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SOMMAR IO
Silvia Salis
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EDITORIALE
PROGRAMMA 2025-2029 di Fabrizio Ferrari
CONFINDUSTRIA
LA SQUADRA
PREMIO CULTURA DELLA FORMAZIONE IN MEMORIA DI MARINA TRAVERSO
GIOCO D’ANTICIPO di Giacomo Franceschini
IL CAPITALE - UMANONELLE IMPRESE
20 L’INTERVISTA
PROGETTI PER GENOVA di Piera Ponta
24 MITOGENO
IL “QUADRILATERO” NELLO STIVALE di Alvise Biffi
GRANDI INFRASTRUTTURE di Marco Gay
Fabrizio Ferrari
28 GENOVA STARTUP
DNA DIGITALE di Matilde Orlando
30 SVILUPPO E COMPETITIVITÀ
MEDITERRANEO
MUTAZIONI CULTURALI di Michele Piana
CARPENTERIA + CABLAGGI = SISTEMI di Piera Ponta
MAESTRANZE
ESPERIENZE CHE UNISCONO di Simona Bondanza
CIAPANÒ! di Marco Toffolutti
DA FILIERA A SISTEMA di Andrea Benveduti
IL FUTURO È ADESSO di Michele Frignani
FORMA E SOSTANZA
SAPER FARE CONDIVISO di Massimo Morasso
DARE FIDUCIA di Matilde Orlando
PROVA DI COERENZA
TUTTI I VANTAGGI DEL TRENO di Vincenzo Cellario Serventi
NON SI BUTTA VIA NIENTE di Valentina Canepa e Greta De Muro
64
CONFINDUSTRIA IMPERIA
PRIORITÀ
di Fabrizio Pepino
66
CONFINDUSTRIA LA SPEZIA PROGETTO “IAIA”
68 UI SAVONA
TURISTI TUTTO L’ANNO di Gilberto Volpara 70 PICCOLA INDUSTRIA
STRETTE DI MANO
76 COMUNICAZIONE
DAL SEGNO ALL’IMPRESA di Claudio Burlando
78 CSR
PREMIO PER ESPERIENZE DI PARTNERSHIP SOCIALI 2025
80
FONDAZIONE ANSALDO
SENZA CONFINI di Michela Ciarapica
84 LA CITTÀ
PRENDERSI CURA
GENOVA 2030 di Giacomo Montanari
88 CULTURA E SOCIETÀ
SULLE ONDE IN CERCA DELLA LIBERTÀ di Luciano Caprile
TERRA E MARE
95 INDUSTRIA E LETTERATURA MAMMUT di Massimo Morasso
In copertina Noli (Savona), Grotta dei Falsari
20252029 Programma
L’Assemblea del 22 luglio scorso mi ha eletto presidente di Confindustria Genova per il quadriennio 2025-2029.
Un onore e un impegno che condividerò con la squadra di vice presidenti: Rosa Bifero, Andrea Campora, Andrea Carioti, Beppe Costa, Marco Ghiglione, Vittoria Gozzi e Chiara Piaggio, e che si articolerà partendo dalle linee programmatiche precedentemente approvate dal Consiglio Generale.
Premesso che le linee programmatiche espresse costituiscono un punto di partenza per l’attività dei prossimi anni e, come tali, dovranno essere costantemente aggiornate in base agli eventi esterni e alle indicazioni provenienti dalla base associativa, le proposte in esse contenute pongono al centro dell’azione di Confindustria Genova la competitività delle imprese, allo scopo di assicurare sia condizioni di contesto favorevoli all’attività imprenditoriale, sia politiche industriali regionali, nazionali e comunitarie coerenti con gli obiettivi condivisi dalle Sezioni merceologiche, dai Gruppi, dal Consiglio Generale e dal Consiglio di Presidenza, proponendo strumenti di intervento coordinati e stabili nel tempo.
Cominciamo dalla politica industriale: nei settori maggiormente caratterizzanti la composizione della
nostra base associativa (e, più in generale, l’economia della nostra città), ovvero Manifattura, Tecnologia, Porto e Logistica, Confindustria Genova deve essere voce di confronto autorevole con le Istituzioni ai vari livelli di competenza territoriale e, soprattutto, deve essere punto di riferimento aggregante, in grado di rappresentare una posizione univoca sulle scelte strategiche.
Al secondo punto c’è il nostro impegno per promuovere una crescita sostenibile e inclusiva che coinvolga il territorio, le imprese associate e le comunità con le quali operiamo; allo stesso tempo, vigileremo per contrastare l’iper-regolamentazione a cui è stata soggetta l’industria europea negli ultimi anni (fenomeno che ha le ricadute più pesanti sulle PMI).
La cultura della sostenibilità, attraverso la trasparenza e la responsabilità, continuerà a guidare la nostra Associazione nell’accompagnare le imprese associate attraverso il cambiamento: persone e competenze, innovazioni e ricerca sono al centro della nostra nuova visione di Confindustria Genova e della nostra società di servizi Ausind, così come sono al centro dei percorsi di crescita delle nostre imprese associate. Vogliamo migliorare e accrescere il confronto e l’operatività delle Sezioni e dei Gruppi con il Consi-
di Fabrizio Ferrari
glio di Presidenza: per questo motivo intendiamo proporre un’integrazione che “superi” la Consulta dei Presidenti e che permetta un costante e continuo aggiornamento nei due sensi. Il processo necessario per realizzare questa integrazione sarà una delle prime iniziative da mettere in atto, così come procedere alla definizione di nuovi Gruppi quali, ad esempio, uno dedicato alla Manifattura.
Altro elemento che merita attenzione è il legame della nostra “base” con Confindustria, che va rafforzato e valorizzato dando evidenza al lavoro svolto dai nostri delegati e rappresentanti nelle varie Commissioni nazionali ed europee, negli organi sociali a livello centrale e nei Gruppi tecnici, nonché condividendo l’attività politico-istituzionale svolta dal Consiglio Generale di Confindustria, al quale partecipano il Presidente e un delegato del Consiglio di Presidenza della nostra Associazione.
L’obiettivo è che il dialogo all’interno del sistema confederale nel suo complesso sia più fluido, che le osservazioni o le istanze di Sezioni e Gruppi siano trasmesse agli organismi interessati per diventare, se il caso, progetti da sviluppare. Obiettivo, questo, che richiederà un potenziamento della comunicazione esterna e, in particolare, interna, per rendere più consapevoli i nostri Associati di tutte le attività svolte e dei risultati raggiunti.
Proseguiremo con la pubblicazione di nuovi Position Paper
- iniziativa avviata durante la presidenza di Umberto Rissoe aggiorneremo puntualmente quelli già presentati, costituendo, così, un database di analisi e di proposte a supporto del ruolo di rappresentanza di Confindustria Genova nei confronti delle Istituzioni, delle altre Associazioni di categoria e dei Sindacati.
E poi c’è la Piccola Industria, in prima linea su tematiche quali lavoro, sicurezza, formazione, welfare, ESG, crescita dimensionale, processi di aggregazione, accesso al credito, ambiente ed energia. In particolare, l’attività di formazione andrà progettata in termini sia di formazione continua o reskill, per chi è già operativo in azienda, sia di formazione di nuovi lavoratori.
Infine, tra gli argomenti di respiro internazionale dei quali occuparci c’è la nostra presenza a Bruxelles, con l’idea di un presidio tecnico che operi in sinergia con la delegazione di Confindustria e le altre rappresentanze regionali. Come detto in apertura di questo editoriale, si tratta di linee programmatiche: idee, suggerimenti, proposte che possano contribuire ad arricchirle di contenuti e obiettivi sono ben accetti.
Auguro a tutti una piacevole e riposante pausa estiva, nell’attesa di rincontrarci a settembre, carichi di nuove energie.●
Fabrizio Ferrari è Presidente di Confindustria Genova
CONFINDUSTRIA
Ad affiancare Fabrizio Ferrari alla guida dell’Associazione per il quadriennio 2025-2029, sette vice presidenti con specifiche deleghe per aree di competenza.
OBIETTIVI
Rosa Bifero
Responsabile Risorse Umane e Relazioni Industriali Fincantieri
Delega a Lavoro e Relazioni Industriali
Sostenere la competitività del sistema industriale, lavorando sulla partecipazione e il coinvolgimento di chi assicura il successo delle aziende: le persone. Le Relazioni Industriali hanno due elementi portanti: Relazioni Interne, intese come strumento di coinvolgimento, cura e crescita delle persone, e Relazioni sindacali, momento di partecipazione e confronto continuo.
OBIETTIVI
Andrea Campora
Managing Director Divisione Cyber & Security Solutions
Leonardo
Delega alla Digital Economy
Sostenere la competitività del sistema industriale, facendo leva sulla Digital Economy e sulle opportunità della domanda di Sovranità Tecnologica, e sviluppando le connessioni di filiera e verso l’esterno.
OBIETTIVI
Andrea Carioti
Amministratore Unico RAEL
Delega a Territorio, Infrastrutture e Rigenerazione Urbana
Incentivare lo sviluppo di sistemi infrastrutturali strategici; monitorare l’avanzamento delle infrastrutture e segnalare eventuali criticità; favorire l’adozione di corrette pratiche di gestione dei sistemi trasportistici che agevolino l’utilizzo e l’accessibilità alle infrastrutture stesse, a beneficio di persone e cose; coinvolgere le imprese del territorio nella costruzione delle infrastrutture.
OBIETTIVI
Beppe Costa
Presidente SAAR Depositi Portuali
Delega a Sviluppo Portuale e Logistica Integrata
Guidare la rappresentanza e lo sviluppo strategico del sistema portuale-logistico genovese, promuovendo l’innovazione tecnologica e supportando la transizione energetica di porti e terminal. Coordinare le politiche di settore attraverso un dialogo costruttivo con l’Autorità di Sistema Portuale e le istituzioni, favorendo l’integrazione intermodale e l’efficientamento logistico. Sviluppare la competitività del sistema portuale nei corridoi europei e internazionali, supportando gli investimenti infrastrutturali e la semplificazione normativa. Promuovere la formazione specialistica e l’attrazione di investimenti per consolidare il ruolo del Porto di Genova come hub logistico strategico nel Mediterraneo.
OBIETTIVI
Marco
Ghiglione
Amministratore Delegato
T. Mariotti
Delega a Industria del Porto di Genova e del Tigullio
Sviluppare e integrare il Position Paper di Confindustria
Genova, interfacciandosi con Autorità di Sistema Portuale e Istituzioni sulla definizione del nuovo Piano Regolatore
Portuale e contribuire quindi alla crescita della Cantieristica Navale in generale nel Porto di Genova e nel Tigullio.
OBIETTIVI
Vittoria Gozzi
Presidente
Wylab Sportech Incubator & Digital Coworking
Delega a Startup e sistemi di innovazione
Creare un ecosistema fertile e innovativo per le startup, promuovendo la crescita imprenditoriale e la creazione di valore. Sostenere la nascita di iniziative imprenditoriali locali e la ricollocazione sul nostro territorio di realtà esterne, favorendo lo sviluppo di un mercato dei capitali specifici per le startup anche attraverso l’accesso a contributi pubblici. Implementare una strategia regionale dedicata allo sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione.
OBIETTIVI
Chiara Piaggio
General Counsel Ansaldo Energia
Delega a Crescita di impresa e Inclusione
Promuovere e coordinare iniziative, progetti e politiche finalizzate al rafforzamento della parità di genere, alla valorizzazione della diversità e all’inclusione in ambito imprenditoriale e professionale. Sostenere lo sviluppo di percorsi imprenditoriali equi e accessibili, favorendo l’accesso alle opportunità, la rimozione delle barriere sistemiche e la diffusione di una cultura organizzativa improntata all’equità e all’innovazione. Sostenere la semplificazione dei temi regolatori industriali (leggi, procedure, regolamenti) al fine di renderli più chiari e di più semplice applicazione per le imprese.●
PREMIO
Cultura della Formazione
in memoria di Marina Traverso
È aperto il bando della terza edizione del Premio “Cultura della Formazione in memoria di Marina Traverso”, promosso da Confindustria Genova quale riconoscimento alle imprese che supportano la crescita del proprio capitale umano valorizzandone le specifiche inclinazioni e competenze.
Il Premio è rivolto a tutte le imprese associate che abbiano promosso un percorso di formazione di carattere “extra-ordinario” e di particolare rilevanza dal punto di vista del numero dei lavoratori coinvolti, delle ore di formazione erogata, degli obiettivi prefissati e dei risultati raggiunti.
L’iniziativa nasce dalla volontà dell’Associazione di ricordare Marina Traverso, Responsabile dell’Area Previdenziale, lavoristica e amministrativa per lunghi anni, dando risalto all’impegno delle aziende nella valorizzazione del proprio capitale umano.
Il Regolamento e la Scheda di Partecipazione, che dovrà essere inviata a Confindustria Genova entro il 20 ottobre 2025, sono reperibili sul sito dell’Associazione https://bit.ly/premio-cultura-della-formazione
INFO Segreteria Sezione Terziario: Deborah Gargiulo
Tel. 010 8338444
Mob. 366 6502290
dgargiulo@confindustria.ge.it
di Giacomo Franceschini
d’anticipo Gioco
La relazione del Centro Studi di Confindustria Genova sull’andamento di industria e servizi nel 1º semestre 2025 mette in luce una strategia adottata dalle aziende esportatrici in USA: quella del “front-loading”.
Nei primi sei mesi del 2025 si è assistito ad una moderata espansione dell’attività economica delle aziende genovesi, quadro contraddistinto da numerosi distinguo tra comparti e settori.
I servizi hanno ottenuto risultati migliori dell’industria: la crescita complessiva del fatturato domestico è dovuta infatti alla performance delle aziende del terziario avanzato, logistica/distribuzione e sanità privata.
Al contrario il mercato italiano ha riservato risultati negativi alle imprese manifatturiere, sia in termini di fatturato che di ordini raccolti.
La produzione industriale nel complesso si è quindi contratta. Nell’industria però tiene l’export, grazie agli ordini raccolti nella cantieristica navale e tra le grandi aziende e al “gioco d’anticipo” delle vendite verso gli Stati Uniti, in anticipo rispetto alle decisioni sui dazi americani.
Di seguito pubblichiamo la relazione completa, precisando che i dati sono stati raccolti nel mese di giugno e presentati alla stampa lo scorso 18 luglio.
Elementi di scenario
Guardando allo scenario nazionale e globale, nonostante il temporaneo aumento del prezzo del petrolio a causa del conflitto Israele-Iran, l’industria italiana ha tenuto a inizio secondo trimestre 2025 e l’attività economica è addirittura migliorata nei servizi. Ma i dazi sull’export e l’incertezza stanno deteriorando la fiducia, incidendo negativamente su consumi e investimenti. Positivo, invece, è il proseguire del taglio dei tassi nell’Eurozona.
Il prezzo del petrolio, che da inizio 2025 era in calo per le attese indebolite sulla domanda globale determinate dai dazi, è bruscamente risalito sulla scia della guerra IsraeleIran (fino a 77 $/barile) per poi riscendere. Allo stesso modo si è comportata la quotazione del gas (TTF).
Il credito alle imprese continua a registrare una variazione annua negativa (-0,8%, da -1,1%) anche se la dinamica degli ultimi mesi è tornata positiva. Il taglio dei tassi si è tradotto in un ribasso del costo del credito (3,8%, da 5,3% un anno prima). E gli investimenti hanno sorpreso in positivo nel primo trimestre (+1,6%), con tutte le componenti in aumento (costruzioni, impianti-macchinari, ricerca). Per il secondo, tuttavia, gli indicatori sono deboli: a maggio, aumenta poco la fiducia delle imprese, su valori bassi; l’incertezza è elevata; gli ordini di beni strumentali sono negativi; le attese di nuovi ordini calano per il secondo mese consecutivo.
Dal lato dei consumi, ad aprile l’occupazione è rimasta stabile ma a maggio la fiducia è scesa per il terzo mese consecutivo e lascia presagire la frenata della propensione al consumo. Difatti, le vendite al dettaglio crescono poco (+0,5% in aprile, +0,2% acquisito nel secondo trimestre) e le immatricolazioni di auto sono, di nuovo, in lieve flessione (-0,1% annuo a maggio).
Anche per questo, nel primo trimestre i servizi hanno sorpreso in negativo (-0,1% il valore aggiunto), nonostante il turismo sia ripartito (+4,1% annuo la spesa di stranieri). Per il secondo le indicazioni sono più favorevoli con il fatturato previsto in crescita e la fiducia delle imprese che dovrebbe
recuperare in parte dopo i cali di inizio anno. Per quanto riguarda l’industria la produzione è aumentata in aprile (+1,0%), iniziando bene il secondo trimestre (i primi tre mesi si erano già chiusi con un +0,4%); i livelli però restano ancora bassi, tenuto conto del calo nel 2023 e 2024. Tuttavia, i rischi da dazi sono alti per il settore e gli indicatori sulla fiducia restano generalmente sfavorevoli. Allo stesso tempo l’export italiano si è ridotto in aprile, a causa del calo delle vendite verso i paesi extra-UE, mentre sono aumentate quelle verso i mercati UE. Tuttavia nei mesi precedenti aveva registrato aumenti. Da evidenziare in particolare il frontloading (l’anticipazione di ordini e spedizioni per evitare futuri innalzamenti di dazi) verso gli USA avvenuto in marzo, per alcuni specifici prodotti: al netto di questo effetto, si stima una flessione meno ampia negli ultimi mesi del primo semestre dell’anno. Proprio negli USA, PIL e produzione industriale hanno registrato variazioni negative, mentre la continua crescita dell’occupazione assicura la fiducia dei consumatori che rimane molto alta.
I dazi americani, ancora solo temuti in Europa, fanno male già in Cina, con la produzione in rallentamento (per gli standard del Paese: +5,8%) e l’export verso gli USA che crolla a maggio (-34,5%). A ciò fa fronte un aumento delle esportazioni in Europa (+12%) e nel Sud-Est asiatico (+14,8%) e un aumento delle vendite sul mercato interno (+6,4%).
L’economia genovese nel 1º semestre 2025
Nei primi sei mesi del 2025 si è assistito a una moderata espansione dell’attività economica delle aziende genovesi, quadro contraddistinto da numerosi distinguo tra comparti e settori. I servizi hanno ottenuto risultati migliori dell’industria: la crescita complessiva del fatturato domestico è dovuta infatti alla performance delle aziende del terziario avanzato, logistica/distribuzione e sanità privata. Al contrario il mercato italiano ha riservato risultati negativi alle imprese manifatturiere, sia in termini di fatturato che di ordini raccolti. La produzione industriale nel complesso si è quindi contratta. Nell’industria però tiene l’export, grazie agli ordini raccolti nella cantieristica navale e tra le grandi aziende e al “gioco d’anticipo” delle vendite verso gli Stati Uniti, effettuate in attesa delle decisioni sui dazi americani.
INDUSTRIA E SERVIZI
Nel semestre le aziende operanti nei servizi hanno registrato risultati positivi, facendo segnare un rialzo del giro d’affari su clienti italiani. Cresce il fatturato tra le aziende dei trasporti e della logistica e in particolare quello dei Terminal Operators. I dati - parziali - della movimentazione nel Porto di Genova confermano il buon andamento dell’attività economica degli operatori, con il tonnellaggio di merce containerizzata in crescita dell’1,5% nei primi tre mesi dell’anno. Risultati positivi anche tra le aziende della distribuzione di energia che vedono una moderata risalita dei prezzi di vendita dopo semestri di forti cali.
Crescono fatturato e ordini anche tra le aziende del Terziario Avanzato, soprattutto sul mercato domestico, ma anche sull’estero.
Nella sanità privata continua a espandersi l’attività sia in termini di giro d’affari che di prestazioni erogate.
Nel turismo riprende a crescere il fatturato da clienti stranieri (in linea con la crescita della spesa dei turisti provenienti dall’estero), ma rispetto ai progressi registrati fino a metà 2024 l’attività è solo moderatamente in espansione. L’industria, dal suo canto, continua a faticare, sebbene nei primi mesi del 2025 ci siano stati segnali positivi; tra tutti, la tenuta dell’export e la crescita degli ordini da fuori Italia.
La forte debolezza sul mercato interno ha però compromesso i consuntivi del semestre.
La produzione si contrae (quarto calo negli ultimi 5 semestri) con l’unica eccezione della cantieristica navale, settore che si conferma il migliore in termini di performance tra quelli manifatturieri. L’export regge, nonostante il sempre più complicato dialogo tra Commissione UE e Presidente Trump sulle misure protezionistiche americane riservate all’Europa. Ancora gli effetti degli annunci dei dazi non si vedono in maniera rilevante se non nelle strategie di anticipo delle aziende, che nel semestre, laddove possibile, hanno cercato di contrattualizzare e consegnare la merce prima della possibile introduzione delle tariffe, ma in ogni caso si tratta di una domanda rubata al domani.
Lo scorso 2 aprile, infatti, l’amministrazione statunitense aveva annunciato un inasprimento dell’imposizione tariffaria sulle importazioni da tutti i partner commerciali, inclusa l’Unione europea.
Il 12 luglio il Presidente americano Trump ha comunicato all’Unione Europea la decisione di introdurre dal primo agosto tariffe al 30% per i beni importati dall’Europa. Tale quantificazione è superiore a quella che ultimamente operatori e governi avevano preso a riferimento, ossia dazi pari al 10%.
Nel suo ultimo rapporto sull’economia Ligure, Banca d’Italia ha riassunto i termini dell’esposizione delle produzioni liguri alle misure protezionistiche americane; la quota delle esportazioni regionali verso gli Stati Uniti è fortemente oscillata negli anni: inferiore al 4% nel 2014, ha raggiunto un picco del 32 per cento nel 2023 ed è scesa al 9% nel 2024, risultando nella media dell’ultimo triennio superiore di oltre 10 punti percentuali rispetto al dato nazionale.
Tali fluttuazioni riflettono la maggiore esposizione verso il mercato statunitense di settori caratterizzati da un’elevata volatilità, in particolare i mezzi di trasporto (leggi navi e imbarcazioni) e i prodotti petroliferi raffinati, per i quali, nella media del triennio 2022-24, le vendite negli Stati Uniti
sono state pari, rispettivamente, al 58 e al 50% delle esportazioni totali dei due comparti (circa il 12 e il 6% dell’export regionale complessivo).
Secondo le elaborazioni Banca d’Italia, alla fine del 2022 (ultimo anno disponibile) poco più dell’1% degli occupati in regione lavorava in società di capitali esportatrici per le quali le vendite sul mercato statunitense avevano un’incidenza sui ricavi superiore al 10%.
Dal lato occupazionale, continua il riallineamento della crescita degli organici all’effettivo andamento dell’economia, dopo che dal 2022 l’aumento occupazionale in termini di teste è stato particolarmente elevato e scollegato dal declinante andamento dell’attività economica. Negli ultimi semestri la dinamica è stata limitatamente positiva e in linea con quanto si osserva anche a livello nazionale. Sul fronte del reperimento del personale, dai dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere-Ministero del Lavoro si può stimare che le entrate di lavoratori previste nel primo semestre 2025 ammontino a 40.750 di cui circa 31.000 nei settori dei servizi (8.600 nella ristorazione-ricezione e 5.000 nel commercio) e circa 10.000 nell’industria. Le difficoltà di reperimento continuano a riguardare (media stimata) il 50% delle posizioni aperte con picchi del 6070% per le figure di operai specializzati e tecnici in campo ingegneristico e ingegneri.
OCCUPATI IN ORGANICO
RACCOLTA ORDINI
L’Industria manifatturiera
I primi sei mesi del 2025 registrano un nuovo calo della produzione industriale (-1%), ma non vi sono pressioni rilevanti sulle esportazioni derivanti dagli annunci di dazi da parte della amministrazione americana. Anzi, laddove possibile, ordini e consegne da e verso gli USA sono state anticipate, contribuendo a una raccolta ordini dall’estero positiva. L’export regge anche grazie alla raccolta di alcune importanti commesse da parte delle grandi aziende genovesi e alla cantieristica. In ogni caso non ci sono particolari distinguo (se non nel valore) tra gli andamenti delle PMI e delle grandi aziende industriali.
La manifattura ha sofferto tuttavia sul mercato interno, con fatturato e ordini in contrazione. Gli organici rimangono stabili, ma è aumentato il costo del lavoro. Ciò affligge i margini lordi che nel semestre diminuiscono dell’1,7%.
La produzione industriale è in calo nel primo semestre dell’anno, quarto calo tendenziale negli ultimi cinque semestri. Tra i settori che compongono il comparto manifatturiero a far registrare un risultato positivo in termini di produzione è soltanto la cantieristica navale, mentre i cali maggiori si osservano nell’impiantistica metalmeccanica e nell’automazione ed elettronica.
Cali che derivano da una performance negativa sul mercato interno, che flette sia in termini di fatturato che di ordini. Nel semestre l’export ha tenuto facendo registrare un fatturato generato sostanzialmente invariato e una crescita tendenziale delle commesse importante. Tale risultato può essere spiegato in particolar modo da quattro ordini di fattori: l’attività della cantieristica navale, continuamente in crescita; il front loading delle esportazioni verso gli Stati Uniti per anticipare quella che era la scadenza della sospensione dei dazi americani dello scorso 9 luglio (adesso portata al 1º agosto dopo l’ulteriore annuncio di tariffe al 30% nei confronti dei prodotti UE); le schiarite sulla situazione economica in Germania e la raccolta di importanti commesse da parte di alcune grandi aziende metalmeccaniche del territorio.
Tuttavia, anche al netto dei risultati di tali grandi imprese, gli andamenti delle piccole-medie imprese sono coerenti con i risultati generali: è maggiore il calo della produzione industriale, minore la dinamica positiva degli ordini, ma cresce maggiormente il fatturato verso l’estero.
INDUSTRIA MANIFATTURIERA
Fatturato Estero -0,1
Giacenze prodotti -0,4
Ordini Italia -1,7
Ordini Estero +3,9
Prezzi di vendita +0,4
Costo del lavoro +1,5
Costo m. prime/semilavorati +1,4
Occupati in organico +0,2
Le imprese manifatturiere genovesi nel primo semestre dell’anno vedono crescere i propri costi, sia del lavoro, sia dei materiali, materie prime e semi-prodotti utilizzati. Nel primo caso la causa è da ricercare negli adeguamenti salariali scattati a giugno sul CCNL metalmeccanico (il cui rinnovo è ancora in discussione). Gli organici fanno registrare un aumento marginale, pari allo 0,2%.
L’aumento dei costi e l’andamento negativo del fatturato (la cui componente domestica è predominante) incidono negativamente sui margini lordi, che flettono dell’1,7%.
Passando al dettaglio del comparto, la cantieristica navale rimane il settore che registra i risultati migliori nel panorama economico genovese. Nel semestre la produzione è cresciuta del 2,6%, spinta da maggiori vendite sia in Italia che all’estero. Il fatturato generato verso clienti italiani è cre-
sciuto dell’1,2%, mentre il giro d’affari verso l’estero dello 0,9%. Maggiori sono anche i nuovi ordini contrattualizzati: rispetto al primo semestre 2024, in valore, le commesse dall’Italia sono aumentate del 2% e quelle dall’estero dell’1%.
I prezzi di vendita sono stati ritoccati al rialzo dell’1,5% a fronte di un aumento del costo del lavoro dell’1% e di materiali dell’8%. Gli occupati in organico riprendono a crescere: rispetto ai primi sei mesi 2024 i dipendenti del settore sono aumentati del 3,5%. I margini lordi fanno registrare un +0,9%.
Produzione sostanzialmente stabile tra le aziende dell’elettronica e Information Technology (-0,2%). Vi è stata distinzione nel semestre tra la performance sul mercato interno e quello estero. Il fatturato generato sul mercato interno è rimasto invariato e gli ordini salgono dello 0,8%. Al contrario sul mercato estero i risultati sono stati deludenti con una flessione del fatturato(-2%) e delle commesse ottenute (-0,4% in valore).
