Editoriale
Un impegno congiunto per il futuro del Paese
Il risultato delle elezioni politiche determina una nuova fase di cambiamento per il nostro Paese, ma le richieste e le attese dei Costruttori restano invariate. Rimangono all’ordine del giorno questioni che non possono essere rimandate e i cui sviluppi ricoprono un ruolo strategico per la crescita e lo sviluppo dell’economia italiana. In continuità con l’azione portata avanti sino ad ora, la nostra Associazione si fa voce davanti al nuovo governo delle istanze delle imprese, della collettività e del territorio bresciani, ribadendo quanto il comparto delle costruzioni — che rappresenta il 9,6% del Pil nazionale (il 15% di quello della nostra provincia) e dà lavoro a 1,4 milioni di persone — possa essere leva cruciale di un Paese che ambisce ad essere più forte e competitivo. Aperti al confronto, saremo oggi come in passato l’espressione collaborativa di un settore che crede nel futuro. Responsabilità, condivisione e visione guidano ciò che le organizzazioni imprenditoriali come Ance Brescia mettono in pratica per arrivare a soluzioni concrete.
Bene lo sblocco del meccanismo della cessione del credito con il decreto-legge Aiuti bis, ma le imprese sono da mesi in sofferenza, vivendo situazioni molto complicate per effetto degli extra costi causati prima dall’aumento dei prezzi dei materiali e ora dai forti rincari dell’energia. Le norme varate dal governo per compensare i costi aggiuntivi del 2021 e adeguare i prezzari nel 2022 si sono tradotte in promesse di rimborsi, ma la percentuale di imprese che hanno ricevuto il pagamento delle somme anticipate è irrisoria.
La situazione sta diventando insostenibile finanziariamente ed economicamente per le imprese che, in molti casi, hanno sostenuto ingenti spese più di un anno e mezzo fa. Ricordiamo, inoltre, che le norme del decreto Aiuti per il 2022 scadono a fine anno. Dal 1° gennaio rischiamo un vero blackout dei cantieri, perché strumenti e fondi saranno azzerati.
Ci rivolgiamo dunque al nuovo esecutivo per trovare soluzioni efficaci a quelle criticità che continuano a ostacolare, rallentare o a risultare insufficienti per l’ottimale riuscita di un’iniziativa, quella del Superbonus, che si ritiene positiva e valida, seppur con qualche correzione, per il raggiungimento di alcuni dei principali obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo. Da pianificare, inoltre, una strategia di medio-lungo termine per i prossimi anni, che veda negli incentivi in edilizia la strada per stimolare processi di transizione ecologica. Il cammino verso la sostenibilità ambientale, sociale e di governance è tra le sfide più complesse che siamo chiamati ad affrontare e per la quale il settore delle costruzioni ha un ruolo cruciale. Servono però strumenti, iniziative e politiche coerenti e adeguate, in grado di supportare questo processo di cambiamento. A partire da un sistema di incentivazione per le imprese che adottano strategie per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
E sul fronte del Pnrr, auspichiamo il nuovo governo possa dare rapida attuazione agli investimenti e alle riforme previste, per dare una prospettiva di crescita duratura al settore (destinatario del 50% dei finanziamenti) e contribuire alla transizione verde del Paese (il 78% di queste misure riguarda il comparto edile). Il Pnrr rappresenta un’occasione senza precedenti non solo per le ingenti risorse in campo, ma soprattutto per gli obiettivi che si intende raggiungere entro il 2026: recuperare le conseguenze economiche della crisi pandemica e rimuovere le debolezze che impediscono lo sviluppo del Paese, quali la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, gli squilibri sociali e territoriali e la scarsa produttività, favorendo la transizione ecologica e digitale.
Massimo Angelo Deldossi Presidente Ance BresciaEditoriale
Sblocco dei crediti. Battaglia vinta?
L’approvazione del decreto-legge Aiuti bis che sblocca i crediti derivanti dal Superbonus rimasti incagliati è arrivata, ora le imprese possono, per quanto possibile, tirare un sospiro di sollievo. Non è la prima situazione paradossale riguardante il Superbonus. Sin dal lancio dell’iniziativa l’incertezza ha regnato sovrana, facendo proseguire i lavori a singhiozzo. Proprio il sistema dei crediti, che fra l’altro ha decretato il successo della normativa, è stato in nodo più difficile da sciogliere e per le imprese anche il più pericoloso, come si è assistito in questo ennesimo caso. Infatti, per un problema generato non per scelta del legislatore, ma per un’interpretazione amministrativa dell’Agenzia delle Entrate, quasi il 45% dei cantieri in tutto il Paese hanno spento i motori e lavori per un valore di oltre 43 miliardi di euro — perché questo è il peso del Superbonus sull’economia nazionale — sono rimasti in sospeso aleggiando in un limbo fatto di tensione e abbandono. Senza dimenticare l’effetto domino sull’intera filiera e i settori coinvolti indirettamente dal comparto edile, in un periodo tra l’altro appesantito dall’aumento dell’energia e delle materie prime.
Ora l’approvazione dell’emendamento apporta una significativa modifica del sistema di cessione del credito.
Si è stabilito, infatti, che la responsabilità in solido nella cessione, si configura solo se il concorso nella violazione avviene con dolo o colpa grave, questo potrà permettere di risolvere il paradosso generato dalla sbagliata interpretazione della circolare 23/2022 dell’Agenzia delle Entrate con la quale ha preso forma il blocco burocratico che non rispecchiava la decisione politica. Gli operatori dovranno attendere comunque che le Entrate rivedano la loro linea alla luce della nuova norma.
Si può definire questo un traguardo raggiunto dopo una lunga battaglia che il sistema associativo ha portato avanti, oltre sei mesi, per un obbligo e un dovere nei confronti delle proprie imprese sull’orlo di una crisi ingiusta, subita senza alcuna colpa o possibilità di replica. Un fendente inaspettato, provocato proprio dalle autorità competenti che dovrebbero guidare l’attività dell’impresa verso lo sviluppo e non portarli con sé verso il baratro. L’unica colpa, quella di essersi fidati rispettando le regole di un gioco non chiaro sin dal principio. La forza che ci ha spinti e ci spinge a continuare la battaglia è anche il dovere nei confronti della collettività. Proprio così, perché se gli interventi del Superbonus ripartiranno, in questo sistema siamo tutti vincitori: il committente che potrà finalmente godere della sua casa rigenerata, l’impresa che potrà portare a termine i lavori sgravandosi dei pesanti crediti rimasti inceduti e l’intera cittadinanza che potrà godere di un miglioramento dell’ambiente circostante e della qualità della vita. Ecco cosa stavamo rischiando per una sbagliata interpretazione, per un vizio burocratico, per un sistema inutilmente complesso e poco chiaro. Rischiavamo che migliaia di imprese potessero chiudere i battenti soffocate dai crediti di fatto inesigibili, che centinaia di migliaia di lavoratori restassero senza un lavoro, che un grandissimo numero di famiglie non potessero godere della rigenerazione delle case e dell’ambiente che li circonda. Abbiamo vinto una battaglia, ma purtroppo l’esperienza ci insegna che è meglio non cantar vittoria troppo presto. Fino quando non si interverrà sulla mala burocrazia, le lotte da affrontare saranno ancora infinite.
Alessandro Scalvi Direttore Ance BresciaRISCHIAVAMO CHE MIGLIAIA
IMPRESE POTESSERO CHIUDERE
BATTENTI SOFFOCATE DAI CREDITI
FATTO INESIGIBILI, CHE CENTINAIA DI MIGLIAIA
LAVORATORI RESTASSERO SENZA UN LAVORO, CHE UN GRANDISSIMO NUMERO DI FAMIGLIE NON POTESSERO GODERE DELLA RIGENERAZIONE DELLE CASE
DELL’AMBIENTE CHE LI CIRCONDA
Rivista bimestrale del collegio costruttori edili di Brescia e provincia anno 4 - numero 5
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Progetto
Stampa: LITOS srl, Gianico (Bs)
in primo piano
Le sulloprevisioni spopolamento delle Valli bresciane
Le testimonianze dei presidenti delle tre Comunità montane sulle azioni per evitarlo
di Adriano Baffellina provincia a due facce, quella bresciana, con aree attrattive, ad iniziare dal capoluogo e dal suo hinterland, e altre in forte contrazione demografica. In estrema sintesi, è questa la lettura dei dati proposti dallo studio del Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato nell’edilizia) per l’edizione 2022 di Brescia Next. L’analisi s’inserisce nel più ampio quadro recentemente disegnato dall’Istat sui centri lontani da servizi fondamentali: ospedali, stazioni ferroviarie, scuole superiori, evidenziando come i comuni privi di servizi e spopolati siano 3.800. Per un intervento che possa contribuire a far cambiare rotta il governo prevede
serva nei prossimi cinque anni un investimento di almeno due miliardi e cento milioni di euro. Altre stime indicano che sarebbero necessari tre miliardi. Di sicuro si tratta di una situazione che se irrisolta comporterà un grave declino, sociale ed economico, dell’intero sistema nazionale. Se Brescia incrementa gli abitanti, lo stesso succede per i principali poli disposti lungo l’asse Est-Ovest, in parte sovrapponibile a quello dell’A4, da Desenzano del Garda passando per Ghedi, Montichiari, sino a Chiari, città capitale dell’Ovest bresciano, unitamente ai centri a questi limitrofi. Tutt’altro andamento si registra nelle valli. Va specificato che i dati in esame sono stati ricavati considerando i Sistemi locali del Lavoro che, come vedremo, presentano numeri diversi rispetto a quelli degli abitanti residenti nei tre territori.
