Azione 07 del 9 febbraio 2015

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Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXVIII 09 febbraio 2015

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Azione 07

Società e Territorio Architettura dello spettacolo: i cinema storici ticinesi

Ambiente e Benessere L’Unesco ha designato il 2015 come Anno internazionale della luce e di conseguenza anche delle sue applicazioni e dei suoi sviluppi tecnologici

Politica e Economia Si inasprisce la guerra in Ucraina malgrado gli sforzi della diplomazia

Cultura e Spettacoli Philip K. Dick, per una volta amore invece di fantascienza

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Si apre l’era Mattarella

Keystone

di Venturi e Caruso pagine 22 e 23

Il tabù di un nuovo voto sull’Europa di Peter Schiesser Eveline Widmer-Schlumpf ha una dote che ad altri politici scarseggia, dice pane al pane e vino al vino. Ovviamente, le reazioni che raccoglie sono spesso di fastidio. Ma la sostanza non cambia: il re è nudo, in fondo tutti lo sanno ma nessuno lo ammette apertamente. Nel caso concreto, visto che per l’Unione europea la libera circolazione è un principio non negoziabile ed essendo parte del primo pacchetto di Accordi bilaterali, in cui è espressamente regolato che la rottura di un accordo porta con sé il decadimento degli altri, sarebbe ora di riconoscere, prima che scada il termine per concretizzare l’iniziativa popolare dell’UDC (ancora due anni), che la domanda di fondo che il popolo svizzero deve per forza porsi è: meglio salvare i Bilaterali o controllare l’immigrazione? Affermandolo pubblicamente a Singapore, Eveline Widmer-Schlumpf ha semplicemente seguito un principio di realtà. D’altronde, anche il suo collega Didier Burkhalter aveva detto l’anno scorso che saremmo presto dovuti ad andare a votare ancora, per chiarire i nostri rapporti con l’UE.

Eveline Widmer-Schlumpf aveva parlato altrettanto schiettamente a fine 2012, quando aveva dichiarato che era tempo di riflettere sull’introduzione dello scambio automatico di informazioni bancarie a scopo fiscale anche in Svizzera. A quei tempi il Consiglio federale credeva ancora nel modello Rubik, con una tassa preventiva sui capitali stranieri in Svizzera. Politici e giornali la criticarono aspramente, ma la consigliera federale aveva semplicemente capito in che direzione si stava muovendo la Storia. Nel frattempo la Svizzera si è impegnata ad introdurre lo scambio automatico di informazioni dal 2017. Per contro, il consigliere federale Hans-Rudolf Merz aveva solennemente dichiarato il 19 marzo del 2008, rivolto alla Germania e a Verdi e socialisti svizzeri, «vi romperete i denti sul segreto bancario svizzero», ma solo un anno dopo, il 13 marzo 2009, aveva dovuto annunciare che la Svizzera accettava le norme dell’OCSE che equiparavano l’evasione alla frode fiscale, con buona pace dell’aspetto più succoso (per gli evasori stranieri e per le banche svizzere) del segreto bancario. Quindi: abbiamo bisogno di politici che osano dirci che il re è nudo, o di politici che oppongono alla realtà il proprio pensiero magico? Non è certo un reato o un tradimento chiedere di votare ancora. D’al-

tronde, se così fosse non si sarebbe dovuto rimettere in discussione la libera circolazione, accettata dal popolo quindici anni fa. Poi i cittadini decidano come vogliono, ma con cognizione di causa. Come scrive Angelo Rossi (pag. 29), il sì del 9 febbraio 2014 era in parte dovuto al fatto che molti votanti avevano creduto ai fautori dell’iniziativa, secondo cui la rinuncia alla libera circolazione non avrebbe messo in pericolo gli altri Accordi bilaterali. Ma fin qui i segnali sono stati di segno opposto: non c’è stato il minimo cedimento nella posizione dell’Unione europea, di qualsiasi personaggio politico che conti, in merito alla libera circolazione. Anche il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nel suo recente incontro con la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, ha ribadito di essere amico della Svizzera ma che le posizioni sono inconciliabili. A questo punto, bisogna che il Consiglio federale dica finalmente come vuole concretizzare l’iniziativa popolare sull’immigrazione e come intenda negoziare con Bruxelles (vedasi articolo di Marzio Rigonalli a pag. 27). E al più tardi dopo un no formale da parte europea ci si dovrà infine porre la stessa domanda espressa da Eveline Widmer-Schlumpf: salvare i Bilaterali o frenare l’immigrazione?


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