I costi per le aziende sono aumentati: +4,1% il costo del lavoro e +1,2% quello relativa ai semiprodotti e a materie prime. Ciò nonostante, i margini lordi si sono mantenuti e anzi sono leggermente cresciuti (+0,5%). L’occupazione, in crescita, registra un +1,2% nei primi sei mesi del 2025. Contrastati i risultati delle imprese operanti nei settori chimica e plastica. Nel complesso la produzione scende del 3%, nonostante andamenti molto diversificati tra aziende e sottosettori. Fortemente divergente la performance sui mercati: cala lo scambio con l’estero (-5,1%), ma cresce il mercato interno (+3,2%). Nessun impatto negativo sugli organici che rimangono stabili sui livelli del primo semestre 2024.
Negativo l’andamento de settore del tessile: produzione in calo del 2% e flessione del giro d’affari (-5%) e commesse (-7%) sul mercato interno. Male anche il commercio con l’estero, il cui fatturato è sceso del 4,5%.
Le esportazioni vanno meglio dell’atteso tra le cartiere e le imprese operanti nel settore della carta (+0,8%, sia in termini di ordini che di fatturato generato). Bene anche la risposta del mercato nazionale (+1,3%), che lascia respirare la produzione (+1%), sebbene non permetta un rialzo dei margini lordi.
Risultati negativi nell’industria alimentare dove cala la produzione (-0,5%) e la raccolta delle commesse è risultata negativa, sia sul mercato nazionale (-1,6%), sia su quello estero (-1,8%). Nel semestre il fatturato dall’Italia è risultato stabile (-0,1%) e il giro d’affari con l’estero è diminuito dello 0,9%. Stabili anche i livelli degli organici, mentre cresce il costo del lavoro.
Fatturato poco mosso, crescita dei costi e prezzi quasi invariati (+0,6%) restituiscono una dinamica dei margini lordi negativi (-2,1%).
Tra le aziende operanti nell’impiantistica e nella metalmeccanica si registra un calo importante della produzione industriale (-4,3%), ma non vi è traccia di pressione sulle esportazioni: il fatturato generato verso l’estero è cresciuto dell’1,4% e - soprattutto - sono cresciuti gli ordini - in particolare nella metalmeccanica (+8%). Sul mercato interno invece risultati negativi sia in termini di fatturato (-5,7%), che di ordini (-6,7%).
Alla positiva dinamica delle commesse dall’estero contribuiscono diversi fattori: alcune grandi commesse raccolte nelle grandi aziende del settore nel semestre e qualche anticipazione di vendite negli USA in attesa delle decisioni sui dazi americani (front loading).
Il calo delle giacenze di magazzino (-1,1%) può essere interpretato come indizio dell’anticipazione di export già contrattualizzato.
Non vi sono stati particolari ritocchi al rialzo dei listini (+0,4%). Gli occupati si riducono dell’1,8% rispetto al primo semestre 2024, ma il costo del lavoro per le imprese è leggermente aumentato (+0,2%), in particolare per i rinnovi automatici del CCNL di settore. In questa situazione, nonostante la buona tenuta dell’export, i margini lordi si riducono del 5,2%.
Trasporti, Logistica, Energia
Nel primo semestre 2025 i settori trasporti, distribuzione e logistica hanno riportato - complessivamente - una crescita del giro d’affari. In ripresa il fatturato delle aziende distributrici di energia, con una dinamica dei prezzi di vendita nuovamente positiva. Prezzi e margini in rialzo anche (e soprattutto) per i Terminal portuali. Positiva, ma di pochi decimi di punto, la dinamica delle aziende operanti nel trasporto e logistica.
TRASPORTI, LOGISTICA,
ENERGIA
semestre 2025 su 1º semestre 2024
Fatturato Italia
Fatturato Estero
Prezzi di vendita
Costo del lavoro =
Occupati in organico +0,3
FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA
Riprendono ad aumentare i prezzi di vendita delle aziende di distribuzione di energia, dopo i forti cali e ridimensionamento degli ultimi semestri. La rivisitazione al rialzo dei prezzi spinge il fatturato che riprende a crescere (+3,7% sul mercato italiano, ma rimane in contrazione sull’estero, -6%).
Cresce il costo del lavoro, ma ciò non impedisce ai margini lordi delle imprese di registrare un aumento pari al 4,5%.
Con riferimento al trasporto e logistica di merce è necessario distinguere tra terminal operators portuali e le realtà dell’autotrasporto. Queste ultime hanno registrato performance positive, ma molto contenute, sia in termini di fatturato (+0,2%) che di occupazione (invariata). I margini rimangono sostanzialmente stabili se confrontati con il primo semestre 2024 (+0,1%).
Al contrario, guardando all’attività dei terminal operators, nel primo semestre 2025, emerge un forte aumento del
fatturato generato (+13,7%), solo in parte dettato dall’aumento dei prezzi (+4,7%). Sul fronte dei costi sale quello del lavoro (+6,5%), dettato da un ampliamento degli organici che sfiora il +3% nel semestre. In ogni caso i margini degli operatori continuano a essere in espansione.
I numeri dei terminal sono fortemente positivi, sebbene le statistiche ufficiali dei movimenti del Porto di Genovaancora parziali, riferite al primo trimestre dell’anno - non siano entusiasmanti.
Nei primi tre mesi del 2025 lo scalo ha movimentato 11,4 milioni di tonnellate di merci, con una flessione del 5% sullo stesso periodo dello scorso anno. Nel settore dei container il traffico in termini di TEU è risultato invariato se confrontato con lo stesso periodo (+0,3%), ma il tonnellaggio della merce trasportata è aumentato dell’1,5%.
I traffici containerizzati sono aumentati, grazie al forte incremento del transhipment (+4%), che ha riflesso la riorganizzazione dei servizi e delle rotte dovuta alle perduranti tensioni nel Mar Rosso.
La flessione delle merci totali è da imputare quasi esclusivamente alla movimentazione degli oli minerali (-22,6%).
Le rinfuse solide crescono grazie alla crescita dei prodotti metallurgici.
Sul fronte del costo del trasporto marittimo, tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 i noli sono rimasti su livelli mediamente più elevati rispetto al 2023, a causa delle persistenti difficoltà di navigazione nel Mar Rosso, ma non si sono registrati particolari ulteriori incrementi.
Gli scali della Liguria - e il Porto di Genova in particolarerivestono un ruolo di primaria importanza nell’ambito del sistema portuale nazionale: secondo i dati di Assoporti, nel 2024 hanno movimentato oltre il 50% dei container transitati presso i porti italiani di destinazione finale delle merci (cosiddetti gateway). Il Porto di Genova rappresenta il principale punto di smistamento per le esportazioni extra UE delle regioni del Nord Ovest e di alcune province del Nord Est e del Centro
Dalle analisi di Banca d’Italia, tra le diverse categorie merceologiche esportate attraverso i porti liguri, i macchinari hanno rivestito la maggiore importanza (poco meno del 30% del totale nel 2022, pur in calo di circa 10 punti percentuali rispetto all’inizio del periodo), seguiti dai prodotti chimico-farmaceutici e da quelli alimentari. Rispetto agli altri porti italiani è maggiore l’incidenza delle esportazioni dirette negli Stati Uniti: quasi il 28% dell’export si è indirizzato verso gli USA. Tra le vendite negli Stati Uniti sono generalmente importanti quelle di macchinari, di prodotti alimentari e di prodotti plastici. Da un’analisi del Centro Studi di Confindustria emerge come proprio questi prodotti sarebbero i più esposti a politiche fortemente protezionistiche da parte dell’amministrazione americana. Per quanto riguarda il movimento passeggeri di traghetti e crociere, si è registrata una diminuzione nel primo trimestre dell’anno. Questi cali fanno seguito alla contrazione avvenuta per tutto il 2024 in particolare nella seconda parte di quell’anno. I passeggeri delle crociere passate per il Porto di Genova sono diminuiti del 5,9%, mentre quelli dei traghetti sono calati del 5,3%.
Il traffico dell’aeroporto C. Colombo di Genova registra il secondo aumento tendenziale consecutivo, recuperando
anche sui livelli pre-Covid. Rispetto ai primi cinque mesi del 2024 il numero di aeromobili in movimento è cresciuto del 10% e i passeggeri sono aumentati del 17,7%, in crescita anche rispetto allo stesso periodo del 2019 (+12%).
I Servizi di Terziario Avanzato
Cresce l’attività delle aziende del Terziario Avanzato. Giro d’affari e commesse sono in aumento, soprattutto in relazione al mercato nazionale. L’occupazione segna un buon progresso rispetto al primo semestre 2024.
Già nel 2024 i servizi del terziario avanzato avevano contribuito positivamente alla dinamica dell’economia genovese, a parziale compensazione dei cali nell’industria. Dal 2022 ad oggi la spesa per servizi era cresciuta più della spesa per beni, dovendo recuperare un gap significativo rispetto ai livelli precedenti la pandemia: recupero che si è verificato appieno nel 2024. Chiusa la “divaricazione” tra spese in beni e servizi, nel 2025 quest’ultima dovrebbe sopravanzare la prima con beneficio delle aziende che operano in questo vasto settore.
TERZIARIO AVANZATO
1º semestre 2025 su 1º semestre 2024
Nel particolare le aziende del campione hanno registrato aumenti superiori al punto percentuale per quanto riguarda fatturato e ordini da clienti italiani. Più modesti - ma comunque positivi - i dati riguardanti il fatturato verso l’estero e gli ordini verso clienti stranieri (+0,6% e +0,8% rispettivamente). L’occupazione cresce dell’1,4% segnando uno degli aumenti maggiori degli ultimi semestri.
La Sanità
L’attività delle imprese della sanità privata continuano a registrare crescite di fatturato e margini. Allo stesso tempo aumentano le prestazioni richieste ed erogate. A fronte di ciò, cala - nel semestre - il peso dei costi principali.
Nel primo semestre 2025 il fatturato generato dalle aziende della sanità privata è aumentato del 5,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’incremento è dovuto sia alla crescita delle prestazioni (+1,5%), sia a una revisione al rialzo dei prezzi di vendita. Tuttavia è da evidenziare che tale rialzo avviene dopo due semestri di aumenti molto moderati.
SANITÀ
I margini lordi delle imprese crescono anche a causa della discesa - nel semestre - dei costi dei materiali di consumo. Gli occupati in organico rimangono in linea con i livelli del primo semestre 2024 (una leggera diminuzione: -0,5%). Ciò comporta un minor costo del lavoro sostenuto dalle imprese pari a -0,7%.
Il Turismo
Dopo il rallentamento del secondo semestre 2024, riprende a crescere (moderatamente) il giro d’affari generato verso clienti stranieri da parte degli operatori turistici genovesi. Invariato invece il livello del fatturato verso clienti italiani. L’attività rimane quindi sostanzialmente sugli elevati livelli del primo semestre 2024, i più alti dalla ripresa postpandemica.
Dalla fine dell’emergenza Covid fino a tutta la prima metà del 2024 il settore turistico genovese aveva inanellato numerosi e ampi progressi tendenziali. Questa dinamica si era interrotta nel secondo semestre 2024 segnato da una stabilizzazione degli alti livelli raggiunti. Nel primo semestre 2025 è ripartita la crescita del fatturato relativa ai rapporti con la clientela straniera: ciò è coerente con i maggiori arrivi e presenze nella Città Metropolitana e con i dati disponibili circa la spesa dei turisti stranieri (nel primo trimestre dell’anno +4,1% a livello nazionale).
Il giro d’affari verso i turisti italiani è invece stabile sui livelli del primo semestre 2024.
I prezzi di vendita sono aumentati di poco e anche in questo caso si assiste a un “raffreddamento” della dinamica tendenziale dopo le alte variazioni percentuali registrate nel periodo post-Covid fino al 2024.
Sul fronte occupazionale le indicazioni raccolte dalle aziende associate del settore indicano che gli occupati in organico si sono leggermente incrementati.
Nonostante la moderata espansione dell’attività economica, dopo otto semestri i margini lordi degli operatori si sono contratti se raffrontati ai risultati della prima parte del 2024.
Dai dati disponibili tramite l’Osservatorio regionale sul turismo (gennaio-aprile), i turisti sono cresciuti del 6% in termini di arrivi e del 5,5% in termini di presenze. Aumenti che riguardano sia i turisti dall’Italia, che dall’estero.
passato da 1,04 per un euro, a 1,16 toccato a metà giugno, con buona parte della svalutazione avvenuta da dopo il primo annuncio di dazi da parte del Presidente Trump (2 aprile). Un andamento che è spiegato dalla diffidenza da parte degli investitori verso la nuova politica commerciale americana, poiché - se così non fosse - i più alti tassi FED e la stessa imposizione di dazi dovrebbe da un lato attirare capitali esteri negli USA e dall’altro limitarne la fuoriuscita. A patirne le conseguenze sono anche le imprese italiane esportatrici negli USA svantaggiate da un Euro forte sul Dollaro.
TURISTICI
Le prospettive per il 2º semestre 2025
Le previsioni delle aziende genovesi per la seconda parte del 2025 indicano un aumento del fatturato rispetto ai primi sei mesi dell’anno e ordini in moderata espansione. Continua a pesare l’incertezza sull’evoluzione dei negoziati tra USA e UE circa le tariffe protezionistiche americane. Al momento della rilevazione (giugno) le aziende del campione hanno indicato esportazioni invariate, ma il risultato consuntivo dipenderà dalle decisioni che il Governo americano prenderà entro il primo agosto (data indicata per l’introduzione dei dazi al 30% nei confronti dell’UE).
Sul futuro andamento delle esportazioni grava l’incertezza legata alla negoziazione tra USA e UE circa la quantificazione delle tariffe protezionistiche verso il mercato statunitense. Prima dell’ennesimo annuncio di Trump i governi europei si attendevano l’imposizione di dazi al 10%, ma adesso il timore è che le tariffe possano essere superiori. A ciò tuttavia si aggiungono anche gli impatti della svalutazione del dollaro già in corso. Da gennaio 2025 il Dollaro è
Secondo il Centro Studi Confindustria la svalutazione del Dollaro equivale di fatto a un “aumento” dei dazi, innalzando la “barriera effettiva all’export totale” sopra il 20% (se i dazi venissero stabili al 10%) o il 40% (se venissero confermati al 30%).
Oltre a ciò, altre valute che seguono il Dollaro potrebbero svalutarsi, allargando l’effetto negativo per il nostro export ad altri mercati.
Se la quantificazione dei dazi fosse confermata nella misura al 30% la pressione per le imprese esportatrici sarebbe difficilmente sostenibile, in particolare per agro-alimentare, macchinari industriali e prodotti chimico-farmaceutici.●
LE PREVISIONI DEL CSC PER L’ITALIA
CONFINDUSTRIA
umano Il capitale nelle imprese
nella definizione e valutazione delle proprie politiche retributive.
Ecco di cosa si tratta e quali sono le persone di riferimento per saperne di più.
Scout & Match
Sulla piattaforma DAS di Confindustria Genova è ora operativo il portale “Scout & Match”, l’iniziativa a cura del Servizio Sindacale e Consulenza Giuslavoristica riservata alle aziende associate che hanno necessità di ampliare il proprio organico.
Obiettivo di Scout & Match è agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, tra esigenze aziendali e ambizioni personali. Come funziona? Sul sito www.confindustria.ge.it, nell’area “Profili e competenze”, cliccando su “Scout & Match per le aziende” verrà aperto un ticket per avviare una prima ricerca del profilo professionale richiesto tra i curricula già presenti nel portale e selezionare quelli che meglio rispondono ai requisiti indi-
cati dall’Associato. Contestualmente sarà predisposto un annuncio con le caratteristiche del candidato ideale, che verrà pubblicato in forma anonima su Scout & Match e sulle piattaforme Linkedin, Indeed e Monster, dove resterà online per un mese. I curricula che via via saranno caricati sul portale dai singoli candidati o raccolti tramite i motori di ricerca lavoro saranno verificati e quindi condivisi con l’azienda su una pagina dedicata di Scout & Match; una notifica via email informerà l’azienda della disponibilità di un nuovo profilo.
Gli Associati potranno procedere autonomamente ai colloqui, usufruendo, se lo desiderano, di una sala ad hoc presso la sede di Confindustria Genova. Accanto a Scout & Match, resta attivo My Scouting, il servizio offerto dal Tavolo delle Agenzie per il Lavoro (APL) di Confindustria Genova. In quest’area, gli Associati hanno accesso ai profili professionali proposti dalle stesse APL e, in caso di interesse per uno o più candidati, potranno rapportarsi direttamente con le singole Agenzie di riferimento.
Per saperne di più su Scout & Match è possibile contattare Francesca Patrone, presso il Servizio Sindacale e Consulenza Giuslavoristica: fpatrone@confindustria.ge.it - 010 8338465.
Servizio di benchmark retributivo - Indagine retributiva
È stato avviato il nuovo servizio destinato alle aziende associate denominato “Servizio di benchmark retributivo - Indagine retributiva”
L’attività è finalizzata a restituire alle aziende che ne faranno richiesta un feedback personalizzato sulle retribuzioni al proprio interno.
Partner dell’iniziativa sono Assolombarda e OD&M Consulting che già supportano altre 27 Territoriali di Confindustria nell’erogazione del servizio, riscuotendo interesse e successo tra gli Associati.
Il Servizio di benchmark retributivo vuole infatti offrire alle aziende un supporto concreto nella definizione delle politiche retributive che, nell’attuale contesto di difficile reperimento delle risorse, rappresentano una delle principali leve di attrazione e un importante fattore strategico.
L’azienda che intende attivare il Servizio potrà scegliere uno
o più tra i 60 profili oggetto di indagine e comunicare le informazioni retributive relative ai dipendenti che rispondono a tali profili.
Il tutto attraverso i canali e gli strumenti appositamente predisposti e di cui le aziende hanno ricevuto comunicazione nelle scorse settimane.
I vantaggi che l’azienda ottiene attivando il Servizio sono:
• un feedback gratuito per ciascuna delle figure inserite nel questionario, con un confronto tra i livelli retributivi aziendali e quelli territoriali;
• l’accesso gratuito, per tutto il mese di novembre 2025, alla Banca Dati Retributiva OD&M CompensationKIT e la possibilità di visualizzare, per le stesse figure, il benchmark nazionale.
Inoltre, all’interno del modulo di raccolta dei dati retributivi aziendali, è possibile compilare uno specifico focus dedicato alla Direttiva UE 2023/970 sull’equità e la trasparenza salariale.
In questo modo l’azienda potrà anche conoscere il proprio posizionamento su un tema così attuale, ricevendo un Fast Audit gratuito e personalizzato.
Per approfondire i contenuti del Servizio, le modalità di comunicazione dei dati e gli output che l’azienda riceverà è possibile contattare Giacomo Franceschini: gfranceschini@confindustria.ge.it - 010 8338572.●
di Piera Ponta
Un patto per lo sviluppo tra istituzioni e imprese per creare lavoro stabile e qualificato, un nuovo campus universitario, riorganizzazione dei servizi sociali: da promesse elettorali a impegni concreti nell’agenda della Prima Cittadina.
Progetti per Genova
“ Dobbiamo rafforzare le filiere produttive, sostenere l’artigianato e le PMI, creare un ecosistema favorevole alle startup”
“ È indispensabile che il nuovo Piano Urbanistico Comunale sia strettamente coordinato con il Piano Regolatore Portuale”
“ Genova possiede eccellenze uniche, industriali e di ricerca, decisive per attrarre investimenti esteri”
Silvia Salis
Dal 26 maggio scorso, Silvia Salis è sindaca di Genova e della Città Metropolitana di Genova. Sostenuta dalla coalizione del cosiddetto “campo largo” (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra), Salis è stata eletta al primo turno con il 51,6% dei voti, sconfiggendo il candidato di centro-destra e vice sindaco nella giunta di Marco Bucci, Pietro Piciocchi. I giovani, il lavoro, la relazione città-porto oggi non sono più “solo” punti del suo programma elettorale, ma priorità con le quali Salis ha dovuto misurarsi da subito.
Tra le deleghe che ha tenuto per sé ci sono le Politiche per i giovani. Posto che il fenomeno non è solo genovese, come intende arginare la “fuga” di giovani - e meno giovani - verso altre città italiane (Milano, in primis) e all’estero?
Genova e la Liguria sono in fondo alle statistiche di natalità, l’invecchiamento della popolazione è noto. Ma Genova rischia di subirne le conseguenze più gravi: famiglie che faticano a costruire qui il proprio futuro e giovani che scelgono Milano o l’estero perché percepiscono maggiori opportunità. La risposta non può essere affidata a misure episodiche, ma a un vero e proprio “Patto per lo sviluppo” tra istituzioni, imprese, università e mondo della formazione, capace di generare lavoro stabile e qualificato, soprattutto per le nuove generazioni. Dobbiamo rafforzare le filiere produttive, sostenere l’artigianato e le piccole imprese, attrarre investimenti innovativi e creare un ecosistema favorevole alle startup. Questo significa non solo trattenere i giovani, ma riportare a Genova chi è andato via, offrendo opportunità professionali e una qualità della vita competitiva con le grandi città. Ho incontrato di recente la ministra Anna Maria Bernini e abbiamo avviato un percorso che ci possa consentire di trasformare l’area dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto in un grande campus universitario: non solo un dormitorio, ma una vera e propria cittadella, con tutti i servizi necessari, viva, accessibile e a misura di studente. Una tappa fondamentale per rendere Genova attrattiva per i giovani studenti. Un campus che sia un luogo di futuro. Abbiamo avviato un’interlocuzione con Cassa Depositi e Prestiti che ci aiuti a comprendere gli spazi di manovra per la realizzazione. Nel frattempo, parteciperemo al bando nazionale sugli studentati diffusi, per aumentare da subito la disponibilità abitativa. Vogliamo che i giovani possano costruire qui il loro domani, essere i protagonisti del rilancio di una città che crede in loro, nella conoscenza, nel futuro.
Genova policentrica, ma con “centri” molto disomogenei tra loro - dalla mobilità alla sicurezza: con quali strumenti può intervenire l’Amministrazione cittadina per limare le differenze?
Genova è una città policentrica e dobbiamo trasformare questa caratteristica in un’opportunità, non in un limite. Ciò significa colmare le disuguaglianze tra quartieri con una strategia di mobilità integrata. Abbiamo rafforzato da subito il ruolo dei Municipi, ripristinando la loro autonomia, pur in un momento complesso a causa delle criticità di bilancio che abbiamo ereditato, così da rispondere in modo più rapido ed efficace ai bisogni dei territori. I 2,5 milioni stanziati
ai Municipi sono il primo passo in vista della riforma che abbiamo garantito in campagna elettorale e che attueremo dal 2026. E consentono di iniziare da subito a intervenire sui territori. Stiamo anche avviando una riorganizzazione dei servizi sociali e del welfare cittadino, perché ogni famiglia, indipendentemente dal quartiere in cui vive, possa contare su risposte tempestive e di qualità. Ridurre le distanze tra i diversi “centri” di Genova è un obiettivo imprescindibile per una città più coesa.
Nel suo programma elettorale, nel capitolo “Genova del buon lavoro”, si parla della relazione città-porto e, tra i vari punti, della destinazione di aree portuali a nuove attività industriali e di servizio. Può approfondire, in particolare, questo aspetto, anche alla luce del dibattito in corso sul rilancio della produzione siderurgica a Cornigliano? Il porto è la principale risorsa strategica di Genova, ma deve dialogare con la città in modo equilibrato e sostenibile. Per questo, ritengo indispensabile che il nuovo Piano Urbanistico Comunale sia strettamente coordinato con il Piano Regolatore Portuale, così da evitare decisioni frammentarie o condizionate da interessi parziali. Vogliamo destinare alcune aree portuali a nuove attività industriali e di servizio capaci di generare occupazione di qualità, puntando su settori innovativi e sull’integrazione con il tessuto urbano. Per quanto riguarda la siderurgia a Cornigliano, il mio approccio è di massima trasparenza e responsabilità: ho chiesto che il ministero dello Sviluppo economico metta a disposizione tecnici qualificati per chiarire in modo trasparente e condiviso il progetto del forno elettrico e le tematiche che porta con sé, così che istituzioni, imprese e cittadini possano valutare scenari concreti per il futuro dell’area ex Ilva. Penso anche a un progetto legato a una scuola per le professioni del mare, che ho condiviso anche con il presidente della Regione, Marco Bucci, essendo la formazione una competenza regionale. È una grande chance per rispondere alla crescente domanda di lavoro del porto, formando figure altamente qualificate a cui offrire opportunità di lavoro specializzato, professionale, adeguatamente retribuito.
Nel suo position paper sull’internazionalizzazione, Confindustria Genova indica alcuni driver sui quali la nostra città potrebbe puntare per attrarre investitori esteri: dalle specializzazioni offerte dal nostro Ateneo all’istituto Italiano di Tecnologia, dal porto a realtà industriali di primo piano sui mercati globali. Cosa ne pensa? Genova possiede eccellenze uniche: il nostro Ateneo, l’Istituto Italiano di Tecnologia, il porto e un tessuto industriale che compete a livello globale. Sono leve decisive per attrarre investimenti esteri di alto profilo. Il nostro compito è creare un ecosistema che metta in connessione università, ricerca, imprese e istituzioni. Dobbiamo puntare su progetti di ricerca applicata, sulla logistica avanzata collegata al porto e sul sostegno a imprese tecnologiche che scelgano Genova come base per svilupparsi sui mercati internazionali. L’obiettivo è costruire una governance capace di fare squadra e di presentare la città al mondo come un luogo dove innovazione e qualità della vita procedono di pari passo. Solo così potremo trasformare le nostre eccellenze in un vero motore di sviluppo e attrattività.●
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HANNO PARTECIPATO
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Il “quadrilatero”
Nell’area di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia si concentra il 13,3% del PIL italiano. Per Assolombarda, i principali driver per la competitività delle imprese sono legati a IA, formazione ed energia.
di Alvise Biffi
La nuova squadra di presidenza di Assolombarda - che ho l’onore di presiedere - è già al lavoro per sostenere l’impegno profuso dalle imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia teso ad aumentare la produttività in questa difficile congiuntura economica. Per farlo, saranno tre i principali temi sui quali concentreremo gli sforzi dell’Associazione a beneficio del suo “quadrilatero”: l’incremento di produttività delle imprese attraverso l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi industriali, il rafforzamento e la trasformazione delle competenze, la disponibilità di energia e materie prime a costi più competitivi. L’intelligenza artificiale, innanzitutto, è, oggi, il motore della nuova impresa. Una evidenza confermata, senza mezzi termini, dalle performance legate alle aziende che l’hanno già integrata. Si tratta di realtà che hanno registrato un tasso di aumento della produttività 2,4 volte superiore ai propri pari, una riduzione di costi del 13% e un rapporto ricavi-costi migliorato del 4,5%.
Su questo tema, cruciale per la vitalità del nostro tessuto produttivo, siamo, però, ancora troppo lontani rispetto ai principali competitor. Secondo l’ISTAT, in Italia, la percentuale di imprese che impiegano l’IA è più bassa rispetto alle tendenze che hanno caratterizzato altri Paesi europei. Le imprese italiane che, lo scorso anno, la utilizzavano erano 8 su 100: una percentuale inferiore rispetto a quelle della Francia e della Spagna e ancora più distante dal quasi 20% della Germania.
Il secondo asset cruciale per la nuova squadra di presidenza ha che fare con le competenze. Serve, in particolare, un nuovo ecosistema formativo e, in quest’ottica, sarà necessario trasformare, di fronte alle nuove sfide poste dalla trasformazione digitale, l’alleanza tra imprese e mondo accademico. Sono evidenti, d’altra parte, le lacune odierne rilevate in termini di mismatch tra domanda e offerta di competenze. Una circostanza che ci impone di investire di più sull’economia della conoscenza, sviluppando professionalità su misura per le imprese e promuovendo formazione continua, upskilling e reskilling del capitale umano. È giunto anche il momento di rafforzare le partnership tra
imprese e sistema formativo, puntando sul contributo prezioso offerto dagli ITS e ponendo le basi per la creazione di hub territoriali dell’innovazione. Il terzo punto cardine del programma è rappresentato dalle materie prime e dall’energia. Opereremo per promuovere una vera transizione energetica finalizzata a sostenere l’innovazione e la crescita. D’altra parte, insieme alle competenze e ai materiali, l’energia - stabile, sicura e competitiva - è la spina dorsale della manifattura e, allo stesso tempo, anche la chiave imprescindibile della digitalizzazione. Eppure, in questo momento, l’Europa presenta un costo dell’energia più alto rispetto ai suoi principali competitor industriali (in particolare USA e Cina) e, per di più, le imprese italiane pagano una delle bollette più care del continente. Dobbiamo, in tal senso, rendere il sistema energetico nazionale più competitivo, oltre che indipendente, sicuro e decarbonizzato. Sosterremo con forza la formulazione di una strategia solida e pragmatica, per valorizzare tutte le fonti energetiche disponibili verso la neutralità tecnologica.
