questi Bilaterali, in fondo, non sono poi così importanti.