Valcamonica, Valtrompia e Valsabbia hanno tutte e tre perso abitanti tra il 2010 e il 2020, passando rispettivamente da 101.464 a 95.582 (-2.882, ovvero meno 2,8%); da 77.652 a 73.414 (-4.238, che pesa per un5,5%); da 29.678 a 27.791 (- 1.887 pari a meno 6,3%). In totale il numero dei residenti nelle valli bresciane è sceso da 208.794 a 199.787, registrando nella fase 2010 — 2020 un — 4,3%. Se consideriamo i numeri totali, diversi da quelli restituiti dall’analisi dei dati dei Sistemi locali del Lavoro, la Valtrompia conta circa 113mila residenti, considerando che la Comunità Montana di Valle Trompia amministrativamente insiste anche su Bovezzo, Concesio, Caino, per citare alcuni dei Comuni che nell’aggregazione nei Sistemi locali del Lavoro sono inseriti con il Sistema di Brescia. Naturalmente le percentuali di riduzione degli abitanti diminuiscono considerando l’intero territorio.
Resta il fatto che l’analisi del Cresme restituisce le criticità che caratterizzano la parte più alta della vallata, fotografando un’indubbia realtà. Per la Valcamonica i dati pressoché coincidono, risultando una popolazione residente di circa centomila unità. Considerevole, invece, la differenza guardando al territorio della Valsabbia, che in termini di effettivi abitanti registra circa 64 mila presenze.
Ciò si deve al fatto che nel Sistema del Lavoro di Salò sono inseriti centri come Gavardo, Odolo, Vestone, Vobarno, Roè Volciano, amministrativamente considerati, invece, comuni Valsabbini a tutti gli effetti. Ma anche in questo caso
cambia
piano
perché si tratta di due ambiti territoriali locali assai diversi tra loro. Il Cresme ha lavorato sul tema anche in proiezione futura e le previsioni indicano un ulteriore peggioramento, con il totale degli abitanti che nel 2030 scenderebbe a 193.835 e nel 2040 a 181.695, vale a dire 18.092 in meno rispetto al 2020, con una contrazione pari al -9,1%.
Nello specifico la Valsabbia registrerebbe nel 2030 un totale di 27.038 residenti, che scenderebbero a 25.548 nel 2040, con una diminuzione assoluta nei 20 anni in esame di 2.243 unità, pari al -8,1%.
La Valtrompia perderebbe tra il 2020 e il 2024 l’11,4 della sua popolazione, che scenderebbe a 65.038 con un -8.376 nel ventennio e un totale nell’anno intermedio del 2030 pari a 70.273 abitanti.
La Valcamonica nel 2030 scenderebbe a 96.523 residenti che nel 2040 si ridurrebbero ulteriormente a 91.109, segnando un — 7,6% tra il 2020 e il 2040 con una diminuzione netta nello stesso periodo di 7.473 abitanti. Indica il Cresme: Ceto, Berzo Demo, Capo di Ponte in Valle Camonica avranno nel 2040 il 30% in meno della popolazione del 2020; Magasa in Valsabbia che aveva 152 abitanti nel 2010, diventati 106 nel 2020, nel 2040 avrà 67 abitanti.
In Valtrompia non solo Bovegno, Pezzana e Polaveno avranno nel 2040 il 20% della popolazione in meno del 2020, ma Lumezzane perderà quasi 3.500 abitanti, riducendosi del 15%”. Dati preoccupanti, analizzando i quali ci si chiede cosa sia possibile fare per invertire, o almeno cercare di invertire la rotta.
Per capirlo ci siamo rivolti a chi nei tre ambiti provinciali ricopre responsabilità amministrative e ben conosce i rispettivi territori: i presidenti delle Comunità Montane.
Giovanmaria Flocchini
presidente Comunità montana di Valle Sabbia
Presidente Flocchini, come commenta i dati della ricerca Cresme?
“Con grande preoccupazione, soprattutto per l’Alta Valle, composta per lo più da piccoli centri, zone dove non è nemmeno pensabile che lo spopolamento sia compensato dall’immigrazione perché il lavoro c’è nel fondovalle. Possiamo dire che si è fermata la tendenza alla fuga del territorio, che ebbe punte intese alcuni anni fa, ma la diffusa denatalità non aiuta la crescita”. Cosa si può fare per cambiare le cose?
“È evidente la necessità di portare servizi, senza la presenza di supporto tecnologico, ad iniziare dalla fibra per la telefonia e i servizi digitali, mancano i presupposti anche per le piccole attività, i negozi, i ristoranti. Per non parlare della mancanza dei medici di base, oggi davvero un grande problema.
Le scuole, anche quelle più piccole, devono essere mantenute attive. Bisogna favorire sbocchi lavorativi nuovi nel turismo, nella cultura. Sui quali si devono fare investimenti. Servirebbero anche vantaggi fiscali, azioni di defiscalizzazione, meglio ancora se si trattasse
Massimo Ottelli
presidente Comunità montana di Valle Trompia
Presidente Ottelli, è possibile invertire la rotta e fermare lo spopolamento dell’Alta Valtrompia?
“Il quadro generale esprime da decenni una doppia situazione con la parte del territorio da Marcheno a salire dove prevale l’ambiente e con la Bassa Valle, vicina alla città e ai servizi principali, antropizzata e con una forte presenza industriale. L’80% della popolazione totale vive nella parte da Gardone Valtrompia in giù, comprendendo anche le valli del Garza e del Gobbia, con la popolosa Lumezzane passata dai 23.576 residenti del 2010 ai 21.669 del 2020”.
Quando si è avuto il calo maggiore?
“Un calo significativo di presenze si ebbe in conseguenza della crisi del 2008-2011, con
trasferimenti di interi nuclei familiari a seguito del venire meno di numerosi posti di lavoro e in parte negli anni precedenti e successivi per il trasferimento di alcune aziende del territorio verso zone più ricche di infrastrutture. Ovviamente c’è da considerare la forte denatalità che contribuisce allo spopolamento. Nei comuni più piccoli, quelli che Marcheno in su tutti insieme esprimono poco più di 20 mila abitanti, sono stati realizzati progetti di resilienza. Possiamo dire che il problema fondamentale della Valtrompia è legato alla carenza di infrastrutture. Ad iniziare dalla viabilità: il raccordo autostradale dovrebbe diventare un’alternativa molto preziosa alla statale 345, in particolare nel tratto da Concesio alla località Termine di Lumezzane. Gli studi effettuati indicano la forte valenza garantita dall’infrastruttura viaria una volta realizzata”.
E per l’Alta Valle che cosa è previsto?
“Sono tati realizzati e sono in previsione progetti supportati da fondi regionali che attingono a disponibilità europee. Ad esempio, il
Serve fornire maggiore sostegno e più aiuto alle attività economiche, come abbiamo sperimentato con un negozio a Livemmo
di veri e propri contributi, singolarmente anche di piccola entità ma preziosi per la tenuta generale del territorio. Deve essere considerato il grande valore di presenze che presidiano questa terra. Certo, chi la abita gode di un ottimo ambiente naturale e di altri vantaggi legati al vivere a contatto con la natura.
Ma non basta, servono occasioni di occupazione, servono servizi. Bagolino e il Maniva andrebbero sviluppati turisticamente e lo sci può avere un ottimo ruolo”.
