Ambienti Sani Lug-Set 23

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A MBIE NT I S ANI

RIVISTA UFFICIALE

CLP: le nuove classi di pericolo delle sostanze chimiche

Gestire gli infestanti con metodi biologici e sostenibili

Sanificazione e attività alimentare: la verifica delle corrette operazioni

Edizioni Avenue

Luoghi di Lavoro - Abitazioni - Ho.Re.Ca - Aree Urbane - Verde Pubblico - Impianti Sportivi

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SOMMARIO

EDITORIALE

Impegnati per un futuro sempre più sostenibile di M. Benedetti

RUBRICHE

Speciale World Pest Day 2023 a cura della Redazione

Evoluzione normativa di Daniele Fichera ............................................................................

di Francesca Ravaioli

Biologia ed Etologia di Massimo Bariselli .........................................................................

Entomologia e Parassitologia di Mario e Simona Principato

ARTICOLI Intervista

Emergenza climatica: la gestione sanitaria di Davide Di Domenico.....................................................................

Sicurezza alimentare Verifica delle corrette operazioni di sanificazione nelle attività alimentari di Maria Chiara Venturini .................................................................

Eco-narrazione Come le vespe d’autunno di Gianumberto Accinelli .................................................................

ANNO 2 • Numero 3

LUGLIO - SETTEMBRE 2023

Iscritto al n. 8578 r.st. in data 16/03/2022 sul registro stampa periodica del tribunale di Bologna

Gli autori sono pienamente responsabili degli articoli pubblicati che la Redazione ha vagliato e il Comitato Scientifico ha analizzato garantendone la validità tecnico scientifica. Ciò nonostante, errori, inesattezze e omissioni sono sempre possibili. Avenue media, pertanto, declina ogni responsabilità per errori e omissioni eventualmente presenti nelle pagine della rivista.

Impegnati per un futuro sempre più sostenibile

Dinamicità e adattabilità devono contraddistinguere il lavoro di ogni singolo operatore del settore

Dalla conferenza nazionale di fine marzo a Catania all’iniziativa a Roma del 6 giugno, in occasione del tradizionale World Pest Day: si tratta di un ponte ideale in cui l’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione è stata vettore esclusivo in Italia, nonché unico interlocutore accreditato presso le Istituzioni nazionali e internazionali, verso la tanto ricercata sostenibilità nelle tecnologie e nelle modalità operative.

A.N.I.D. crede convintamente nel ruolo centrale delle aziende appartenenti alla filiera del “Pest Management” per la reale ed equilibrata attuazione del cosiddetto “Green Deal” europeo. “Il destino dell’uomo e dell’ambiente non sono mai stati così strettamente connessi” ha commentato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della recente Giornata Mondiale dell’Ambiente. Ha perfettamente ragione perché abbiamo un solo pianeta Terra da preservare, curare e vivere in modo sostenibile, ognuno per quanto di competenza. Le nostre aziende debbono quindi dimostrarsi “illuminate”, lungimiranti, proiettate in modo dinamico verso le sfide del futuro e al

passo con i tempi portando ogni singolo operatore del settore a essere in grado di mettere in atto metodiche moderne e sempre meno impattanti dal punto di vista ambientale. La nostra Associazione, com’è noto, non intende assolutamente demonizzare il ricorso ai biocidi, anzi! I disinfestatori debbono essere sempre messi nelle condizioni di poter avere a disposizione tutti gli strumenti necessari per portare a termine un efficace lavoro di prevenzione e controllo in ogni situazione. I prodotti chimici debbono quindi essere gestiti responsabilmente, con coscienza e nella piena consapevolezza delle gravi conseguenze che un uso errato potrebbe cagionare all’ambiente che ci circonda ed in cui viviamo. La manipolazione coscienziosa di sostanze attive, talvolta indispensabile per evitare rischi sanitari gravi a tutela della salute pubblica, non può che prevedere la presenza di operatori

idoneamente qualificati. La necessaria professionalizzazione tramite l’acquisizione di puntuali competenze, figlie di un’adeguata e non più rimandabile formazione periodica, consente ai disinfestatori professionisti di valutare in maniera lucida, analitica e rapida i fattori essenziali per eseguire un intervento di lotta agli infestanti anche all’interno di aree particolarmente sensibili senza che vi siano rischi per l’ambiente circostante e per le persone. Tale approccio consente di eseguire operazioni razionali e proporzionate alla tipologia di infestazione scagionando la possibilità che si diffondano pericolosi agenti patogeni.

A.N.I.D. proseguirà convintamente anche in futuro sul percorso ormai tracciato contribuendo in maniera decisiva alla reale evoluzione del Pest Control!

Disinfestazione biologica e sostenibile attuata da professionisti giuridicamente riconosciuti

Lo scorso 6 giugno a Roma A.N.I.D. ha celebrato il World Pest Day proponendo importanti novità di settore del Pest Control secondo i nuovi standard

Riconoscimento a livello internazionale della figura dei professionisti della disinfestazione e presentazione di un documento tecnico che apre le porte anche alla revisione della certificazione UNI 11381 del 2010 sul monitoraggio degli insetti nelle aziende alimentari, portando alla definizione di tecniche da applicare, su base volontaria, ai metodi produttivi biologici e orientati alla sostenibilità nella lotta agli infestanti. Sono alcuni dei principali punti emersi nel corso dell’edizione italiana del World Pest Day 2023, la giornata mondiale della sensibilizzazione alla lotta agli

infestanti organizzata da A.N.I.D., tenutasi lo scorso 6 giugno a Roma. “Questo evento - ha detto Marco Benedetti, presidente dell’Associazione - è stato un’occasione di incontro e di confronto sul tema del Pest Management a livello globale per creare consapevolezza nell’opinione pubblica sull’importanza delle attività svolte dalle imprese del settore per la salute dei cittadini e la sostenibilità ambientale. Un’importanza che è stata avvalorata dalla loro consulenza in tempo di pandemia e in tempi di post-alluvione. In quelle giornate di maggio, l’Associazione che si è

messa a disposizione delle autorità e degli enti che gestivano l’emergenza proponendo il proprio ingresso nella cabina di regia della gestione delle infestazioni post-esondazioni. Finalmente siamo riusciti a mettere dei tasselli importanti che hanno dato il via al percorso di riconoscimento ufficiale della nostra professione abbinandolo al tema della sostenibilità”.

Pest manager:

un riconoscimento giuridico

Nonostante questo ruolo cruciale del Pest manager, il quadro normativo attuale è quello di una carenza completa di regole per questo settore, sia a livello europeo sia nazionale. In questo modo l’intervento di un professionista spesso viene sostituito da quello privato che ha libero accesso ai pesticidi e, in generale a veleni nei negozi, con conseguenze alle volte disastrose. Di più, in Italia, le aziende della disinfestazione che giocano un ruolo strategico per l’operatività di tutto il tessuto economico, a cominciare da quello del settore agrifood, a oggi, sono contraddistinte dallo stes-

so codice ATECO delle imprese di pulizie che hanno una funzione sociale ed economica del tutto diversa. Emerge con crescente urgenza la necessità di riconoscere e valorizzare la figura professionale del Pest manager con norme e procedure specifiche che siano orientate alla sostenibilità.

Una necessità è resa ancora più impellente dal fatto che il cambiamento climatico in atto e l’aumento delle temperature fanno proliferare il numero e le specie di infestanti (insetti, roditori ecc.) presenti sul territorio.

“Il dialogo istituzionale e i tavoli di lavoro e discussione a cui siede l’A.N.I.D. sia sul piano nazionale sia europeo - ha detto Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria Servizi HCFS nonché presidente dell’EFCI, European cleaning and facility ser-

Aziende della disinfestazione: strategiche per tutto il tessuto economico

vices industry in Europe - ci stanno dimostrando l’importante passo avanti fatto da questo settore. Fino a qualche anno fa era impensabile ipotizzare un ruolo europeo per questo tipo di professionisti. Oggi siamo riusciti a portare all’attenzione dei media e degli stakeholder le nostre problematiche che ci offrono nuovi importanti orizzonti. Si pensi a quello del mondo della ristorazione collettiva, parte della federazione

A.N.I.D.. Il 2023 sarà un anno fondamentale per dare a questo comparto il ruolo che merita”. La corsa in avan-

ti verso il rilievo legislativo dei Pest manager condotta da A.N.I.D. non è stata (e non è) priva di ostacoli. “Si pensi al periodo COVID - ha specificato Mattioli - quando c’è stata un’impennata di richieste di intervento in senso antipandemico. Tanti professionisti, in assenza di norme specifiche si son trovati a dovere operare anche improvvisando con operazioni del tutto prive di valenza scientifica. Questo divario va colmato con un’azione forte a livello europeo oltre che un confronto ampio”.

La nascita del documento tecnico Per individuare direttive di intervento legate al tema del biologico e della sostenibilità, l’Associazione ha costituito un gruppo di lavoro per la stesura di un documento tecnico che ha visto la luce nel 2022 e che è incentrato sulla gestione degli infestanti con metodi biologici e orientati alla sostenibilità. “Il documento tecnico - piega il consigliere A.N.I.D. Paolo Guerra in qualità di coordinatore del gruppo di lavoro - rappresenta una prassi di riferimento perché è applicabile su base volontaria. Abbiamo iniziato a lavorarci a seguito di un evento calamitoso occorso in Sicilia quando, a causa del proliferare del punteruolo rosso, c’è stata una devastazione di palme con danni, in tutta la regione, per 200 milioni di euro. Una cifra che ben potrebbe essere utilizzata, ad esempio, per inasprire i controlli alle frontiere per quanto riguarda la sanità marittima piuttosto che interventi in emergenza”. L’obiettivo europeo del Green Deal che prevede l’abbattimento del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030 è molto complesso tanto più se si considera che con le temperature anomale, stanno proliferando gli infestanti e ne sono arrivati di nuovi prima sconosciuti alle nostre latitudini.

“In questo senso - ha detto Guerra -, l’orientamento alla sostenibilità

è estremamente complesso per i Paesi del Sud Europa, come l’Italia, che hanno un patrimonio agricolo importante. Tanto più complesso poiché non è chiaro il concetto stesso di sostenibilità. In sostanza oggi operiamo in un mare magnum di certificazioni. Da qui nasce l’esigenza di questo documento tecnico ambizioso per la realizzazione del quale ci siamo confrontati anche con il servizio fitosanitario della Regione Emilia-Romagna”. Il punto di partenza di questo lavoro è stata la certificazione UNI 11381 del 2010 che definisce, fra l’altro, i requisiti tecnici per il monitoraggio degli insetti nelle aziende alimentari. A tal proposito è stata proposta all’UNI, l’ente di normazione italiano, la costituzione di un gruppo di lavoro all’interno della sua commissione alimentare focalizzato all’aggiornamento sugli infestanti nelle aziende alimentari e mangimistiche.

In uno scenario in cui si registra, da un lato, la tendenza alla crescita delle produzioni biologiche, soprattutto in Italia che è tra i top tre Paesi europei più virtuosi per numero di aziende e per superfici; d’altro canto, si assiste all’implementazione di normative che riducono l’uso di sostanze attive a disposizione dei professionisti. Tutto ciò rende necessaria l’individuazione di strategie innovative.

“Nella fase di post-raccolta diventa cruciale, fra le altre, la gestione di silos e magazzini di stoccaggio che raccolgono le derrate - specifica Guerra -. In questo caso, si registra una la-

Marco Benedetti , Presidente A.N.I.D.

cuna normativa enorme riguardo ai principi attivi da usare. Lacuna che porta a non poche situazioni paradossali. Come nel caso in cui taluni applicano tecniche di disinfestazione convenzionale anche per le produzioni biologiche. Tra le sostanze utilizzabili in ambito sostenibile c’è il piretro naturale che è un prodotto biologico ammesso dalle normative e nei disciplinari della produzione bio. Lo stesso dicasi per le polveri diatomee. Mentre, il trattamento con il calore non può essere considerato sostenibile perché fortemente energivoro. Sicuramente è biologico, perché non implica l’uso di nessuna sostanza ma bisogna stare attenti a definirlo sostenibile. Può essere sostenibile, per contro, l’utilizzo di energie rinnovabili, come il biometano, in un’ottica di economia circolare. Se si parla di sostenibilità, inoltre, è importante tenere in considerazione le condizioni di lavori degli addetti”.

L’idea del documento tecnico nasce nel 2021 quando A.N.I.D. e ICEA, l’Istituto per la certificazione etica e ambientale, hanno sottoscritto un accordo per orientare il processo di post-raccolta verso la gestione degli infestanti nel settore biologico all’indomani della massiccia richiesta di interventi durante il periodo Covid, in aree gestite in biologico.

“Lo studio ha messo inoltre il risalto delle criticità di alcuni edifici - ha specificato Guerra - che non sono stati progettati anche in funzione dell’intervento di igienizzazione. Un

aspetto, questo, che diverrà chiave per il futuro quando si lanceranno gli appalti sul verde pubblico che non si può pensare di affidare solo a giardinieri. Devono essere gestiti da società che abbiano un responsabile tecnico”.

Il biologico e non solo

Sul tema del biologico A.N.I.D. ha realizzato un focus particolare istituendo nel quadro della commissione certificazione, due gruppi di lavoro. Uno dedicato ai requisiti minimi di gestione degli impianti di nebulizzazione e l’altro che si occupa delle soglie minime di tolleranza in ambito di aziende agroalimentari. La strada verso il riconoscimento giuridico degli operatori e lo sviluppo di tecniche bio e sostenibili ha trovato supporto anche a livello europeo. Nel corso della giornata di lavori è, infatti, intervenuto l’europarlamentare Nicola Procaccini (FdI) che ha manifestato tutto il suo supporto a queste istanze. “C’è la necessità di sostenere chi ha compito di proteggere la salute pubblica e anche le nostre eccellenze - ha detto all’indomani dell’approvazione del regolamento UE su Dop e Igp -. Il nostro Paese dedica molta attenzione all’alimentazione che non è solo legata alla nutrizione ma riguarda cultura, identità, tradizioni e appartenenza”.

“Dobbiamo capire come intervenire - ha detto Monica Biglietto, vicepresidente CEPA -. Gli strumenti che avevamo si sono ridotti ma il solo trap -

polaggio non può sostituire i biocidi soprattutto in caso di emergenza sanitaria. Abbiamo lanciato un sondaggio sui questo tema che ha ricevuto risposte basse. Questo significa che il tema non è sentito nella nostra categoria che dovrebbe essere invece massimamente interessata. È compito nostro individuare la strada verso la quale orientare le scelte future”. Tra queste, anche limitare la possibilità per i privati di usare prodotti disinfestanti considerata l’elevata tossicità di alcuni di questi. “Il ministero della Salute sta lavorando per mettere un veto - ha rivelato Aurelia Fonda, dirigente tecnico dell’Ufficio 4 della Sanità -. Non solo alla vendita nei negozi ma anche nell’e-commerce che rappresenta un canale difficile da regolare”. A tal proposito il Ministero ha inviato recentemente una nota alla Commissione Europea con la quale si invocano più aiuti, disposizioni cogenti e meno raccomandazioni. In poche parole: un regolamento specifico, direttamente applicabile in tutti gli Stati membri senza bisogno di alcuna ratifica.

“Bisogna anche tenere in considerazione - ha aggiunto Francesca Ravaioli, dirigente sanitario del Ministero della Salute - che l’utilizzo combinato di sostanze di sintesi può avere un’azione sinergica e creare effetti ancora più negativi. Serve ridurne l’uso al minimo perché siano efficaci. Ma, allo stesso modo, serve un sistema di vigilanza post marketing per valutare l’impatto ambientale. Si parla così di chimica sostenibile”.

Sul percorso di formazione specifico per il Pest manager si è soffermata

Maria Chimisso dell’IPSEOA Federico di Svevia di Termoli: “Se non abbiamo un’idea sistemica della preparazione e della formazione del tecnico della disinfestazione - ha detto - non possiamo lavorare sulla modernità di settore agricolo”.

Per l’armonizzazione delle norme di

questo settore, Pasquale Trematerra, docente dell’Università del Molise ha rivelato che alcuni ricercatori italiani insieme ai colleghi di Francia, Spagna, Grecia, repubblica Ceca e Slovenia hanno sottoscritto un documento indirizzato all’Unione Europea. “Chiediamo con forza l’armonizzazione di questo settore - ha detto. Se così non si procedesse potremmo trovarci di fronte a situazioni che non sapremo affrontare. In questo senso, non esiste la possibilità, ad oggi, di non usare i biocidi. Potremo fare sforzi per usarne meno possibile e migliorarci nell’attività di prevenzione e previsione, ma togliamoci dalla testa che non siano utili. Non si può obbligare nessuno a chiudere la propria azienda biologica perché non esistono trattamenti alternativi”.

