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Focus on economics FOCUS ECONOMIA
L’export fa correre l’industria alimentare
Exports keep the food industry running
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di Luigi Pelliccia
Responsabile Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare
The second half of the current year is outlining brilliant conditions for the Italian food industry, with very few precedents in its recent history. The industry’s expansive impulse is entirely linked to the exceptional acceleration of exports, while other economic parameters confirm situations and trends already known. The industry’s exports are in fact showing double-digit significant expansion rates that are driven by the marked acceleration of outlets such as the USA, China, South Korea and Russia, alongside the excellent stability of the EU market. In this context, the milling industry continues to show a certain ambivalence.
IL MOLITORIO MOSTRA UNA PRODUZIONE IN PERDURANTE CEDIMENTO THE MILLING INDUSTRY SHOWS A PRODUCTION IN PERSISTENT DECLINE
Per la nostra industria alimentare la seconda metà dell’anno in corso sta delineando profili di brillantezza con pochi precedenti nella sua storia recente. La spinta espansiva del settore si lega tutta all’eccezionale accelerazione dell’export, mentre altri parametri congiunturali confermano situazioni e trend già noti. Le esportazioni del settore stanno infatti mostrando tassi espansivi importanti, a due cifre, trainati, a fianco dell’ottima tenuta del mercato Ue, dalle vistose performance di sbocchi come Usa, Cina, Corea del Sud e Russia.
Prospettive future
La produzione alimentare potrebbe così chiudere l’anno attorno al +6,5%, mentre il fatturato, spinto anche dai prezzi alla produzione, potrebbe arrivare a quota 154 miliardi di euro, con un incremento del +8,0%. Le esportazioni di settore, a loro volta, potrebbero registrare, a consuntivo 2021, un passo superiore al 10% e raggiungere la quota di 40 miliardi