IA, formazione ed energia saranno, dunque, i principali driver della competitività, soprattutto oggi che dobbiamo governare una vera e propria rivoluzione legata proprio all’avvento dell’intelligenza artificiale. Sarà una sfida che ci vedrà “surfare” sulle onde del cambiamento, con l’obiettivo di risultare ancora protagonisti sullo scenario globale e di confermare i nostri territori come motore economico del Paese. Attualmente, nell’area di Assolombarda, che rappresenta meno del 2% del territorio nazionale, si concentra oltre il 13,3% del PIL italiano e l’area rappresentata dall’Associazione genera quasi il 60% del PIL regionale. Qui si concentra il 20% dei brevetti nazionali depositati all’EPO, il 22% delle startup innovative, operano 9 università e numerosi centri di ricerca di frontiera. Insomma, una parte decisiva del futuro dell’Italia si gioca in questo “quadrilatero”. Occorre, dunque, avviare una nuova stagione industriale e farlo in tempi rapidi: il resto del mondo corre veloce e noi non possiamo perdere il treno del cambiamento.●
Alvise Biffi è Presidente di Assolombarda
di Marco Gay
Grandi infrastrut ture
Guardando oltre alla data di consegna.
Dopo due anni molto complessi in queste ultime settimane sono finalmente in arrivo tre buone notizie che hanno, in parte, ridotto la congestione infrastrutturale e logistica in cui si trovava il Nord Ovest. Il 28 giugno è stata aperta la seconda canna del traforo autostradale del Frejus che consentirà di aumentare i passaggi dei mezzi pesanti, senza ridurre la sicurezza. Il giorno prima era stata la volta del nuovo tunnel del Colle di Tenda. Al primo di aprile invece era stata la volta del collegamento ferroviario del Frejus, chiuso da agosto 2023 per una frana nella Maurienne.
Sicuramente buone notizie. Ma non basta, perché la maggior parte del lavoro è davanti a noi. Penso al Terzo Valico dove, seppur tra mille impronosticabili eventi, comprese le fughe di gas, il cantiere avanza, ma la data di consegna iniziale è oramai largamente alle nostre spalle. Penso al collegamento ferroviario tra il basso Piemonte e Savona, ancora a binario unico e praticamente inutilizzabile per la logistica. Penso al raddoppio del Tenda, al traforo del Monte Bianco,
che dal primo settembre chiuderà, purtroppo “come da tradizione”, per i tre mesi autunnali, perché va rifatto dopo sessant’anni di onorato servizio. Penso al Gran San Bernardo, anche lui sotto osservazione. E questi sono i cantieri che sono partiti, poi ci sono quelli immaginati e quelli che sappiamo resteranno sulla carta. L’Osservatorio OTI Piemonte li elenca tutti.
È un dazio certo che le nostre imprese pagano, molto più salato e con una durata molto superiore rispetto a quelli imposti da Donald Trump. Non è infatti difficile immaginare quali opportunità avremmo potuto cogliere se Terzo Valico e Tav fossero stati ultimati nei tempi previsti, ovvero, stando larghi, nel 2015. Abbiamo quindi perso un decennio, in cui tutta l’economia del Nord Ovest ha pagato di più per trasportare le merci e le persone, in cui opportunità di insediamenti di aziende straniere non sono avvenuti, in cui il nostro export è stato meno performante. In cui noi imprenditori abbiamo dovuto fare i salti mortali per riuscire a consegnare in tempo i nostri prodotti, invece di dedicarci a tem-
po pieno, noi e i nostri staff, a rendere più competitivi organizzazione e prodotti. Il conto già salato, lo diventa ancora di più pensando a quelle opere, come la Tav Torino-Lione, dove sono anche state spese risorse pubbliche per riuscire ad aprire i cantieri nella prima fase, e ora per farli operare. Solo in Valle di Susa parliamo di 250 agenti delle forze dell’ordine che quotidianamente sono in servizio lungo le reti alte cinque metri attorno ai tre cantieri già operativi, e aumenteranno di molto di qui all’apertura del tunnel nel 2033. E lo stesso è successo anche attorno ai lavori del Terzo Valico, nell’alessandrino e po’ ovunque si cerchi di realizzare un’infrastruttura.
La sindrome Nimby, acronimo inglese di “not in my backyard”, ovvero “non nel mio cortile”, è molto diffusa. Ma gli strascichi di questa miopia vanno anche oltre le infrastrutture, quel “tanto non ci riusciranno mai” di matrice gattopardesca. Eppure, abbiamo dimostrato come Paese di saper cogliere e far fruttare bene una larga parte delle risorse messe a disposizione del Pnrr negli ultimi anni. Manca un anno alla conclusione del piano e il bilancio che possiamo trarre è positivo. Molte amministrazioni pubbliche hanno raccolto e vinto questa sfida. La stessa Tav, nonostante sporadiche recrudescenze, procede e le sei trivelle sul lato italiano saranno presto operative. Questo grazie alla tenacia anche delle imprese che hanno investito nel progetto, nonostante ci siano stati episodi ripetuti di minacce e danneggiamenti dentro e fuori i cantieri. Davanti a noi, abbiamo un decennio di grande trasformazione del Nord Ovest e della natura stessa dell’industria, sempre più tecnologica e connessa materialmente e immaterialmente. Dobbiamo quindi mettere a terra e preparare i territori ad accogliere chi, su questa trasformazione, sta già investendo. Le aree dismesse a Torino sono in rapido calo, essendo quasi tutte opzionate o vendute, così come tutte quelle che sono vicine alle nuove direttrici infrastrutturali. A Novara, dopo che Amazon ha spostato da noi un centro logistico prima insediato in Francia, è arrivato un investimento da tre miliardi voluto da Silicon Box, azienda di Singapore, specializzata in microchip e semiconduttori, che si insedierà ad Agognate. Come diretta conseguenza a Torino è arrivato dalla Germania l’investimento di Aixtron, società specializzata nel produrre i macchinari che assemblano i microchip. E come questi, abbiamo già molti altri esempi.
In questo quadro di sviluppo è fondamentale la garanzia di poter programmare a lungo termine, offrire sempre le migliori condizioni, garantendo un supporto costante per le imprese. Nuove filiere sono pronte a partire, penso al centro nazionale dell’Intelligenza Artificiale insediato a Torino, al settore aerospazio e alla Difesa. Ma le infrastrutture sono decisive anche per settori non propriamente manifatturieri come il turismo, dove la qualità dei collegamenti è dirimente. Nel settore biotech e farmaceutico, dove la logistica è in velocissima crescita. Ma anche nella manifattura, di cui i nostri vicini europei sono i principali partner. Ecco perché rinnovare costantemente, e seguire ogni passo in avanti delle nostre infrastrutture, sarà sempre al centro dell’intelligenza industriale degli imprenditori, e dovrà esserlo anche delle politiche industriali nazionali ed europee.●
Marco Gay è Presidente dell’Unione Industriali di Torino
GENOVA STARTUP DNA digitale
Tracciare, per ottimizzare, il ciclo di vita di un prodotto.
di Matilde Orlando
Nata per rispondere alle esigenze della cantieristica nautica, e scalabile in diversi settori, P2M sviluppa sistemi di digitalizzazione industriale. Marialuisa Francia, CEO della startup, spiega che il sistema digitale GeneSys traccia l’intero ciclo di vita di prodotti complessi, come le imbarcazioni, e dei materiali che li compongono.
Se dovessi mettere in luce tre caratteristiche di P2M in altrettante parole, quali sceglieresti? E perché? Innovazione, trasparenza e tracciabilità. Innovazione, perché il nostro progetto nasce dal desiderio concreto di portare strumenti digitali avanzati in contesti produttivi dove spesso non sono ancora diffusi. Trasparenza, perché crediamo che il valore autentico di ciò che viene realizzato debba emergere chiaramente, raccontato e dimostrato con dati verificabili. E tracciabilità, perché oggi non basta più dichiararsi sostenibili o attenti alla qualità: serve poterlo dimostrare in modo oggettivo e credibile.
Entriamo nel dettaglio: quale idea imprenditoriale è alla base di P2M e quali riscontri hai ottenuto fino a oggi dal mercato?
L’idea imprenditoriale nasce dalla volontà di sostenere l’industria manifatturiera nella transizione verso un’industrializzazione più responsabile e sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. In particolare, vogliamo favorire in modo sostanziale il riciclo e lo smaltimento responsabile dei rifiuti, promuovendo anche il riutilizzo.
chip, leggibile con tablet o smartphone, per tutta la vita del prodotto. Questo sistema rappresenta un’opportunità concreta per le aziende di medie dimensioni che realizzano prodotti complessi e di alto valore aggiunto, aiutandole a raggiungere standard qualitativi sempre più elevati.
Quale percorso personale e professionale ti ha portato qui e quali sono le altre professionalità coinvolte in P2M? Il nostro team è composto da ingegneri e professionisti con competenze diverse, accumunate però dall’esperienza diretta nel settore manifatturiero e, in particolare, nella nautica. Proprio confrontandoci sulle criticità riscontrate nelle nostre carriere, abbiamo immaginato e realizzato GeneSys come risposta concreta. Siamo Marialuisa Francia (Ingegneria Nautica), Claudio Bottoni (Ingegneria Aerospaziale), Michele Bonon (Ingegneria Meccanica), Anahita Lohrasbi (Ingegneria Chimica), Giovanna Mangani (Scienze Ambientali), Paolo Francia (Ingegneria Navale). Ognuno porta uno sguardo diverso, e questa pluralità di competenze rende il nostro lavoro più ricco ed efficace.
Marialuisa Francia
P2M è una startup italiana che sviluppa sistemi di digitalizzazione industriale applicabili a diverse filiere, ma con una caratteristica unica: essere la prima creata per la cantieristica nautica. Da qui nasce GeneSys, un sistema digitale che rivoluziona il modo in cui vengono raccolti e trasmessi i dati di costruzione di un’imbarcazione in materiale composito, tracciandone l’intero ciclo di vita: dalla produzione, alle manutenzioni, fino allo smaltimento. Un vero e proprio DNA digitale del manufatto. Il mercato ha risposto con interesse: diversi cantieri nautici di rilievo stanno già utilizzando le nostre tecnologie non solo per la gestione del passaporto digitale, ma anche per progetti che spaziano dall’uso della blockchain come garanzia dei dati fino alla certificazione avanzata dei processi produttivi. Questi primi risultati confermano che la strada intrapresa è quella giusta.
A quali esigenze o nuove opportunità la startup intende rispondere e come?
GeneSys offre alle aziende il controllo completo su ogni fase della lavorazione, integrandosi con gli standard di Industria 4.0 e garantendo monitoraggio in tempo reale. È un vero DNA digitale che accompagna ogni prodotto, valorizzando il Made in Italy e tutelando sia la produzione artigianale sia quella industriale. Oltre alla certificazione della qualità, GeneSys registra tutte le fasi produttive e manutentive, rendendo possibili interventi rapidi ovunque nel mondo. Le informazioni restano sempre accessibili tramite un micro-
Guardando al futuro, quali sono le ambizioni di sviluppo e i progetti per la vostra startup?
Il nostro obiettivo è ampliare l’applicazione di GeneSys a nuovi settori, sfruttandone la flessibilità per rispondere a esigenze diverse. Dopo i primi passi nella nautica e nell’aeronautica, stiamo già lavorando per introdurre il sistema anche in altri comparti chiave del manifatturiero in tutte quelle filiere che richiedono un controllo puntuale dei processi, una gestione intelligente dei dati e una riduzione delle non conformità. Vogliamo portare l’innovazione tecnologica non solo alle grandi imprese, ma anche alle realtà più piccole che costituiscono l’ossatura del nostro tessuto produttivo, aiutandole a diventare più competitive grazie alla trasparenza e alla digitalizzazione.
Una riflessione conclusiva: quali esperienze pregresse o inclinazioni personali ti sono state utili nel lavoro di startupper e, viceversa, cosa hai imparato in P2M che vuoi portarti anche “a casa”?
La mia esperienza tecnica e la conoscenza approfondita dei materiali e dei processi produttivi sono state fondamentali: una barca, per esempio, è un sistema complesso che mette insieme elementi diversi - motori, alberi, vele, impiantistica ed elettronica - e tutto deve funzionare in armonia. Questa visione d’insieme mi ha insegnato a considerare ogni progetto nella sua complessità, un approccio che trovo prezioso in qualsiasi settore. In P2M sto imparando molto sul fronte della promozione: presentare la nostra idea a clienti, partner e investitori, ascoltare domande e osservazioni, ci aiuta a migliorare continuamente. Ogni confronto allarga il nostro punto di vista sul progetto e rafforza la consapevolezza che, per innovare davvero, bisogna saper comunicare e ascoltare, con la stessa attenzione dedicata alla parte tecnica.●
Mediterraneo
LE OPPORTUNITÀ DEL PIANO MATTEI PER LE IMPRESE
Il 22 luglio, all’Acquario di Genova, dopo l’Assemblea Generale che ha eletto Fabrizio Ferrari alla presidenza di Confindustria Genova e, con lui, la squadra di vice presidenti (presentata in apertura di questo numero), si è svolto il convegno “Mediterraneo. Le opportunità del Piano Mattei per le imprese”
In questa pagine vi proponiamo l’introduzione ai lavori del moderatore Andrea Ferro, giornalista di Radio24 (Il Sole 24 Ore), e alcuni passaggi degli interventi che sono seguiti: quelli del past president dell’Associazione Umberto Risso e del presidente di Regione Liguria Marco Bucci, dei relatori delle tavole rotonde dedicate a “Dialogo interculturale e formazione”, “Industria”, “Porto e logistica”, e le conclusioni a cura di Antonio Gozzi, Special Advisor di Confindustria con delega all’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività.
La registrazione integrale dell’evento è disponibile sul canale YouTube di Confindustria Genova: https://bit.ly/video-mediterraneo
Andrea Ferro
Radio24 (Il Sole 24 Ore)
Mediterraneo, Piano Mattei sono le parole di questa occasione di confronto. E per affrontare questi argomenti d’altronde non c’era sede naturale migliore di quella che ci sta ospitando. Virtualmente nel Mediterraneo siamo immersi, siamo tra le vasche dell’Acquario di Genova. E siamo su un molo che, si estende verso il mare aperto, un corridoio che si allunga idealmente verso l’altra sponda del Mediterraneo. Da qui ci rivolgiamo all’orizzonte, quindi al futuro. Quel futuro prossimo di Genova che noi proviamo a costruire lungo questa prospettiva. Città che storicamente ha saputo guardare al mondo e dal mondo, nei secoli, è stata vista, percepita, inseguita come punto di riferimento. Città di traffici, di commistioni, di idee, di avanguardie, di coraggio nell’affrontare il mare. In un contesto geopolitico carico di incertezze e di paure tra guerre vere e proprie che insanguinano questo tempo e guerre commerciali, il Mediterraneo sta riacquistando, forse semplicemente rafforzando, la sua centralità. Pensiamo, per esempio, all’accorciamento delle catene di approvvigionamento in atto dentro un modello di globalizzazione scricchiolante. Tantopiù alla necessità di ricercare nuovi mercati e il continente africano ne offre. E dunque in questo tempo Genova si gioca la grande opportunità di tornare baricentrica nell’altalena di corsi e ricorsi che da sempre segnano la grande storia. La sfida è saperla cogliere, riuscendo a contrastare con efficacia quei deficit che ormai da decenni penalizzano il territorio e lo allontanano anziché avvicinarlo al resto della penisola e del mondo. In
primis, la questione infrastrutturale: non c’è l’alta velocità, il Terzo Valico continua ad arrancare e ancora non si sa bene quando i treni inizieranno a circolare, l’aeroporto ha volumi di traffico molti limitati (spiace sottolinearlo, ma in certi giorni d’inverno sembra una stazione delle corriere dell’entroterra, sei voli in arrivo e altrettanti in partenza), le autostrade sono un cantiere infinito. E poi. Qui l’inverno demografico è iniziato ancor prima. Fattori penalizzanti che rendono la sfida ancora più impegnativa. Ma va affrontata, non c’è alternativa, perché il futuro non aspetta.
Umberto Risso
Past President
Confindustria Genova
Genova ha sempre giocato un ruolo di primo piano nel Mediterraneo e oggi ci sono le condizioni per un nuovo sviluppo grazie al suo porto, che ha caratteristiche uniche rispetto ad altri porti del Mare Nostrum. Oggi è certamente importante parlare di equilibri geopolitici e conseguenti crisi, ma è altrettanto importante parlare delle opportunità che i paesi della sponda sud Mediterraneo offrono alle nostre imprese, e non solo a quelle della Blue Economy. In questo contesto in continua e rapida evoluzione, Genova può diventare “capitale” del Mediterraneo, ma dobbiamo crederci veramente tutti quanti; dobbiamo guardare avanti, avere “visione”, non farci condizionare dalla quotidianità.
Marco Bucci
Presidente Regione Liguria
Se prendete la mappa del Mediterraneo e la capovolgete, l’Italia vi sembrerà un molo dentro al mare. Questa immagine, che mi ha suggerito Renzo Piano, mostra quanto sia strategica la posizione di Genova dal punto di vista geopolitico; una posizione che ha fatto la sua fortuna e quella della Liguria per almeno dodici secoli. E oggi noi vogliamo che questa fortuna continui, grazie all’industria manifatturiera e tecnologica collegata al mare e alla Blue Economy nel suo complesso. La Repubblica di Genova non ha mai colonizzato territori, ha sempre cercato porti - in tutto Mediterraneo, compreso il Mar Nero e oltre le Colonne d’Ercole, al di fuori dello stretto di Gibilterra - dove riparare le proprie navi e da utilizzare come “teste di ponte” per i suoi commerci. Nel Piano Mattei la relazione economica che si instaura con i paesi target è basata, come nel passato della Repubblica di Genova, su un rapporto paritetico, finalizzato a uno sviluppo reciproco, industriale e commerciale. Genova “capitale” del Mediterraneo: basta pensare al sistema di cavi sottomarini che dall’Africa e dal Middle East arrivano direttamente a Genova o alle grandi infrastrutture in corso di realizzazione - dalla diga foranea al Terzo Valicoper convincersi delle potenzialità di crescita che ha la città con un sistema logistico di questa portata. E ancora: abbiamo ufficialmente chiesto ai ministeri competenti che Genova diventi la sede dell’Agenzia per sicurezza nucleare e siamo pronti a candidarci per ospitare una delle 5 gigafactory
per l’intelligenza artificiale previste in Europa. Come Amministrazione, anche per questi due progetti, ci siamo messi a disposizione delle imprese in un ruolo di “facilitatore”, affinché trovino, nella nostra città e nella nostra regione, terreno fertile per raggiungere i propri obiettivi.
Dialogo interculturale e formazione
Marco Ansaldo
Consigliere scientifico di Limes
Vedo Genova come la punta di un compasso che, partendo dalla nostra regione, ruota verso il Nord Europa e poi a Sud, verso una zona, quella del Mediterraneo appunto, che diventerà sempre più strategica, dinamica e centrale. In questo “grande gioco del Mediterraneo” noi dobbiamo essere assolutamente protagonisti: Genova, davanti a sé, ha uno spazio geografico, e quindi geopolitico, straordinario, e ha l’opportunità di portare i nostri valori nazionali - democrazia, cultura, bellezza - a quei paesi che ci guardano con molta più simpatia rispetto ad altri attori internazionali. Genova deve farsi ambasciatore del Piano Mattei e tornare a essere la capitale cosmopolita che è stata dall’XI al XV secolo, fulcro di un impero “fluido” ma con solide fortificazioni, basato su relazioni commerciali e diplomatiche.
Federico Delfino
Rettore dell’Università di Genova
L’Università di Genova partecipa a Ulysseus, un’iniziativa promossa dall’Unione europea nel 2019 che vede la federazione di otto atenei per sviluppare progetti di didattica, di ricerca, di mobilità su scala europea (a oggi abbiamo approvato quattro programma di “double degree”); capofila del partenariato è l’Università di Siviglia e tra i partner c’è l’Università della Costa Azzurra, ma ora vorremmo estenderci alla sponda sud del Mediterraneo, anche se ci sono difficoltà burocratiche da superare, legate al rilascio dei visti e di tutti i documenti necessari per potersi iscrivere ai nostri corsi di studio. A questo scopo abbiamo sottoscritto una convenzione con la Questura di Genova, che vorremmo replicare con la rete dei Consolati. Su temi come la Blue Economy e il MedTech credo che Genova possa proporsi come hub dell’innovazione del Mediterraneo, sostenendo il progetto di Federazione di Università del Mediterraneo, lanciato da Carlo Castellano.
Paola
Vidotto
Direttrice Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile Oggi l’Accademia ha 833 allievi, di cui il 20% ragazze, e collabora attivamente con 147 aziende; il tasso di occupazione al termine del percorso di studi è del 95%. L’Accademia ha un’attività internazionale piuttosto importante: nel 2009, grazie a un accordo tra il Ministero degli Affari esteri e l’IMO (International Maritime Organization), abbiamo avviato la Sezione internazionale attraverso la quale eroghiamo formazione su Safety e Security in circa 100 paesi del mondo; attualmente siamo presenti in Nigeria, in Mauritania e stiamo per entrare in Senegal.
Ma il nostro impegno più importante, ora, è a Genova, in porto, e riguarda l’edificio Tabarca, che il Comune di Genova, con l’amministrazione di Marco Bucci, ha assegnato all’Accademia per creare il primo centro europeo pubblico per la simulazione marittima. Il Tabarca è un sito strategico, perché lì accanto ci sono il Dipartimento di Economia, la Capitaneria di Porto, l’Istituto Nautico, le Dogane e - speriamo presto - anche l’Istituto Idrografico. Lo immaginiamo come un hub dove l’Università, le aziende, gli operatori portuali, le Autorità di Sistema portuale potranno condurre le loro ricerche senza dover rivolgersi ai centri del Nord Europa; sarà la casa di tutti per la formazione marittima.
L’industria
Fabrizio Fabbri
CEO Ansaldo Energia
Ansaldo Energia da settant’anni ha relazioni con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, nei quali abbiamo portato elettricità, tecnologia, progresso, benessere. Il Piano Mattei è una visione alla quale noi aderiamo, ma occorre avere un approccio pragmatico per gestire due problemi: quello della sicurezza fisica - delle nostre persone e delle aziende più piccole della filiera - e quello dell’instabilità finanziaria. A questo riguardo, gli imprenditori sanno che il rischio zero non esiste, ma su questo punto si rende necessario un “allineamento” anche a livello di istituzioni, affinché non vengano incoraggiati progetti che poi hanno difficoltà a trovare adeguato supporto.
Nell’ambito del Piano Mattei lavoriamo in partnership soprattutto con Eni, che vanta relazioni stabili e consolidate nei paesi target, fondamentali per ottenere ascolto e fiducia.
Fabrizio Ferrari
Presidente Aitek
Genova sta diventando l’hub di tutti i cavi sottomarini che arrivano dall’Africa e questo rappresenta un’opportunità di sviluppo per il territorio; ma se non saremo capaci di intercettarne la potenzialità, rimarranno dei cavi che passano e niente di più. Il Mediterraneo offre un’opportunità legata anche alle nostre competenze nella realizzazione di infrastrutture fisiche, come porti e terminal, competenze che possiamo estendere ai paesi che si affacciano sul Mare Nostrum in una prospettiva di crescita delle relazioni commerciali. Anche le piccole imprese dovranno aprirsi al Mediterraneo, ma per farlo avranno bisogno delle grandi imprese. Lo stesso vale per i progetti di formazione promossi nell’ambito del Piano Mattei: l’invito alle grandi imprese è di coinvolgere anche le PMI di filiera. E sempre a proposito di formazione, perché non replicare il programma europeo Erasmus per Giovani Imprenditori nei paesi del Mediterraneo, in modo da stabilire nuovi contatti e, chissà, avviare nuove attività di business proprio in partnership con il giovane imprenditore straniero che ha trascorso qualche mese presso la nostra azienda?
Pierroberto Folgiero
Amministratore Delegato e Direttore Generale Fincantieri
Penso che il Mediterraneo sarà un grandissimo laboratorio per le nuove tecnologie della subacquea: il Mediterraneo
è il mare più congestionato del mondo, se consideriamo i chilometri di cavi - per le telecomunicazioni, elettrici, pipeline - che lo attraversano; è il mare delle tre religioni, il più complesso dal punto di vista geopolitico. L’economia marittima del Mediterraneo è nota, l’economia marina, come chiamo io quella che sta sotto la superficie del mare, è uno spazio da occupare, prima di tutto tecnologicamente. E noi, in Fincantieri, lo stiamo facendo, anche forti di una legacy che ci viene dalle conoscenze storiche nella costruzione di sottomarini a Muggiano.
Il Polo nazionale della Dimensione subacquea è stato creato appunto alla Spezia con l’idea di accelerare le nuove tecnologie, facendo lavorare insieme grandi e piccole aziende.
E ci sono già applicazioni concrete: questo autunno metteremo in acqua, per la prima volta, droni subacquei che, in autonomia, svolgeranno attività di protezione delle infrastrutture sottomarine.
Porto e Logistica
Giuseppe Carino
Senior Vice President Sea-Land Experience Operations, Costa Crociere
Il Mar Mediterraneo è centrale nel settore delle crociere: un ospite su sei, a livello mondiale, e uno su due, a livello europeo, dei 36 milioni di persone che vanno in crociera, viene nel Mediterraneo a fare le vacanze: per il clima e per la possibilità di visitare destinazioni indimenticabili. Il settore delle crociere a livello europeo vale circa 55 miliardi di euro e conta 440.000 addetti nella configurazione allargata, per cui si comprende anche l’impatto del business sull’economia. Il Mediterraneo per noi è idealmente diviso in tre aree: Mediterraneo occidentale, con Italia, Francia e Spagna, dove ci sono sia porti di imbarco che porti di destinazione; Mediterraneo orientale, con Croazia, Grecia e Turchia, che rappresenta più che altro un mercato di destinazione; Mediterraneo del Sud, che ha una vocazione turistica più consolidata in paesi come il Marocco e dal prossimo inverno la Tunisia. Tra i primi 20 porti da crociera del Mediterraneo 9 sono italiani e movimentano, fra in e out, circa 14 milioni di crocieristi.
Sabrina De Filippis
Amministratore delegato e Direttore Generale FS Logistix Genova può diventare la capitale logistica del Mediterraneo perché lo dicono i numeri e perché qui
stiamo aspettando il completamento di grandi opere infrastrutturali come il Terzo Valico, che apre a enormi opportunità di crescita per quanto riguarda i traffici del Nord Europa, o come il nostro investimento sul retro porto ad Alessandria. Tutto questo ci porta a essere molto presenti su Genova con collaborazioni consolidate con tutte le aziende che operano nel mondo della logistica.
Penso che soltanto attraverso investimenti importanti si possa avere una logistica efficiente e traguardare gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica per i quali lavoriamo tutti i giorni, anche con il supporto delle istituzioni.
Ignazio Messina
Amministratore Delegato
Ignazio Messina e C.
Noi vediamo con molto favore il Piano Mattei, perché finalmente l’Italia torna a essere attrice nel panorama internazionale, soprattutto in Africa. Qui, negli ultimi anni, abbiamo assistito a una nuova forma di colonizzazione da parte della Cina, attraverso la costruzione e la successiva gestione delle infrastrutture. Per le aziende italiane che investono all’estero è fondamentale il supporto della rete diplomatica, ma solo di recente abbiamo rilevato un approccio differente nei confronti delle imprese, con interventi finalizzati anche allo sviluppo del business.