I benefici delle previsioni Il sistema previsionale si scontra con costi iniziali piuttosto elevati che garantiscono però benefici nel lungo periodo soprattutto perché, in caso di infestazione, permettono di intervenire in tempi molto brevi. “Nel food abbiamo 20mila certificazioni e quindi 20mila report e database - ha spiegato - Serena Venturi dell’IFS Italia -. Il controllo delle infestanti rappresenta la per numero di interventi, la prima

delle nostre attività di controllo. Dai nostri monitoraggi emerge che spesso i sistemi implementati dalle aziende non sono efficaci. Tra le industrie maggiormente a rischio infestanti c’è quella della pasta dove l’infestazione è spesso presente e costante”. Sviluppare delle tecniche di disinfestazione sostenibile è tanto più cogente quanto, a causa dei trattamenti applicati in maniera non armonizzata, si stanno sviluppando delle resistenze ai principi attivi usati da parte degli stessi infestanti. “Così è successo - ha spiegato Dario Capizzi della Regione Lazio - nel caso della derattizzazione operata a Ventotene. Bisogna armonizzare questo settore con delle norme anche per evitare l’estinzione, in corso, di alcuni infestanti come in topi che svolgono comunque una funzione equilibratrice nell’habitat in cui vivono. Una disciplina che punti sulla sostenibilità eviterebbe anche il rischio che il Pest Management venga additato come causa di emissioni di gas serra. Im postiamo delle chiavi di controllo sostenibili”.

“Ci troviamo in momento particolare - ha affermato Davide Di Domenico, referente scientifico A.N.I.D. - nel quale i governi e le società ci chiedono di intervenire in modo responsabile e rispettoso dell’ambiente. Per que-

sto stiamo sviluppando competenze nell’ecologia urbana, ossia nella capacità di studiare gli equilibri tra gli animali che vivono nelle città, che si stanno trasformando in ambienti dove serve intraprendere dei criteri di convivenza con diverse specie ani-

Avviato il dialogo con la Protezione Civile per la gestione delle emergenze

mali. Si pensi alla presenza sempre maggiore di specie selvatiche in alcuni nuclei abitati. Le criticità nascono dagli squilibri e sta a noi comprenderne le cause al fine di intervenire alla fonte. In questa fase siamo tra l’altro agli albori dello sviluppo tecnologico di strumenti che ci permettono di analizzare gli ambienti con maggior efficacia per meglio approfondire e definire le azioni più corrette e le tecniche più sostenibili per il Pest Management”.

La Redazione

Il nuovo regolamento (UE) 2018/848

Una normativa riguardante la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici

Tra le principali novità, l’estensione del campo di applicazione, chiarimenti sulla soglia di decertificazione, la standardizzazione dei certificati, l’introduzione dell’opportunità della certificazione di gruppo, il chiaro divieto di OGM e nanomateriali, la frequenza dei controlli e le certificazioni di gruppo, la gestione delle importazioni ecc. di seguito

dettagliate:

• il campo di applicazione è sato esteso ai prodotti elencati nell’allegato I del Trattato di funzionamento dell’Unione Europea quali sale marino e altri sali, bozzoli di bachi da seta, cera d’api, tappi di sughero, cotone, lana e pellami; rimane ancora esclusa la ristorazione bio, certificabile solo con standard nazionali.

• Viene chiaramente definito che è possibile avere regole che proibiscono l’etichettatura di prodotti che contengono sostanze non ammesse sopra una determinata soglia, ma tali regole non devono impedire la commercializzazione di prodotti biologici ottenuti in altri Stati membri, l’Italia è tra i pochissimi stati dell’Unione che ha introdotto con il DM 309/11 il

ENGLISH ABSTRACT

CLEANING DETERGENTS

An overview of the regulatory framework

Cleaning detergents have the capacity to remove dirt from surfaces and textiles through a mechanical action. These products are widely used and make it possible to keep all areas clean and take good care of clothes, linens, furniture and objects of various kinds.

A detergent is a substance or a mixture containing soaps and/or surfactants intended for washing and cleaning: surfactants are chemical substances that act by decreasing the “surface tension” attraction forces that keep dirt molecules adhering to surfaces or fabrics, and at the same time by increasing attraction forces between the dirt and the wash bath.

limite di 0.01 mg/kg quale soglia di decertificazione per i prodotti biologici anche se si dimostra la accidentalità e inevitabilità di tale contaminazione, causando non pochi problemi di scambi alla pari con gli altri paesi europei che non hanno adottato tale limite. Ci auspichiamo che il nostro Ministero

di Daniele Fichera Coordinam. tecnico FEDERBIO SERVIZI

rivaluti quanto prima tale vincolo che pesa solo sui produttori biologici nazionali.

• I certificati saranno uniformati su uno standard unico in tutta l’Unione Europea in modo da non avere certificati con formati e contenuti diversi in funzione dello stato membro e dell’organismo di certificazione.

• È stata introdotta la certificazione per “gruppi di operatori” pensata per permettere alle realtà più piccole di ottenere la certificazione applicata ad un gruppo di aziende. Questa soluzione consentirebbe di ridurre l’impatto economico della certificazione, a vantaggio dei piccoli produttori. Ci sono delle condizioni di accessibilità ben definite: costo di certificazione superiore al 2% del fatturato bio; fatturato inferiore a 25.000 euro/ anno; superfici massime diverse per tipologie produttive; il gruppo deve avere personalità legale e deve istituire un sistema di controllo interno, nonché avere un sistema di commercializzazione comune tra i membri che devono trovarsi in prossimità geografica.

• Sono previste ulteriori deroghe al requisito del controllo minimo annuale degli operatori, di base i controlli sono annuali per tutti gli operatori della filiera del bio, ma possono diventare a cadenza biennale solo se non saranno rilevati atti fraudolenti o conclamata frode per almeno tre anni consecutivi e viene introdotta l’opportunità di non effettuare alcune attività in loco per specifiche categorie di produttori a basso rischio.

• Specifiche modalità di import sono state introdotte inserendo il regime di uniformità, per creare condizioni di parità per gli operatori del settore, si prevede che nell’import-export, al posto del regime di equivalenza, verrà applicato regime di uniformità. In questo modo gli standard di produzione dei prodotti d’importazione saranno identici a quelli europei e si basano solo su due tipologie: una prevede accordi commerciali bilaterali tra l’Unione Europea e i singoli Paesi richiedenti; l’altra prevede il riconoscimento di Autorità od Organismi privati unicamente per gli scopi

della certificazione in conformità al nuovo regolamento.

Aspetti relativi al controllo degli infestanti

Sostanzialmente nelle imprese agroalimentari italiane vi è una gestione degli infestanti analoga alle imprese convenzionali con la importante differenza che non vengono impiegate sostanze di sintesi chimica per eventuali trattamenti di post raccolta favorendo lo sviluppo di tecniche che impiegano mezzi fisici quali ad esempio l’impiego di basse temperature e CO2.

Per quanto riguarda la gestione e controllo degli infestanti è stata prevista l’introduzione di una lista positiva delle sostanze chimiche ammesse per la pulizia e disinfezione degli impianti di trasformazione ma solo a partire dal 2024 (al momento la lista è prevista ma non è stata ancora definita). Questa modifica, sebbene ancora lontana, è quella che potrebbe preoccupare per le problematiche applicative che potrebbero generarsi; l’attuale normativa prevede solo delle restrizioni per la pulizia degli

Una lista positiva delle sostanze chimiche ammesse dal 2024

impianti destinati alle produzioni animali e degli impianti di mungitura (allegato VII, Reg. CE n° CE 889/08), che saranno le uniche applicabili fino a tutto il 2023. A.N.I.D. assieme a FederBio e ICEA ha sviluppato un docu-

mento che vorrebbe dettare le linee guida per le aziende di Pest Control che si approcciano verso clienti del settore Biologico.

Considerando le carenze della normativa di settore sul Biologico in tema di Pest control questa iniziativa ha l’importante obiettivo di:

• Promuovere l’utilizzo di prodotti e attrezzature idonee a preservare i principi e valori del Reg. UE 848/2018 garantendo il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza alimentare.

• Individuare chiaramente prodotti ammessi e non ammessi sulla base delle indicazioni di pericolo contenute nel Reg. CE n.1272/2008, e seguendo i principi del BIO in materia di prodotti chimici e OGM.

• Creare un processo di valutazione basato su un’analisi preliminare dei rischi ambientali e biologici per l’identificazione delle aree critiche e dei livelli di rischio.

• Definire pratiche conformi e per cui ammesse per ogni tipo di infestante.

• Il tutto per arrivare a certificare processi di pest-management che

basandosi sull’analisi del rischio rispondano ai principi dettati dal disciplinare tecnico in accordo con i requisiti del biologico.

In definitiva, mangiare cibi provenienti da agricoltura biologica è una scelta sicuramente sostenibile. Gli alimenti biologici sono migliori perché hanno un impatto minore sull’ecosistema e sul nostro pianeta. Per di più contribuiscono a preservare ed incrementare la biodiversità e diminuire le emissioni di gas serra. Vista la difficile situazione internazionale, i metodi produttivi agroecologici quali il biologico, che si basano principalmente sul massimo impiego di

Gli alimenti bio hanno un impatto minore sull’ecosistema

risorse interne all’azienda agricola e riducono al minimo gli input esterni sono sicuramente i sistemi più sostenibili e da incentivare.

Daniele Fichera

Regolamento (CE)

n. 1272/2008 – CLP

Classificazione, etichettatura e imballaggio

Il regolamento (CE) n. 1272/20081 sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio (CLP: Classification, Labelling and Packaging), implementa nel contesto europeo gli indirizzi di classificazione ed etichettatura che sono stabiliti nel sistema armonizzato dell’ONU denominato Globally Harmonized System2 , che mira ad armonizzare la classificazione e l’etichettatura a livello globale. Il CLP ha lo scopo di garantire un elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente, nonché la libera circolazione di sostanze, miscele e articoli, e rappresenta l’unica norma in vigore nell’UE per la classificazione ed etichettatura delle sostanze e delle miscele chimiche. Le sostanze e le miscele che sono immesse in commercio nel territorio della UE, prodotte e importate, devono essere valutate per le loro proprietà fisico-chimiche, tossicologiche ed eco-tossicologiche per individuare la loro potenziale pericolosità per l’uomo e per l’ambiente. Il regolamento CLP è giuridicamente vincolante in tutti gli Stati membri e direttamente applicabile a tutti i settori industriali e si pone l’obbiettivo di determinare se una sostanza o misce-

la presenta proprietà che permettono di classificarla come pericolosa: in tal caso, i pericoli della sostanza o miscela vengono identificati assegnando una determinata classe e categoria di pericolo. Le classi di pericolo nel regolamento CLP riguardano pericoli fisici, per la salute, per l’ambiente e ulteriori pericoli; tali pericoli devono essere comunicati ad altri attori della catena d’approvvigionamento, inclusi i consumatori.

Classificazione

La classificazione di una sostanza o di una miscela dà delle indicazioni qualitative sulla pericolosità della stessa, in relazione alle persone e all’ambiente che sono esposti a essa, e riflette il tipo e la gravità dei pericoli a essa associati. Le proposte di classificazione e di etichettatura armonizzate di una sostanza, riportate nell’allegato VI del regolamento CLP, devono essere presentate se la sostanza risponde ai seguenti criteri di classificazione (articolo 36 del regolamento CLP):

• sensibilizzazione delle vie respiratorie (categoria 1);

• mutagenicità sulle cellule germinali (categoria 1A, 1B o 2);

• cancerogenicità (categorie 1A, 1B o 2); o

• tossicità per la riproduzione (categorie 1A, 1B o 2).

Le sostanze disciplinate dal Regolamento (UE) n. 528/2012 relativo ai biocidi o dal regolamento (CE) n.

REGULATION (EC)

NO 1272/2008 CLP

Classification, labelling and packaging

Regulation (EC) No.1272/2008 on Classification, Labelling and Packaging (CLP) implements at European level the classification and labelling guidelines that are laid down in the UN Globally Harmonised System. CLP aims at ensuring a high level of health and environment protection, as well as free movement of substances, mixtures and items and is the only standard in force in the EU for the classification and labelling of chemical substances and mixtures. ENGLISH

1107/2009 relativo ai prodotti fitosanitari sono di norma oggetto di classificazione ed etichettatura armonizzate per tutte le proprietà pericolose (articolo 36, paragrafo 2, del regolamento CLP).

Etichettatura

L’etichetta è lo strumento di informazione del pericolo della sostanza o della miscela e consente di comunicare la classificazione di pericolo agli utilizzatori di una sostanza o di una miscela, tramite etichette e schede di dati di sicurezza, per avvertirli della presenza di un pericolo e della necessità di gestire i rischi associati, in conformità al regolamento CLP, prima di immetterla sul mercato, quando:

• la sostanza o la miscela è classificata come pericolosa;

• la miscela contiene una o più sostanze classificate come pericolose, al di sopra di una determi-

1 Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX:32008R1272).

2 GHS: http://www.unece.org/trans/danger/publi/ghs/ghs_welcome_e.html

di Francesca Ravaioli Ministero della Salute

nata soglia;

• l’articolo ha proprietà esplosive. Inoltre, secondo il CLP l’etichetta deve essere saldamente affissa sulla superficie dell’imballaggio e deve includere:

• il nome, l’indirizzo e il numero di telefono del fornitore

• ove applicabile, pittogrammi di pericolo3, avvertenze, indicazioni di pericolo, consigli di prudenza

• la quantità nominale di una sostanza o miscela contenuta nell’imballaggio

• informazioni supplementari anche richieste da altre normative.

• l’Identificatore del prodotto UFI: unique formula identifier, costituito da 16 caratteri alfa numerici, introdotto dall’allegato VIII del regolamento CLP affinché le informazioni tossicologiche vengano trasmesse agli Stati EU e siano a disposizione degli operatori sanitari per la risposta di emergenza sanitaria (i centri antiveleni). L’allegato VIII definisce un UFI da apporre sull’etichetta della miscela per creare un legame inequivocabile tra una miscela immessa sul mercato e le informazioni messe a disposizione per la risposta di emergenza sanitaria.

I pittogrammi, avvertenze, indicazioni di pericolo, consigli di prudenza

Il “pittogramma” è rappresentato da una losanga con fondo bianco e bordo rosso contenente il simbolo nero. I pericoli sono suddivisi in 3 tipi:

• pericoli fisici;

• pericoli per la salute;

• pericoli per l’ambiente.

Sono considerate pericolose tutte le sostanze e le miscele che rispondono ai criteri di una o più delle classi di pericolo previste dal regolamento CLP.

I nuovi pittogrammi con le associate classi di pericolo, introdotti dal rego-

3 https://unece.org/transportdangerous-goods/ghs-pictograms

lamento CLP - allegato V, sono riportati nella tabella alla pagina seguente. Per maggiori dettagli: chemicalsinourlife.echa.europa.eu - www.inail.it Un’avvertenza deve essere riportata in etichetta per indicare al lettore la pericolosità di una sostanza o di una miscela. Quando la sostanza o la miscela presenta un pericolo più grave viene riportata l’avvertenza di “Pericolo” e in caso di pericoli meno gravi deve riportare l’avvertenza di “Attenzione”. Il regolamento CLP prevede che sulle etichette dei prodotti chimici debbano figurare anche le “Indicazioni di pericolo” (Hazard statements) o “frasi H” pertinenti (art. 21), che descrivono la natura e la gravità dei pericoli posti dalla sostanza o miscela.

In particolare le Indicazioni di pericolo o frasi H, così come indicato dal regolamento CLP, sono codificate con un codice alfanumerico univoco costituito dalla lettera H e da tre numeri, di cui il primo indica il tipo di pericolo: H: - 2: pericolo fisico; - 3: pericolo per la salute; - 4: pericolo per l’ambiente. Gli altri due numeri corrispondono alla numerazione sequenziale dei pericoli quali esplosività (codici da 200 a 210), infiammabilità (codici da 220 a 230), ecc. Inoltre sono previste frasi EUH valide solo nell’Unione europea.