di euro che, sommata a quella dell’export primario, mostratosi in parallelo molto performante, potrebbe portare l’export agroalimentare complessivo sulla soglia dei 50 miliardi di euro. In tal modo, verrebbe finalmente raggiunto l’obiettivo individuato anni fa e finora disatteso per l’irruzione del Covid. Va sottolineato, in proposito, il collegato rafforzamento di un risultato strategico di enorme rilievo come
l’attivo della bilancia agroalimentare, che l’anno scorso aveva sfiorato i 3 miliardi di euro e quest’anno potrebbe collocarsi, con ogni probabilità, nella forbice fra i 6 e i 7 miliardi di euro. Questo, dopo una serie davvero secolare di passivi vistosi, che sembravano strutturali e irrinunciabili. In ogni caso, la fase peggiore della pandemia è alle spalle. E guardando indietro va sottolineato, ancora una volta, come il periodo difficile attraversato dal Paese abbia evidenziato in modo inconfutabile le doti di resistenza e sostegno al sistema portate dall’industria alimentare. In tal senso, si ricorda che nel 2020 la produzione alimentare è scesa del -2,5% con-
CONGIUNTURA ALIMENTARE 2021 - L’EVOLUZIONE DEI PRINCIPALI PARAMETRI
VARIAZIONI TENDENZIALI SULLO STESSO MESE/PERIODO ANNO PRECEDENTE
Parametri 2019
Anno 2020 Anno 2021 Gen.
2021 Febbraio 2021 Marzo 2021 Aprile 2021 Maggio 2021 Giugno 2021 Luglio
Mese Mese Bimestre Mese Trimestre Mese Quadrim. Mese 5 mesi Mese 6 mesi Mese 6 mesi
Previsioni indicative Anno 2021
Produzione Industria Alimentare 3,0 -2,5 -3,7 0,2 -1,4 8,5 1,8 8,9 3,4 10,0 5,0 8,6 5,5 Produzione Molitoria -1,7 0,0 -4,8 -12,6 -9,1 -13,2 -10,4 -8,5 -10,0 -9,6 -9,9 -3,3 -8,9
Produzione Industriale Totale
-1,3 -11,4 -2,4 -0,6 -1,4 37,7 9,7 79,5 21,6 24,1 23,7 13,9 20,0 Fatturato Industria Alimentare 2,3 -0,6 -2,0 -2,1 -1,6 1,3 -0,7 9,7 1,7 12,0 3,8 11,1 5,0 Fatturato Industria Totale -1,4 -11,5 -1,6 0,9 -0,4 38,1 11,3 105,0 26,2 40.0 29,1 28,4 29,0 6,5 -4,0 17,0 8,0 22,0
Export Primario Export Industria Alimentare Export Molitorio 0,0 -0,3 6,2 . 2,7 . 11,8 . 15,8 . 17,8 6,9 1,0 -9,2 . -4,6 . -0,5 . 3,8 . 7,7 -0,1 -6,3 -9,4 . -12,0 . -9,0 . -3,6 . 0,6 13,0 11,0 4,0
Export Agroalimentare 5,5 0,8 -6,2 . -3,1 . 1,9 . 6,2 . 9,6
12,0 Export Totale 2,5 -9,8 -8,1 . -6,2 . 4,8 . 19,9 . 24,0 17,0 Prezzi alla Produzione Ind. Alimentare 2,1 1,0 -0,4 0,2 -0,1 1,0 0,3 1,4 0,6 2,5 0,6 3,2 1,3 4,0 1,7 2,0 Prezzi alla Produzione Ind. Totale 0,0 -4,4 -0,4 0,7 0,1 3,0 1,1 7,9 2,7 10,0 3,5 11,0 5,3 12,3 6,3 6,0 Prezzi Alimentari al Consumo 0,7 1,4 0,6 0,2 0,4 0,0 0,3 -0,6 0,1 -0,8 -0,1 -0,7 -0,2 0,0 -0,2 0,3 Prezzi al Consumo Alim. Lavorato 0,2 0,7 0,1 0,1 0,1 -0,7 -0,2 -0,8 -0,4 -1,1 -0,5 -0,4 -0,4 0,2 -0,3 0,3 Prezzi al Consumo Alim. Non Lavorato 1,5 2,5 1,1 0,7 0,9 1,0 0,9 -0,3 0,6 -0,4 0,4 -1,1 0,2 -0,2 0,1 0,3 Inflazione 0,6 -0,1 0,4 0,6 0,5 0,8 0,6 1,1 0,7 1,3 0,8 1,3 0,9 1,9 1,0 2,0 Vendite Alim. Destagion. in Valore 0,9 3,7 4,5 -5,5 -0,7 3,7 0,8 0,6 0,8 -1,5 0,3 2,5 0,8 1,0 Vendite Alim. Destagion. in Volume 0,1 2,1 3,8 -5,6 -1,1 3,7 0,6 1,2 0,7 -0,6 0,4 3,0 0,9 1,0 Vendite Non Alim. Destagion. in Valore 0,7 -12,2 -15,5 -6,0 -10,6 49,7 3,5 83,0 16,5 28,1 18,9 11,9 17,4 17,0 Vendite Non Alim. Destagion. in Volume 1,2 -12,2 -17,1 -7,8 -12,4 50,3 1,5 83,1 14,0 28,0 16,9 11,9 16,0 16,0 Vendite Totali Destagion. in Volume 0,8 -5,4 -6,8 -5,7 -6,2 22,9 2,2 30,4 8,4 13,3 9,3 7,7 9,2 10,0 Vendite Totali Destagion. in Volume 0,8 -6,2 -8,5 -7,0 -7,7 23,5 1,1 31,5 7,4 14,1 8,8 8,1 8,6 9,0 Fonte: elaborazione Federalimentare su dati Istat
tro il -11,4% del totale industria, mentre l’export di settore è riuscito a salire del +1,0% a fronte del -9,8% di quello totale.
Le difficoltà di fondo
Queste doti di resilienza non hanno tuttavia cancellato alcune difficoltà di fondo. Fra queste, l’inossidabile stagnazione del mercato alimentare interno, aggravata negli ultimi mesi dai problemi per l’industria di trasmettere a valle le pressioni di costo innescate dai forti aumenti delle quotazioni internazionali di molte commodity agricole. L’industria alimentare, specie nei suoi segmenti di prima trasformazione come il molitorio, è infatti caratterizzata da margini esigui, per cui anche una contrazione di redditività di pochi decimali di punto può rendere critici gli equilibri delle aziende. Per questo è fondamentale curare il contesto in cui opera il settore. Si impone, in generale, un uso del suolo più razionale e un incremento di produttività della nostra agricoltura. L’industria alimentare punta infatti ad aumentare il più possibile l’utilizzo di prodotti agricoli nazionali, tuttora insufficienti alla sua domanda. Inoltre, sul fronte internazionale delle commodity, oltre a rafforzare le capacità di stoccaggio, occorre approntare meccanismi di trasparenza che riducano i fenomeni di speculazione finanziaria a vantaggio di pochi trader e intermediari, responsabili di tensioni artificiali che alla lunga appesantiscono, insieme alla competitività delle

MODESTO IL RECUPERO DEL MOLITORIO A METÀ ANNO
aziende, il carrello della spesa e, in ultima analisi, la stessa capacità di acquisto del consumatore. Il prolungamento in atto, oltre ogni previsione, della bolla delle quotazioni che ha colpito alcune commodity agricole già alla fine del 2020, dal grano ai semi oleosi, si lega, oltre che alle drastiche riduzioni produttive in aree importanti come Canada e Francia, proprio a questi fenomeni. Intanto, il settore conferma sul mercato interno le sue doti calmieratrici. L’anno scorso il +0,7% dei prezzi al consumo dell’alimentare lavorato si era confrontato con il +2,5% dell’inflazione. Mentre nel luglio scorso il +0,2% dei prezzi dell’alimentare lavorato ha dovuto fronteggiare un’inflazione in crescita al +1,9% e che successivamente ha sforato il 2,0%. I consumi alimentari interni 2021 restano comunque ben al di sotto la soglia dei 250 miliardi di euro raggiunta nel 2019: dopo essere scivolati a quota 225 miliardi di euro nel 2020, rimangono ancora lontani da un recupero integrale. Il gap riguarda gli 85 miliardi di euro della torta complessiva 2019 legati al “fuori casa”, che sono stati amputati di quasi 30 miliardi nel 2020 e appaiono su una linea di rientro faticosa, che potrà essere completata probabilmente non prima della chiusura 2022.

