Genova Impresa 2023 n.4

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editoriale

MARIA CATERINA

CHIESA

Relazioni internazionali

l’intervista

FRANCO

MALERBA

Oltre la Luna

vicino / lontano

GENOVA IMPRESA Bimestrale

Confindustria Genova N. 4 / 2023

Editore AUSIND

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SO MMAR I O

Maria Caterina Chiesa

Franco Malerba

4 editoriale

RELAZIONI INTERNAZIONALI di Maria Caterina Chiesa

6

Confindustria

FACCIAMO IL PUNTO A PROPOSITO DI STARTUP SBOOM di Giacomo Franceschini

22 l’intervista

OLTRE LA LUNA di Piera Ponta

27

vicino / lontano

CONFINDUSTRIA NEL MONDO

RESHORING di Marco Toffolutti

AMERICAN DREAM di Andrea Ridi

TRENI IN PARTENZA

VOLARE FACILE

CROCIERE PER TUTTE LE STAGIONI

MISSION IS POSSIBLE! di Stefano Carosio, Umberto Battista, Stefano Ellero

LUOGO DI INCONTRO di Matilde Orlando

IN SOCCORSO DEL CORALLO

52 da Genova a... TRIP IN YOUR SHOES di Matilde Orlando

54 competizione & sviluppo NON SOLO TECNICI

VISIONARI, DETERMINATI, CONTRO CORRENTE di Piera Ponta

STORIA DI FAMIGLIA

REPORT CBAM di Francesco Tonini

FORMAZIONE OUTDOOR

CYBER RESILIENCE ACT di Mariella Ferraro

68 ESG

SUCCESSO SOSTENIBILE di Ilaria Ceriana

PENSARE AL FUTURO di Salvatore Calandra

AFFIDABILITÀ IN CHIAVE ESG di Francesca Buschiazzo

FARE SISTEMA di Stefano Fasani

76

Confindustria Savona

AURELIA BIS & CO di Gilberto Volpara

78 piccola industria SPEAKERS’ CORNERS

82 giovani

PROGRAMMA IN 5 PUNTI

84 comunicazione RACCONTI DI VIAGGIO di Renzo Iorio

86

Fondazione Ansaldo QUESTIONE DI SENSIBILITÀ di Claudia Cerioli

88 la città LABORATORIO DI COMPETENZE

92 cultura & società E L’ISPIRAZIONE? di Luciano Caprile

PREMIO LETTERARIO NAZIONALE PER LA DONNA SCRITTRICE

95 industria & letteratura NINA SULL’ARGINE di Massimo Morasso

Relazioni internazionali

Secondo il Dizionario Enciclopedico Italiano “diplomazia” è “l’arte di trattare, per conto dello Stato, affari di politica internazionale. Più concretamente, l’insieme dei procedimenti attraverso i quali uno Stato mantiene le normali relazioni con altri soggetti di diritto internazionale (Stati esteri e altri enti aventi personalità internazionale), al fine di contemperarne gli interessi in contrasto e di favorire la reciproca collaborazione per la soddisfazione di comuni bisogni”. Secondo l’Oxford English Dictionary, “diplomazia” è la “condotta delle relazioni internazionali attraverso negoziati: il metodo grazie al quale tali relazioni vengono equilibrate (“adjusted”) e condotte da ambasciatori e inviati; il mestiere e l’arte del diplomatico”.

In entrambe le definizioni è nascosta una possibile contraddizione. Ambedue sostengono che la diplomazia è un mestiere o una tecnica, da non confondersi con la politica estera, e pongono l’accento (in particolare la definizione italiana) sul carattere negoziale e pacifico dell’attività diplomatica; il Diplomatico sarebbe quindi una specie di “avvocato”, titolare di conoscenze e portatore di esperienze che pos-

sono facilitare il perseguimento dell’interesse dello Stato. I diplomatici italiani hanno sempre avuto fama di professionisti eccellenti, in generale più attenti agli aspetti istituzionali che non di supporto alle attività economiche: questo almeno fino a una ventina di anni fa, quando, con il secondo governo Berlusconi, iniziarono ad assumere un ruolo di riferimento anche per le imprese - come si notò, poi, anche nelle missioni internazionali promosse da Confindustria, a partire dalla presidenza di Luca Cordero di Montezemolo.

L’internazionalizzazione, fino allora vissuta - soprattutto dalle PMI - come una “conseguenza” del consolidamento aziendale ottenuto con altre leve, piuttosto che come un fattore di successo in sé, in quegli anni di scarsa crescita del mercato interno diventò per molte aziende un passo non rinviabile, addirittura l’unica possibilità di sopravvivenza, che difficilmente avrebbero potuto compiere senza il supporto della “diplomazia economica”.

L’Italia ha interessi economici e di sicurezza da grande nazione, estesi globalmente, ma non riusciamo a esercitarli compiutamente perché non siamo ancora

- nuovamente - riconosciuti una potenza internazionale. Questa situazione non ci permette di esprimere le nostre esigenze con la necessaria incisività: in tale senso va apprezzato lo sforzo dell’attuale Governo di recuperare le posizioni perdute, grazie alla chiara posizione filoatlantica della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel rapporto con la Russia e alla decisa azione nel Mediterraneo finalizzata a stringere accordi che possano stabilizzare l’area. Nelle relazioni internazionali, infatti, oltre alla credibilità del Paese, conta l’importanza che si riesce ad acquisire rispetto agli alleati e la capacità di diventare un punto di riferimento per le altre nazioni.

Tuttavia, dal punto di vista imprenditoriale e per alcuni settori di attività, questo schieramento atlantistica rende il processo di operare a livello internazionale decisamente più complicato. Molte delle aziende italiane che si erano rivolte ai mercati russi, iraniani, del medio oriente e della Cina oggi sono in difficoltà, strette tra il bisogno di sopravvivere e il rispetto delle regole, considerando, tra l’altro, che la nostra economia è quasi totalmente dipendente dal ciclo economico esterno al Paese (a causa della mancanza di materie prime e di fonti di energia primarie, del forte indebitamento pubblico, delle ripercussioni delle sanzioni...), caratterizzata

da un tessuto produttivo basato essenzialmente sulle PMI, punto di forza e, allo stesso tempo, di debolezza. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale mette a disposizione servizi di “diplomazia economica” attraverso una rete di oltre 450 uffici diffusi in tutto il mondo e comprendenti Ambasciate, Consolati, Unità dell’Agenzia ICE e dell’Enit - oggi integrati nelle rappresentanze diplomatiche e consolari - Istituti Italiani di Cultura, Uffici degli Addetti Scientifici e Tecnologici, tutti coordinati dalla Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina che, a sua volta, è in raccordo costante con Istituzioni, Enti, Associazioni di Imprese, Centri di ricerca e Università.

Un potenziale enorme di relazioni e di opportunità, del quale solo poche PMI riescono ad avvalersi, vuoi per carenza di conoscenza dei canali di accesso, vuoi per una certa ritrosia nel rivolgersi alle Istituzioni.

Come Associazione, dobbiamo quindi cercare di rendere “vicino”, anche culturalmente, ciò che è “lontano”, mettendo a disposizione delle nostre imprese competenze e relazioni, sia direttamente che indirettamente, attraverso il sistema Confindustria (nelle pagine che seguono vengono presentate le nuove sedi a Kiev, Singapore e Washington) e altri singoli Associati.

In questa direzione va la Mappatura dell’Internazionalizzazione delle imprese aderenti alle territoriali liguri, condotta dal nostro Servizio Affari Internazionali insieme con i colleghi di Confindustria La Spezia, dell’Unione Industriali di Savona e di Confindustria Impera, con la collaborazione del Dipartimento di Economia dell’Università di Genova e il supporto di Banca BPER. Una volta “organizzate”, le informazioni raccolte costituiranno una base dati che, opportunamente aggiornata, sarà non solo utile a indirizzare l’Associazione nella sua attività di promozione, di relazione e di approfondimento in materia di internazionalizzazione, ma anche a rispondere più rapidamente ai quesiti delle aziende, facendo tesoro di contatti già attivi o proponendo percorsi già individuati, e a favorire la condivisione di esperienze tra aziende di qualunque dimensione che operano sugli stessi mercati o che sono interessate a valutarne le prospettive di sviluppo per il proprio business. Un obiettivo ambizioso, per il raggiungimento del quale sappiamo di poter contare sulle competenze del Tavolo tecnico per l’Internazionalizzazione (composto da Paolo Capobianco, Fabrizio Galluzzi, Paolo Pajardi, Marco Toffolutti, Giuseppe Zampini) e sul prezioso contributo delle aziende ex A.L.C.E., confluite in Confindustria Genova dando vita al Gruppo Internazionalizzazione - A.L.C.E.

In questi anni di tensioni geopolitiche, con pesanti ripercussioni sull’operatività delle imprese sui mercati esteri, i contatti con i nostri referenti nelle aree di crisi - dalla Russia all’Iran - non si sono mai interrotti, non solo per poter fornire aggiornamenti e risposte verificate “alla fonte” ai quesiti dei nostri Associati, ma anche per essere pronti ad affiancarli non appena ci saranno nuovamente le condizioni perché possano dimostrare, nello sviluppo del business, il know-how che tutto il mondo riconosce all’imprenditoria italiana.●

Maria Caterina Chiesa è Vicepresidente Confindustria Genova con delega a Finanza e Internazionalizzazione

CONFINDUSTRIA Facciamo

il punto

La relazione del presidente Umberto Risso, tenuta in occasione dell’assemblea generale di Confindustria Genova lo scorso 13 luglio, offre una panoramica delle attività svolte dall’Associazione nell’ultimo biennio. La riportiamo in queste pagine.

Umberto Risso

Cari colleghi imprenditori, rappresentanti tutti delle 965 aziende associate a Confindustria Genova, questa relazione si colloca a metà del mio mandato presidenziale e quindi consente di restituirvi l’esito delle attività svolte e dei risultati ottenuti, la lista dei problemi risolti e delle criticità emerse in questi due anni di intenso lavoro, per il quale sento il dovere di ringraziare anzitutto la squadra dei Vicepresidenti.

Per forza di cose mi limiterò a un quadro di sintesi, rimandando per approfondimenti al documento di rendicontazione del biennio pubblicato sul sito web dell’Associazione e inviato a tutte le imprese associate. Insisto nell’invitarvi a leggerlo, perché soltanto così si può avere un quadro esauriente dell’attività svolta, che difficilmente può essere dedotta da questa mia relazione. Nelle linee programmatiche che avevo illustrato all’assemblea elettiva del 21 luglio 2021, avevo parlato diffusamente di “transizioni”: transizioni nel contesto competitivo in cui si trovano a operare le nostre imprese e che riguardano le aree della tecnologia, della digitalizzazione, dell’energia, del sistema sanitario, della gestione del capitale umano, con ricadute evidenti per tutti i temi che si collegano allo sviluppo della città, del territorio, delle infrastrutture e del porto. Molte delle deleghe e degli incarichi attribuiti all’interno del Consiglio di Presidenza hanno avuto ad oggetto la gestione di queste transizioni per tutto quanto impatta sull’operatività delle nostre imprese, in particolare delle piccole imprese, che rappresentano la stragrande maggioranza dei nostri associati. Non a caso il PMI Networking Evening organizzato dal Gruppo Piccola Industria a luglio di quest’anno ha per oggetto il tema dell’innovazione e della sostenibilità come chiave di volta per la competitività. È un’occasione importante per scambiare esperienze aziendali da questa prospettiva; all’insegna della concretezza e dello spirito associativo che anima tutte le nostre azioni. Le transizioni dell’estate del 2021 erano viste in un periodo nel quale l’uscita dalla pandemia e l’avvio di imponenti programmi di investimento pubblico (in particolare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) lasciavano intendere un rimbalzo delle attività economiche che, nella realtà, per alcuni mesi è risultato perfino più forte di quanto previsto. Nel 2021 l’industria manifatturiera italiana e, al suo interno, anche quella genovese, ha fatto da locomotiva a un rim-

balzo del PIL che, dopo il crollo del periodo pandemico, ha chiuso l’anno con un significativo +6,7%, con una dinamica che purtroppo nel corso dei mesi si è progressivamente rallentata a causa di concomitanti criticità che hanno riguardato i rincari di materie prime ed energia, conseguentemente l’impennata dell’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse, le crescenti tensioni a livello geopolitico. Ciò nonostante, non si è interrotto il percorso di crescita e anche il 2022 si è chiuso con un PIL in aumento del 3,7%, e un’occupazione ancora in crescita dell’1,7%, con una situazione che per una volta ci vede nella fascia alta dei Paesi europei. Per una città come Genova è importante sottolineare come i flussi delle persone e delle merci che transitano sul nostro territorio siano tornati su livelli pre-Covid, con un aumento a fine 2022 sul 2020 delle merci del 12,2% e dei turisti del 98%. Nel caso dei passeggeri su navi da crociera o traghetti, l’aumento è stato del 146%.

Il 2023 che stiamo affrontando è caratterizzato dal trascinamento delle criticità emerse, che in parte hanno visto depotenziare i loro effetti, ma nessuna delle quali è stata definitamente risolta. (...) Penso che sia chiara a tutti voi la complessità dell’attività svolta quotidianamente attraverso i servizi diretti alle singole imprese (anche tramite la nostra società di servizi Ausind, che nel 2023 compie 45 anni), le attività di networking e quelle di lobbying, di rappresentanza degli interessi associativi. Per la gestione di quest’ultimo aspetto, in questi due anni abbiamo privilegiato il ricorso all’elaborazione di position paper specifici su alcuni temi chiave. A seconda degli argomenti abbiamo coinvolto la base associativa, raccolto dati, sviluppato approfondimenti tecnici e diffuso pubblicamente il nostro punto di vista, le nostre proposte in diversi ambiti. Per prima cosa ci siamo occupati di economia del mare, con un position paper curato dal vicepresidente Beniamino Maltese che ha presentato un contributo alle scelte pianificatorie per lo sviluppo del porto di Genova. Il punto di partenza era costituito dal progetto di costruzione della nuova diga foranea, che abbiamo preso a base per una riflessione a tutto campo sulle connesse opportunità di sviluppo per ogni macro ambito di intervento: Riparazioni navali e nautica, Porto antico, Crociere e traghetti, Sampierdarena, Cornigliano Aeroporto, Pegli Multedo Sestri, Voltri / Prà). Con una certa soddisfazione possiamo constatare che il nostro

La Squadra

di Presidenza

bienno 2023 -2025

Sonia SANDEI

Vicepresidente vicario con delega all’Execution del PNRR e alla Transizione ecologica del porto

Andrea CARIOTI

Vicepresidente con delega a Territorio, Rigenerazione urbana e Infrastrutture

Maria Caterina CHIESA

Vicepresidente con delega a Finanza e Internazionalizzazione

Fabrizio FERRARI

Vicepresidente con delega alla Transizione tecnologica

Giovanni MONDINI

Past President

Confindustria Genova

Presidente Confindustria Liguria

Andrea RAZETO

Presidente

Piccola Industria

Umberto RISSO

Presidente con delega alla Transizione energetica

Emilio CARMAGNANI

Presidente

Giovani Imprenditori

Vittoria GOZZI

Vicepresidente con delega a Startup e Formazione Paolo CAPOBIANCO

Vicepresidente con delega all’Economia del mare

Tommaso PROFETA

Vicepresidente con delega alla Transizione digitale

Nicoletta VIZIANO

Vicepresidente con delega a Turismo, Cultura e Comunicazione

Giancarlo DURANTE

Presidente Gruppo Territoriale del Tigullio

Giuseppe ZAMPINI

Gruppo di lavoro “Tecnologie & Sanità”

Claudia FILIPPONE

Progetto “Smart working”

position paper costituisce non solo un primario punto di riferimento per gli Enti competenti nel complesso iter amministrativo di revisione del Piano Regolatore Portuale, ma la base per valutare e orientare le scelte tra diverse opzioni strategiche nelle fasi preliminari. È il caso, ad esempio, delle scelte relative all’assetto e allo sviluppo delle attività cantieristica navale e nautica, che in questi ultimi mesi ci ha impegnati in un serrato confronto con l’Autorità Portuale, il Comune di Genova, la Capitaneria di Porto, la stessa Regione Liguria.

Di porto abbiamo parlato anche all’interno di un ulteriore position paper, che la vicepresidente Sonia Sandei ha dedicato alla transizione ecologica del porto stesso. In questo caso gli argomenti trattati sono stati il cold ironing, il miglioramento dell’efficienza energetica, le fonti rinnovabili, la mobilità elettrica, le reti intelligenti, il mix energetico differenziato. Tutto questo per declinare concretamente il tema della transizione green, energetica e tecnologica all’interno di un ambito vitale non solo per il futuro della blue economy, ma di tutta l’economia cittadina.

Gli altri due position paper finora presentati hanno riguardato la transizione energetica, con una serie di proposte che abbiamo rappresentato alla Regione Liguria in vista dell’aggiornamento del Piano Energetico Regionale, e il tema delle startup, a cura della vicepresidente Vittoria Gozzi. Altri position paper sono in fase di elaborazione e di prossima pubblicazione. Faccio riferimento al position paper sulla digitalizzazione, a cura del vicepresidente Tommaso Profeta e con la collaborazione, per quanto di competenza, del vicepresidente alla transizione tecnologica Fabrizio Ferrari; il position paper sulle infrastrutture a cura del vicepresidente Andrea Carioti e il position paper sulla sanità a cura del presidente della relativa Sezione Francesco Berti Riboli. Per quanto abbiano un ruolo fondamentale nelle nostre strategie associative, tuttavia i position paper non esauriscono le attività svolte dal Consiglio di Presidenza, per il cui dettaglio rimando alla lettura del documento citato. Voglio però ricordare alcuni significativi risultati conseguiti in questi due anni.

Nell’ambito della delega alla finanza della vicepresidente Maria Caterina Chiesa, abbiamo seguito la formazione e l’avvio del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che attribuisce risorse in crescita rispetto alla programmazione precedente, pari a 630 milioni di euro nel periodo 2021/2027 per investimenti nel settore produttivo. Abbiamo avviato un intenso programma di informazione e formazione in materia economica e finanziaria, particolarmente dedicato alle PMI e in cui un tema di particolare attualità è rappresentato dalla questione ESG. Per la delega che Maria Caterina Chiesa ha in ambito di internazionalizzazione, la confluenza di A.L.C.E. - Associazione Ligure per il Commercio Estero in Confindustria Genova, conclusasi nel gennaio 2022, ha dato ulteriore impulso alle iniziative a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese associate con la costituzione del Gruppo InternazionalizzazioneA.L.C.E., presieduto da Marco Toffolutti, ex presidente A.L.C.E., e del Tavolo tecnico sull’Internazionalizzazione che, tra l’altro, ha realizzato una mappatura dell’internazionalizzazione del sistema confindustriale ligure, che ha coinvolto un centinaio di aziende associate.

Per quanto riguarda le deleghe, particolarmente interconnesse, dei vicepresidenti Fabrizio Ferrari sulla transizione tecnologica, Tommaso Profeta sulla transizione digitale e Vittoria Gozzi sulla formazione, segnalo in particolare l’attività di sviluppo dei dottorati di ricerca nelle aziende in collaborazione con l’Università di Genova, che ha portato all’avvio di 151 progetti (e relative borse) su 174 richieste; il sostegno all’avvio e la collaborazione in essere per il progetto finanziato dal PNRR dell’ecosistema RAISE in materia di robotica e intelligenza artificiale; la partecipazione al processo di approvazione della Strategia digitale della Regione Liguria (con partecipazione a 40 su 50 progetti totali). Abbiamo anche provveduto al rinnovo di un accordo quadro con l’Università di Genova su tutti gli ambiti di reciproco interesse.

Circa la delega della vicepresidente Nicoletta Viziano in tema di turismo, cultura e comunicazione, le attività sono state condotte in stretta sinergia con la Sezione di riferimento e i temi particolarmente dibattuti hanno riguardato il migliore utilizzo dell’imposta di soggiorno, la partecipazione ai Gruppi Tecnici di Confindustria su “Cultura” e “Sport e grandi eventi”, sempre più attuali per la realtà genovese, l’upgrading degli strumenti di comunicazione interna ed esterna dell’Associazione.

Vorrei cogliere l’occasione per sottolineare il crescente ruolo della cultura come ambito di attività, tutt’altro che eccentrico rispetto all’operatività di molte imprese e di molti imprenditori, che sono attivi nel produrre, sviluppare ed esprimere progetti in questo settore. Non parlo solo di cultura di impresa e di cultura del lavoro, che sono certamente due campi di naturale riferimento. Penso anche alla cultura come modalità per partecipare da protagonisti alla definizione dei rapporti sociali e alla definizione di valori condivisi nel tempo delle grandi transizioni. Nei limiti delle nostre possibilità, anche la nostra associazione è coinvolta in alcuni progetti specifici: penso, ad esempio, al sostegno dato all’organizzazione della mostra “Transizioni - Impresa, Lavoro, Società” che Fondazione Ansaldo ha realizzato a Palazzo Reale, con il finanziamento dell’opera Magnetic Nanoparticles dell’artista Michelangelo Penso, come al progetto in itinere per la valorizzazione dell’Archivio Publifoto del fotografo Giorgio Bergami, recentemente scomparso. Al di là dei position paper citati, i vicepresidenti Beniamino Maltese e Andrea Carioti hanno rappresentato gli interessi complessivi dell’Associazione delle aziende associate per tutti i progetti rilevanti che riguardano la riqualificazione urbana, le relazioni porto-città e il potenziamento della rete infrastrutturale a servizio di territorio e fronte mare.

La vicepresidente Sonia Sandei si è anche occupata, con una delega di carattere trasversale, dell’attuazione del PNRR, evidenziando criticità e proponendo soluzioni che ritengo possano essere molto utili a tutto il sistema confindustriale in un momento in cui il nuovo Governo sta concordando con l’Unione Europea una revisione delle modalità di attuazione del programma.

L’impegno profuso e i risultati conseguenti sono stati riconosciuti dal Consiglio Generale del 27 giugno scorso, che ha conseguentemente approvato la lista dei vicepresidenti per il biennio 2023-2025 da proporre alla votazione di questa Assemblea. La lista è invariata, sia nei nomi che nelle

deleghe, con l’unica eccezione di Beniamino Maltese che viene sostituito da Paolo Capobianco nella delega all’economia del mare. Questo fatto è motivato esclusivamente dalle evoluzioni intervenute nel percorso professionale di Beniamino, al quale credo vada attribuito un enorme ringraziamento per il servizio reso alla nostra Associazione in questi due anni.

L’attività del Consiglio di Presidenza si integra con quella sviluppata dal presidente del Gruppo Piccola Industria Andrea Razeto, del Gruppo Giovani Emilio Carmagnani e del Gruppo Territoriale del Tigullio Giancarlo Durante, che è invitato permanente del Consiglio stesso. (...) Voglio ricordare i compiti che Andrea Razeto ricopre come presidente del Gruppo Piccola Industria in diversi ambiti, tra cui, in particolare, quello del rapporto tra grandi e piccole imprese: un rapporto che siamo impegnati a rendere sempre più strutturato e, se possibile, oggetto di specifici protocolli di intesa. Per altro verso, Emilio Carmagnani sta occupandosi di rendere ancora più partecipato e attivo il Gruppo Giovani Imprenditori, che da sempre costituisce un’occasione di confronto e di esperienza fondamentale per la crescita professionale e umana delle nuove generazioni.

Segnalo, infine, che incarichi specifici sono stati attribuiti a Giuseppe Zampini per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico in ambito sanitario e a Claudia Filippone in materia di smart working.

La presenza nel Consiglio di Presidenza come past president di Giovanni Mondini mi porta a parlare della riforma operata a livello di Confindustria Liguria negli ultimi 12 mesi, che ha portato all’approvazione di un nuovo Statuto e di un nuovo assetto organizzativo, nel quale Confindustria Genova svolge la maggior parte dei servizi a vantaggio della federazione regionale, attraverso la messa a disposizione delle competenze presenti nella propria struttura. Ciò ha prodotto un risparmio nei contributi economici al sistema e, contemporaneamente, un sensibile miglioramento della qualità dei servizi svolti, riconosciuta da tutte le associazioni territoriali liguri. Inoltre, nell’ambito di una recuperata sostenibilità del budget di Confindustria Liguria, in collaborazione con Confindustria Piemonte e Confindustria Valle d’Aosta, da maggio abbiamo strutturato la presenza di una nostra risorsa a Bruxelles, presso la sede di Confindustria nazionale, ma dedicata alle esigenze delle associazioni del Nordovest e delle loro imprese.

Un ulteriore metro di giudizio per valutare lo stato di salute della nostra Associazione è certamente riconducibile ai numeri delle imprese associate e dei loro dipendenti, che dal 1º luglio 2021 al 30 giugno 2023 sono aumentati, rispettivamente di 28 imprese e di 1.759 dipendenti. Ciò ha evidentemente avuto un impatto positivo sull’andamento dei contributi associativi che nel 2022 sono aumentati del 3,9% rispetto al 2020, consentendo di invertire il trend di disavanzo del conto economico che ha comportato un’erosione del patrimonio netto, che è nostra intenzione ricostituire progressivamente (...).

Chiudo questa mia relazione con due ultime valutazioni. La prima riguarda il nostro interno e gli investimenti che abbiamo messo in campo, sia sul fronte di un nuovo sistema gestionale nel rapporto con gli associati, sviluppato in sinergia con Confindustria Brescia, sia per quanto riguarda

la struttura dell’organico, che ha visto l’introduzione di nuove risorse e di un sistema premiante in relazione al raggiungimento degli obiettivi. I due aspetti sono strettamente legati e trovano la loro logica organizzativa all’interno del piano marketing che abbiamo implementato e che ha consentito di ottenere i risultati che ho prima ricordato, anche grazie al patrimonio di competenze della nostra struttura che, nell’insieme consolidato di Confindustria Genova, Ausind e Digital Innovation Hub, riunisce attualmente 48 persone. È in corso un percorso strutturato di crescita professionale e di ricambio generazionale di queste risorse, che troverà attuazione nei prossimi anni. La seconda valutazione riguarda il nostro esterno e, in particolare, le nostre relazioni all’interno del sistema confindustriale. Dell’ambito regionale ho già parlato, ma vorrei tornare sull’argomento per condividere l’augurio che l’attuale clima di positiva collaborazione in essere tra le associazioni territoriali, instauratosi in occasione della riforma di Confindustria Liguria, porti a ragionare su ulteriori ambiti di sinergia, in un contesto storico in cui è chiaro che le economie di scala sono premianti. Questo è tanto più evidente nel confronto quotidiano con realtà associative a noi vicine, prima delle quali Assolombarda, che negli ultimi anni è diventata rappresentativa dei territori di Milano, Pavia, Lodi, Monza e Brianza. Con Assolombarda e Unione Industriali di Torino abbiamo sviluppato un progetto strutturato di collaborazione nella prospettiva di far crescere un sistema economico integrato, in una dimensione di “città lunga”, che valorizzi la massa di investimenti pubblici in corso di attuazione e le opportunità di business conseguenti. Il progetto ha avuto inizio a far data dall’assemblea pubblica dello scorso novembre e ha già coinvolto i Sindaci delle città metropolitane, i Rettori delle Università, i Presidenti delle Fondazioni bancarie.

Il tempo ci dirà se e quali effetti avrà questa collaborazione, che giudicheremo positiva solo se si tradurrà in iniziative concrete e non esclusivamente mediatiche. Un’ultima riflessione in questo ambito riguarda Confindustria nazionale, che vedrà nel 2024 il rinnovo della Presidenza.

I prossimi mesi saranno cruciali per definire un sistema di alleanze tra le altre componenti del sistema che porti alla nomina di un Presidente fortemente rappresentativo e che possa adeguatamente occuparsi anche delle materie di specifico interesse della nostra associazione. Penso, in particolare, al tema dell’economia del mare e di tutte le sue declinazioni per il complesso dei settori produttivi in cui essa si declina. È indispensabile che la nuova Presidenza di Confindustria inserisca questo tema all’interno delle sue priorità, con le conseguenti e necessarie scelte in ambito di competenze e rappresentanza.

Sono certo che su tutti questi temi la nostra base associativa sia coinvolta, consenziente e attivamente partecipe. Permettetemi, infine, un ultimo messaggio, che si propone di indirizzare l’impegno dell’Associazione nel prossimo futuro: in una città che affronta le transizioni di questi tempi con una serie concreta di opportunità da sfruttare, dobbiamo trovare il modo di neutralizzare tutte le resistenze che provengono dagli innumerevoli comitati contrari a qualsiasi forma di innovazione. Questo è e vuole essere il contributo specifico della nostra Associazione.

Vi ringrazio.●

PREMIO

Cultura della Formazione

in memoria di Marina Traverso

È in corso la prima edizione del premio “Cultura della Formazione in memoria di Marina Traverso”, promosso da Confindustria Genova quale riconoscimento alle imprese che supportano la crescita del proprio capitale umano valorizzandone le specifiche inclinazioni e competenze.

Il Premio Cultura della Formazione è rivolto a tutte le imprese associate che abbiano promosso un percorso di formazione di carattere “extra-ordinario” e di particolare rilevanza dal punto di vista del numero dei lavoratori coinvolti, delle ore di formazione erogata, degli obiettivi prefissati e dei risultati raggiunti.

Il Premio nasce dalla volontà dell’Associazione di ricordare Marina Traverso, Responsabile dell’Area Previdenziale, lavoristica e amministrativa per lunghi anni, dando risalto all’impegno delle aziende nella valorizzazione del proprio capitale umano.

Il Regolamento e la Scheda di Partecipazione, che dovrà essere inviata a Confindustria Genova entro il 29 settembre 2023, sono reperibili dalla home page del sito www.confindustria.ge.it.

Info: Segreteria Sezione Terziario: Deborah Gargiulo Tel. 010 8338444

Mob. 366 6502290

dgargiulo@confindustria.ge.it

CONFINDUSTRIA

A proposito

di Startup

Le proposte di Confindustria Genova a supporto della nascita di nuove imprese.