I nuovi “Consigli di prudenza” (Precautionary statements) o “frasi P” descrivono sinteticamente le misure raccomandate per ridurre al minimo o prevenire gli effetti nocivi dell’esposizione a una sostanza o miscela pericolosa conseguente al suo impiego o smaltimento. I Consigli di prudenza o frasi P pertinenti devono essere riportati sull’etichetta tenendo conto delle indicazioni di pericolo e degli impieghi previsti; se la sostanza o miscela è fornita al pubblico sull’etichetta deve essere riportato anche il consiglio di prudenza che riguarda lo smaltimento sia della sostanza o miscela sia dell’imballaggio. In particolare le frasi P, così come indicato dal regolamento

CLP, sono composte da tre numeri, di cui il primo indica il tipo di precauzione da adottare: P: - 1: generale; - 2: prevenzione; - 3: reazione; - 4: conservazione; - 5: smaltimento

Imballaggio

L’imballaggio di una sostanza chimica pericolosa deve essere concepito, realizzato e chiuso in modo da impedire qualsiasi fuoriuscita incontrollata del contenuto. Pertanto, i materiali di imballaggio devono essere resistenti ai danni causati dal contenuto. Un sistema di chiusura deve permettere che gli imballaggi vengano richiusi varie volte senza fuoriuscite del contenuto. L’imballaggio di una sostanza chimica fornita al pubblico non deve attirare o risvegliare la curiosità dei bambini o indurre i consumatori in errore. L’imballaggio non deve avere una presentazione o un disegno simili a quelli utilizzati per i prodotti alimentari, per i mangimi animali o per i cosmetici.

Chiusure di sicurezza per bambini e avvertenze riconoscibili al tatto Nel caso in cui le sostanze o le miscele vengano fornite al pubblico e mostrino alcuni pericoli o il prodotto contenga metanolo o diclorometano, devono essere utilizzate chiusure di sicurezza per bambini e/o avvertenze riconoscibili al tatto.

Sostanze pericolose e comunicazione efficace sul luogo di lavoro I lavoratori devono conoscere i rischi per la salute sul luogo di lavoro e sapere come gestire questi rischi. Tramite una comunicazione efficace, e il regolamento CLP utilizza tali informazioni per contribuire a identificare la classificazione e a garantire la comunicazione accurata dei pericoli a vantaggio dell’utente. È importante capire che i pericoli dipendono da come e in quali circostanze le sostanze e le miscele

ESPLOSIVO. Può esplodere a contatto con fiamme, scintille, aria o acqua o se sottoposto a urti, sfregamento o surriscaldamento. In caso di stoccaggio non corretto può provocare esplosioni anche senza agenti esterni.

COMBURENTE . Può provocare incendi o favorirne la propagazione. Siccome in presenza di fiamme libera ossigeno, il comburente può essere spento solo con speciali estintori. È impossibile soffocare la fiamma.

ESTREMAMENTE INFIAMMABILE. Può infiammarsi a contatto con fiamme, scintille, aria o acqua o se sottoposto a urti, sfregamento o surriscaldamento. In caso di stoccaggio non corretto può prendere fuoco anche senza agenti esterni.

GAS SOTTO PRESSIONE. Contiene gas compressi, liquefatti o disciolti. Gas inodori o invisibili possono fuoriuscire inavvertitamente. Sotto l’azione del calore o di deformazioni, i contenitori di gas compressi possono esplodere.

chimiche sono impiegate sul luogo di lavoro. Ad esempio la polvere di farina non è comunemente percepita come pericolosa, ma può comportare pericoli per la salute dei panificatori e addirittura causare esplosioni. Ai sensi della legislazione relativa ai luoghi di lavoro, i datori di lavoro devono avere una panoramica di tutti i pericoli presenti e di come possono interagire tra loro comportando rischi per i lavoratori; devono inoltre prendere in considerazione tutti i prodotti, anche intermedi, stoccati o trasportati, e tutti i relativi compiti.

Altri canali di informazione

Al fine di ottenere le informazioni necessarie per la valutazione dei rischi e le azioni preventive da porre in essere, sarà possibile ricorrere ad altre fonti (ad esempio, documentazione tecnica, istruzioni per l’uso, banche dati con informazioni sui rischi chimici come quella dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche4, ovvero chiedere consigli alle organizzazioni professionali (associazioni di categoria, camere di commercio, sindacati, istituzioni di sicurezza sociale, chiederle ai propri fornitori e consultare i servizi di prevenzione e contattare le autorità.

4 http://echa.europa.eu/web/guest/information-on-chemicals

CORROSIVO. Può provocare gravi lesioni cutanee e danni oculari. Corrosivi per i metalli categoria di pericolo 1. È nocivo per animali, piante e qualsiasi genere di materiale organico.

TOSSICITÀ ACUTA. Può provocare gravi intossicazioni o addirittura la morte, anche in piccole quantità. Può produrre effetti nocivi che si manifestano in seguito alla somministrazione per via orale o cutanea di una dose unica o di più dosi ripartite nell’arco di 24 ore o in seguito a un’esposizione per inalazione di 4 ore.

Punti chiave per la corretta gestione delle sostanze e miscele classificate

• Seguire i consigli forniti sulle etichette e nelle schede di dati di sicurezza (controllare gli aggiornamenti);

• verificare che l’utilizzo della sostanza o della miscela sia conforme alla SDS e non sia da questa sconsigliato;

• valutare i rischi per i lavoratori e aggiornare la valutazione dei rischi sul vostro posto di lavoro, se necessario;

• istruire i lavoratori per comprendere e riconoscere le informazioni riportate sulle etichette, informandoli dei seguenti aspetti: rischi a cui possono essere esposti

ATTENZIONE PERICOLO. Può irritare la pelle, scatenare allergie o eczemi, provocare sonnolenza. Può essere all’origine di intossicazioni dopo un unico contatto. Può danneggiare lo strato di ozono.

PERICOLO PER LA SALUTE. Può danneggiare determinati organi. Può causare gravi danni acuti o persistenti alla salute, provocare il cancro o alterazioni genetiche, nuocere alla fertilità o allo sviluppo. In caso di penetrazione nelle vie respiratorie può essere mortale.

PERICOLO PER L’AMBIENTE ACQUATICO. Può provocare danni acuti o a lungo termine a organismi acquatici come pesci, insetti acquatici e piante acquatiche, anche a basse concentrazioni.

sullo specifico luogo di lavoro e quali potrebbero essere gli effetti su di loro; misure da adottare per salvaguardare essi stessi e gli altri (ossia come mantenere i rischi sotto controllo); procedure di pronto soccorso e di emergenza; modi per controllare e individuare situazioni anomale e i soggetti a cui riferire eventuali problemi; risultati dei monitoraggi dell’esposizione o della sorveglianza sanitaria; le misure preventive e protettive da adottare in caso di lavori di manutenzione.

È stata eseguita una valutazione dei rischi e i suoi risultati sono stati comunicati?

Esiste un elenco delle sostanze pericolose utilizzate o prodotte in ogni luogo di lavoro?

Esso deve includere i prodotti introdotti dai subfornitori e può riguardare liquidi refrigeranti, pesticidi, oli tecnici, agenti detergenti o carburanti.

Esiste una SDS immediatamente disponibile per ogni sostanza chimica pericolosa impiegata?

Sono disponibili altre guide per la protezione dei lavoratori?

Le informazioni ricavate dalla SDS e da altre guide eventuali sono state tradotte in istruzioni da applicare sul luogo di lavoro, con informazioni pratiche su come maneggiare e utilizzare le sostanze chimiche nella pratica quotidiana?

Sono state comunicate ai lavoratori tutte le informazioni, le istruzioni nonché la formazione necessaria sulle sostanze pericolose presenti nel luogo di lavoro, ivi incluse le precauzioni da adottare al fine di proteggere se stessi e gli altri dipendenti?

I lavoratori ricevono aggiornamenti regolari sulla valutazione dei rischi e sono regolarmente riaddestrati?

I lavoratori sono interrogati regolarmente in merito a potenziali problemi per la salute e la sicurezza?

Tutti i lavoratori sono a conoscenza:

- di come intervenire in caso di infortunio, incidente o emergenza che veda la presenza di sostanze pericolose?

- di come rispettare le misure di mitigazione del rischio, in particolare relativi alla ventilazione locale dei gas di scarico e agli altri dispositivi di protezione?

- di chi devono contattare per segnalare eventuali problemi e difetti riscontrati in relazione a qualsiasi rischio?

- di come trattare i prodotti di scarto?

Ogni contenitore per sostanze pericolose (ad esempio, vasche, bottiglie o cisterne di stoccaggio) è dotato di un’etichetta leggibile che riporti il nome del prodotto e gli appropriati avvertimenti di pericolo, sia di natura fisica (ad esempio, rischio di esplosione) sia per la salute?

Tab. 2 - Lista di controllo per una comunicazione efficace tra datore di lavoro e lavoratori

Il punto sulla lotta biologica

L’obiettivo resta sempre l’equilibrio ecologico

L’arrivo in massa di specie invasive come la cimice asiatica (Halyomorpha halys), il punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), la piralide del bosso (Cydalima perspectalis) o la Popillia japonica ha investito come un tornado l’ambiente e l’agricoltura italiana ed europea. Al seguito dei flussi commerciali, questi organismi sempre più frequentemente vengono spostati dall’areale d’origine in un altro areale climaticamente conveniente alla loro sopravvivenza. Nel nuovo territorio spesso

non trovano nemici naturali specifici, e in presenza di una debole selezione naturale e di abbondanza di piante ospiti, si riproducono in modo esplosivo. In molti casi l’azione delle nuove specie si somma a quella degli organismi dannosi già presenti nei nostri ambienti aggravando le difficoltà di contenimento. Il settore più martoriato dall’arrivo delle specie invasive è sicuramente quello agricolo ma anche nell’ambito urbano, la difesa delle piante diventa veramente complicata in quanto nella gran parte dei casi si deve lavorare senza l’aiuto degli agrofarmaci. La normativa attuale, infatti, prevede che, nelle aree urbane frequentate dalla popolazione e dai gruppi vulnerabili, non vengano impiegati prodotti fitosanitari fatta eccezione per alcuni formulati che in etichetta non riportano determinate frasi di rischio. Anche se nell’immediato l’impossibilità di usare agrofarmaci mette in grande difficoltà gli

operatori è indubbio che rappresenta anche una preziosa opportunità per ripensare la gestione del verde privilegiando nei contesti urbani l’adozione di metodi di difesa naturali. Ripensare la gestione del verde significa da un lato puntare sulla prevenzione, mettendo in atto tutte le pratiche agronomiche disponibili per migliorare lo stato vegetativo delle piante rendendole meno suscettibili alle malattie, dall’altra significa utilizzare al meglio tutte le altre possibilità offerte dalla tecnica fitoiatrica in primis le varie forme di lotta biologica.

Lotta biologica in ambiente urbano Nelle aree verdi ancora più che in agricoltura è possibile favorire i meccanismi naturali di controllo dei parassiti mediante opportuni interventi gestionali: la scelta mirata delle specie vegetali, la creazione di siepi, il mantenimento di strisce er-

di Massimo Bariselli Servizio fitosanitario Emilia-Romagna

bose non sfalciate. In questo modo si agisce valorizzando l’attività degli antagonismi già presenti in natura. Siepi monospecifiche di alloro, ad esempio, vengono facilmente attaccate da un piccolo scolitide invasivo Xylosandrus compactus che, invece, crea pochissimi danni nelle siepi miste. Le siepi miste oltre a contribuire all’aumento della biodiversità, rappresentano un importante corridoio di spostamento per gli insetti utili, mettendo in comunicazione parchi e giardini anche molto distanti tra loro. Inoltre, i vari micro-habitat presenti all’interno delle siepi costituiscono un prezioso rifugio per insetti e acari utili in qualsiasi momento dell’anno, sia d’inverno sia durante la bella stagione. Durante lo svernamento, ad esempio, alcune coccinelle predatrici di afidi, come Adalia 2-punctata, scelgono le fenditure della corteccia di vecchi alberi, mentre altre, come Coccinella 7-punctata o Propylaea 14-punctata, preferiscono rifugiarsi nella lettiera di foglie o nel terreno non disturbato. L’equilibrio ecologico può essere ottenuto anche introducendo nell’ambiente insetti e altri organismi utili allevati in bio fabbrica (insetti, acari e nematodi). In Italia l’impiego di insetti utili ha una lunga tradizione specialmente in coltura protetta; molto più recenti, invece, sono gli impieghi di questi organismi nell’ambiente urbano. Anche se è indubbio che il maggiore interesse che stanno incontrando queste tecniche dipende anche dall’impossibilità di ricorrere ai metodi tradizionali di lotta che si basavano su un largo impiego di insetticidi e di altri prodotti fitosanitari, ci sono molti spazi applicativi ancora da esplorare. Le diverse specie di nematodi entomopatogeni, ad esempio, hanno un’ampia gamma di specie bersaglio ma si stanno dimostrando efficaci anche nel contenimento di insetti come la Tingide del platano (Corythucha ciliata) che

in area urbana possono creare fastidi alla popolazione. La coccinella Cryptolemus montouzeri, ampiamente utilizzata in agricoltura per il controllo delle cocciniglie cotonose, è stata usata a Cervia per contrastare una cocciniglia di origine asiatica (Crisicoccus pini) che stava facendo morire i pini nei viali della cittadina romagnola. Lanci dell’emittero predatore Anthocoris nemoralis, utilizzati in agricoltura per il controllo biologico della psilla del pero (Capopsylla pyri ) possono essere impiegati in ambiente urbano per contenere la psilla dell’eucalipto (Glycaspis brimblecombei ), dell’albizzia ( Acizzia jamatonica), del bosso (Psylla buxi ) e dell’alloro (Trioza alacris). I limiti principali della lotta biologica applicata alle aree urbane si hanno proprio nella gestione delle specie invasive più aggressive come, ad esempio, il Punteruolo rosso della palma (Rhynchophorus ferrugineus) o più di recente la Cocciniglia

A REVIEW OF BIOLOGICAL CONTROL

The ecological balance is still the target

Rethinking the management of green spaces means on the one hand focusing on prevention, implementing all available agronomic practices to improve the vegetative state of plants by making them less susceptible to disease, and on the other hand it means making the best use of any other opportunity provided by phytosanitary techniques, primarily the various forms of biological control.

Aree verdi: favorire meccanismi naturali di controllo dei parassiti

tartaruga (Toumeyella parvicornis). In questi casi però non è solo la lotta biologica ad avere difficoltà; anche la chimica deve arrendersi e ad alzare le braccia. In futuro per la gestione di queste specie potrebbe essere d’aiuto la lotta biologica “classica” in cui viene introdotto come nemico naturale un organismo esotico che si è co-evoluto con la specie dannosa nell’areale di origine. La lotta biologica “classica”, infatti, può fornire un

controllo a lungo termine del parassita esotico ricreando un equilibrio ecologico anche nel nuovo ambiente. Naturalmente serve un lavoro scientifico di base per individuare la specie più adatta e uno studio del rischio che valuti accanto ai benefici anche i possibili rischi ambientali che comporta l’introduzione nell’ambiente di una nuova specie esotica.

Le tecniche di lotta biologica

Le principali tecniche con cui gli ausiliari vengono impiegati nella difesa delle piante e delle colture si distinguono in curative e preventive. Le prime (lanci inondativi e lanci inoculativi) prevedono l’introduzione dell’ausiliare in presenza della preda; le seconde (lanci preventivi), invece, vengono attivate quando la presenza del fitofago non è stata ancora individuata. L’adozione dell’una o dell’altra tecnica è in funzione delle caratteristiche dell’organismo che si vuole combattere, dell’ausiliare impiegato, della pianta o della coltura in cui si opera. Nel lancio inondativo gli insetti utili vengono introdotti in grosse

quantità, per una o due volte, subito dopo l’avvistamento del fitofago sulla pianta. Il problema principale che si incontra deriva dal tempo necessario affinché si sviluppi una popolazione di insetti utili adeguata a contrastare il fitofago; spesso si cerca di supplire a questo limite aumentando il numero degli insetti introdotti.

Nel lancio inoculativo gli ausiliari vengono introdotti precocemente e in piccole quantità per permettere il loro insediamento e lo sviluppo di successive generazioni. In tal modo è possibile limitare a lungo e a costi limitati, lo sviluppo dei fitofagi. Gli ausiliari generalmente impiegati con questa tecnica devono avere la capacità di alimentarsi a spese di altri fitofagi in modo da sopravvivere in caso di assenza o scarsità di preda, nutrendosi di polline e succhi vegetali. Questa tecnica si basa sul fatto che, in determinati periodi stagionali, si può prevedere un’esplosione di un fitofago su una specifica pianta e quindi anticipare il fenomeno con introduzioni precoci, frazionate e differite dell’insetto o acaro utile. In tal modo si favorisce una presenza dell’antagonista sulla pianta nei momenti in cui le condizioni ambientali e colturali sono favorevoli al fitofago, impedendone una crescita a livelli di danno. Ad esempio, le piante di tiglio subiscono praticamente ogni anno un attacco di afidi (Eucallipterus tiliae) che non nuocciono granché alla pianta ma che causano fastidio per la grande produzione di melata. In questi casi è possibile programmare un lancio di predatori (coccinelle, sirfidi ecc.) che, se attuato precocemente, è in grando di contenere l’attacco di afidi efficacemente e ha un notevole valore aggiunto nei confronti dei cittadini. Attualmente non esistono ancora soluzioni per tutti i problemi del verde ma la gamma degli organismi impiegabili nella lotta biologica (Tabella 1) è molto vasta e spesso ancora poco conosciuta dagli operatori. Ogni or-

ganismo utile ha delle caratteristiche che lo rendono più adatto di altri per essere impiegato in una determinata fase fenologica o per controllare una specifica avversità. Queste peculiarità devono ancora essere ben conosciute dagli operatori ma devono essere ben comprese per sfruttare al meglio le capacità di questi organismi.