Il settore molitorio
In questo quadro, il molitorio mostra tendenze a due facce. Sul fronte della produzione, il primo semestre ha evidenziato un perdurante cedimento. Infatti, dopo la perfetta stagnazione del 2020 (+0,0%) e l’esordio con il -4,8% di gennaio, i progressivi tendenziali dal bimestre al semestre dell’anno si sono attestati su cali a due cifre: dal -10,4% del primo trimestre al -8,9% di gennaio-giugno. Il modesto recupero di metà anno è comunque un segnale che, se confermato, potrebbe portare verso un consuntivo in flessione più
IL COMMERCIO GLOBALE RESTA IL DRIVER PRIORITARIO PER ACCELERARE LO SVILUPPO
moderata, prossima al -4,0%. Certo, sul trend del comparto pesa molto il cedimento a monte della pasta. Dopo i fuochi d’artificio che hanno portato l’anno scorso il consuntivo di produzione del settore pastario sul +8,5%, l’andamento semestrale 2021 del comparto accusa un tendenziale del -14,4%. Ne esce un marginale rientro rispetto al -15,3% dei primi cinque mesi, che tuttavia rimane più pesante di quello evidenziato nei primi mesi dell’anno e rivela una tendenza inerziale che non fa presagire recuperi importanti a fine anno. Va aggiunto che, a fianco della pasta, il pane e i prodotti di pasticceria freschi mostrano nel semestre un trend di produzione del +10,3%, mentre la biscotteria e i prodotti di pasticceria conservati segnano un semestrale del -2,6%. L’export del molitorio, invece, pur senza esaltare, si smarca e va meglio. Dopo il -6,3% del 2020 e la punta negativa del -12,0% raggiunta nel primo bimestre 2021, su gennaio-maggio ha fatto affiorare un primo segno positivo del +0,6%. Questa tendenza dovrebbe rafforzarsi nel secondo semestre e chiudere l’anno con una crescita che, in modo del tutto indicativo, potrebbe portare a un +4,0% circa, in qualche modo speculare rispetto alla flessione della produzione.

Il commercio internazionale
I primi cinque sbocchi dell’export sui cinque mesi hanno mostrato variazioni oscillanti. Nell’ordine: la Francia ha raggiunto i 24,9 milioni di euro (+6,6%); la Ger-




mania 23,6 milioni (-5,0%); gli Usa 16,0 milioni (+10,8%); la Spagna 12,5 milioni (+21,6%); il Regno Unito infine, penalizzato dalle vischiosità dell’avvio della Brexit, si è fermato a 9,4 milioni (-24,0%). Il commercio internazionale rimane in ogni caso il driver prioritario per accelerare lo sviluppo. Secondo autorevoli stime, nel 2021 è previsto in incremento del +15,9% in valore e del +7,7% in volume. E anche nel 2022 la crescita dovrebbe rimanere su livelli importanti, con stime del +8,4% in valore e del +6,2% in volume. Insomma, l’“onda” c’è, e il settore alimentare deve poterla cavalcare al meglio. I grandi spazi che ci riserva l’export sono vitali per il futuro di tutto il “food and beverage” nazionale, soprattutto in presenza di una stagnazione di fondo dei consumi interni che, al di là degli effetti della pandemia, ha evidenti caratteristiche strutturali, aggravate dall’erosione demografica e dall’invecchiamento della popolazione. In ogni caso, l’Italia deve crescere e guadagnare Pil in modo sostenibile; infatti, anche se quest’anno si avvicinasse a un tasso di espansione del +6%, rimarrebbe comunque circa 3 punti sotto il livello del 2019. E questo, sottolineando che nel 2019 il nostro Pil era ancora, unico fra i grandi Paesi europei, quasi 4 punti sotto la soglia del 2007, anno precedente la crisi finanziaria Lehmann Brothers. L’Italia, in altre parole, deve andare alla ricerca di una produttività perduta da troppo tempo: nell’ultimo ventennio si è fermata su un pallido +0,3% annuo, non a caso in coda alle classifiche europee. Il manifatturiero non può essere lasciato solo a trainare lo sviluppo di tutto il sistema.
Luigi Pelliccia
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