Vittoria Gozzi

La vicepresidente con delega a Startup e Formazione Vittoria Gozzi ha presentato il Position Paper Startup di Confindustria Genova, nel quale a partire dall’analisi del contesto ligure, si propongono misure a sostegno dell’insediamento, dell’attrazione e della crescita dimensionale di startup sul territorio. •••

Il continuo mutamento dei processi economici e dei mercati esige ormai una sempre più forte contaminazione e collaborazione tra università, centri di ricerca, aziende private, società civile e istituzioni, con l’obiettivo dello sviluppo di idee e soluzioni innovative. Gli spinoff dei centri di ricerca e in generale le startup innovative costituiscono un motore di tale percorso. L’obiettivo di una vera e propria politica dell’innovazione, entro cui si inquadrano le proposte del Position Paper, è quello di creare un contesto favorevole affinché le idee possano approdare sul mercato.

La Liguria è la regione con la percentuale di popolazione più anziana d’Italia, a sua volta il Paese più anziano d’Europa. In un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione, la quota di persone in età da lavoro tende a flettere, con previsioni infauste circa la futura crescita economica. L’attenzione alle fasce di età giovanili è cruciale per l’andamento demografico e, di conseguenza, economico. Su questo fronte, sebbene il saldo migratorio complessivo sia attualmente positivo, la regione subisce anche un significativo esodo di giovani qualificati (lavoratori, ma anche studenti).

Tuttavia la Liguria ha anche indiscutibili punti di forza: è una regione dove il sistema produttivo è fortemente orientato all’alta tecnologia (3.177 imprese per 27.400 addetti, secondo stime Confindustria Genova), che offrono prodotti o servizi di alto valore tecnologico e innovativo o che sono altamente tecnologiche nei loro processi produttivi. Un altro fattore positivo risiede nel ruolo centrale della Liguria in alcuni settori dell’industria nazionale ed europea, come, ad esempio, quello relativo all’Economia del Mare.

Inoltre, a Genova e in Liguria sono già attivi o in fase di avviamento progetti e percorsi volti a favorire la crescita (scale up) delle startup. Dalle attività di soggetti specificatamente dedicati - come gli incubatori certificati, (Wylab, D3AI, Bio4Dreams), le infrastrutture regionale di incubazione Filse BIC e l’Hub for Entrepreneurship (H4E) - ai progetti specifici quali, ad esempio, RAISE (il neonato ecosistema dell’innovazione finanziato con 120 milioni di euro del PNRR che vede capofila l’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università di Genova e il CNR), i fondi di venture capital di Cassa Depositi e Prestiti (FAROS a La Spezia e RoboIT a Genova). Tuttavia sono necessarie ulteriori azioni per potenziare le relazioni tra i diversi soggetti interessati e

aumentare sia la numerosità delle startup, sia la loro crescita dimensionale, anche con il ricorso ad attori specializzati e a misure di intervento che hanno avuto successo in altri contesti.

Sulla base delle best practices di alcune Regioni italiane in materia di misure e interventi volti a favorire la crescita dell’ecosistema dell’innovazione, Confindustria Genova ha individuato tre linee di intervento che ritiene possano essere fondamentali per sviluppare il network dell’innovazione locale, consolidare e accrescere le attività delle startup innovative, attrarre fondi di investimento privati che finanzino le realtà del territorio.

Per ciascuno di questi obiettivi sono state analizzate le misure rivelatesi più efficaci introdotte dalle Regioni nella passata programmazione FESR e FSE. Tali misure sono state poi riadattate all’attuale contesto socio-economico e alle caratteristiche dell’ecosistema innovativo ligure.

Le tre misure che si propone di introdurre nella programmazione regionale 2021-2027 sono dettagliatamente descritte nel documento completo e, in sintesi, riguardano: 1) Finanziamento a fondo perduto di progetti di orientamento all’imprenditorialità, innovazione e networking; 2) Fondo di sostegno per le startup e imprese innovative di piccola dimensione, iscritte da non più di 5 anni al Registro delle imprese, che intendono realizzare piani di investimento in ambito tecnologico; 3) Sviluppo del mercato degli operatori di venture capital per investire strutturalmente nel capitale di rischio delle startup e PMI - su modello del fondo Lazio Venture di Regione Lazio. Tale impegno potrebbe essere rivisto e ridotto nel caso Regione Liguria sia impegnata in progetti, con finalità analoghe, proposte da operatori specializzati. Accanto a queste proposte è inoltre fondamentale prevedere misure che valorizzino il territorio locale in un’ottica di attrazione di startup da fuori regione: in questa particolare accezione uno dei principali progetti che viene proposto è la creazione di un welfare per le startup ricomprendente una serie di misure che Regione Liguria può mettere a disposizione con il fine di migliorare la vita lavorativa e privata dei titolari e soci di startup (voucher per affitto, asilo nido, trasporti e localizzazione aziendale). In un contesto di supporto all’attrazione di startup si inquadrano anche la creazione di percorsi agevolati nell’interlocuzione con i soggetti pubblici (Telepass Startup), il Centro Servizi Accoglienza ricercatori e tecnologi (già previsto dalla Strategia Digitale regionale), l’utilizzo delle forme di appalti pre-commerciali e apparti pubblici per l’innovazione per quanto riguarda gare e forniture del soggetto pubblico locale e il potenziamento di programmi rivolti ai giovani imprenditori.

Il documento completo e le relative slide sono disponibili nell’area temi - startup del sito www.confindustria.ge.it.● (G.F.)

Nel primo semestre 2023, rallenta l’economia italiana e genovese e si sgonfia la ripresa post-Covid.

Sboom

di Giacomo Franceschini

Il Centro Studi di Confindustria Genova ha elaborato la periodica indagine sugli indicatori economici connessi all’operatività delle imprese associate.

Elementi di scenario

In aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria. La crescita è più fragile, con il lento calo dell’inflazione e il costo del credito in salita. I servizi sono meno dinamici, le costruzioni reggono, ma l’industria perde terreno. Nei consumi delle famiglie italiane ci sono meno beni, in particolare alimentari, e più servizi. Gli investimenti sono deboli e la domanda estera di beni è in calo: l’Eurozona rallenta, l’industria USA è ferma, la ripartenza cinese delude.

Nonostante una dinamica del PIL italiano positiva nel 1º trimestre dell’anno, si sono accumulati segnali di indebolimento soprattutto per industria e costruzioni. Nonostante il rimbalzo di maggio, la produzione nei primi cinque mesi dell’anno è calata dell’1,9%, colpendo particolarmente la manifattura (-2,4%). In controtendenza la fabbricazione di mezzi di trasporto, che segnano un incremento del +3,0%. Deboli le prospettive per giugno, ultimo mese del semestre: il PMI (“purchasing managers index”, basato sui giudizi dei responsabili acquisti) relativo al settore manifatturiero è sceso ancor più in area di contrazione (43,8 da 45,9) e la fiducia delle imprese è di nuovo calata. Analisi del Centro Studi Confindustria segnalano inoltre che, rispetto al periodo pre-shock energetico (2018-2019), i margini lordi delle imprese manifatturiere sono mediamente calati, seppur con distinguo tra settori. Nonostante i rialzi dei prezzi di vendita, quindi, l’industria sta ancora scontando gli effetti negativi dei maggiori costi di materie prime e beni intermedi.

La produzione delle costruzioni ha subìto flessioni in aprile (-3,8%) e maggio (-0,7%), dopo una moderata crescita nel primo trimestre.

Da inizio anno il calo si attesta a -4,3%.

L’indicatore sui nuovi cantieri anticipa, comunque, un andamento stabile dell’attività del settore nel secondo trimestre, ma anche segnali discordanti: cresce il comparto residenziale, cala il non residenziale. Nonostante queste dinamiche il PIL italiano nel primo trimestre dell’anno ha registrato un ulteriore aumento, pari al +0,6%, portando a una crescita già acquisita di +0,9% per il 2023.

Fattori positivi sono il settore dei servizi che avanza, pur a ritmi più moderati, il prezzo del gas che resta basso, l’occupazione che continua ad aumentare, alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie.

Il turismo in Italia registra ulteriori incrementi sul 2022, mentre in termini di spesa dei viaggiatori stranieri è ormai stabilmente sopra i livelli del 2019. Nei servizi in aggregato, a giugno la fiducia delle imprese ha subìto un calo, così come il PMI (52,2 da 54,0), che indica comunque crescita. L’indicatore riguardante il fatturato (RTT elaborato da CSC e TeamSystem) conferma una moderazione dell’espansione nei servizi.

Il mercato del lavoro è rimasto in espansione nel primo trimestre (+80mila occupati) e nel primo mese del secondo registra un ulteriore lieve aumento (+0,2%).

L’inflazione italiana continua la tendenza al ribasso a giugno (+6,4% annuo, da +7,6%), grazie al prezzo del gas in riduzione (32€/mwh) che ha infine riportato i prezzi energetici al consumo su ritmi moderati (+2,1%).

Una dinamica alta resta sui prezzi alimentari (+10,7% da un picco di 12,9%) ma in frenata, grazie alla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime (flessione negli ultimi due mesi). La dinamica dei prezzi dei beni e servizi core comincia a stabilizzarsi (+4,7%, da +4,8%), dopo mesi di aumento.

La lentezza con cui l’inflazione sta calando rende molto fragile la crescita, minacciata anche dall’aumento del costo del credito. Il tasso pagato per i prestiti dalle imprese italiane è salito ancora in maggio (4,81%). Le condizioni sempre più onerose stanno sempre più frenando il credito bancario, che è in forte riduzione (-2,9% annuo in maggio). La ragione è il continuo rialzo del tasso BCE, in chiave anti-inflazione, portato al 4,25% a luglio.

Le indagini Banca d’Italia del 1º trimestre mostrano un peggioramento: sono calate le attese delle imprese sulla spesa per investimenti nei prossimi 6 mesi (14,9 il saldo, da 20,0); le imprese chiedono meno credito per finanziare investimenti, più per le scorte e il capitale circolante. Le indagini Istat e Banca d’Italia mostrano un irrigidimento dei criteri di offerta (costi, ammontare, scadenze, garanzie), una domanda frenata dal costo eccessivo, una quota significativa di imprese che non ottiene credito (6,0%), soprattutto perché rinuncia per le condizioni onerose (56,3%).

Inoltre, la produzione in Italia di beni strumentali ha subìto un forte calo (-2,6%). L’export italiano di beni è diminuito in marzo e aprile (-2,3% e -1,7%, in valore), a maggio ha fatto registrare -0,3%; l’andamento è negativo soprattutto con riferimento ai beni intermedi. Su base annua, la dinamica delle vendite di beni all’estero si è molto ridotta (+1,1% in aprile), penalizzando l’industria, mentre è robusta per i servizi (+17,3%), sostenuta dal turismo. Il commercio mondiale mostra un recupero a marzo, grazie al traino della Cina, non dell’Europa; in aprile migliora l’attività portuale di movimentazione container.

L’economia genovese nel 1º semestre 2023

La ripresa post-Covid delle aziende genovesi è terminata: dopo i forti rialzi registrati negli ultimi due anni, nel primo semestre 2023 le variazioni tendenziali tornano a ridimensionarsi. Da un lato i progressi in termini di fatturato, nelle sue diverse componenti, non superano lo 0,7%, dall’altro lato si raffreddano gli aumenti di materie prime e semilavorati (+0,8%). Frenano anche i ritocchi ai prezzi di vendita, mentre il ritmo di crescita dell’occupazione (e del costo del lavoro) rimane robusto. Bene gli ordini da clienti italiani, fatica di più l’export. I margini delle aziende sono in calo dello 0,2%, ma nella manifattura la flessione arriva all’1,3%, a confermare le difficoltà del comparto.

INDUSTRIA E SERVIZI

Fatturato Italia + 0,5

Fatturato Estero + 0,7

Ordini Italia + 1,6

Ordini Estero + 0,7

Prezzi di vendita + 0,2

Costo del lavoro + 2,0

Occupati in organico + 1,3

FONTE:

L’andamento dell’industria e servizi nel semestre è complessivamente in crescita, ma a un ritmo nettamente ridimensionato rispetto a quanto avvenuto negli ultimi quattro semestri, caratterizzanti la ripresa post-Covid. Ritmi contenuti di crescita sono coerenti con i segnali di rallentamento raccolti nell’ultima parte del 2022 e con i dati ufficiali diffusi a livello nazionale.

Rispetto al primo semestre 2022 il giro d’affari delle imprese genovesi è incrementato dello 0,5% nella sua componente nazionale e dello 0,7% nella sua componente estera.

L’incremento del fatturato verso l’estero è dovuto in gran parte ai settori manifatturieri, che, tuttavia, registrano, nel loro complesso, un lieve ribasso per quanto riguarda i ricavi da clienti italiani; in quest’ultimo caso il contributo positivo deriva soprattutto dai settori finanziario-assicurativo, da quello della sanità privata e dal turismo.

Contenuti, rispetto al recente passato, sono anche i rialzi dei prezzi di materie prime e semilavorati, i cui costi per le aziende sono aumentati nel semestre dello 0,6%. Allo stesso modo le aziende hanno operato marginali ritocchi ai listini (+0,2%); nella logistica si registra addirittura un lieve calo, dovuto alla diminuzione dei prezzi di vendita delle aziende del settore energia.

In termini di margini lordi il risultato è una lieve flessione (-0,2%), sebbene con ampi distinguo tra settori: nell’impiantistica-metalmeccanica il calo più significativo, ma flessioni si segnalano anche nella sanità privata e nella logistica e trasporto. Forti rialzi invece riguardano istituti di credito e assicurazioni.

Nonostante la debolezza della produzione industriale e di alcuni settori dei servizi, la raccolta ordini regge: nel semestre le commesse da clienti italiani sono cresciute dell’1,6%, quelle dall’estero dello 0,7%.

I settori manifatturieri si muovono in maniera divergente tra loro, soprattutto per quanto riguarda la componente estera: in crescita gli ordini nella metalmeccanica, nell’automazione, nella cantieristica e nell’alimentare. In diminuzione nell’elettronica e information technology, nella chimica, nella plastica e nel tessile.

Nel terziario avanzato invece l’andamento degli ordini è pressocché stabile.

Tra i segnali di debolezza dell’economia va annoverato anche il calo del traffico merci dello scalo di Genova: nel periodo gennaio-maggio il totale delle merci passanti per il porto è risultato in flessione del 7,1% e il traffico container espresso in TEUS del 5,6%. Ciò ha avuto ripercussioni sull’attività dei terminal operators, il cui giro d’affari è in flessione, così come i margini lordi.

Le notizie più positive provengono dal mercato del lavoro: non si interrompe infatti la crescita degli organici (+1,3%).

L’aumento dell’occupazione è comune a tutti i comparti, pur con ampiezze differenti. I rialzi più elevati riguardano banche e assicurazioni, farmaceutica e i settori della logistica e trasporti. Segni di debolezza invece provengono da metalmeccanica e cantieristica navale.

Al contempo continua a scendere l’ammontare di ore autorizzate per la Cassa Integrazione: nei primi cinque mesi dell’anno sono state 1.065.431 (-52%), delle quali il 78% riferite alla Cassa integrazione Straordinaria (CIGS). Rispetto al periodo gennaio-maggio 2022 la CIGS è in calo del 26% (risultato del calo del 32% della Cassa dovuta a riorganizzazione e crisi aziendali, nonostante la triplicazione della Solidarietà). Le ore autorizzate stanno quindi gradualmente tornando ai livelli del 2018, quando se ne contavano 803.000.

Ad aumentare sono, al contrario, le difficoltà delle aziende nel selezionare e assumere personale. Secondo i dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere-Anpal, nella Città Metropolitana di Genova le entrate previste di nuovo personale per il periodo gennaio-giugno ammontano a 39.120 unità, in aumento di 560 unità rispetto al primo semestre 2022. La percentuale di posizioni giudicate particolarmente difficili da coprire sale al 49,1%, quando, nello stesso periodo dell’anno precedente, si assestava al livello (già elevato) del 40,7%. Tra le categorie professionali aumentano le richieste di impiegati, professioni nel commercio e nei servizi e professioni non qualificate, mentre cala il numero previsto di assunzioni di Dirigenti, professioni a elevata specializzazione e tecnici. Tuttavia, anche per le categorie le cui richieste sono in calo, si registra un aumento della difficoltà di reperimento.

I SETTORI DI ATTIVITÀ

L’Industria manifatturiera

La produzione industriale registra il primo calo su base semestrale dalla fine dell’emergenza pandemica, dopo che nei due semestri 2022 erano emersi segnali di indebolimento. Il fatturato verso clienti italiani è in flessione, quello dall’estero cresce grazie al contributo di alcune grandi imprese e dei settori chimica e farmaceutica. Bene la raccolta ordini, mentre si raffreddano i rialzi di materie prime e semilavorati. Tuttavia l’aumento lieve dei prezzi di vendita non compensa i maggiori costi tra cui quello del lavoro (+0,4%): il risultato è un calo dei margini delle aziende pari all’1,3%.

Nei primi sei mesi dell’anno il fatturato delle aziende manifatturiere ha registrato un leggero calo nella sua componente nazionale, mentre segna un ulteriore progresso per

quanto riguarda gli scambi con l’estero. Relativamente al mercato interno i settori in maggiore difficoltà sono l’impiantistica e la metalmeccanica, mentre al positivo risultato del fatturato estero contribuiscono soprattutto le performance di grandi aziende metalmeccaniche e dell’automazione. Tuttavia nel complesso predominano i fattori di debolezza e la produzione industriale segna il primo risultato negativo dal 2021 (-0,6%), nonostante l’aumento delle giacenze in magazzino, tendenza comune in tutti gli ambiti di attività del comparto, a eccezione dell’industria alimentare. Tuttavia non in tutti settori la produzione è in calo o segna deboli progressi: fanno eccezione infatti la cantieristica navale e l’information technology, che registrano aumenti più robusti.

Anche il buon risultato delle commesse è imputabile, in parte, ai casi specifici di alcune grandi aziende. Al contrario le piccole-medie imprese faticano: per queste realtà gli ordini dall’estero addirittura calano, mentre si ridimensionano gli aumenti se si limita l’analisi agli ordini da clienti italiani. La marginalità delle aziende manifatturiere flette nuovamente (-1,3%, era già accaduto nel primo semestre dell’anno passato): i ritocchi al rialzo dei prezzi di listino si fermano al +0,3%, mentre i costi di materie prime e semilavorati segnano un +0,9%, in netto ridimensionamento rispetto ai più recenti incrementi. In salita anche il costo del lavoro, cosicché le imprese, strette tra il calo del fatturato e i maggiori costi, sono costrette a veder sacrificata una parte del margine di profitto.

INDUSTRIA MANIFATTURIERA

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022

Produzione - 0,6

Fatturato Italia - 0,1

Fatturato Estero + 2,1

Giacenze prodotti + 1,5

Ordini Italia + 3,2

Ordini Estero + 1,4

Prezzi di vendita + 0,3

Costo del lavoro + 0,4

Costo m. prime/semilavorati + 0,9

Occupati in organico + 0,6

FONTE: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

La dinamica occupazionale continua a essere positiva, tuttavia non è omogenea tra i settori: stabile tra gli ardesiaci e l’indotto delle costruzioni, così come tra le aziende della chimica, della plastica e del tessile; in moderata flessione invece nella metalmeccanica e nella cantieristica, mentre cresce tra le aziende dell’elettronica e information technology e tra quelle della farmaceutica.

Passando ad approfondire i variegati settori del comparto, la produzione nella cantieristica navale appare ancora robusta, facendo segnare un aumento del 4,7%. Il fatturato è in leggero calo (-1,6% verso l’Italia, -0,5% verso l’estero), tuttavia aumentano gli ordini (rispettivamente +1% e +1,3% nelle due componenti). Il costo di materie prime e semilavorati resta elevato (+7,7%) e i rialzi dei prezzi di vendita sono infatti quelli più elevati tra tutti i settori, ma non riescono a compensare, se non in minima parte (+2%), gli aumentati costi. I margini quindi flettono dello 0,1%. In controtendenza, rispetto all’andamento generale, l’occupazione, che segna un calo dell’1,2% (-0,8% il costo del lavoro). Produzione in aumento anche tra le aziende dell’elettronica e Information Technology (+1,1%), sebbene occorra fare distinguo tra le diverse attività ricomprese in questa definizione: l’incremento riguarda le aziende dell’information technology e le filiere manifatturiere che servono il più ampio settore dell’informatica. Al contrario automazione ed elettronica registrano livelli di produzione stabili rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel complesso salgono gli importi fatturati verso clienti italiani (+3,5%), ma scende lievemente il fatturato verso l’estero (-0,3%). Analogo il comportamento della raccolta ordini: salgono le commesse da clienti nazionali, calano quelle provenienti dall’estero (-2,9%). Le aziende riescono a preservare i margini (+0,7%), nonostante la scelta di non modificare i prezzi di vendita, a fronte del maggior costo degli input (+1,9%) e di quello del lavoro (+0,8%).

Nella chimica e farmaceutica la produzione è in calo, ma cresce il fatturato, soprattutto verso clienti italiani. Meno positiva la performance degli ordini: +0,4% quelli dall’Italia, -0,7% dall’estero. Occupazione in salita.

In diminuzione l’attività delle aziende della plastica: -1% la produzione, -3,5% il fatturato (-1% la componente estera). Ordini anch’essi in flessione (-1,5% quelli dal mercato interno, -3,7% dall’estero).

Risultati complessivamente positivi nel settore tessile e abbigliamento: produzione e domanda interna ferme, ma aumenta lo scambio con l’estero (+1% in termini di fatturato, +0,6% in termini di ordini). I margini tuttavia non ne beneficiano e rimangono analoghi a quanto registrato nel primo semestre del 2022.

Migliora l’andamento delle aziende della carta, cartotecnica, editoria e grafica. La produzione è in aumento dello 0,2%, così come il fatturato e gli ordini. Occupazione e marginalità delle imprese rimane stabile.

Tra le aziende dell’impiantistica e metalmeccanica si registrano i dati più significativi. Il peso del settore su tutto il comparto industriale e la presenza di grandi aziende di rilevanza internazionale influenza il risultato complessivo della manifattura. La produzione è in calo del 4,8%, conseguenza delle flessioni nell’attività delle grandi imprese del settore. Le difficoltà di quest’ultime riguardano soprattutto le vendite a clienti nazionali, mentre le stesse aziende registrano rialzi per quanto riguarda gli scambi con l’estero. Le piccole-medie imprese, all’opposto, vedono la produzione diminuire in maniera meno marcata e soffrono soprattutto sul fronte della competizione internazionale; d’altro canto ottengono risultati positivi, sebbene modesti, per quanto riguarda i ricavi da clienti italiani. Nel complesso le com-

Genova Impresa - Luglio / Agosto

messe sono in aumento e tale andamento riguarda tutte le categorie dimensionali: gli incrementi sono più marcati per le grandi imprese, più modesti per le piccole-medie. Le difficoltà su produzione e fatturato si riflettono sui margini lordi, in forte calo (-5,7%) e sui prezzi di vendita che flettono dell’1% rispetto ai primi sei mesi del 2022, quando l’incremento era stato marcato (+6,7%).

Produzione in leggero rialzo nell’industria alimentare (+0,6%); il fatturato aumenta di oltre l’8%, ma il dato è influenzato da un ulteriore aumento dei prezzi di vendita pari al 6,1%. Tale dinamica, unita al moderato calo del costo delle materie prime, spinge in alto i margini lordi. Tuttavia le indicazioni sugli ordini sono contrastate (reggono quelli dall’estero, scendono quelli nazionali). L’occupazione chiude il semestre con un aumento dello 0,5%.

Trasporti, Logistica, Energia

Le aziende dei settori trasporti, distribuzione e logistica hanno riportato a consuntivo risultati deludenti nel primo semestre 2023, pur con rilevanti distinguo tra settori. Le imprese dell’energia registrano gli andamenti peggiori, con fatturato in forte contrazione. Contrastato l’andamento dei terminal operators: bene il giro d’affari con clienti stranieri, male quello con clienti nazionali. Nella logistica e trasporti la dinamica economica è in aumento. Nota positiva l’occupazione, in espansione in tutti e tre i settori.

Le aziende della distribuzione di energia hanno consuntivato, nel semestre, flessioni importanti, sia in termini di fatturato verso clientela nazionale, che estera (rispettivamente -9,8% e -16,1%).

I cali sono connessi alla brusca riduzione dei prezzi di vendita (-9%), a propria volta influenzati dai cali delle quotazioni energetiche sui mercati internazionali. Tuttavia nel semestre sia gli organici che i margini lordi sono risultati in aumento, rispettivamente del 2,3% e del 5,4%. La spiegazione può essere rintracciata nell’aumentata vendita di servizi e consulenza (su rinnovabili e mobilità elettrica ad esempio) da parte di molti distributori di energia. Questo mercato, rispetto alla vendita di materia prima energetica, permette di ottenere marginalità più elevate e, al contempo, rende necessario dotarsi di specifiche professionalità da inserire in azienda.

Con riferimento al trasporto e logistica di merce è necessario distinguere tra terminal operators portuali e le altre realtà del comparto. Queste ultime hanno registrato performance positive, sia in termini di fatturato (+3,5%) che di occupazione (+1%). I margini rimangono sostanzialmente stabili se confrontati con il primo semestre 2022. Concentrandosi sull’attività dei terminal operators, nel primo semestre 2023, emerge che il giro d’affari con clientela italiana si è ridotto del 4,6%, ma al contempo è aumentato il fatturato derivante da contratti con l’estero (+4,3%).

I prezzi di vendita sono saliti leggermente (+0,8%) e il risultato di tali dinamiche sui margini delle imprese è una flessione dell’1,9%.

I numeri deludenti dei terminal sono tuttavia coerenti con le statistiche del Porto di Genova in riferimento al periodo gennaio-maggio.

TRASPORTI, LOGISTICA, ENERGIA

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022

Fatturato Italia + 0,1 Fatturato Estero - 1,8

Prezzi di vendita - 1,2 Costo del lavoro + 4,2 Occupati in organico + 1,4

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

Il traffico merci totale, espresso in tonnellate, è stato in flessione del 7,1%. Tra le diverse categorie, solo le rinfuse liquide registrano una crescita rispetto ai primi cinque mesi del 2022 (+1,1%), ma esclusivamente grazie all’aumentato passaggio di prodotti chimici, mentre oli vegetali e vino calano del 3,1%. In flessione anche la funzione industriale (-35,7%), oli minerali (-8,4%), rinfuse solide (-8,4%), Bunker e provviste di bordo (-8,4%). Allo stesso modo, il traffico convenzionale scende dello 0,5% e quello containerizzato del 6,9% in tonnellate e del 5,6% in termini di TEUS. Per quanto riguarda il movimento passeggeri di traghetti e crociere, vi sono forti incrementi su base tendenziale rispetto al 2022 (+82% in totale). I numeri evidenziano anche il superamento dei livelli dei primi 5 mesi 2019 (+17% i traghetti, +5,9% i crocieristi).

Il traffico dell’aeroporto C. Colombo di Genova è in crescita del 79,4% in termini di movimento di aeromobili ed è sestuplicato in termini di passeggeri. Tuttavia a confronto con il periodo gennaio-maggio 2019 il recupero deve ancora realizzarsi; il traffico di aeromobili è ancora inferiore del 28,3% e quello passeggeri del 29,1%.

I Servizi di Terziario Avanzato

I Servizi di Terziario Avanzato seguono un andamento poco dinamico, ma reggono nonostante il peggioramento delle condizioni delle aziende e il minor potere di acquisto delle famiglie.

TERZIARIO AVANZATO

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022

Nel primo semestre 2023 le imprese dei settori riguardanti consulenza aziendale, formazione, ambiente e servizi economico-finanziari - diversi da assicurazioni e istituti di credito - hanno registrato una dinamica sostanzialmente in linea con lo stesso periodo dell’anno precedente. Il fatturato è cresciuto leggermente nella sua componente nazionale (+0,2%), mentre è diminuito marginalmente verso clientela straniera (-0,1%). Non sono segnalati particolari progressi nella raccolta degli ordini, mentre l’occupazione continua a espandersi, facendo registrare un +0,4% nel semestre.

La Finanza e le Assicurazioni

Il comparto bancario-assicurativo genovese ha visto incrementare il proprio fatturato del 2,3% nel primo semestre 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il settore delle assicurazioni registra importanti incrementi del valore dei premi e delle provvigioni, ma i margini rimangono stabili. Tra gli istituti di credito gli impieghi ancora tengono, nonostante a livello nazionale i prestiti siano in flessione.

Nel settore assicurativo premi e provvigioni sono aumentati del 7,9%, ma i margini lordi sono rimasti sostanzialmente stabili, flettendo dello 0,3%. Il motivo dipende dal rialzo del costo del lavoro che ha toccato il +9,2%: questo incremento è dovuto, almeno in parte, a un ampliamento degli organici (+1,7% tendenziale nel semestre).

Al contrario, la marginalità degli istituti di credito operanti a Genova cresce dell’8%: la raccolta diretta presso la clientela (fondi depositati dai clienti) cala del 3,8%, ma sale quella indiretta, costituita dai servizi di investimento (+5,8%). Inoltre gli impieghi tengono, nonostante il trend di flessione registrato a livello nazionale e regionale alla fine del 2022.

Crescono anche gli occupati.

FINANZA E ASSICURAZIONI

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022 Var. %

Fatturato Italia* + 2,5

Margini lordi + 6,3

Costo del lavoro + 3,0

Occupati in organico + 6,5

*Dato consolidato attraverso l’esame degli indici di raccolta

*per il settore bancario e premi/ provvigioni per quello assicurativo

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

La Sanità

Continua la crescita di fatturato e prestazioni tra le aziende del settore della sanità privata. L’occupazione cresce dell’1,2%. Costi dei materiali in netto calo, ma sale in

maniera robusta il costo del lavoro. Ciò giustifica un ritocco al rialzo dei listini pari al 2,5%.

Il fatturato generato dalle aziende della sanità privata è in rialzo del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le prestazioni registrano anch’esse un incremento, ma molto più contenuto, pari a +0,8% (nel periodo di confronto erano tuttavia salite di oltre 7 punti percentuali). I prezzi di vendita salgono del 2,5%, mentre il costo dei materiali, dopo i picchi registrati nel 2021-2022, calano bruscamente. Tuttavia il rialzo del costo del lavoro non permette progressi circa la marginalità. Gli organici si ampliano dell’1,2%.