Lotta biologica classica

Oggi che la gestione delle specie invasive è diventato il tema chiave della difesa fitosanitaria di un numero sempre più elevato di colture, si sta puntando con decisione sulla lotta biologica classica, l’unica strategia di contenimento con effetti duraturi. Nel recente passato c’erano già stati esempi importanti di lotta biologica classica corobati dal successo. Ad esempio, per contenere la diffusione di Metcalfa pruinosa, un omottero flatide originario del continente americano, era stato introdotto Neodryinus typhlocybae, un imenottero aculetato, della famiglia dei driinidi originario del continente americano, molto efficace come predatore e parassitoide. L’esempio più famoso di lotta biologica coronata da successo è l’introduzione avvenuta nel 2003 di Torymus sinensis, l’ectoparassita larvale del Dryocosmus kuriphilus (noto come Cinipide del castagno). Liberato nei castagneti di tutta Italia con un apposito progetto ministeriale, in 7-8 anni ha riequilibrato la situazione fitosanitaria dei nostri boschi instaurando un equilibrio dinamico con il suo ospite. Da quel momento l’adozione della direttiva Habitat che impedisce l’introduzione di qualsiasi specie esotica, anche se utile, ha reso impossibile ogni tentativo di lotta biologica classica fino al 2020. In quell’anno, infatti, è partita la prima stagione del progetto triennale di lotta biologica alla cimice asiatica (H. halys) mediante l’introduzione del suo parassitoide oofago Trissolcus japonicus (conosciuto anche come vespa sa-

murai). L’anno successivo è partito un secondo progetto di lotta biologica basato sull’introduzione di Ganaspis brasiliensis per il contenimento della Drosophila suzukii fitofago esotico che attacca soprattutto ciliegio e piccoli frutti ma che è in grado di attaccare anche altre drupacee. L’obiettivo di questi progetti è quelle di ridurre le popolazioni di queste specie esotiche ricreando un equilibrio naturale che ne riduca l’aggressività e la numerosità. Nonostante il forte impatto mediatico che stanno avendo questi progetti, la lotta biologica classica attualmente è rigidamente disciplinata e può essere gestita soltanto dai Servizi Fitosanitari previa autorizzazione del MASE e dopo la produzione di specifici studi del rischio. Nel prossimo futuro sono in programma nuove introduzioni ma, con tutta probabilità, la lotta biologica classica sarà applicata solo sulle specie da quarantena prioritarie.

Conclusioni

In ambito urbano come in campo agricolo i risultati che si possono ottenere con gli insetti utili sono diversi da quelli che ci si aspetta di ottenere da un intervento insetticida: il fitofago spesso non viene completamente eliminato dalle piante in quanto nessun organismo ha l’interesse a eliminare tutte le sue prede. Piuttosto l’insetto utile lanciato tenderà a stabilire un equilibrio dinamico con la specie

Pianta

Varie

Castagno

Varie

Varie

Pero, eucalipto, albizzia, alloro, bosso

Varie

Varie

Ausiliare

Neodryinus typhlocybae

Torymus sinensis

Trissolcus japonicus

Anastatus bifasciatus

Anthochoris nemoralis

Delphastus catalinae

Anagyrus vladimiri

Insetto Dannoso Controllato Attività

Metcalfa pruinosa Predatore e parassitoide larvale

Dryocosmus kuriphilus Ectoparassita larvale

Halyomorpha halys Parassitoide oofago

Halyomorpha halys Parassitoide oofago

Cacopsylla pyri

Glycaspis brimblecombei, Acizzia jamatonica Psylla buxi

Trioza alacris

Predatore

Aleurocanthus spiniferus e altri aleurodidi predatore

Cocciniglie cotonose Parassitoide larvale

Pino Cryptolemus montouzeri Crisicoccus pini predatore

Varie Cryptolemus montouzeri Cocciniglie cotonose predatore

Colture orticole ed ornamentali

Varie

Varie

Ciliegio e piccoli frutti

Ciliegio e piccoli frutti

Phytoseiulus persimilis Ragnetto rosso predatore

Amblyseius swirskii

Uova e forme giovanili di Aleurodidi, Tripidi predatore

Macrolophus pygmaeus Aleurodidi Predatore

Ganaspis brasiliensis

Trichopria drosophilae

Drosophila suzukii Parassitoide larvale

Drosophila suzukii Parassitoide larvale

Varie Adalia bipunctata Afidi in genere Predatore

Varie Aphidoletes aphidimyza Afidi in genere Predatore

Varie Aphidius colemani Afidi in genere Parassitoide

Varie Chrysoperla carnea Afidi in genere, cocciniglie cotonose, tripidi Predatore

Colture orticole Orius laevigatus, Orius majusculus Tripidi, acari, afidi, piccoli insetti Predatore

Varie Trissolcus basalis

Nezara viridula Parassitoide oofago

Varie Stratiolaelaps scimitus Tripidi, ditteri Scuiaridi, piccoli artropodi predatore terricolo

Varie Rhyzobius lophanthae

Varie

Varie

Propylea quatuordecimpunctata

Steinernema carpocapsae

Varie

Varie

Varie

Steinernema feltiae

Heterorabditis megidis

Heterorhabditis bacteriophora

Tab. 1 – Principali organismi utili impiegabili in ambito urbano dannosa. Pertanto, la strategia di difesa deve tararsi su un obiettivo più realistico che non è più l’eliminazione completa del parassita ma piuttosto il suo contenimento al di sotto di una soglia di danno o di fastidio. In questo senso l’area urbana rappresenta la palestra ideale per mettere a punto

Aonidiella aurantii, Pseudaulacaspis pentagona, Unaspis euonymi, Diaspidiotus perniciosus, Epidiaspis leperii, Unaspis yanonensis, Aspidiotus nerii

Afidi in genere

Gryllotalpa gryllotalpa, Tipula oleracea e Tipula paludosa

Cydalima perspectalis

Rhynchophorus ferrugineus

Paysandisia archon Capnodis tenebmegidisrionis

Larve di ditteri (sciaridi, phoridi, agromizidi, muscidi)

Othiorrinchus sp. Larve di coleotteri

Othiorrinchus sp. Larve di coleotteri

tecniche di gestione innovative delle avversità delle piante ornamentali. Nel prossimo futuro è facile prevedere che l’impiego delle tecniche di lotta biologica sarà uno degli strumenti più importanti di quella “cassetta degli attrezzi” con cui gli operatori difenderanno le piante in ambiente urbano

Predatore

Predatore

Nematode entomopatogeno

Nematode entomopatogeno

Nematode entomopatogeno

Nematode entomopatogeno

integrandosi con i botanicals: (principi attivi estratti da vegetali che vengono successivamente formulati in prodotti commerciali) e i microorganismi (batteri, funghi e virus ad azione insetticida).

Massimo Bariselli

Solenopsis fugax, una minuscola formica aculeata emisinantropica

Presente spesso invisibilmente nelle abitazioni, sfrutta abilmente le opportunità trofiche e microclimatiche senza esserne però dipendente

Le formiche del genere Solenopsis (Formicidae: Myrmicinae) sono frequenti in Europa, ma la più comune e diffusa in Italia, delle tre specie presenti (S. fugax, S. latro, S. orbula), è certamente Solenopsis fugax (Fig. 1), una formica molto piccola (1,5-2,4mm), di colore arancione chiaro e con antenne di 10 segmenti, caratterizzata dal margine anteriore del clipeo a forma netta di U (Fig. 2).

Vive in colonie molto numerose di decine di migliaia di individui estremamente attivi e sempre pronti ad aggredire qualsiasi elemento estraneo si presenti vicino a loro. Il formicaio è di tipo poliginico, contenente cioè più regine. In particolare, nel caso di Solenopsis, la fondazione del formicaio poliginico è dettata da una mutazione dei caratteri di un

cromosoma, denominato “cromosoma sociale” che permette l’accettazione, nella stessa fondazione, di altre regine che abbiano la stessa variante cromosomica. Il loro regime alimentare è onnivoro, seppure prediligano sostanze dolci e zuccherine, come la melata degli emitteri o il succo d’uva e persino la birra, spesso utilizzata come esca per catturarle.

Solenopsis fugax può trovarsi sotto i sassi di un giardino, dentro i tronchi d’albero o in radici marcescenti (Fig. 3) e può penetrare nelle abitazioni, restando del tutto inosservata, mentre si infiltra dentro crepe e fessure, negli armadi, tra i vestiti, pungendo poi l’uomo ripetutamente. Spesso l’abbiamo osservata dentro le abitazioni insieme a un’altra formica più grande, di cui è parassita: Tetramorium caespitum (Fig. 4).

Si tratta di un fenomeno di “lestobiosi”, in cui

Fig. 1 - Solenopsis fugax

di Mario e Simona Principato Centro di Ricerca Urania, Perugia (www.edpa.it)

Solenopsis si infiltra nel formicaio di Tetramorium, nelle più strette e inaccessibili gallerie e le depreda, derubandole del cibo e nutrendosi delle sue larve. Entrambe causano dermatiti nell’uomo, ma le lesioni prodotte da Solenopsis sono sempre più gravi e più intense, variando da eritemato-papulo-pustolose a vescico-bollose, al contrario di Tetramorium, che, proprio a causa delle ridotte dimensioni dell’aculeo,

La solenopsina

è un alcaloide con proprietà emolitiche e citotossiche

causa spesso solo prurito e piccole pustole. Solenopsis inietta nella cute umana un alcaloide chiamato “solenopsina”, appartenente alla classe delle piperidine, con proprietà emolitiche e citotossiche, che causa un dolore urente immediato, ma che regredisce dopo 15-20 minuti, lasciando un’area eritemato-edematosa su cui compare rapidamente una vescica sierosa, che presto si rompe, lasciando una ferita aperta, che tende ad infettarsi facilmente.

Un classico episodio di dermatite da Solenopsis fugax è stato da noi osservato all’interno di una abitazione, in cui due bambini si svegliavano di notte per le punture ricevute, che avevano prodotto lesioni vescico-bollose fortemente pruriginose alle mani ed al padiglione auricolare esterno (Fig. 5); un altro episodio, invece, lo abbiamo rilevato in alcu-

ENGLISH ABSTRACT

SOLENOPSIS FUGAX, A TINY HEMISINANTHROPIC ACULEATE ANT

Present in dwellings, although often invisible, it cleverly exploits trophic and microclimatic opportunities without being dependent on them

Solenopsis fugax is a small aculeate ant, frequent in dwellings, where it is rarely noticed. It attacks humans by injecting, with venom, an alkaloid known as solenopsin with hemolytic and cytotoxic action. The lesions produced vary from papulo-pustular to vesiculobullous and are very itchy. Pest control should be carried out with non-residual pyrethroid insecticides, while also creating repellent barriers at windows in order to prevent ants from entering the house.

ni bambini che giocavano in terra, nel giardino di casa, muovendo a mani nude del terriccio, che conteneva numerose formiche del genere Solenopsis, e lamentandosi poi per il forte prurito alle mani e per l’insorgenza di numerose lesioni papulo-pustolose (Fig. 6). Episodi di questo tipo sono molto frequenti

Fig. 3 - Formicaio di Solenopsis fugax in terra ed all’interno di una radice
Fig. 2 - Caratteristico margine clipeale di Solenopsis fugax
Fig. 4 - Tetramorium caespitum

Cambia la tua strategia

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nel periodo primaverile-estivo, sia in aree urbane, sia peri-urbane. Al contrario di altre formiche, Solenopsis fugax è molto aggressiva e dotata di un lungo e potente aculeo, che estroflette e introflette attraverso un’armatura interna al proprio addome, simile nell’aspetto ad un arco o ad una balestra (Fig. 7).

L’insetto, prima di pungere, innalza il proprio addome ed estroflette l’aculeo, infilandolo con forza nella cute del malcapitato come l’ago di una siringa (Fig. 8).

Altre volte, invece, quando si trova imprigionato tra i vestiti, l’insetto curva il proprio addome e fa fuoriuscire più volte il proprio aculeo, pungendo la stessa zona di cute ripetutamente (Fig. 9).

Il dolore è immediato, ma l’iniezione

di veleno determina la permeabilità capillare, l’edema e il forte prurito, che stimola il malcapitato a un irrefrenabile grattamento. Qualcuno va fuori di testa, perché continua ad essere punto nonostante ripetute disinfestazioni e quando gli diciamo che si tratta di formiche aculeate che hanno colonizzato la sua abitazione, ma che penetrano dall’esterno, stenta a crederci, perché non vede nulla, nessuna formica.

Si pensa sempre al cosiddetto “acaro del tarlo” (Pyemotes ventricosus) e si eliminano i mobili antichi, si effettuano pesanti trattamenti antitarlo e disinfestazioni ambientali con piretroidi, ma il problema non si risolve, perché l’insetto è ben nascosto e, nella maggior parte dei casi, penetra dal giardino di casa.

Certamente un acuto osservatore avrebbe già capito che l’“acaro del tarlo” non punge sulle mani o sul capo e che le sue lesioni sono vescicolari e non bollose o pustolose, ma questo forse riguarda gli specialisti e dovrebbe essere ricordato ai dermatologi. Il disinfestatore però può indagare e ispezionare l’ambiente del suo cliente e proporre, insieme al trattamento ambientale, anche una semplice barriera repellente sul perimetro esterno di finestre e porte-finestre, al fine di impedire l’ingresso spontaneo di insetti striscianti dall’esterno.

Sconsigliamo vivamente l’utilizzo di prodotti residuali come i microincapsulati all’interno delle abitazioni, in quanto originano un problema molto più grande e più grave della dermatite da Solenopsis, ovvero la sensibilizzazione e l’ iperestesia cutanea, che porta poi a seri problemi non solo dermatologici, ma psicologici, in quanto , pur essendo stata risolta l’infestazione, il cliente continua ad avere prurito, senso di camminamento sulla cute e, persino, la sensazione acuta di puntura, senza vedere però alcuna lesione.

Dunque, mai prodotti residuali dentro casa, se non all’interno di fessure ed anfratti di battiscopa, di travi ed infissi o anche di armadi incassati nel muro.

Mario e Simona Principato
Fig. 8 - Solenopsis fugax nell’atto di pungere
Fig. 9 - Solenopsis fugax con aculeo estroflesso ad arte
Fig. 7 - Aculeo di Solenopsis
Fig. 5 - Lesioni vescico-bollose prodotte dalle punture di Solenopsis fugax sul padiglione auricolare di un bambino
Fig. 6 - Papulo-pustole originate da punture di Solenopsis fugax .

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Emergenza climatica: la gestione sanitaria

Giuseppe Diegoli e Paola Angelini descrivono la gestione della sanità pubblica durante la recente alluvione in Emilia Romagna

Come affrontare il tema della sicurezza ambientale a fronte de-

gli ultimi e dannosi avvenimenti meteorologici? Gli intervistati espongono il loro punto di vista su alcune problematiche: gestire, per esempio, il forte afflusso delle zanzare. Ma più in generale viene affrontato il tema del cambiamento climatico e tutti potenziali danni che vanno, necessariamente prevenuti. Infine, vengono esaminate le opportunità per il settore del Pest Management nel prossimo futuro.

Dott. Diegoli, vorrei rivivere con lei gli avvenimenti che nel mese di maggio hanno colpito vaste aree della Regione causando esondazioni, rotture arginali e movimenti franosi, provocando una grave situazione di pericolo per l’incolumità delle persone, con conseguente evacuazione e perdite di vite umane. Come avete vissuto in Regione questa emergenza e quali sono state le prime reazioni?