Il presidente Flocchini evidenzia come anche il fondovalle, comunque, soffra: “Le aziende che ci sono si stanno ampliando, sono state capaci di resistere sino ad oggi e ora hanno bisogno di spazi più ampi, non facili da reperire in una situazione morfologica difficile. Per garantire la sopravvivenza loro e del territorio servono interventi per migliorare la viabilità locale e di collegamento con la città e le altre direttrici
principali. Oltre alla viabilità automobilistica ben vengano nuovi collegamenti imperniati su metro, tram o treno, purché si renda più facile il collegamento con Brescia almeno sino ai Tormini”.
Sempre in tema di imprese, parla di un minore fermento di nuove attività rispetto ad alcuni anni fa, quando la nascita di nuove realtà attirava figure che compensavano la “fuga” di quanti si trasferivano altrove.
Presidente, recentemente si è parlato molto del bando vinto da Livemmo, cosa può significare per la vostra valle?
“Diciamo che è un tentativo complesso di trovare soluzioni dei problemi in precedenza ricordati, soprattutto per offrire sbocchi lavorativi e opportunità. Certo, non bastano le iniziative di sviluppo, è necessario che i giovani ci credano e si mettano in gioco”.
Dopo il Covid non avete registrato dei segnali di maggiore attenzione alla montagna e anche il ritor-
no nella terra d’origine di alcuni dei conterranei che in passato si spostarono alla ricerca di maggiori opportunità?
“Qualche segnale di voglia di tornare e di maggiore attenzione alla montagna c’è stato ma soprattutto da parte di pensionati, non certo da parte dei giovani. Ecco perché è necessario che offrire opportunità concrete, basate soprattutto su lavoro e servizi. Non sono tanto le opere pubbliche che mancano, serve fornire maggiore sostegno e più aiuto alle attività economiche, come abbiamo sperimentato con un negozio a Livemmo, comprendendo che è fondamentale rendere l’attività sostenibile per l’operatore, supportandolo economicamente se necessario, piuttosto che preoccuparsi di investire sulla struttura in sé”.
Come amministrazioni cosa fate per favorire il cambiamento e la sostenibilità economica delle attività minori?
“Come realtà locali stiamo cercando di garantire servizi an-
che attraverso la gestione associata tra comuni, con uffici unici per la ragioneria e la parte tecnica o la segreteria. Lo stesso dicasi per la posa della fibra ottica che copre ormai tutto il territorio ed è fondamentale per ogni attività a prescindere dalle dimensioni. Seguiamo un modello di gestione consolidato con la Comunità montana che coordina il tutto.
Servirebbero altri strumenti, penso alla defiscalizzazione e a misure che aiutino i cittadini e le imprese. Dobbiamo incrementare il turismo, valorizzare attività legate alla natura, al bosco, rendendole sostenibili e redditizie per chi le esercita. Questo per i centri minori e per l’alta valle, mentre per Vestone e Vobarno servono politiche che garantiscano le attività produttive esistenti e possibilmente supportino la crescita delle stesse e la possibile nascita di nuove imprese, magari dei settori tecnologicamente più avanzati”.
supporto in modo significativo ad attività under 35. Da segnalare l’iniziativa Rebecco farmer, che vede attiva un gruppo di agricoltori valtrumplini che nell’agosto 2019 hanno scelto di diventare la prima rete d’imprese agricole d’Italia per creare una farm a misura di farmer, dove sia turisti sia residenti ritrovino il contatto diretto con il produttore, con i campi dove nascono i frutti e con il prodotto finale, lavorato e pronto per essere degustato.
Per l’acquedotto e la depurazione si sono investiti 30 milioni di euro, modificando una situazione difficile e penalizzante per i valtrumplini da decine di anni.
Si prevedono diciassette milioni di euro per lo sviluppo turistico di Maniva, in collaborazione anche con la Valsabbia per Bagolino, che prevede anche un maneggio in vaghezza”.
Dopo il Covid avete registrato specifici fenomeni di ripresa turistica?
“È in crescita l’offerta e l’attività dei B&B, soprattutto dopo il Covid, così come s’incrementa l’ospitalità degli agriturismi. Il
Pnrr può essere una grande occasione per lo sviluppo turistico della Valtrompia. Funziona molto la ristorazione take away, anche legata al turismo, con numeri eccezionali espressi nel 2022. Interessanti anche i risultati del Progetto Greenway Valli Resilienti, sviluppato dalle Comunità montane di Valle Trompia e Valle Sabbia, al quale abbiamo destinato due milioni di euro. Le due vallate sono unite da una rete di percorsi ciclabili, collegate alla città di Brescia e al monte Maniva, affacciate al lago d’Idro e con suggestivi passaggi dei crinali che offrono splendidi paesaggi. Due valli, due fiumi, un territorio unito all’insegna dell’accoglienza bike-friendly”.
La situazione del manifatturiero qual è?
“Il settore secondario è quello che da tempo subisce il contraccolpo più forte, in parte mitigato dal provvedimento Industria 4.0, che ha aiutato molto le imprese nella digitalizzazione e nella commercializzazione anche con nuovi strumenti digitali”.
Presidente Bonomelli, come vede il fenomeno della perdita di abitanti della Valcamonica?
“Per far capire come sia difficile da affrontare tale fenomeno, ricordo che negli ultimi vent’anni nell’area Ponte di Legno e Temù sono stati investiti 250 milioni di euro che non sono bastati a far crescere il numero dei residenti. Si vede una tenuta ma non una crescita”.
Qual è la radice principale del problema?
“Il problema nasce dal fatto che vivere in montagna presenta molte difficoltà. Tutto sommato nella nostra area abbiamo resistito meglio che in molte altre situazioni, penso a molta parte all’Appennino, della Toscana, dell’Emilia-Romagna, dell’entroterra ligure, dove la situazione è peggiore e in più di un caso si ricorre alla vendita delle case a un euro per favorire il ripopolamento”.
Difficoltà che hanno anche altre radici?
“Credo di sì, difficoltà amplificate dal profondo cambiamento sociale in atto da tem-
po. Cerco di spiegarmi: si dice che non si fanno figli per una questione economica ma gli immigrati mantengono una media ben più alta mentre le nostre coppie benestanti comunque non ne hanno. È cambiato il modo di affrontare la vita e le comodità sono al primo posto. Un figlio è impegnativo, ogni figlio in più è considerato un onere insostenibile soprattutto perché priva della libertà. In montagna lo è ancor di più. In Valle di Saviore c’erano famiglie con una media di otto, nove figli. Oggi non c’è più nessuno. Non facciamo più figli. La politica nazionale non ha affrontato il tema demografico e quello della famiglia. In montagna si aggiungono altri problemi legati alla carenza o mancanza di infrastrutture. Bisognerebbe sostenere concretamente chi rimane e fa da presidio”.
Mancanza di presidio del territorio che porta anche a disastri… “Proprio così, non si curano più sentieri e strade di mon-
tagna e soprattutto non si curano a sufficienza i greti dei torrenti, con le conseguenze anche spaventose che pure in Valcamonica abbiamo tragicamente conosciuto. Un problema legato anche alla mancanza, da un lato di una visione del legislatore nazionale, dall’altro dell’autonomia territoriale. In una provincia come la nostra con circa un milione e trecentomila abitanti, un territorio vasto come quello camuno deve fare riferimento a Brescia, ad esempio per la gestione dell’acqua che se considerata a livello locale potrebbe registrare il doppio degli investimenti e un importo delle bollette della metà”.
Se guardiamo alle previsioni del Cresme la Valcamonica scenderebbe a 91.109, perdendo 7.473 abitanti tra il 2020 e il 2040. Come provare ad arginare il fenomeno? “Noi, in Comunità montana e nel Bim (Bacino imbrifero montano), oltre che decidere dell’opportunità di indicare la stessa figura alla guida di entrambi gli enti, abbiamo fatto anzitutto la scelta di un passo indietro della politica partitica per puntare su decisioni condivise utili al territorio. In tale cornice sono stati scelti temi specifici sui quali lavorare: agricoltura; turismo, con i patti territoriali per Borno e Monte Campione; cultura; valorizzazione delle aree dismesse; riassetto idrogeologico; Hy-
drogen Valley, legata non solo al treno Brescia — Edolo ma anche all’attivazione di specifici studi di ricerca; sanità. Quest’ultima rilevantissima voce presenta un enorme problema da risolvere, la mancanza di medici di base sul territorio, al quale stiamo cercando di dare concrete risposte.