Resta il problema del personale: noi oggi abbiamo difficoltà a trovare Italiani disponibili ad andare all’estero. Non parlo di andare in Nigeria o in Libia, ma a Dubai o in Kenya o in Tanzania; la capacità di intraprendere non è solo degli imprenditori che fanno attività di impresa, ma anche dei lavoratori e, purtroppo, i giovani non sembrano avere una visione internazionale, né essere interessati a percorsi di crescita al di fuori della propria “zona di comfort”
Marco
Sanguineri
Direttore Direzione
Pianificazione e Sviluppo, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale
Se confrontiamo le prospettive di sviluppo dei mercati centro-europei, ai quali tradizionalmente ci rivolgiamo, con quelli dei paesi del Nord Africa e del continente africano, forse qualche riflessione in più dovremmo farla. Limitandoci al Nord Africa, in questo momento parliamo di circa 178 milioni di persone che, nel giro di vent’anni, saranno 300 milioni; per quanto riguarda l’intero continente africano, oggi siamo a 1 miliardo e 400.000 persone, che diventeranno 2 miliardi e 500.000 nel 2050; al 2030-2035 il 40% della popola-
zione africana avrà meno di 25 anni e nel 2050 il 25% della popolazione mondiale sotto i 25 anni sarà africano. Secondo Goldman Sachs, nel giro di 40-50 anni, gli attuali circa 3000 miliardi di PIL africano arriveranno a 44.000; l’Africa si affermerà come secondo polo produttivo mondiale dopo l’India. Senza abbandonare quello che abbiamo fatto e continuiamo a fare con tutte le Istituzioni guardando a Nord, di fronte a questi numeri sarà opportuno cominciare a guardare con più attenzione quello che sta succedendo al di là del Mediterraneo.
Antonio Gozzi
Special Advisor di Confindustria con delega all’Autonomia Strategica Europea, Piano Mattei e Competitività
Con il Piano Mattei l’Italia è ritornata a occuparsi di Mediterraneo, cioè del suo “ambiente naturale”. Parlare di Piano Mattei significa non vergognarsi di parlare di interessi nazionali: l’Italia, in quei paesi, ha un’entratura estremamente più favorevole rispetto ad altri governi occidentali, e questo è un vantaggio competitivo che dobbiamo sfruttare in maniera seria, proponendo progetti seri. Per questo, nel 2024, sono stati predisposti gli strumenti finanziari per rispondere alle esigenze di sicurezza finanziaria cui accennava prima Fabrizio Fabbri, con il coinvolgimento di Cassa Depositi e Prestiti, SACE e SIMEST. L’Italia, nel Piano Mattei, mette a reddito una sua specificità industriale, che è quella dei grandi gruppi partecipati dallo Stato: in quei paesi, Eni, Enel, Snam, Terna, Fincantieri, Leonardo hanno una presenza strutturata che dobbiamo cercare di “allungare” secondo logiche di filiera. Per questo, a settembre, il Comitato tecnico di Confindustria sul Piano Mattei che presiedo lancerà un appello a tutte queste imprese affinché illustrino i loro investimenti nei paesi target e spieghino per quali attività e in che modo le PMI possono entrare nella filiera. La Cabina di Regia per il Piano Mattei ha chiesto a Confindustria di occuparsi della mappatura e del coordinamento di tutte le attività di formazione in corso (ne ha promosse ANCE, Federacciai, Fincantieri, le Associazioni territoriali di Bergamo e Alto Adriatico...), e lo faremo con la LUISS (che da tempo sta lavorando per la formazione di quadri africani), con ELIS e con UMANA (che conoscono i fabbisogni formativi delle imprese italiane e le potenzialità dei paesi target).
Ma torniamo a Genova “capitale” del Mediterraneo. Perché non valorizzare la nostra cultura mercantile, fatta di relazioni e di scambi, organizzando a Genova, ogni anno, un grande evento internazionale con Algerini, Tunisini, Egiziani, Greci, Marocchini, per rilanciare la nostra presenza nel Mediterraneo e il dialogo con tutti questi paesi?●
di Michele Piana
Mutazioni
culturali
Come inquadrare e affrontare le questioni - complessedella mobilità intellettuale e della glaciazione demografica.
Un estratto dell’articolo che segue è stato recentemente pubblicato su Il Secolo XIX. Di seguito presentiamo la versione integrale.
Comincerò con il confessare una certa idiosincrasia per la locuzione “fuga dei cervelli”. È la stessa idiosincrasia che provo tutte le volte in cui mi accorgo che a problemi complicati si propongono soluzioni semplici (che, come diceva quel tale, sono sempre sbagliate), o quando ho la sensazione che le conoscenze relative a un dato fenomeno derivino in parte da racconti aneddotici o, al massimo, da casi di studio. Quello dell’aumento significativo di laureati italiani che decidono di cominciare a costruire la propria vita professionale all’estero è un problema complesso, che si innesca su un problema, quello dell’invecchiamento del Paese, ancora più complesso. E quindi intravvedo due rischi: quello di alimentare molti dibattiti sociologici prima di aver
fatto un po’ di buona demografia (questo non è sorprendente in un Paese le cui Università hanno assunto un numero di sociologi che è quindici volte quello dei demografi); e quello di non riconoscere che si tratta di questioni profondamente culturali, che non possono trovare soluzione senza ricorrere ad approcci altrettanto profondamente culturali. Cominciando la mia riflessione anzitutto da ciò che conosco, vorrei provare a sgombrare il campo da quello che mi sembra un vero equivoco. Connotare la mobilità dei ricercatori che si sono formati nelle Università italiane con i tratti di una diaspora intellettuale credo sia un approccio intrinsecamente mal posto. Come riconosciuto anche dalla Carta Europea dei Ricercatori, infatti, in questo caso l’impulso alla mobilità è dato dall’esigenza di svolgere il proprio lavoro in un luogo fisico, che è anche luogo del pensiero, in cui si riconoscono le condizioni migliori per raggiungere i propri obiettivi scientifici. È per questo motivo che, forse paradossalmente, dovremmo augurarci che, nei prossimi anni, il
numero di ricercatori che espatriano formati nelle nostre Università aumenti significativamente: ciò corrisponderebbe a vedere riconosciuta la capacità del nostro sistema universitario di formare un numero altrettanto significativo di ricercatori capaci di entrare proficuamente nelle reti internazionali di collaborazione scientifica. Senza contare che le Università sono istituzioni che sanno attrarre ricercatori stranieri e in cui il “rientro dei cervelli” si realizza probabilmente con maggiore frequenza, dato che molti gruppi di ricerca soprattutto (ma non solo) in ambito STEM tendono a incentivare le giovani generazioni a trascorrere in laboratori internazionali, soprattutto (ma non solo) europei e americani, lunghi periodi di apprendistato. Rimane, tuttavia, il problema vero, che è quello, tutto nazionale, del persistente saldo negativo tra i laureati italiani che lasciano il Paese per lavorare all’estero e quelli che dall’estero arrivano (o rientrano) per lavorare in Italia. È un problema testimoniato da alcuni dati di fatto inequivocabili. Ad esem-
pio, è un dato di fatto che in Italia, ma ormai in quasi tutta Europa, l’età media aumenta e aumenterà ancora nei prossimi anni, al punto che ormai, più che di inverno demografico si dovrebbe parlare di glaciazione, dato che nessuna primavera si intravede, nemmeno a lungo termine. È un dato di fatto che gli Italiani laureati sono pochissimi, molto meno che gli Europei laureati, e il loro numero è incredibilmente basso anche tra coloro che decidono di tentare la fortuna all’estero (forse bisognerebbe parlare di “fuga delle braccia”, più che di “fuga dei cervelli”). E, per concludere con i numeri abbastanza certi, è un dato di fatto che le politiche di agevolazione fiscale messe in campo dai governi di ogni colore negli ultimi anni non sono riuscite a invertire la rotta demografica, così come le iniziative per l’orientamento in entrata disegnate dalle Università nazionali sembrano avere impatto trascurabile sulla nostra capacità di aumentare significativamente il numero di laureati.
Che fare, quindi? A me sembra che forse potremmo per un attimo smettere di concentrarci solo sui bonus bebè (che rimangono comunque un’iniziativa importante) o di correlare continuamente questo deflusso soltanto alla questione salariale, tanto più in un momento in cui le aziende stanno combattendo battaglie difficili su più fronti, compreso quello di una sempre più problematica reperibilità di competenze adeguate a un mondo che cambia con una imprevedibilità senza precedenti. Mi pare, invece, che potremmo provare a considerare un aspetto più sistematico, partendo da un’acuta osservazione di Luca Paolazzi, secondo cui “la digitalizzazione sempre più spinta, il metaverso, la realtà aumentata, l’intelligenza artificiale spingono con forza crescente nella stessa direzione, opposta alla procreazione”. Generalizzando questa prospettiva, è come se la realtà liquida, addirittura eterea, in cui siamo immersi, induca al “carpe diem ” piuttosto che all’assunzione di responsabilità, personali e collettive, mentre l’oggettiva instabilità sociale introduce elementi di panico che non aiutano a mantenersi lucidi. E se è così, se è vero che quella che stiamo vivendo è una mutazione culturale, finanche antropologica, ecco che, a mio parere l’Università può fare molto, moltissimo, per dotare le nuove generazioni degli strumenti necessari a navigare in questa realtà. Per esempio, ingaggiando giovani pronti a mettersi in gioco in quegli strati della popolazione che di Università non hanno mai sentito parlare, frequentando in modo organizzato le periferie della società con scuole estive e misure di formazione continua. Oppure, connotandosi sempre più come Università Europea e del Mediterraneo, favorendo processi di attrazione razionali e di lungo respiro nei confronti di giovani stranieri di buona volontà che concepiscano lo studio come il tassello fondamentale attorno al quale costruire un progetto di vita. Si tratta, in fondo, di riappropriarsi del ruolo che all’Università compete da secoli: quello di agenzia culturale capace di affrontarla, questa realtà eterea, di modificarne le strutture, di comprenderne le potenzialità, e di indovinarne il destino. È questo l’unico modo che abbiamo, credo, per riequilibrare, qui e ora, i flussi di questa mobilità intellettuale, dando tempo al disgelo demografico di fare, finalmente, il suo corso.●
Michele Piana è ordinario di Analisi numerica all’Università di Genova
Carpenteria + cablaggi = sistemi
Alla Prometes Sistemi, soluzioni tecnologiche avanzate per l’industria ferroviaria e degli impianti a fune.
Stefano Pastorino
di Piera Ponta
Prometes Sistemi viene costituita nel 2014 mettendo a fattor comune l’esperienza e il know-how trentennale di due società, una che operava nel settore della carpenteria e l’altra nel settore dei cablaggi. Nella sede di Campo Ligure, dove si sviluppa su oltre 7000 m² di superficie produttiva, realizza componenti tecnologici per i principali costruttori di mezzi ferroviari e componenti meccanici per impianti a fune e apparati per la difesa.
Tra i punti di forza di Prometes Sistemi ci sono la progettazione su misura del prodotto, sistema o impianto, attraverso la modellazione 3D, per creare soluzioni innovative, funzionali e rispondenti alle aspettative dei clienti.
Ne parliamo con Stefano Pastorino, socio e responsabile commerciale dell’azienda.
In quale contesto di mercato opera Prometes Sistemi? Il core business di Prometes Sistemi è nell’industria ferroviaria, con la realizzazione di serbatoi per i moduli toilette dei treni. Si tratta di un mercato di nicchia. I costruttori di treni, in Europa, sono pochi, parliamo di Alstom, Hitachi, Siemens... Noi siamo fornitori qualificati di tutti questi grandi player: la maggior parte dei treni costruiti negli ultimi dieci anni monta serbatoi realizzati da Prometes Sistemi. Un altro nostro importante cliente, altrettanto esigente e attento alla qualità quanto i costruttori di treni, è Leitner, azienda leader nella produzione di impianti a fune, alla quale forniamo componenti di massima criticità in termini di sicurezza in tutto il mondo. Prometes si propone, però, anche come terzista, per la realizzazione di semilavorati, e come partner nella fase di progettazione del prodotto, svolgendo attività di ingegneria costruttiva e co-design con il cliente.
A proposito di qualità: come siete organizzati per rispondere ai severi requisiti di qualità imposti dai clienti internazionali che ha appena citato?
Prometes Sistemi è dotata delle certificazioni di processo specifiche per i settori in cui opera (UNI EN ISO 9001:2008; UNI EN ISO 3834; UNI EN ;15085 EN 1090-1) e dove il livello di qualità di richiesto è comprensibilmente molto alto. Questa attenzione per la qualità e per il cliente si riflette nell’organizzazione aziendale, dove quasi un terzo degli addetti (in tutto siamo una cinquantina di persone) svolge attività a latere del ciclo produttivo in senso stretto: solo il team della qualità coinvolge sei colleghi, e poi ci sono i project manager che seguono i singoli clienti, l’ufficio acquisti... Si tratta di un investimento in risorse umane decisamente rilevante, a conferma della serietà e dell’impegno della società,
che il mercato, però, apprezza e ci riconosce. I costruttori di treni sono molto rigorosi, hanno bisogno di certezze nella supply chain: referenze, storicità, il non avere mai creato problemi sono fattori che possono prevalere anche sull’offerta più competitiva; con loro discutiamo il progetto, ne condividiamo le specifiche tecniche, realizziamo un campione, e una volta concluso e validato questo iter si parte con la produzione in serie, con tempi di consegna definiti. Tutto questo, lo ripeto, richiede un grande sforzo, a fronte del quale poniamo una precondizione: il rispetto delle scadenza dei pagamenti.
Come si pone Prometes Sistemi riguardo ai mercati esteri? Quali sono i vostri competitor?
Abbiamo da poco concluso una commessa importante a Taiwan e siamo tra i fornitori del treno Maya, in Messico, ma il mercato di riferimento di Prometes è l’Europa, in particolare Germania e Austria. I nostri principali concorrenti sono nell’Est Europa, ma con l’aumento del costo della manodopera non sono più inavvicinabili come un tempo. A differenza di altri settori dell’industria, noi non abbiamo particolarmente risentito degli effetti del conflitto russoucraino, perché le nostre vendite sono indicizzate al costo della materia prima. Guardando al futuro, possibili nuovi competitor potrebbero arrivare dall’indotto dell’automotive, oggi in crisi profonda, dove operano aziende ben strutturate che potrebbero essere interessate a entrare nel mercato del ferroviario... Un motivo in più per insistere su qualità, efficienza e innovazione.●
Maestranze
È il progetto speciale finanziato da Compagnia di San Paolo per favorire l’ingresso dei detenuti del Carcere di Marassi di Genova nel mondo del lavoro.
Maestranze è un progetto finanziato da Compagnia di San Paolo, volto a favorire l’inclusione attiva nel mondo del lavoro dei detenuti del Carcere di Marassi, sviluppando processi generativi tra i beneficiari diretti e il territorio (ETS, enti di formazione, aziende, cittadinanza), al fine di creare relazioni tra l’Istituzione, i detenuti e la città.
Il progetto promuove un modello di economia riparativa e rigenerativa che favorisce il recupero dell’individuo e la riduzione della recidiva attraverso attività formative e di inclusione lavorativa
Come testimoniato da dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e da alcune buone pratiche sviluppate nel nostro Paese e all’estero, le persone che nel periodo di detenzione hanno avuto percorsi formativi e di riavvicinamento al lavoro hanno una recidiva pari a circa il 5%, che rappresenta un abbattimento notevole, rispetto al 70% dei reingressi in carcere per i detenuti che non hanno seguito percorsi trattamentali, intesi anche come attività formative, di orientamento al lavoro, attività culturali all’interno del percorso detentivo, permessi premio.
Se la formazione e il lavoro sono elementi chiave per contenere il reiterarsi dei reati, Maestranze vede in Confindustria uno stakeholder importante per costruire alleanze con le imprese del territorio per il reinserimento delle persone detenute nei contesti sociali e per rinnovare la percezione della comunità dell’ambiente carcerario. Il partenariato che sviluppa il Progetto Maestranze è composto da Enti del terzo settore, ciascuno con riconosciuta
competenza nel proprio ambito di intervento e in rapporto consolidato con la Compagnia: Il Laboratorio SCS, soggetto capofila; CFLC I.S. soggetto accreditato da Regione Liguria per il lavoro e la formazione; Agorà SCS; Teatro Necessario APS, l’associazione culturale che realizza attività teatrali con e per le persone detenute; Il Biscione SCS; il Ce.Sto SCS, Bottega Solidale SCS.
Maestranze si propone come un punto di riferimento all’interno del Carcere di Marassi per l’implementazione dei vari progetti dedicati al reinserimento delle persone detenute; le azioni afferenti all’ambito formativo e di accompagnamento al lavoro sono realizzate in raccordo e integrazione con le misure pubbliche recentemente avviate da Regione Liguria e da Cassa delle Ammende.
L’idea progettuale è strutturata per essere rivolta in maniera universalistica, prevedendo attività per le diverse tipologie di detenuti, prossimi al rientro in società o con pene lunghe. Complessivamente nell’istituto penitenziario sono presenti circa 700 detenuti, di cui la metà di origine migratoria. Il progetto prevede di coinvolgere: 100 detenuti in attività di presa in carico per l’accompagnamento al lavoro; 60 detenuti in attività laboratoriali; 30 detenuti in attività di formazione di lunga durata; 165 in attività formativa di breve durata.
Il progetto ha quattro obiettivi specifici: capacitare le persone detenute attraverso l’orientamento, il lavoro e la formazione quali elementi cardine di emancipazione e strumenti necessari per il loro reinserimento sociale e lavorativo;
contribuire al benessere dei detenuti e al miglioramento della qualità della vita quotidiana di tutti gli attori che, a diverso titolo, convivono nell’Istituzione carceraria; favorire il dialogo fra carcere e territorio, facendo della cultura la leva per potenziare le connessioni con la comunità esterna; garantire la sostenibilità del progetto su tre fronti: economico, sociale e ambientale.
Le attività produttive e formative si concentrano nei settori dell’artigianato e della ristorazione al fine di favorire l’acquisizione di abilità e competenze spendibili nell’immediato sul mercato del lavoro cittadino; in particolare è stata riavviata l’attività produttiva della falegnameria inserita all’interno del carcere, dove sono a oggi attivi due tirocini della durata di 6 mesi.
I percorsi di inclusione socio-lavorativa previsti sono diversi in ragione della varietà delle persone coinvolte: percorsi formativi brevi sulle soft skills, laboratori educativi e artigianali (cucina, giardinaggio e arti applicate); corsi professionalizzanti dedicati alla ristorazione. I detenuti con competenze già acquisite in precedenti esperienze lavorative presenti nel Repertorio Professionale Ligure saranno accompagnati alla validazione delle competenze per sottoporle alla certificazione da parte di Alfa Liguria.
A valle dei percorsi di presa in carico e orientamento, potranno essere attivati tirocini extracurriculari per i detenuti che possono accedere a misure esterne al Carcere e/o borse lavoro per coloro che, a causa dello stato detentivo, non possono uscire dal perimetro intramurario.
L’ultima fase del processo prevede, sempre a carico dei soggetti attuatori, il matching tra domanda e offerta di lavoro presso aziende esterne con l’obiettivo di creare posti di lavoro stabili per chi ha seguito con profitto il processo sopra riportato. Fondamentale a tale fine è il rafforzamento del raccordo con il mondo delle imprese, su cui il partenariato si impegna a lavorare per tutta la durata dell’iniziativa. L’incontro per la presentazione del Progetto Maestranze è previsto a fine settembre, nella sede di Confindustria Genova.●
Esperienze che uniscono
Costa Edutainment e la cultura dell’inclusione.
Creare esperienze per tutte/i: una scelta naturale
Fin dalla sua nascita, Costa Edutainment ha sempre considerato l’inclusione sociale come parte integrante della propria identità, ancora prima che diventasse un indicatore da monitorare o un tema di attualità. Mentre oggi il panorama contemporaneo evidenzia con crescente urgenza le fragilità del tessuto sociale, possiamo guardare con orgoglio a un percorso che negli anni ha consolidato modalità di accoglienza e attenzione verso le persone, tutte. La filosofia che da sempre guida Costa Edutainment si basa su una convinzione profonda: il tempo libero di qualità non può essere un privilegio solo per pochi e non può essere precluso da condizioni economiche, sociali o fisiche. Questa visione, radicata nello spirito aziendale, si è tradotta nel tempo in un impegno concreto e costante verso coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, e offrendo nei nostri parchi e acquari percorsi di arricchimento e di crescita per tutte/i.
Strategie di inclusione: dagli accordi quadro alla coprogettazione
La strategia di inclusione sociale di Costa Edutainment si articola attraverso una rete capillare di collaborazioni strutturate. Gli accordi e protocolli di intesa con enti del Terzo Settore e istituzioni pubbliche e private rappresentano il primo tassello di un sistema organico che consente di identificare e raggiungere le persone che possono beneficiare dei nostri servizi. Questi accordi non si limitano a una formalizzazione burocratica, ma costituiscono la base per una coprogettazione attiva di percorsi personalizzati. Le competenze sviluppate e consolidate negli anni permettono a
condivisa centro storico 2025
42 Genova Impresa - Luglio / Agosto 2025
di Simona Bondanza
Vsita Gaslini progetto “Oggi vado all’Acquario” | Vasca foche
Costa Edutainment di andare oltre la semplice “visita”, per costruire vere e proprie esperienze trasformative che valorizzano le potenzialità individuali, facendo diventare opportunità di crescita e scoperta quelle che spesso vengono percepite come limitazioni. Le visite speciali e i laboratori rappresentano gli strumenti più efficaci di questo approccio. Attraverso pratiche didattiche innovative su temi ambientali e sociali, l’azienda crea contesti di apprendimento che favoriscono non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche lo sviluppo di competenze sociali e relazionali. Questi spazi diventano luoghi di socializzazione e interazione, dove persone con fragilità cognitive, motorie, sociali o familiari possono sperimentare forme di crescita esperienziale e di arricchimento.
L’ascolto del territorio: partecipazione attiva alle politiche sociali
Un elemento distintivo dell’approccio di Costa Edutainment è la partecipazione attiva ai tavoli dei territori in cui opera. Questo consente all’azienda di mantenersi in ascolto delle esigenze emergenti e di calibrare i propri interventi in base alle necessità reali del contesto sociale di riferimento. L’ascolto del territorio si traduce in una capacità di anticipare i bisogni e di sviluppare risposte innovative e flessibili.
Una rete di collaborazioni consolidate
Le collaborazioni sviluppate negli anni testimoniano la solidità e l’efficacia dell’approccio adottato. Le partnership con Unitalsi Ligure, l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, la Comunità di Sant’Egidio, il CEIS (Centro di Solidarietà), l’Ospedale di Rimini e l’Associazione Rimini Autismo rappresentano solo alcuni esempi di una rete più ampia che abbraccia diverse tipologie di vulnerabilità sociale. Queste collaborazioni spaziano dalle disabilità fisiche e psichiche alle situazioni di vulnerabilità sociale più complesse, includendo i circuiti penali, i centri di recupero dalle dipendenze, i centri antiviolenza e gli ospedali pediatrici. Ogni partnership è caratterizzata da un approccio specifico, calibrato sulle esigenze particolari del target di riferimento, ma sempre orientato verso l’obiettivo comune di creare esperienze inclusive e positive.
L’Impresa come Soggetto Attivo del Welfare Territoriale
L’esperienza di Costa Edutainment rappresenta un esempio
significativo di come le imprese possano assumere un ruolo attivo nel sistema di welfare territoriale. In un momento storico in cui le povertà sono sempre più diffuse e le difficoltà delle famiglie si concentrano spesso sulla soddisfazione dei bisogni primari, l’intervento di realtà private può fare la differenza nel rendere disponibile l’accesso a servizi che, pur non essendo strettamente necessari, sono sicuramente importanti per il benessere psico-fisico e la crescita sociale degli individui. Questo approccio assume una rilevanza ancora maggiore quando in gioco c’è il lavoro con bambini e ragazzi. Le esperienze vissute nell’infanzia e nell’adolescenza, infatti, hanno un impatto duraturo sulla formazione della personalità e sullo sviluppo delle proprie competenze sociali. Offrire a minori in situazioni di difficoltà l’opportunità di vivere esperienze positive e arricchenti significa investire nel loro futuro e, più in generale, nel futuro di una comunità.
Il valore reciproco dell’inclusione
Uno degli aspetti più significativi dell’esperienza di Costa Edutainment è la scoperta del valore reciproco che caratterizza gli incontri con le persone con fragilità. Come spesso accade nei contesti di inclusione sociale autentica, ci rendiamo conto che questi momenti di incontro sono anche per noi straordinarie occasioni di crescita. La gioia negli occhi delle persone che ospitiamo ci porta a riflettere sul senso profondo che ha il nostro lavoro, che supera ogni indicatore di risultato economico o di performance. Questa dimensione emotiva e relazionale trasforma il lavoro quotidiano in qualcosa di più profondo: la possibilità di contribuire concretamente al benessere delle persone, di costruire ricordi duraturi e di favorire processi di apprendimento che vanno ben oltre la semplice trasmissione di conoscenze. In questo senso, Costa Edutainment realizza pienamente la propria mission di “far vivere esperienze uniche”, declinandola in una chiave sociale che arricchisce sia chi riceve sia chi offre il servizio.
Un modello replicabile
L’esperienza maturata da Costa Edutainment nella “S ” (social) dei tre pilastri della sostenibilità (ESG) rappresenta un modello potenzialmente replicabile in altri contesti e settori. La combinazione di competenze tecniche specifiche, sensibilità sociale e capacità di ascolto del territorio può essere trasferita e adattata a diverse realtà imprenditoriali, contribuendo alla diffusione di pratiche inclusive anche nel privato. L’obiettivo futuro è quello di consolidare ulteriormente questa dimensione sociale, ampliando la rete di collaborazioni e sviluppando nuovi strumenti di intervento per raggiungere un numero sempre maggiore di persone in situazione di fragilità. In conclusione, l’impegno di Costa Edutainment dimostra come sia possibile coniugare successo imprenditoriale e responsabilità sociale, trasformando l’intrattenimento in uno strumento di inclusione e crescita collettiva. La strada intrapresa conferma che, quando le imprese assumono un ruolo attivo nel tessuto sociale, i benefici si estendono ben oltre i confini aziendali, contribuendo allo sviluppo di una società più equa e inclusiva.●
Simona Bondanza è Head of Sustainability, Costa Edutainment
Vanni Oddera con Deborah Rodighero
di Marco Toffolutti
Ciapanò!
A cosa siamo disposti a rinunciare?
Sono nato analogico, e in anni in cui l’offerta televisiva non era ampia come oggi capitava con una certa frequenza che la poca offerta fosse fatta di programmi indigeribili; in quelle serate sbucava dal cassetto un mazzo di carte, carte che mio padre ha sempre vissuto come strumento di stimolo ed educazione e quindi sapevo mi sarebbe toccata una lezioncina serale. Amava scopone e tressette, specialmente nella versione “a chi fa meno”, quello che i lombardi chiamano “ciapanò” e che nella mia visione di ragazzino era un assoluto controsenso: avevo proprio fastidio ad accettare che un bel 3 pigliatutto o un asso che vale 1 punto intero dovessero essere scaricati alla prima occasione perché altrimenti mi avrebbero “bruciato” e, infatti, finivo sempre avendo in mano tutti i pezzi che consideravo di valore, le ultime prese erano tutte mie e, con tutti quei punti, perdevo.
Visto che perdere non piace a nessuno per un po’ accettai, poi venne il momento della ribellione e solo al terzo passaggio cominciai a capire: nella vita può capitare di dover “buttare” quelli che pensi siano i tuoi assi perché la vittoria della partita, che è “bene superiore”, spesso richiede sacrifici.
Cosa c’entrano queste nostalgie da cinquantenne con la situazione che viviamo oggi?
Il mondo sembra pullulare di leoni alfa con testosterone alle stelle, pronti ad azzannare qualunque cosa capiti nel raggio dei loro denti. Esiste ancora qualcuno disposto a praticare l’arte della fermezza, che è forza abbinata a pazienza, quindi una forza predisposta all’attesa che la bontà delle proprie argomentazioni trovi la strada per affermarsi?
Ma, nei fatti, quanta pazienza possiamo ancora usare prima di essere travolti dagli eventi?