«In Emilia-Romagna la sanità pubblica è inserita nella colonna mobile della protezione civile per cui interviene fin dal primo momento in caso di emergenze non epidemiche, quali esondazioni, terremoto, nevicate ecc. Le attività di prevenzione vanno in parallelo e successive a quelle del 118, che interviene nelle prime ore concentrandosi soprattutto verso le persone ferite o incidentate e nel caso delle esondazioni alle persone che devono essere spostate perché incapaci di muoversi o perché colpite dall’allagamento. Anche il servizio veterinario si è attivato immediatamente per il tema degli animali. La sanità pubblica interviene poi nel medio periodo orientandosi verso la prevenzione delle malattie conseguenti all’alluvione, assicurando il ripristino delle condizioni sanitarie identiche a quelle precedenti all’evento. In questo caso la priorità fin da subito è stata quella di garantire a tutti la presenza di acqua potabile e, per fortuna, il sistema non ha dato problemi, successiva-

di Davide Di Domenico, Ph.D
Coordinatore tecnico scientifico
di AS - Ambienti Sani
Aree allagate maggio 2023 - Selva Malvezzi - Molinella (BO)

CLIMATE EMERGENCY: HEALTH MANAGEMENT

Paola Angelini and Giuseppe Diegoli describe public health management during the recent flood in Emilia Romagna

This interview discusses the issue of environmental safety after the latest dangerous and extreme weather events.

The interviewees give their views on the problems that have emerged, e.g. how to manage the heavy inflow of mosquitoes. However, more generally, the topic of climate change and all the potential damage that must be prevented is addressed. Finally, the opportunities for the Pest Management sector in the near future are analysed.

mente si è dovuto far fronte al problema degli scarichi e delle fognature che si sono riversate nelle acque esondate contaminandole con microorganismi patogeni entrando in contatto diretto con le persone. È stato quindi sviluppato un progetto di educazione sanitaria che ha dato indicazioni pratiche alla popolazione coinvolta per prevenire contaminazioni ed è inoltre stata sviluppata copertura con la vaccinazione antitetanica e, per l’epatite

A alle persone che non abbandonavano le case anche a distanza di diversi giorni. La medicina del lavoro ha dato indicazioni per il ripristino delle attività lavorative, modificando l’attività di ispezione e vigilanza ad attività di affiancamento alle varie attività lavorative che nel frattempo stavano riprendendo la loro funzione. L’igiene pubblica ha anche attivato, in collaborazione con gli ospedali e i medici di medicina generale, un sistema di sorveglianza aumentata per eventuali forme infettive gastrointestinali, cutanee, oculari e auricolari dovute al contatto con le acque inquinate. Infine anche la balneazione è stata oggetto di controlli per consentire la fruibilità delle zone costiere romagnole nel mese di giugno».

Dott.sa Angelini, una delle principali criticità emerse dopo qualche giorno dall’inondazione è stata la presenza anomala di zanzare. Come è stata gestita questa problematica?

In foto: Giuseppe Diegoli e Paola Angelini

Giuseppe Diegoli, veterinario, è il responsabile Settore prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna.

La priorità fu di garantire a tutti la presenza

«Innanzitutto va precisato che la Regione Emilia-Romagna ha una consolidata esperienza nella gestione delle zanzare e che dal 2007, in seguito all’epidemia di Chikungunya, vengono adottate misure di sorveglianza previste da un Piano Regionale Arbovirosi per la gestione delle malattie trasmesse dalle zanzare, sviluppato annualmente dal Gruppo Tecnico di Coordinamento Regionale formato dall’IZS (servizio di entomologia di Reggio Emilia), dall’Osservatorio Epidemiologico che si occupa della gestione dei dati, da una serie di Entomologi di riferimento, dai vari dipartimenti di sanità pubblica dell’USL e dai Comuni capoluogo della Regione. Nel Gruppo Tecnico sono presenti competenze tecniche specialistiche che aiutano a identificare rapidamente quali sono le soluzioni o gli interventi da mettere in atto in base alla specifica problematica, ma nello

Paola Angelini, epidemiologa, lavora presso il Settore prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna.

La Redazione

stesso tempo la presenza degli operatori dei dipartimenti di prevenzione delle USL e dei principali Comuni, fa sì che il gruppo funga anche da cinghia di trasmissione per rendere rapidamente operative le disposizioni che vengono impartite. Questo contesto favorevole ha fatto sì che negli immediati giorni successivi all’alluvione ci si rendesse conto della necessità di misure aggiuntive mirate a far fronte alle situazioni di disagio provocato dalla presenza zanzare del genere Aedes spp. (nello specifico Aedes caspius e Aedes vexans) che stavano iniziando a creare situazioni di molestia tale da giustificare azioni di controllo straordinarie. A questo scopo è stato

subito attivato un gruppo tecnico che ha raccolto informazioni sulle zone esondate (estensione, caratteristiche e problematiche specifiche), confrontandosi con le ditte di disinfestazione appaltatrici dei servizi nelle aree d’interesse al fine di dare indicazioni per lo svolgimento di un monitoraggio oggettivo, basato su soglie specifiche, e una sorveglianza entomologica utile per orientare in modo efficace le azioni di controllo. Sono state inoltre implementate anche delle specifiche analisi in PCR per cercare nelle zanzare catturate eventuali virus patogeni, che fortunatamente non sono stati rinvenuti. Di conseguenza per far fronte all’emergenza zanzare, e in particolare alla situazione di molestia da loro inferta sui cittadini già provati dall’evento catastrofico, sono stati consentiti in via straordinaria per tutto il mese di giugno interventi adulticidi in quelle aree allagate dove si verificava il superamento di soglie di tolleranza numerica delle zanzare, alla condizione che i trattamenti avvenissero di notte, preceduti da un’informazione alla popolazione sui comportamenti da seguire prima e dopo l’erogazione e prendendo particolari accorgimenti per le piante in fioritura e per la tutela delle popolazioni di api. In condizioni normali i trattamenti adulticidi vengono sconsigliati dal Gruppo Tecnico Regionale, e sono previsti solo in presenza di circolazione di virus patogeni che rappresentano un reale rischio sanitario causato dalle zanzare. Alla fine di giugno la situazione era comunque ampiamente rientrata nei canoni di normalità, rimandando alle misure di sorveglianza ordinaria previste dal Piano Regionale Arbovirosi».

I cambiamenti climatici stanno evidenziando i loro effetti sull’ambiente e il fabbisogno energetico è ormai una questione rilevante. Quali sono le principali avversità che ci attendono

per il futuro? Come possiamo affrontarle?

«Un evento come quello che abbiamo vissuto nel mese di maggio è chiaramente riconducibile agli scenari previsti dal Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) e ci rende tutti molto più consapevoli della necessità di adottare misure che si pongano sempre più a contrasto dei cambiamenti climatici e quindi di tutto ciò che va verso la decarbonizzazione e la riduzione dell’immissione di CO2 nell’atmosfera, ma allo stesso tempo è anche un evento che ci costringe a confrontarci di più su quelle che sono le tecniche, per l’adattamento al cambiamento climatico. Molte cose sono state dette nel corso dell’alluvione su misure necessarie e non attuate in precedenza, quali ad esempio l’innalzamento e la pulizia degli argini e l’aumento delle casse di espansione. Va considerata la portata eccezionale di quanto avvenuto in termini di quantità di pioggia caduta. La quantità d’acqua che si è rovesciata nell’alveo dei fiumi già molto elevata è stata in parecchi casi accompagnata a frane in collina che hanno scaricato nei fiumi terra e alberi; si può ben capire quindi che quanto successo, nelle dimensioni in cui è avvenuto, difficilmente si sarebbe potuto evitare».

Proprio in funzione di queste aumentate esigenze ambientali, quali sono secondo lei le opportunità per il settore del Pest Management nel prossimo futuro? Su cosa dovrebbero investire le aziende ed i giovani del territorio? «Questo evento non sposta quelle che sono le esigenze a cui gli operatori del Pest Management possono rispondere con un’offerta adeguata di servizi. Quello che è importante che le aziende del settore offrano è la capacità di promuovere soluzioni che vanno verso la riduzione delle zanzare

Occorre

rendere l’ambiente più ostile allo sviluppo delle zanzare

attraverso strategie che tengano conto della complessità del fenomeno. Le risposte semplici hanno breve durata e di solito effetti collaterali non trascurabili. La strategia deve essere mirata a rendere l’ambiente più ostile allo sviluppo delle zanzare, attraverso la riduzione dei ristagni d’acqua e tutto ciò che nel lungo periodo riduce la capacità portante dell’ambiente, lavorando sull’educazione della cittadinanza, per sviluppare prevenzione e consapevolezza di quello che è il rischio e il beneficio di troppi interventi adulticidi. In questi casi è importante lavorare in gruppo, creando sinergie pesando le varie azioni e ragionando con una visione più ampia. Si tratta di un approccio one health dove le differenti competenze professionali operano in una relazione sinergica rinforzandosi a vicenda, adottando l’ottica della complessità, basando gli interventi sulla raccolta di dati oggettivi che consentono di valutare quando c’è effettivamente bisogno e di quale tipo di trattamento».

Verifica delle corrette operazioni di sanificazione nelle attività alimentari

Campionare le superfici consente di valutare l’efficacia del trattamento effettuato

Il metodo HACCP si basa sull’applicazione di procedure codificate che includono anche le operazioni di sanificazione degli ambienti e delle superfici di lavoro. La valutazione dell’igiene risultato dall’applicazioni di tali prassi è parte del sistema di sicurezza e qualità di un’attività alimentare. I protocolli di pulizia e disinfezione sono progettati per ridurre il rischio di contrarre malattie a trasmissione alimentare mediante una riduzione batterica e una eliminazione dei patogeni dagli ambienti di lavorazione. In passato la legi-

slazione comunitaria forniva degli standard di riferimento sulle cariche microbiche totali rilevabili in una superficie “pulita”, attualmente questo approccio è considerato obsoleto e viene richiesto agli operatori di definire limiti di accettabilità mediante l’analisi del rischio. Poiché i processi di sanificazione nella maggior parte dei casi non mirano a sterilizzare completamente le superfici, di conseguenza una carica ridotta di microrganismi potrebbe rimanere sulle superfici. Il campionamento delle superfici permette di verificare l’efficacia del trattamento effettuato.

Microrganismi potenzialmente trasportati dagli infestanti Esiste una microflora intrinsecamente associata agli insetti come parte integrante del loro stile di vita ubiquitario, infatti non solo le specie che frequentano abitualmente rifiuti e fognature possono essere veicoli dei microrganismi patogeni.

ENGLISH ABSTRACT

CHECK FOR PROPER SANITATION OPERATIONS

IN FOOD BUSINESSES

Sampling surfaces to assess treatment effectiveness

The HACCP method is based on the application of codified processes that also include the sanitisation of rooms and work surfaces. The hygiene assessment resulting from the application of these practices is part of the safety and quality system of a food business. Cleaning and sanitizing protocols are designed to reduce the risk of contracting foodborne illness through bacterial reduction and pathogens removal from processing environments. In the past, EU legislation provided reference standards on the total microbial loads detectable in a “clean” surface; nowadays this approach is seen as obsolete and operators are required to define acceptance limits through risk analysis.

Vari possono essere i generi veicolati: Staphylococcus, Streptococcus, Bacillus, Pseudomonas, Escherichia, Micrococcus, Lactobacillus

Gli insetti possono facilmente acquisire e diffondere la Salmonella, anche per quanto riguarda sierotipi particolarmente dannosi per la salute pub-

di Maria Chiara Venturini Tecnologa alimentare

blica (Salmonella enteritidi ). Nella Tab. 1 sono indicati alcuni microrganismi, anche patogeni, di cui gli insetti sono vettori e che possono trovare negli alimenti e negli ambienti di lavorazione il substrato di sviluppo.

Microrganismi potenzialmente residenti nelle attività alimentari Nei processi di produzione alimentare sicurezza e qualità dipendono in larga misura da una bassa contaminazione dall’ambiente di lavorazione. La conta batterica totale è convenzionalmente utilizzata per verificare l’effettiva sanificazione. Con questo metodo, non selettivo, esiste la probabilità di conteggiare anche la flora microbica autoctona, quelle colonie batteriche, di solito non patogene, in grado di persistere nel tempo sulle superfici nonostante le operazioni routinare di pulizia e disinfezione.

Famiglia/genere

Pseudomonas

Acinetobacter

Enterobacteriaceae

Aeromonas

Substrato alimentare di sviluppo

Formaggi grassi, carni conservate

Sostanze alimentari di varia origine in trasformazione e trasformate

Materiali in decomposizione

Flora e Microflora

Escherichia coli (sierotipi enteropatogeni)

Staphylococcus aureus

Diplococcus pneumoniae

Clostridium botulinum

Poliovirus Tipi 1, 2 e 3

Escherichia coli (sierotipi enteropatogeni)

Salmonella spp., Shigella spp.,

Staphylococcus aureus

Pasteurella pestis

Aspergillus flavus

Giardia intestinalis

Toxoplasma gondii

Poliovirus Tipi 1 e 3

Salmonella spp., Shigella spp.

Sostanze vegetali in fermentazione Poliovirus Tipo 2

Staphylococcus aureus

Salmonella spp.

Studi scientifici hanno dimostrato che una vasta microflora può essere presente in un singolo stabilimento alimentare ma solo un numero contenuto di generi sono dominanti sulle superfici di lavorazione. I ricercatori hanno identificato 6 famiglie/generi

Verdure crude, carni e pollame, pesce, uova, latticini e formaggi, alimenti poco salati

prevalenti: Pseudomonas, Acinetobacter, Enterobacteriaceae, Sporigeni, Staphylococcus spp. e batteri lattici. Nella Tab. 2 vi è una panoramica generale della flora microbica residente negli ambienti di lavorazione degli alimenti. I microrganismi

aerobio refrigerata

Verdure crude, carni e pollame, pesce aerobio refrigerata

Verdure crude, carni e pollame, pesce, uova, latticini e formaggi, carni lavorate, prodotti da forno

Aerobio, atmosfera modificata, sottovuoto alimenti non sufficientemente refrigerati

Carne cruda, pollame, pesce, uova sottovuoto rerigerata

Shewanella prodotti ittici, in particolare frutti di mare, prodotti carnei ad alto pH

Psychrobacter

Sphingomonas

Batteri lattici

Bacilli sporigini

Staphylococcus spp.

Micrococcus spp.

Brochothrix thermosphacta

Coryneform

LEGENDA:

Aerobio, sottovuoto rerigerata

Pesce salato, carne cruda e pollame atmosfera modificata, sottovuoto alimenti non sufficientemente refrigerati

Carne cruda, pollame, verdure, pesce, latticini, salumi, prodotti ittici, cibi fermentati, alimenti acidificati, prodotti da forno

Alimenti pastorizzati/trattati termicamente, formaggi, verdure crude, prodotti da forno

Prodotti refrigerati, carne, pollame, pesce e frutti di mare, latte, prodotti ad alto contenuto di sale (salumi)

Prodotti carnei con pH elevato, salumi

Formaggi

organismo alterativo in diversi alimenti molto attivo organismo alterativo attivo organismo alterativo non presenta alterazioni negli alimenti

aerobio

aerobio

Aerobio, atmosfera modificata,

Tab. 2 - Flora dominante negli ambienti di lavorazione degli alimenti e potenzialmente alterante (T. Møretrø, 2017)

Tab. 1 - Organismi patogeni di potenzialmente trasportati dagli insetti (L. Süss, 2001)

alterativi sono metabolicamente più attivi a causa della loro moltiplicazione e modificano gli alimenti rendendoli per lo più sgradevoli. Gli agenti patogeni sono in grado di ammalare l’ospite e la presenza, o quella dei loro metaboliti, rende l’alimento contaminato a rischio per la salute.

Test di verifica a confronto Idealmente sarebbe auspicabile un test semplice e rapido per valutare l’igiene delle aree di preparazione degli alimenti e l’efficacia delle procedure utilizzate, ma non esiste una tecnica, un protocollo standard per determinare l’igiene delle superfici. Quindi è opportuno valutare il metodo più appropriato per l’utilizzo nei diversi ambienti di preparazione e per i diversi alimenti prodotti. L’ispezione visiva non è un indicatore idoneo per la sanificazione poiché è in grado di valutare unicamente lo sporco macroscopico. I metodi microbiologici standard, la conta in piastra, sono tipicamente basati sulla coltura in terreno non selettivo e possono richiedere fino a 48 ore per il completamento del test. Tuttavia non sempre si ha a disposizione tanto tempo, soprattutto se non si è effettivamente sanificato e la probabilità di mettere in commercio un alimento potenzialmente pericoloso diventa elevata. Sul mercato sono disponibili metodi di monitoraggio rapido che consentono di valutare in pochi minuti il livello di igiene ottenuto così che in caso di fallimento delle procedure è possibile applicare tempestivamente le azioni correttive necessarie per ripristinare la sicurezza igienica. Il bioluminometro, che misura la bioluminescenza dell’ATP, fornisce una stima della contaminazione totale della superficie investigata. Il risultato, espresso in RLU, dipende sia dalla contaminazione biologica sia dallo “sporco” organico. L’ATP è una molecola presente in tutte le cellule che metabolizzano

attivamente e quindi contribuiscono al risultato finale sia le cellule presenti nei residui di tessuti animali e vegetali sia le cellule microbiche. Questo metodo che fornisce il risultato in pochi secondi necessita di uno strumento di rilevazione e quindi di un piccolo investimento.