Inoltre, prevediamo un revamping degli ospedali di Edolo e di Esine. A tal proposito il progetto che Regione Lombardia dovrebbe mettere in atto consiste nel favorire la sanità della montagna consapevole che servono incentivi per il personale sanitario”.
Possiamo dire che La presenza del Bim è un vantaggio per il vostro ente in un difficile quadro di carenza di risorse?
“Sicuramente la situazione della Comunità montana di Valle Camonica è una positiva eccezione, potendo contare sulle risorse del Bim, rispetto a molti altri enti comprensoriali delle zone montane che fanno molta fatica non disponendo di adeguate risorse economiche a favore dei rispettivi territori. Quel che invece non è diverso è il quadro nel quale ci troviamo ad operare, ad esempio sul fronte delle opere pubbliche: mancano tecnici e mancano imprese. Per non dire dei bandi che per come sono concepiti, seguendo le logiche imposte dal legislatore nazionale, premiano realtà che presentano ribassi eccessivi. Guarda caso, arrivano per lo più da lontano e puntualmente abbandonano i lavori, creando enormi problemi alla collettività e agli amministratori. Un’ulteriore dimostrazione di quanto sarebbe necessaria una diversa modalità nella gestione dei bandi e di quanto servirebbe un’effettiva autonomia territoriale, che se ben gestita risulterebbe anche un baluardo per contrastare e risolvere al meglio i grandi problemi della scuola e della sanità, nonché dello spopolamento della valle”.
Non facciamo più figli. La politica nazionale non ha affrontato il tema demografico e quello della famiglia
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I corsi per le grandi aziendeerogati da Eseb
A2A ciclo idrico
Il corso erogato dall’Ente sistema edilizia Brescia per A2A Ciclo Idrico Spa è chiamato “Induction Cantieri A2A”. Nasce dalla volontà di creare un patto fra l’ente e la committenza, con il fine di erogare una formazione ad hoc per gli operatori che lavorano in imprese appaltatrici e subappaltatrici di A2A. Il corso è partito a maggio e proseguirà fino a fine anno, coinvolgendo un totale di circa 400 operatori.
Lo scopo di tale azione formativa è quello di dare una panoramica sui rischi legati all’attività lavorativa specifica dei cantieri A2A Ciclo idrico e mostrare, anche attraverso una parte di simulazione pratica, come svolgerla in sicurezza.
Il corso dura 4 ore ed è strutturato in diverse parti. Inizialmente, vi è una parte teorica in aula in cui il lavoratore viene istruito sul corretto modo di operare all’interno dei cantieri A2A: l’obiettivo è di mostrare come effettuare determinate lavorazioni, tramite fotografie e disegni esplicativi e perché effettuarle in quel modo attraverso l’analisi di infortuni o qua-
si-infortuni collegati all’attività specifica. Gli argomenti affrontati riguardano la segnalazione e la segregazione del cantiere, la viabilità pedonale e carraia, la delimitazione e l’accesso in sicurezza allo scavo, l’accesso in sicurezza ai vani interrati, la movimentazione e lo stoccaggio dei materiali, la presenza di mezzi meccanici in cantiere, le interferenze con le utenze preesistenti e i Dpi da utilizzare.
Successivamente, vi è una parte pratica in laboratorio in cui è stata allestita un’area dedicata al corso “Induction”. In particolare, sono stati posti un escavatore e una mini-pala per effettuare delle simulazioni e delle esercitazioni pratiche, grazie alle quali i corsisti comprendono le situazioni di ri-
Una panoramica sui rischi legati all’attività lavorativa specifica dei cantieri A2A ciclo idrico e mostrare, anche attraverso una parte di simulazione pratica, come svolgerla in sicurezza
sicurezza
schio e imparano come evitarle. Contemporaneamente a questa azione formativa, i tecnici Eseb hanno cominciato a visitare i cantieri a2a Ciclo Idrico per erogare una formazione onthe-job agli operatori stessi, andando a verificare che le lavorazioni vengano svolte in maniera corretta, correggendo le eventuali criticità. Queste visite sono partite a settembre e proseguiranno fino alla primavera 2023.
Acque Bresciane
Il corso erogato per Acque Bresciane riguarda gli spazi confinati (con particolare riferimento ai depuratori e alle camerette d’ispezione) e i dispositivi di protezione individuali di terza categoria. È rivolto sia agli operatori e preposti sia ai tecnici di Acque Bresciane, per un totale di circa 70 persone. Nello specifico, il corso è arti-
colato in 8 ore di teoria sugli spazi confinati per i tecnici e 16 ore per gli operatori e preposti, suddivise in 12 ore teoriche e pratiche sugli spazi confinati e quattro ore sui Dpi di terza categoria.
La parte teorica si concentra sulla definizione delle situazioni di rischio che sono presenti all’interno di ambienti confinati o sospetti di inquinamento: in particolare, vi è un focus sulla presenza di gas e sulla percentuale di ossigeno presente nello spazio.
La parte pratica viene svolta in laboratorio, dove i corsisti effettuano esercitazioni pratiche di recupero in spazi confinati verticali e orizzontali.
In particolare, viene illustrato anche il funzionamento di tecnologie innovative a supporto del recupero dei lavoratori. Viene, infine, illustrato il corretto uso dei Dpi di terza categoria sempre con simulazioni pratiche in laboratorio.
Enel
Il corso erogato per Enel tramite un appalto di formazione si suddivide in tre tipologie: corso di abilitazione per carrello elevatore (di durata 12 ore), corso di abilitazione alla conduzione di piattaforme di lavoro elevabili (10 ore) e corso di formazione per scale portatili e trabattelli (8 ore). Tutti i corsi sono rivolti agli operatori di Enel per un totale di circa 80 persone. L’obiettivo è formare tali figure all’utilizzo in sicurezza della specifica attrezzatura, tramite una formazione teorica di quattro ore ed esercitazioni pratiche.
Il corso di abilitazione per carrello elevatore è suddiviso nei seguenti moduli: panoramica normativa riguardo l’utilizzo delle attrezzature di lavoro, tipologie e caratteristiche dei vari tipi di veicoli per il trasporto interno, rischi connessi all’impiego dei carrelli semoventi, componenti principali dei carrelli semoventi, dispositivi di comando e sicurezza, controlli, manutenzioni e procedure di corretta movimentazione. Durante l’esercitazione pratica, l’operatore guida il carrello su un percorso di prova per evidenziare le corrette manovre a vuoto e a carico.
Il corso di abilitazione alla conduzione di piattaforme di lavoro elevabili parte dalla classificazione delle Ple per poi concentrarsi sulla documentazione a corredo necessaria, le diverse parti della struttura e il suo funzionamento. Un’attenzione specifica è data poi al contesto lavorativo in cui una Ple può operare, in particolare, in presenza di linee elettriche o persone. Segue una parte di esercitazione pratica.
Infine, il corso di formazione per scale portatili e trabattelli si concentra sulla normativa di tali attrezzature per poi concentrarsi sulle certificazioni necessarie, le diverse tipologie di scale e trabattelli, il loro corretto uso e i rischi connessi. In particolare, viene considerata la situazione di lavoro di una scala con un palo di appoggio: a questo proposito, in laboratorio è stata predisposta una torre ad hoc di sette metri che simula un palo su cui viene vincolata una scala con un apposito poggia-palo. Gli operatori vengono imbragati con una specifica linea vita ed effettuano una simulazione pratica, in modo che grazie a una fune di sicurezza in caso di incidente l’operatore non cada nel vuoto.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei trabattelli, in laboratorio ne è stata predisposta una tipologia innovativa, in cui gli operatori montano una sponda prima di accedere al piano di lavoro in quota.