SANITÀ

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022 Var. %

Fatturato + 6,3

Prestazioni + 0,8

Prezzi di vendita + 2,5

Costo del lavoro + 9,9

Costo dei materiali - 10,2

Occupati in organico + 1,2

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

Il Turismo

Il turismo rimane il comparto dei servizi che continua a ottenere i risultati migliori: dopo gli ampi incrementi tendenziali degli ultimi semestri, nella prima parte del 2023 continua l’espansione del fatturato. La forte domanda spinge al rialzo i prezzi di vendita (+6,5%) e l’occupazione. L’ampiamento degli organici è pari al 4,3%, nonostante le forti difficoltà nel reperire personale in vista della stagione estiva.

Il fatturato delle aziende del settore turistico è risultato in ulteriore aumento (+4,5%) rispetto allo stesso periodo 2022, mesi in cui il rialzo aveva sfiorato il 40%. Tali numeri sono ulteriore conferma del positivo momento del comparto: secondo i dati Banca d’Italia relativi alla Liguria, nel 2022 la spesa degli stranieri in regione è cresciuta del 75 per cento e nel 2023 questa dinamica sta proseguendo. È in crescita infatti il numero di arrivi e presenze, soprattutto di turisti provenienti dall’estero: in base ai dati dell’Osservatorio turistico regionale, nella Città Metropolitana di Genova le presenze complessive sono aumentate del 15,9% rispetto al primo semestre 2022, ma la componente straniera ha registrato un aumento di oltre il 37% per cento. La stessa dinamica riguarda il conteggio degli arrivi: anche in questo caso la componente di turisti stranieri è in forte crescita (+47,9%).

Anche rispetto al pre-Covid le percentuali di incremento sono elevate: arrivi e presenze di italiani, confrontati con il

2019, sono cresciute rispettivamente del 13,7% e del 17,2%, mentre gli stranieri sono aumentati del 26,4% in termini di arrivi e del 32,4% in termini di presenze.

TURISMO

1º semestre 2023 su 1º semestre 2022

INDUSTRIA E SERVIZI

Prospettive 2º semestre 2023 (variazioni congiunturali)

del lavoro + 6,5

FONTE:

L’alta domanda ricettiva e di servizi turistici contribuiscono al rialzo dei prezzi, così come dell’occupazione. L’ampliamento degli organici è necessario per far fronte al crescente aumento di turisti e, al contempo, per elevare la qualità dell’offerta, che deve rispettare standard sempre maggiori per venire incontro alle esigenze della clientela. Dal mercato del lavoro proviene tuttavia anche l’unica criticità che affligge gli operatori economici: l’elevata difficoltà di trovare e selezionare personale adeguatamente formato. Dai dati del Sistema Informativo Excelsior di InfocamereANPAL emerge come le imprese genovesi del turismo stiano ricercano 4.660 figure professionali per il periodo lugliosettembre; se si considera che a luglio la difficoltà di reperimento riguardava oltre il 50% delle posizioni, significa che oltre 2.300 posti di lavoro disponibili rischiano di rimanere vacanti.

Le

prospettive

per il 2º semestre 2023

Nel secondo semestre del 2023 le previsioni delle aziende genovesi indicano un aumento moderato del fatturato, derivante da una migliore dinamica del commercio con l’estero. Questo dovrebbe permettere un contenuto rimbalzo della produzione nel settore manifatturiero. L’occupazione continuerà nel suo percorso di crescita, a un ritmo più attutito.

Nonostante i segnali di indebolimento rilevati, specialmente per l’industria e le costruzioni, il risultato positivo del PIL italiano consuntivato nel primo trimestre (+0,6%) permette una crescita già acquisita per il 2023 pari a +0,9%. Fattori positivi nella seconda metà dell’anno saranno il settore dei servizi in espansione, pur a ritmi moderati, il basso prezzo del gas, l’occupazione che continua ad aumentare (alimentando il reddito disponibile totale delle famiglie). Tuttavia, l’inflazione lenta a scendere e i tassi in aumento faranno da contrappeso, rendendo più contrastate le previsioni. Decisivo sarà il comportamento del commercio mondiale: una minor fiacchezza dei mercati di sbocco porterebbe a un

aumento delle esportazioni e rimetterebbe su un percorso meno fragile il trend di crescita dell’attività economica. A livello locale le indicazioni, espresse dalle aziende tra i mesi di maggio e giugno 2023, evidenziano in effetti una dinamica dell’export moderatamente in crescita, tale da compensare un mercato interno in frenata; secondo le aziende i prezzi ancora alti deprimeranno la domanda interna, prevalendo sui fattori positivi (come il già citato aumento del reddito da lavoro delle famiglie) che contribuiscono alla sua ripresa. A beneficiare dei più vivaci scambi con l’estero sarà la produzione manifatturiera che, superando la battuta d’arresto del primo semestre, riprenderà ad aumentare, sebbene in maniera moderata. Si tratta di indicazioni di carattere generale e consolidate in base a fattori di ponderazione tra i diversi settori produttivi, che devono essere verificate rispetto alle variabili di tempo e di contesto congiunturale in cui si troveranno a operare le singole aziende.●

LE PREVISIONI DEL CSC

1 Per ULA = unità equivalenti di lavoro a tempo pieno; 2 Valori in percentuale del PIL

L’uomo è piccolo e fragile, ma la curiosità e la creatività lo rendono coraggioso, tanto da esplorare la natura “al di là dei limiti”.

Ne parliamo con il primo astronauta italiano e deus ex machina del Festival dello Spazio di Busalla.

Oltre la Luna

“ Lo Spazio è il nuovo mare che da poco abbiamo imparato a navigare”

“ Le tecnologie sviluppate per lo Spazio hanno beneficiato di importanti investimenti destinati allo sviluppo di tecnologie terrestri, come lo smartphone”

“ In Italia la filiera industriale della Space Economy vanta campioni di portata internazionale”

Franco Malerba

L’esplorazione dello Spazio ha dato evidenza dell’irrilevanza, in termini cosmici, della Terra; quanto all’Uomo, la cui curiosità e sete di conoscenza spingono a porsi e a superare sempre nuovi traguardi, non si lascia intimidire, anzi. La ricerca spaziale ha contribuito allo sviluppo di tecnologie preziose per attività “terrestri” nel campo della meteorologia, delle telecomunicazioni, dell’ingegneria civile, della medicina. Secondo Franco Malerba, primo italiano a partecipare a una missione spaziale (la STS-46 ATLANTIS del Programma Space Shuttle, a cavallo tra luglio e agosto 1992), negli ultimi anni la bilancia degli scambi tecnologici Spazio-Terra sarebbe addirittura in attivo per la Terra, con l’Italia a giocare un ruolo di primo piano nella “Space Economy”.

Ing. Malerba, cosa è rimasto, oggi, delle motivazioni per la “corsa allo Spazio” - prima tappa, la lunaingaggiata alla fine degli anni ’50 dello scorso secolo dagli Stati Uniti e dall’allora Unione Sovietica?

C’è indubbiamente una dimensione geopolitica nella “corsa allo Spazio”, perché lo Spazio è il nuovo mare che da poco

abbiamo imparato a navigare e che offre opportunità nuove, alcune già note, altre da scoprire, da sperimentare. In occasione dell’anniversario del primo sbarco sulla Luna, Rai Storia ha mandato in onda alcuni servizi dell’epoca; mi ha colpito particolarmente la conferenza stampa dei tre astronauti - Armstrong, Aldrin e Collins - condotta da Segio Zavoli: proiettarono sobrie immagini in bianco e nero delle diverse operazioni della missione vissute dall’interno dei veicoli stessi, nessuna concessione alle emozioni o al “folclore” delle singolari performance permesse dall’assenza di peso. Accompagnati nella sala stampa da un funzionario americano, vestivano abiti civili, ma l’essenzialità del loro racconto non celava una disciplina militare. Le domande dei giornalisti, poi, vertevano tutte sulla competizione con il programma spaziale dell’Unione Sovietica. Vent’anni più tardi sarebbe caduto il muro di Berlino, un punto di svolta anche per lo Spazio. Nei vent’anni scorsi, con le attività della Stazione Spaziale Internazionale abbiamo vissuto un periodo speciale di collaborazione tra le Agenzie delle potenze spazialiNASA, ESA, Roscosmos, JAXA, CSA, ma ora quel periodo speciale sta finendo. Nuovi attori geopolitici occupano la scena, la Cina, l’India, gli Emirati, Israele e la lista si allunga ogni anno; nuovi attori privati commerciali si fanno protagonisti almeno nello Spazio orbitale vicino alla Terra, mentre la collaborazione delle Agenzie Occidentali con l’Agenzia Russa è sfumata sine die a causa della guerra in Ucraina. La Commissione Europea ha dato vita al suo interno a una direzione Spazio e Difesa, mettendo chiaramente avanti l’aspettativa duale delle attività spaziali. Indubbiamente, siamo a un altro punto di svolta.

Le aspettative delle esplorazioni e delle ricerche spaziali, anche in termini di sviluppo di tecnologie utili al nostro vivere quotidiano, sono state in qualche modo soddisfatte? Quali i prossimi traguardi?

C’è sempre stato e c’è un forte scambio tra tecnologie sviluppate per lo Spazio e tecnologie “terrestri”; negli ultimi tempi sarei portato a dire che lo scambio è stato più favorevole nel verso Terra-Spazio. Si è potuto costruire satelliti a minor prezzo, più agili e performanti grazie alle tecnologie messe a punto dagli straordinari investimenti sullo “smartphone”, che ha un mercato di svariati miliardi di utenti: batterie di maggiore capacità, telecamere piccolissime e a basso consumo, microcircuiti complessi pronti all’uso e piattaforme software standard che facilitano il software applicativo. Il contributo dallo Spazio più rilevante per il nostro vivere quotidiano ci arriva con il “diluvio” di dati utili per l’integrazione in applicazioni terrestri, dedicate alla conoscenza del territorio, alla navigazione sicura e ai trasporti, al pilotaggio di ogni sorta di mezzo in movimento, che sia un drone, un trattore o un missile, alla logistica dei soccorsi in caso di catastrofi, tanto più quando le reti terrestri sono inaccessibili. I prossimi traguardi “strategici”? Ne suggerisco due: a) lanciatori almeno parzialmente riutilizzabili e b) sistemi capaci di fornire servizi ai satelliti in orbita. Entrambi questi obiettivi significano costi più bassi per l’utilizzo dello Spazio ed entrambi sono oggetto di investimenti sia pubblici che privati. Anche lo slancio impresso dall’Amministrazione americana con il programma Artemis per il “ritorno dell’Uomo alla Luna per restare” apre la via a innumerevoli sviluppi tecnologici, utili anche a una gestione più efficace delle risorse essenziali sulla Terra.

Come si posiziona il nostro Paese in tema di “Space Eco-

nomy” - per disponibilità di risorse, competenze, risultati raggiunti?

La “Space Economy” è - secondo il consenso dei “think tank” più accreditati - un segmento di nuovi sviluppi industriali destinato a crescere a tassi tra i più alti nel mondo dell’economia; questa scommessa traguarda il connubio tra digitale e dati spaziali e modelli di business che consentono ritorni sull’investimento in tempi ragionevolmente brevi e giustificano pertanto un ingresso significativo di capitali privati nel settore, accanto agli investimenti istituzionali. Nata in America, la Space Economy si fa strada ormai anche in Europa. Siamo in grado di navigare quest’onda? Questa domanda comporta il rischio degli autoincensamenti patriottardi, ed è bene dunque attenersi ai fatti. L’Italia ha una filiera industriale “intera” che comprende campioni capaci di farsi valere in campo internazionale come Thales Alenia Space, Telespazio, Leonardo, ma anche aziende piccole e medie, portatrici di tecnologie essenziali. In ambito europeo facciamo parte dei tre paesi che orientano le scelte programmatiche dell’ESA; godiamo di questa credibilità per le capacità che l’ASI e l’industria italiana sanno esprimere, ma anche perché l’impegno finanziario del nostro Governo è cresciuto straordinariamente negli ultimi quattro anni: da 800 milioni nel 2018 a 1,23 miliardi nel 2022. Sono perfino comparsi in tempi recenti fondi di investimento italiani dedicati allo Spazio, che hanno dato ossigeno alla nascita di nuove startup. Torino è probabilmente la città italiana che ha il miglior ecosistema per lo sviluppo della “Space Economy”, grazie alla presenza di industrie spaziali grandi e medie, ma anche grazie al Politecnico, che già da tempo alimenta la nascita di nuove iniziative imprenditoriali “deep tech” con l’incubatore I3P e che oggi ospita anche un incubatore specializzato per lo Spazio dell’ESA.

Nella sessione “Abitare lo Spazio: il ritorno alla Luna per restare” dell’ultima edizione del Festival dello Spazio di Busalla, Giuseppe Tanzella-Nitti (astronomo, professore ordinario di Teologia fondamentale alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma) è intervenuto sulla questione del “posto dell’uomo nel cosmo”, al “centro” o alla “periferia”. Qual è la Sua opinione, alla luce dell’esperienza vissuta come astronauta?

Se guardo alla mia avventura d’astronauta come quella di un tecnico specializzato, preparato minuziosamente a svolgere un lavoro particolare nel laboratorio spaziale, la lettura di quella esperienza è molto “periferica”; mi muovo con rischio e fatica in un oceano buio, vuoto, infinito; sono una fragile presenza di breve durata fuori del piccolo strato di atmosfera, che riluce attorno al pianeta Terra. In termini astronomici la Terra non è che un minuscolo corpo celeste, insignificante nella maestosità della Via Lattea e del Cosmo. Ma si può andare oltre questo modo riduttivo di leggere l’atto ardimentoso di esplorare la natura “al di là dei limiti”; non è questo forse una manifestazione dello spirito creativo che è nell’Uomo, curioso e capace di interrogarsi sulla natura delle cose, sulla loro origine, su sé stesso e sul proprio destino? Il Festival dello Spazio di quest’anno, ispirato dal tema “abitare lo Spazio”, ha scavato all’interno di questo pensiero profondo con la riflessione dello scienziato filosofo Tanzella-Nitti e poi anche con il viaggio al Cielo del sommo Dante nell’interpretazione teatrale “Vergine Madre” di Lucilla Giagnoni. Con queste ali l’esperienza del viaggiatore del Cosmo trascende il momento tecnico, torna “al centro” perché diventa ricerca di conoscenze e di verità.●

vicino / lontano

internazionalizzazione n infrastrutture

ricerca e sviluppo n cultura n turismo n sostenibilità

Operative le Antenne di Kiev, Singapore e Washington DC.

Con le aperture di Confindustria Kiev il 12 gennaio, di Confindustria Singapore il 2 maggio e di Confindustria Washington DC il 21 giugno 2023, si è completata la prima fase del Progetto di Presidenza “Confindustria nel mondo”, nato per curare gli interessi delle imprese associate a livello internazionale, con l’obiettivo di rafforzare la presenza e il ruolo dell’Associazione nel contesto economico globale. Promosso dal presidente Carlo Bonomi con la vicepresidente per l’Internazionalizzazione Barbara Beltrame Giacomello, il Progetto è seguito operativamente dall’Area Affari internazionali di via dell’Astronomia, guidata Raffaele Langella, e dai colleghi in forza presso le singole sedi.

Confindustria Kiev

Dal 12 gennaio 2023, l’ufficio di Kiev di Confindustria opera presso l’Ambasciata d’Italia in Ucraina con lo scopo di rafforzare i legami istituzionali e di business con il Paese, monitorando le opportunità per le nostre imprese derivanti da progetti per la ricostruzione, non solo attraverso il ripristino delle infrastrutture, ma anche attraverso l’attrazione di investimenti e la cooperazione economica e industriale. L’ufficio supporta e assiste, inoltre, le imprese italiane associate operanti nel Paese, segue l’attività delle Associazioni industriali e dei grandi attori privati dell’industria ucraina rafforzando le relazioni con gli stessi; monitora il contesto geopolitico, economico e commerciale nel Paese e l’evoluzione delle gare d’appalto.

L’obiettivo primario è non interrompere le relazioni economiche con il Paese, con cui l’Italia - negli anni precedenti la guerra in corso - aveva consolidato il suo rapporto commerciale a livello europeo: nel 2021 l’interscambio tra i nostri Paesi aveva superato i 5 miliardi di euro, in crescita del 50% rispetto all’anno precedente, trainato dai settori dei macchinari, tessile-abbigliamento, agro-alimentare, chimico, elettrico e arredo.

D’altro canto, pur nella situazione attuale, ci sono aree del Paese in cui poter continuare a operare e a investire con la finalità di proiettare le nostre imprese e le nostre capacità in un’ottica di medio-lungo periodo, contribuendo fattivamente alla rivitalizzazione del tessuto imprenditoriale e all’avvicinamento dell’economia ucraina agli standard della UE, così da accelerare il processo di inclusione già avviato. Proprio grazie a una presenza fisica a Kiev fin d’ora, le nostre imprese potranno essere in prima linea nel cogliere ogni opportunità futura.●

Tetiana Lobova

International Affairs

Kyiv Delegation Confindustria

01901, Kyiv

Vul. Yaroslaviv Val, 32-B

tel. +38 095 4335306

t.lobova.con@confindustria.it

Confindustria Singapore

L’Antenna di Confindustria a Singapore - attiva da inizio maggio di quest’anno presso la Camera di Commercio Italiana a Singapore all’interno dell’edificio della Singapore Business Federation - ha competenza Regionale per i 10 Paesi ASEAN (Singapore, Indonesia, Malesia, Tailandia, Brunei, Filippine, Vietnam, Laos, Cambogia, Myanmar), sui quali si punta ad affermare il ruolo di Confindustria in affiancamento e raccordo con la rete diplomatico-consolare e gli altri enti nazionali preposti a favorire lo sviluppo e il consolidamento delle collaborazioni economico-commerciali delle nostre imprese nella Regione. Singapore, città Stato con 5.5 Mln di abitanti in poco più di cinquant’anni dalla sua indipendenza, ha saputo trasformare la sua economia da Paese in via di sviluppo a polo logistico e finanziario mondiale, con un reddito pro-capite superiore a USD 75K e una delle più alte concentrazioni di milionari al mondo: previsti 5.300 UHNWI (Ultra High Net Worth Individual, ndr) entro il 2030.

Grazie alla sua posizione geografica al centro dell’Area ASEAN, Singapore è considerato l’HUB strategico per le rotte commerciali e i flussi di traffico della regione. La sua ubicazione la rende facilmente accessibile da molti paesi membri dell’ASEAN (660 milioni di abitanti con un’età media inferiore ai trent’anni e una crescita media del PIL superiore al 5%), e da altre importanti economie mondiali, come Cina, India e Australia.

La presenza italiana nella Regione ASEAN è in crescita, sia come uffici commerciali, sia come attività manifatturiera; a Singapore, grazie alle sue importanti attività portuali, operano Fratelli Cosulich, Cambiaso Risso, Rely, Rimorchiatori Mediterranei, D’Amico, Fincantieri...

La migrazione di molti uffici Regionali da Hong Kong a Singapore, avvenuta nel corso dell’ultimo anno e mezzo, ha consolidato maggiormente il ruolo della città Stato come HUB Regionale; in aggiunta, si è registrato un importante flusso finanziario da Cina e Hong Kong verso Singapore con la conseguente attivazione di family office con capitale cinese (oltre il 40%).

Tale flusso finanziario permetterà di mantenere ancora più attivo a Singapore il settore dell’innovazione e delle startup, che negli ultimi anni ha conosciuto un forte sviluppo: a oggi - grazie anche alla spinta del Governo verso le attività di ricerca e sviluppo e una forte legislazione a tutela della proprietà intellettuale - sono presenti oltre 300 investitori tra venture capital e family office, più di 200 incubatori e possiamo contare 29 Unicorn con base nella città stato.

L’Antenna di Confindustria fornirà supporto e assistenza alle Associazioni del Sistema nella pianificazione e realizzazione delle attività di internazionalizzazione nella Regione, svolgendo anche un ruolo di ricognizione sulle opportunità commerciali e di investimento per le imprese associate.●

Giacomo Marabiso

Confindustria Singapore

160 Robinson Road, #20-05

c/o Italian Chamber of Commerce in Singapore (ICCS) - (SBF-Singapore Business Federation building) tel. +65 88698236 singapore@confindustria.it

Confindustria Washington DC

Lo scorso 21 giugno è stata inaugurata la sede di Confindustria Washington DC.

La mission dell’Ufficio tiene conto del sistema politico, economico e amministrativo che gravita attorno alla capitale degli USA e del fatto che questi sono l’economia più avanzata e innovativa del pianeta, il primo mercato di destinazione extra-europeo dell’export nazionale e lo snodo, oggi più che mai nevralgico, di ogni decisione geoeconomica avente impatto globale.

Date queste caratteristiche, le sfere di attività sulle quali ci concentreremo possono essere riassunte, per brevità, in due grandi filoni intimamente correlati: 1) la dimensione delle policies; 2) quella della promozione. Sono correlate perché nell’attuale fase di frizioni internazionali, il commercio e gli investimenti sono sempre più utilizzati come strumenti di “suasion” e il posizionamento degli Stati Uniti, sia a livello regionale, transatlantico, Indo-Pacifico, o globale, può ripercuotersi in modo diretto, immediato e dirompente sull’operatività delle nostre aziende, anche di quelle con relazioni consolidate con il suo mercato. L’apertura della sede ha luogo in una congiuntura cruciale: nel 2024 si terranno le elezioni politiche negli Stati Uniti e il rinnovo degli organi dell’Unione europea. L’Italia, di Presidenza G7 - con Confindustria alla guida del B7 - rivestirà un ruolo fondamentale nel connettere le due nuove leadership transatlantiche in una fase di estrema turbolenza e incertezza. Confindustria intende contribuire attivamente a questo obiettivo, stabilendo rapporti operativi con l’establishment politico, economico e industriale statunitense a Washington. Rafforzeremo il nostro impegno nel potenziare il commercio bilaterale, gli investimenti e le collaborazioni industriali in stretta sinergia con l’Ambasciata e con gli attori istituzionali ed economici nazionali presenti nella capitale e nel Paese. Attraverso l’Area Internazionale della sede centrale, opereremo come riferimento per iniziative di sistema nel Paese. Consolideremo la collaborazione con la principale organizzazione di rappresentanza industriale americana, la US Chamber of Commerce, che annovera oltre tre milioni di imprese associate e rappresenta l’interlocutore privilegiato dell’Amministrazione americana. Trarremo il massimo vantaggio dall’interazione con istituzioni quali il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, o la Banca Interamericana di Sviluppo per accrescere la conoscenza delle opportunità che offrono e favorire l’accesso ai loro finanziamenti da parte delle imprese italiane.●

Marco Felisati

Confindustria Washington DC

1025 Connecticut Avenue NW, Suite 1000 - Washington, District of Columbia 20005

tel. +1 (202) 3559475

washingtondc@confindustria.it

Reshoring

La partita a scacchi tra grandi attori politici mondiali.

“Reingegnerizzazione delle catene del valore”, “Reshoring”, “Friendshoring”: chi di noi non ha trovato questi slogan proposti come rimedio agli sconvolgimenti logistico-produttivi nati con la pandemia, alimentati dall’invasione russa in Ucraina, ma spinti a conseguenze estreme dal ritorno della logica dei blocchi in giro per il mondo?

La globalizzazione è stata per decenni la dimostrazione pratica della validità della teoria dei vantaggi comparati: ogni Paese o area del mondo forniva un tassello per il presidio di una fase del processo di acquisizione dei fattori-produzione-vendita dei prodotti finiti.

Alcuni Paesi garantivano le materie prime o la manodopera (preferibilmente a basso costo) quali fattori produttivi primari; altri coprivano la parte produttiva più “nobile”, quella a maggior valore aggiunto, dove era necessaria la prestazione di operatori più qualificati; il commercio provvedeva

poi alla distribuzione dei fattori o dei prodotti finiti avvalendosi di una rete logistica sempre più globale e sempre più efficiente.

Aggiungiamo che con la caduta del muro di Berlino la storia era finita e abbiamo il cocktail perfetto per un generale rilassamento e per cullarsi nell’idea di aver creato il migliore dei mondi possibili. Tutto sommato, anche le crisi dei primi anni Duemila, pur nate in alcuni casi all’interno del sistema economico-finanziario stesso, sembravano incidenti di poco conto, non in grado di scalfire un nuovo corso “di magnifiche sorti e progressive”.

Ma il fuoco covava sotto la cenere: già con i subprime c’è stata la necessità di aiuto della politica, necessità cresciuta con la crisi dei debiti sovrani e poi arrivata all’apoteosi con la pandemia, prima per tenere in piedi il sistema e poi per far ripartire il cuore infartuato.

di Marco Toffolutti

Perché tutto questo preambolo?

Perché il reshoring di cui si ragiona oggi non è più solo la rielaborazione dei processi produttivi e logistici insegnati nei manuali di economia, ma una partita a scacchi dove i grandi attori politici di questi decenni dispiegano le loro strategie per finalità che non sono unicamente di massimizzazione dei profitti aziendali o di benessere economico collettivo, ma riguardano equilibri di potere, sfere di influenza da conquistare e, in ultimo, predominio da esercitare. Partita a scacchi che si gioca su scenari condizionati dal cambiamento climatico, che si porta dietro la transizione energetica, per giungere all’esplosione della digitalizzazione, con la sua punta estrema dell’intelligenza artificiale, di cui al momento possiamo solo immaginare i potenziali sviluppi, sia in termini di rivoluzione nel modo di vivere, che di sconvolgimenti occupazionali-sociali cui assisteremo.

La Cina ha vissuto il suo momento di svolta con l’ascesa al potere di Xi Jin Ping, dieci anni fa, quando si diede l’ambizione di rivaleggiare tecnologicamente con l’Occidente entro un paio di lustri, forte di una predizione che già l’anziano Deng aveva fatto molti anni prima, vale a dire che le terre rare sarebbero un giorno diventate quello che le fonti fossili erano state nel Novecento, con la differenza che il loro sfruttamento non sarebbe stato per tutti, perché molte comunità non avrebbero retto all’impatto della loro estrazione e della loro lavorazione.

L’Occidente ha sonnecchiato, sentendosi forte del dominio nell’intermediazione dei capitali necessari per portare avanti i progetti di investimento, ma pure nella presunzione di un modello di vita e di un sistema di valori che erano il benchmark cui tutti i popoli del Pianeta avrebbero teso: peccato che non tutti i popoli della Terra hanno condiviso la stessa storia, la stessa filosofia e la stessa sociologia, e che non esiste una narrazione valida per tutti.

Quindi, che fare? Meglio ragionare come italiani, come europei o come “occidentali”? Direi che la risposta sarebbe ovvia quando in Asia due soli Paesi assommano circa il triplo delle popolazioni europea e statunitense messe insieme, ma le pulsioni dell’oggi non seguono l’ovvietà, specie alla vigilia del 2024, quando si eleggeranno il nuovo Presidente USA e il nuovo parlamento europeo: in primis, pensiamo di creare un fondo sovrano UE, ma, visto che siamo ricchissimi, decidiamo che sia meglio crearne pure altri a livello di singoli Paesi; il tutto mentre gli USA, nostro naturale e storico interlocutore, forse dubbioso che dollaro e primato finanziario non siano più sufficienti, crea il programma IRA per attrarre investimenti nei settori industriali di frontiera, investimenti palesemente “rubabili” solo all’Europa, visto che il competitor cinese non delocalizzerebbe certo ciò che ritiene veramente strategico. Ma, poi, qualcuno ha inteso come sarebbero gestiti questi fondi sovrani, specie uno sovranazionale come quello UE? I fondi sovrani che conosciamo sono stati creati per gestire risorse ricavate dalla vendita di materie prime, non dalla raccolta delle tasse. Come risolvere eventuali (eufemismo!) controversie sulla localizzazione degli investimenti? Risorse distribuite con il metodo della “capital key” a prescindere dal merito delle iniziative stesse? La politica economica con la declinazione della politica industriale sono imprescindibili per supportare il cambiamento, specie quando è tumultuoso, ma perché la politica dovrebbe entrare direttamente nella gestione economica, anziché limitarsi al ruolo di accompagnamento di investimenti privati che nel medio-lungo termine dovranno essere in grado di reggersi autonomamente? Centralizzare perché la Cina è centralizzata? Ma la Cina ha un sistema politico-sociale totalmente diverso dal nostro e se decidiamo di emularli vuol dire che li giudichiamo vincenti e non siamo quindi più così sicuri di essere il faro di civiltà che pensavamo di essere... frangar non flectar? Oltre al dialogo in sede NATO, forse un tavolo economico con gli USA sarebbe auspicabile e, magari, la Segretaria al tesoro Yellen, atterrando a Roma, Parigi o Berlino troverebbe un arcobaleno come a Pechino... peccato che in Europa le piogge siano sempre più scarse e, di conseguenza, anche gli arcobaleni.●

42N e Accelerate Italy sono le iniziative a supporto delle startup italiane che si

di Andrea Ridi vicino /

Nell’arco di oltre un decennio di lavoro negli Stati Uniti, una delle lezioni più significative che ho appreso è il concetto del “give back”: restituire alla comunità parte del valore che essa ci ha dato.

Negli Stati Uniti, la nozione di “give back” è profondamente radicata nell’etica imprenditoriale. Questo concetto va oltre la mera filantropia; è parte integrante del rapporto di un’impresa con la sua comunità e spesso si estrinseca come impegno personale dell’imprenditore.

L’idea deriva dalla convinzione che le aziende, specialmente quelle di successo, abbiano la responsabilità sociale di contribuire alla società che ha reso possibile il loro successo. Questo restituire è visto come un modo per favorire la crescita della comunità e il benessere sociale, rafforzando un ciclo di prosperità che può beneficiare tutti.