A giudicare dal ritmo in cui, ormai quotidianamente, le antiche certezze precipitano (almeno secondo i nostri canoni europei), si direbbe che la pazienza che possiamo permetterci è davvero poca; d’altro canto se decidi di salire sul ring anziché fare lo spettatore (seppur di prima fila), il primo passo è valutarsi: un peso piuma può anche provare a sfidare un peso massimo, per un po’ gli saltella intorno cercando di confonderlo, ma a suon di saltellare le gambe si stancano e quando devi rallentare basta che l’avversario riesca a sferrare un unico pugno per mandarti a tappeto, perché è troppa la disparità di forze. Che fare? Rinunciare? Figuriamoci, perché farlo? Sono un peso piuma? Mi chiudo in palestra e inizio ad allenarmi per far crescere i miei muscoli e salire di categoria: fattibile? Da peso piuma è un po’ difficile, ma se già riuscissi ad aggregarmi con altri pesi piuma/welters per diventare un bel medio o, meglio ancora, un medio-massimo, allora l’impresa potrebbe
anche riuscire. Di cosa stiamo parlando? Dell’unica prospettiva che abbiamo per passare da peso piuma a qualcosa di più consistente: l’Europa, questo sogno creato da chi aveva provato sulla propria pelle i danni dei totalitarismi e che sapeva pure come quei totalitarismi fossero in ultimo il risultato di secoli di rivalità, lotte e massacri, perché a chi viene da altre parti del mondo a darci lezioni di storia dovremmo rispondere che tutto quello che ci vuole insegnare qui è già stato vissuto nel corso dei secoli, e vissuto sulla pelle di chi ci ha preceduto, non solo per sentito dire.
Che fare, dunque? Riprendere il cammino interrotto con l’introduzione dell’Euro, perché è chiaro ci sia stata una certa illusione che la moneta unica sarebbe riuscita poi a fare miracoli in altri campi, ma, parafrasando D’Azeglio, bisognava intuire che “fatto l’euro bisognava fare gli Europei”; oggi siamo indubbiamente in un angolo, ma rinunciare allo storytelling che molti fanno di se stessi è davvero difficile: va preparato con urgenza un tavolo negoziale a Bruxelles e ognuno dei leader dovrebbe arrivare non con proposte roboanti, che si risolvono sempre e comunque nella difesa delle proprie coorti nazional-elettorali, ma con un foglio scritto in cui specificare a cosa sono disposti a rinunciare, quale dei propri, presunti assi sono disposti a sacrificare in favore della costruzione di una soluzione che porti avanzamenti, ad esempio verso il mercato unico dei capitali, la difesa comune, la politica estera comunitaria.
Questi fogli raccolti al centro del tavolo e qualcuno che comincia a leggerli ad alta voce: un approccio “ad excludendum”, non molto praticato, assolutamente avulso dal pensiero comune e sicuramente indigesto per chi invece è abituato a gonfiare il petto fino a sfinirsi pur di apparire più meritevole degli altri, salvo poi dover buttare fuori l’aria tutta insieme quando la cianosi arriva.
Chiaramente se i fogli risulteranno bianchi o senza veri proponimenti si prenderà atto che i passi avanti non sono all’ordine del giorno e “si salvi chi può”
Con una dose di buona volontà e sincerità, un simile approccio potrebbe invece funzionare per la nuova Europa che dobbiamo costruire: un’Europa che sia in grado di presentarsi forte nella fermezza dei propri valori, ma efficace nelle proprie soluzioni, un gruppo dove i singoli Paesi, compagni nella stessa squadra, siano consapevoli che, come nel rugby, prima di correre in avanti la palla va passata indietro.
Come era solito dire un signore che circa vent’anni fa inventò un oggettino che ha cambiato le nostre vite e che alloggia immancabilmente nelle tasche o nelle borse di ciascuno: “think different” ●
di Andrea Benveduti
Da filiera a sistema
Un approccio strategico per lo sviluppo industriale e la sicurezza energetica del Paese.
26 giugno scorso, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato presentato lo studio “La filiera della power generation italiana ”, realizzato da Ansaldo Energia in collaborazione con NE Nomisma Energia. Un appuntamento importante, che ha riunito istituzioni, imprese e rappresentanti del mondo associativo per riflettere su un comparto industriale strategico, ancora troppo poco conosciuto nella sua reale dimensione, ma centrale per il futuro del Paese. Lo studio nasce con l’obiettivo di mappare e quantificare in modo puntuale la filiera italiana della power generation (cioè delle imprese che forniscono macchinari e servizi per la produzione di energia elettrica), composta da quasi 200 imprese, di cui oltre il 60% piccole e
medie, con un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, un valore aggiunto superiore a 1,1 miliardi e circa 18.500 addetti. Ma, soprattutto, con una spiccata vocazione all’export, che rappresenta oltre il 60% del fatturato. L’ambizione di questo lavoro, però, non è stata soltanto descrittiva: lo studio si propone come uno strumento operativo a disposizione delle imprese, delle associazioni e delle istituzioni, con l’intento di rafforzare la coesione e la collaborazione all’interno della filiera e accompagnare il passaggio da un insieme di aziende specializzate a un vero e proprio “sistema” industriale, in grado di valorizzare le eccellenze nazionali, attivare sinergie e moltiplicare le opportunità di crescita.
Come ha ricordato il Ministro Adolfo Urso nel suo intervento: «L’energia è il motore del nostro sistema industriale ed è per questo che rappresenta una priorità strategica per il Paese. Oggi il gas continua a essere una componente centrale della produzione, ma la visione è chiara: costruire un mix energetico sempre più orientato verso le fonti rinnovabili e investire in una fonte continuativa e sostenibile come il nucleare di nuova generazione». Un percorso che chiama in causa non solo il tema della sicurezza energetica, ma anche quello della competitività industriale e dell’autonomia strategica nazionale ed europea. Il ruolo delle imprese capofila come Ansaldo Energia è cruciale in questo contesto. Grazie alla loro esperienza e capacità industriale e progettuale, possono agire da catalizzatori di sviluppo per un’intera catena del valore, sostenendo le PMI nell’accesso ai mercati internazionali, nella qualificazione delle competenze e nella capacità di attrarre investimenti. Lo studio evidenzia, infatti, come ogni euro di valore aggiunto generato dalla filiera della power generation attivi 4,5 euro sull’economia nazionale, e ogni posto di lavoro nel settore ne attivi altri 5,3. Dati che confermano l’importanza di investire in politiche industriali mirate, che sappiano valorizzare un comparto tecnologicamente avanzato, ad alta produttività e fortemente radicato nel tessuto produttivo italiano. Proprio per rafforzare questo legame tra grande impresa e PMI, nel dicembre scorso Ansaldo Energia ha siglato un protocollo di intesa con Confindustria Genova, finalizzato a promuovere azioni comuni di formazione, pro-
Lo studio sulla Filiera della power generation italiana
in numeri
Produttori di macchine per la produzione di energia elettrica e strumentazione elettrica connessa
196 aziende
3,5 Miliardi di euro di fatturato
1,1 Miliardi di euro di valore aggiunto
18,5 mila addetti
1,6 Miliardi di euro di valore aggiunto e 26,3 mila addetti generati nell’indotto
61,2% PMI (≤ 50 mln € di ricavi e < 250 addetti)
11,7% Micro imprese (≤ 2 mln € di ricavi e < 10 addetti)
53% in Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta
Effetto moltiplicatore:
4,5 euro generati per ogni euro di valore aggiunto
5,3 posti di lavoro generati per ogni occupato
Il documento integrale può essere consultato o scaricato a questo link: https://bit.ly/Studio_Filiera_Industriale
getti di open innovation e strumenti finanziari a supporto degli investimenti. Un’iniziativa che riflette la volontà di mettere in rete competenze e opportunità, favorendo uno sviluppo simbiotico tra imprese diverse per dimensione, ma unite da una comune vocazione industriale e tecnologica. Come ha sottolineato Fabrizio Fabbri, Amministratore Delegato di Ansaldo Energia: «Lo studio dimostra che la nostra filiera è un asset strategico per l’autonomia energetica e industriale del Paese, con ricadute occupazionali e tecnologiche di primissimo piano. Con questo studio abbiamo voluto dare un contributo a istituzioni, realtà associative e imprese per mappare questo comparto e contribuire a individuare strumenti per rafforzare la presenza italiana sui mercati internazionali».
Nel contesto globale, segnato dalla transizione energetica e dalla crescente domanda di elettricità, il comparto della power generation rappresenta un presidio fondamentale. Lo è per la capacità di trasformare diverse fonti energetiche in energia disponibile, ma anche per la possibilità di garantire stabilità alla rete, grazie a tecnologie flessibili e programmabili come le turbine a gas e, in un prossimo futuro, il nucleare di nuova generazione. Tecnologie che richiedono competenze avanzate, filiere strutturate e un’industria nazionale in grado di innovare e proporsi con successo sui mercati esteri.
Guardando avanti, sarà fondamentale consolidare l’approccio sistemico, promuovendo collaborazioni stabili tra imprese, istituzioni, enti di ricerca e mondo finanziario. Un esempio è il Piano Mattei per l’Africa, dove la filiera italiana della power generation può giocare un ruolo chiave nella costruzione di partnership durature, con importanti ricadute sia nei paesi destinatari sia per il nostro sistema industriale. Con questo studio abbiamo voluto porre le basi per un’azione strutturata, fondata su dati, visione e capacità di proposta. Perché una filiera forte è la condizione necessaria per una transizione energetica sicura, sostenibile e a misura di sistema Paese.●
Video integrale dell’evento di presentazione al MiMit del 26 giugno scorso: https://bit.ly/video-26-giugno25
Andrea Benveduti è Senior Vice President Public Affairs & Institutional Relations di Ansaldo Energia
di Michele Frignani
Ansaldo Nucleare ha avviato un Master Post-Laurea in tecnologie nucleari per formare una nuova generazione di tecnici altamente qualificati.
Il futuro
è adesso
In un contesto internazionale e nazionale in rapida evoluzione, segnato da crescenti fabbisogni energetici e dalla necessità di sicurezza degli approvvigionamenti e decarbonizzazione dei settori industriali, Ansaldo Nucleare è protagonista di una fase di significativa espansione, sostenuta da iniziative e progetti di rilievo strategico. Tra questi spiccano la costituzione di Nuclitalia - in collaborazione con Enel e Leonardo - per la scelta della miglior tecnologia nell’ambito degli Small Modular Reactor (SMR), la nascita del Consorzio EAGLES, dedicato alla progettazione del reattore di IV Generazione EAGLES-300, e la recente acquisizione del contratto di “life extension” dell’unità 1 della centrale di Cernavoda, in Romania, e di quello per il completamento delle unità 3 e 4 dello stesso impianto. Queste opportunità di medio e lungo termine consolidano un portafoglio già nutrito di progetti in ambito fusione e smantellamento impianti, in Italia e all’estero.
Questa è la prima manifestazione delle opportunità e delle sfide generate dal rinnovato interesse per il nucleare in Europa e in Italia, che impone un’accelerazione nella formazione e qualificazione delle competenze per contribuire
allo sviluppo tecnologico e operativo dell’azienda. In questo scenario si inserisce l’ambiziosa iniziativa di Ansaldo Nucleare, che ha avviato un Master Post-Laurea in Tecnologie Nucleari.
Questo programma, che avrà inizio a ottobre 2025, è stato progettato per formare giovani talenti nel campo delle tecnologie nucleari, offrendo loro un’opportunità unica di specializzazione e crescita professionale. L’iniziativa incontra le esigenze dell’industria nucleare europea, sempre più orientata all’innovazione tecnologica e digitale.
Il principale obiettivo del Master è fornire una formazione specialistica ai neoassunti, sviluppando competenze avanzate nel settore nucleare. Il programma mira a preparare professionisti capaci di partecipare alla progettazione di tecnologie, prodotti, componenti e sistemi per gli impianti nucleari, supportando nel contempo la visione strategica di Ansaldo Nucleare.
Il Master, della durata di 12 mesi, prevede 1.500 ore di formazione suddivise tra lezioni in aula e lavoro sul campo. Gli studenti avranno l’opportunità di approfondire le tecnologie nucleari attuali e future, con focus su fenomenologie,
impianti, sicurezza, ciclo termico e strumenti digitali. La struttura del programma garantisce il pieno equilibrio tra formazione in aula e project work operativo.
La formazione, progettata con il Politecnico di Milano, si svolgerà presso la sede di Genova di Ansaldo Nucleare, con il supporto di partner accademici di alto profilo come l’Università di Genova, il Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Il programma ha suscitato un notevole interesse, generando più di 300 candidature. Tra le università più rappresentate fra i candidati, laureati in Ingegneria, Fisica e Chimica, figurano l’Università degli Studi di Genova (70 candidati) e il Politecnico di Milano (63 candidati).
Dopo un rigoroso processo di selezione, che ha valutato la motivazione e le competenze tecniche, sono stati scelti i 28 migliori candidati.
I partecipanti al Master saranno inseriti in un settore in forte espansione, contribuendo alla transizione energetica e alla crescita sostenibile.
Con questa iniziativa, Ansaldo Nucleare conferma una visio-
ne strategica e sostenibile, fondata sulla valorizzazione delle competenze e sulla promozione di una cultura aziendale orientata alla crescita professionale delle persone.●
Michele Frignani è Head of Nuclear Technologies and Product Development, Ansaldo Nucleare
Centrale nucleare di Cernavoda in Romania
Forma
e sostanza
A Piccapietra, la sede di Banca Passadore appena ristrutturata è un palazzo green e innovativo. Nuovi servizi per clienti e dipendenti, e una spiccata attenzione all’ambiente.
Per rispondere alle crescenti esigenze di nuovi spazi legate all’espansione di Banca Passadore, negli ultimi anni il palazzo della Sede di Genova è stato oggetto di importanti interventi di ampliamento. Gli importanti lavori di ristrutturazione, avviati nel 2020, hanno portato alla realizzazione di due nuovi piani destinati a uffici, zone hospitality e locali per il welfare aziendale. Non solo: l’intervento ha permesso di ripensare l’edificio in chiave moderna e funzionale, ottimizzando gli spazi e creando un ambiente di lavoro stimolante e all’avanguardia, oltre a una significativa riqualificazione energetica dell’edificio, che contempla l’utilizzo delle tecnologie più innovative in tema di sostenibilità ambientale.
Il quinto piano, in parte destinato a nuovi uffici, ospita una prestigiosa area lounge. L’ambiente si completa con un angolo bar e un raffinato ristorante, pensati per offrire momenti di convivialità esclusivi con la Clientela.
Durante la bella stagione, è inoltre possibile apprezzare il panorama cittadino dal nuovo “Roof Garden”, situato sulla sommità dell’edificio. Il giardino pensile, con alberi di ulivo e siepi sul tetto, è un’oasi verde nel pieno centro della città, ed è dotato di un avanzato sistema di recupero delle acque piovane che, dopo essere filtrate, vengono riutilizzate per l’irrigazione.
In continuità con l’impegno della Banca verso le tematiche ambientali, sul tetto del palazzo sono stati installati 105 pannelli fotovoltaici da 550W, posizionati sulla falda inclinata, oltre a 200 piastrelle fotovoltaiche da 80W posate sul terrazzo, con una produzione di energia annua stimata in 75MWh grazie all’irraggiamento solare.
È stato installato anche un impianto geotermico per la climatizzazione dell’edificio che può produrre una potenza pari a 70kW termici/frigoriferi. Le 12 sonde arrivano ad una profondità di 100 metri e utilizzano la stabilità del calore presente nel sottosuolo come fonte di scambio termico.
I bruciatori a gasolio, risalenti agli anni ‘80, sono stati
abbandonati e sostituiti da 4 pompe di calore ad alta efficienza e basso impatto acustico, riducendo significativamente le emissioni e migliorando la sicurezza dell’edificio. La Banca, inoltre, dedica da sempre una grande attenzione alle iniziative di welfare aziendale che favoriscano il miglioramento dell’ambiente di lavoro, dello spirito di gruppo e del senso di appartenenza. Così, in occasione dei recenti lavori di ristrutturazione, è stata realizzata una moderna “trattoria” per il personale della sede: i dipendenti della Banca hanno la possibilità di prenotare il proprio pasto in modo semplice e rapido, grazie ad un’app dedicata, potendo scegliere se consumarlo sul posto o ritirarlo per l’asporto. In aggiunta all’area con tavoli e ombrelloni presente sulla terrazza del terzo piano, è stata allestita una sala dedicata ai momenti di relax dei dipendenti, con tavolo da ping pong, calciobalilla e angolo TV.
In tema di servizi welfare, coordinati da una specifica funzione aziendale, prevedono tra l’altro: un asilo nido interaziendale per le famiglie residenti in Genova e contributi-asilo per i non residenti; il “Servizio Concierge” interno, a disposizione del personale per il disbrigo di commissioni e il ritiro della spesa, ordinabile dalla propria postazione di lavoro; una “Area Fitness” presso la Sede di Genova, dotata delle più moderne attrezzature e trainer specializzato; vari eventi sportivi e sociali dedicati al personale, tra cui la “Giornata dei bambini” dedicata ai figli dei dipendenti.
Nel 1965, quando fu inaugurata la sede, fece scalpore la realizzazione dell’autosportello bancario “drive-in”, ispirato a un modello statunitense, che offre alla Clientela un comodissimo servizio per effettuare le operazioni bancarie, e si integra oggi con l’autosilo meccanizzato da 95 posti auto, disposti su 6 piani sotterranei.
L’autosilo è stato recentemente oggetto di un completo restyling a livello impiantistico: adotta le più avanzate tecnologie digitali e di robotica per la completa automazione di tutte le procedure di parcheggio; è inoltre interamente alimentato con energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili. Nel nuovo autosilo è stata prevista un’area totalmente green, che accoglie 3 postazioni di ricarica elettrica per le auto della Banca e dei Clienti, una rastrelliera per le biciclette dei Clienti e dei Colleghi e biciclette elettriche di proprietà della Banca.
Gli altri interventi di ristrutturazione effettuati riguardano l’illuminazione (sostituzione di tutte le luci con luci LED); la mobilità verticale (sostituzione di cinque ascensori esistenti con ascensori a basso consumo e installazione di tre nuovi ascensori); l’involucro edilizio (sostituzione di tutte le finestre del palazzo per migliorare l’isolamento termico); le infrastrutture tecnologiche (spostamento del locale UPS e dei generatori diesel per ottimizzare gli spazi e la sicurezza); l’impiantistica (rifacimento integrale degli impianti elettrico e di climatizzazione); la sicurezza (adeguamento normativa antincendio in tutto il palazzo), l’accessibilità (creazione a ogni piano di bagni riservati ai disabili); gli spazi di lavoro (installazione di nuovi pavimenti e nuove pareti mobili in tutti gli uffici operativi); la qualità dell’ambiente (sistema di purificazione dell’acqua) e la protezione dell’edificio (sistema di pompaggio acqua nei fondi del palazzo, a protezione dagli allagamenti).●
di Massimo Morasso
condiviso Saper fare
Il rapido, irrefrenabile avvento di tecnologie sempre più intelligenti e performanti sta trasformando in profondità anche il settore edile. Oggi, grazie a macchine di ultima generazione e a sofisticati software di progettazione e monitoraggio, l’industria delle costruzioni è all’alba di una nuova era, destinata a rivoluzionare tutti gli aspetti del processo produttivo. In un contesto in vertiginosa evoluzione, Cosme Spa ha tutte le carte in regola per assumere un ruolo d’avanguardia, in prospettiva non soltanto regionale. Negli ultimi anni, la “storica” azienda della famiglia Zaffiri ha messo in atto, infatti, percorsi di revisione strategica con significativi investimenti nell’innovazione dei processi e delle tecnologie con l’obiettivo di conseguire nuovi ambiziosi traguardi nella sicurezza, nell’efficienza e nella competitività. “Genova Impresa” ha già dato conto in altre occasioni di alcuni degli step più marcanti dello sviluppo di Cosme: dall’apertura del suo avveniristico Polo formativo, nel 2020, alla creazione, nel 2022, di Seestar, la startup in-house che ha concepito e implementa un avanzatissimo software gestionale interno. Alla spinta decisa verso la piena digitalizzazione degli strumenti direzionali e dei diversi iter produttivi di quella che, ormai, è a tutti gli effetti una società “multiservice”, ha corrisposto intanto una crescita costante, basata sulla diversificazione - sia dei clienti (recente, l’avvio dell’importante collaborazione con Italgas) sia delle attività (un esempio per tutti, l’acquisizione, nel 2023, della Soiltec, rinomata società di perforazioni, scavi e palificazioni).
Simone Zaffiri offre una panoramica generale della pianificazione imprenditoriale in atto: «Per rispondere con soluzioni all’altezza dei tempi alle nuove sfide, stiamo puntando senza tentennamenti sull’innovazione tecnologica, a più livelli. Siamo consapevoli del fatto che il settore dell’edilizia ha un ruolo determinante sull’impronta ecologica globale e sta vivendo un’importante metamorfosi. Come azienda, grazie ai nostri sessant’anni di attività e a una governance fortemente orientata a investire in innovazione tecnologica, siamo pronti a dare il nostro contributo per far fare un salto di qualità all’intero comparto nel quale operiamo. Anche grazie alla partnership “strutturale” che abbiamo con il gruppo Iren, che fino a poco tempo fa è stato il nostro principale committente, siamo da sempre molto attenti alla sostenibilità ambientale. Iren per noi è stato, ed è ancora, un modello, e ci ha dato gli spunti per crescere e sviluppare col tempo un know-how tutto nostro: un “saper fare” che corrisponde, ormai, anche a una visione. Oggi, nello specifico, stiamo lavorando alla costruzione di un connubio felice fra innovazione e sostenibilità ambientale, tramite lo sviluppo di nuove tecnologie e l’attivazione di collaborazioni con aziende di massimo livello - in primis Iren, appunto, ma, da un anno circa, nel nostro portafoglio clienti è entrata anche Italgas, con la quale stiamo crescendo molto, intrattenendo un ottimo rapporto di sinergia reciproca. Per riassumere in poche parole quella che è una vera e propria strategia multifocale in corso d’opera, stiamo dando vita a diverse progettualità e attività finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale e alla digitalizzazione delle reti di sicurezza sui cantieri».
Alla guida dell’azienda, insieme a papà Giorgio e a Simone c’è Daniele, l’informatico di famiglia. A lui si deve, 25 anni fa, la creazione del software multitask che sta alla base dello spin-off Seestar e che monitora e supervede l’intera filiera gestionale e produttiva dell’azienda (dalle paghe alla contabilità industriale, dal budget ai cronoprogrammi...). Dal suo grandangolo tecnico, l’impegno in innovazione e sicurezza va a coincidere con il focus di Cosme sull’ingaggio della filiera, la cosiddetta “supply chain ”, o catena di approvvigionamento, cioè a dire l’insieme di tutte le attività e processi che portano un prodotto o servizio dal fornitore al cliente finale: «In Liguria Cosme ha ottenuto la certificazione di sostenibilità da parte di Synesgy diventando capo filiera dei nostri fornitori. Abbiamo reclutato già il 50% della nostra filiera, e questo è un risultato eccellente in relazione, soprattutto, alla dimensione delle aziende liguri, che sono realtà tendenzialmente piccole o micro, e che è dunque difficile portare a standard elevati. Noi ormai siamo diventati i collettori tra i grossi player - le pubbliche amministrazioni e le multiutility - e il resto del tessuto produttivo. Fare da collanti tra questi due mondi, contigui ma diversissimi, comporta un’organizzazione e un impegno considerevole, che va a toccare i temi e le problematiche cruciali della parità di genere e della responsabilità sociale e ambientale... Anche perciò, ci siamo “attrezzati” con un pacchetto rilevante di certificazioni tecniche: allo stato, abbiamo 13 standard ISO certificati oltre ai due standard ambientali. Ora, si tratti di grandi opere o di lavori rutinari di piccolo calibro, siamo perfettamente in grado di censire i singoli impatti, riducendoli in termini di emissioni e rile-
vando quel che resta per poterlo controbilanciare e, grazie alla nostra tecnologia, riuscendo ad allocare con precisione i valori in termini di compensazioni».
Una qualità di Cosme che merita di essere sottolineata è l’interconnessione del suo ciclo produttivo con il territorio. In un settore che storicamente è fra i più difficili da trasformare, l’edilizia stradale e civile, l’azienda sta dando corso a una virtuosa interazione, che un tempo si sarebbe definita forse di politica imprenditoriale “glocale”: mettono a disposizione i propri asset e le proprie competenze high-tech di ultima generazione in attività ad ampio raggio, consentendo a clienti e utenti (a conti fatti, il 60% circa dell’intera cittadinanza ligure) di usufruire, nella sede dell’azienda in via Gualco, di un’eccezionale esperienza formativa e, sul territorio, di una copertura capillare ed efficace, sia sui cantieri sia nel business delle manutenzioni e del pronto intervento su impianti del gas e del ciclo idrico.
Il Polo formativo dell’azienda, da centro di educazione professionale del personale interno, è diventato rapidamente un fiore all’occhiello dell’offerta formativa in Liguria. Unico centro in regione nel quale in una sola struttura (di ben 5.500 mq) si trovano aule didattiche, campi prova con scenari di test realistici ricreati ad hoc e macchinari e attrezzature per fare pratica e simulare situazioni di pericolo, il Polo contiene anche una riproduzione di tutta la rete cittadina del gas: dalla cabina di regolazione - cioè da dove parte la distribuzione alle reti - alle colonne montanti fino ai contatori a casa dei singoli utenti. Mentre le sei sedi dell’azienda (due a Genova, due nel Tigullio e due alla Spezia) e gli oltre 60 presidi operativi attivi h24 sette giorni su sette riescono a rispondere a esigenze di organizzazione e reperibilità che non sarebbe possibile gestire senza l’apporto fondamentale della tecnologia. Che, in forma di hardware e software presenti su tutto il ciclo produttivo (dall’ingegneria di progetto al cantiere e viceversa), grazie alla digitalizzazione e, quindi, al ricorso alla sensoristica, riesce a dare una vista a tutto tondo, in tempo reale, dello stato dell’avanzamento lavori sull’intera linea di produzione e a garantire alti livelli di sicurezza del personale.●
Genova Impresa - Luglio / Agosto
Simone e Daniele Zaffiri
Dare
fiducia
SIE investe sul futuro con il progetto di Academy aziendale.
di Matilde Orlando
A Genova è nata una nuova Academy aziendale, e sta già dando i suoi frutti.
Si tratta del progetto di SIE, azienda che fornisce soluzioni integrate per costruzioni elettriche e strumentali industriali che, in collaborazione con Gi Group, ha dato vita all’Academy per Manutentori Elettromeccanici, un percorso formativo interno e finalizzato alla qualificazione di nuove figure professionali in azienda, specializzate nel settore elettrico industriale.
A parlarci dell’aspetto professionale e umano dell’Academy è Filippo Damonte, Responsabile del Personale Operativo di SIE e referente dell’iniziativa.
Partiamo dal principio: come è nato il progetto di Academy aziendale?
Come la maggior parte delle cose, anche l’Academy di SIE è nata da un’esigenza. In questo caso, quella di colmare un vuoto generazionale in azienda. Avevamo bisogno di creare un substrato di persone che potessero costituire la base operativa del futuro. Il primo passo è stato quello di selezionare alcune giovani figure in ambito meccatronico, sulle quali investire: abbiamo coinvolto 9 ragazzi di età compresa tra i 19 e i 30 anni. Tre di loro erano recentemente entrati a far parte di SIE, gli altri sei invece sono stati assunti al termine del percorso formativo. L’obiettivo era fornire loro basi solide e a tutto tondo, creando le condizioni per un inserimento efficace in azienda.
Così, tra dicembre 2024 e gennaio 2025, i ragazzi hanno preso parte al programma di formazione: 80 ore complessive, suddivise in due sessioni a settimana da 8 ore ciascuna, erogate direttamente in azienda e in officina.
zione per test su cavi e apparecchiature elettriche ed elettroniche. La parte tecnica si è aggiunta alla formazione generale e specifica che l’azienda assicura a tutti i collaboratori, come quella, fondamentale, sulla sicurezza nell’ambiente di lavoro e sulla disciplina delle risorse umane applicata ai cantieri.
Ad ogni modo, formare a livello “tecnico” i ragazzi per il mestiere è stato uno dei principali obiettivi dell’Academy, ma non l’unico. Una parte del percorso formativo, più trasversale ma comunque fondamentale, è stata dedicata all’orientamento e all’integrazione nel nostro ambiente di lavoro.