siti iconici
Nascosta agli occhi dei più, turisti compresi, che sfrecciano lungo la direttrice autostradale A22 del Brennero, l’Abbazia di Novacella sorge a circa tre chilometri a Nord dal centro di Bressanone, dal quale si può raggiungere a piedi o in bicicletta seguendo l’apposito percorso immerso nel verde che costeggia in gran parte il fiume Isarco. Sin dal primo contatto è grande la sorpresa regalata dalla sua vista. Il complesso, con i suoi nove secoli di vita, si presenta nella sua possente mole, adagiata in ampi spazi aperti che ben si armonizzano con i considerevoli volumi della struttura monastica. Tutto è in ordine, ben conservato, all’insegna della solidità fusa alla grazia dei particolari. Le pietre parlano, raccontano di una struttura sin dall’inizio aperta verso il proprio il territorio e di come quest’ultimo, insieme naturalmente alle sue genti, abbia sempre risposto abbracciando l’Abbazia, vivendola e proteggendola. La storia dice che nell’anno 1140 l’abate Hartmann, dell’abbazia dei Canonici Regolari di Sant’Agostino di Klosterneuburg presso Vienna dal 1133, viene eletto Vescovo di Bressanone. Nel solco delle aspirazioni del suo predecessore intende dare nuovo slancio al clero brissinese. Nel 1142 fonda un nuovo monastero, appunto Novacella. Inizia una lunga storia di donazioni e benefici a favore dell’Abbazia, con primi protagonisti “Il ministeriale Reginbert di Sabiona e la sua consorte Christina. All’inizio dell’anno successivo, papa Innocenzo II emette per Novacella una bolla di conferma e di protezione; nel 1157 anche l’imperatore Federico I Barbarossa, di cui Artmanno era il consulente spirituale, prende l’Abbazia sotto la propria protezione”, si legge nei documenti che raccontano le secolari vicende del complesso monastico altoatesino. “Nello stesso anno, Hartmann dona all’Abbazia la parrocchia di Naz, nel cui territorio
L’abbazia di Novacella prezioso custoditotesoro
di Adriano Baffelli
Nelle immagini tre scorci del complesso monastico, una delle più prestigiose abbazie del nord Italia e dell'Arco Alpino, costituita da un complesso di edifici religiosi e civili
sorge il convento. Dal momento dell’incorporazione della parrocchia, l’Abbazia assume anche la diretta cura d’anime. Intorno al 1160, il vescovo Hartmann affida ai canonici di Novacella anche la parrocchia di Chienes”. Visitando l’Abbazia, la sua bellissima chiesa, la biblioteca, l’area museale, gli spazi che per secoli hanno ospitato un liceo che formava la classe dirigente non solo locale, è spontaneo pensare al ruolo fondamentale che progettisti e costruttori, quindi esperti artigiani ed artisti, hanno avuto anche in tempi lontani all’interno della società. Luoghi di spiritualità e di
cultura come questo sono sorti grazie alla capacità, alla maestria, alla cultura del costruire per ottimamente custodire, che è patrimonio delle figure sopra citate. Figure che meritano considerazione, gratitudine, rispetto.
L’accortezza dei suoi abati e canonici ha consentito e consente il buon funzionamento della struttura che ancora oggi svolge in gran parte il ruolo immaginato dal fondatore. Nella fase moderna trova spazio specifico la formazione professionale e all’insegna dell’ecologia. Numerosi i corsi, i seminari e i convegni proposti ogni anno.
Le difficoltà
Dopo che il Tirolo ritorna all’Austria, con l’editto del 12 gennaio 1816 dell’impera tore Francesco I, le abbazie Marienberg, Novacella, Wilten e Stams sono riabilitate nei loro diritti e possedimenti. La situazione dell’Abbazia di Novacella era estremamente gravosa: “Gran parte dei beni immobili andata perduta — leggiamo in merito — l’edificio danneggiato, chiesa e monastero quasi senza arredamenti e il personale esiguo. Le imposizioni dell’imperatore, come condizione per la riedificazione dell’Abbazia, peggiorano ulteriormente la situazione: la comunità avrebbe dovuto non solo fornire di canonici le 18 parrocchie, ma anche cederli
La cantina
come professori per il regal-imperiale liceo di Bressanone. Solo a partire dal 1844, il liceo brissinese è diretto completamente dai canonici. Questo “liceo agostiniano” godeva di ottima fama. Dopo il 1926, in seguito allo scioglimento imposto dal fascismo, prosegue in Abbazia come scuola privata in lingua tedesca, che sarà chiusa nel 1943 dai sostenitori sudtirolesi del nazionalsocialismo”. Nel 1945 l’Abbazia riapre scuola e convitto. Dal punto di vista economico, l’Abbazia dopo il 1816 per lungo tempo intraprende una dura lotta per l’esistenza. Solo nel 1895/96 si provvede a un primo e vasto restauro della chiesa. Le due guerre mondiali provocano gravi danni all’Abbazia, ripetutamente occupata da soldati. Gli ultimi danni bellici sono stati rimossi dal restauro avvenuto nel 1982.
All’interno dell’Abbazia si trova anche una cantina che propone i vini bianchi, dai vigneti di Novacella e i vini rossi dai terreni di Cornaiano e Bolzano. I vigneti della conca di Bressanone sono i più settentrionali d’Italia; si estendono dai 600 ai 900 metri d’altitudine e la coltivazione è possibile solo nelle migliori esposizioni. I vini dell’Abbazia di Novacella sono conosciuti già da molti anni oltre i confini regionali; oggi sono presenti in trenta stati di quattro continenti. Nella
cantina sono organizzate degustazioni non solo di vini, ma pure di altri prodotti tipici: grappe, succhi di mele, sciroppo di sambuco e tisane. Una fornita enoteca consente di prolungare il piacere della visita anche nelle fasi successive. Sia le varietà di uve bianche a Novacella sia quelle rosse a Cornaiano e a Bolzano sono coltivate secondo precise regole e vendemmiate nel momento ideale di maturazione. In cantina si pone grande attenzione per mantenere il carattere tipico del terroir delle diverse varietà e ottenere vini tipici, di carattere e longevi.
Il “caro energia” scuote l’economia bresciana
Un autunno all’insegna delle sfide anche per il made in Brescia, chiamato a un duro confronto non solo con i mercati. Tra le partite tuttora aperte c’è sicuramente quella dell’energia, che alimenta sempre nuove preoccupazioni e può consegnare alla storia un 2022 con una bolletta inimmaginabile non solo per il sistema produttivo. I rincari delle materie prime indicati da Ance, sul confronto tra i dati disponibili a giugno 2022 rispetto a giugno 2020, rivelano le serie difficoltà che le imprese si trovano ad affrontare nell’instabile contesto geopolitico che ha aggravato, fra gli altri, l’aumento dei prezzi di gas naturale +1.204%, energia elettrica +671%, gasolio +170%, petrolio +141%, pvc +158%, ferro tondo per cemento armato +115%, bitume +91%, polistirene +104% e rame +79%.
Anche le drammatiche proiezioni indicate a fine 2022 a livello territoriale dal Centro studi di Confindustria Brescia prospettano un costo di oltre 5,5 miliardi di euro (tra energia elettrica e gas) per le imprese (contro i 586 milioni del
2019), e di 1,6 miliardi di euro per famiglie (in raffronto ai 159 milioni di euro tre anni fa). Per questo si sono istituiti tavoli locali di confronto e monitoraggio, che hanno lanciato un appello congiunto alle istituzioni, sollecitando “interventi rapidi. In assenza di misure tempestive e strutturali, che peraltro imprese e sindacato chiedono da tempo, le ricadute sul mondo del lavoro potrebbero essere pesanti, in particolare a Brescia, capitale europea dell’industria - hanno sottolineato congiuntamente -. Intere filiere produttive sono in difficoltà, ma il problema coinvolge tutte le aziende”. Una preoccupazione rilanciata e rafforzata dalla recente indagine condotta dal Centro studi di Apindustria Confapi Brescia: ha evidenziato per una Pmi su tre del territorio il timore di dover fermare a breve la produzione permanendo le dinamiche speculative di prezzo sul fronte energetico. Si tratta di aziende prevalentemente metalmeccaniche (55%), che in circa la metà dei casi hanno un organico tra i 10 e 50 dipendenti e fatturati tra i 2 e i 10 milioni di euro.
L’analisi ricorda che la tendenza al rialzo dei prezzi di energia e materie prime ha iniziato a manifestarsi già nella seconda metà del 2020, trend che è proseguito anche per tutto il 2021 e che nel 2022 ha subito una ulteriore scossa a causa delle tensioni geopolitiche internazionali (in primis la guerra in Ucraina ovviamente) e alle dinamiche speculative che si sono esacerbate. Il risultato è una pressione sempre più forte sul sistema produttivo. Nel frattempo, le difficoltà delle aziende si sono già trasformate in un consistente ricorso alla Cassa integrazione. Come testimoniano i dati della FiomCgil di Brescia, sono oltre 80 quelle (considerato solo il comparto metalmeccanico-siderurgico) che nelle scorse settimane hanno già avanzato domanda per utilizzare l’ammortizzatore sociale - ma il loro numero è destinato ad aggiornarsi - tra ordinaria e straordinaria, oppure nelle quali è stato attivato il contratto di solidarietà: i lavoratori costretti a loro volta a fare i conti, con la Cassa per il caso-energia e altre incognite, sono quasi 5.500.