Questo principio, fondamentale nella cultura imprenditoriale americana, è diventato un punto focale anche nelle mie attività, e mi ha guidato nel creare iniziative che vanno in parallelo con il mio percorso imprenditoriale. Nel mio percorso imprenditoriale ho imparato che la differenza più marcata tra il modo di fare impresa negli USA e in molti altri ecosistemi nel mondo, incluso quello italiano, è senz’altro legata alla propensione al rischio. Mentre negli Stati Uniti si tende a “exploit the risk”, ovvero a “sfruttare il rischio” come una leva per l’innovazione e la crescita, in altri contesti si cerca più spesso di ridurre o minimizzare il rischio. Questa tendenza a sfruttare il rischio si manifesta in una cultura imprenditoriale, quella americana, in cui il fallimento non è stigmatizzato, ma piuttosto visto come una tappa fondamentale del percorso di apprendimento. Gli investitori sono più propensi a finanziare idee innovative e audaci, pur consapevoli del rischio elevato, perché credono nel potenziale di un ritorno altamente remunerativo. L’ambiente di business americano promuove l’audacia e la sperimentazione, incoraggiando gli imprenditori a spingersi oltre i confini noti e a sperimentare soluzioni fuori dal comune.

Imparare a navigare in questo divario culturale non è semplice. Ho impiegato anni per capire fino in fondo questa lezione, adattandomi gradualmente alla mentalità americana e imparando a vedere il rischio non come un ostacolo ma come un’opportunità in modo profondo e autentico, al di là delle frasi fatte. Penso che questa sia la barriera più significativa per un imprenditore non americano nel cercare di avere successo negli Stati Uniti.

Un’altra delle lezioni fondamentali che ho imparato è che la maggior parte degli investitori statunitensi per mandato può investire solo

in società di diritto americano. Per questo motivo ho sposato il modello della “dual mode company” e lo sto promuovendo con strumenti differenti. Con la testa negli Stati Uniti e il corpo in Italia, una “dual mode company” può unire il meglio di entrambi i mondi, offrendo opportunità di crescita e investimento su entrambe le sponde dell’Atlantico. La prima iniziativa che ho contribuito a creare è 42N, www.42n.us, società no profit. 42N è il 42esimo parallelo Nord che congiunge Boston e Roma; a questo si ispira la startup che vuole collegare l’America e l’Italia. I cofondatori, per esperienza personale, hanno conosciuto la grande potenzialità americana e l’ingegno italiano: da una parte i possibili investimenti, dall’altra le nuove idee bisognose di sviluppo. Alcune realtà italiane, grazie a 42N, hanno così la possibilità di entrare in contatto con professionisti connazionali che si trovano negli USA e che conoscono il mercato locale e possono aiutarli a entrare nel mercato statunitense.

La seconda iniziativa di cui sono cofondatore è Accelerate Italy, www.accelerateitaly.com. Questa iniziativa, nata in collaborazione con Spinnaker Venture, fondo specializzato nella creazione di startup, e Accelhub, rete di oltre 100 investitori in realtà internazionali, è un percorso strutturato di accelerazione della durata di 16 settimane e supporta startup e scale-up italiane nel loro percorso verso il mercato dei capitali americano, aiutandole a creare un “corporate value” e una “value proposition” compatibile. In questo caso essere “dual mode company” è obbligatorio in quanto la maggior parte degli investitori americani hanno nel loro mandato di investire solo in società statunitensi.

Oltre alle iniziative imprenditoriali, ho anche avuto il privilegio di diventare professore di Entrepreneurship alla Hult International Business School. Questa esperienza ha arricchito la mia comprensione delle diverse culture imprenditoriali dandomi l’occasione di trasferire la mia esperienza alle nuove generazioni e di contribuire, così, alla formazione di futuri leader internazionali.

La mia avventura - imprenditoriale e privatanegli Stati Uniti mi ha insegnato l’importanza di pensare oltre i confini nazionali e di vedere le opportunità che si possono cogliere al di là dell’orizzonte.

42N e Accelerate Italy sono esempi di come possiamo applicare il concetto di “give back” in maniera concreta e significativa, favorendo un confronto tra culture e modelli di business diversi e valorizzando l’enorme potenziale del saper fare italiano.●

Andrea Ridi è co-founder di 42N e Accelerate Italy

Le grandi opere per l’efficientamento dei traffici ferroviari in Liguria.

Il sistema ferroviario del territorio gioca un ruolo fondamentale sia per il trasporto di merci che per la mobilità delle persone. Sotto questo profilo - con il Terzo Valico, il Nodo di Genova e il Raddoppio di Ponente - la Liguria si appresta a cambiare volto. Ne abbiamo parlato con Vincenzo Macello, Vice Direttore Generale RFI e Presidente della Sezione Logistica e Trasporti di Confindustria Genova.

Ingegner Macello, qual è a oggi lo stato di avanzamento lavori del Terzo Valico e per quando è prevista l’effettiva apertura dell’opera al traffico ferroviario?

Lo stato di avanzamento degli scavi del Progetto UnicoTerzo Valico dei Giovi a giugno 2024 è dell’84% mentre sono completati gli scavi delle gallerie del Nodo di Genova. La fine lavori del Terzo Valico è ad oggi prevista nel 2025, dopodiché seguiranno prove, collaudi e pre-esercizio necessari all’attivazione dell’opera entro i termini previsti dal PNRR (2026) a seguito del rilascio delle autorizzazioni necessarie di Enti e Agenzie preposte.

Le attuali due linee dei Giovi verranno mantenute? E, in caso affermativo, a quale tipologia di traffico saranno dedicate?

Parte fondamentale del Core Corridor TEN-T Reno-Alpi - il più importante asse europeo di collegamento nord a sud su cui si muove il maggior volume di merci trasportate in Europa, attraversando i Paesi a maggior vocazione industriale (Paesi Bassi, Belgio, Germania, Svizzera e Italia), unendo il Mediterraneo con il Mare del Nord, i porti del-

l’Alto Tirreno con quelli del Nord Europa - il Terzo Valico consentirà di superare gli attuali ostacoli allo sviluppo del trasporto ferroviario tra Genova, Milano e Torino. Le due linee ferroviarie esistenti presentano infatti caratteristiche tecniche non adeguate agli standard europei, limitando la possibilità di far viaggiare treni merci di dimensioni e peso elevati tra il porto di Genova e il nord Europa. Si tratta di linee con caratteristiche prestazionali direttamente collegate agli standard costruttivi dell’epoca in cui sono state realizzate: la “Linea dei Giovi”, completata a metà dell‘800, ha una pendenza del 35 per mille, una elevata tortuosità ed è esclusivamente utilizzata dal traffico locale dei viaggiatori e in misura minore dal traffico merci; la linea “Succursale dei Giovi”, completata ai primi del ‘900, ha una pendenza del 17 per mille ed è utilizzata anche dal traffico viaggiatori a lunga percorrenza. Le due linee esistenti resteranno in esercizio, e saranno utilizzate prevalentemente per il traffico viaggiatori, ma non si esclude anche la presenza di traffico merci, soprattutto sulla via “Succursale”. La linea storica sarà dedicata al traffico locale per la Valpolcevera e bassa Valle Scrivia, mentre sulla via “Succursale” saranno istradati i treni regionali viaggiatori di tipo veloce in direzione Milano e Torino.

Quali sono gli interventi previsti per il “Nodo di Genova”, e quali i benefici attesi?

La realizzazione degli interventi del Nodo permetterà un aumento della capacità delle linee afferenti il Nodo di Genova, con un potenziale conseguente incremento della

Vincenzo Macello

frequenza dei treni, attraverso la separazione dei treni regionali e metropolitani da quelli a lunga percorrenza e treni merci, nonché il collegamento tra l’ultimo miglio del Terzo Valico dei Giovi e il Porto di Pra’ - Voltri e il porto storico di Genova. Il Progetto di potenziamento infrastrutturale Voltri - Brignole si compone di due macro interventi principali: il “Sestuplicamento” Principe - Brignole e il “Quadruplicamento” Voltri - Sampierdarena. In particolare il “Sestuplicamento” della tratta Principe - Brignole prevede 6 binari complessivi di cui 4 binari esistenti e 2 nuovi binari di collegamento tra Principe Sotterranea e la stazione di Brignole, ottenuti mediante il prolungamento delle esistenti gallerie Colombo e S. Tomaso. I 2 nuovi binari consentiranno l’eliminazione delle attuali interferenze di itinerari generate dagli innesti delle gallerie Colombo e S. Tomaso esistenti sulle gallerie Traversata Vecchia e Nuova. Il “Quadruplicamento” della tratta Genova Voltri - Genova Sampierdarena prevede quattro binari complessivi di cui due per il traffico metropolitano e regionale, sull’attuale tracciato della linea costiera, e due per i treni a lunga percorrenza (merci e viaggiatori) ottenuti con il completamento della Bretella di Voltri e suo innesto nei pressi della stazione di Sampierdarena. Esso inoltre consentirà la connessione diretta al Terzo Valico dei Giovi per i treni merci originari o destinati al Porto di Pra’ Voltri. La tratta Genova Voltri-Genova Sampierdarena, interessata anche dalla realizzazione delle due nuove fermate di Genova AeroportoErzelli e Genova Cornigliano Est (quest’ultima in sostituzione della Genova Cornigliano esistente), si caratterizzerà

come linea dedicata al trasporto locale sulla quale si potrà attuare la cosiddetta “metropolitanizzazione ferroviaria”.

I collegamenti a Ponente passano dal cosiddetto “Raddoppio di Ponente”: a che punto è il progetto e quando presumibilmente potranno essere stanziati i fondi? Il progetto prevede la realizzazione del raddoppio, in variante rispetto al tracciato attualmente in esercizio, della tratta tra Andora e Finale Ligure per un’estensione di circa 32 km di cui 25 km in galleria che consentirà di completare il raddoppio della linea internazionale Genova - Ventimiglia. È prevista inoltre la realizzazione del Piano Regolatore Generale dell’attuale Stazione di Finale Ligure e la realizzazione sul nuovo tracciato delle Stazioni di Albenga e Andora e delle Fermate di Pietra Ligure, Borghetto Santo SpiritoLoano e Alassio (sotterranea). La realizzazione della nuova linea potenzierà i collegamenti merci e passeggeri nonché l’adozione dei più elevati standard tecnologici e di sicurezza. Il progetto definitivo è stato aggiornato con l’adeguamento tecnico/funzionale alle più recenti norme e specifiche tecniche ed è in corso di finalizzazione il Protocollo di Intenti con il Comune di Villanova d’Albenga per la progettazione della sistemazione del sito individuato per conferire le terre e rocce da scavo provenienti dalle gallerie ai fini della sistemazione finale in “Area a parco tecnologico a servizi ed energia rinnovabili, e attività di sviluppo sostenibile”. Il finanziamento dell’opera è previsto dal Contratto di Programma - Parte Investimenti RFI-MIT e l’iter autorizzativo per i fondi potrà partire già a ottobre.●

Volare

FACILE

Proseguono i lavori di potenziamento al “Cristoforo Colombo”: nuovi spazi, apparecchiature di ultima generazione per servizi più efficienti per clienti e passeggeri, una fermata ferroviaria a soli due minuti dallo scalo.

L’aeroporto di Genova è attualmente al centro di un complesso e articolato programma di investimenti, finalizzati al miglioramento dei servizi ai clienti e passeggeri, al potenziamento della capacità e al mantenimento in efficienza delle infrastrutture. Il cuore di questo programma consiste nell’adeguamento e ampliamento del terminal passeggeri, inaugurato circa 40 anni fa. Il progetto, anticipato da una serie di importanti interventi preliminari e propedeutici su impianti e sottoservizi, prevede la realizzazione di un nuovo corpo di fabbrica (oltre 5000mq aggiuntivi ai 14000 attuali) e la completa riqualifica dell’edificio attuale. Sono inoltre previste le installazioni di forniture e apparecchiature di ultima generazione, come i nuovi macchinari per il controlli bagagli che permetteranno di non togliere i liquidi e i computer dai bagagli a mano, nuove sedute prodotte da un’azienda leader italiana, nuovi sistemi e apparecchiature di servizio.

In parallelo ai lavori sul terminal, avviati nel giugno 2022 e previsti in conclusione nel 2024, nel 2022 sono stati completati i lavori di riqualifica della pista di volo e dei raccordi (che hanno seguito analoghi interventi sui piazzali di sosta realizzati negli anni precedenti).

Sono in corso i lavori di realizzazione della nuova sezione aerea della Guardia di Finanza e del nuovo Deposito Carburanti Avio, così come si sono recentemente conclusi altri interventi di realizzazione di infrastrutture di servizio.

Una particolare attenzione è da dedicare al tema dell’intermodalità. L’aeroporto di Genova, già raggiunto dalla rete autostradale nazionale tramite un casello “dedicato”, vede infatti nell’integrazione con la rete ferroviaria un elemento centrale della propria strategia di sviluppo, intesa come allargamento della propria area di influenza (c.d. “catchment area”) e come miglioramento dei servizi ai passeggeri. In tal senso, è in corso di realizzazione da parte di RFI la nuova fermata ferroviaria “Aeroporto/Erzelli” collocata sulla linea Genova-Ventimiglia, con entrata in servizio prevista per il 2025. Il progetto, ideato nel 2015 e supportato da un cofinanziamento della Commissione Europea, rientra pienamente nelle finalità previste dalla pianificazione nazionale (Piano Nazionale degli Aeroporti) ed europea (Core Network Corri-

dors, di cui Genova è capolinea). È opportuno ricordare che già oggi l’aeroporto è efficacemente collegato alla rete ferroviaria con ben due collegamenti diretti (Airport Link verso la stazione di Sestri Ponente e la rete locale e regionale, Volabus verso le stazioni di Brignole e Principe e la rete nazionale e internazionale). Entrambi i collegamenti riscuotono un buon gradimento da parte dell’utenza nazionale e internazionale, con oltre il 25% di utilizzo da parte dei passeggeri, rispetto a tutte le altre modalità di accesso allo scalo.

In parallelo alla realizzazione della nuova fermata ferroviaria “Aeroporto”, collocata in corrispondenza dell’estremità nord del sedime, è attualmente in programmazione la realizzazione di un sistema automatizzato di trasporto in sede fissa (“People Mover”) che collegherà il terminal passeggeri, la fermata (a circa 600m dal terminal) e il polo scientifico e tecnologico di Erzelli. Il progetto del People Mover, sviluppato dall’Amministrazione Comunale, è attualmente in fase di programmazione e reperimento risorse finanziarie, con previsto avvio dei lavori nel 2024 e tempi di realizzazione ridotti.

Alla conclusione delle opere, lo scalo sarà utilmente collegato in 2 minuti circa alla fermata ferroviaria, grazie alla quale tramite i servizi metropolitani e regionali si potranno raggiungere il centro città e le principali destinazioni liguri. La nuova fermata farà parte del generale ridisegno del nodo ferroviario genovese, che vede realizzato una separazione delle linee a lunghissima percorrenza da quelle metropolitane e regionali. La nuova organizzazione dei servizi ferroviari permetterà di assicurare elevate frequenze di servizio sulla fermata Aeroporto/Erzelli (collocata sulla rete metropolitana), per un ottimale servizio ai passeggeri e operatori dello scalo. A completamento del progetto, in prossimità della fermata ferroviaria, all’interno dell’area aeroportuale sarà realizzato anche un parcheggio di corrispondenza destinato ai cittadini e ai turisti, utile per raggiungere col servizio ferroviario metropolitano il centro città e il terminal traghetti e crociere.

L’insieme di tutti questi interventi costituisce un vero e proprio “polo intermodale” per i viaggiatori e per i cittadini, soluzione pressoché unica su scala nazionale, soprattutto perché collocata in un aeroporto.●

Crociere PER TUTTE LE STAGIONI

Le navi Costa viaggiano tutto l’anno: Mediterraneo, Nord Europa, Emirati, Sud America... o il Giro del Mondo. Il 2022 ha segnato la ripresa del mercato, che proseguirà nel 2023.

Il mercato delle crociere, tra quelli più colpiti dalle conseguenze del Covid (per quasi due anni, operatività delle flotte ridotte al lumicino, migliaia di posti di lavoro perduti, bilanci in profondo rosso) ha rialzato la testa: secondo il report presentato a maggio da CLIA - Cruise Lines International Association, il 2022 si chiude con il 100% delle navi nuovamente operative e oltre 20 milioni di passeggeri, mentre si prevede di superare i 33 milioni di nel 2023. Ne abbiamo parlato con Daniel Caprile, Vice President Pricing & Revenue Management, Itinerary & Transportation di Costa Crociere.

Finalmente si assiste alla ripresa del turismo crocieristico dopo il lungo stop imposto dall’emergenza pandemica: è cambiata la domanda? Se sì, per quali aspetti? Dopo le restrizioni abbiamo registrato una grande voglia di tornare a viaggiare e divertirsi. Quindi si può dire, innanzitutto, che la domanda è tornata. Relativamente ai cambiamenti, ne abbiamo notati almeno quattro. Il primo è la tendenza a prenotare sotto data, anche per un prodotto come la crociera, tradizionalmente contraddistinto dall’“early booking”. Un’abitudine frutto del periodo di incertezze vis-

sute durante l’emergenza e che, in realtà, sta scemando, grazie alle iniziative commerciali che abbiamo proposto. La seconda tendenza è la preferenza verso i viaggi di prossimità, non troppo lontani da casa. Le nostre crociere nel Mediterraneo soddisfano bene questa esigenza, perché offrono tanti porti di imbarco diversi da cui poter partire comodamente. Anche questa abitudine credo sia temporanea: è stata rafforzata dall’inflazione e dall’aumento del costo dei vettori aerei, ma dovrebbe esaurirsi nel medio periodo. La terza tendenza è quella di utilizzare sempre di più gli strumenti digitali, sia in fase di prenotazione, sia durante la vacanza. A questo riguardo, di recente abbiamo siglato un accordo con Starlink di SpaceX, per offrire un servizio di connettività Wi-Fi ancora più affidabile e veloce sulle nostre navi. La quarta tendenza è quella di esplorare le destinazioni, ossia di godersi tutte le esperienze più autentiche e uniche che un posto può offrire. Il nostro nuovo posizionamento va proprio in questa direzione. Offriamo agli ospiti un nuovo modo di viaggiare, che unisce in maniera unica la “terra” e il “mare”. Abbiamo puntato in particolare su tre pilastri, sui quali costruire esperienze memorabili: gastronomia, escursioni e intrattenimento. Un esem-

Daniel Caprile

pio sono i Destination Dish, o i ristoranti Archipelago, che presentano i piatti di tre grandi chef come Bruno Barbieri, Hélène Darroze e Ángel León, per scoprire le destinazioni attraverso il cibo.

Com’è articolata, oggi, l’offerta di Costa Crociere?

Per questa estate i protagonisti della nostra offerta sono Mediterraneo e Nord Europa. Nel Mediterraneo occidentale abbiamo quattro navi. Tre di queste - Costa Smeralda, Costa Toscana e Costa Diadema - offrono crociere di una settimana in Italia, Francia e Spagna. Mentre Costa Fortuna, la quarta nave, offre per la prima volta un itinerario di due settimane in piena estate, che consente di scoprire isole greche e isole Baleari in un’unica vacanza. Nella parte Orientale del Mediterraneo abbiamo invece due navi, dirette nelle isole Greche, Malta e Croazia. In Nord Europa abbiamo tre navi, che visitano destinazioni spettacolari, come Groenlandia, fiordi, Islanda, Capo Nord, città del Baltico. In aggiunta a questo, abbiamo una nave, Costa Serena, interamente dedicata al mercato asiatico. Per l’autunno e la primavera abbiamo lanciato un prodotto nuovo, le Costa Voyages, pensato per vivere in maniera unica gli itinerari lunghi. Con una sola crociera dai 10 ai 14 giorni, gli ospiti potranno partire alla scoperta di mete esclusive, nei momenti migliori dell’anno: Canarie, Turchia, Egitto, Azzorre, Israele. Nell’inverno avremo Mediterraneo, Caraibi, Emirati Arabi e Sud America. Senza dimenticare il nostro Giro del Mondo, che riscuote sempre un grande successo. Nell’estate 2024, oltre a confermare i nostri programmi più apprezzati nel Mediterraneo e Nord Europa, avremo un nuovo itinerario, con Costa Fortuna, che prevede tappe solo in Grecia e Turchia, con partenze ogni venerdì da Atene, alla scoperta di Istanbul e delle isole greche di Mykonos, Creta, Rodi e Santorini. La formula è quella del pacchetto “volo + crociera”, disponibile dai principali Paesi europei.

Attraverso quale processo vengono individuate destinazione e tappe di una crociera?

È un processo che coinvolge molti dipartimenti della nostra azienda e tiene in considerazione diversi fattori. Al centro di tutto c’è sempre l’ospite: tutto quello che facciamo ha l’obiettivo di rendere i nostri ospiti felici. Per cui il primo step è quello di capire, attraverso apposite ricerche, se la nuova destinazione o il nuovo itinerario siano potenzialmente interessanti per loro. Il secondo è quello dell’accessibilità nautica e della sicurezza: capire se le destinazioni incluse nell’itinerario dispongano di porti adatti alle caratteristiche delle nostre navi, che consentano di arrivare e ripartire in totale sicurezza. Poi vanno considerate le infrastrutture, come terminal e servizi accessori, e nel caso si tratti di porti di imbarco, se ci siano buoni collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali per raggiungere il porto. Quindi, quali differenti esperienze a terra possono essere offerte, con escursioni organizzate, durante le soste in porto. Altrettanto importante è considerare l’itinerario nel suo insieme. Mi riferisco, ad esempio, ai costi, alla distanza tra i porti, che non deve essere eccessiva, per consentire una navigazione gradevole; a quali source markets potrebbero avere facilmente accesso all’itinerario.●

Mission IS POSSIBLE!

Dalla Terra allo Spazio e ritorno, un viaggio di successi e innovazione.

Un indovino ci disse: «Genova ha un enorme potenziale scientifico e tecnologico e giocherà un ruolo importante nell’avventura spaziale». Correva l’anno 1997 e la Stam aveva la sua base in un garage, non nella Silicon Valley ma nel quartiere di San Martino, a Genova, e quella frase sembrò persino a noi vagamente visionaria. Però il suo autore aveva dimostrato che anche venendo da Busalla in provincia di Genova si poteva diventare il primo astronauta italiano, e quindi decidemmo di credergli. Si poteva fare! In quegli anni avevamo appena concluso gli studi per un sofisticato sistema meccanico, il NUGEAR, concepito per la missione del “satellite a filo”, il cui protagonista fu proprio Franco Malerba. E fu grazie a Franco e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che decidemmo di brevettare il NUGEAR e trovare applicazioni al settore civile “terrestre”. Dalla Terra allo Spazio e ritorno appunto. Il successo di questa primissima impresa ci consentì di trasferirci dal garage a un vero ufficio ma, soprattutto, di iniziare un proficuo rapporto con l’ESA e con diverse aziende leader, tra cui la Ferrari. Durante il nostro viaggio ci siamo imbattuti nei detriti spaziali. L’enorme incremento di infrastrutture spaziali, che in epoca recente ha visto anche la partecipazione di imprese private - basti pensare che il solo Starlink, il sistema di internet via satellite fondato da Elon Musk, conta attualmente circa 3.500 satelliti e ha l’obiettivo di superare i 12.000ha creato infatti una situazione di sovraffollamento nelle orbite spaziali con conseguente rischio di collisione. Fra le varie soluzioni considerate dalle agenzie spaziali, l’ESA ha

commissionato a Stam lo sviluppo di un sistema avanzato per catturare e neutralizzare satelliti o loro parti a fine vita. Il sistema sviluppato da Stam fornisce un importante contributo alla salvaguardia dell’esplorazione spaziale e delle comunicazioni satellitari. Anche in questo caso la tecnologia sviluppata per catturare i satelliti è stata riutilizzata per la cattura di droni. In questo contesto Stam ha avviato numerose collaborazioni con i principali player italiani ed europei, fra cui Leonardo e Thales Alenia Space Italia. Ma il problema dei rifiuti spaziali non riguarda solo i satelliti a fine vita o i detriti di precedenti collisioni, bensì i rifiuti generati a bordo della Stazione Spaziale e degli habitat delle missioni spaziali in generale. Anche gli astronauti devono fare una vera e propria raccolta differenziata, e per aiutarli Stam, insieme a Thales Alenia Space Italia, sta progettando un rivoluzionario sistema per classificare e riciclare i rifiuti plastici delle missioni umane di lunga durata: a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sulla Luna e su Marte. Questa tecnologia ha un enorme potenziale anche per ripulire il mare e i corsi d’acqua da rifiuti polimerici e microplastiche, ad esempio equipaggiando piccole imbarcazioni o veicoli per il rastrellamento delle spiagge. Identificando la composizione dei rifiuti plastici, questa tecnologia consente il riutilizzo dei materiali nella stampa 3D, trasformando i rifiuti in risorse preziose.

In previsione di missioni spaziali prolungate, Stam è stata coinvolta in un partenariato con prestigiose aziende e Università italiane per sviluppare sistemi di supporto alla vita

di Stefano Carosio, Umberto Battista, Stefano Ellero

basati sulla propria esperienza nel trattamento delle acque reflue con microalghe, favorendo un approccio sostenibile e di economia circolare per le future colonie spaziali. Ma non ci occupiamo solo di tecnologie e della loro integrazione. Per la sua natura multidisciplinare Stam è stata anche scelta dall’ESA per la definizione di un modello di business che consenta la massima diffusione dei servizi di Space Rider, un progetto di navetta spaziale automatizzata che consenta di eseguire esperimenti di microgravità nello spazio per un periodo di alcuni mesi e di testare nuove tecnologie in volo, avendo la capacità di portare a terra i risultati di questi esperimenti. Le scienze della vita e le biotecnologie sono il mercato target, senza trascurare l’ambito dei materiali avanzati, con un occhio alla possibilità di fare produzioni di piccoli lotti nello spazio. La collaborazione con gli attori dell’ecosistema dell’innovazione locale è per Stam fondamentale in un contesto di space economy e catene del valore emergenti legate alla tecnologia e alle sfide della sostenibilità. Per questo l’azienda ha da sempre partecipato attivamente alle iniziative di aggregazione del territorio, a partire da SIIT, il Distretto Tecnologico Ligure sui Sistemi Intelligenti Integrati, promotore della Space Economy in Liguria. L’open innovation è indubbiamente un’attività che contraddistingue Stam dalla nascita e che sta esportando al di fuori del territorio ligure grazie al lavoro iniziato per il Centro di Competenza Start 4.0 e che ha accelerato la messa sul mercato degli strumenti digitali per l’animazione degli ecosistemi innovativi, per i quali

Stam oggi è riconosciuta come leader a livello internazionale. Questo è, ad esempio, testimoniato dalla partecipazione di Stam all’iniziativa “Cooperate”, finanziata dalla Commissione Europea, che vede l’azienda coinvolta nella messa a punto dei futuri modelli di collaborazione tra gli attori dell’innovazione a livello locale, i cosiddetti ERA (European Research Area) Hub.

Stam si sta preparando ad affrontare un percorso di crescita importante e questo non può prescindere dal rafforzare ulteriormente i propri legami col territorio genovese e ligure, guardando all’Europa e alla collaborazione in ambito internazionale. Il viaggio nello spazio è stato solo l’inizio di un percorso straordinario, fatto di successi, innovazione e collaborazione, che proiettano Stam fianco a fianco con le eccellenze locali e gli attori internazionali verso nuovi orizzonti e settori emergenti quali l’idrogeno e le tecnologie per la decarbonizzazione, le comunità energetiche rinnovabili, l’economia circolare e le infrastrutture critiche, coniugando competenze solide in tecnologie “hard” con il potenziale offerto dalla digitalizzazione. Se all’inizio lo staff era composto da ingegneri meccanici, oggi la metà dei nostri colleghi sviluppa e gestisce piattaforme digitali con un approccio user-centrico: segno dei tempi che cambiano e del vantaggio competitivo che la multidisciplinarietà può offrire a supporto dell’ingegneria di sistema e della “twin transition”.●

In Stam Stefano Carosio è Executive Director, Umberto Battista è CTO e Stefano Ellero è Business Area Manager

Luogo

DI INCONTRO DI

si propone come riferimento nazionale della cultura giapponese.

di Matilde Orlando
vicino / lontano
Aurora Canepari

Nel cuore di Genova, immerso tra gli alberi e la cascata di Villetta Di Negro, il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone rappresenta un luogo tranquillo e prezioso per avvicinarsi alla cultura orientale, in particolare quella giapponese, e conoscerne le espressioni e i valori fondanti. Ne abbiamo parlato con Aurora Canepari, Conservatore responsabile del Museo.

