Azione 04 del 25 gennaio 2016

Page 1

Cooperativa Migros Ticino

G.A.A. 6592 Sant’Antonino

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXIX 25 gennaio 2016

Azione 04 -53 ping M shop ne 29-36 / 50 i alle pag

Società e Territorio L’associazione Uniwording sta sviluppando una lingua dei segni internazionale

Ambiente e Benessere La sigla DOC sta per «disturbo ossessivo compulsivo», una patologia psichiatrica la cui terapia ha discrete possibilità di successo

Politica e Economia Russia e Nato devono elaborare nuovi assetti nei rapporti futuri

Cultura e Spettacoli Alla Bicocca un’esperienza espositiva all’insegna di Kiefer e Parreno

pagina 9

pagina 15 pagina 3

pagina 23

Amanda Ronzoni

La notte delle Tschäggättä

di Amanda Ronzoni pagina 5

Europa, la tentazione del muro di Peter Schiesser Angela, prigioniera della sua umanità? Dopo l’annuncio del governo austriaco di voler ridurre il numero di profughi in arrivo, imponendo un limite massimo annuo (di 37’500 nel 2016, in decrescita fino a 25’000 nel 2019, a fronte di 90’000 nel 2015), all’estero e in patria gli occhi sono puntati sulla cancelliera tedesca: dovrà cedere e chiudere le frontiere, porre dei limiti alla «Willkommenskultur», sempre più contestata dai suoi stessi alleati politici, da compagni di partito, da una parte della popolazione? Vorrà modificare rotta per non compromettere la sua rielezione l’anno prossimo? No, Angela Merkel ribadisce che le frontiere non si chiudono. E non solo perché demolirebbe l’immagine di paladina dei deboli che si è costruita in questi mesi. La ragione principale è che chiudere le frontiere, erigere un muro fra Germania e Spazio Schengen, significherebbe la fine dell’Unione europea. Perché immediatamente, dall’Austria in giù, attraverso i Balcani fino alla Grecia, si chiuderebbero altre frontiere, i profughi dovrebbero venir respinti a forza, e l’Europa si impiglierebbe nel filo spinato dei nazionalismi, rischiando di stracciare anche la libera cir-

colazione delle persone. A ciò si aggiunge una dose di puro realismo: che cosa succederà – prendiamo pure il caso dell’Austria – al 37’501. esimo richiedente l’asilo di quest’anno? Verrà respinto indipendentemente dalla situazione personale, in violazione delle Convenzioni di Ginevra e in offesa al senso di umanità insito nello spirito europeo? E siccome in marcia attraverso i Balcani ci sono centinaia di migliaia di persone (il cui flusso dalla Turchia neppure l’inverno sta interrompendo), si manderà l’esercito a presidiare le frontiere con il fucile in braccio? Inimmaginabile alle porte di Vienna, già più probabile nei Balcani. Così o cosà: il caos. E la fine di un sogno, di un’Europa che supera i nazionalismi rendendo irrilevanti le frontiere. Che fare, dunque? Esiste un unico modo per affrontare il problema dei migranti, sostiene la cancelliera tedesca, e cioè in una dimensione europea: L’Unione europea deve rafforzare la sicurezza alle frontiere esterne, creare una funzionante cooperazione con la Turchia e introdurre una chiave di riparto dei profughi fra i 28 Stati membri dell’Ue. I singoli Stati, è il ragionamento di Angela Merkel, non sono in grado di gestire un problema dalle dimensioni globali. E così dicendo fa di questo un problema esistenziale per l’Unione europea:

dalle risposte dei singoli Paesi e dell’Unione nel suo complesso si potrà leggere lo stato di salute del progetto di integrazione continentale. Oggi il quadro è desolante: finora sono stati aperti solo tre degli undici hotspot in cui registrare i migranti, condizione essenziale per poi poterli ridistribuire in tutti i Paesi dell’Ue; Frontex non riesce a trovare le necessarie 700 guardie di frontiera per la sua missione ai confini dell’Unione; era stato deciso di distribuire in altri Paesi 160’000 profughi giunti in Grecia e Italia, ne sono stati collocati solo 322; all’interno dell’Ue si litiga sui 3 miliardi di euro da dare alla Turchia per tenersi i profughi siriani. Se al vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione il 18-19 febbraio a Bruxelles, al più tardi in un vertice straordinario da tenersi in marzo, non si giungerà ad una consapevolezza generale e a soluzioni che non restino lettera morta, l’Ue rischia di giungere al punto di non ritorno e di dare inizio ad un processo di disgregazione. Sarebbe un paradosso della storia se un’Unione europea nata come soggetto economico per sfociare un giorno in un assetto politico perdesse per motivi politico-nazionalistici anche i vantaggi economici che il progetto europeo aveva faticosamente costruito. Ma tutto è possibile, oggi.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.