Un sistema di monitoraggio rapido che non richiede uno strumento specifico è il test di rilevazione delle proteine e/o agenti riducenti. Il metodo si basa su una reazione chimica che comporta il viraggio del colore di un reagente in presenza di proteine. Il risultato è comparato a una scala colorimetrica. Occorre sottolineare che unicamente il test delle proteine da solo non può essere utilizzato per rivelare la presenza di contaminanti microbici. I test rapidi e la conta batterica totale sono utilizzati come indicatori della sanificazione delle superfici, ma non rilevano la presenza di agenti patogeni.

La sperimentazione

Ginny Moore et al., del gruppo di ricerca di sicurezza alimentare dell’università del Galles, ha condotto uno studio negli ambienti di lavorazione di quattro diversi alimenti (pasti pronti congelati, prodotti da forno, formaggi e trasformazione di carne cotta) e comparato i risultati ottenuti con i diversi metodi di monitoraggio (microbiologico, ATP, proteine). Per una maggiore conformità i fattori

Gli insetti possono facilmente acquisire e diffondere

la Salmonella

(metodo di pulizia, disinfettante, tipo di superficie) che possono influenzare i risultati sono stati i medesimi. Per la valutazione si considera sporca una superficie se > 2.5CFU/cm2 o se i valori di ATP > 500 RLU. La reazione colorimetrica dei test delle proteine è comparata con la scheda di valutazione fornita all’acquisto. Conformemente alle buone prassi le rilevazioni sono state effettuate prima e dopo le operazioni di sanificazione.

Nel campionamento antecedente la pulizia (Tab. 3), entrambi i test rapidi (ATP e proteine) hanno avuto un elevato numero di positività, cioè superfici risultate sporche, rispetto alla rilevazione microbiologica.

Anche nelle superfici campionate in seguito alle operazioni di sanificazione si è verificata una significativa differenza dei risultati ottenuti con i diversi test (Tab. 4). I test rapidi hanno originato sia positività che negatività,

Tab. 3 Percentuale di superfici rilevate “sporche” prima della sanificazione

Tab. 4 Percentuale di superfici rilevate “sporche”, quindi non conformi, dopo la sanificazione

se comparati tra loro e al metodo della conta in piastra. Per valutare questa diversità di risultati occorre tenere presente il mix di fattori che potrebbero influenzare il metodo di monitoraggio (Fig. 1).

La condizione ottimale di pulizia è “r m a”; anche “r m A” è pulita anche se la presenza di acqua velocizza la ricrescita microbica. Sono sicuramente sporche, quindi non conformi, tutte le condizioni in cui è elevato il valore dei residui organici e dei microrganismi. Dobbiamo considerare che la conta in piastra rivela unicamente la componente microbica superficiale, quindi quanto indicato in rosso nella Fig. 1. Il campionamento della superficie avviene mediante un tampone imbevuto in soluzione fisiologica che bagna la superficie da campionare ma se quest’ultima è troppo secca e non ben umidificata il recupero dei microrganismi è fortemente compromesso. Quindi la condizione “r m A” otterrà un valore più elevato rispetto alla condizione “r m a” della figura 1, nonostante la concentrazione microbica sia la medesima. La secchezza delle superfici, invece influenza in maniera nettamente minore i test rapidi, così che la condizione “r m a” e “r m A” siano comparabili. Invece i test rapidi risultano più sensili alla composizione chimica dei residui organici presenti, quindi nonostante “R m a” e “R m A” abbiamo una bassa concentrazione microbica, ai test rapidi risulteranno con un valore più elevato comparato al metodo in piastra. L’ambiente di produzione e i processi svolti al loro interno influenzano in maniera considerevole la composizione organica dei residui e le condizioni fisiologiche dei microrganismi presenti negli ambienti. Negli stabilimenti di lavorazione della carne e verdure crude è altamente probabile che le superfici siano contaminate da residui organici, non visibili a occhio nudo

ma adesi alle superfici, pertanto è possibile prevedere che la superficie investigata sia considerata non conforme dal metodo dell’ATP mentre possa risultare pulita nel conteggio in piastra. Questo potrebbe essere ciò che è effettivamente accaduto per la produzione di piatti pronti surgelati, dove l’80% delle superfici degli ambienti di lavorazione sono state ritenute inaccettabili utilizzando il bioluminometro mentre solo il 20% delle stesse superfici campionate dopo la pulizia sono risultate non conformi con il metodo della conta microbiologica.

In questo caso quindi il bioluminometro potrebbe essere il mezzo più appropriato per valutare l’efficacia delle procedure igieniche. Tuttavia, in questo particolare caso, tutte le superfici erano risultate pulite mediante il test delle proteine, quindi quando i residui organici non sono prevalentemente proteici quest’ultimo metodo potrebbe non essere indicato in quanto origina falsi negativi. Invece, nei locali di lavorazione dei prodotti da forno il metodo rapido della rilevazione delle proteine ha sovrastimato la presenza di superfici sporche rispetto agli altri due metodi. Il test colorimetrico è sensibile agli zuccheri riducenti, come il fruttosio e il saccarosio. Questi zuccheri sono presenti nelle farciture a base di frutta per prodotti dolciari e una cattiva pulizia che ha lasciato residui sulle superfici potrebbe avere originato tante positività. Inoltre i ricercatori hanno potuto verificare l’interferenza dei residui dei disinfettanti utilizzati sulla reazione colorimetrica del

metodo di rilevazione delle proteine. Quindi i residui chimici possono influenzare negativamente le prestazioni dei metodi rapidi.

Se fossero stati utilizzati unicamente i test rapidi, negli ambienti di caseificazione, il rischio di sottostimare le superfici sporche sarebbe stato elevato e di conseguenza, in condizioni analoghe, sarebbe opportuno affiancare anche un metodo di rilevazione microbiologica.

Conclusioni

Per una validazione della correttezza delle procedure operative di sanificazione sulle superfici degli ambienti di lavorazione degli alimenti è opportuno prendere in considerazione più fattori che dovrebbero essere valutati caso per caso. A seconda dell’ambiente e dell’alimento occorrerà considerare se è opportuna una quantificazione totale della presenza microbica o un’indagine qualitativa/quantitativa più approfondita. Altresì l’eventuale presenza continuativa di residui organici dovrebbe spingerci a utilizzare metodi in grado di valutarne anche la completa rimozione. Un fattore determinante è correlare i metodi di verifica previsti con le rilevazioni storiche aziendali, in modo da avere un quadro descrittivo che si avvicini il più possibile alla realtà che vogliamo esaminare, anche se una sanificazione straordinaria in seguito a un’infestazione dovrebbe considerare la probabilità dell’ingresso di nuovi patogeni specifici della specie infestante.

Maria Chiara Venturini
Fig. 1 Mix di fattori che influenzano la contaminazione delle superfici

Come le vespe d’autunno

Operaie e maschi muoiono prima che sopraggiunga questa stagione

Le castagne crepitano sul fuoco, i funghi spuntano nei boschi, gli uccelli migrano, la natura si tinge con caldi colori e le vespe cartonaie diventano erratiche, o almeno le operaie. È arrivato, infatti, l’autunno. In questo periodo si vedono in giro molte vespe, più aggressive del solito e, soprattutto, disorganizzate. Facciamo un passo indietro e torniamo quando tutto inizia: la primavera. La vespa regina ha trascorso l’inverno in un ricovero, una screpolatura di una corteccia, un sottotetto ecc., e ora è pronta a uscire. La prima cosa da fare, oltre a nutrirsi, è mettersi a lavorare: le vespe, come le api, infatti, si danno un sacco da fare. La regina inizia a costruire il nido di cartone, a deporre le uova e a nutrire le sue prime figliolette ancora larve. Due parole sul nido: il materiale costruttivo è costituito da fibra di legno grattugiata e impastata con la saliva. Una sorta di cartapesta e non è un caso che queste vespe vengono chiamate proprio “cartonaie”. Il nido costruito della regina è, in re -

altà, appena abbozzato e sufficiente ad accogliere le prime larve. Le figlie adulte, riprenderanno il lavoro iniziato dalla madre, completeranno la casa e si prenderanno cura delle sorelle più piccole, le giovani larve. La regina, a questo punto si occupa solo e soltanto di una cosa: deporre le uova.

Nel frattempo è arrivata l’estate: le vespe adulte si nutrono di zuccheri che trovano sui fiori o nella frutta e vanno a caccia di insetti o cercano della carne per nutrire le loro larve carnivore. Il popolo delle vespe cresce, raggiunge le cinquecento unità (più o meno) e, giorno dopo giorno, il sole tramonta sempre prima e l’autunno fa sentire il suo animo fresco. A questo punto la regina depone le sue ultime uova: quelle delle regine figlie e dei maschi. È l’inizio della fine: i maschi e le regine figlie abbondano il nido e, nel prato, si accoppiano mentre le operaie viaggiano per la campagna in una disperata ricerca di cibo. È la fase delle vespe erratiche che, forse perché consapevoli della fine, sono

piuttosto aggressive e tendono a pungere. La puntura di questi insetti normalmente non è grave anche perché il pungiglione delle vespe è liscio e così come è entrato esce facilmente, contrariamente a quello delle api che, essendo stiletto dentellato con i denti rivolti all’indietro, rimane conficcato nella nostra pelle. Nel frattempo, il nido, ormai vuoto, è invaso da formiche o altri insetti che cercano riparo per l’inverno. Questi insetti, oltre a infastidirci, potrebbero anche compromettere la qualità del vino. Durante la maturazione dell’uva, infatti, le vespe affamate recidono la buccia dell’acino e si nutrono del liquido zuccheri-

di Gianumberto Accinelli Divulgatore scientifico

no. Dopo il pasto lasciano la polpa esposta alle intemperie che può, quindi, necrotizzare oppure può essere invasa dalla muffa grigia. Per la pianta il problema è irrisorio mentre per il futuro vino il danno può risultare gravissimo. Per fortuna esistono le api: è questo il momento in cui

Torniamo al ciclo delle vespe: le operaie, dopo alcuni giorni di vita erratica e aggressiva, muoiono una dopo l’altra. Anche i maschi sono destinati a non vedere l’autunno, prima di lasciare il mondo, però, conoscono le gioie dell’amore. Le uniche a sopravvivere dell’intera

LIKE WASPS IN AUTUMN

Worker wasps and males die before autumn

The paper wasp is the most common wasp to be spotted: it is a slenderwaisted insect with shiny black and yellow bands. The fertilised female builds a cellulose nest, made up of many cells, attached to a stalk. The resulting female worker wasps are smaller than the founder and their job is to take care of the larvae, expand and defend the nest. Curiously enough, these wasps can affect the quality of wine.

Le vespe possono compromettere la qualità del vino

entrano in campo. Con il loro apparato boccale lappano la polpa esposta alle intemperie rimuovendo, in questo modo, le eventuali spore ed evitano la necrotizzazione. Il vino è, quindi, salvo!

famiglia sono le sono le regine figlie le quali, dopo l’accoppiamento, cercano un riparo dove trascorrere la brutta stagione. Una attesa piena di speranza: sanno che la primavera è giusto dietro l’inverno.

Gianumberto Accinelli

La gestione degli infestanti

con metodi biologici e orientati

alla sostenibilità di Paolo Guerra Responsabile della Commissione Certificazione dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione (A.N.I.D.).

Premessa

Nell’ambito della Conferenza Nazionale sulla Disinfestazione di Catania organizzata da A.N.I.D. lo scorso 30 e 31 marzo a Catania, è stato presentato il Documento Tecnico in materia di gestione degli infestanti con metodi biologici e orientati alla sostenibilità. Un lavoro predisposto nel corso del 2022 da una ampia commissione composta da Responsabili tecnici delle aziende di servizio, da Consulenti e da Responsabili tecnico scientifici delle principali società produttrici di formulati e attrezzature del settore (Tab. 1).

Le motivazioni

Non solo il Consiglio Direttivo dell’A.N.I.D., ma l’intera filiera di settore promuove da anni la gestione degli infestanti mediante strategie di tipo integrato, privilegiando le attività di prevenzione, i programmi

di monitoraggio e i sistemi di lotta orientati ad una riduzione dell’impatto per l’ambiente e per i fruitori dei servizi. Il Regolamento UE 848/2018 in materia di produzione biologica e sostenibile e l’orientamento normativo europeo circa la riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030 (Green Deal), sono le principali motivazioni che hanno stimolato l’associazione alla realizzazione del Documento Tecnico. L’interesse dei consumatori nel biologico, e il costante incremento delle superfici destinate alla coltivazione (Fig. 1), comportano inevitabilmente la necessità di conservare e gestire gli infestanti su un maggior quantitativo di produzioni in post raccolta, nei magazzini e nelle aziende di lavorazione, distribuzione e somministrazione. Un campo di applicazione proprio delle aziende di servizio per la gestione degli infestanti che, nelle

fasi di post raccolta, si troveranno a operare in contesti nei quali è necessario proporre e adottare metodologie conformi al circuito del biologico e quanto meno orientate alla sostenibilità. I regolamenti comunitari in materia di produzione biologica elencano una serie di prodotti e di sostanze registrate ed impiegabili soprattutto nelle fasi primarie, lasciando lacune evidenti sull’impiego dei prodotti fitosanitari e dei biocidi nelle fasi del post raccolto, lungo la filiera di trasformazione e sino alla somministrazione al consumatore. Aspetto non secondario che ha gettato le basi per realizzare un Documento Tecnico utile per orientare le aziende del settore dei servizi che operano giornalmente non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per la tutela della salute pubblica, per l’igiene ambientale per la preservazione del verde extra agricolo.

Tab. 1 - Commissione Certificazione A.N.I.D.

Il documento difatti non si rivolge solo al contesto delle produzioni biologiche in campo agro alimentare, ma anche ad altri campi di applicazione.

La gestione degli infestanti con metodi biologici può anche essere sostenibile?

Nella stesura del documento sono state considerate anche le implicazioni sul concetto di sostenibilità, il quale associa fra loro requisiti di carattere ambientale, economico e sociale, comprendendo bene come un metodo biologico di lotta agli infestanti non sempre riesca a possedere questo aspetto. Il trattamento con calore, ad esempio, è un efficace servizio di disinfestazione applicabile ad ambienti e macchinari che evita l’impiego di sostanze

chimiche, ma richiede un significativo apporto energetico il quale non è attualmente prelevabile dalla rete utilizzando solo fonti rinnovabili. Nella produzione di sostanze attive di origine naturale efficaci contro gli infestanti, come ad esempio le polveri derivanti da alghe diatomee in grado di eliminare gli insetti per disidratazione, non siamo ancora in grado di determinare se il loro prelievo comporti degli scompensi nel territorio di origine o nell’ambiente circostante. E infine, sia nel settore della produzione di sostanze e di attrezzature, sia in quello dell’erogazione dei servizi, ai fini della sostenibilità vanno presi in considerazione anche gli aspetti sociali, in tal caso riferiti al personale, al welfare aziendale, al rispetto del contratto

di lavoro che, nell’ambito dei servizi di gestione degli infestanti, è riconducibile a quello delle pulizie, con attività erogate in orari notturni (Fig. 2) e spesso in giornate festive. Tuttavia, pur con la necessità di approfondire meglio la questione, in taluni passaggi di carattere tecnico e metodologico, il Documento Tecnico suggerisce e richiama ugualmente un orientamento alla sostenibilità che le società di servizio, destinatarie di questo standard, potranno prendere in considerazione e perseguire anche estendendo le proprie certificazioni professionali (UNI EN 16636:2015) con quelle di carattere ambientale (ISO 14000) e di gestione del personale (Social Accountability 8000).

Laddove, infine, il Documento Tec-

Fig. 1 - Superfici destinate al biologico in UE (2020)

nico richiama anche l’utilizzo, ovvero l’acquisto di sostanze e di strumenti compatibili con l’erogazione di servizi di questo tipo, anche alle aziende di produzione Biocidi e di Prodotti Fitosanitari (applicabili in post raccolta e nel verde extra agricolo) nonché di attrezzature, vengono offerti nuovi e stimolanti criteri per la distribuzione e la vendita dei loro prodotti alle aziende che gestiscono gli infestanti.