Dopo la chiusura per lavori, recentemente il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone ha festeggiato la riapertura ed è tornato ad accogliere il pubblico nei propri rinnovati spazi. Cosa trova, oggi, chi visita il museo? La riapertura di un museo è sempre una grande gioia, il ritorno a una normalità molto desiderata. Già negli anni del Covid interrompere il servizio e riprenderlo in modo limitato è stato molto doloroso, quindi per il nostro museo non è stato facile affrontare, poco dopo, anche la chiusura per lavori. Abbiamo cercato, in questi mesi di chiusura, di far percepire al nostro pubblico che il museo era comunque attivo, attraverso i nostri canali social, webinar ed eventi organizzati al di fuori del museo che potessero mantenere vivo l’interesse degli utenti e, magari, arrivare anche a qualcuno che non ci conosceva ancora. Abbiamo coltivato un pubblico affezionato e curioso che, appena è stato possibile, è tornato a trovarci, ma abbiamo anche ereditato gli utenti online che, da tutta Italia, continuano a seguire le nostre attività proposte in modalità ibrida e che ora programmano la loro visita al museo per poterlo finalmente vedere dal vivo. La riapertura del 23 giugno è stato un bellissimo evento, che ha riscosso grande successo tra i cittadini genovesi, la cui affluenza ci ha commosso e ci ha confermato che abbiamo lavorato bene durante la chiusura. Visitando oggi il museo si ritroveranno gli allestimenti storici degli anni ‘70, gli ariosi spazi e la straordinaria architettura ideata da Mario Labò intatta, non modificata nel suo progetto naturale, ma con alcune migliorie che abbiamo apportato nella fruizione del percorso, come nuove didascalie e pannelli esplicativi aggiornati. Il percorso di visita inizia dal grande salone a piano terra dove si trovano le grandi statue buddhiste in bronzo e legno, mentre salendo alla prima galleria si incontrerà la vera novità di questa riapertura: la possibilità di uscire sulla grande terrazza del museo, da cui si gode una delle viste panoramiche più belle della città, sicuramente pensata da Labò per integrare la visione del centro storico, del porto e del mare, ma anche l’immersione nel verde di Villetta Di Negro, nella esperienza di visita del museo. Nella prima e nella seconda galleria troviamo le vetrine dell’esposizione permanente, con esemplari che vanno dai rari reperti archeologici agli elementi della spada giapponese, dalle maschere di teatro nō alle preziose porcellane e lacche, per finire con le piccole straordinarie sculture in miniatura in avorio e legno, i “netsuke”, molto amati nel collezionismo internazionale. Nelle ultime due gallerie superiori è allestita invece la mostra temporanea “La Grande Onda. L’importanza dell’acqua nella cultura giapponese”, in cui sono esposte più di sessanta straordinarie stampe xilografiche “ukiyoe” della Collezione Chiossone, qui riunite in un percorso alla scoperta dei significati artistici e culturali dell’elemento fondamentale della

nostra vita e del nostro pianeta. Nell’arte giapponese l’acqua è stata raffigurata in una varietà di soggetti fin dall’antichità, inclusi luoghi famosi, paesaggi e motivi decorativi nelle arti applicate. Soprattutto nella stampa xilografica di fine ‘800, l’acqua è stata la protagonista di un’ampia gamma di opere in cui poter utilizzare e trasmettere il vibrante blu del pigmento Blu di Prussia, di tendenza all’epoca. L’esempio più famoso è la Grande Onda di Hokusai, opera che ha superato qualsiasi altra immagine esistente per numero di riproduzioni e iconicità, e di cui il Museo Chiossone conserva un magnifico esemplare. La mostra offre al pubblico celebri paesaggi di Hokusai e Hiroshige, le scene di vita di città di Kunisada e Yoshitoshi e i soggetti fantastici di Kuniyoshi, tutti artisti di levatura internazionale, maestri indiscussi dell’arte “ukiyoe”. In dialogo coi capolavori dei grandi maestri di periodo Edo (1603-1868), sono esposte anche due opere di arte contemporanea dell’artista giapponese Oki Izumi che, confrontandosi con la collezione genovese, si è interrogata sui significati dell’acqua e vi ha donato forma nelle sue sculture in vetro.

Seguendo il calendario delle festività giapponesi, la programmazione del Chiossone organizza iniziative

Hoshi matsuri 2023 - Shozo Koike

ad hoc per far conoscere al pubblico le tradizioni e i valori nipponici, mettendo in luce differenze e similitudini tra culture. Ci racconta qualche esempio? Una costante della nostra programmazione culturale sono sempre state le feste tradizionali giapponesi, le “gosekku”, cinque giornate del calendario giapponese che seguono l’avvicendarsi delle stagioni, legate a ritualità e piante o fiori caratteristiche del periodo. Quest’anno non abbiamo fatto in tempo a festeggiare in museo le feste primaverili più famose, ma non ci siamo lasciati scappare l’occasione di proporre al nostro pubblico la festa del mese di luglio, Tanabata, celebrazione estiva legata all’osservazione delle stelle. La festa giapponese, il cui nome significa “settima notte del settimo mese”, ha origine nella leggenda cinese delle stelle innamorate: la tessitrice degli abiti celesti Orihime e il mandriano del cielo Hikoboshi, destinati da una sorte crudele a poter stare insieme una sola notte all’anno, quella appunto di Tanabata. In questa occasione in Giappone è ancora molto sentita la tradizione di esprimere i propri desideri, scrivendoli su foglietti di carta colorati che vengono poi appesi ai rami di fusti di bambù, e lasciando che il vento scuotendo le fronde porti fino alle divinità celesti le nostre speranze. In museo tutti gli anni offriamo la possibilità di esprimere i propri desideri in questo modo, e da alcuni visitatori abbiamo anche avuto la conferma che i loro sogni sono stati avverati! Io personalmente ho espresso il desiderio di vedere sempre tanto pubblico felice al museo, ve lo posso svelare perché i desideri di Tanabata non sono segreti come i nostri...quindi confido che si avvererà! Quest’anno in particolare abbiamo organizzato l’evento “Hoshi Matsuri”, che significa festa delle stelle, in collaborazione con l’Associazione Yamato di Casale Monferrato. Abbiamo proposto diverse attività durante tutta la giornata: visite guidate alla mostra temporanea, una dimostrazione di pittura tradizionale “sumie”, tenuta dal maestro giapponese Shozo Koike, e uno spettacolo di teatrino giapponese “kamishibai” per i bambini, attraverso il quale è stata

La cascata di Fudo a Oji - Utagawa Hiroshige
Towara Toda ritorna da Palazzo del Dragone - Utagawa Kuniyoshi

narrata la leggenda di Tanabata. L’evento ha un avuto un ottimo riscontro di pubblico, il che ci stimola a proseguire su questa linea: stiamo già programmando la prossima festa giapponese per il mese di settembre.

Per il Museo d’Arte Orientale E. Chiossone quello con il Giappione è un legame particolarmente stretto: dove ha origine questa “eredità” artistica e intellettuale? Il nostro impegno nella divulgazione dell’arte e della cultura giapponese sono profondamente legati alla storia del nostro museo: sebbene sia intitolato “museo di arte orientale” la nostra collezione presenta una maggioranza di opere giapponesi, con alcune presenze di arte cinese e del sud est asiatico. Questo perché la collezione fu tutta raccolta da Edoardo Chiossone, talentuoso incisore, durante il suo periodo di lavoro in Giappone, impiegato per il Poligrafico

di Stato dell’Impero giapponese alla fine del XIX secolo. Ci sentiamo quindi depositari del grande amore che Chiossone nutriva per la sua seconda patria, e lavoriamo nell’intento di conservare e tramandare ai pubblici futuri gli straordinari capolavori che egli scelse con gusto e infine donò alla città di Genova, affinché noi tutti potessimo fare l’esperienza di così tanta bellezza, avvicinandoci a una cultura diversa e geograficamente lontana. La multiculturalità della nostra collezione è un grande vantaggio, che stimola il nostro pubblico più attento e appassionato: chi è affascinato dalla cultura giapponese ci segue per scoprire sempre nuovi elementi che aiutino a comprendere meglio differenze e similitudini tra i nostri paesi. In questo senso il nostro desiderio sarebbe davvero quello di essere un punto di riferimento culturale per quanto riguarda il Giappone, non solo in ambito artistico, sia a livello regionale che nazionale.●

Il mondo fluttuante dei bagni pubblici - Hiroshige III

L’Acquario di Genova è la sede italiana del MaRHE Center, il centro di ricerca e alta formazione dell’Università di MilanoBicocca alle Maldive. Nelle vasche che ospitano oltre 2700 esemplari di corallo, si studiano anche nuove tecniche di restauro delle scogliere coralline.

Silvia Lavorano

Con circa 10.000 esemplari di 400 specie, provenienti da tutti i mari del mondo, l’Acquario di Genova, gestito da Costa Edutainment Spa, è la struttura con la più ricca esposizione di biodiversità acquatica in Europa. E non solo. «L’Acquario di Genova - commenta Silvia Lavorano, Curatrice Generale di Costa Edutainment -, sposando la mission degli acquari e dei i parchi zoologici moderni, è sempre di più un osservatorio privilegiato per lo studio e la conservazione delle specie acquatiche. Un lavoro che conduciamo con tutta la squadra dei nostri biologi, in rete e sinergia con altre importanti università e istituti di ricerca nazionali e internazionali». Dal 2020 l’Acquario ospita la sede italiana del MaRHE Center, il centro di ricerca e alta formazione dell’Università di Milano-Bicocca alle Maldive. Costa Edutainment e il prestigioso Ateneo hanno stipulato un accordo per sviluppare iniziative congiunte di ricerca, conservazione e formazione dei reciproci staff di ricercatori e biologi per la salvaguardia delle scogliere coralline. L’accordo prevede la messa a punto di nuove tecniche di “coral restoration”, il restauro delle scogliere coralline, monitoraggi dello stato di salute dei coralli e loro riproduzione in ambiente controllato.

«Per quanto riguarda la ricerca sui coralli - precisa la d.ssa Lavorano -, l’Acquario di Genova studia e riproduce questi importantissimi animali da ormai più di venticinque anni, e ha raggiunto, fra gli altri, anche l’importante obiettivo che tutti coralli ospitati nelle nostre vasche espositive sono riprodotti in ambiente controllato e non prelevati in natura». Infatti, anche grazie alla partecipazione a diversi progetti internazionali, a precedenti campagne di studio alle Maldive e a un percorso di formazione specifico dello staff, l’Acquario di Genova è stato in grado di riprodurre tutti gli esemplari di coralli molli e duri (in tutto oltre 2700), di 75 specie diverse, ospiti nelle

ventuno vasche - di cui sette espositive - dedicate a questo ambiente marino, senza alcun prelievo in natura.

Al Centro MaRHE “genovese” prosegue lo studio che già da tempo l’Acquario conduce sulla riproduzione dei coralli, sul tasso di accrescimento, sui protocolli per la cura e il mantenimento di questi animali; qui vengono messe a punto le metodologie di “coral restoration” per il ripristino delle scogliere coralline minacciate e danneggiate dai cambiamenti climatici.

«Tanti sono gli studi già pubblicati e quelli in corso presso il laboratorio MaRHE Center di Genova - aggiunge Silvia Lavorano -. Le principali tematiche affrontate sono lo studio delle conseguenze delle microplastiche sui coralli e gli effetti del cambiamento climatico. Grazie alla collaborazione con un’altra eccellenza del territorio genovese, l’Istituto Italiano di Tecnologia, è stato appena pubblicato uno studio che ha portato alla scoperta di una sostanza naturale, la curcumina, che aiuta i coralli a “resistere” al riscaldamento delle acque mitigando l’effetto dello sbiancamento degli stessi. Una dimostrazione di come la ricerca in ambiente controllato sia fondamentale per trovare soluzioni da applicare in natura».

Dal giugno dello scorso anno, inoltre, è operativo un laboratorio congiunto tra Acquario di Genova e Milano Bicocca presso il MaRHE Center alle Maldive, che va a rafforzare ulteriormente il legame e la collaborazione scientifica fra i due istituti: obiettivo comune è sviluppare attività di divulgazione, ricerca, conservazione e formazione dei reciproci staff di ricercatori e biologi per la salvaguardia delle scogliere coralline.

L’esperienza e le competenze maturate su questa materia hanno fatto sì che in diverse occasioni l’Acquario di Genova sia stato riconosciuto come una struttura idonea ad accogliere coralli importati illegalmente e confiscati dalle autorità.●

IN COLLABORAZIONE CON

CON IL SOSTEGNO DI

SI RINGRAZIA

PARTNER ISTITUZIONALE

I CLUB TEMATICI SONO ORGANIZZATI CON IL CONTRIBUTO DI

DA GENOVA A...

shoes

Su questo numero di Genova Impresa, la rubrica “Da Genova a...” ospita l’intervista a Pietro Ienca, da sempre curioso e appassionato di geografia, natura e culture, che ha trovato il suo posto nel mondo proprio nella sperimentazione - e poi nella promozione - di forme di “turismo lento”. Partito da luoghi e itinerari della Liguria, ha ampliato a tutto tondo i propri orizzonti personali e professionali.

Parliamo di Tripinyourshoes: di cosa si tratta e come è nato il progetto?

Tripinyourshoes è un’associazione no-profit che valorizza un tipo di turismo lento, autentico e sostenibile, nata “ingenuamente” dopo il viaggio di maturità che io e Luigi Chiurchi - co-fondatore dell’Associazione - abbiamo fatto insieme nel 2014, partendo a piedi dalla Liguria per arrivare, dopo circa un mese di cammino, fino in Abruzzo. Dico “ingenuamente” perché in quell’occasione avevo documentato il viaggio in modo del tutto amatoriale, ma è proprio a seguito di questa sperimentazione che in molti mi hanno consigliato di aprire un blog in cui raccontare in modo più strutturato e sistematico i nostri itinerari a piedi per la Liguria, l’Italia e nel mondo. È stato il 2017 l’anno in cui abbiamo dato vero impulso alla comunicazione e ci siamo avvicinati in modo più spinto alla multimedialità con l’acquisto di un drone, con cui abbiamo ripreso dall’alto

di Matilde Orlando
Pietro Ienca

scorci e panorami del nostro viaggio in Sardegna coast to coast, percorrendo a piedi l’isola da est a ovest. Con Luigi, che è l’artista del gruppo e senza saperlo si è scoperto un bravissimo regista, abbiamo montato il video del viaggio e lo abbiamo caricato sui social (in particolare su Facebook, che era la piattaforma più usata in quegli anni). Da quel momento, e in modo molto spontaneo e naturale, questa è diventata la nostra professione.

Quale percorso - personale e formativo - ti ha portato a questa professione?

Ho studiato “Scienze Umane dell’Ambiente, del Territorio e del Paesaggio”, un corso di laurea triennale afferente a Geografia ed erogato in forma di interateneo tra Università di Genova e Università di Milano. L’ambiente era molto ristretto perché è una materia poco studiata in Italia. A me, invece, ha sempre appassionato: da bambino sfogliavo talmente a lungo mappe e atlanti che finivo per addormentarmici sopra, e a scuola ero “il compagno antipatico” che giocava a chiedere le capitali dei Paesi. Tornando agli studi universitari, quindi, sono stati il coronamento di una passione che ho sempre avuto. Dopo la laurea, poi, ho fatto un tirocinio presso l’agenzia di promozione regionale InLiguria, dove ho toccato con mano le potenzialità della comunicazione applicata al turismo. Anche questo tema oggi rappresenta una componente importante del mio lavoro.

Come si sostiene economicamente l’Associazione?

Grazie all’alta qualità dei nostri prodotti multimediali, l’attività di Tripinyourshoes si è ampliata su diversi fronti: abbiamo lavorato con il Comune di Genova e con Regione Liguria, oltre che con Slow Food, con numerosi enti del turismo e con alcuni Parchi Nazionali italiani e non, promuovendo itinerari ed esperienze e creando video e spot promozionali. L’attività, quindi, è sostenuta economicamente da me, Luigi e da alcune collaborazioni e sponsorizzazioni. Prima del Covid ci siamo cimentati nell’organizzazione di viaggi in cui coinvolgere, come clienti, persone esterne al team, ma è una strada che abbiamo scelto di non portare avanti perché ci esponeva a logiche che non appartengono al nostro “core”. Adesso viaggiamo soli oppure con amici o persone che si aggregano in maniera spontanea, senza “vendere” alcun servizio come tour operator. L’obiettivo della nostra Associazione infatti non è quello di fare profitto sulle persone: vogliamo raccontare itinerari, promuovere forme di viaggio alternative e fornire informazioni in modo del tutto gratuito tramite la nostra piattaforma. Parallelamente, nel 2020 abbiamo iniziato a operare con Trip In Production Srl, agenzia indipendente di marketing con la quale gestiamo commesse per enti e aziende nel campo dell’ideazione, produzione e comunicazione di contenuti multimediali e audiovisivi. I contenuti pubblicitari non riguardano strettamente il tema del turismo, ma vanno dall’enogastronomia alla moda. Abbiamo scelto di tenere separate le due realtà - Tripinyourshoes e Trip In Production -, ma anche con la seconda siamo selettivi nel supportare solo brand e aziende che siano in linea con i nostri valori e la nostra filosofia. Tra questi, ad esempio, ci sono Almonature, Leica Camera, Brunello Cucinelli... tutte realtà caratterizzate da una solida visione in tema di responsabilità sociale e ambientale.

Quale tipologia di viaggio promuovete tramite le vostre esperienze, e chi sono i vostri “seguaci”?

La nostra prerogativa è apprezzare un viaggio tipicamente lento come quello basato sul cammino, e in questo pianeta sempre più votato alla velocità si tratta di un grande atto sovversivo. Spesso prendiamo contatto con realtà e persone locali che ci supportano nell’organizzazione di esperienze autentiche e positive, come ad esempio nel nostro recente viaggio in Kirghizistan, che abbiamo percorso a piedi e a cavallo, ospitati di tanto in tanto da famiglie locali. Pochi mesi fa invece siamo stati in Argentina, invitati dall’ente che promuove il turismo nel Paese. In ogni meta che raggiungiamo, poi, cerchiamo il contatto con le comunità locali, ci adattiamo alle loro tradizioni e alla cultura del luogo. Non ricerchiamo le tipiche proposte da turismo di massa, come ad esempio la dieta internazionale, se non hanno nulla a che vedere con il posto in cui ci troviamo. È davvero forte la volontà di entrare in sintonia con la popolazione locale, calandoci nei loro panni e aprendoci con curiosità alla cultura del territorio. È un approccio che viene apprezzato e ci permette di instaurare una relazione positiva con la gente del posto. Da ogni esperienza, come in ogni relazione, prendiamo qualcosa e diamo qualcosa a nostra volta, senza mai imporre o pretendere. È uno scambio reciproco e prezioso. Certo, bisogna essere disposti a rinunciare alle comodità a cui siamo abituati per calarsi in altre realtà: sembra un ragionamento filosofico, ma ha un risvolto estremamente pratico. Tra i follower della nostra piattaforma e dei profili social ci sono principalmente persone interessate a viaggi, turismo, escursioni e itinerari a piedi - che reperiscono informazioni e consigli tramite i nostri canali -, ma anche tantissimi esperti e appassionati di fotografia di viaggio e contenuti multimediali. Non solo: ci sono anche persone e comunità con cui siamo entrati in contatto chissà dove nel mondo, e che ancora ci seguono con affetto.●

COMPETIZIONE & SVILUPPO

Il Centro Studi di Confindustria Genova conduce periodicamente l’indagine su richieste e reperibilità delle figure professionali nel Comune di Genova, monitorando la domanda di lavoratori formulata dalle imprese alle Agenzie per il Lavoro della Sezione Terziario. Come è andato il 2022?

Nel 2022 le Agenzie per il Lavoro che hanno partecipato alla rilevazione del Centro Studi di Confindustria Genova hanno dichiarato di aver ricevuto 9.948 richieste di lavoratori da parte delle aziende operanti sul territorio della Città Metropolitana di Genova.

Rispetto al 2021 la crescita delle richieste è stata pari al 27,4% e trasversale su tutte le categorie professionali. Inoltre, dai dati raccolti emerge che l’attuale livello di richieste è stato superiore anche al numero di richieste 2019 (pre-Covid): +40,3%.

Tale aumento è dettato soprattutto dal maggior fabbisogno di operai specializzati, conduttori di impianti, conducenti di veicoli e di profili riconducibili ai diversi gruppi delle professioni non qualificate (pulizia, spostamento merce, non qualificate nell’edilizia e nella manifattura). Anche le professioni qualificate nel commercio hanno visto crescere fortemente il numero di richieste da parte delle imprese.

Da sottolineare come gli incrementi delle richieste non siano stati omogenei nei tre quadrimestri oggetto della rilevazione.

Il maggior fabbisogno di operai specializzati e figure legate all’industria si è espresso soprattutto nella prima parte dell’anno; negli ultimi mesi del 2022 infatti si è ridotto il ritmo della forte ripresa dell’attività industriale iniziata nel 2021.

Al contrario le richieste di professionisti nel commercio e nei servizi di ricezione e ristorazione si sono mantenute su livelli alti per tutti e tre i periodi dell’anno analizzati, segno che la necessità di figure come venditori, camerieri, cuochi e assimilate stia diventando più strutturale, superando il carattere di stagionalità a cui, fino a poco tempo fa, si riconducevano i problemi legati alla reperibilità di tali figure.

Occupazione in crescita: salgono ancora le richieste di personale Numero di richieste di figure professionali per categoria (2018-2022, Città Metropolitana di Genova)

Nel complesso, la dinamica quadrimestrale, espressa in termini di variazioni tendenziali (calcolate quindi in rapporto allo stesso periodo dell’anno precedente), ha visto rallentare il ritmo di crescita delle richieste. Questo andamento appare fisiologico poiché, ad esempio, i risultati del terzo e ultimo quadrimestre dell’anno sono confrontati con il terzo quadrimestre del 2021, mesi in cui era stato registrato un elevato numero di richieste di lavoratori da parte delle aziende in coincidenza con il momento più vivace della ripresa post-Covid.

Nel 2022 sono aumentati i rischi al ribasso nello scenario economico italiano e ligure (inflazione ancora alta, tassi d’interesse in netta salita, difficoltà di approvvigionamento, solo per citarne alcuni).

Genova Impresa - Luglio / Agosto
FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

MY SCOUTING

Confindustria Genova ha aperto un nuovo canale di ascolto dei bisogni dell’impresa per velocizzare l’inserimento di nuove risorse nel mondo del lavoro e intervenire sul mismatch tra domanda e offerta.

Il nuovo servizio si chiama My Scouting ed è stato ideato ed è promosso e gestito dal Tavolo A.p.L. della Sezione Terziario di Confindustria Genova, il gruppo delle Agenzie per il Lavoro che, dal 2016, è promotore di iniziative di cultura e sensibilizzazione sui temi di ricerca e selezione, outplacement, somministrazione e politiche attive del lavoro, in collaborazione con l’Area delle Relazioni Industriali di Confindustria Genova.

Con My Scouting, raggiungibile dalla home page del sito dell’Associazione, le imprese possono accedere a due aree. La prima area è la Bacheca, che nasce per velocizzare la ricerca di personale, favorire l’estrazione dei profili di interesse in modo semplice e anonimo e avviare, su richiesta, un canale diretto con il referente dell’Agenzia per la valutazione del candidato, le condizioni di inserimento e l’eventuale selezione. La Bacheca è totalmente anonima,

nel rispetto della normativa vigente in materia di privacy; qualora la ricerca dell’azienda non abbia evidenziato candidati disponibili, attraverso la Bacheca è possibile avviarne la richiesta.

La seconda area a cui le aziende hanno accesso è l’Osservatorio, utile per la consultazione dei report di andamento quadrimestrale dei profili maggiormente ricercati sul canale A.p.L.. Attraverso le ricerche di profili, l’impresa stessa può contribuire all’Osservatorio, partecipando all’attività del Centro Studi dell’Associazione sulla “richieste e reperibilità delle figure professionali della Città Metropolitana di Genova”.

Il network associativo di Confindustria Genova, con oltre 900 imprese con sedi centrali e unità operative di territorio, può così “orientare” la ricerca di profili di reale interesse, accorciando la distanza tra domanda e offerta di lavoro. My Scouting si propone quindi come punto d’incontro esclusivo per i titolari di piccole e medie imprese e per chi opera nell’area delle Risorse Umane di società e gruppi organizzati, per fare ricerche in totale autonomia.n

Tuttavia le imprese hanno dimostrato una resilienza per certi versi inaspettata: la ripresa post-Covid non si è interrotta e lo spettro di una recessione è stato allontanato. Prova ne è un mercato del lavoro particolarmente vivace che fa registrare record nel tasso di occupazione e nel numero di occupati.

Il “rovescio” di questa dinamica occupazionale così positiva è però quello delle difficoltà di reperimento di personale da parte delle aziende: da un lato la ripresa economica ha infatti attivato un mercato del lavoro per anni poco mosso, dall’altro le imprese, nell’attuale contesto socio-economico, devono attrezzarsi per migliorare la propria competitività, rintracciando sul mercato figure professioni ad alta specializzazione.

La conseguenza è una più diffusa difficoltà nel reperire i profili richiesti, dalle figure più operative a quelle più specializzate.

Un esempio riguarda la richiesta di tecnici: fino a poco tempo fa in costante crescita tra i desiderata delle aziende, si è stabilizzata nell’ultimo anno, lasciando spazio all’accresciuto fabbisogno di operai specializzati, professioni qualificate nei servizi e una ancor più ampia necessità di personale non qualificato.

Rispetto all’anno precedente la composizione delle richieste nel 2022 vede contrarsi quindi la quota relativa ai tecnici (dal 28% al 23%) a favore di una ripresa delle professioni qualificate nel commercio e nei servizi (dal 23% al 25% del totale) e, soprattutto, la crescita delle professioni non qualificate, che passa dal 16% del totale delle richieste nel 2021 al 21%.●

Richieste di lavoratori ancora in crescita, ma cala il ritmo (Richieste di lavoratori, var.% tendenziali quadrimestrali, C.M. Genova)

2-20193-20191-20202-20203-20201-20212-20213-20211-20222-20223-2022

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA GENOVA

Non più solo tecnici: le imprese ora cercano operai, venditori e camerieri (2022, var. % tendenziali per categorie di professioni)

Professioni non qualificate

TAVOLO A.p.L.

Alla rilevazione del Centro Studi partecipano le A.p.L. che operano nel Comune di Genova. In particolare, all’indagine hanno aderito:

n Conform

n GI Group

n Intempo

n Intoo

n Mixura

n NAM

n Nuove Frontiere Lavoro

n Praxi

n Randstad Italia

n Staff

n Synergie Italia

n Umana

FONTE:

Visionari, contro corrente determinati,

Già dieci anni fa, Netalia, Public Cloud italiano, era in prima linea nel voler definire un perimetro nazionale per la gestione dei dati sensibili.

di Piera Ponta
Alberto Clavarino x Michele Zunino

Netalia, Public Cloud italiano indipendente, da oltre dieci anni sviluppa ed eroga servizi infrastrutturali in cloud alla Pubblica Amministrazione e alle imprese, assicurando la residenza fisica, normativa e giuridica del dato entro i confini nazionali e, quindi, un grado maggiore di sicurezza sotto l’aspetto della protezione e della proprietà del dato.

A maggio, l’Agenzia per la Cybersicurezza (ACN) ha assegnato alla società genovese le qualificazioni (QI3e QC3 per l’infrastruttura e i servizi IaaS e PaaS) per trattare tutti i dati della Pubblica Amministrazione: da quelli strategici (di competenza di Difesa, Forze Armate e Giustizia) a quelli critici (su tutti, quelli sanitari), fino a tutti gli altri dati ordinari.

«Siamo l’unico provider privato italiano ad avere ottenuto le qualificazioni dell’ACN; è un riconoscimento importante - conferma l’AD di Netalia Michele Zunino - che premia non solo più di 10 anni di lavoro, ma anche il coraggio di essere andati contro corrente quando parlare di “sovranità digitale” sembrava fuori luogo. Oggi il tema della “digital sovreignity” è diventato centrale persino per le grandi aziende globali... comprese realtà come Google, Microsoft, Amazon, che tendono a promuovere soluzioni frutto di un pensiero non più limitato al solo piano economico, giocando un ruolo decisivo nella gestione dei public affair. Potrà sembrare la battaglia di Davide contro Golia, ma all’importanza della sovranità digitale abbiamo creduto fin dall’inizio, e oggi ancora di più. Abbiamo investito molto nella crescita di una “consapevolezza digitale” nel Paese, anche attraverso il Consorzio Italia Cloud, che riunisce le imprese italiane attive nei servizi cloud (e di cui Zunino è presidente, ndr). Negli ultimi mesi il Governo sembra aver dato disponibilità a rivedere l’impostazione monolitica del progetto di Polo Strategico Nazionale, realizzato nell’ambito della Missione 1.1 del PNRR per erogare servizi cloud alla Pubblica Amministrazione, e qui riteniamo di poter dare il nostro

contributo in termini di competenze e di visione».

Adottare un modello cloud richiede un cambiamento nella cultura aziendale, nella governance, nei processi organizzativi. «Ma il cloud - sottolinea Zunino - più che una tecnologia è un codice di condotta che porta a sviluppare nuovi modelli di business nell’erogazione dei servizi e spinge l’impresa verso una maggiore competitività. Il nostro sforzo, quindi, non sta nel proporre una nuova tecnologia ma nel far comprendere una visione di sistema che pone la difesa dell’interesse aziendale all’interno di un perimetro certo. È più una questione di prossimità culturale con le imprese e con gli amministratori, che presuppone di conoscere i loro bisogni e di saperli gestire, di parlare la loro stessa lingua. Sono elementi intangibili che fanno la differenza in termini di competenza, di capacità di utilizzare al meglio gli strumenti a disposizione».

Netalia, afferma l’AD Michele Zunino, «offre al mercato soluzioni che sono espressione del nostro know-how, coerentemente con le linee strategiche di cui siamo portatori: la nostra proposta di valore è slegata da interessi contingenti ma punta a una visione infrastrutturale, di insieme. Siamo un’azienda fuori dal coro perché abbiamo consapevolezza dei nostri limiti così come dei nostri punti di forza: per questo insistiamo nel nostro appello alla comunità tecnologica locale di fare sistema per sviluppare una piattaforma cloud nella quale le specifiche competenze di ogni singola eccellenza possano integrarsi l’una con l’altra».

Zunino (così come il direttore generale della società, Alberto Clavarino) è cauto sulla possibilità di una risposta corale e tangibile al suo appello: «Ma dobbiamo e vogliamo provarci. L’assenza di confronto e di condivisione - conclude - rende più difficile operare delle scelte; in un mercato fortemente competitivo, l’incapacità di fare sistema ci costringerebbe inevitabilmente a ruoli di inseguitori, più che di apripista».●

Genova Impresa

&

di famiglia

L’appassionato passaggio di testimone a capo dell’attività di famiglia ha portato Comarcon a distinguersi nel mercato delle conserve ittiche

età negli Stati Uniti, di tornare nella sua terra di origine nel 1900. Portava con sé un bel “gruzzolo” - frutto del commercio di frutta con la compagnia ferroviaria americana svolto per alcuni anni - che avrebbe utilizzato per avviare un’attività commerciale in patria.