In assenza di misure tempestive e strutturali, che peraltro imprese e sindacato chiedono da tempo, le ricadute sul mondo del lavoro potrebbero essere pesanti, in particolare a Brescia, capitale europea dell’industria
Un quadro condizionato da non poche ombre, dunque, dopo una prima parte del 2022 che il comparto manifatturiero territoriale ha archiviato mostrando ulteriori segni di rallentamento. Nel secondo trimestre di quest’anno, la produzione industriale ha segnato un incremento su base annua del 5,8%, evidenziando così un significativo ridimensionamento nei confronti di quanto sperimentato nelle rilevazioni precedenti. La variazione rispetto al trimestre prima è stata pari a +1,8%. Come già emerso in precedenza, anche tra aprile e giugno i dati complessivi celano una significativa eterogeneità fra e nei settori presi in considerazione: la crescita dei livelli di output è stata indicata dal 48% degli operatori, a fronte del 28% che si è espresso per il mantenimento dei volumi prodotti nel trimestre precedente e del 24% che invece ha segnalato una contrazione degli
stessi. A seguito delle evoluzioni sopra indicate, il tasso acquisito, ovvero la variazione media annua che si avrebbe se l’indice della produzione non subisse variazioni fino alla fine dell’esercizio, è +7,2%, in buona parte frutto di quanto ereditato dal 2021.
Le prospettive a breve termine sono state delineate come incerte, riflettendo alcuni fattori già presenti nel recente passato, tra cui l’evoluzione del conflitto Russia-Ucraina, l’inflazione galoppante, la capacità del sistema economico di reggere anche nel prossimo futuro il “caro-energia”, verosimilmente destinato a perdurare almeno per tutto il 2022. Allo stesso tempo, il quadro ciclico risente di altri elementi di rischio, sorti ultimamente, legata anche alla situazione politica in Italia e l’avvio della fase di normalizzazione della politica monetaria della Bce, come risposta alla crescita fuori controllo dei prezzi al consumo.
I segnali all’insegna della frenata nel Bresciano arrivano anche dall’occupazione. I numeri del secondo trimestre, pubblicati sull’Osservatorio provinciale del mercato del lavoro che fa capo al Broletto (raccoglie e rielabora i dati di tipo legislativo-amministrativo estratti dalla banca dati dei Centri per l’Impiego della Provincia), evidenziano una dinamica in controtendenza rispetto ai primi tre mesi di quest’anno, con le cessazioni dei rapporti di lavoro che hanno superato, anche se di poco, i nuovi contratti: il saldo è negativo per 208 unità, mentre nel primo trimestre del 2022 era positivo per oltre 11 mila.
L’anno rimane comunque in attivo, proprio grazie al contributo dei primi tre mesi dell’anno, ma cominciano a manifestarsi i primi segni di difficoltà anche in una provincia che, storicamente, ha sempre saputo creare opportunità di lavoro, come dimostrato an-
che nel 2021, quando gli avviamenti al lavoro in provincia sono stati oltre 206 mila, circa 8 mila in più nel raffronto con le cessazioni.
In questo contesto si inserisce l’andamento del comparto edile, a sua volta alle prese con il mercato, le incognite e alcuni indicatori.
A luglio 2022 - ultimo dato aggiornato fornito dall’Istat - i prezzi alla produzione delle costruzioni per edifici residenziali e non residenziali diminuiscono dello 0,5% su base mensile e crescono del 7,1% su base annua.
I prezzi di strade e ferrovie arretrano dello 0,3% in termini congiunturali e aumentano del 9,4% in termini tendenziali. In generale per le costruzioni si rileva una lieve flessione congiunturale dei valori cui contribuiscono i cali dei costi di alcuni materiali; la crescita su base annua, seppur sostenuta, è in ulteriore rallentamento.
storia per il domani
Per costruire bisogna cuocere
La base dei materiali da costruzione resta, da millenni di anni, in poche e povere sostanze naturali: la sabbia, l’argilla, la ghiaia, la pietra, il legno
di Franco Robecchi ingegnere e autore
Architettura in Bolzano dello Studio MoDusArchitects, con calcestruzzo nudo, a vista
i ha sempre incuriosito la realtà del mondo delle costruzioni sotto il profilo della semplicità e della povertà dei suoi materiali. Parlo naturalmente dei materiali tradizionali, che, comunque, interessano le costruzioni ancora per un buon 70-80%. In gran parte i criteri di produzione e uso dei materiali non hanno subito grandissime modificazioni, addirittura sull’arco di migliaia di anni. Se così è, evidentemente stiamo parlando di un mondo delle costruzioni basato su materiali di facile reperibilità, di basso costo, di facile trasporto, di facile confezione e di buona durata. Ovviamente si parla anche di materiali efficaci nello svolgere la loro funzione. Pensiamo alle costruzioni di 8.000 anni fa, e per certi versi anche anteriori. È evidente che le case venivano costruite con quanto vi era di più facile reperibilità: il legno, il fango, la pietra, la paglia, le pelli animali, le corde di vegetali. L’uomo, tuttavia, ebbe dai tempi anche più antichi, addirittura 30.000 anni fa, la conoscenza di un fenomeno che sarebbe divenuto centrale nelle costruzioni e cioè l’effetto del più elementare fuoco sul più elementare e diffuso dei materiali: la terra. Non a caso questo materiale si è spesso chiamato terracotta e con essa iniziamo a scorrere questa cucina delle costruzioni, dove una quantità di prodotti veniva e viene ottenuta cuocendo sostanze comunissime e diffusissime. Partiamo appunto dalla terracotta. La terra deve essere di un tipo particolare, tuttavia di facilissima reperibilità: l’argilla. Se ne trova scavando quasi ovunque pochi centimetri sotto il suolo o anche in superficie. Non a caso l’argilla è citata dalla Bibbia come fonte della vita umana. Dio modellò Adamo con l’argilla. È infatti uno dei materiali più affascinanti, per la sua facilissima modellabilità e per gli effetti più sod-
disfacenti, grazie al suo indurimento. Proprio questo indurimento, che si scoprì forse casualmente lasciando oggetti in argilla cruda dentro un falò, attribuì all’argilla cotta virtù straordinarie. Assumeva caratteristiche molto interessanti. Innanzitutto, moltiplicava la sua resistenza a pressioni, urti, cadute, mantenendo tali qualità per tempi molto lunghi, quasi eterni. Più malleabile della terracotta non vi era nulla. Era inoltre resistente, impermeabile, per cui poteva contenere liquidi, ed era anche relativamente leggera, certo più della pietra. L’argilla cotta fu usata per creare recipienti, statue, oggetti vari, elementi costruttivi che divennero basilari per l’edilizia, e ancora lo sono: i laterizi. Il loro mondo è sterminato e va dai mattoni ai forati, dai tavelloni alle tegole e ai coppi, dai tubi alle pavimentazioni e alle decorazioni, dai rivestimenti esterni ai rivestimenti di ambienti a contatto con il fuoco, come i forni. Le tavolette d’argilla con scritte incise costituiscono il patrimonio più importante delle civiltà medioorientali, dai sumeri ai babilonesi, cioè i genitori della nostra civiltà. Di terracotta sono gli antichi vasi greci, un patrimonio sterminato dell’intelligenza artistica dell’uomo. In terracotta sono le 6.000 figure del mausoleo imperiale sotterraneo cinese, l’esercito di terracotta, dove pare esistano ancora da scoprire altre 6.000 statue di guerrieri e cavalli. Tutto ciò a partire da un po’ di terra riscaldata e cotta. È davvero sorprendente. Non da meno è la facilità del legno. Si trova ovunque. Basta solo tagliarlo e un po’ rifinirlo e si ottengono, pali, travi di ottima e rara resistenza alla flessione, rivestimenti, pareti, pavimenti, mobili, utensili, sculture, archi e frecce, aste e parti di aratri, coltelli, badili, lance e interi edifici, rivestimento dei tetti compreso. Ricordia-
settembre/ottobre/2022
I materiali tradizionali
mo le scandole. Con il legno si poté costruire di tutto. Pensiamo solo alle navi, basilari nella civiltà umana, ma, restando nel settore fondamentale della civiltà umana, anche ai carri che, con le navi, aprirono l’uomo all’orizzonte immenso e centrale dei trasporti.