I campi di applicazione

Il Documento Tecnico si applica al settore alimentare successivamente alla fase della raccolta a quello mangimistico e zootecnico (allevamenti), ma anche ad altri contesti nei quali siano adottabili prodotti e metodi biologici. L’industria far-

maceutica, la cosmetica e la cura alla persona; il settore tessile e del legno nonché le aree verdi extra agricole. Il Documento Tecnico prende in considerazione i servizi erogati dalle società professionali ed incoraggia l’approccio promosso a livello europeo dalla norma UN EN 16636:2015 (Fig. 3).

In sintesi:

1) i metodi per la prevenzione e il monitoraggio degli infestanti in ogni ambiente possibile attraverso: a) le attività di proofing attraverso modifiche e ripristini strutturali (pest proofing);

b) i piani di monitoraggio degli infestanti (pest monitoring);

c) le ispezioni per raccogliere elementi utili a limitare la comparsa degli infestanti (auditing).

2) i requisiti minimi per la lotta e per il contenimento degli infestanti a livelli di accettabilità negli ambienti delle aziende alimentari ed in ogni altro ambito industriale, urbano e nelle aree verdi extra agricole;

3) i metodi per la conservazione e per il trattamento antiparassitario delle derrate e delle produzioni primarie (agricola, legno) in post raccolto di tipo biologico;

4) le disinfezioni straordinarie o svolte a completamento di attività di sanificazione;

5) la gestione degli infestanti sulle piante e nelle aree verdi extra agricole.

Il Documento Tecnico rappresenta pertanto un valido riferimento per chiunque ritenga di operare in questo settore.

Alcuni requisiti generali presenti nel Documento Tecnico

Il principale requisito che attraversa tutti gli ambiti applicativi, dal monitoraggio alla lotta sino al contenimento delle infestazioni e delle contaminazioni, è quello che prevede l’utilizzo di sostanze di origine naturale. Tuttavia sono importanti anche i requisiti formali richiesti alle organizzazioni che erogano i servizi, fra

Fig. 2 - Erogazione dei servizi in orari notturni

UNI EN 16636_2015

i quali la predisposizione di un documento che contenga un impegno dell’azienda nell’operare in conformità ai requisiti biologici contenuti nel Documento Tecnico dell’A.N.I.D. il quale deve essere portato a conoscenza di tutto il personale e dei fruitori dei servizi. La società di servizi deve condurre una analisi del rischio per ciascun sito nel quale è chiamata a operare evidenziando gli aspetti

inerenti i requisiti del biologico per ciascuno dei servizi contemplati. Devono altresì essere predisposti elenchi attivi dei prodotti e delle sostanze utilizzate per le attività, con evidenza di quelle conformi alle norme del biologico. La società deve predisporre anche un elenco delle attrezzature e degli strumenti impiegati per la distribuzione delle sostanze attive evidenziando quelli dedica-

ti all’utilizzo di sostanze naturali, ad esempio attraverso la numerazione o la colorazione (Fig.4). in modo da evitare la contaminazione crociata e la dispersione di residui indesiderati. Sono di estrema attualità e ampiamente contemplati nella stesura del Documento Tecnico A.N.I.D. i metodi biologici applicabili nelle aree verdi extra agricole (Fig.5). Una occasione per precisare alcuni aspetti

Fig. 3 - Flusso del servizi di gestione infestanti
Fig. 4 - Identificare la strumentazione dedicata al circuito del biologico
Fig. 5 - Aree verdi extra agricole

validi anche per il settore convenzionale e mai sufficientemente approfonditi. Laddove l’ente pubblico intenda appaltare un singolo servizio o un ciclo di trattamenti di disinfestazione rivolti a parchi, giardini, viali alberati, siano essi svolti con biocidi, sia con prodotti fitosanitari, la normativa non richiede forse che la società appaltante disponga delle abilitazioni (nomina del Direttore Tecnico) e delle registrazioni (iscrizioni all’Albo della Camera di Commercio) unitamente al possesso del cd. Patentino? In sostanza, è fattibile che i servizi per i trattamenti con prodotti fitosanitari, ad esempio tramite endoterapia (Fig. 6), siano affidati ad aziende del settore manutenzione e giardinaggio senza che queste abbiano i requisiti delle società di disinfestazione? Considerando infine che per il controllo di taluni vertebrati nelle aree di competenza pubblica sono solitamente coinvolti gli Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.), laddove nelle aree private siano richiesti gli interventi di altre organizzazioni, queste non devono forse disporre degli stessi requisiti delle società

di servizio per la gestione degli infestanti? E in tal caso, gli operatori coinvolti non dovrebbero disporre di una abilitazione quale Coadiutore Faunistico? Precisazioni di carattere tecnico e normativo a seguito delle quali diventa più facile far seguire i requisiti minimi per operare conformemente alle norme del biologico e agli orientamenti della sostenibilità nei confronti di varie specie che possono richiedere piani di monitoraggio e di lotta per il contenimento come ad esempio Myocastor coypus (Fig. 7).

Nell’ambito urbano e in particolare del verde pubblico ed extra agricolo, è stato anche predisposto un elenco delle principali specie (Tab. 2) che, per modalità di controllo e di contrasto, richiedono senza ombra di dubbio una professionalità riconducibile alle aziende del settore. L’attuazione di azioni correttive può avere riflessi secondari sull’ambiente e su organismi non bersaglio, minando i requisiti di sostenibilità, il rispetto della biodiversità e il raggiungimento di equilibri naturali. Per tale motivo i piani di monitoraggio nei confronti delle popolazioni infestanti anche in questi contesti assumono grande importanza così come la definizione delle

soglie di accettabilità che devono essere concordate fra l’azienda e il committente dei servizi.

Conclusioni e considerazioni finali

Il Documento Tecnico, frutto di un ampio gruppo di esperti è già di per sé un valido strumento che A.N.I.D. ha messo a disposizione per le aziende di servizio, per i produttori e per i fruitori dei servizi per la gestione degli infestanti con metodi biologici e orientati alla sostenibilità, sia in ambito privato che pubblico. Contiene indicazioni di carattere tecnico estremamente utili che possono essere prese in considerazione anche negli ambiti di intervento convenzionale e di tipo integrato. Attraverso un accordo fra l’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione (A.N.I.D.) con l’Organismo di Certificazione ICEA (Fig. 8), promosso da FEDERBIO, sarà predisposto uno Schema di Certificazione sul quale le aziende di servizio potranno certificarsi, affidando ad auditor esperti del settore e appositamente formati delle periodiche verifiche di conformità a questo nuovo Standard, offrendo ai fruitori di questi servizi maggiori garanzie di professionalità. Vale

Fig. 7 - Myocastor coypus (nutria)
Fig. 6 - Una delle metodologie di iniezione endoterapica

1 Myocastorcoypus (nutria)

2 Ratus ratus (rato dei tet)

3 Ratusnorvegicus (rato delle fogne)

4 Apodemussylvatcus (topolino di campagna)

5 Columba livia (piccione)

6 Streptopeliaturtur (tortora dal collare)

7 Sturnusvulgaris (storno comune)

8 Larus spp. (gabbiano)

9 Aedes spp. (es. zanzara tgre)

10 Culex spp. (es. zanzara comune)

11 Anopheles spp. (es. anofele e anofeline)

12 Musca spp. (Diteri, Muscidi)

13 Vespa spp. (Imenoteri, Vespidi)

14 Vespula spp. (Imenoteri, Vespidi)

15 Dolichovespula spp. (Imenoteri, Vespidi)

16 Polistes spp. (Imenoteri, Vespidi)

17 Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino)

18 Rhynchophorus ferrugineus (punteruolo rosso delle palme)

19 Corythucha ciliata (tngide del platano)

20 Cameraria ohridella (minatrice dell’ippocastano)

21 Eucallipterus tliae (afde del tglio)

22 Metcalfa pruinosa (pidocchio bianco delle ornamentali)

23 Hyphantria cunea (ifantria americana)

24 Tetranychus urtcae (ragneto rosso)

25 Nezara Viridula (cimice verde)

26 Cydalima perspectalis (piralide del bosso)

27 Halyomorpha halys (cimice asiatca)

Tab. 2 - Elenco specie infestanti nelle aree verdi extra agricole

8 - Logo Accordo ANID-ICEA

infine la pena di sottolineare che i sistemi di lotta biologica sono alquanto selettivi e non agiscono nei confronti di tutte le specie infestanti presenti in un ambiente e in un determinato periodo. La confusione sessuale applicata nelle aziende alimentari si rivolge ad esempio solo ai Lepidotteri, ma nei confronti di altre specie di insetti delle derrate ugualmente presenti in questi ambienti (ad es. Tribolium spp. Sitophilus spp.) occorre prendere in esame anche strategie di altro tipo. Stessa cosa accade per l’impiego degli insetti utili, ciascuno dei quali agisce solo o prevalentemente su alcune specie degli insetti infestanti. L’impiego di polveri diatomee per il controllo integrato di Cimex lectularius, ad esempio, non ha una efficacia immediata e impiega alcuni giorni prima di contrastare l’infestazione. L’uso efficace di piretro naturale, infine, richiede modalità di distribuzione tali da entrare in contatto immediato con le forme mobili presenti (adulti e larve), anche con operazioni preliminari (ad es. la pulizia), in quanto non disponendo di una azione residuale sulle superfici, preclude un risultato nel tempo. In conclusione, l’adozione di metodi biologici e orientati alla sostenibilità e, più in generale, le restrizioni sull’impiego delle sostanze attive, impongono una elevata professionalità, la consapevolezza dei meccanismi di azione delle sostanze naturali disponibili, la conoscenza della biologia e del comportamento dell’infestante bersaglio.

Fig.

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PRODOTTO BIOCIDA Autorizzazione n°: IT/2020/00684/AUT

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LE ISTRUZIONI OPERATIVE A.N.I.D.

Una rubrica tecnico operativa dove gli esperti del settore illustrano l’importanza del Pest Control per ambiente e salute

La gestione degli infestanti

con metodi biologici e orientati

alla sostenibilità

o biologica significativa. Per loro natura non comportano effetti nocivi né sull’ambiente, né alla salute umana.

Discarica per rifiuti pericolosi: sono quelle discariche in cui vengono portati i rifiuti non domestici riportati nell’allegato D del Dlgs. 22 del 05-02-1997.

ovvie: grandi quantità di cibo, acqua e spazi, un’alta capacità portante dell’ambiente, porta inevitabilmente ad un alto numero di utilizzatori.

Focus sulle mosche

Discarica per rifiuti non pericolosi:

Si vuole focalizzare l’attenzione sulla gestione delle mosche. Volendo analizzare la dinamica di popolazione muscida, all’interno delle discariche abbiamo come sempre due fattori che fanno aumentare il numero della popolazione: natalità ed immigrazione; vi sono, poi, due fattori che ne fanno decrescere il numero: mortalità ed emigrazione. Guardiamoli nel dettaglio. La natalità è spesso altissima; le mosche hanno a disposizione enormi spazi e quantitativi di sostanza organica, peraltro costantemente rimpinguati. Jean-Henri Casimir Fabre, entomologo e naturalista francese, considerato uno dei padri dell’entomologia moderna, diceva che le mosche sono il principale agente della liquefazione della sostanza organica e se non ci fossero le mosche, vivremmo in un mondo di cadaveri. Questo rende bene l’idea di quanto il rapporto mosca-sostanza organica da decomporre sia stretto e profondo. La Mortalità può essere naturale - quindi, le mosche moriran-

no, oltre che per cause naturali anche perché predate da uccelli, rettili, altri insetti e parassitoidi - oppure indotta da azioni di disinfestazione effettuate dall’uomo.

L’emigrazione è la componente più temuta dalle popolazioni che vivono nelle immediate vicinanze delle discariche. Avviene per normale “diffusione” degli insetti che, essendo alla ricerca di nuovi ambienti da colonizzare, meno competitivi, tendono a occupare anche quegli spazi che in condizioni normali non sarebbero particolarmente favorevoli al loro sviluppo. L’immigrazione, invece, avviene in due distinti modi. Immigrazione naturale, data dalla forte attrattività della discarica; anche le mosche nate a distanza, attratte dagli odori della stessa discarica, tendono a raggiungerla. Immigrazione da trasporto: le mosche arrivano in discarica con i mezzi che trasportano i rifiuti; spesso i compattatori viaggiano ricoperti da mosche che vengono scaricate in discarica insieme ai rifiuti.

Gestione delle mosche

Risulta quindi chiaro, come e perché le mosche infestano le discariche, ma a questo punto, diventa importantissimo capire anche come poter-

le gestire. Storicamente, fino a una quindicina di anni fa, si usava trattare la massa di rifiuti con enormi quantitativi di insetticidi. Gli stessi venivano erogati con trattamenti spesso settimanali, ma, che diventavano anche giornalieri, in alcuni periodi dell’anno o a determinate condizioni ambientali. Oggi, nell’ottica dell’IPM (Integrated Pest management), si tende a effettuare trattamenti più razionali e che tengano conto anche degli standard di sicurezza e salubrità ambientale a cui ci siamo abituati negli ultimi anni. Non più, quindi, solo insetticida abbattente liquido, erogato sulla massa di rifiuti, ma:

• diversa gestione dei rifiuti che, tra l’altro, vengono periodicamente ricoperti con inerti;

• utilizzo di trappole a cattura massale, le note trappole ad acqua, posizionate lungo i confini, con lo scopo di intercettare e bloccare le mosche che si spostano dall’interno verso l’esterno o anche dall’esterno verso l’interno; le trappole ad acqua attivate da attrattivo proteico tendono a essere particolarmente efficaci su quelle mosche, femmine fecondate, che ricercano un luogo dove deporre le uova e far efficacemente sviluppare la propria prole;

• utilizzo di prodotti in esca che, funzionando per ingestione, attivate da attrattivo zuccherino, attirano le mosche in cerca di zuccheri. Vengono distribuiti su superfici non porose, individuate tra quelle che, per motivi naturali, quali esposizione, temperatura, umidità, vicinanze con zone di approvvigionamento trofico, sono naturalmente predilette dalle mosche, come punto di riposo e stallo;

• utilizzo di prodotti antilarvali liquidi o granulari che, distribuiti nei luoghi dove si accumulano liquami, consentono di bloccare lo sviluppo di un certo numero di

larve non facendole sfarfallare. I prodotti antilarvali contro le mosche, oggi sono solo IGR (Insect Grow Regulator), ossia molecole paraormonali di tipo Chitino-inibitori o Iuvenoidi che influiscono sul normale sviluppo delle larve;

• utilizzo di prodotti adulticidi che abbassino velocemente la popolazione presente. Quest’ultima soluzione va considerata come extrema ratio, come trattamento straordinario, da effettuarsi solo quando non si è riusciti ad ottenere il risultato sperato attraverso gli altri sistemi.

In base a quella che è la mia esperienza, non ritengo, in questi contesti, possibile utilizzare i parassitoidi nella gestione delle mosche.

Arrivo a questa considerazione per due ordini di motivi: il primo è che il costante apporto di sostanza organica e il fatto che periodicamente la stessa sostanza organica venga ricoperta con materiali inerti, renda estremamente difficile la vita a insetti di piccolissime dimensioni come i parassitoidi; il secondo è che, in quei luoghi dove i parassitoidi potrebbero dare un effettivo contributo, ossia zone marginali o di raccolta percolati, siano più efficaci gli insetticidi larvicidi che per loro natura, oltre ad eliminare le larve di mosca, eliminerebbero anche i parassitoidi.

Caso di studio

Qualche anno fa, contattato per una importante infestazione da mosche che (nonostante aria condizionata, zanzariere e giornalieri interventi adulticidi sul territorio dell’impianto) affliggeva i dipendenti operanti negli uffici di un’azienda che gestiva rifiuti solidi urbani in Puglia, mi ritrovai a dover affrontare una situazione per me nuova e difficile.