Come avete affiancato i ragazzi nell’effettivo inserimento lavorativo e quali sono stati i risultati di questo percorso?
Per i più giovani il passaggio dal mondo della formazione a quello del lavoro rappresenta un salto epocale verso una nuova fase della vita, conosciuta perlopiù per sentito dire. Appena usciti da scuola, si rischia di avere una percezione parziale del mondo del lavoro; perciò è molto importante che in azienda nulla sia dato per scontato e che ci siano figure di riferimento che trasmettano fiducia, orientamento, indicazioni e sicurezza ai neoassunti.
Il percorso non ha coinvolto solamente i ragazzi: la formazione infatti è stata tenuta da figure senior interne a SIE, favorendo un apprendimento completo e aderente alle specificità aziendali. Con i colleghi, sette in tutto, abbiamo sviluppato il programma e ci siamo suddivisi le docenze, secondo le aree di competenza di ciascuno.
Quali temi avete affrontato nella formazione?
I partecipanti all’Academy hanno avuto modo di sviluppare competenze tecniche e operative trasversali, con un focus su progettazione, preventivi, gestione della qualità, sicurezza e normative HR.
Più in dettaglio, dal punto di vista tecnico ci siamo concentrati sulla costruzione, installazione e manutenzione di impianti elettrici e sistemi integrati per siti industriali (acciaierie, porti, aziende del terziario e Oil &Gas), fino ai servizi per l’automazione industriale.
Con lezioni teoriche e prove pratiche, abbiamo trattato le principali attività che i ragazzi si troveranno ad affrontare sul lavoro: da come realizzare terminazioni di MT e BT alla lettura di schemi elettrici fino alla ricerca e risoluzione dei guasti. Abbiamo completato il percorso con nozioni di elettrotecnica ed elettronica applicata, e la relativa messa in pratica con esercitazioni in officina sull’uso di strumenta-
Con questa convinzione, abbiamo fornito ai partecipanti dell’Academy un’introduzione generale al mondo del lavoro, affrontando tutti i concetti necessari, ed è stato utile che le docenze siano state curate da professionisti interni perché hanno saputo trasmettere la visione di SIE e come si articola, qui, la vita aziendale. Da grandi a volte non ce ne rendiamo conto, ma arrivando in un nuovo ambiente lavorativo, sapersi orientare è il primo passo per potersi integrare, e di conseguenza stare bene e dare il meglio di sé. Nell’ambito delle docenze, con un approccio aperto al dialogo e al confronto, abbiamo parlato con i ragazzi di cosa bisogna mettere in campo nel lavoro, non solo dal punto di vista del “sapere” e del “saper fare”, ma anche come persone.
Per me e gli altri colleghi coinvolti nelle sessioni formative l’insegnamento è stato un’esperienza stimolante. I ragazzi erano volenterosi di imparare e conoscere, e questo è forse l’aspetto più importante per chi insegna. E poi, l’Academy è stata anche un’occasione di confronto e di scambio tra generazioni, mostrando che dai più giovani ci sono cose che a nostra volta possiamo imparare.
A qualche mese dalla conclusione delle lezioni, siamo molto soddisfatti degli impatti del programma: attualmente i ragazzi sono impiegati in affiancamento con personale esperto e lavorano con professionalità e competenza in diverse aree del nostro sistema.
L’Academy, insomma, sta dando i suoi frutti. Per SIE si tratta di un’esperienza altamente formativa e replicabile, che intendiamo promuovere anche in futuro, consapevoli che, come generazioni più esperte, abbiamo il dovere di valorizzare il potenziale dei giovani professionisti del futuro, dando loro strumenti e fiducia.●
Filippo Damonte
Prova
di coerenza
Comunicare la sostenibilità: la prima ricerca italiana sui siti aziendali premia trasparenza e concretezza. Cosa funziona e cosa manca nella comunicazione della sostenibilità online.
Valentina Vella
Le aziende premiate,30 Maggio 2025 - Foto: Paolo Mantovan
In uno scenario generale in cui i consumatori, gli investitori e i regolatori chiedono sempre più spesso alle aziende di rendere tangibile il proprio impegno per l’ambiente, il sociale e la governance (ESG), la capacità di comunicare la sostenibilità in modo chiaro, trasparente e accessibile rappresenta ormai un elemento strategico di competitività e reputazione. Proprio per fornire una fotografia aggiornata e scientificamente fondata di come le imprese italiane raccontano il proprio impegno sul loro canale digitale principale, ossia il web site istituzionale, si è svolto a Genova il 29 maggio scorso il primo CS-Comunicazione della Sostenibilità Awards - Best Website 2025, evento organizzato da TLC Web Solutions e Petercom, in collaborazione con il Sustainability Communication Centre dell’Università di Salerno. In questa occasione - incorniciata e valorizzata dalla sede di Banca Patrimoni Sella & C., main sponsor, è stata presentata la prima ricerca italiana sulla qualità della comunicazione della sostenibilità attraverso i siti web aziendali. Un’esperienza iniziata dalla nostra regione ma che è velocemente evoluta in un progetto nazionale che ora punta a diventare riferimento per il green branding e per contrastare il rischio sempre più concreto di greenwashing e greenhushing La ricerca, condotta tra settembre 2024 e aprile 2025 su un campione di 120 aziende appartenenti a otto settori merceologici strategici, rappresenta una novità assoluta, in quanto per la prima volta è stata misurata la comunicazione corporate, in particolare della sostenibilità, grazie all’identificazione di parametri affidabili e condivisi
dal mondo accademico e non solo. Alla base della valutazione c’è l’applicazione del modello OSEC (Orientamento, Struttura, Ergonomia, Contenuti), sviluppato dal Sustainability Communication Centre dell’Università di Salerno e utilizzato in esclusiva da TLC Web Solutions. I due partner hanno iniziato la collaborazione due anni fa. «Oggi le aziende hanno bisogno di comunicare il proprio impegno sulla sostenibilità per rimanere competitive, attrarre nuovi talenti, influenzare le scelte di acquisto o accedere a bandi privati o pubblici. Eppure, la gran parte delle aziende, come mostra la ricerca, sono ancora indietro rispetto alle richieste del mercato. Da comunicatori, sentiamo la responsabilità di accompagnarle in questo cambio di paradigma, permettendo loro di affrontarlo con le giuste competenze e con strumenti più adatti al nuovo contesto. Il modello OSEC risponde proprio a questo bisogno. Per la prima volta è possibile misurare la comunicazione d’impresa sulla base di standard condivisi e affidabili, permettendo alle aziende di definire strategie di comunicazione corporate in grado di sfruttare tutte le potenzialità all’interno di un perimetro sicuro, libero cioè da rischi di greenhushing e greenwashing», ha sottolineato Valentina Vella, Strategy Director di TLC Web Solutions durante il suo intervento.
Il modello scientifico OSEC valuta in modo strutturato quattro dimensioni fondamentali della comunicazione della sostenibilità: l’Orientamento, ossia la coerenza e la presenza dei valori ESG nella mission e vision aziendale; la Struttura, ossia la presenza di sezioni dedicate e strumenti di stakeholder engagement; l’Ergonomia, ossia la qualità dell’esperienza digitale e accessibilità delle informazioni; i Contenuti, ossia accuratezza, tracciabilità, aggiornamento e autenticità di quanto inserito nelle pagine del sito. I settori merceologici considerati nella ricerca sono: industria e tecnologia, terminal e merci, compagnie di navigazione, energia e utilities, biomedicale, agro e food&beverage, cosmesi e nutraceutica, nautica e yachting. Ogni azienda ha ottenuto un punteggio attribuito in base alla presenza o assenza di 64 indicatori oggettivi, con applicazione di penalizzazioni in caso di segnali riconducibili a greenwashing. TLC Web Solutions e UNISA hanno voluto offrire un riconoscimento alle aziende che hanno ottenuto il punteggio più alto nel proprio settore. Hanno dimostrato un approccio virtuoso e trasparente: ABB, Carbofin, D’Amico Group, ENI, Esaote, Gruppo Orsero, Icim International - BioNike, The Italian Sea Group. A sottolineare il valore culturale e simbolico del riconoscimento, è stato consegnato un oggetto d’arte commissionato da TLC Web Solutions alla Lele Luzzati Foundation, a testimonianza di un dialogo virtuoso tra impresa, territorio e creatività. L’evento di Genova ha avviato un percorso di networking tra imprese, istituzioni e professionisti della comunicazione destinato a diventare un appuntamento annuale fisso. Con il modello OSEC oggi si ha a disposizione uno strumento operativo per aiutare le imprese a migliorare la qualità, la trasparenza e l’efficacia della comunicazione digitale in ambito sostenibilità. Un supporto prezioso in un contesto sempre più attento e regolato, dove raccontare in modo corretto i propri impatti ambientali, sociali ed economici è non solo un obbligo reputazionale, ma un dovere etico. Informazioni dettagliate e la ricerca completa sono disponibili online: www.comunicazionedellasostenibilita.it ● (F.S.)
di Vincenzo
Cellario Serventi
Alberto Minoia, Amministratore Delegato di Stazioni Marittime
Genova Spa, spiega l’importanza di una gestione più efficiente e sostenibile dei flussi di passeggeri e merci da e verso il porto.
DEL TRENO Tutti i vantaggi
Il dati parziali del corrente anno confermano il porto di Genova quale uno dei principali hub del Mediterraneo, sia per quanto riguarda il traffico crocieristico che quello dei traghetti. Nel 2024 il terminal in concessione a Stazioni Marittime Genova Spa ha totalizzato quasi 4 milioni di passeggeri di cui 2,3 milioni di traghetti e 1,5 milioni di crocieristi. Alberto Minoia, amministratore delegato della società dall’ottobre 2022, sottolinea come il terminal abbia saputo gestire in modo strategico l’aumento dei traffici, «anche se oggi occorre fare un ulteriore scatto in avanti per rendere un servizio ancora migliore all’utenza, ossia agli armatori e ai loro passeggeri».
Per crescere ancora, secondo Minoia, «occorre utilizzare al meglio gli spazi in concessione, ottimizzando i flussi di traffico, sia di passeggeri che di merci in transito, sgravando la città dal congestionamento di migliaia di veicoli e il terminal dalla complessa gestione logistica di bus e autovetture, che rimangono parcheggiate nelle nostre aree per tutta la durata del soggiorno a bordo dei crocieristi».
«È interesse di Stazioni Marittime - aggiunge l’AD della Società - individuare, condividere con gli stakeholder e rendere operative nuove modalità per la gestione dell’afflusso e del deflusso dei passeggeri, che agevolino la sicurezza e il comfort per i viaggiatori medesimi, anche in un’ottica di sostenibilità ambientale dell’intero processo logistico».
Da un’indagine condotta da Stazioni Marittime, risulta che appena l’8% dei crocieristi arriva a Genova in treno, malgrado la vicina stazione FS di Genova Principe. Pertanto, nel mese di luglio 2024, è stato siglato un Protocollo di intesa tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regione Liguria, Aeroporto di Genova, Comune di Genova, Autorità di Sistema Portuale, Stazioni Marittime e Rete Ferroviaria Italiana finalizzato a migliorare il collegamento diretto tra la stazione ferroviaria e il terminal crociere allo scopo di rendere più fruibile e intuitivo il collegamento diretto tra i due hub. L’obiettivo è ridurre il numero di auto e bus di crocieristi agevolando l’accesso a Stazioni Marittime tramite la rete ferroviaria, intercettando anche i passeggeri che atterrano al Colombo e che potranno utilizzare il treno per raggiungere il terminal portuale. In sintesi, l’intervento di RFI (del valore complessivo di 5 + 3,5 milioni di euro, già finanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) si articola in due fasi: la prima prevede la realizzazione di un collegamento tramite scale mobili e ascensore tra la stazione FS “Principe Sotterranea” e l’ingresso di Stazioni Marittime con una riqualificazione complessiva delle aree interessate; la seconda fase consiste nella riqualificazione del sottopasso esistente di collegamento tra la stazione FS “Principe Sotterranea” e via Rubattino, prevedendo anche l’abbattimento delle attuali barriere architettoniche e la realizzazione di due nuovi ascensori. L’intero intervento è in corso e si prevede possa essere concluso entro il primo semestre 2026. «I lavori - precisa Minoia - sono mirati anche a rendere confortevole il collegamento diretto con la rete ferroviaria, oggi
sottoutilizzata dai nostri passeggeri. Per esempio, penseremo noi a trasferire i bagagli dei crocieristi dal Colombo o dalla Stazione di Genova Principe direttamente nelle cabine loro assegnate. Se riuscissimo a passare dall’8% al 20% dii crocieristi che raggiungono Stazioni Marittime con il treno, elimineremmo dal nodo stradale cittadino circa 200 autovetture per ogni nave da crociera, numero che moltiplicato per 300 “toccate” annue significherebbe evitare il transito in città di 60.000 veicoli». Una volta ultimati la nuova stazione FS “Erzelli” a Sestri Ponente e il tapis roulant di collegamento di quest’ultima con lo scalo aeroportuale, la scelta modale della ferrovia sarà ancora più incentivata per i crocieristi e i turisti in generale. Alberto Minoia tiene a evidenziare come questi interventi già in corso, che garantiscono la piena sintonia tra il business legato al turismo e la sostenibilità ambientale, rientrino in una serie di attività avviate nel Sistema “Porto di Genova”, tutte finalizzate ad aumentare la capacità ricettiva e, quindi, l’attrattività del porto: il potenziamento delle infrastrutture marittime, viarie, ferroviarie e di quelle di accesso all’aeroporto, l’ottimizzazione della viabilità nelle zone portuali e di collegamento con la città e con l’autostrada, la disponibilità dell’alimentazione elettrica da terra e la possibilità di rifornimento con combustibili alternativi per le navi ormeggiate e, infine, la digitalizzazione sempre più spinta della gestione degli ingressi in porto da parte di persone, auto, bus e mezzi pesanti. Per il buon successo degli interventi fondamentale è - e sarà - la collaborazione e la convergenza di tutti i soggetti coinvolti in queste attività.
Stazioni Marittime non solo punta a sgravare la città dal traffico veicolare dei passeggeri diretti al terminal, ma anche dal traffico merci. Oggi, dal terminal traghetti transitano circa 150.000 semirimorchi all’anno con destinazione prevalente Sicilia, Sardegna Spagna e nord Africa. Premesso che i grandi corridoi del nord Europa delle Reti Ten-T sono linee ferroviarie a standard europeo, ossia con sagoma PC-80 e quindi in grado far transitare i semirimorchi, una volta ultimato il Terzo Valico ferroviario - che rappresenta il terminale a sud del Corridoio Mare del Nord-Reno-Mediterraneo - anche Genova sarà raggiungibile da treni con sagoma PC-80, condizione oggi soddisfatta solo sui binari a nord della linea immaginaria che unisce Torino, Novara, Milano, Verona, Venezia, Trieste. Per questo motivo è fondamentale valorizzare anche l’“ultimo miglio” ferroviario, garantendo il collegamento della rete Ten-T - e quindi con sagoma PC-80 - sino al porto vecchio e, in particolare, al parco ferroviario Rugna-Bettolo, in modo da consentire il trasferimento su rotaia di un numero consistente di semirimorchi, con beneficio per il traffico veicolare dell’intero nodo genovese e, non ultimo, con beneficio dell’ambiente.
Se solo si riuscisse a trasferire su rotaia il 10% del traffico di semirimorchi in transito da Stazioni Marittime si eliminerebbero almeno 15.000 mezzi pesanti all’anno dalla rete stradale e autostradale genovese.●
Alberto Minoia
COMPE
Il progetto ECCELSI ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo di processi di simbiosi industriale a partire dai sottoprodotti.
Non si butta via niente
Il ruolo dei sottoprodotti nell’ambito dell’Economia circolare viene precisato nella Strategia Nazionale per l’Economia Circolare (SNEC), la quale evidenzia il legame tra i sottoprodotti e la promozione delle pratiche di simbiosi industriale.
L’Obiettivo 12 “Consumo e sviluppo responsabili” di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 promuove la gestione e l’uso efficiente delle risorse naturali e la riduzione della produzione di rifiuti. Entro il 2030 le organizzazioni sono invitate ad attuare prassi ecologiche che possano ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo. Uno degli stru-
menti più efficaci per perseguire tale obiettivo, in un’ottica di economia circolare, sono i sottoprodotti, ossia i residui di produzione che possono essere gestiti come beni e non più come rifiuti.
Il progetto ECCELSI (Economia Circolare Cooperativa Esercitando la Leva della Simbiosi Industriale) risponde alle principali sfide identificate dal Programma europeo Interreg Marittimo 2021-2027, cioè rafforzare la competitività e la sostenibilità delle PMI delle filiere strategiche del territorio transfrontaliero, favorendo lo sviluppo di processi di simbiosi industriale a partire dai sottoprodotti.
I partner di progetto, oltre a Confindustria Genova, sono
di Valentina Canepa e Greta De Muro
Fondazione ISI - capofila (IT), Scuola Superiore di Studi Universitari e di Perfezionamento Sant’Anna di Pisa (SSSA- IT), Confindustria Centro Nord Sardegna (IT), CCI de Corse (FR), CCI Nice Côte d’Azur (FR), Éa éco-entreprises (FR). Il progetto ha una durata di 36 mesi (è iniziato il 1º febbraio 2025 e terminerà il 31 gennaio 2028) ed è finanziato con circa 1.236.000 euro.
Principalmente i soggetti coinvolti dovranno adoperarsi per attivare un sistema di facilitazione della simbiosi industriale, monitorando i fabbisogni delle imprese e favorendo la costituzione di filiere circolari innovative.
Fondamentale sarà lo sviluppo di una piattaforma digitale per l’incontro di domanda e offerta di scarti e sottoprodotti, per facilitare lo sviluppo di filiere innovative e promuovere sistemi di gestione, recupero e riuso dei rifiuti. Nel corso del progetto saranno organizzate attività di capacity building volte a rafforzare le competenze di PMI e stakeholder sui temi della simbiosi industriale e a facilitare la nascita di collaborazioni tra i diversi attori dell’innovazione, del mondo imprenditoriale, della ricerca e delle istituzioni locali. Traguardo principale del progetto è identificare aziende del comparto industriale che generino dei sottoprodotti dal loro processo produttivo e aziende che li vogliano riutilizzare come materie prime del proprio processo produttivo. Per dare concretezza a quanto emergerà è previsto un finanziamento di progetti pilota di simbiosi industriale, coinvolgendo imprese e altri attori, al fine di testare l’utilizzo di sottoprodotti e scarti di produzione nei processi produttivi delle imprese, con valutazioni di Life Cycle Assessment (LCA) per misurare i benefici ambientali ottenuti. Ciascun partner finanzierà con quattro voucher da 10.000 euro altrettanti progetti pilota di economia circolare sul territorio di competenza. Il contributo potrà essere impiegato per la realizzazione, ad esempio, di prove tecniche, test chimici, analisi fisiche, studi di fattibilità. Per l’assegnazione dei voucher verrà redatto un bando transfrontaliero e saranno selezionati 24 progetti, distribuiti sulle regioni coinvolte dal progetto, e ogni progetto dovrà coinvolgere almeno due imprese. Per comprendere meglio il contesto in cui si innesta questo progetto è importante chiarire il significato di simbiosi industriale; nell’ambito del campo di ricerca sull’ecologia industriale, la simbiosi industriale si concentra sul flusso di materiali ed energia dalle economie locali e regionali. Si possono identificare tre modalità per condividere le risorse: condivisione infrastrutture, approvvigionamento condiviso di servizi e scambio di sottoprodotti. Proprio su quest’ultimo si concentrano le azioni di ECCELSI, che si fondano sulla collaborazione tra attori e le possibilità sinergiche offerte dalla vicinanza geografica. Per partecipare a ECCELSI l’azienda che genera i sottoprodotti dovrà avere lo stabilimento in Liguria ed essere piccola o media, mentre l’azienda ricevente potrà anche essere una grande impresa e avere lo stabilimento fuori dal territorio ligure.
Le prime filiere liguri coinvolte per un approfondimento sono quella delle attività estrattive e quella di produzione materiale isolante; saranno valutate successivamente anche le filiere agroalimentare, edilizia e cantieristica navale, energie rinnovabili.
Diverse aziende italiane hanno già avviato dei processi di simbiosi industriale riutilizzando sottoprodotti. Tra queste:
La simbiosi industriale tradizionalmente impegna industrie separate in un approccio collettivo a un vantaggio competitivo che coinvolge lo scambio fisico di materiali, energia, acqua e/o sottoprodotti, nonché servizi e infrastrutture condivisi a livello di parco industriale per ridurre l’impatto ambientale e i costi di produzione complessivi.n
Massard 2011; Pakarinen et al. 2010
Caviro Extra, con i sottoprodotti della lavorazione dell’uva (feccia e vinaccia) produce tartaro di calcio e acido tartarico naturale (utile ad esempio per l’industria agroalimentare, vitivinicola, farmaceutica e cosmetica); ogni anno raccoglie circa 370.000 tonnellate di mosti, feccia e vinaccia e reflui. Poi c’è Manifattura Maiano, che utilizza i cascami tessili provenienti dalla filiera della moda nei settori dell’edilizia, per la produzione di isolanti termici e isolanti acustici, e dell’arredamento, per la produzione di feltri e ovatte. Altro esempio è Bionap, che produce ingredienti nutraceutici per l’alimentazione, il settore cosmetico e la veterinaria. Il 50% dei suoi prodotti deriva da scarti vegetali che in precedenza non venivano riutilizzati, creando un problema sia per il territorio che per le aziende che li avevano originati, poiché comportano alti costi di smaltimento.●
I sottoprodotti sono materiali di scarto o rifiuti tradizionalmente eliminati che possono sostituire prodotti commerciali o materie prime. Gli scambi di sottoprodotti possono migliorare l’efficienza delle risorse di un’impresa sfruttando il valore economico intrinseco dei “rifiuti” e sono fondamentali nel passaggio dai flussi lineari a materiali e circolari di energia nei sistemi industriali, un obiettivo fondamentale dell’ecologia industriale. Per residui di produzione, si intende non solo materia, ma anche energia (es. calore altrimenti disperso).n
Ehrenfeld and Gertler, 1997; Graedel, 1996; Lowe and Evans, 1995; Tibbs, 1992
Pagina ufficiale del progetto: https://interreg-marittimo.eu/web/eccelsi
Per maggiori informazioni e/o ricevere supporto per l’identificazione di eventuali sottoprodotti e per la conseguente analisi normativa di fattibilità di riutilizzo, è a disposizione il Servizio Ambiente di Confindustria Genova:
Greta De Muro: gdemuro@confindustria.ge.it, Tel. (+39) 010 8338.587, Mob. (+39) 334 693 9789)
Genova Impresa - Luglio / Agosto
Per il neo presidente Luciano Tesorini sarà importante concentrarsi su scuola e lavoro, relazioni internazionali, infrastrutture.
Priorità
di mandato
“Servizi, opportunità e presenza”. Sono queste le tre parole chiave che guidano il primo mandato alla presidenza di Confindustria Imperia di Luciano Tesorini, eletto nel corso della parte privata dell’assemblea generale annuale dei soci svoltasi lo scorso 17 giugno presso la sede dell’associazione a Imperia, dopo che il Consiglio Generale lo aveva già designato lo scorso 4 giugno. Insieme a Tesorini, i soci hanno eletto anche i cinque vicepresidenti (Saul Convalle, Gilda De Villa, Paolo Di Massa, Christian Feliciotto, Gianni Silvano) che, con i due vicepresidenti delegati (Alessandro Bocchio per la Piccola Industria e Tommaso Mattioli per i Giovani Imprenditori), la past president Barbara Amerio e i consiglieri invitati (Attilio Ascheri, Carlo Carli, Roberto Arimondo, Walter Lagorio), vanno a comporre il
di Fabrizio Pepino
Luciano Tesorini
Barbara Amerio Foto:
Luciano Tesorini è nato a Sanremo nel 1976 e risiede a Vallecrosia con la moglie Alessandra, architetto, i due figli Lucrezia e Federico Mario. Dopo essersi diplomato geometra nel 1995, entra nell’azienda di famiglia fondata dal nonno Cavalier Ettore Tesorini nel 1910, l’impresa edile Tesorini Srl di Camporosso, di cui diventa socio nel 1999 e in cui si occupa principalmente del settore amministrativo e contabile e dell’acquisizione di nuove commesse, principalmente sulla zona della Costa Azzurra e presso il Principato di Monaco. Appassionato di mare, barca a vela e sci alpino, muove i suoi primi passi nel sistema confindustriale nel 2010, associando l’azienda alla sezione dei costruttori edili Ance Imperia. Consigliere di Ance Imperia dal 2014, dal 2017 ne è anche tesoriere. Dal 2018 al 2024 è stato vicepresidente di diritto di Confindustria Imperia e presidente del Gruppo Piccola Industria, svolgendo anche diversi ruoli di rappresentanza dell’associazione in diverse commissioni regionali di Ance e Confindustria Liguria.n
Consiglio di Presidenza che resta in carica fino al 2029. La lista dei consiglieri invitati, all’occorrenza, potrà ampliarsi nel corso dei quattro anni con nuovi imprenditori competenti su argomenti specifici che potranno essere oggetto di discussione del Consiglio di Presidenza. L’imprenditore edile Luciano Tesorini (Tesorini Srl, Camporosso) succede a Barbara Amerio (Amer Yachts Spa, Sanremo), non più eleggibile dopo due mandati alla guida degli industriali del Ponente Ligure.
«Sul fronte dell’attività interna all’associazione, l’obiettivo resta quello di continuare a fornire una gamma di servizi di base, erogati con criteri di efficienza e professionalità, che diano un valore aggiunto a chi ne fruisce in termini di personalizzazione, flessibilità e interdisciplinarità - ha detto Luciano Tesorini nel suo discorso di insediamento -. Per questo è doveroso un ringraziamento a tutta la struttura, guidata dal direttore generale Paolo Della Pietra, per il lavoro che svolge quotidianamente a vantaggio degli associati, per i quali avere in Confindustria l’unico soggetto di riferimento per ogni problema aziendale rappresenta un vantaggio fondamentale in termini di risparmio di tempo e contenimento di costi. Gli ambiti su cui punteremo sono formazione, aggiornamenti su bandi e certificazioni, ma anche proposte per innovare, dall’ambiente alla parità di genere». Per quanto riguarda l’attività esterna, invece, il nuovo numero uno degli industriali del Ponente Ligure ha sottolineato l’importanza della partecipazione attiva degli imprenditori non solo alla vita associativa ma anche a quella del contesto economico del territorio, in modo da contribuire alla creazione di importanti progetti per le loro attività e per l’economia locale, ricevere un’ampia gamma di informazioni, servizi e agevolazioni, perché solo con la presenza si possono cogliere al meglio tutte le opportunità offerte. «Il mondo imprenditoriale è in continua evoluzione, le aziende puntano sempre di più su giovani che abbiano la capacità di imparare in un contesto in costante trasformazione - ha continuato -. È necessario rafforzare un sistema scolastico professionale e imprenditoriale capace di fondere
innovazione, istruzione e inserimento nel mondo del lavoro. Mi piace pensare al domani con sguardo sempre vigile alla società, per questo siamo vicini al mondo della scuola proponendo incontri dedicati all’avvicinamento dei giovani al mondo del lavoro, dando continuità al progetto “Ragazzi in azienda” e riprendendo il progetto “Adotta un istituto” rivolto alle scuole tecniche».
In materia di sviluppo internazionale, Tesorini riparte dall’intuizione di rilancio della provincia di Imperia vista dal mare avuta dall’ex presidente Barbara Amerio, che proponeva una nuova prospettiva, un cambio di punto di vista per ripartire e guardare al futuro. Un’idea vincente confermata dal successivo arrivo dal Principato di Monaco e dalla Costa Azzurra di alcuni importanti investitori stranieri, che hanno indentificato nella riviera di Ponente un territorio dove poter sviluppare una serie di attività imprenditoriali legate alla nautica e al turismo.