Ma ritorniamo alla cottura, a questa interessantissima “gastronomia” delle costruzioni. L’uomo prese confidenza con il fuoco, non solo primitivamente aggiustando i fuochi naturali, intorno ai 125.000 anni fa, cioè circa 80.000 anni dopo la miracolosa, o quantomeno misteriosissima, apparizione dell’Homo sapiens. Da quella iniziale “domesticazione del fuoco” le fiamme furono usate per innumerevoli scopi, primo fra tutti la cottura dei cibi. Ma, come abbiamo visto, già dopo alcune decine di migliaia di anni, il fuoco fu impiegato, per la prima volta, per ottenere dei manufatti. Fu l’inizio di uno splendido cammino tecnologico. Pensiamo al bitume, che pare abbia costituito il primo legante (fango a parte) per costruzioni di già avanzata civiltà, come quella assirobabilonese. Le loro grandi costruzioni, pensiamo alle piramidi a gradoni, le ziggurat, erano costituite da mattoni di argilla non cotta, magari mischiata a paglia, spesso legati fra loro da un collante par-
ticolare e frequente in quei territori: il bitume. Anche il bitume, per essere usato, ha bisogno del fuoco.
Passiamo quindi all’altro immenso capitolo delle costruzioni, antiche e odierne: la pietra. Materiale pregiato per le difficoltà di estrazione e lavorazione, nonostante la facile reperibilità, la pietra fu impiegata per costruzioni di più alto rango rispetto al legno e all’argilla seccata o cotta. E ciò trascurando invece le civiltà mesopotamiche che ne fecero ampio e quasi esclusivo uso. La più antica costruzione in pietra, un probabile tempio, risale agli albori dell’epoca, appunto chiamata della pietra nuova, “Neolitica”, a 9.000 anni fa e siamo sempre nella nostra culla, il Medio Oriente, chiamato anche “Mezzaluna fertile”. Il trionfo della pietra nelle costruzioni si ebbe con la civiltà egizia, che possiamo fare iniziare intorno al quarto millennio a.C.. Esiste qualcosa, al mondo, di più straordinario delle piramidi d’Egitto, altari dell’orgoglio umano, degni di una sfida alla vita e ai cieli?
Non seguiamo la via della pietra, ma, anche qui, vogliamo andare a parare nelle tecniche costruttive che videro la pietra, materiale poverissimo e diffusissimo, aggredito con il fuoco. Già, oltre l’argilla cotta, esiste
anche la pietra cotta, e il risultato fu un materiale fondamentale per le costruzioni: la calce. Per almeno due millenni la calce fu il legante principe nelle costruzioni, per la sua straordinaria capacità di presentarsi, come malta di calce, allo stato fluido, per divenire poi, una volta seccata, dura come la roccia, come dimostra anche la sua formula chimica, che l’assimila totalmente al carbonato di calcio dei marmi. Si può immaginare un materiale più povero, dotato della fantastica caratteristica di poter essere usato come una crema collante e di divenire una roccia?
Furono i romani a fare il passo ulteriore, sempre cuocendo qualcosa di povero e diffusissimo: il miscuglio di pietra e pozzolana. La pozzolana, ancora una volta, è una banale terra, di provenienza vulcanica. Cuocendo insieme pietra e pozzolana i romani ottennero la calce pozzolanica, sostanzialmente il primo cemento, che, per la prima volta nella storia, consentì di avere, non solo resistenze maggiori, ma anche l’indurimento subacqueo. Tutti sappiamo quanto importante sia nelle costruzioni il cemento. Dopo la prima invenzione romana, la conoscenza della calce pozzolanica si disperse, grazie al contributo delle civiltà emergenti, come quelle barbariche. Il miscuglio legante di cal-
ce, pozzolana e sabbia costituì la malta grazie alla quale oggi abbiamo ancora in vita nientemeno che il Pantheon. Ma non finisce qui! Pensiamo al gesso. Anche per questo importantissimo materiale per le costruzioni, ma anche per la scultura e le decorazioni a stucco, è sufficiente cuocere alcune pietre, diverse da quelle per la calce, ma altrettanto facilmente reperibili.
Il capitolo sterminato dei materiali poveri cotti, fondamentali nell’edilizia, continua. Pensiamo ai nostri progenitori, di 5.000 anni fa, che si trovarono, per caso, ad abbrustolire la sabbia che si trovava sul pavimento dei fuochi. Fra la cenere trovarono dei grumi di un materiale curioso, lucido, resistente, spesso trasparente: era il vetro. La capacità di produrre il vetro in forma evoluta, nonché di lavorarlo con abilità artigiana e artistica, risale però ai romani. Quante volte, nelle loro tombe troviamo fialette, ampolle, coppe, vasi in vetro? Naturalmente all’essenziale silicio, presente nella comune sabbia, furono nel tempo aggiunte altre sostanze, che migliorarono le qualità del prodotto, ma sempre siamo nel campo della cucina edilizia, con le sue cotture.
Qui siamo alla sabbia cotta. Che ne sarebbe dell’edilizia, dell’architettura moderna, ma anche gotica, senza il vetro?
Un po’ di sabbia e un po’ di soda cotte…
Il fuoco è anche alla base dell’altro immenso capitolo dell’edilizia: il capitolo del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio e di altri metalli, dal piombo all’ottone, dal bronzo allo stagno e al rame. Nel settore metallurgico il reperimento delle materie prime e le tecniche produttive sono decisamen-
al fuoco. Occorre sottolineare l’importanza della porcellana nella vita domestica e nell’edilizia? Siamo ancora nel campo di una banale terra, il caolino, cotta.
te più complessi, ma sempre al fuoco amico bisogna fare ricorso.
Ritornando invece ai materiali poveri, dallo straordinario successo, incontriamo la ceramica e la porcellana. Anche qui si tratta di materiali poverissimi, però cotti. I rivestimenti decorativi della ceramica erano basati su polveri minerali e anche oggi si basano su sostanze che si fissano grazie
E veniamo al cemento, materiale principe dell’edilizia contemporanea, divenuto centrale negli ultimi 170 anni. Ancora si tratta di cuocere materiali poveri, mescolandoli: argilla, calcare, gesso e altri additivi. Siamo ancora alla cottura di ingredienti poveri. Fu una modesta invenzione, di un muratore, che mise a punto il primo cemento moderno: il Portland, all’inizio dell’Ottocento. Erano 1.500 anni che nessuno sapeva più ricostruire la formula della calce pozzolanica romana. Il cemento, da solo o nella sua formula del calcestruzzo (basta anche qui aggiungere un po’ di banale ghiaia e sabbia) divenne sempre più importante, sino all’esplosione del successo quando, abbinato a barre di acciaio, diede luogo al cemento armato, che ebbe i suoi precursori a metà Ottocento.
La base dei materiali da costruzione resta, da millenni di anni, in poche e povere sostanze naturali: la sabbia, l’argilla, la ghiaia, la pietra, il legno. E su tutte, incombe, come tramite essenziale, il fuoco, per il quale il legno, che ne va esente, però fu per millenni essenziale nella creazione della fiamma.
fuoco è alla base dell’altro immenso capitolo dell’edilizia: il capitolo del ferro, dell’acciaio, dell’alluminio e di altri metalli, dal piombo all’ottone, dal bronzo allo stagno e al rame
imprese
L’intenso secolo di vita della Ziliani F.lli & Figli Spa
di Adriano Baffellia realizzazione nel 2016 dell’opera “The Floating Pears”, sul Lago d’Iseo, si deve in gran parte alla collaborazione garantita sin dalle premesse all’iniziativa del compianto artista Christo Vladimirov Yavachev dall’impresa iseana Ziliani F.lli & Figli Spa. Il ruolo della società guidata con visione e polso sicuro dal geometra Angelo Ziliani si rivelò fondamentale, contribuendo con personale, mezzi e soluzioni tecnologiche a superare le molteplici sfide che il complesso allestimento della straordinaria opera di Land Art ha comportato. Un’iniziativa che s’inserisce tra le molte sfide
raccolte e vinte dall’azienda in oltre cento anni di vita, fra il resto caratterizzati da un quasi certo record: per trenta volte ha trasportato in elicottero la Madonna di Fatima. Ha radici secolari, infatti, la società Ziliani F.lli & Figli Spa: il primo documento certo relativo a un’opera realizzata dalla allora Ziliani Sebastiano risale al 1920, con la costruzione del canale di Ponte San Pietro, in provincia di Bergamo, un’opera che impiegò quasi seicento operai per un periodo di sei anni e l’impiego dell’allora innovativo sistema vagon-drill. Negli anni successivi l’impresa sarebbe stata protagonista di altre significative realizzazioni. Tra queste meritano una citazione: la strada MalegnoBorno, risalente al 1930, splendido percorso conosciuto anche per l’omonima competizione automobilistica, corsa in salita tra le più apprezzate; le scuole e la palestra di Monte Isola, nel 1934; gli stabilimenti dell’allora Mas, oggi Beretta, a Sulzano, intervento del 1940; gli storici e blasonati canteri nautici della Riva a
Sarnico, con le annesse strutture di servizio, realizzati nel 1950; nel 1954, sempre nella cittadina lacustre bergamasca, il cinema di Sarnico; le case popolari dell’Ina Casa a Monte Isola e Sulzano nel corso del 1958. Durante il primo mezzo secolo di vita dell’azienda furono varie le modifiche societarie intervenute, sia nella forma sia nella compagine sociale, ma tutte sempre con la famiglia Ziliani al centro dell’attività aziendale, tanto che nel 1967 le redini della società, allora nelle mani di Pietro, figlio di Sebastiano, iniziarono a passare al diciassettenne Angelo, nipote del fondatore, oggi presidente della Ziliani F.lli & Figli Spa, che vede già presente nel consiglio di amministrazione la nuova generazione, rappresentata dal figlio Alessandro.