Comarcon

Facendo tesoro delle tradizioni e dei saperi della sua terra di esperti “salatori”, decise di dedicarsi alla lavorazione delle acciughe. Come molti suoi compaesani partì quindi per la costa atlantica della Spagna, che vantava una straordinaria ricchezza del pescato e, in particolare, acciughe di grandi dimensioni e ottima qualità. E proprio nei Paesi Baschi, nella piccola Orio, fondò nel 1901 la sua azienda, la “Santo Marino fu Vincenzo”, che a poco a poco si ingrandì espandendosi in varie zone della Cantabria, fino a consolidare il proprio ruolo nella commercializzazione e produzione di acciughe salate. Nella prima metà del ‘900, Santo Marino registrò il marchio delle “Acciughe Salate alla Vera Carne”, una linea di prodotto dell’azienda conosciuta e rappresentata dall’iconico logo del gallo, tanto che veniva comunemente chiamata “gallo”.

All’epoca, con Santo Marino collaborava il figlio Vicente, che aveva ereditato dal padre la stoffa dell’imprenditore e appreso l’arte della salagione e che, alla sua scomparsa, si fece carico dell’azienda, portando avanti l’attività e ampliandone i margini e le prospettive.

La guerra civile spagnola prima, e altre vicissitudini e scelte familiari poi, negli anni Cinquanta portarono Vicente, la moglie Carolina Orlando (a sua volta figlia di fabbricanti ittici siciliani) e i loro sette figli a stabilirsi a Genova, la cui Darsena rappresentava il massimo emporio alimentare in Italia e il cui porto, più in generale, costituiva un importante affaccio commerciale.

Foto: Castro Urdiales 1927

Qui, Vicente Marino fondò una società dedicata all’importazione e alla commercializzazione delle sue acciughe senza intermediari, continuando a mantenere rapporti e scambi con il nord della Spagna: erano frequenti, tra l’altro, le trasferte di Vicente e della famiglia a San Sebastian, allora “capitale estiva” del Paese e crocevia dell’aristocrazia del tempo, con cui era importante stringere e curare le relazioni. Verso la fine degli anni Sessanta il testimone passò in mano ai figli, già ben introdotti nell’attività genovese: poco prima della morte del padre (avvenuta nel 1967), fondarono la Fratelli Marino, che nel 1972 diventò l’azienda oggi conosciuta come Comarcon Sas di Giuseppe Marino e C., il cui nome intende riassumere in una sola sigla le parole “Commerciale Marino Conserve”.

Con Comarcon, i fratelli Marino abbandonarono l’attività di lavorazione e produzione, per focalizzarsi solo sull’importazione dei prodotti e sulla loro commercializzazione. Il business inizialmente annoverava non solo prodotti ittici, ma anche conserve di altri alimenti, come capperi e olive, che oggi non sono più parte dell’offerta di Comarcon. Il commercio delle olive, ad esempio, è stato deliberatamente abbandonato perché poco “funzionale”: le olive non solo vanno a male velocemente, ma richiedono anche elevati costi di trasporto per via del peso complessivo, tra nocciolo e salamoia.

Oggi, i prodotti di punta di Comarcon, sotto specifici marchi che rappresentano le varie linee di prodotto (Vicente Marino, Conservas Marino, Il Cannone...), afferiscono al settore ittico. Tra i più popolari ci sono le acciughe salate (da sempre “core” nella storia imprenditoriale della famiglia), ma anche filetti di acciughe sott’olio, sardine, sgombri, branzini, salmoni, merluzzi, tonni pregiati, pescati a canna e lavorati a mano. Per ciascuna tipologia di “materia prima” e di prodotto da importare e commercializzare, Comarcon va alla ricerca del Paese e della regione che offra la migliore

qualità: ad esempio i filetti di sgombro vengono importati dal Marocco, dove si utilizzano tecniche di lavorazione tradizionali locali per la selezione esclusiva delle parti di carne bianca del pesce. Per quanto riguarda le acciughe salate o i filetti di acciuga sott’olio, dal mar Cantabrico arrivano i prodotti più ricercati e addirittura “in voga”, ma sono molto popolari e apprezzati anche quelli provenienti dalla Sicilia. Nel mercato del pesce conservato, l’offerta commerciale di Comarcon - tra prodotti propri e l’intermediazione di prodotti altrui - è completa e incontra le esigenze della Grande Distribuzione Organizzata, ma anche di commercianti, ambulanti e ristoranti di qualità.

Per via dei costi delle materie prime selezionate e delle tecniche di lavorazione adottate, quelli venduti da Comarcon non sono prodotti “di primo prezzo”, ma si rivolgono a una nicchia di mercato che a tavola ricerca ingredienti di pregio. Non a caso, l’azienda è stata selezionata da Eataly tra le prime sette realtà di cui commercializza i prodotti nei propri punti vendita, sia in Italia che all’estero.

In generale, circa il 90% del fatturato di Comarcon deriva dal mercato italiano, mentre il restante 10% è dato dai punti vendita di Eataly all’estero e da clienti “affezionati” in giro per il mondo: dal Giappone ai Paesi dell’Est, dal Regno Unito alla Svezia passando per Francia e Germania, fino ad arrivare in Canada.

Accanto al fondatore Giuseppe Marino - conosciuto da tutti come José, a richiamare la storia e il legame familiare con la Spagna -, oggi sono socie dell’azienda le nipoti Simona e Sara Margiotta, figlie della sorella Annalisa, che lavorano nella piccola sede dell’azienda proprio accanto alla centralissima via XX Settembre. Dai loro uffici, e insieme a un ristretto team di collaboratori, portano avanti con orgoglio e successo la piccola e solida attività di famiglia, da sempre in grado di stare al passo con i tempi e di distinguersi in un mercato sempre più popolato da grandi gruppi.● (M.O.)

Il meccanismo UE di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon Border Adjustment Mechanism) interessa gli importatori di cemento, alluminio, concimi, energia elettrica, idrogeno, ghisa, ferro e acciaio. Da ottobre l’inizio del periodo transitorio.

CBAMReport

Lo scorso 16 maggio, Parlamento e Consiglio europeo hanno pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione, i testi definitivi di alcuni dei cinque provvedimenti legislativi del pacchetto “fit for 55%” che contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050.

I provvedimenti citati interessano diversi settori dell’economia e riguardano, principalmente, il fondo sociale per il clima, la revisione del sistema EU ETS, le emissioni relative al trasporto aereo e marittimo e, infine, il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere “CBAM” (Carbon border adjustment mechanism), di cui al Regolamento (UE) 2023/956.

Tale ultimo meccanismo si pone come obiettivo primario il contrasto al rischio del cosiddetto “carbon leakage”, ossia la rilocalizzazione dei processi produttivi in Paesi con politiche climatiche meno ambiziose di quelle dell’Unione, e la sua introduzione potrebbe incidere in maniera rilevante sul business delle imprese dal punto di vista amministrativo, gestionale e finanziario.

Difatti, il Regolamento impone alle imprese importatrici di cemento, concimi, ghisa, ferro, acciaio, alluminio, elettricità e idrogeno di tracciare, calcolare, dichiarare e pagare un prezzo in relazione alle emissioni di gas serra “incorporate” nelle merci importate, ossia generate durante il loro processo produttivo. I flussi impattati da tale meccanismo di aggiustamento sono, almeno inizialmente, le importazioni dei prodotti riconducibili alle sopra menzionate categorie merceologiche (suscettibili di ampliamento successivamente alla fase transitoria), identificati dai codici doganali elencati nell’Allegato I del Regolamento e originari, ai fini doganali, in un Paese terzo. Pertanto, l’origine e la classificazione tariffaria dei prodotti importati dovranno essere determinate in modo estremamente accurato, per scongiurare il rischio di accertamenti e “non compliance” con la normativa.

Il Regolamento prevede l’implementazione del meccanismo in due fasi. Durante la fase transitoria, con inizio il 1º ottobre 2023, gli importatori saranno tenuti a presentare, su base trimestrale, il cosiddetto “report CBAM”, contenente i dati sui quantitativi dei prodotti importati, le emissioni incorporate generate durante il loro processo produttivo nel Paese terzo dove è stabilito il fornitore e il prezzo del carbonio eventualmente dovuto nel Paese terzo per le emissioni incorporate. In tale fase, sarà strategico per le imprese attivarsi per acquisire dal proprio fornitore extra UE tutte le informazioni rilevanti e, eventualmente, prevedere clausole contrattuali in tal senso. Dal 1º gennaio 2026, con l’implementazione a regime, gli importatori soggetti passivi dovranno essere accreditati quali “dichiaranti autorizzati CBAM”, presentare una dichiarazione annuale relativa alle emissioni incorporate nei prodotti importati (che dovranno essere verificate da un ente terzo indipendente), acquistare ed essere in possesso, a scadenze stabilite in corso d’anno, di un numero congruo di certificati CBAM (uno per ciascuna tonnellata di CO2) a copertura del quantitativo di emissioni dichiarate incorporate nei prodotti importati. Con particolare riferimento alla fase transitoria, il 13 giugno scorso la Commissione ha pubblicato la bozza di Regolamento di implementazione che stabilisce i profili sanzionatori per i mancati adempimenti e maggiori dettagli sul contenuto del report CBAM che dovrà essere presentato dagli operatori.

La bozza è stata aperta a pubbliche consultazioni fino all’11 luglio 2023, dopodiché la Commissione adotterà la versione definitiva.●

Francesco Tonini è Dottore Commercialista e Revisore legale - Studio Tributario e Societario Deloitte

Formazione outdoor

La proposta di OutBe, startup innovativa e società benefit, per un modo di apprendere alternativo, sano e divertente.

In un contesto di alfabetizzazione ecologica sempre più rapida e diffusa, anche la formazione aziendale e lo sviluppo delle risorse umane si tingono di verde. I vantaggi riguardano entrambe le parti in causal’organizzazione e il personale - e danno conto della fruttuosità di un approccio didattico/esperienziale che fa della cultura della sostenibilità un valore a un tempo etico e produttivo.

I metodi che possono essere utilizzati per la formazione “green” sono svariati. Sul mercato della formazione d’azienda il ventaglio di proposte spazia dalla classica lezione frontale in aula alle esercitazioni, dalle simulazioni all’“outdoor training” e i “role playing”. Senza alcun dubbio la più avanguardista e coerentemente verde delle proposte è quella dell’outdoor training, una metodologia formativa esperienziale che si svolge all’aperto, al di fuori dell’ambiente lavorativo. Questo metodo coinvolge i dipendenti sul piano fisico, cognitivo ed emozionale, e attiva le dinamiche tipiche del team building e del team working, ovvero una forte

comunicazione e un clima di fiducia e collaborazione tra i dipendenti, ma con molti valori aggiunti - poiché riesce a far uscire il personale dalla propria zona di comfort e gli permette di apprendere in un modo alternativo, “sano” e, spesso, anche divertente.

Etica, natura e sostenibilità - questo binomio di parole cui corrispondono tematiche e buone pratiche d’importanza epocale, ora emergenti anche nell’ambito della formazione del personale - sono gli orizzonti ideali che orientano il percorso di OutBe, una startup innovativa e società benefit che avvicina aziende e persone alla natura proponendo attività e programmi formativi outdoor.

OutBe è nata circa un anno e mezzo fa dal desidero di Luca Tixi, che di OutBe è CEO e co-fondatore. I collaboratori di Tixi (che fu già creatore, nel 2013, del centro Outdoor Portofino, per il quale la sua passione per l’outdoor si focalizzava sulla tutela degli ecosistemi marini) in questa sua nuova avventura cultural-imprenditoriale “all’aperto” sono Matilde Marino, che si occupa di sales e business development, l’ecologa marina Arianna Liconti, che è la responsabile scientifica della società, il biologo terrestre Federico Biguzzi, Carola Dufour, che si dedica alla comunicazione, Giulia Gasparini in qualità di art director, Jacopo Dellacasa, project manager, e Virginia Colotto, CMO e advisor. Grazie alla sua articolata piattaforma di e-learning e a esperienze concrete in mezzo alla natura, OutBe coinvolge il personale aziendale in attività formative mirate alla conoscenza della natura, e, più nel concreto, alla maturazione, da acquisire con impegno psico-fisico “sul campo”, della consapevolezza di come ciascuno di noi, nel proprio piccolo, può contribuire alla sua salvaguardia. Basandosi sull’approccio che la letteratura di settore ha definito “learning by doing” (e che a noi piace italianizzare in “imparar facendo”), OutBe propone anche attività di team building, workshop e supporto di progetti di “citizen science” e restauro ambientale, per la salute e il benessere sia delle persone sia dello “spicchio” di pianeta che ha avuto in sorte l’onere/ onore di ospitarle. Tali attività vengono riassunte nella loro filosofia “Outdoor for good” (“all’aperto per il Bene”): una frase che contiene, quintessenziata, la filosofia di servizio culturale che anima la startup e la community eco-sensibile che essa ha iniziato a costruire. Consapevole com’è dell’impatto ambientale che ognuna delle nostre azioni può avere (comprese quelle virtuosamente formative), sempre attraverso la sua piattaforma il team di OutBe si occupa anche di monitorare l’impatto sociale e ambientale che va generando nel corso delle sue stesse attività, mediante metriche che risultano utili anche per la scrittura dei report di sostenibilità aziendale.

Realtà giovane e ambiziosa, che si vuole virtuosamente proattiva nell’ambito della cultura della sostenibilità sociale e ambientale, OutBe genera e propone attività rivolte a tutti, per le quali non è precondizione necessaria nessuna particolare preparazione fisica. L’attitudine all’inclusività, e alla condivisione quanto più ampia possibile del “messaggio” verde che veicola, l’ha portata a concepire programmi appositi per persone con disabilità. La nobile ambizione che la muove non ha punti di contatto con il “convitato di pietra” di tante delle iniziative che stanno nascendo, qua e là, all’insegna del verde: il cosiddetto (e ormai famigerato)

“greenwashing”. Molte aziende misurano ancora la propria più o meno verace o più o meno indotta eco-virtuosità sulla base della “carbon neutrality”, secondo il criterio della footprint, la neutralizzazione delle emissioni. Per OutBe si tratta, invece, di stimolare i propri clienti a fare delle azioni concrete, che, nel suo ambito di interesse, significa dar corso a una logica formativa “handprint”, per generare un impatto che va oltre il “net zero”, fatta di esperienze in natura e di “nature games” costruiti ad hoc sulla base delle esigenze e delle caratteristiche delle singole aziende, dove ogni partecipante è portato a sporcarsi le mani alla ricerca, e poi al contatto, delle biodiversità. La mappatura dei benefici in tempi lunghi dei team building così concepiti e messi in atto restituisce dati confortanti. Tanto per le realtà aziendali coinvolte in questa promettente e già vitalissima forma di formazione - in termini di diminuzione dello stress e di aumento di creatività e produttività del loro personale -, quanto per il territorio entro il quale esse vanno operando, poiché chi fa esperienza della “citizen science” ha modo di mappare le biodiversità in un determinato contesto e di trasmetterne utili informazioni alla comunità scientifica. Tutti i dati raccolti dalle attività di OutBe vengono salvati, infatti, su piattaforme open source, e vanno ad arricchire i pubblici data-base di monitoraggio ambientale degli ecosistemi che di tali attività sono i teatri operativi.●

Genova Impresa - Luglio
© Foto: Marcello Pastonesi

Cyber Resilience Act

Primo via libera del Consiglio europeo al pacchetto di norme per difendersi dagli attacchi cyber.

Dal web: “Un passo avanti sul “Cyber Resilience Act”. Il Consiglio Ue ha approvato la propria posizione negoziale sul sistema di norme proposte. Contemporaneamente anche la Commissione Industria ed Energia del Parlamento Ue ha dato il suo parere favorevole al mandato negoziale sulla proposta di legge. I prossimi passi saranno definiti dalla sessione plenaria del Parlamento Ue. Quest’ultimo sarà chiamato a confermare la volontà di dare avvio al trilogo, ovvero il negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea e che ha l’obiettivo di raggiungere un accordo sulla proposta di legge che porterà alla stesura definitiva del testo”.

Sempre più connessi, sempre più vulnerabili... Nel corso del 2022 la complessità degli attacchi cyber è aumentata costantemente, in numero e intensità. Per contrastare le crescenti minacce informatiche al sistema Paese, nel corso dello stesso anno si è assistito a un “processo di ristrutturazione” di tutto ciò che riguarda la cybersecurity per rafforzare il quadro normativo, sia in ambito nazionale che europeo. La Commissione europea, a settembre 2022, ha presentato la proposta per il “Cyber Resilience Act”, la prima normativa di questo genere a livello europeo che introdurrebbe requisiti obbligatori di cybersecurity per tutti i prodotti che presentano elementi digitali, a vantaggio di tutti i consumatori dell’Unione. La proposta mira a garantire il corretto funzionamento del mercato interno dell’Ue tramite la creazione di condizioni necessarie allo sviluppo di prodotti (hardware

e software) sicuri, sia al momento dell’immissione nel mercato che durante tutto il ciclo di vita del prodotto in questione, e la creazione di condizioni che permettano agli utilizzatori di considerare l’aspetto di sicurezza informatica al momento della scelta e dell’uso del prodotto digitale.

Con il Cyber Resilience Act l’Europa definisce degli obiettivi specifici: garantire che i produttori immettano sul mercato device maggiormente sicuri, seguendo i paradigmi: “security-by-design” e “security-by-default”; costituire un quadro di sicurezza informatica coerente all’interno dell’Unione Europea, facilitando la conformità dei prodotti hardware e software; migliorare la trasparenza sulle condizioni di sicurezza dei device a favore degli utenti.

La proposta di legge della Commissione Europea sulla resilienza cyber deriva da alcuni elementi di contesto.

Se da un lato la trasformazione digitale sta portando efficienza nei processi, dall’altro sta generando vulnerabilità per cittadini, imprese e PA.

Il crescente utilizzo di device connessi genera una maggiore esposizione e un conseguente aumento del rischio causato dalla scarsa consapevolezza degli utenti e dal fatto che non si riesce a contenere la presenza sul mercato di prodotti con vulnerabilità che i cyber criminali possono sfruttare.

Lo sviluppo della normativa cyber si pone l’obiettivo di rispondere all’intensificarsi della minaccia cyber anche nel panorama italiano; tra le vittime principali sono individuati il settore sanitario, quello energetico e gli enti pubblici: secondo il report “The State of Ransomware and Local

Government 2022”, redatto da Sophos, circa il 75% di questi avrebbe subito nel 2022 attacchi informatici. Nel mese di febbraio, l’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) è stata oggetto di un attacco hacker da parte del gruppo Lockbit 2.0 che, oltre ad aver interrotto il funzionamento dei server e bloccato il sito istituzionale, ha diffuso i dati e le informazioni raccolte. Nel corso del 2022 sono state colpite da diverse campagne hacker la rete Ferrovie dello Stato, Poste Italiane e i siti web di diversi Ministeri, tra cui quello della Transizione ecologica, della Difesa, e il sito del Senato. Questi ultimi due attacchi sarebbero stati effettuati per mezzo di un attacco DDoS lanciato dallo stesso collettivo filorusso che ha rivendicato l’attacco condotto nei confronti del sito web della Polizia di Stato.

La digitalizzazione, oltre a una serie di vantaggi tangibili, ha determinato un allargamento della superficie di attacco su cui i cyber criminali possono operare, grazie al crescente spostamento, nel dominio immateriale, di una serie di attività che vengono svolte da persone o lavoratori non sempre adeguatamente formati. Ciò ha reso inevitabile la sinergia tra tutti gli Stati Membri per regolamentare e uniformare gli usi e le caratteristiche del cyberspazio, caratterizzato da “confini” sempre più sfocati e dinamici.

Nel Rapporto Clusit sulla Sicurezza Informatica 2023 si legge: “L’Italia in base all’indice DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea sui 27 Paesi membri dell’Unione Europea è ventesima per livello di digitalizzazione complessiva, è terzultima per popolazione con

competenze digitali almeno di base (42%), contro una media UE del 56%, ed è quartultima per competenze digitali avanzate (22%), contro una media UE del 31%”. Il rapporto CLUSIT è frutto del lavoro di un pool di esperti che ha analizzato e confrontato un’ampia serie di fonti. I dati per l’anno 2022 confermano da un lato le previsioni in merito alla crescita dei casi di “Information Warfare” ma anche la tendenza a una sempre maggiore gravità dei casi che ci troviamo ad analizzare. In questo scenario, il nostro Paese è pesantemente coinvolto, anche e più di altri. L’Italia ha subito un notevole incremento di attacchi andati a segno nel 2022 e questo ci porta a dire che dal 2022 “l’Italia è nel mirino”, in quanto subisce ormai il 7,6% degli attacchi globali (contro un 3,4% del 2021).

Durante la pandemia da Covid-19 si è registrato un aumento esponenziale degli attacchi cyber spesso perpetrati sfruttando la presenza di numerose vulnerabilità nelle infrastrutture digitali, così come evidenziato anche dal Garante per la Privacy nella relazione annuale del 2021. Questo trend è in crescita e il report annuale della Polizia postale ha rilevato che gli attacchi sono fortemente caratterizzati da una matrice geopolitica. Specialmente a seguito dello scoppio della guerra russo-ucraina si sono intensificati gli attacchi dei cyber criminali russi e ciò rende necessario aumentare i presidi di cybersicurezza, allo scopo di rendere il paese più resiliente a fronte delle ormai quotidiane minacce cyber. A livello nazionale, tra gennaio 2018 a giugno 2021 l’Italia ha subito 143 attacchi gravi, seconda in Europa dopo la Gran Bretagna (233).

L’Agenzia dell’Ue per la cybersicurezza (ENISA), attraverso la pubblicazione “Threat Landscape report”, sottolinea che gli attacchi informatici sono in continuo aumento. Dal report emerge che quasi il 50% delle minacce è rivolto verso pubblica amministrazione e governi (24%), fornitori di servizi digitali (13%) e cittadini in generale (12%). Il restante 50% sarebbe invece diretto ai diversi settori dell’economia in maniera generalizzata. Sulla base dell’analisi condotta, al primo posto tra le minacce che hanno interessato enti pubblici e privati, imprese e singoli cittadini nel corso del 2022 risulta essere il “ransomware”, seguito da “malware”, tecniche di “social engineering” (in particolare “phishing”) e “data breach”. Particolarmente diffusi sono gli attacchi DDoS, sempre più complessi e che tendono a spostarsi verso le reti mobili e l’Internet of Things (IoT).

Cosa succederà ai costruttori che non si adeguano? La proposta della Commissione europea prevede che i produttori rispettino determinati standard per commercializzare i propri device in Ue. Qualora questo non dovesse accadere, il Cyber Resilience Act prevede sia sanzioni pecuniarie che il ritiro del prodotto dal mercato. Le multe variano in base al tipo di violazione: 10 milioni di euro, o il 2% delle vendite annuali, per violazioni meno gravi; 15 milioni di euro, oppure il 2,5% del fatturato annuo globale dell’azienda, per violazioni più gravi; 5 milioni di euro, o fino all’1% del fatturato annuo, nel caso in cui il produttore dovesse fornire informazioni errate o incomplete.

Per valutare la conformità dei dispositivi presenti sul mercato, la Commissione Europea può incaricare i singoli stati membri o l’Agenzia dell’Unione Europea per la Cybersicurezza (ENISA) di svolgere indagini.●

Successo sostenibile

In Liguria, presentati tre bandi pubblici a favore delle micro, piccole e medie imprese che intendano efficientarsi e avviare progetti di crescita e sviluppo in termini ESG.

sociali e di governo societario (i cosiddetti ESG factors) nelle strategie aziendali e nelle decisioni di investimento nel lungo termine - svolga un ruolo sempre più cruciale e capillare nell’agenda delle istituzioni tanto nazionali quanto sovranazionali. Quest’ultime, in particolare, sollecitano un dialogo costante tra i protagonisti attivi del mercato unico europeo e la transizione verso un’economia più efficiente e circolare, più resiliente e a basse emissioni di carbonio appare oggi possibile solo mediante l’azione congiunta di governi, imprese e investitori.

La green finance induce inevitabilmente a un ripensamento culturale, economico e normativo rispetto alla finanza tradizionale: un ripensamento aziendale che sappia coniugare i modelli di business e i preziosi know-how acquisiti sino a oggi con le sfide socio-ambientali del prossimo futuro; un ripensamento aziendale che sappia intravedere nelle performance ESG un’opportunità e non un ostacolo operativo; un ripensamento aziendale che sappia tendere a un “successo sostenibile” inteso in senso ampio e inclusivo della tutela dell’ambiente, dei diritti umani, della dimensione sociale e dei diritti dei lavoratori. E, al di là di quella che qualcuno non ha mancato di definire come “magia delle parole”, le istanze ESG sono istanze reali ormai entrate prepotentemente nella prassi societaria operativa in termini di

siano proprio le piccole e medie imprese, in virtù del loro ruolo di indiscussa centralità nell’attuale tessuto socioeconomico italiano, a potersi e a doversi imporre quali principali interpreti del processo di transizione ecologica e del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi socio-ambientali posti a livello europeo. Se si volge l’attenzione alla dimensione locale, tale dato sembra non essere sottovalutato neanche da Regione Liguria, la quale ha predisposto tra giugno e luglio 2023 ben tre bandi per finanziamenti pubblici a favore delle micro, piccole e medie imprese liguri che intendano efficientarsi e avviare progetti di crescita e sviluppo in termini ESG. Tali bandi si inseriscono nell’alveo del programma regionale 2021-2027 (PR) per l’utilizzo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), volto al rafforzamento delle economie regionali e della cooperazione interregionale all’interno dell’UE.

In virtù di un corretto inquadramento sistematico del FESR e in virtù del ricorrente richiamo operato negli stessi bandi presentati da Regione Liguria, merita di essere attenzionato l’articolo 9 paragrafo 4 del Regolamento UE 2021/1060, il quale recita che gli obiettivi del fondo europeo - e, di riflesso, del programma regionale ligure che ne è compiuta declinazione sul versante interno - sono perseguiti al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, tenendo conto del princi-

costituisce un principio cardine della legislazione sovranazionale in punto di sostenibilità e rappresenta la cifra significativa di quell’alfabeto green che il legislatore europeo ha inteso codificare nel proprio Regolamento Tassonomia. Tale principio si sostanzia in una valutazione di conformità della misura di finanziamento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili e costituisce il fil rouge dei tre bandi regionali in esame, i quali verificano ex ante se i finanziamenti pubblici messi a disposizione siano effettivamente rivolti a progetti verdi e sostenibili (cosiddetta valutazione ambientale strategica) senza arrecare danno agli obiettivi tassonomici. Ed è lo stesso programma ligure 2021-2027 a ribadire che il principio DNSH venga considerato nell’elaborazione dei criteri di selezione delle operazioni e nella predisposizione dei criteri di valutazione e di premialità. Con particolare riferimento alle modalità con cui questi ultimi si declinano nei tre bandi regionali in esame - volti allo sviluppo della competitività e dell’attrattività del sistema economico ligure in termini di innovazione e di transizione a modelli di sviluppo sostenibile - si evince chiaramente come per l’accesso a tali finanziamenti pubblici godano di un vantaggio competitivo quelle piccole e medie imprese che già dimostrino un grado endosocietario di “maturità ESG” tale da essere preferite rispetto ai propri competitors, fermi i

alla rilevanza della componente femminile o giovanile in azienda: a parità di altre condizioni, sarà preferita la PMI ligure che, al momento della presentazione della domanda di accesso al finanziamento regionale, abbia una percentuale di componente femminile o giovanile (età inferiore o pari a 35 anni) maggiore o uguale al 50% dell’intera compagine sociale, in conformità al pilastro sociale europeo e al principio di uguaglianza di genere. O ancora si consideri il possesso di certificazioni ambientali o la riduzione della produzione di rifiuti o l’utilizzo di prodotti riciclati quali ulteriori criteri premiali in punto di sostenibilità ambientale e, dunque, in piena adesione al pilastro ambientale europeo. I suddetti bandi di Regione Liguria rappresentano, pertanto, un icastico esempio del ruolo sempre più determinante che le performance ESG svolgono nella scelta dei beneficiari di risorse pubbliche e dell’esigenza sempre più impellente sul mercato che anche le PMI liguri si adeguino volontariamente alle istanze di sostenibilità per non correre il rischio di rimanere escluse dall’accesso a finanziamenti pubblici o privati o di essere estromesse dalle catene di valore delle imprese di maggiori dimensioni.●

Ilaria Ceriana è Dottoranda in diritto commerciale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova

ESG, whistleblowing e Modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001.

Pensare al futuro

La crescente attenzione al consumo eccessivo di risorse, al degrado ambientale e ai problemi connessi alla presenza di sensibili disuguaglianze sociali sta incrementando con velocità esponenziale l’attenzione alla sostenibilità e al modo di fare business da parte della società civile e delle istituzioni politiche e finanziarie.

In questo contesto è sempre più diffuso l’utilizzo di termini quali “Corporate Social Responsibility” (CSR), che rappresenta una forma di autoregolamentazione aziendale orientata a canoni di sostenibilità e che diventa parte della cultura di un’organizzazione, nonché il riferimento ai temi ESG (Environment, Social Governance) legati ai 17 goals dell’Agenda 2030 dell’ONU, basati su pratiche di sostenibilità aziendale (ambiente, contesto sociale e governo aziendale) quantificabili e/o oggettivamente documentabili, così da poter essere rappresentate da un punteggio indicativo del rating raggiunto dall’ente sui vari temi ESG.

Oggi l’attenzione che i board prestano alla sostenibilità rappresenta il grado di visione strategica dell’azienda verso il mercato e verso il (proprio) futuro. È infatti evidente come i consumatori preferiscano sempre più acquistare da società con politiche aziendali trasparenti, con un basso impatto ambientale e un impatto sociale positivo, così da diventare “consumAttori”, ossia parte attiva delle battaglie environmental e social verso un futuro più sostenibile. Le istituzioni nazionali e sovranazionali richiedono alle aziende di conformarsi al cambiamento, basti pensare alle diverse Direttive emanate dall’Unione Europea: 1) sulla reportistica ESG, la Corporate Social Responsibility Directive (CSRD), che introduce gli obblighi di rendicontazione del proprio impatto ambientale, sociale e di governance, includendo il controllo sull’intera filiera; 2) la Corporate Sustainability Due Diligence Directive, che stabilisce che le società europee e quelle extraUE, che partecipano alle supply chains globali, adottino procedure di due diligence volte alla promozione di condotte aziendali sostenibili e attente alla tutela dell’ambiente e dei diritti umani. Inoltre, integrare gli aspetti economici e di governance, sociali e ambientali all’interno del proprio processo produttivo conduce al miglioramento del merito creditizio dell’impresa. Gli istituti di credito, infatti, prestano denaro a condizioni più vantaggiose ai soggetti maggiormente allineati alla classificazione europea dei traguardi 2030.