«È giunto il momento di intensificare i rapporti con la vicina Francia e con il Principato di Monaco, abbracciando la visione di un territorio unico e interconnesso dove l’imprenditoria locale e quella monegasca o francese possano trovare il modo di collaborare reciprocamente e crescere - ha aggiunto -. Imperia è una provincia naturalmente orientata verso l’accoglienza di clientela internazionale grazie alla sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo; forte di questo vantaggio, Confindustria può aiutare il nostro tessuto imprenditoriale nel passare da una dimensione nazionale a una dimensione internazionale. Uno dei punti di forza delle piccole e medie imprese, infatti, è proprio la velocità di adattarsi ai mutamenti dei mercati facendo della specializzazione e dell’alta qualità le loro principali caratteristiche».
Non per nulla, negli ultimi anni, alcuni settori come l’agroalimentare, il turistico e il nautico si sono fortemente internazionalizzati grazie all’innovazione tecnologica e alle aggregazioni tra imprese, confermando il tratto distintivo della provincia di Imperia che storicamente si contraddistingue per una prevalenza delle esportazioni sulle importazioni, tanto da diventare leader di mercato aumentando la sua competitività sui mercati.
«Ciononostante, i nostri prodotti faticano a raggiungere gli hub di distribuzione e i turisti hanno evidenti difficoltà, se non impossibilità, ad arrivare - conclude -. Il mio mandato sarà sicuramente caratterizzato da una forte attenzione al tema molto complesso delle infrastrutture. Le tempistiche sono ormai mature per parlare di collegamenti con il basso Piemonte sull’asse viario della Statale 28 del Col di Nava, su quello del Tunnel di Tenda da poco riaperto, sul necessario raddoppio ferroviario tra Andora e Finale Ligure, sul progetto autostradale dell’Albenga-Carcare-Predosa, fino ai prolungamenti dell’Aurelia Bis. Come associazione abbiamo rilevato in questi ultimi anni la forte esigenza di creare un unico territorio tra la nostra provincia, quella di Cuneo e la vicina Costa Azzurra, per rilanciare strategie condivise non solo sulle infrastrutture transfrontaliere, ma anche su turismo, sanità e ambiente. Nei prossimi anni, anche grazie ai numerosi investimenti che ci auguriamo possano partire presto su Sanremo e Ventimiglia, il nostro compito sarà quello di creare le condizioni affinché tutto questo possa avvenire in tempi certi e portando ricchezza al territorio».●
Genova
Impresa - Luglio / Agosto 2025 65
Nuove opportunità per le MPMI liguri nel campo dell’innovazione.
“IAIA” Il Progetto
Confindustria La Spezia partecipa al progetto IAIA - Artificial Intelligence for Innovation and Access, un’iniziativa internazionale finanziata dal programma INTERREG Italia-Francia Marittimo, pensata per rafforzare la collaborazione e l’innovazione tra startup e MPMI (Micro, Piccole e Medie Imprese) in cinque territori confinanti: Toscana, Liguria, Sardegna, Corsica e Var.
I partner coinvolti oltre a Confindustria La Spezia sono: Kode, Sardegna Ricerche, CNR, Digital Innovation Hub Confindustria Toscana, European Digital Innovation Hub Corsica, TVT Innovation (Agence de développement économique de la Métropole Toulon Provence Méditerranée) e Scuola Superiore Sant’Anna, capofila del progetto. L’obiettivo generale è rafforzare la competitività del tessuto imprenditoriale transfrontaliero attraverso la creazione di una piattaforma AI per facilitare il matching tra imprese, e la diffusione e lo scambio di tecnologie innovative.
La prima fase sarà quella della mappatura, ovvero la raccolta dati attraverso questionari, interviste e siti web al fine di creare una rappresentazione digitale delle MPMI dei territori transfrontalieri dotata di metadati che le descrivano in termini di area operativa, capacità e competenze. Confindustria La Spezia si occuperà della Regione Liguria. Le informazioni raccolte daranno vita a un grafico interconnesso delle MPMI, base per lo sviluppo degli algoritmi di matchmaking AI. Questo permetterà di descrivere la complessità dell’ecosistema delle MPMI transfrontaliere con l’obiettivo di facilitarne l’interconnessione, lo scambio di know-how e l’estensione dei mercati di riferimento.
«Coinvolgere le nostre aziende è essenziale per capire il livello di adozione delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale. Il progetto IAIA nasce per misurare il grado di apertura al futuro delle imprese - afferma il presidente Mario Gerini - . La mappatura rappresenterà il primo passo del percorso triennale avviato il 1º febbraio 2025. Contatteremo migliaia di aziende liguri per compilare brevi questionari utili alle fasi successive del progetto, che abbraccia i settori chiave della nostra economia: blue economy, biotecnologie, energia e turismo».
Quali gli obiettivi e i risultati attesi? Il progetto nasce dall’esigenza condivisa tra i partner di progetto di sostenere la crescita delle imprese dell’area transfrontaliera, favorendo la nascita di reti di collaborazione capaci di affrontare insieme le sfide della competitività internazionale, della transizione ecologica e digitale e della crescente complessità dei mercati.
Tra i principali output previsti: 1) un tool digitale per l’incontro tra domanda e offerta di innovazione; 2) attività di sostegno nella preparazione
di domande di partecipazione ai bandi pubblici; 3) mappatura delle competenze delle imprese nei territori coinvolti; 4) iniziative di capacity building per diffondere la cultura dell’innovazione aperta; 5) creazione di progetti collaborativi e sostenibili, con ricadute concrete sulle filiere strategiche dell’area.
Come partner di IAIA, Confindustria La Spezia metterà a disposizione la propria conoscenza del territorio e il contatto diretto con le imprese, con l’obiettivo di coinvolgere le aziende liguri nelle attività del progetto, garantendo loro accesso a nuovi strumenti e reti di collaborazione nonché promuovendo l’adozione di pratiche innovative. Inoltre, in una fase successiva, è previsto l’accompagnamento delle imprese alla partecipazione a bandi pubblici, anche attraverso formazione, mentoring e affiancamento dedicato.
Confindustria La Spezia crede fortemente nel valore di questa iniziativa, che rappresenta un passo concreto verso un ecosistema imprenditoriale più integrato, innovativo e sostenibile. L’intelligenza artificiale e l’open innovation non sono solo strumenti tecnologici, ma leve fondamentali per creare nuove connessioni, condividere conoscenze e affrontare insieme le sfide del futuro.
«La cooperazione transfrontaliera tra Italia e Francia è essenziale per massimizzare l’efficacia delle iniziative innovative e creare un ambiente prospero per la competitività delle startup e delle MPMI in entrambi i paesi - aggiunge il presidente Gerini -. Vorrei terminare con una frase che ritengo importante per capire l’ottica di questo progetto: è importante quanto tu sia in grado di sfruttare le nuove tecnologie digitali, ma soprattutto è importante quanto sia in grado di farlo il tuo competitor. Ecco, grazie a questo progetto che favorirà anche l’accesso ai bandi pubblici che sostengono l’innovazione vogliamo colmare i gap competitivi dove verranno rilevati attraverso l’attività di mappatura che abbiamo avviato».●
Le imprese liguri di qualsiasi settore, startup e MPMI, interessate ad avere maggiori informazioni o a far parte del progetto possono consultare il sito dedicato
n https://interreg-marittimo.eu/it/web/iaia/
e contattare in Confindustria La Spezia:
n Andrea Calzolari
Area Sviluppo Impresa e Filiere Servizio 0187.725.216 - calzolari@confindustriasp.it
n Luca Cardini
Area Sviluppo Impresa e Filiere 0187.725.203 - cardini@confindustriasp.it
di Gilberto Volpara
Unione Industriali della Provincia di Savona
Turisti tutto l’anno
Nel mezzo di un’estate positiva, gli albergatori del ponente guardano già alle sfide dell’autunno, con l’obiettivo di una ricettività su 12 mesi.
Una primavera che in alcuni ponti ha fatto registrare il quasi tutto esaurito e un’estate che si sta rivelando molto buona. La provincia di Savona - primo territorio ligure per PIL turistico a livello ligure - accoglie turisti italiani e stranieri attratti da un’offerta sempre più variegata e competitiva. Non si tratta solo di numeri in crescita, ma del consolidamento di un modello di turismo consapevole che mette al centro l’esperienza, il paesaggio, la cultura e l’autenticità. Il savonese non è più soltanto una meta balneare. Si propone come un comprensorio integrato con un’identità turistica sempre più forte, articolata su segmenti diversi - outdoor, enogastronomia, turismo sportivo, turismo per famiglie, diportistica -, tutti sostenuti dalle condizioni pedoclimatiche e geografiche peculiari della Liguria. Lo conferma Carlo Scrivano, direttore dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona: «Abbiamo la fortuna di operare in un territorio che in pochi chilometri passa dal blu del mare al verde delle colline. Questo ci consente di proporre un’offerta turistica
Carlo Scrivano Stefania Piccardo
completa e coerente con la vocazione marittima, e l’outdoor, in particolare, sta diventando il motore principale di questa immagine internazionale. Finale Ligure è il comprensorio che include anche Pietra Ligure, qui i riferimenti europei per la mountain bike. Ma è tutta la provincia a seguire questa direzione, tessendo un’offerta che intreccia sport, natura, cultura e accoglienza. I turisti scelgono Savona per esperienze autentiche, lontane dal modello standardizzato e per l’attenzione alla valorizzazione del territorio». Secondo le stime dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona, il bilancio complessivo dell’estate si rivelerà “buono”. Prenotazioni e segnali dal mercato internazionale, soprattutto da Francia, Svizzera, Germania e Nord Europa, confermano un maggiore interesse per la Riviera di Ponente rispetto a quanto registrato nel 2024. Questo interessa a spingere la stagione oltre l’estate, perché settembre è consolidato come mese di alta affluenza e anche ottobre registra presenze significative grazie a un lavoro di destagionalizzazione. Accanto a mare e natura, il calendario degli eventi si conferma, infatti, uno dei punti di forza dell’estate savonese. «Alla base di questo modello operano sinergie importanti tra pubblico e privato: molti Comuni hanno adottato l’imposta di soggiorno in modo coordinato, reinvestendo una parte rilevante delle risorse in progetti di promozione, servizi, mobilità sostenibile e formazione degli operatori locali. Stiamo lavorando affinché i fondi derivanti dalla tassa di soggiorno vengano gestiti in modo condiviso tramite le Destination Management Organization - spiega Scrivanocosì da sostenere in maniera strutturata eventi, comunicazione e servizi turistici a livello sovracomunale. È un passaggio fondamentale per affrontare il turismo con una visione moderna e unitaria». Un esempio concreto di questa strategia integrata è la Tourist Card, lo strumento che molte strutture ricettive già distribuiscono gratuitamente ai propri ospiti. Rimangono alcune criticità da risolvere, in particolare sul fronte infrastrutturale: «Autostrade trafficate, collegamenti ferroviari da potenziare e necessità di migliorare i collegamenti aeroportuali, in primo luogo quelli da e per
Genova. Ma il percorso intrapreso è chiaro, e la provincia di Savona si conferma una delle realtà più dinamiche e reattive della Liguria in campo turistico». La strategia complessiva riguarda un turismo reale per 12 mesi all’anno. L’autunno, appunto, sta guadagnando importanza nel calendario turistico della Liguria, e la provincia di Savona guarda al 2025 con l’obiettivo di trasformarlo in una stagione da tutto esaurito. Dopo un 2024 chiuso con quasi 5,2 milioni di presenze - in linea con il trend positivo della regione, che ha superato i 16 milioni - il territorio rilancia la propria offerta. «Il 2024 ha confermato la crescita del turismo autunnale, con un aumento sensibile delle presenze straniere e un’estate che ha registrato un +10-15% nel savonese, soprattutto da mercati europei come Germania, Francia e Svizzera» commenta Stefania Piccardo, presidente dell’Unione Provinciale Albergatori Savona. La tendenza è confermata dai dati regionali: le presenze straniere in Liguria sono cresciute del 2,36% su base annua, con un +0,8% già nel secondo trimestre. «Segnali chiari di un interesse crescente anche nei mesi di spalla, quando il territorio può offrire il meglio del turismo “slow”: passeggiate tra borghi, degustazioni, esperienze nella natura e una proposta culturale diffusa. Il turismo, del resto, è anche un motore occupazionale fondamentale. Migliaia di lavoratori, stagionali e non, trovano nel comparto una fonte di reddito e di prospettiva», aggiungono gli albergatori. Ad accompagnare questo percorso, anche due leve concrete. Il nuovo Patto regionale per il lavoro nel turismo promuove maggiore stabilità contrattuale e continuità lavorativa oltre la stagione estiva. Allo stesso tempo, il censimento aggiornato delle strutture ricettive - insieme a misure per favorire la loro operatività annuale - aiuta a costruire una rete solida e pronta a restare aperta più a lungo. «Per prolungare davvero la stagione - conclude Piccardo - serve una regia condivisa che coinvolga istituzioni, operatori e associazioni. Dobbiamo valorizzare l’offerta enogastronomica, promuovere pacchetti mirati e sostenere chi investe per restare aperto anche dopo l’estate».●
di mano Strette
Piccole, Medie e Grandi imprese, insieme.
Anche nel 2025 le aziende associate si sono incontrate a Villa lo Zerbino per il “PMI Networking Evening”, l’appuntamento di inizio estate promosso dalla Piccola Industria di Confindustria Genova.
Un’occasione per conoscersi e confrontarsi, con focus sul rapporto tra Grandi Imprese e PMI e sul ruolo delle filiere. Quest’anno, infatti, l’opportunità di “networking informale” è stata preceduta dall’importante convegno nazionale “Filiere e PMI”, organizzato da Piccola Industria Confindustria. Sono stati presentati esempi concreti di collaborazione tra capo-filiera e PMI, approfondendo punti di forza e aree di miglioramento di questo ecosistema strategico, in cui le filiere rappresentano per le PMI la via maestra per la doppia transizione in atto.●
Il percorso dei GI per nuove idee di impresa, startup e scaleup.
Maria Anghileri, Presidente dei Giovani
Imprenditori di Confindustria, ha aperto i lavori del Convegno nazionale di Rapallo, sottolineando che «credere nei giovani significa creare le condizioni perché possano far nascere e crescere la loro idea di impresa anche qui in Italia. Per troppo tempo abbiamo pensato che il talento dovesse fuggire altrove per trovare ascolto. Noi stiamo cercando di dimostrare il contrario, che il talento, anche qui, può trovare casa.
Il sistema Paese però deve fare di più, serve un cambio di passo, una politica industriale che creda davvero nei giovani, un ecosistema che unisca formazione, capitale, mentorship, semplificazione burocratica e una cultura che non veda più l’imprenditore come un azzardatore solitario, ma come un motore di progresso collettivo».
Quest’anno il convegno nazionale dei Giovani Imprenditori a Rapallo ha ospitato la Finale di “Talentis - GI Startup Program 2025”
Ma facciamo un passo indietro: cosa è e come si articola Talentis?
Si tratta del progetto dei GI di Confindustria, che consiste in una serie di eventi, incontri e contest con l’obiettivo di rafforzare l’ecosistema dell’innovazione in Italia, dando visibilità alle nuove idee di impresa, startup e scaleup, e mettendo in connessione imprese, innovatori e investitori.
Le migliori startup correttamente candidate a Talentis vengono selezionate da una Commissione di esperti per partecipare alle 6 Tappe Preselettive su tutto il territorio nazionale, dove hanno la possibilità di presentare la pro-
pria idea di business davanti a una Giuria composta da imprenditori, investitori, accademici.
Le startup vincitrici di ogni Tappa Preselettiva e le migliori runnerup vengono poi convocate per partecipare a una delle due Finali in occasione dei due Convegni Nazionali dei Giovani Imprenditori, rispettivamente a Rapallo (13 giugno 2025) e Capri (10 ottobre 2025) dove si sfidano davanti a una Giuria d’Onore per concorre alla vittoria finale.
Chi si è sfidato - e chi ha vintoalla finale di Rapallo?
Le 6 startup finaliste che si sono contese i premi finali in occasione del Convegno Nazionale dei Giovani a Rapallo sono state:
• 3CK (www.3ckmed.com)
Best Runner Up
• A.D.A. (www.ada.srl)
Best Runner Up
• BeNewtral / ReHouseit (www.benewtral.com)
Best Runner Up
• Biotitan Nanotechnology (www.biotitan.it)
Vincitrice tappa di Torino
• Elementag (www.elementag.it)
Vincitrice tappa di Vicenza
• Lion Health (www.lionhealth.tech)
Vincitrice tappa di Milano
Tra queste, a vincere è stata la startup Lion Health, che opera nel settore health tech con un focus sulla nutrizione clinica. Sviluppa alimenti per pazienti con malnutrizione collegata a patologie severe (malattie infiammatorie croniche intestinali-MICI, malattie rare, oncologia e Alzheimer).●
Componenti della Giuria d’Onore
Patrizia Aste Amministratrice Delegata NORQAIN Italy
Fabio D’Angelo Presidente Studio Torta
Federica Danioni Managing Director Angels4Women
Andrea Gatti Socio Club degli Investitori
Marco Gay Presidente Esecutivo Zest Group
Fabrizio Landi Presidente RetImpresa
Shiva Loccisano Consigliere di InnovUp e Direttore di Almacube
Simone Molteni General Partner Primo Climate
Marco Nannini Vicepresidente Angels4Women e Presidente Angels4Impact
Maria Prete Co-Founder Ybab
Enrico Vignola Assistente del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e Capo dell’Ufficio generale Innovazione
Genova Impresa - Luglio / Agosto
Photo: Cristina Gavello
Dal segnoall’impresa
Un’idea vale 500, un’impresa vale 1000: la creatività tra segni e sistemi.
di Claudio Burlando
Nell’antica Grecia, il Delta, essendo la quarta lettera dell’alfabeto, equivaleva a dire anche 4, a seconda del contesto in cui veniva utilizzato. Nel mondo romano, invece, la D indicava il numero 500. Ma la sua forma non era solo un segno: era parte di una logica visiva. Il valore di 1000, in epoca antica, veniva tracciato non con il più recente M, bensì con il simbolo generato da due D speculari affiancate. In questa antica rappresentazione c’è molto più di un gioco grafico: c’è un’intuizione profonda. Ogni D è una metà, una frazione di un tutto che acquisisce senso solo nella somma, nella relazione, nel sistema. È un’immagine efficace per parlare di creatività imprenditoriale. Perché un’idea, anche se geniale, è solo una parte del valore potenziale. Come la D, rappresenta un’intuizione promettente, ma incompleta. Per generare trasformazione, quell’idea deve essere sviluppata, condivisa, organizzata e, soprattutto, deve essere comunicata; solo allora può diventare una M: un progetto compiuto, un’impresa.
La creatività non si esaurisce nell’atto solitario dell’invenzione, è un processo che vive di dialoghi, scambi, organizzazione. È questo il passaggio decisivo: la trasformazione dell’idea in progetto, del progetto in attività economica, dell’attività economica in impresa.
In Italia, l’articolo 2082 del codice civile definisce l’imprenditore come “colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”
Una definizione tecnica, ma essenziale: perché mette in evidenza che la creatività, per essere efficace e generativa, deve diventare attività organizzata. Non basta l’intuizione: serve struttura, metodo, visione gestionale. Anche l’articolo 2083, dedicato al piccolo imprenditore, sottolinea la dimensione professionale e familiare del lavoro creativo organizzato. È la dimensione dell’artigiano, del designer, dell’autore che costruisce valore attraverso la continuità e la condivisione.
La storia dell’innovazione è piena di figure capaci di incarnare questa sintesi. Pensiamo a Thomas Edison, Guglielmo Marconi, Adriano Olivetti, per fare qualche esempio, fino ad arrivare a Steve Jobs: creativi visionari, certo, ma anche imprenditori. Hanno saputo costruire attorno alle loro idee un vero e proprio ecosistema imprenditoriale: produzione, distribuzione, protezione della proprietà intellettuale, promozione; non solo creatività tecnica, ma competenze organizzative e comunicative.
In molti casi, questi pionieri hanno temporaneamente protetto le loro invenzioni, limitandone la divulgazione scientifica, per garantirne uno sviluppo industriale e commerciale. Il loro
obiettivo non era la sola scoperta, ma la trasformazione sociale che da essa poteva derivare. Oggi, questo approccio è ancora valido: senza una strategia comunicativa efficace, anche l’idea più brillante rischia di restare invisibile. L’idea è il punto di partenza e l’impresa è la sua struttura. Ma è la comunicazione pubblicitaria a renderla riconoscibile, desiderabile, accessibile; comunicare non è un’azione accessoria: è parte integrante della creatività imprenditoriale. Saper raccontare un prodotto, costruire un’identità di marca, suscitare emozione o fiducia nel pubblico significa dare voce e forma all’innovazione.
Pensiamo a come Steve Jobs presentava i suoi prodotti: ogni lancio era una messa in scena perfetta, in cui la tecnologia diventava esperienza. Oppure alle campagne Olivetti, che seppero fondere design, contenuto e cultura aziendale. L’idea, anche la più sofisticata, ha bisogno di linguaggio, di narrazione, di canali per raggiungere chi ne fruirà. Senza comunicazione, l’innovazione resta confinata; con essa, si espande.
La creatività imprenditoriale, poi, non si deve fermare alla persona dell’inventore, può estendersi all’interno dell’organizzazione, diventare cultura condivisa: un ambiente dinamico in cui le idee si contaminano, si perfezionano, si moltiplicano. L’impresa moderna è ancora più virtuosa se diventa un sistema aperto, in dialogo costante con il mondo esterno, ma anche con il proprio interno: collaboratori, progettisti, marketing, clienti. Ognuno porta un pezzo, una visione, una “D” da sommare alle altre.
Le imprese culturali ne sono l’esempio più evidente: organizzazioni che vivono della capacità di gestire contenuti, relazioni, sensibilità. Sistemi di conoscenza collettiva, dove l’innovazione non nasce mai da una sola voce, ma da un dialogo corale.
Come nella scrittura antica, anche nella cultura d’impresa ogni segno ha valore solo se si inserisce in una rete di significati. La D, da sola, rappresenta un’intuizione, ma è solo accanto alla sua gemella speculare che diventa M: mille; così è per l’innovazione: l’idea è un inizio, ha bisogno di impresa per diventare reale e di comunicazione per diventare pubblica, sociale, condivisa.
La creatività imprenditoriale si nutre di questi passaggi: dall’idea al progetto, dal singolo al collettivo, dal gesto all’organizzazione. Creatività, organizzazione, comunicazione sono i tre elementi che rendono completa un’intuizione, è lì che l’innovazione trova spazio. Ed è lì che può cambiare il mondo.●
Claudio Burlando è Direttore creativo, Componente del Gruppo Tecnico Cultura d’Impresa di Confindustria
PREMIO PER ESPERIENZE
DI PARTNERSHIP SOCIALI 2025
TRA IMPRESE E ENTI DEL TERZO SETTORE (ETS)
Celivo - Centro di Servizio per il volontariato di Genova e Confindustria Genova collaborano dal 2003, in forza di un protocollo di intesa, per favorire lo sviluppo di partnership territoriali tra imprese e mondo del volontariato/terzo settore.
Nel 2025, per il ventunesimo anno consecutivo, Confindustria Genova e Celivo bandiscono, il Premio per esperienze di partnership sociali tra imprese e Enti del Terzo Settore (ETS) - per dare un riconoscimento alle iniziative di collaborazione sul territorio della città metropolitana di Genova tra il mondo profit dell’impresa e il mondo non profit del Volontariato e del Terzo Settore, realizzate o comunque già avviate nel corso del 2025, entro la data di scadenza del Premio.
È ammessa esclusivamente la partecipazione di Imprese e Enti del Terzo Settore (ai sensi del D. Lgs.117/17), con sede nella città metropolitana di Genova.
La scheda di partecipazione e il testo del Premio sono reperibili sul sito del Celivo (www.celivo.it) e di Confindustria (www.confindustria.ge.it).
La scheda di partecipazione dovrà essere sottoscritta dai legali rappresentanti degli enti proponenti, e dovrà pervenire esclusivamente in formato elettronico entro e non oltre le ore 12 di venerdì 7 novembre 2025 all’e-mail celivo@celivo.it oppure pponta@confindustria.ge.it (La scheda potrà essere eventualmente arricchita con l’invio di un breve video di massimo 3 minuti che racconti sinteticamente il progetto).
La valutazione dei progetti presentati avverrà in base ai seguenti criteri e requisiti:
n efficacia e originalità dell’iniziativa;
n miglioramento degli aspetti sociali e ambientali, anche in relazione agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU;
n valore sociale dell’iniziativa nei confronti degli stakeholder;
n capacità di coinvolgere attori sociali diversi;
n trasferibilità e ripetibilità dell’iniziativa.
Il Premio sarà assegnato nel corso di un’iniziativa pubblica. Verrà assicurata in seguito massima visibilità a tutti i progetti partecipanti.
Confindustria Genova assegnerà un premio in denaro pari a euro 1.500 all’ETS capofila che avrà presentato il progetto vincente.
CELIVO - Centro di Servizio per il volontariato www.celivo.it - borgogno@celivo.it (Roberta Borgogno)
Facebook e Linkedin: Celivo - Centro Servizio Volontariato - Genova
Play list su Youtube https:// bit.ly/youtube-celivo
Progetti delle edizioni precedenti https:// bit.ly/archivio-premio-partnership
di Michela Ciarapica
Senza Il viaggio della conoscenza.
confini
Viaggiare. Una parola, un verbo che ti trasporta, non solo fisicamente, ma prima di tutto mentalmente. Il solo termine oggi è evocativo di luoghi lontani sia nel tempo che nello spazio, ti fa sognare di essere altrove, a vivere avventure straordinarie.
L’uomo nasce nomade, è quindi nella sua natura più profonda e arcaica che ritroviamo l’istinto di scoprire e conoscere nuovi luoghi. Inizialmente era una necessità imprescindibile, spinta dal bisogno di trovare cibo e riparo da molteplici pericoli. Mentre adesso quello che vogliamo scoprire non sono solo nuovi luoghi, ma le culture dei popoli che li abitano, come se ora dovessimo conoscere anche gli esseri umani e non solo gli spazi che essi vivono. Desideriamo esplorare nuovi orizzonti dove non scopriamo solo l’altro, ma impariamo i contorni del riflesso di noi stessi attraverso lo sguardo degli altri. Concetto che ritroviamo nel romanzo Palomar di Italo Calvino dove scrive: “La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di sé stesso”. Scoprire l’altro è, in fondo, un viaggio verso noi stessi. Le culture, che hanno caratterizzato i popoli avvicendatisi
nel tempo e nello spazio, iniziano a svilupparsi circa 70.000 anni fa, con l’avvento dell’Homo sapiens, che iniziò a formare strutture sociali sempre più complesse grazie alla Rivoluzione cognitiva, come spiega lo storico Yuval Noah Harari nel suo libro Sapiens. Da animali a dèi. In genere le comunità di Homo sapiens erano costituite da gruppi di 25-50 individui, eccezionalmente contavano un massimo di 150 membri che trascorrevano la loro intera esistenza in una dimensione collettiva in cui la solitudine e la riservatezza erano pressoché sconosciute. Non esistevano muri, porte o stanze, tutto era condiviso. Non esistevano confini
Questo stile di vita, con tutte le sue dinamiche sociali e culturali, muta drasticamente circa 12.000 anni fa con l’avvento della Rivoluzione agricola, che porta l’uomo a stabilirsi in un unico luogo. Iniziano a delinearsi concetti come l’individualità e la proprietà, rafforzati 5.000 anni fa con la nascita dei primi regni e delle prime grandi città. Non era più necessario spostarsi, anzi, farlo avrebbe comportato gravi rischi, l’abbandono di un luogo sicuro e di tutte le comodità a esso collegate.
Grazie a questo profondo cambiamento socioculturale
Francesco Gerolamo Ansaldo
Foto proprietà sig.ra Ansaldo
Vascello inglese illustrato da Francesco Gerolamo Ansaldo; fine 800
muta drasticamente la causa che spinge l’uomo a spostarsi. Non essendo più una necessità legata alla sopravvivenza, iniziano a esserci delle motivazioni che implicano consapevolezza e volontà, quali il commercio, la religione e le conquiste militari. Sembra quasi un controsenso, ma solo con la stabilità è diventato possibile viaggiare. E il viaggio come “scoperta dell’altro” si sviluppa lentamente, di pari passo con la presa di coscienza del mondo come spazio abitato da molteplici culture.