La richiesta chiara del committente fu quella per la quale, utilizzando gli operatori interni, esperti disinfestato-

ri, si facesse in modo che negli uffici si potesse lavorare in condizioni idonee o, quantomeno, accettabili. Durante il mio primo sopralluogo, mi resi conto che su ogni scrivania c’era un picchietto e una bomboletta di insetticida e quasi ogni operatore aveva in mano o una o l’altra. All’esterno vi erano decine di mosche che attendevano l’apertura delle porte per entrare nella palazzina uffici. Primo passo fu quindi studiare l’ambiente. L’intera area era divisa in due parti: quella anteriore con una grande discarica di rifiuti solidi urbani estesa per circa 85.000 mq, distante circa 500m dalla palazzina uffici. Nella parte posteriore, a cui si accedeva per mezzo di una strada che costeggiava la “pesa” e un giardino con verde ben curato, vi era la palazzina uffici. Alle spalle della stessa, a circa 50 metri di distanza con un lato confinante con la discarica, era stato edificato una struttura di circa 6.500 mq adibita con celle di bio-stabilizzazione della sostanza organica. Dietro questa struttura, quindi a circa 200 metri dalla palazzina uffici ma sempre con un lato confinante con la discarica, vi era l’impianto di selezione dei rifiuti. Una realtà piuttosto composita, tre importanti luoghi di sviluppo mosche: discarica rifiuti solidi urbani non differenziati, impianto di bio-stabilizzazione della sostanza organica e impianto di selezione dei rifiuti differenziati. Da subito ci si rese conto che, sebbene la sfida fosse impari, l’obiettivo era preciso. La richiesta non era eliminare le mosche dall’intera area, ma “semplicemente”, far in modo che non entrassero nella palazzina uffici. Per poter ottenere questo risultato ci concentrammo sul cercare di diminuire la pressione, la presenza di mosche, nelle aree tra la palazzina stessa e i sicuri luoghi di sviluppo delle stesse. Si procedette con cinque step effettuati contestualmente:

• Primo, furono posizionate “trappole ad acqua” ogni 20 metri lun-

go il confine tra la grande discarica e tutti gli altri edifici; stessa linea di difesa fu poi continuata intorno all’impianto di biostabilizzazione e quello di selezione. Scopo di questa “cinta difensiva” era cercare di frenare e diminuire la diffusione delle mosche confinandole negli ambienti dove si sviluppavano.

• Secondo, si andarono a individuare quei punti: muretti, pali dell’illuminazione e porzioni di asfalto a circa 10-15 metri dalla palazzina uffici, dove le mosche tendevano a posarsi. Questi luoghi furono trattati con insetticida in esca con principio attivo Clothianidin. Scopo era quello di alettare le mosche con alimenti zuccherini e far in modo che, morendo, si fermassero nei punti precedentemente individuati e non continuassero la loro corsa in direzione degli uffici.

• Terzo, si prese l’abitudine di trattare con insetticida larvicida, con principio attivo Diflubenzuron, le celle di biostabilizzazione poche ore prima che venissero caricate con materiale fresco. Scopo era quello di far miscelare il principio attivo antilarvale con il percolato prodotto durante il processo di biostabilizzazione, e non consentire alle mosche di svilupparsi sullo stesso.

• Quarto, si ridussero gli interventi adulticidi effettuati con prodotto con principio attivo Piretro e Cipermetrina sinergizzati con MGK 264 da giornalieri a settimanali.

• Quinto, nelle stanze degli uffici furono installate lampade a pannello collante per la cattura di insetti a fototropismo positivo.

I risultati furono apprezzabili piuttosto velocemente, già a distanza di due settimane la situazione all’interno degli uffici era radicalmente migliorata.

A distanza di due mesi dall’inizio dei lavori, consolidati i risultati, si dimi-

nuirono ancora i trattamenti adulticidi passando da settimanali a “al bisogno”.

Infine, si decise di fare un’analisi dei costi da cui risultò che, sebbene la spesa di prodotti per la disinfestazione in linea generale fosse rimasta pressoché uguale, i costi di intervento, considerato il tempo impiegato dagli operatori per le attività si era praticamente dimezzato. Quindi, a fronte di uno studio del territorio, dell’attenta valutazione dei prodotti disponibili e di dove e come intervenire, si è passati da interventi giornalieri con mediocri risultati a una più economica ed efficace gestione degli infestanti in ottica IPM.

Conclusioni

La presenza su un territorio di aree destinate alla raccolta, sia temporale che definitiva, di rifiuti è causa di presenza di mosche. Le esperienze fatte in anni passati hanno confermato che attuare semplicistiche azioni di trattamento chimico non porta a risultati soddisfacenti. Al contrario, nei casi dove sono stati progettati piani di gestione in ottica di Lotta integrata, grazie alle sinergie di azioni diverse parallele e complementari, si sono raggiunti i risultati previsti con la diminuzione della presenza di mosche. In ogni attività di gestione di organismi infestanti la progettazione non può mai ritenersi conclusa o definitiva ma deve essere sempre soggetta a ispezioni, ad analisi, a valutazioni e modifiche, perché sempre mutevoli sono le situazioni, le possibilità di sviluppo e le condizioni ambientali (trofiche, di umidità, di temperatura ecc.).

A.N.I.D. a lavoro con il Ministero della Salute per la formazione sui biocidi

Il Ministero della Salute – Direzione generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico ha coinvolto A.N.I.D., quale associazione di categoria “in possesso di competenze specifiche”, per dare avvio alle obbligatorie attività di “individuazione delle necessità formative” in materia di biocidi come previsto dal Regolamento dell’Unione Europea.

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione ha prontamente garantito la propria disponibilità al processo congiunto di pianificazione delle azioni da intraprendere. Il Presidente Marco Benedetti e il consulente tecnico Davide Di Domenico, a tale proposito, sono i referenti designati per l’avvio delle attività di concertazione con il Ministero della Salute.

Online il sito della formazione A.N.I.D.

Il sito www.disinfestazioneformazione.org è ufficialmente online. Il

portale istituzionale è interamente dedicato ai corsi di formazione professionali organizzati da A.N.I.D. Servizi Srl, sotto la regia dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione che detiene la certificazione ISO 21001. Il sito www. disinfestazioneformazione.org consente dunque la consultazione completa del calendario formativo con le relative modalità di iscrizione ai corsi. Si tratta di un importante passo in avanti verso una comunicazione sempre più capillare nei confronti di tutte le aziende del settore, associate e non. L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione prosegue quindi nel solco dello sviluppo comunicativo a vantaggio di una sempre maggiore partecipazione e condivisione da parte di tutti coloro che operano nell’ambito del Pest Management.

Assemblea generale CEPA: confronto su gestione infestanti, sicurezza alimentare, sostenibilità e professionalizzazione

Si è tenuta nel mese di giugno a Bruxelles l’assemblea generale annuale del CEPA. A.N.I.D. è stata rappresentata dalla dottoressa Monica Biglietto, vicepresidente della Confederazione Europea dell’Industria della Disinfestazione. Il meeting ha rappresentato una preziosa occasione di confronto sugli obiettivi della Confederazione in ambito europeo con riferimento alla gestione degli infestanti coerentemente con i principi

comunitari di sostenibilità. I vertici del CEPA hanno confermato l’impegno dell’intero settore di appartenenza per la realizzazione concreta ed equilibrata del cosiddetto “Green Deal”, in altre parole si ritiene che i disinfestatori debbano avere a disposizione tutti gli strumenti utili per fare opera efficace di controllo. Quest’ultima passa anche attraverso la manipolazione responsabile dei prodotti chimici da parte di professionisti, all’interno di un percorso generale di valorizzazione della professionalizzazione e delle competenze visto e considerato il ruolo centrale svolto dagli operatori a tutela della salute pubblica. Il ricorso ai biocidi, dunque, va certamente monitorato con grande attenzione ma comunque tenuto in considerazione alla luce della sua innegabile importanza per fare prevenzione rispetto a rischi di tipo sanitario contro possibili infestanti che potrebbero veicolare agenti patogeni pericolosi.

La Confederazione Europea dell’Industria della Disinfestazione è impegnata, a tale proposito, nella redazione del “CEPA Guidelines for excellent Pest Management” per la diffusione di linee guida riconoscibili ed omnicomprensive valide ben oltre i confini di ogni singolo Paese riguardanti l’analisi ambientale, la valutazione dei rischi delle modalità di gestione e le certificazioni di qualità. Questo lavoro, tuttora in fase di realizzazione, sarà tradotto in tutte le lingue delle nazioni aderenti al CEPA. I partecipanti alla riunione hanno dato altresì il benvenuto a Erica Sheward, Director Global Food Safety Initiative al Consumer Goods Forum, con cui i rappresentanti della Confederazione hanno avuto uno scambio costruttivo sulla sicurezza alimentare e la gestione degli infestanti.

L’assemblea generale ha affrontato anche la questione “rodenticidi anticoagulanti”.

Il comitato per i biocidi (BPC) dell’ECHA ha espresso il proprio parere sull’utilizzo efficace di trappole per contrastare le infestazioni di topi negli ambienti indoor.

Tale valutazione ha evidenziato come il ricorso alle trappole non presenti svantaggi pratici ed economici ed allo stesso tempo comporti un rischio sensibilmente inferiore per la salute umana, animale e per l’ambiente rispetto ai rodenticidi anticoagulanti. Questo parere è stato inviato alla Commissione Europea, affinché fornisca indicazioni agli Stati membri sulle autorizzazioni per il ricorso ai prodotti chimici. CEPA ha avanzato, presso le sedi comunitarie preposte, le proprie perplessità sull’analisi effettuata dal comitato per i biocidi. La base scientifica del parere, infatti, fa riferimento ad un unico contesto indoor, in un unico Paese dell’UE con un unico insieme di attrezzature ed è promosso da un solo produttore di trappole che ha evidentemente un interesse commerciale diretto nel divieto dei rodenticidi. La Confederazione ritiene le sostanze attive indispensabili per scongiurare rischi sanitari gravi. Tali considerazioni sono state inoltre arricchite dai risultati del questionario sottoposto a tutti i disinfestatori europei riguardante le pratiche dei PCO per il controllo dei topi indoor.

Le risultanze dell’indagine hanno dato risalto alla sensibilità degli operatori rispetto all’argomento ed alla necessità di regolamentare la situazione. Il settanta percento degli applicatori ha dichiarato di adoperare le trappole, in linea con il trend “sostenibile”, ma allo stesso tempo gli operatori hanno definito l’esclusivo uso di trappole per l’eradicazione dei roditori indoor come troppo costoso. Il summit europeo dei disinfestatori si è concluso con le parole di Marc Aubry. Il presidente del CEPA ha ribadito l’importanza di continuare a

sostenere la Confederazione da parte delle associazioni nazionali aprendo alla possibilità di nuovi ingressi, vista la necessità di essere sempre più numerosi e quindi rappresentativi per affrontare in maniera maggiormente incisiva le problematiche del settore.

A.N.I.D. presenta offerta formativa secondo semestre 2023

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione propone la propria offerta formativa per il secondo semestre del 2023. Il percorso di formazione professionale, ideato da A.N.I.D., si sviluppa in ben 88 ore complessive di corsi che riguardano tutti gli aspetti tecnici, scientifici, normativi, relazionali ed operativi inerenti al “pest management”, fornendo informazioni, abilità e conoscenze ritenute ad oggi indispensabili per un tecnico che s’intenda realmente “trained professional”, includendo anche i concetti di “sostenibilità”, “eco-compatibilità”, “biohabitat” per coloro che svolgono attività in ambiente urbano. Il programma proposto si contraddistingue per un altissimo valore didattico, inserito in uno schema elaborato secondo la norma volontaria UNI CEI EN ISO/IEC 17024. L’offerta proposta di A.N.I.D. è da sempre riconosciuta da tutti come scientificamente rigorosa, tecnicamente corretta e si rivolge non solo alle aziende associate ma anche ad altri “utenti”, pubblici e privati. L’offerta formativa può essere svi-

luppata in differenti modalità:

1. Corso completo di 88h, composto da lezioni settimanali condotte online (totale 64 ore divise in 8 giornate) e parte pratica in presenza (totale 24 ore divise in 3 giornate consecutive) con esame finale e rilascio del certificato al costo di € 1.200,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.400,00 + IVA per i non associati. La quota d’iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, rilascio del certificato, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

2. Scelta di un piano formativo personalizzato, con acquisizione dei singoli moduli da 4 e/o 8 ore nelle date indicate, senza esame finale e rilascio attestato di partecipazione al costo di: € 200,00 + IVA – parte teorica per gli associati A.N.I.D. e € 300,00 + IVA per i non associati. € 250,00 + IVA – parte pratica in presenza per gli associati A.N.I.D. e € 350,00 + IVA per i non associati. La quota d’iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, rilascio dell’attestato di partecipazione, sconto del 10% sull’acquisto del supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

Si ha diritto di accedere all’esame finale dopo aver seguito l’intero corso o presentando un insieme di moduli fruiti con esito positivo, entrato l’anno corrente, la cui somma delle ore deve corrispondere almeno a 88h.

I possessori del certificato di 40 – 60 – 80h che volessero allinearlo alle 88h hanno la possibilità di seguire

un modulo formativo a piacimento richiedendo l’esame finale con un costo aggiuntivo di € 120,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. ed € 150,00 + IVA per i non associati. Coloro in possesso di certificato scaduto o in procinto di scadenza potranno rinnovarlo partecipando ad uno dei moduli (4h) o prendendo parte a un evento A.N.I.D. entro l’anno corrente. Il rinnovo del certificato triennale non prevede esame finale. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.disinfestazioneformazione.org o scrivere all’indirizzo email anid@disinfestazione.org

Sanatech 2023: due workshop targati A.N.I.D.

In occasione della terza edizione di Sanatech, la rassegna internazionale della filiera produttiva del biologico e del sostenibile (BolognaFiere 7-9 settembre 2023), vi saranno due workshop targati A.N.I.D.. Il primo, dal titolo “Lotta agli infestanti e conservazione della qualità negli alimenti bio” si terrà giovedì 7 alle ore 15, presso l’Arena Sanatech e sarà moderato dal dottor Di Domenico, responsabile scientifico dell’Associazione, nonché coordinatore tecnico scientifico di Ambienti Sani. Ad accompagnarlo nel workshop saranno: Marco Benedetti, con un intervento sul ruolo di A.N.I.D. nel garantire la qualità degli alimenti; Nicola Stanzani (direttore generale FederBio Servizi) che parlerà dell’incidenza degli infestanti nei prodotti bio;

Paolo Guerra, che illustrerà le linee guida per la gestione degli infestanti con metodi biologici e orientati alla sostenibilità.

Il 9 settembre invece, Davide Di Domenico condurrà i partecipanti alla scoperta dei “Novel food: un’opportunità per le aziende agricole a basso impatto ambientale”. L’evento – che si terrà dalle ore 15 alle ore 16, sempre all’Arena Sanatech – vedrà la partecipazione della professoressa Lara Maistrello (DSV Unimore) e l’illustrazione della Case History dell’Azienda di Allevamento “Microvita” di Luigi Ruggeri e Giovanna Cadoni.

Errata corrige

Si riporta l’abstract completo dell’intervento del professor Bruno Massa (in foto) “Considerazioni sui fenomeni di inurbamento degli Uccelli” tenuto in occasione della Conferenza nazionale A.N.I.D. (Catania, 30-31 marzo 2023)

Sempre più frequentemente si verificano casi di specie di uccelli che abbandonano il loro habitat naturale e si inurbano, cioè iniziano a svolgere tutte le loro funzioni dentro gli ambienti urbani. In alcuni casi alcune specie possono causare problemi alle attività umane. Il presente intervento intende fare una panoramica della problematica e propone alcune possibili soluzioni. In questo breve riassunto si delineano le specie considerate più problematiche. Gabbiano reale mediterraneo Larus michahellis. Ormai in Italia non c’è città costiera che non sia stata inva-

sa da questi grossi uccelli del peso di oltre un chilo; hanno cambiato dieta e si nutrono dei resti organici che trovano nei cassonetti di rifiuti o nelle discariche in prossimità degli abitati. La principale causa è la mancanza di igiene e pulizia costante dei cassonetti, che peraltro sono mantenuti costantemente con il coperchio spalancato. Colombo domestico Columba livia forma domestica. È una specie molto invasiva e difficile da contenere numericamente; esistono dei dissuasori o delle reti antipiccioni che funzionano abbastanza bene, quanto meno per tenerli lontano da edifici di pregio architettonico. Probabilmente i numeri oggi sono controllati proprio dai gabbiani reali che li predano. Storno comune Sturnus vulgaris. Migliaia di individui usano d’inverno le città come dormitori; l’unico problema consiste nella quantità di escrementi che lasciano sotto gli alberi dove dormono, problema che può essere risolto solo con una costante pulizia (ogni mattina) dei marciapiedi sottostanti con idropulitrici. Sistemi di dissuasione sonora non danno grandi risultati e procurano fastidio agli umani. Molte altre specie di uccelli si sono inurbate, Tortora dal collare Streptopelia decaocto, Colombaccio Columba palumbus, alcuni corvidi, senza per questo causare alcun problema.

Altre specie vivono da tempi storici dentro le città, fornendo importanti servizi ecosistemici; mi riferisco ai Rondoni Apus apus, Rondoni pallidi Apus pallidus, Rondini Hirundo rustica e Balestrucci Delichon urbicum. Per queste specie, protette dalla legge, dovrebbe esserci un dovuto rispetto e anzi l’uomo dovrebbe fare di tutto per incrementarne il numero, ma purtroppo spesso fa il contrario. Chi fosse interessato a partecipare al loro censimento visiti questo sito web: https://apustracker.com/ wiki-balestruccio/

inviando a dir@avenue-media.eu

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