Ai fini del presente contributo si evidenzia l’importanza dell’implementazione di strumenti legati alla (buona) Governance, che esprimono appunto l’attenzione prestata dall’azienda all’organizzazione e formalizzazione della propria struttura di governo nonché agli impatti sui temi ESG delle proprie scelte aziendali. Per dare un’idea di quali siano i fattori che costituiscono indice di una buona governance proviamo a elencare i principali: applicazione dei principi di Corporate Governance (cfr. Codice di

Borsa italiana per le società quotate: bilanciamento e separazione dei poteri, amministratori non esecutivi, obblighi informativi); adozione di codici etici e di condotta; politiche di gestione dei rischi (di business, di conformità, di credito, reputazionali...); attenzione e gestione della propria filiera di approvvigionamento (fornitori, consulenti, partner); adozione di politiche fiscali; policy anticorruzione; policy di contrasto al riciclaggio ecc.).

Ovviamente, l’attenzione alla qualità del governo societario impatta notevolmente sulla gestione della stessa azienda, rendendola sana e sicura (per shareholders e stakeholders), con ricadute positive sulla possibilità di aumentare gli stessi standard di sostenibilità dell’azienda, attirando le attenzioni degli investitori. In tale direzione, la decisione di adottare un modello organizzativo (ex D.Lgs 231/2001), oltre ad assolvere alla propria funzione di prevenire e minimizzare il rischio di commissione dei reati presupposto alla responsabilità dell’ente, rappresenta certamente un importante tassello nella costruzione di una governance aziendale più efficace ed efficiente. Il Modello può infatti assumere la veste di un valido strumento di organizzazione e controllo interno la cui struttura si presta a essere utilizzata sia come base normativa sia come sintesi per il coordinamento dei poteri, delle policy e dei controlli. L’adozione di un proprio Codice Etico vincolante, la segregazione delle funzioni, la proceduralizzazione dell’attività interna, la corretta gestione delle risorse economico finanziarie, l’attività formativa e informativa verso dipendenti e stakeholder sono solo alcuni dei presidi di controllo classicamente utilizzati in un modello organizzativo. Un utile strumento a disposizione delle imprese per la prevenzione e gestione dei rischi è quello delle indagini interne. Recentemente, nell’alveo dei presidi posti a tutela della legalità aziendale, il D.Lgs. 24/23 ha riformato profondamente (anche qui in ossequio al dettato di una direttiva europea) la materia delle segnalazioni interne, cosiddetto whistleblowing, estendendo sensibilmente sia la platea dei soggetti aziendali obbligati all’implementazione della nuova struttura destinata alla gestione delle segnalazioni, sia la platea dei soggetti segnalanti. Tale normativa, cogente per gli enti aventi le caratteristiche dimensionali indicate nel provvedimento, deve essere adottata dal 15 luglio 2023 (17 dicembre 2023 per soggetti privati con meno di 250 dipendenti).

L’era delle aziende focalizzate sul solo perseguimento di un profitto è ormai da considerarsi preistoria. Il futuro appartiene a quei soggetti economici che sapranno integrarsi nel tessuto sociale e ambientale in cui operano, valorizzandolo e perseguendo quel “successo sostenibile” (Profit, Planet and People) ricordato nell’art. 1 del Codice di Corporate Governance.● Salvatore Calandra è Avvocato dello Studio Legale Calandra

Affidabilità in chiave ESG

Da diversi anni, ormai, si assiste a una crescente attenzione per i fattori ESG (Environmental, Social e Governance) che pervadono tutte le attività umane.

Gli istituti finanziari sono stati identificati dal legislatore come uno degli attori del processo di transizione e di sensibilizzazione verso tematiche ambientali, sociali e di eticità della governance. Le banche si stanno impegnando nell’integrazione di questi fattori e dei rischi a essi associati nei processi e nelle strategie aziendali e, in particolare, nelle politiche e procedure relative alla gestione del credito. Incorporare i fattori ESG e i relativi rischi nel processo creditizio, significa, per le banche, valutare il loro impatto sulla solidità dei clienti e sull’adeguatezza dei sistemi aziendali volti alla loro prevenzione e alla loro mitigazione: per gli intermediari finanziari può rappresentare un’opportunità in termini di crescita degli impieghi di elevata qualità e di ampliamento dei servizi alla clientela. Al contrario, un’integrazione tardiva di tali fattori potrebbe portare a difficoltà nella gestione dell’evoluzione della qualità del proprio portafoglio e a una maggior esposizione ai rischi ESG. Come richiamato anche da Banca d’Italia, appare quindi indispensabile aumentare la consapevolezza delle imprese, soprattutto di quelle piccole e medie, sulla rilevanza dei fenomeni ambientali per il loro modello di business; le banche sono chiamate a “fare sistema” per aiutarle con servizi di supporto e risorse finanziarie volti a individuare percorsi

di sviluppo condivisi e sostenibili. In questo modo, i benefici saranno sia per le comunità locali sia per le stesse imprese, attraverso un accesso più agevole al credito bancario. Investire in sostenibilità per l’impresa significa investire nel miglioramento dei sistemi produttivi affinché siano rispettosi dell’ambiente, attuare politiche di welfare a favore dei dipendenti, rispettare le normative fiscali e contributive. Tutto ciò non deve essere considerato come un costo obbligato, ma anzi come un’opportunità di aumentare il profitto, poiché nel medio-lungo periodo ha un impatto positivo sul posizionamento di mercato e sull’affidabilità dell’azienda, anche per le banche: il rischio, per chi non affronta queste scelte, è di non avere più il sostegno dei propri clienti, dei propri dipendenti, dei fornitori e di tutti gli altri portatori di interessi.

Attuare concretamente una politica aziendale di sostenibilità consentirà all’impresa di attrarre non solo più consumatori, ma anche i migliori partner, investitori e fornitori.

Le scelte dei clienti, infatti, si spostano sempre di più verso quelle aziende che risultano rispettose nei confronti di ambiente, lavoratori e stakeholder.

Un’azienda sostenibile genera fiducia ed è in grado di rispondere efficacemente alle sfide e alle difficoltà del mercato che, da sempre, si muove seguendo i soggetti commerciali più affidabili.

La sostenibilità risulta, quindi, strategica per la continuità

aziendale e talvolta per la stessa sopravvivenza dell’impresa e del suo business, nonché per la reputazione aziendale: si valorizza la sua immagine, attira e trattiene dipendenti qualificati e talenti, aumenta l’efficienza gestionale, richiama nuovi investitori e rafforza la riconoscibilità del brand.

Un rischio ESG non gestito potrebbe compromettere il merito creditizio di un’azienda, avere una ricaduta sulla gestione delle fonti finanziarie, influire sui rapporti con le banche e, dunque, in mancanza di presidi di governance adeguati, impattare sull’equilibrio economico-finanziario.

Anche secondo la più recente normativa, in ambito di prevenzione del rischio di crisi d’impresa, è affermata la consapevolezza dell’importanza dei sistemi di allerta affinché si possa intervenire ai primi segnali di crisi, quando l’impresa ancora conserva il proprio valore.

Il monitoraggio della continuità aziendale non può quindi prescindere anche dai temi non finanziari.

Adeguati assetti organizzativi consentono all’impresa di rilevare i fattori di rischio aziendali e di valutare l’impatto che i rischi, in questo caso di sostenibilità e di transizione, possono avere sugli equilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario dell’azienda; l’adeguatezza degli assetti societari va dunque valutata anche in considerazione dei presidi di governance e controllo preposti alla sfera ESG. Si deve inoltre tenere presente che un’azienda dotata di un modello organizzativo, già di per sé, è l’espressione di una

scelta della governance orientata alla legalità e all’etica imprenditoriale e di una cultura organizzativa e manageriale centrata sulla trasparenza, sulla condivisione delle informazioni e sulla fiducia. Valutare le imprese attraverso i parametri ESG contribuirà a identificare con anticipo i segnali di una rotta non corretta e permetterà di intervenire. Le banche hanno bisogno di conoscere e valutare queste informazioni e perciò devono impostare con le imprese un dialogo per una maggiore condivisione degli obiettivi di sostenibilità e dei programmi di azione attuati. Le imprese potranno così accedere al finanziamento bancario con un pricing più contenuto, a fronte di interventi per il miglioramento della loro sostenibilità e la riduzione dei costi per i rischi di transizione.

Ai fini della raffigurazione della sostenibilità aziendale, la rappresentazione delle informazioni non finanziarie, ed ESG in particolare, diventa un fattore critico di successo.

Il bilancio sociale è uno strumento a disposizione delle imprese che dà voce alle politiche ESG e permette di divulgare a terzi il valore economico della sostenibilità quale asset tangibile dell’azienda. La sensibilizzazione a questi temi contribuisce a creare una maggiore affidabilità dell’impresa sul lungo periodo rendendola attrattiva nei confronti del sistema finanziario.●

Francesca Buschiazzo è Vice Direttore Centrale e Responsabile Direzione Intermediazione Creditizia di Banca Passadore & C.

Fare sistema

La piattaforma digitale Open-es costituisce un’alleanza tra mondo imprenditoriale, finanziario e associativo, a supporto dello sviluppo sostenibile delle imprese.

di

Open-es è un’iniziativa di sistema che riunisce il mondo imprenditoriale, finanziario e associativo, con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità e la competitività delle imprese. Questa alleanza si basa sul concetto che nessuna impresa possa affrontare da sola la sfida della sostenibilità e che sia necessario creare un sistema collaborativo, connettendo attori provenienti dall’industria e dalla finanza e offrendo strumenti concreti per supportare tutte le imprese, in particolare le PMI, nel percorso di sviluppo sostenibile.

Oggi, la competitività sul mercato per un’impresa è strettamente legata al suo impegno verso la sostenibilità. Gli indicatori ESG hanno un impatto sull’accesso al credito, sulla partecipazione a gare d’appalto, sull’attrattività nei confronti di lavoratori e investitori. Occuparsi di sostenibilità significa considerare, secondo un approccio inclusivo, l’intera catena del valore, dai fornitori ai clienti. Infatti, temi come i diritti umani, le emissioni di gas serra, l’economia circolare, la salute e la sicurezza coinvolgono tutta la filiera produttiva. Per questo motivo, le banche, i principali gruppi industriali e le istituzioni pongono la “sostenibilità di filiera” in cima alla loro agenda, cercando di coinvolgere tutte le imprese e valutandone il livello di maturità rispetto ai parametri ESG (Environmental, Social, Governance), offrendo supporto per il loro miglioramento. È proprio questa visione che ha dato vita all’iniziativa Open-es, un’alleanza di sistema e una call to action aperta a tutti per mettere a disposizione delle aziende una piattaforma digitale gratuita a supporto dello sviluppo sostenibile delle imprese. La piattaforma mette al centro l’impresa stessa, consentendo di creare un profilo ESG basato su modelli di misurazione standard e trasparenti. Consente di condividere il proprio profilo con diversi stakeholder collaborando con le realtà lungo la catena del valore, misurare le performance della propria filiera e contribuire al miglioramento del posizionamento ESG della stessa. Si potrebbe quasi paragonare a un “social network” della sostenibilità, in cui ogni impresa ha pieno controllo dei propri dati e delle connessioni, con un focus specifico sulle soluzioni e sui piani di miglioramento.

Open-es è stata ideata con l’obiettivo di soddisfare le esigenze di semplicità e concretezza, particolarmente importanti per le piccole e medie imprese. È una piatta-

forma gratuita e flessibile che permette a tutte le aziende di intraprendere un percorso guidato, adattabile a diversi settori e tipologie di impresa, dalle PMI ai grandi gruppi industriali. Si tratta di un circolo virtuoso che accompagna le imprese in un percorso di miglioramento articolato in tre fasi: misurazione per creare il proprio profilo ESG, pianificazione di azioni per individuare le priorità su cui concentrarsi e miglioramento attraverso l’accesso a soluzioni, servizi e strumenti utili per colmare eventuali lacune.

La collaborazione tra l’industria e il settore finanziario consente di coinvolgere efficacemente tutte le imprese lungo tutta la filiera, promuovendo programmi e sfide coordinate e focalizzate, monitorando le performance e i piani di miglioramento senza creare un eccessivo carico burocratico che potrebbe danneggiare soprattutto le piccole imprese coinvolte in modo trasversale.

Open-es consente alle imprese e, in particolare, alle funzioni Procurement, Banche, Assicurazioni e Associazioni di coinvolgere i propri stakeholder e ottenere sulla piattaforma una chiara visione del livello di sostenibilità della propria Value Chain, monitorando il grado di compliance di tutte le imprese rispetto agli standard normativi o ad altri aspetti chiave personalizzati per la propria strategia di sostenibilità.

Una soluzione che le imprese, le banche, le associazioni possono mettere a disposizione dei propri fornitori, clienti e associati come supporto concreto nel proprio percorso di crescita sulle direttrici della sostenibilità.

Questa community, che conta già oltre 12.000 imprese attive, rappresenta un osservatorio unico sull’economia reale. Le istituzioni e i principali attori del sistema paese possono beneficiare di questo patrimonio di conoscenze per comprendere le specifiche esigenze delle imprese, indirizzare sforzi e capitali verso iniziative utili e valutare i benefici e l’efficacia degli investimenti.

Connettere imprese e filiere, unire finanza e industria, integrare sostenibilità e business: Open-es rappresenta un ecosistema di realtà unite da un obiettivo comune che, con un approccio sistemico, pragmatico e collaborativo, uniscono le forze per lo sviluppo sostenibile dell’intero sistema produttivo.●

Fasani è Program Manager di Open-es

Stefano

Unione Industriali

della Provincia di Savona

Aurelia Bis & Co

Berlangieri

Infrastrutture e sviluppo strategico: parla Angelo Berlangieri, presidente dell’Unione Industriali della Provincia di Savona.

di Gilberto Volpara
Angelo

Aurelia Bis, Carcare-Predosa, raddoppio ferroviario, rigassificatore. L’Unione Industriali della Provincia di Savona fa il punto con il suo presidente, Angelo Berlangieri. «Se per un attimo invertissimo i ruoli e fossi io il giornalista - esordisce Berlangieri - riassumerei il discorso in una sola domanda: quali sono le prospettive infrastrutturali della provincia di Savona? Perché, vedete, è questo il nodo centrale. Savona è la cerniera tra provincia di Genova, Ponente ligure e Francia, e il Mar Ligure è l’approdo naturale di Piemonte e Lombardia. La scommessa per il futuro dell’import-export deve quindi passare dalle strade e dai porti di Savona-Vado». Nel 2022 la provincia ha prodotto valore aggiunto tale da riagganciare i livelli pre-pandemia, diventando il sistema portuale più incisivo della Liguria. «La difficoltà nello spostamento di merci e persone frena la crescita strutturale e abbassa le performance degli investimenti fatti dalle aziende. Lo diciamo da anni: per risolvere il gap infrastrutturale servono strade di collegamento alternative, una su tutte l’Aurelia Bis. Le autostrade, con i soli interventi di messa in sicurezza, non sono adeguate a ospitare l’aumento del flusso previsto dal traffico marittimo». L’obiettivo dell’Aurelia Bis sarebbe quello di permettere al traffico pesante di uscire dai centri cittadini per immettersi nei porti di Savona e Vado. «La costruzione della variante alla SS1 ha però subito enormi ritardi ed è ferma al completamento del primo lotto. Attendiamo il completamento di questo stralcio per iniziare immediatamente il secondo lotto e vedere l’opera conclusa, si spera, prima della scadenza di inizio 2026». All’attenzione degli industriali savonesi anche il nodo dello svincolo del casello di Savona che collega la A10 alla A6, direttrice chiave per raggiungere il Nord Ovest. «Così com’è ora, non è più funzionale. Da un lato vediamo l’Aurelia Bis come soluzione di viabilità alternativa, mentre dall’altra la presenza di un bypass autostradale eviterebbe l’imbuto, peraltro pericoloso, che si crea con i mezzi pesanti. Per la variante della A6, Autofiori ha già presentato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il progetto del tratto tra il casello di Altare e il km 118 a nord di Savona. Il completamento sembrerebbe previsto entro il 2028». Spostare “a monte” il flusso veicolare è anche la premessa della bretella autostradale Carcare-Predosa, inserita - insieme ad Aurelia Bis e raddoppio ferroviario - nel piano complessivo da 10,3 miliardi di euro presentato da Regione Liguria al MIT per cucire la Val Bormida alla Pianura Padana. «La nostra economia ha bisogno del raddoppio ferroviario a ponente, ma anche del miglioramento della Savona-Torino, perché lo spostamento su rotaie dovrebbe garantire almeno il 30% degli spostamenti, a prescindere dalla presenza o meno del Terzo Valico», commenta Berlangieri. A dividere l’opinione pubblica è negli ultimi giorni la notizia del collocamento del rigassificatore al largo della costa di Vado Ligure, con un impianto che coinvolgerà i comuni di Vado, Quiliano, Altare, Carcare e Cairo Montenotte. «Un’opportunità per il territorio che, se verrà realizzata come da linee guida, sarà funzionale, strategica e genererà occupazione. Dobbiamo essere obiettivi e guardare la realtà: abbiamo un problema energetico e la Liguria ha la possibilità di essere autonoma. Savona ha anche una rete di imprese tale da sostenere Snam nella realizzazione e nella gestione dell’impianto. Aspettiamo di conoscere il progetto integrale e chiediamo di essere interpellati prima di prendere ulteriori decisioni», conclude Berlangieri.●

Speakers’ Corners

Al PMI Networking Evening, nove imprenditori e manager hanno condiviso le proprie esperienze aziendali in tema di innovazione e sostenibilità.

Le considerazioni del presidente di Piccola Industria Andrea Razeto sul PMI Networking Evening di quest’anno, dedicato a innovazione e sostenibilità, e psul ruolo e le prospettive del Gruppo.

Il PMI Neworking Evening è un appuntamento annuale entrato ormai dal 2015 nel patrimonio di Piccola Industria - e di Confindustria Genova - quale momento identitario di partecipazione e appartenenza alla vita della nostra associazione, e come opportunità di condivisione di idee, progetti e temi che il nostro sistema impresa ritiene strategici.

Nell’edizione di quest’anno abbiamo deciso di affiancare al networking libero - che è avvenuto come sempre nella suggestiva cornice di Villa Lo Zerbino -, un momento di approfondimento e aggregazione sotto il tema di “Sostenibilità e innovazione come strumenti di competitività”.

Il tema è stato scelto all’esito di un percorso di confronto con la governance di Piccola Industria (Consiglio di Presidenza, Consiglio Direttivo e Assemblea dei Delegati), i cui componenti ringrazio ancora per il supporto e la collaborazione costante che mi stanno offrendo in questo mandato di presidenza.

Al PMI Networking Evening 2023, abbiamo parlato quindi di innovazione e sostenibilità come strumenti di competitività per la crescita e il rafforzamento delle PMI, in una logica di sfida al cambiamento e di adeguamento dei modelli organizzativi e di business alla realtà del mercato e delle nuove metriche e paradigmi che lo stanno orientando.

Per fare questo abbiamo chiesto la collaborazione di alcune nostre PMI associate che hanno saputo leggere anticipatamente questa sfida al cambiamento - imposta non solo dal mercato ma anche dalla responsabilità sociale ed etica che contraddistingue il sapere fare impresa - adeguando così i loro modelli aziendali in modo virtuoso e innovativo al cambiamento. Durante il PMI Networking Evening, hanno condiviso la propria esperienza e avviato il confronto. L’impegno di Piccola Industria su temi così importanti e strategici come sostenibilità e innovazione non si esaurisce però con questa iniziativa.

Gli “Speakers’ Corners” al PMI Networking Evening sono stati occasione per contribuire all’attività di sensibilizzazione e di condivisione dei principi ispiratori. Ma questa sfida al cambiamento ci coinvolge attivamente anche, e soprattutto, in un circuito virtuoso con le grandi imprese, specie con le aziende leader delle filiere del nostro territorio. È proprio in questo confronto fattivo di condivisione di idee e buone prassi che possiamo quindi costruire e consolidare

nel rapporto tra Grandi Imprese e PMI, in un rapporto paritario, quella straordinaria collaborazione, indispensabile a un percorso di crescita in funzione e nel rispetto delle reciproche esigenze di ciascun partecipante alla filiera (piccolo o grande che sia).

Nell’ambito della delega “Rapporto PMI / Grandi Imprese” che Piccola Industria ha ricevuto dal presidente Umberto Risso (che ringrazio per la fiducia) in questo rinnovato mandato, vorrei costruire insieme agli imprenditori e ai colleghi Vice Presidenti di Confindustria Genova - responsabili delle deleghe che di volta in volta saranno interessate, data la trasversalità del tema - azioni condivise a supporto delle nostre PMI. Tutto questo potrà essere facilitato e accompagnato dall’Associazione attraverso i servizi che la stessa quotidianamente mette a disposizione degli Associati, aiutandoci così a declinare in schemi operativi (penso ad esempio alle opportunità offerte dai bandi di finanziamento) le idee, i percorsi le esperienze che al PMI Networking Evening abbiamo potuto ascoltare.●

PMI NETWORKING EVENING - GLI INTERVENTI

Programma in 5 punti

Fabiano Gollo è il nuovo presidente dei Giovani Imprenditori liguri per il quadriennio 2023-2027. Succede alla genovese Ilaria Abignente del Frassello.

«La mia visione per il Comitato Regionale Ligure Giovani Imprenditori di Confindustria è quella di un’organizzazione che promuove l’innovazione, la collaborazione e la crescita». Fabiano Gollo è stato eletto alla guida degli under 40 liguri nel corso dell’assemblea del 25 luglio scorso, a Portofino. Savonese, trentatré anni, laureato in economia aziendale, l’imprenditore è amministratore e responsabile commerciale in ICA Imballaggi, azienda di famiglia, nella quale, con moderne tecnologie, vengono progettati e realizzati imballaggi e soluzioni in cartone per numerosi settori. Già vicepresidente del Gruppo Giovani dell’Industria di Savona, succede alla genovese Ilaria Abignente del Frassello e rimarrà in carica fino al 2027.

«Tutte le più recenti ricerche prodotte da autorevoli istituzioni (Banca d’Italia, Studio Ambrosetti...) evidenziano come il 2022 sia stato per la Liguria un anno decisamente positivo, con un PIL in netta crescita che si riflette anche nell’aumento dei posti di lavoro, riaffermando le grandi capacità e la resilienza dell’imprenditoria regionale. Notizie positive anche dal calo dei “NEET”, quei giovani che non studiano e non lavorano, che potrebbero costituire una strepitosa risorsa a fronte del problema rappresentato da una demografia calante e un invecchiamento record della popolazione regionale. Tenendo conto di

questo scenario a luci ed ombre, il mio programma pone al centro la Liguria e le sue potenzialità inespresse attraverso una visione basata su cinque pilastri fondamentali» dichiara Gollo. Al centro dell’agenda ci sono così il miglioramento della logistica e della viabilità, la Liguria come hub portuale, la valorizzazione delle eccellenze liguri, l’innovazione - con particolare riferimento al ruolo dei giovani -, il passaggio generazionale e la crisi demografica. «Il rilancio e l’ulteriore sviluppo del territorio - prosegue il presidente Gollo - non può che passare dalle numerose infrastrutture fisiche e digitali di cui la Regione necessita. Molti sono i progetti avviati anche grazie ai fondi del PNRR, altri ancora mancano all’appello e attraversare la regione da ponente a levante è oggi e sarà, nel breve termine, ancora un calvario. La Liguria ha una posizione geografica strategica, che la rende un punto di riferimento per lo smistamento delle merci provenienti da tutto il mondo verso l’Europa. È fondamentale valorizzare e potenziare questa vocazione, investendo in infrastrutture portuali all’avanguardia e in servizi efficienti. L’obiettivo deve essere creare un ecosistema innovativo che favorisca la trasferibilità delle tecnologie, la crescita numerica e qualitativa di diplomati e laureati liguri in discipline tecniche e la nascita di nuove imprese ad alto valore aggiunto. L’innovazione è il motore della crescita imprenditoriale. Come affermato in un recente studio del Censis, agevolare fiscalmente o con differenti bonus regionali e incentivazioni le classi di età utile a ripopolare e ringiovanire la nostra regione potrebbe rappresentare un efficace strumento da affiancare a politiche di più lungo periodo. Credo fermamente che, lavorando insieme, possiamo trasformare la Liguria in una regione all’avanguardia, capace di affrontare le sfide del futuro con determinazione e successo».●

Nella foto da sinistra: Emilio Carmagnani, Presidente GI Confindustria Genova; Francesco Pelosi, Presidente GI Confindustria La Spezia; Agata Gualco, Presidente Giovani dell’Industria di Savona; Tommaso Mattioli, Presidente GI Confindustria Imperia; Ilaria Abignente del Frassello, past President Comitato regionale ligure Giovani Imprenditori di Confindustria

Fabiano Gollo

Come, cosa e perché si sviluppa la comunicazione turistica, tra la tentazione di ribadire il “già noto” e la capacità di trasmettere sfumature e possibilità inaspettate.

Racconti di viaggio

di Renzo Iorio

Per una platea dove “grazie al web, è aumentata in modo esponenziale la disponibilità di contenuti, ma nello stesso tempo è diminuita la curiosità intellettuale”, cosa possiamo considerare oggi “buona comunicazione” o addirittura “comunicazione esemplare”, in particolare con riferimento alla prospettiva turistica e alla notorietà e attrazione dei territori?

E ancora; in un momento come l’attuale in cui - il 22 luglio scorso - si è appena registrato il record assoluto di oltre 262mila voli nelle 24 ore e le città meta del turismo sono chiaramente afflitte da un eccesso di arrivi rispetto allo spazio vitale offerto e alle infrastrutture disponibili, “comunicare per attrarre” di fatto, di per sé - in pieno boom turistico globale - è ancora qualcosa realmente capace di creare valore e benessere per le comunità e per le persone?

Esiste quindi un primo “strato” sul “come” e uno - a mio avviso molto più rilevante e pertinente non solo ai comunicatori, ma soprattutto a chi ha responsabilità di governo e guida di territori e di singole imprese - di “cosa” e “a quale fine”. Questo secondo strato - che tocca ormai in molte destinazioni italiane vere istanze di perennità di territori, sia dal punto di vista fisico e ambientale che nella accezione di comunità e qualità della vita dei cittadini residenti e dei turisti stessi (pensiamo solo al centro storico di Venezia, di Firenze, di Roma o alle Cinque Terre) - chiede ormai in modo inderogabile una scelta di visione e una capacità di progetto in grado di condurre poi, anche e soprattutto grazie alla buona ed efficace comunicazione, a una vera prospettiva di sostenibilità.

Concentrarsi o appassionarci quindi al solo “come” rischia di rivelarsi miope o peggio ancora inutile e dannoso se questo “come” non è orientato a una visione condivisa, a creazione di valore, valore che soprattutto quando parliamo di turismo non può essere visto solo in termini quantitativi di numero di arrivi e di fatturati, ma deve saper preservare nel tempo ricchezza di esperienza e di significato per chi viaggia e avviamento e perennità per chi fa impresa e trae lavoro. De Gaulle lo definirebbe “vaste programme”, di fatto un programma che non trova sempre pressione sociale e imprenditoriale a renderlo prioritario nella governance: accontentiamoci allora qui di ciò che appare già oggi virtuoso e in qualche modo di possibile esempio e paradigma. Restiamo sulla citata Roma, in questi mesi meta di flussi che hanno pochi precedenti nel passato, ma che segna evidenti criticità di saturazione, di incapacità di infrastrutture e logistica (pensiamo solo al tema taxi) a reggere questi volumi, soprattutto in centro storico. Proprio le icone del centro storico (per immagini e per racconto) sono quasi sempre il tema e il supporto della più parte della comunicazione turistica che riguarda la città e l’Italia. Nel luglio 2022 il National Geographic dedica invece in tutte le sue edizioni in 75 paesi nel mondo un lungo articolo di una ventina di pagine scritto da Nina Strochlic sul Cammino dell’Appia Antica: un lungo itinerario - accompagnato dalle fotografie di Andrea Frazzetta - da Roma fino a Brindisi che non è solo testimonianza di paesaggio e di archeologia, ma è soprattutto esperienza di cammino, incontro, convivenza con il mondo agricolo, continuo passaggio nei secoli tra il legato del patrimonio preesistente e il suo riutilizzo, a volte arricchente (palazzo Caetani realizzato accanto

al Mausoleo di Cecilia Metella) a volte da combattere per difendere il valore e il senso complessivo dei luoghi (le battaglie di Cederna sullo sviluppo immobiliare della zona).

Un “come” raccontare in definitiva piuttosto tradizionale (scrittura di viaggio e fotografia), ma un “cosa” e un “perché” - ricordiamo per altro che il cammino poi raccontato nel servizio del 2022 fu effettuato dalla giornalista e dal fotografo nei mesi immediatamente successivi la pandemia - che in qualche modo offrono essi stessi una visione e un progetto: una scelta di luoghi e un modo di viverne l’esperienza attraversandoli e visitandoli in qualche modo paradigma di una visione diversa di turismo, diversa almeno dal turismo tradizionalmente raccontato.

Qualcosa che fa ben comprendere - con un linguaggio e una modalità di racconto in grado di interessare sia chi vive in prossimità dei luoghi, sia chi si trova dalla parte opposta del globo - come il tempo e lo spazio fisico individuale siano elementi imprescindibili per riuscire davvero a percepire il valore straordinario di esperienza di luoghi e di incontri, coglierne sfumature, dettagli, chiavi di lettura.

Gli itinerari di viaggio e i relativi racconti di Paolo Rumiz pubblicati “a tappe” su Repubblica - pur se più circoscritti a una platea nazionale - possono essere un altro pertinente esempio in tal senso.

Troppo sovente nel turismo la comunicazione - e mi sentirei di dire che la responsabilità è dei committenti, prima che dei comunicatori - si appoggia invece su ciò che è già noto, su ciò che “rafforza soprattutto i pregiudizi del lettore”.