Ragionando da Europei quali siamo, possiamo constatare che la nostra storia di scoperta del mondo è dipesa principalmente dalla navigazione. Tra il 1500 e il 1800 fu proprio l’esplorazione marittima, portata avanti principalmente da Inglesi, Portoghesi e Spagnoli, a rivoluzionare il modo di viaggiare, ridisegnando il mondo sia geopoliticamente che culturalmente. In questo periodo vennero tracciate nuove rotte, basti pensare a Colombo che scoprì le Americhe nel tentativo di aprire una nuova via verso le Indie. Ma a differenza di altri, l’imperialismo europeo mirava non solo alla conquista ma anche alla conoscenza dei territori e dei popoli sottomessi, come spiega ancora Harari nel suo libro Sapiens. Il viaggio per mare è stato dunque lo strumento fondamentale attraverso il quale l’uomo ha potuto esplorare territori sconosciuti e scoprire nuove culture. Negli archivi di Fondazione Ansaldo si trovano innumerevoli documenti che raccontano, tra l’Ottocento e il Novecento, la storia della navigazione moderna, dalla costruzione delle navi alle tecniche di navigazione, fino ai commerci e alle migrazioni. Ma in questo mare di carta e inchiostro emerge una figura in particolare: quella di Francesco Gerolamo Ansaldo. Grazie ai suoi dettagliatissimi diari, sia personali che di bordo, lettere e disegni possiamo ripercorrere con lui lunghe rotte che lo hanno portato in luoghi lontani, come l’Asia e le Americhe. Nei suoi diari non troviamo soltanto annotazioni tecniche relative ai suoi viaggi, ma anche appunti scientifici, sugli animali e sui fenomeni climatici marini, e socio-antropologici riguardanti i passeggeri delle navi di cui era capitano, spesso migranti, e studi sulle culture e le popolazioni che incontrava, specialmente in Asia. Di recente pubblicazione è il libro Il capitano che trasportava gli emigranti. Francesco Gerolamo Ansaldo, 1857 - 1926 a firma dello storico Luca Lo Basso che, basandosi sui documenti custoditi in Fondazione, ha ricostruito la storia di Francesco Gerolamo Ansaldo. Nato a Genova nel 1857, e figlio di Giovanni Ansaldo (uno dei quattro fondatori dell’omonima azienda genovese), Francesco vive una carriera marittima ricca e avventurosa che testimonia perfettamente la sua epoca, caratterizzata dal decisivo passaggio dalla navigazione a vela a quella a vapore, dallo sviluppo industriale e dall’emigrazione di numerosi italiani. Rimasto orfano in giovanissima età fu affidato alle cure di uno zio che lo aiutò a intraprendere la carriera marittima. A soli 14 anni, nel novembre del 1871, si imbarcò come mozzo a bordo del bastimento Pietro Cerruti. Prese così avvio la sua lunga carriera marittima, che lo portò a diventare solamente 10 anni più tardi, esattamente nel novembre del 1881, capitano di lungo corso. Iniziò così a lavorare per la Navigazione Generale Italiana a bordo di bastimenti come il Giava, il Bormida e il Liguria . Ansaldo, come già accennato, ha lasciato moltissime testimonianze scritte, compresa una sua
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Disegno di alberature e manovre di Francesco Gerolamo Ansaldo; fine 800
Disegno di alberature di Francesco Gerolamo Ansaldo; fine 800
autobiografia completa, dove racconta non solo la sua vita nel dettaglio, ma si sofferma anche sui vissuti e le abitudini delle persone che incontrò in tutto il mondo. Di particolare interesse è il suo testo Un viaggio alle Indie relativo al viaggio compiuto a bordo del brigantino Adelina tra il 1877 e il 1878. Qui si sofferma per la prima volta a descrivere in modo approfondito, quasi come un antropologo, gli usi e i costumi delle popolazioni locali. Francesco Gerolamo Ansaldo navigò fino al 1922 e lungo la sua carriera trasportò migliaia di emigranti dall’Europa all’America, in particolar modo a New York. Ha avuto così ampio modo di osservare e raccontare anche le loro storie, oltre alla propria, cogliendo le difficoltà più intime dei suoi passeggeri. Francesco Gerolamo non fu dunque soltanto un viaggiatore, ma un testimone attento delle migrazioni altrui, quasi come un moderno Caronte, non più traghettatore d’ombre ma una guida verso le promesse di un nuovo mondo. Andando ancora avanti in questo nostro viaggio sicuramente incontreremmo i grandi transatlantici come il Duilio, l’Augustus, il Rex, l’Andrea Doria, la Leonardo Da Vinci e la Michelangelo, solo per citare alcuni di quelli prodotti dall’Ansaldo, che portarono l’eleganza e il saper fare italiano in tutto il mondo. I grandi cambiamenti non si limitarono soltanto al viaggio per mare, ma rivoluzionarono il modo di muoversi anche via terra e via cielo, prima grazie alle potenti locomotive a vapore, seguite dalle veloci automobili fino ad arrivare agli aerei che accorciarono definitivamente le distanze. Evoluzioni ampiamente descritte nel catalogo Transizioni. Impresa Lavoro società a cura di Beatrice Carabelli, Claudia Cerioli, Lorenzo Fiori e Pietro Repetto, e in particolar modo il capitolo Impresa, pubblicato in occasione dell’omonima mostra organizzata dalla Fondazione nel 2023, ma questa, forse, è un’altra storia...●
Prendersi
Photo: Luigi Sauro
Franco Henriquet
La Fondazione Gigi Ghirotti Genova ETS: vicini alle persone, ogni giorno.
Dal 1984 la Fondazione Gigi Ghirotti Genova ETS è al fianco delle persone che affrontano malattie croniche e inguaribili, offrendo cure palliative gratuite a domicilio e negli Hospice di Albaro e Bolzaneto. Una realtà radicata nel territorio genovese, che ogni anno garantisce assistenza a oltre 2.000 pazienti e alle loro famiglie con un sostegno umano e professionale.
«Le cure palliative - spiega il prof. Franco Henriquet, fondatore e presidente della Fondazione - non hanno l’obiettivo di guarire, ma di prendersi cura. Al centro c’è la persona, nella sua interezza: il dolore fisico, certo, ma anche quello emotivo, relazionale, spirituale».
Le cure palliative, infatti, sono un insieme articolato di interventi rivolti a migliorare la qualità della vita delle persone affette da patologie croniche evolutive e progressive. Offrono un supporto completo, una globalità d’intervento che va dalla gestione del dolore alla cura dei sintomi, fino al sostegno psicologico e alla vicinanza ai familiari.
«Ogni nostro intervento è gratuito e costruito intorno ai bisogni reali del malato e della sua famiglia - aggiunge Franco Henriquet -. Lavoriamo ogni giorno per garantire dignità, ascolto e presenza a chi si trova in un momento delicato
Oggi la Fondazione può contare su oltre 195 professionisti - tra personale dipendente e collaboratori - che operano sul territorio genovese, integrando l’assistenza domiciliare con quella residenziale in Hospice. Un sistema consolidato, frutto di convenzioni attive dal 1994 con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), a partire dai primi progetti per i malati di AIDS, e poi esteso ai malati oncologici e affetti da SLA.
Ogni servizio offerto dalla Fondazione Gigi Ghirotti Genova ETS è completamente gratuito. Un impegno importante e possibile non solo grazie al sostegno del SSN, ma soprattutto alla generosità di chi sceglie di esserci: cittadini, aziende, fondazioni, enti di erogazione.
«La sostenibilità economica è una sfida quotidiana - sottolinea il Presidente - le donazioni e il 5x1000 ci permettono di continuare a garantire qualità, presenza e continuità.
Senza questo sostegno, nulla sarebbe possibile». Negli anni, la Fondazione ha dato vita a campagne di sen-
sibilizzazione e raccolta fondi per creare consapevolezza attorno al tema delle cure palliative e invitare a donare, a sostegno dei malati e delle famiglie. Tra le più significative: “Non ti scordar di me”
Un’iniziativa che mette al centro la memoria e il diritto alla cura, sensibilizzando sul valore dell’ascolto e sull’umanità dell’assistenza che ha il suo focus con l’Open Day in Largo Pertini, appuntamento pubblico che trasforma gli spazi urbani in luogo d’incontro tra cittadini, operatori e volontari, all’insegna dell’informazione e della solidarietà.
“Progetto Scuola”
Finalizzato a offrire uno spazio di dialogo, di riflessione e di apprendimento nell’ambito scolastico (studenti e insegnanti) sul tema del fine vita, del prendersi cura e del volontariato.
“Lotteria di Natale”
Alla sua quinta edizione, appuntamento ormai atteso da tanti sostenitori che uniscono alla solidarietà un pizzico di fortuna.
5x1000
Anche il 5x1000 gioca un ruolo cruciale nel sostenere l’attività della Fondazione: «È un gesto semplice - ricorda il Presidente - ma può fare la differenza per tante persone. Il nostro codice fiscale è 95048520101: ogni firma si trasforma in tempo, attenzione, cura».
“Un gesto di cura e amore: il lascito solidale”
Per riflettere sul tema della solidarietà che va oltre la vita, la Fondazione organizza un incontro gratuito che si terrà giovedì 18 settembre alle 17.30 presso il Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi. Un appuntamento aperto alla cittadinanza, che vedrà la partecipazione di esperti, notai e testimoni diretti, con l’obiettivo di far conoscere il valore del lascito solidale come scelta di responsabilità e continuità.
«Un lascito non è solo un atto giuridico - conclude il prof. Henriquet -. È un gesto d’amore che racconta chi siamo, anche quando non ci saremo più. È la possibilità di continuare a prenderci cura degli altri, nel tempo».●
Gigi Ghirotti | Volontario al domicilio
Gigi Ghirotti | Dott. Davoodi | Hospice Bolzaneto
Genova 2030
Da storico dell’arte, il ruolo che la cultura può avere per una città come Genova presenta aspetti che pur apparendo ovvi allo specialista, ancora oggi - dopo aver ricoperto il ruolo di Capitale europea della Cultura nel 2004, dopo il riconoscimento UNESCO del sito delle Strade Nuove e dei Palazzi dei Rolli nel 2006, dopo essere stata nominata Capitale italiana del Libro nel 2023 - non sembrano essere stati recepiti da tutti i pubblici. Genova presenta alcune peculiarità significative, che ne segnano il territorio: la monumentalità delle vestigia medievali, spesso ancora perfettamente conservate; la clamorosa rivoluzione urbana e urbanistica tra Cinque e Settecento (entro e fuori le mura, perché le ville delle delegazioni a ovest e a est sono parte del medesimo, esteso, pensiero culturale); la violenta - eppur necessaria - mutazione in città ottocentesca e “moderna ”; l’estensione smodata dei quartieri nuovi durante tutto il Novecento. Strati di lettura tutti estremamente visibili, riconoscibili, identitari, che caratterizzano la città come le textures applicabili, foglio per foglio, layer by layer, su un unico spazio tridimensionale plasmato dalla storia delle persone e segnato dai secoli. Credo che questa dimensione di lettura diacronica a livello storico, incarnata in un territorio che ancora ne conserva tracce importanti, rappresenti il primo modello per proporre una visione culturale proiettata al futuro. Pluralità, accessibilità, formazione e valorizzazione delle figure professionali, diffusione territoriale. Quattro concetti chiave che rappresentano altrettante sfide concrete. La pluralità deve essere coltivata con lo sguardo che va dall’arte antica - come possiamo dimenticare che a Genova si trovano due dei soli cinque quadri realizzati durante il soggiorno in Italia da Pietro Paolo Rubens, ancora conservati nei luoghi per cui furono dipinti quattrocento anni fa? - alla musica contemporanea, fatta di rap e di nuove generazioni musicali cresciute nella città vecchia. L’accessibilità è certamente quella fisica, che deve abbattere ancora molte e concrete barriere, ma anche quella capace di sfondare il sempre più ampio divario dettato dal potere di spesa dei cittadini e di tenere vicini alla cultura tutti coloro che - per molte ragioni - ne sono sempre stati (tenuti) lontani. Valorizzare professionisti formati nelle discipline che hanno a che fare con il comparto culturale significa essere una realtà attrattiva: soprattutto per i giovani. Giovani che oggi, in Italia, trovano troppe porte sbarrate, troppi percorsi che formano, sì, ma non occupano: saperli retribuire correttamente può rendere Genova un polo per lo sviluppo delle humanities non in senso astratto, ma nella concretezza di guardare alla cultura come un perno fondamentale per sviluppare le città e i territori. Il territorio è, infatti, un elemento identitario e irrinunciabile: sul territorio si trovano gli elementi monumentali da conservare e valorizzare, sul territorio operano le realtà musicali, teatrali, artistiche che animano gli spazi dei quartieri decentrati, il ter-
ritorio identifica le necessità dei cittadini di pensare a uno sguardo ampio e diversificato della proposta culturale, che non può che essere omogeneamente diffusa. Queste quattro sfide si intrecciano in maniera inestricabile e saranno - nei prossimi anni - le tracce da percorrere per mettere a sistema le opportunità che la città ha sotto il profilo culturale: un polo museale che vedrà il rinnovo integrale del complesso di Sant’Agostino e nuovi modelli di gestione di tutti i musei, con la riprogettazione del Museo di Arte Contemporanea di Villa Croce e il coinvolgimento di tutte le strutture dei Municipi in una regia condivisa per dare al territorio il giusto respiro. Emergerà quello che è il vero significato di Cultura: il prendersi cura, il coltivare quotidianamente l’incontro con l’arte - intesa nel senso più largo e inclusivo del termine - secondo un motto che ha trasformato la teoria dell’educazione mondiale: l’“I Care” di Don Lorenzo Milani. A me importa. Mi sta a cuore. Perché tutti, cittadini e turisti, a Genova possano pensare che la Cultura è casa propria: uno spazio adatto a tutti, dalle famiglie, alle persone con fragilità, ai giovani, agli anziani. Un’inclusione e una proposta formativa che terrà conto soprattutto dell’eccezionale patrimonio di cui già la città dispone: saranno ottimizzati i servizi bibliotecari, la valorizzazione delle collezioni storiche dei poli museali, le competenze dei curatori e dei direttori delle strutture, perché la rete che già sottende la nostra città sia messa nelle condizioni di funzionare al meglio possibile, diventando anche volano per lo sviluppo delle attività che a essa si appoggiano, per competenze o per strutture. Non verranno meno i sostegni e gli incentivi a chi cultura la crea con la propria attività: saranno attivate nuove e migliori procedure comparative per permettere a tutti coloro che esprimono qualità nel proprio linguaggio artistico di accedere a risorse economiche e strutturali per poter lavorare sempre al meglio e con più strutturate progettualità. Voglio però che non si fraintenda un concetto fondamentale: la cultura dà occupazione ed è una fetta fondamentale e irrinunciabile dell’economia di questo paese. Ciononostante, la qualità dell’offerta culturale non può misurarsi in introiti in denaro o in biglietti staccati: questi sono solo due di una ben più ricca raggiera di indicatori da considerare. L’impegno di questi anni sarà di valutare con cura gli impatti socialioltre a quelli economici - creati dalle attività culturali, imparando - al contrario - a servirsi con giudizio delle risorse portate, ad esempio, dalla tassa di soggiorno, per poter sviluppare buone pratiche anche nella creazione di eventi culturali che possano portare occupazione, sviluppo sociale, indotto economico e presidio contro la desertificazione culturale che sempre più affligge il nostro - straordinarioPaese.●
Giacomo Montanari è Assessore a Cultura, Valorizzazione del patrimonio artistico e culturale della Città, Indirizzo e controllo delle Istituzioni culturali del Comune di Genova.
Genova Impresa - Luglio / Agosto 2025
Photo: Laura Guida
CULTURA E SOCIETÀ
di Luciano Caprile
Louise Durocher, “Primo Volo”
Photo: Chris Scarborough
Sulle onde
in cerca della libertà
Le sculture di Louise Durocher, dal 7 al 29 agosto al Galata Museo del Mare, rappresentano la vita come un flusso in divenire.
Louise Durocher è nata a Monreal, in Canada, vive a Seattle, negli Stati Uniti, e trascorre alcuni mesi a Pietrasanta. Si è imposta da subito come architetto prima che la passione per la scultura le riempisse compiutamente la vita. Ed è stato in particolare il marmo di Carrara a condizionare i pensieri e i gesti per suadenti composizioni dove le forme inseguono un movimento o lo accennano appena per prolungare all’infinito la levigata sinuosità di un corpo capace
di tradursi nelle armonie di un’onda in cui specchiare il personale divenire. In tal modo ha saputo coinvolgere anche emozionalmente i visitatori delle sue rassegne in varie parti del mondo: ricordiamo in particolare quelle tenutesi al Metropolitan Museum di Tokyo, al Nagasaki Museum, al Museo di Yerevan in Armenia e in gallerie di New York. In Italia va almeno menzionata la manifestazione al Teatro del silenzio di Lajatico (Pisa).
Ora, appena reduce da una ulteriore mostra in Giappone, esibisce dal 7 al 29 agosto le sue opere nella Sala delle Esposizioni del Galata Museo del Mare di Genova col corredo di un articolato catalogo trilingue (italiano, francese e inglese) edito da AW Books. L’evento ha per titolo “Sulle onde in cerca della libertà” e le sculture collocate alla base delle oscure pareti che accompagnano il lungo corridoio raccontano un morbido e articolato divenire di forme e di sinuose leggerezze dove l’individuo si confronta col mondo marino diventandone elemento partecipe nell’assorbire e nello scambiare tattili seduzioni.
In tali circostanze un corpo pare tradursi in onda per conquistarne l’armonia, come sembra avvenire nel candido “Envol” colto nell’atto di staccarsi da una statica base. Dal canto suo “La vague noir”, evocata questa volta dal granito nero dello Zimbawe, esalta la dolcezza di un sogno che sembra risalire da qualche misteriosa profondità oceanica. Infine ulteriori allusioni e allegorie fioriscono dal delicato, sospirato distacco di “Primo volo” per aprirsi al futuro e allo stupore che avvolge l’idea di un inatteso movimento. E così di seguito, passo dopo passo, contemplazione dopo contemplazione.
Alla fine del percorso appare un video di pochi minuti in cui l’artista cerca di fornire alcuni spunti di riflessione ai frequentatori di questo breve viaggio. In modo che ciascuno possa ricercarne e formularne uno personale. D’altronde questo è uno dei ruoli dell’arte che va interrogata per conoscere meglio se stessi, per scoprire quella parte più recondita dell’intima sensibilità.
E l’attuale mostra di Louise Durocher sembra proprio svolgere una simile, magica funzione.●
Louise Durocher, “Envol” | Photo: Chris Scarborough
Terra
e mare
Al MU.MA, l’antologica dedicata ad Adriano Leverone.
Ad Adriano Leverone l’impulso creativo è stato suscitato da quei semi che si ritrovava tra le mani quando studiava all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza e aveva pochi soldi per un pasto decente. Si nutriva di mele, di una grande quantità di mele. Il seme diventerà dunque il punto di partenza anche per le opere in grès degli anni Ottanta e Novanta. L’antologica (curata dalla Galleria San Lorenzo al Ducale e dal figlio dell’artista Amedeo Leverone) che gli dedica Il Galata Museo del Mare fino al 19 ottobre parte da questa idea foriera di interessanti sviluppi nelle composizioni successive proprio come succede allo straordinario divenire di un seme. Nell’attuale circostanza i visitatori vengono accolti a piano terra da una grande, suggestiva opera del 1992 intitolata “Terra e mare”, che preannuncia nel germoglio radiale dei componenti gli sviluppi narrativi esibiti dal salone soprastante, prodigo di riferimenti marini nell’evoluzione dei pensieri e dei gesti. Non a caso l’avvio espositivo è caratterizzato da un’opera in grés intitolata “Seme di mare”, che assume le cangianti tonalità del contatto marino. Incontriamo quindi a un certo punto una “Colonna terra e mare” del 1998, costituita da vari elementi sovrapposti per uno sviluppo di oltre tre metri d’altezza, caratterizzata dalla reciproca contaminazione del giallo e dell’azzurro. Anche la composizione del 2003, che ha come sottotitolo “Acqua viva”, si distingue per due moduli sovrapposti, e questa volta anche rotanti, dove sfuggenti riverberi marini si moltiplicano sulla superficie in suggestive mutazioni cromatiche. E così di seguito lungo un percorso di rinnovate e rinnovabili emozioni tattili e visive che catturano chi si sofferma in contemplazione. Questo dunque era ed è Adriano Leverone, nato a Quiliano (Savona) il 21 gennaio 1953 e morto a Ferrada di Moconesi (Genova) il 5 gennaio 2022. Un ceramista e uno scultore di grande creatività, apprezzato non solo in Italia. Qualche esempio: ha tenuto uno stage di scultura ceramica al Berea College Craft degli Stati Uniti, quindi si è recato a insegnare in Brasile. Sue opere sono ospitate, tra l’altro, al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, al Museo di Odessa, al Museo della Ceramica di Seto (Giappone), al Ceramic Art Museum di Fuping (Cina), nei musei di Seul e di Taipei. Pertanto l’attuale mostra del MU.MA, rappresentata in particolare da una sequenza di sculture applicate su pannelli appesi alle pareti, è un importante e doveroso omaggio a un maestro del nostro territorio e del nostro tempo a oltre tre anni dalla sua improvvisa scomparsa.● (L.C.)
Adriano
Ottimismo,
Selezionato da Il Sole 24 Ore, insieme ad altri cinque volumi di letteratura industriale, il romanzo d’esordio di Antonio Pennacchi, l’autore “uno e trino” che fu lavoratore, sindacalista e scrittore.
Mammut
Sabato 9 agosto è uscito in edicola di Mammut, il romanzo che segnò l’esordio, nel 1994, di Antonio Pennacchi. È un’occasione ghiotta per prendere, o riprendere, in mano un libro di uno scrittore stimolante, assurto alla gloria del bestsellerista grazie al celebrato (e parecchio discusso) Canale Mussolini, pubblicato sedici anni dopo, nel 2010. Come alcuni sapranno, l’iniziativa editoriale è de Il Sole 24 Ore. A partire da inizio luglio, con cadenza settimanale in allegato, il quotidiano politico-economico-finanziario di Confindustria sta proponendo infatti ai suoi lettori un sestetto d’autore, che comprende Silvia Avallone, Primo Levi, Ottiero Ottieri, Nanni Balestrini, Paolo Volponi e, appunto, Antonio Pennacchi. Si tratta di un piccolo gruppo di validi (Avallone, Ottieri, Balestrini, Pennacchi) e ottimi o perfino eccelsi (Levi, Volponi) scrittori che hanno raccontato bene qualcosa di esemplare del rapporto fra la società civile e il mondo dell’industria italiana fra il 1959 (Ottieri) e il 2010 (Avallone). I sei volumi sono stati selezionati dallo scrittore e saggista Giuseppe Lupo, docente della Cattolica a Milano, collaboratore della Domenica de Il Sole 24 Ore, con ogni probabilità il massimo esperto nel nostro Paese della cosiddetta letteratura industriale, ed escono raccolti in una collana concepita all’uopo, “I Grandi Romanzi dell’Industria Italiana”. Anche se non è del tutto vero che siano proprio questi, i più grandi romanzi dell’industria italiana, il progetto culturale merita un applauso, perché azzarda una
di Massimo Morasso
Antonio Pennacchi by Marco Tambara, 2010 commons.wikimedia.org
coraggiosa iniziativa di divulgazione rivolta al grande (?) pubblico - grazie alla quale, alla buon’ora, mezzo secolo di storia industriale italiana viene messa esplicitamente sotto la lente d’ingrandimento e riflessione della narrativa. Prefati tutti e sei con acume da Lupo, i romanzi prescelti ci riportano agli anni del boom, all’epoca delle grandi fabbriche e dell’orgoglio operaio e poi alla crisi economica, ma lo fanno senza alcun piglio nostalgico; poiché tratteggiano, nel loro insieme, come monito e viatico per l’oggi, un intrigante percorso critico tra le diverse “prose di romanzo” che hanno saputo restituire l’industria italiana in forma di letteratura civile.
All’interno dell’eterogenea, semisommersa tradizione italiana del romanzo operaistico, Mammut di Pennacchi occupa un ruolo particolare per almeno tre ragioni: rappresenta credibilmente, lungo la linea retta del tempo storico, il passaggio dal fordismo al post-fordismo, tematizza in modo peculiare l’evoluzione delle organizzazioni sindacali collegata al mondo del lavoro operaio e propone all’attenzione del suo lettore una figura autoriale ibrida, quella del lavoratore-scrittore che scrive di certe cose sulla base della propria esperienza vissuta di fabbrica (nello specifico, la Fulgorcavi di Borgo Piave, in provincia di Latina, nella quale
Pennacchi ha lavorato per quasi trent’anni). C’è, fra gli studiosi di letteratura, chi ha parlato di questo libro come di un romanzo “operaistico-sindacale” e di Pennacchi come di un autore per così dire uno e trino, insieme lavoratore, sindacalista e scrittore: non saranno, queste, delle definizioni di genio, ma sono utili per definire con chiarezza la natura del testo e le funzioni professionali di chi l’ha scritto. La storia editoriale del libro è interessante e sintomatica. Stando a Pennacchi, la prima stesura del testo terminò nel 1987. Il romanzo, tuttavia, venne pubblicato soltanto nel 1994 (da Donzelli), dopo oltre sette anni di rifiuti editoriali da trentatré editori diversi e svariate revisioni, che lo portarono dalle trecento pagine iniziali alle circa centosettanta della stesura definitiva. Acquisito da Mondadori sulla scia del notevole successo di Canale Mussolini, il Mammut pennacchiano è stato ripubblicato nel 2011. L’ultima edizione, prima di quella che sarà in edicola nei prossimi giorni, risale al 2022, già consacrato e morto (nel 2021) il ruvido autore, per la collana “Oscar moderni”. Quasi altrettanto interessante è anche la trama, incentrata sull’ultima settimana in fabbrica del protagonista Benassa, lo storico, battagliero rappresentante sindacale dei lavoratori alla Supercavi di Latina-Borgo Piave (si noti en passant come dalla “vera” Fulgorcavi, croce e delizia dell’operaio Pennacchi, alla “finzionale” Supercavi del suo simil-alter ego Benassa, il passo anche sonoro sia davvero breve). Il quale Benassa, dopo anni di lotte e di comunicati scritti tanto per sé quanto in nome e per conto di molti compagni di lavoro, tra cortei e blocchi stradali, picchetti e occupazioni, sembra sorprendentemente sul punto di cedere e di farsi “neutralizzare” dai padroni (per la precisione: dal direttore del personale, sulla base di un accordo economico) proprio nel bel mezzo di un’azione intrapresa dalla “comunità” operaia per tentare di tenere la fabbrica aperta e sul mercato. Non diciamo altro sul plot. Chi leggerà il volume avrà il piacere di conoscere come la storia narrata da Pennacchi, a un tempo corale e personale, andrà a finire. Ma avvertiamo fin d’ora costui che Mammut non è sic et simpliciter uno spaccato autobiografico e presenta, per sua fortuna, un modo di narrare e un montaggio che sono caratterizzati da una discreta serie di procedimenti e artifici letterari. Tanto che una delle cose che colpisce con favore il lettore accorto - cioè a dire il lettore attento allo stile - è proprio l’evidenza dell’intrigante e ben gestita compresenza del verosimile fra le verità “di fatto” e la verità finzionale che energizza il romanzo.
Detto questo, diciamo quantomeno ancora che la collana di Lupo lanciata dal Sole ha il merito di riproporre all’attenzione due capolavori e mezzo su sei. I due capolavori sono (ovviamente) La chiave a stella di Levi, un inno al lavoro manuale, alla competenza e alla dignità operaia, raccontato da un montatore torinese in giro per il mondo, e (forse) Memoriale, l’opera prima di Volponi che parla dell’alienazione nella fabbrica del miracolo economico, tra disciplina industriale e perdita d’identità. Il mezzo capolavoro non riveliamo apposta quale sia, nella speranza di spingere qualche lettore curioso, che abbia un po’ di tempo a disposizione, a capirlo da sé. E ad acquistare dunque - se non per altro, per darsene contezza - i cinque Grandi Romanzi secondo Lupo che hanno preceduto questo di Pennacchi.●