Anche il lessico è sempre più studiato - di fatto omogeneizzandosi - per meglio adattarsi agli algoritmi di ricerca e far comparire i singoli contributi ai primi posti negli esiti delle richieste utente: scrivere per ribadire e confortare il già più o meno coscientemente noto, non per stimolare a scoprire, a vivere, a rimettere in discussione le nostre convinzioni viaggiando e vedendo.

Il rischio è quindi a mio avviso una sorta di gigantesco autoavveramento, dove per altro la compilazione dello scritto da parte dei sistemi di intelligenza artificiale trova la sua naturale eccellenza.

Una situazione e un tempo - come brillantemente osserva Aldo Grasso - in cui “ognuno finisce per essere il selfie di sé stesso”.

Bernardo Valli, grandissimo giornalista e viaggiatore per professione e per curiosità, quando interrogato sulla odierna possibilità di raccontare anche da remoto cosa stia succedendo in un determinato luogo del mondo grazie a tutte le informazioni che il web mette a disposizione, sosteneva che nulla è in grado di far capire - e quindi poter raccontare - come l’essere fisicamente in un luogo, annusarne gli odori, incrociare sguardi, cogliere umori, sentire voci, percepire gli istanti, vedere materialmente come sono fatte le cose: l’irrinunciabile strumento di verità per ciascuno di noi che è il viaggiare e vedere, l’aprirsi al mondo. In fondo, forse la miglior comunicazione possibile e auspicabile è semplicemente il far percepire che tutto questo è possibile, lì e oggi... e che lì domani e in tutti gli altri altrove ci sono infinite possibilità che si aprono, per ciascuno di noi.●

Renzo Iorio è Amministratore Delegato FSInternational Spa e Vice Presidente Federturismo Confindustria

Oltre al tempo e allo spazio, nel definire la vicinanza o la distanza di un fenomeno entra in gioco il grado di affinità percepito dall’osservatore.

Questione

Solitamente siamo abituati a considerare un evento, un luogo, o un qualunque fatto storico vicino o lontano in base alla distanza, spaziale o temporale, che lo separa da noi stessi. E la distanza, che sia espressa in centimetri, metri e chilometri, o in ore, mesi e anni, diventa un qualcosa di misurabile in modo certo e oggettivo. Ma non sempre la questione è così semplice, ci sono tempi e spazi che non possono essere misurati con la rigida precisione di un cronometro o di un metro, in cui la misurazione oggettiva viene sostituita da una percezione soggettiva della distanza tra l’osservatore e un dato fenomeno. È la distanza psicologica, la cui principale unità di misura è il grado di affinità tra il sentire dell’osservatore e la natura di ciò che è osservato. Succede così, e a chi frequenta archivi succede spesso, che avvenimenti anche molto recenti siano percepiti come orizzonti lontani, non più condivisibili perché frutto di una mentalità che è troppo diversa da quella presente. O al contrario, fatti accaduti secoli or sono possono sembrare stranamente vicini semplicemente perché si prestano a essere interpretati con la stessa sensibilità dei tempi attuali. Questione di sensibilità dunque. Quella sensibilità per la quale lo spettatore di oggi impallidisce di fronte all’inizio di “Pianeta Acciaio”, forse il filmato più acclamato di tutta la produzione audiovisiva Italsider e realizzato nel 1962 per celebrare la nascita della società, avvenuta formalmente solo un anno prima. La seppur superba voce di Arnoldo Foà, chiamato a inter-

pretare gli altrettanto superbi testi - almeno da un punto di vista del lirismo narrativo - di Dino Buzzati, di fronte a un placido tramonto sulla costa in riva al mare, dominata fino a quel momento da ulivi secolari e dal frinire delle cicale, esulta per l’inarrestabile brutalità delle ruspe chiamate a sradicare senza pietà quegli alberi millenari: «Via gli ulivi, via le vecchie casupole, via le cicale e l’antico incanto mediterraneo. Via! Poche ore sono state abbastanza per cancellare millenni. Ora qui gli uomini hanno costruito una cattedrale immensa di metallo e di vetro per scatenarvi dentro quel mostro infuocato che si chiama acciaio e che significa vita». Era la natura che si piegava al progresso, di cui lo sviluppo, specie quello industriale, era considerato parte integrante. Erano anni in cui queste due parole, sviluppo e progresso, erano considerate ancora sinonimi, poiché ancora da venire erano le riflessioni di Pasolini sull’argomento, il quale -forse non per primo ma sicuramente nel modo più efficace- ne spiegò la differenza, legando lo sviluppo al profitto e il progresso all’etica e alla morale. Viste oggi, quelle scene generano una profonda inquietudine e, sebbene siano state girate in un’epoca relativamente recente, le percepiamo come lontanissime dal nostro modo di sentire, quasi disturbanti, perché ormai è stata interiorizzata, o almeno così si spera, la necessità di tutelare l’ambiente quale conditio sine qua non del progresso della società.

Ma non è tanto l’assenza di un qualsivoglia afflato ambientalista -cosa del resto prevedibile in un filmato prodotto da

L’uomo e la macchina in una illustrazione di Gino Vignali per la rivista «Civiltà delle Macchine» del 1955

un colosso siderurgico come l’Italsider- ad aumentare le distanze tra “Pianeta Acciaio” e lo spettatore del XXI secolo, quanto l’esaltazione della civiltà industriale senza se e senza ma, senza alcun tipo di dubbio o di esitazione, una fede cieca nell’acciaio, nelle macchine e nel progresso tecnologico che sfocia nel finale del filmato persino nel liturgico. Sullo stesso argomento ma decisamente più attuale e più affine al nostro sentire, sebbene precedente di nove anni, è la riflessione di Ungaretti contenuta nell’editoriale del primo numero di “Civiltà delle Macchine”, periodico fondato nel 1953 dal poeta ingegnere Leonardo Sinisgalli. Del resto la rivista era nata in un periodo storico particolare: da un lato gli orrori della guerra, nel 1953 ancora così vicini nella memoria da non poter neppure essere definiti ricordi, con quell’inquietudine di fondo che si portavano dietro, generata dall’aver compreso in tutta la sua drammaticità la fragilità della vita umana, e dall’altro la voglia di rinascita e di ricostruzione, l’idea di un progresso potenzialmente senza limiti e la volontà di mettere quelle stesse macchine e tecnologie, portatrici di morte e distruzione durante la guerra, al servizio della collettività. Ungaretti, nella sua “Lettera” a Sinisgalli, pur mantenendo una visione ottimistica del futuro, non riesce e non vuole nascondere i suoi timori: «Vi è una forza, che è nella macchina, che si moltiplica dalla macchina generatrice inesauribile di macchine sempre più poderose, che ci rende sempre più inermi davanti alla sua cecità, alla sua metrica che si fa cieca per l’uomo, che perde ogni memoria per l’uomo smemorando essa l’uomo». Il Poeta, di fronte all’avanzare delle macchine, non ha certezze ma solo dubbi, e la sua “Lettera” si chiude con una domanda che è ancora per molti versi attualissima: «Come farà l’uomo per non essere disumanizzato dalla macchina, per dominarla, per renderla moralmente arma di progresso?». La stessa sensazione di estraneità e di lontananza non giustificata dal tempo trascorso la si prova di fronte a un altro filmato, prodotto e realizzato questa volta nel 1958 dall’Elettra Film, “Bilbolbul e l’ananas. Storiellina africana per i più piccoli”. Il video, di cui non si conosce il committente, riprende la figura di Bilbolbul, il bambino africano dall’aria un po’ tonta protagonista dell’omonima serie a fumetti ideata da Attilio Mussino e pubblicata dal 1908 sul “Corriere dei Piccoli”, le cui avventure si collocavano nell’Africa orientale, all’epoca al centro della politica coloniale italiana. Se giustamente la lettura del fumetto originale va contestualizzata nel suo periodo storico e non la si può interpretare con la mentalità di oggi, perché scritto più di un secolo fa, ben prima che tematiche quali il razzismo si imponessero all’attenzione pubblica, bisogna invece aver presente che il filmato in questione è posteriore al fumetto di ben cinquant’anni, quando cioè uomini come Martin Luther King e Nelson Mandela già avevano iniziato a portare alla ribalta con la loro militanza temi quali l’acquisizione di diritti civili per tutti gli individui indipendentemente dal colore della loro pelle. Inoltre, cosa non da poco, se molti esperti ancora oggi sottolineano l’estro grafico di Mussino e l’ottima caratura stilistica del fumetto che lo rendono per l’epoca, stilisticamente parlando, davvero all’avanguardia, la stessa cosa non può dirsi per il filmato del 1958 che, riproponendo scelte grafiche simili a quelle adottate un cinquantennio prima, risulta datato e molto più stereotipato

dell’originale, rappresentando ancora il “negretto” con i labbroni sporgenti, l’occhio un po’ vacuo, quasi completamente nudo e che vive in una capanna di paglia. Alla luce di queste considerazioni, ancor più stupefacente, e molto più vicina al nostro sentire comune, risulta la descrizione che il capitano di mare Francesco Gerolamo Ansaldo, nel lontano 1877, tratteggia nei suoi scritti a proposito delle popolazioni con cui viene in contatto durante i suoi lunghi viaggi: «Belli poi sono i neri. Alti e aitanti di persona, di colorito nerastro o nerissimo, di forme perfette, secchi e robusti, dall’aspetto ardito, naso aquilino, bocca piccola, labbra regolari, occhi neri sormontati da sopracciglia rette [...]. E da vecchi sono pure assai imponenti, sembrano conservare tutta l’arditezza della gioventù unità alla gravità dell’età senile. Che bianche barbe e che occhi sfolgoranti!». Ma quello che davvero sorprende dei resoconti di viaggio del capitano di mare è il profondo rispetto che egli nutre per quelle genti, per i loro culti e per i loro usi. Francesco Gerolamo A. non si pone come il tipico occidentale dell’epoca, superiore per natura e con la presunzione di dover esportare in quelle terre lontane i valori dell’Occidente, non è - per così dire - uomo del suo tempo, ma al contrario la sua curiosità e la sua apertura mentale lo rendono estremamente attuale e uomo dei giorni nostri.

“Pianeta Acciaio” e Bilbolbul del 1908 sono solo due esempi di prodotti culturali dall’alto e innegabile valore artistico ma distanti psicologicamente dalla sensibilità attuale. Bisogna dunque astenersi dal guardarli? Assolutamente no, perché anzi proprio nella loro distanza, nei loro messaggi valoriali oggi non condivisibili sta il loro valore aggiunto. Se da un lato, infatti, sarebbe un grave errore volerli leggere con gli occhi di oggi, poiché solo sospendendo il giudizio sulla società italiana dell’epoca che li ha generati possono essere compresi in tutta la loro eccezionale, universale e oggettiva bellezza, d’altro canto questo non significa che non possa esserci spazio per una valutazione critica della bellezza. Certo che dobbiamo leggere le opere nella loro epoca, ma se non le facciamo parlare con quel che siamo oggi a cosa serve leggerle? Se entrambi sono “belli” allora tanto più forniscono una occasione buonissima per interrogarci sulla società di allora e sulla direzione che sta prendendo quella attuale, non per tacere.●

Fermoimmagine tratto da “Bilbolbul e l’ananas. Storiella africana per i più piccoli” del 1958

LA CITTÀ

Il Festival della Scienza 2023, la cui ventunesima edizione è in programma a Genova dal 26 ottobre al 5 novembre, è una preziosa occasione di scambio e apprendimento per tutte le età.

Siamo alla vigilia - o non, piuttosto, già nel corso? - di una nuova rivoluzione socio-culturale per le opportunità offerte dalla cosiddetta transizione verde e digitale e l’avvento delle tecnologie legate all’Intelligenza Artificiale? I segni ci sono, e non sono pochi. Molti di essi vengono riassunti nel programma strategico europeo per il decennio digitale, che fissa traguardi e obiettivi per il 2030: la trasformazione digitale delle imprese e dei servizi pubblici, la realizzazione di infrastrutture digitali sicure e sostenibili, la maturazione massiva di competenze di base (portare almeno l’80% della popolazione ad avere un qualche knowhow digitale) e specialistiche (aumentare dagli attuali circa 8 a 20 milioni gli esperti in Tecnologie dell’Informazione, con, in più, l’ulteriore obiettivo della convergenza di genere). Il là all’investimento europeo sugli “skills” tecnologici è venuto dall’Unione Europea sulla scia di quanto annunciato dalla Presidente Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione e in base alla proposta, adottata dalla Commissione UE, di istituire quest’anno - a partire dal 9 maggio - l’Anno Europeo delle Competenze.

Entro un tale scenario di strategie e azioni politiche comunitarie, dov’è centrale l’aspetto formativo e, in senso ampio, divulgativo, un evento come il Festival della Scienza di Genova può recitare una parte importante. E questo perché - in una città in rapida trasformazione, che fa da sfondo perfetto per uno fra gli eventi di divulgazione scientifica più longevi e più importanti d’Europa - può rivelarsi un prestigioso palcoscenico per gli enti di ricerca e le imprese italiane (e, giocando in casa, per le liguri) che abbiano voglia di raccontare non soltanto agli addetti ai lavori i loro percorsi di partecipazione attiva alle transizioni in corso, e i loro investimenti nella formazione e nello sviluppo di competenze, più o meno high-tech che siano.

Al nostro Festival della Scienza, che ha nel suo DNA profondo i temi della formazione e dell’incentivo alla maturazione, nelle generazioni più giovani, di sensibilità e abilità connesse all’innovazione tecnologica, interessa molto il tema della competenza tecno-scientifica come “grimaldello” verso un futuro - lavorativo per il singolo, ma economico, sociale e culturale per tutti - migliore. Da quando ha

Marco Pallavicini

assunto il suo mandato, il Presidente dell’Associazione Festival della Scienza Marco Pallavicini ha sempre manifestato un deciso impegno in materia. A tre mesi, ormai, dall’inizio della nuova edizione della kermesse, ne conferma le qualità, richiamando al contempo l’attenzione dei suoi sostenitori: «La ventunesima edizione del Festival della Scienza è ormai sulla rampa di lancio. Anche quest’anno il programma sarà ricco, vario e per tutti. Un grande Festival, com’è sempre stato da vent’anni a questa parte, che più che mai ha bisogno del sostegno costante delle istituzioni e degli sponsor per continuare a essere l’evento distintivo della città di Genova, di indubbio rilievo internazionale».

Alla luce di quanto sopra, la scelta di “impronte” come parola chiave intorno alla quale ruoteranno, come sempre, le centinaia di iniziative fra mostre, laboratori, conferenze, eventi speciali e spettacoli del Festival, appare particolarmente perspicua. Soprattutto se leggiamo tali impronte, appunto, anche come i segni, che ci auguriamo indelebili, che in più di vent’anni di attività il sistema-Festival ha saputo tracciare nella coscienza in formazione delle generazioni che sono e saranno chiamate a rispondere alle sfide di questa nostra difficile ma strabiliante svolta del mondo.

A ben vedere il Festival della Scienza, pur senza nutrire l’ambizione di dettare o di orientare l’agenda dell’UE, naturalmente, ha già da tempo lavorato alla diffusione su larga scala della “cultura della competenza” - che, allargando il grandangolo della visione dai programmi delle singole edizioni della kermesse alle idee che li hanno sostenuti, appare, anzi, il nerbo più spronante e pervasivo della sua azione. Anche e forse soprattutto grazie alle competenze (sic!) che ha sviluppato in corso d’opera come ideatore e produttore di laboratori didattico-esperienziali di ogni ordine e grado, si sta meritoriamente spendendo sul macro-tema cruciale della formazione scientifica continua, come strumento di sviluppo culturale rivolto, in particolare, alla popolazione in età scolare.

Quest’anno il Festival si svolgerà dal 26 ottobre al 5 novembre. Come da tradizione, occuperà i principali spazi culturali

e ricreativi della città, nel consueto spirito di sinergia reciproca (ogni anno sono circa 50 gli spazi cittadini toccati dalla manifestazione, tra i quali Palazzo Ducale, Palazzo della Borsa, Palazzo Reale, Galata Museo del Mare, Acquario di Genova e quasi tutti i musei civici e nazionali genovesi). Il programma è ancora in via di definizione. Ciò che già si sa è che rifletterà su una variegata tipologia di impronte: impronte digitali, in coerenza con gli accenti programmatici enfatizzati dall’UE, ma anche del cervello o della genetica. E poi porrà attenzione alle impronte che più contano per l’ambiente, con un occhio di riguardo sugli argomenti legati alla sostenibilità: quella ecologica, quella idrica o carbonica e, in generale, i molteplici segni che l’attività umana lascia sull’ecosistema Terra. Al Festival 2023 (che coincide con il centenario di uno dei suoi soci più prestigiosi, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che sarà presente al Festival a Palazzo Ducale con la mostra “Antropocene. La terra a ferro e fuoco”) si parlerà di impronte naturali e artificiali, che sono studiate da archeologi, paleontologi e naturalisti, ma che sono anche oggetto di studio di frontiera della biologia molecolare, con le tecniche di fingerprinting genetico e le sue svariate applicazioni sia direttamente sull’uomo, sia in chimica e in agraria. Al ruolo fondamentale della ricerca scientifica per la salvaguardia dell’ambiente saranno dedicati gli eventi di Piazza delle Feste al Porto Antico, consueto cuore dei laboratori per bambini e ragazzi, sempre popolatissima dalle classi in visita al Festival. Il focus sulle tecnologie sarà dedicato al futuro delle applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica, sempre più pervasive nella vita delle persone, con risvolti anche etici, che il Festival svilupperà con il consueto rigore scientifico. L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è un aspetto decisivo per la crescita delle competenze individuali e per l’economia in generale. Questo, il Festival della Scienza lo sa benissimo, e ogni anno torna a ricordarcelo con divertente, sapiente autorevolezza. Prima e anche al di là di quest’Anno Europeo.● (R.M.R.) www.festivalscienza.it

CULTURA & SOCIETÀ

Pablo Picasso e la capacità di cogliereo di provocarel’intuizione artistica.

E l’ispirazione?

Il momento dell’ispirazione coinvolge da sempre, non solo emozionalmente, l’artista quando si trova di fronte a una carta o a una tela bianca che attendono di essere “contaminate”. Il primo segno di matita o il primo tocco di pennello sono importanti per la nascita di un’opera. Se l’ispirazione non viene occorre stimolarla se ci si accosta al cavalletto o al tavolo di lavoro senza un’idea già in testa. Questo era un problema che riguardava anche Pablo Picasso (di cui si è celebrato lo scorso 20 giugno il cinquantesimo anniversario della scomparsa) che, a un certo punto della sua esistenza o forse idealmente da sempre, aveva scelto di frequentare il suo atelier secondo precisi orari giornalieri, comportandosi come un diligente impiegato di se stesso. E l’ispirazione? «Come entro in quel mio ambiente, l’idea viene». E se non viene? «La provoco».

In tal caso egli interveniva con l’inchiostro su carte assorbenti che poi faceva combaciare e quindi riapriva per scoprire i disegni scaturiti dal caso. L’accenno di un profilo, il movimento immaginario di una impercettibile scena erano sufficienti a far scattare in lui la magia e a provocare l’avvio di un nuovo racconto pittorico. D’altronde tale sistema non era nuovo: pare che Leonardo da Vinci si facesse aiutare dalle muffe che fiorivano sui muri per provocare quell’idea che talora tardava a manifestarsi.

Se invece l’ispirazione giungeva all’improvviso, Pablo trovava immediatamente il sistema di manifestarla anche in modo non convenzionale. Una volta aveva realizzato un quadro inserendo personaggi intinti nel verde. I critici formularono svariate ipotesi sull’uso di un colore così insolito per evidenziare l’incarnato, ma non trovarono una soluzione convincente. Finché qualcuno non chiese il perché di questa scelta direttamente al Maestro. E questa fu la sua risposta: «Era il primo colore che mi è venuto sottomano».

Tutto per lui era in funzione del risultato richiesto: non aveva forse trovato nel sellino di una bicicletta la risposta esatta al muso della capra per la composizione della omonima celebre scultura realizzata nel 1948 a Vallauris e tradotta un paio d’anni dopo nel bronzo?

D’altronde anche Braque aveva inaugurato l’era del collage quando aveva utilizzato un frammento di tappezzeria per ottenere in una sua opera un particolare effetto “pittorico” più convincente di qualsiasi intervento del pennello.

Tornando a Picasso, occorre dunque rimarcare come questa sua regola comportamentale abbia favorito la messe di lavori fioriti nel personale atelier.

A tale proposito il suo grande estimatore e amico Renato Guttuso mi aveva raccontato che un giorno Picasso gli chiese: «Che cosa dice la gente di me?» E Guttuso: «Tutti dicono che sei il più importante artista del secolo». E Picasso: «Ma nessuno ha delle critiche da farmi?» E Guttuso: «Qualcuno dice che produci troppo». E Picasso: «È vero, ma nella quantità io trovo la qualità». Il fatto è che, non distruggendo niente, sono rimaste e rimangono in circolazione anche opere non finite o mal finite, che non s’addicono alla sua incommensurabile grandezza. E che gonfiano quel mercato che si nutre soprattutto dell’importanza dei nomi e non della qualità dei lavori proposti. Ma forse questo è un tranello che lo stesso Picasso ha teso volutamente a tutti coloro che si avvicinano alla sua arte.●

Pablo Picasso | Studio in Montmartre, 1908 | foto: Franck Gelett Burgess | https://commons.wikimedia.org

CULTURA & SOCIETÀ

Simona Baldelli con il romanzo “Il pozzo delle bambole” (Sellerio, 2023) ha vinto la 38ª edizione del “premio letterario nazionale per la donna scrittrice” - Savona 2023, promosso dal Comune di Savona, con l’organizzazione del Teatro dell’Opera Giocosa Onlus - Teatro di Tradizione. La scrittrice marchigiana, romana d’adozione, si è imposta sulle altre due autrici della “terna”: Michela Monferrini con “Dalla parte di Alba” (Ponte alle Grazie, 2023) e Valeria Parrella, con “La Fortuna” (Feltrinelli, 2022).

Nella votazione congiunta delle due giurie, tecnica e popolare, Simona Baldelli ha ottenuto 11 voti; 8 voti sono andati a Michela Monferrini; 6 a Valeria Parrella.

La “terna” era stata scelta, tra le 62 opere in concorso, dalla giuria tecnica presieduta da Elvio Guagnini e composta da Emanuela Ersilia Abbadessa, Maria Pia Ammirati, Mario Baudino, Francesco De Nicola, Luigi Mascheroni, Ermanno Paccagnini, Mirella Serri e Pier Antonio Zannoni. La giuria popolare era composta da 20 lettori, la metà dei quali di età inferiore ai 30 anni.

Il premio opera prima è andato a Greta Pavan, per il romanzo “Quasi niente sbagliato” (Bollati Boringhieri, 2023); il premio speciale della giuria è stato attribuito a Rosella Postorino per il romanzo “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli, 2023).

La cerimonia di premiazione si è svolta a Savona lo scorso 16 luglio.●

Nina

Un apologo sulla vulnerabilità e sul tentativo di portare a termine un progetto, nel lavoro come nella vita.

sull’argine

Estate. Tempo (per chi ce l’ha o chi s’industria per trovarlo) di letture creative. Che possono corrispondere, oggi, in Italia, a degli incontri felici con alcune “prose di romanzo” nelle quali il mondo dell’impresa gioca un ruolo centrale. Fra i libri del momento, a spiccare nel panorama editoriale di prima fascia c’è “Nina sull’argine” di Veronica Galletta (Minimum Fax 2021). Ne avevamo già accennato nel numero 6/2022 di Genova Impresa, segnalando il fatto che il romanzo aveva appena vinto il premio Letterario d’Impresa di Bergamo e risultava, inoltre, fra i sette finalisti del Premio Strega 2022. Un gran bel biglietto da visita, evidentemente, posta, fra l’altro, la notorietà fino ad allora soltanto relativa dell’autrice. A rimarcarne ulteriormente le qualità, il 29 maggio scorso “Nina sull’argine” è entrato poi anche nel novero dei cinque finalisti dell’edizione 2023 del Premio Biella Letteratura e Industria, il più importante dei riconoscimenti dedicati a romanzi e saggi capaci di indagare ad alto livello stilistico la realtà umana profonda che si muove, in azienda o altrove, per così dire a fianco dello

sviluppo industriale, e che, anzi, ne è spesso la silenziosa co-protagonista.

Nella descrizione del romanzo reperibile sul sito di Minimum Fax si mette in evidenza che col suo libro “Galletta scrive un apologo sulla vulnerabilità che si inserisce in un’ampia tradizione di letteratura sul lavoro, declinandola in maniera personale”. Leggendolo anche al di là di bandella e copertina, questo “apologo sulla vulnerabilità” si scopre essere la storia, in 30 brevi capitoli e 4 intermezzi riportati in corsivo, di Caterina Formica detta Nina, un ingegnere civile che è stata nominata responsabile dei lavori per la costruzione dell’argine di Spina, un piccolo insediamento (inesistente, nella realtà fuor di narrazione - ndr) dell’alta pianura padana. Caterina è una giovane siciliana “trapiantata” inaspettatamente al Nord, ed è al suo primo incarico importante. La sua è una vulnerabilità che si direbbe a tutto tondo: quella di una donna sensibile, lontana dagli affetti, che si muove in un ambiente di soli uomini, ed è costretta a confrontarsi con problematiche di ogni ordine e grado...

Genova Impresa - Luglio / Agosto 2023 95 di Massimo Morasso

tanto da dormire poco e male, ed essere tentata di abbandonare il suo mandato. Ma, così come l’editore riassume tante pagine in due righe, “piano piano, l’anonima umanità che la circonda - geometri, assessori, gruisti, vedove di operai - acquista un volto”. Senza svelare il finale, sveliamo invece volentieri le parti salienti della motivazione con la quale il libro fu introdotto fra i finalisti dello Strega, e che ne rende bene natura e senso: «... “Nina” [...] si ritrova catapultata dal nitore della teoria alle contraddizioni e all’imperfezione della pratica: il cantiere è fatica, polvere, fango, compromessi e imprevisti. Un microcosmo maschile di geometri, assessori, operai, capicantiere, gru, e scavi, che l’autrice dipinge con un realismo insieme tecnico e magico. La Galletta con una lingua asciutta, scarna, che pure si accende di tecnicismi, ci restituisce in filigrana temi diversi: il senso di solitudine, l’alienazione sul lavoro, la lotta con la natura nel tentativo di addomesticarla, l’impossibilità di rag-

giungere la perfezione. La costruzione di un argine si rivela quindi una metafora del nostro tempo, del senso di smarrimento e vulnerabilità individuale e collettivo che attraversa la nostra società. Galletta intreccia gli opposti per riportarli sulla pagina con un talento già dimostrato nel suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio Campiello Opera Prima, ma qui ancora più a fuoco, ancora più palpabile e originale: fra le pieghe di un’umanità fatta di politiche contrastanti, ruoli da mantenere, tematiche spinose e abitudini da scardinare, la sua Nina scava e riemerge, distrugge e assembla, cercando quell’equilibrio indispensabile per portare a termine un progetto, nel lavoro come nella vita».

Un accenno fra gli altri di questa articolata motivazione risveglia la nostra curiosità, e merita un approfondimento. È quello alla lingua della Galletta, che si accenderebbe di tecnicismi in un contesto di “realismo insieme tecnico e magico”. Per dire qualcosa in poche righe di questo intrigante realismo a due marce e invitare, insieme, alla lettura del romanzo, dove anche nel linguaggio delle macchine e dell’idraulica si sente una vibrazione, può bastare forse riportarne un passo paradigmatico, e cioè: «Chi di voi ha letto “Cent’anni di solitudine”?, aveva chiesto il professore di Idraulica fluviale il primo giorno di lezione. Caterina aveva alzato la mano, unica in tutta l’aula, emozionata nel trovare un punto di contatto che non fossero le equazioni di NavierStokes o il diagramma di Moody. Lei che lo ha letto, aveva detto il professore, mi dica: di che forma sono le pietre del fiume di Macondo? Caterina era rimasta in silenzio, pentita di aver alzato la mano. A forma di uova di dinosauro, così sono le pietre del fiume di Macondo, aveva detto il professore. Caterina aveva fatto sì con la testa, facendo finta di ricordare, ma il professore non le badava già più. Si era girato verso la lavagna, aveva tracciato i tre assi cartesiani. Bene, in questo corso dimostreremo che non è possibile: nessun fiume modella le sue pietre a forma di uovo di dinosauro. I sassi di fiume sono ellissoidi perfetti». Aggiungere che Veronica Galletta è nata a Siracusa (è dunque siciliana come Nina), è andata a vivere fuori Sicilia (come Nina, ma a Livorno, e non in Padania), ha un dottorato in ingegneria civile idraulica (come Nina) e ha lavorato per un ente pubblico per quasi vent’anni, dà lapalissiana contezza di come i “tecnicismi” di cui sopra derivino anche dalla pre-condizione esistenziale che sta alla base della sua prosa; una prosa fatta, per lo più, di frasi brevi e scarne, e, tuttavia, piene di forza evocativa. A “ligurizzare” la nota biografica dell’autrice, si sappia che la Galletta è legata anche a Genova, per aver vinto, dieci anni fa, il premio per monologhi teatrali PerVoceSola del Teatro della Tosse. Se, oltre al Premio Letterario d’Impresa di Bergamo, la talentuosa ingegnera-scrittrice si aggiudicherà anche la XXII edizione del Premio Biella, lo sapremo fra circa quattro mesi, il 25 novembre, data della “finalissima” nella quale concorrerà con Francesco Casolo e il suo “La salita dei giganti - La saga dei Menabrea” (Feltrinelli), Cristiano Ferrarese e il suo “Quarantamila. I 35 giorni della città di Torino” (Scritturapura), Antonio Franchini e il suo “Leggere possedere vendere bruciare” (Marsilio), e Luigi Garlando e il suo “L’album dei sogni” (Mondadori). Intanto e in ogni caso, tuttavia, non sarebbe cosa buona approfittare di questa lunga estate calda per leggerne il libro?●

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