Dal 1976, con lo spostamento della sede da Monte Isola a Iseo, la Ziliani ha iniziato un percorso che l’ha portata sempre più a caratterizzarsi nella realizzazione di opere speciali: costruzioni e manutenzioni lacuali, moli, porti, banchine, scogliere, ponti e pontili, introducendo operazioni poco comuni allora come oggi. Tra queste: palancolate, dragaggi, condotte subacquee. Nella provincia di Brescia e forse nell’intera Lombardia, è stata la prima azienda a realizzare palancolate. E per poter affrontare questa tipologia di lavorazioni, nel corso della propria storia, la Ziliani F.lli & Figli s.p.a. ha sempre investito molto nei mezzi e nelle attrezzature di lavoro.
Un aspetto che tuttora è considerato dalla proprietà un fiore all’occhiello della propria struttura operativa.
La Ziliani F.lli & Figli Spa oggi
L’odierna Ziliani F.lli & Figli Spa offre alla propria clientela una gamma di servizi specifici e specialistici, ponendosi come leader di mercato nella realizzazione di opere portuali, lacuali, palancolate (per consolidamento o provvisorie), e dispone di attrezzature all’avanguardia, incluso un elicottero per il trasporto materiali in luoghi disagiati, per la ricognizione dei siti di lavoro e la verifica dei cantieri in corso. “La Ziliani ha sempre creduto nell’organizzazione del lavoro — sostiene il geometra Angelo Ziliani — trasformando l’obbligo dell’acquisizione delle certificazioni in un momento di revisione e conseguente ottimizzazione di tutta l’organizzazione interna, introducendo sistemi informatici innovativi che consentono un costante monitoraggio e una rapida consuntivazione del lavoro eseguito”. Con soddisfazione il patron dell’impresa specializzata iseana afferma di “Non avere mai rifatto un lavoro in sessant’anni di attività!”. Anche sul fronte del personale interno, la società iseana ha sempre prestato e dichiara di continuare a prestare, molta attenzione alla formazione e alla qualifica dei propri dipendenti, tant’è che oggi tutti possiedono il libretto di navigazione per le
Durante il primo mezzo secolo di vita dell’azienda furono varie le modifiche societarie intervenute, sia nella forma sia nella compagine sociale, ma tutte sempre con la famiglia Ziliani al centro dell’attività aziendale
acque interne e sono stati tra i primi a sostenere corsi specifici per la conduzione in sicurezza delle macchine movimento terra, per il conseguimento del patentino per macchine perforatrici di grande diametro e per effettuare i lavori in ambiente lacuale e marittimo. La Ziliani Spa ha ottenuto la certificazione Uni En Iso 9001:2008 nel maggio 2000 e, dal 2001, è stata tra le prime ad ottenere l’attestazione Soa per varie categorie e importi: dalla Categoria OG 01: edifici civili e industriali al livello III e perciò sino a euro 1.033.000 alla Categoria OG 07: opere marittime e lavori di dragaggio al livello IV Bis e perciò fino a euro 3.500.000.
La Ziliani F.lli & Figli Spa è iscritta ed è un socio fondatore dell’Aif, l’Associazione imprese fondazioni.
Clienti
La Ziliani F.lli & Figli Spa ha operato e opera con molti clienti di rilievo nazionale, oltre che con molte realtà istituzionali soprattutto del territorio bresciano ma non solo.
Tra questi si segnalano A2A, per la quale ha realizzato una condotta subacquea; l’Astaldi Spa, con palancole, pali e consolidamenti; Enel Spa, strade, fognature e acquedotti; Ferrovie Nord Milano Esercizio Spa, lavori edili; il Magistrato per il Po, opere fluviali, idrauliche e bonifiche. Ed ancora, opere marittime, lacuali e dragaggi per la Provincia Autonoma di Trento e per Regione Lombardia e sul versante privato per l’austriaca Swarovsky.
L’attività dell’impresa
Le Palancolate. “Un palancolato — spiega il geometra Alessandro Ziliani — è un diaframma realizzato mediante infissione nel terreno di profilati metallici, di sezione generalmente ad U aperta, i cui bordi laterali, detti gargami, sono sagomati in modo da realizzare un’opportuna guida all’infissione del profilato adiacente, disposto in posizione simmetricamente rovesciata. La palancola è uno strumento essenziale oggi per garantire velocità e soprattutto sicurezza nell’esecuzione di opere di consolidamento, scavi profondi, scavi a trincea, sistemi di sostegno provvisori e in tutte quelle situazioni in cui si presenta il rischio di franamento/smottamento”. I vantaggi dell’impiego delle palancole sono: già pronte all’uso, facili da trasportare e movimentare, impiego minino di mezzi e manodopera, lavoro non vincolato alle condizioni atmosferiche, consentono all’impresa una grande riduzione dei tempi di esecuzione ed una maggiore sicurezza nella prevenzione di incidenti e infortuni. La Ziliani F.lli & Figli Spa è in grado di fornire un servizio completo alla propria clientela, incluso: la progettazione, con preventiva prova penetrometrica, l’infissione, l’estrazione e l’eventuale noleggio di lungo periodo o vendita. “Siamo in grado di infiggere palancole tipo Larssen di ultima generazione, di lunghezza a partire da un metro sino ad un massimo di quattordici metri e oltre in caso di palancole a perdere. Quando necessario, la Ziliani Spa è in grado di posare tiranti e puntoni, per incrementare la rigidità della palancolata infissa, e di utilizzare soluzioni specifiche per la riduzione dell’impatto ambientale, come ad esempio palancolate rivestite in legno. L’infissione e l’estrazione avvengono sempre mediate vibroinfissori ad alta frequenza, variabile, di ultima generazione”. Principalmente
le palancole s’impiegano per: armature di contenimento dei terreni (obbligatorie per profondità superiori a 2 mt); massicciate e scarpate; pareti di sostegno e contrafforti; scavi in terra e in acqua; demolizioni; fognature; gallerie, sottopassi stradali e ferroviari; ponti, viadotti; acquedotti, oleodotti, metanodotti, gasdotti; costruzioni portuali e marittime; argini di fiumi e canali, diaframmi; delimitazioni terreni inquinati per bonifiche; discariche di rifiuti civili e industriali; interventi emergenza protezione civile (alluvioni, frane e terremoti).
Pali e palificazioni. Si ricorre alle fondazioni su pali tutte le volte che risulta impossibile adottare le ordinarie fondazioni superficiali: per difetto di capacità portante del terreno affiorante; quando è tecnologicamente impossibile effettuare fondazioni superficiali (strutture offshore, terreni incoerenti soggetti ad elevati gradienti di filtrazione); per incompatibilità dei cedimenti assoluti o differenziali di fondazioni superficiali con il tipo di struttura da fondare; quando è necessario isolare le fondazioni dal terreno superficiale, poiché soggetto ad erosione o ad altri fenomeni che ne modificano periodicamente o saltuariamente
le caratteristiche fisiche. La Ziliani è in grado di infiggere pali in ferro, legno e cls, di diametri fino a 800 mm e lunghezza fino a 30 metri, mediante vibroinfissori ad alta frequenza, sia in terreno che su fondale, da terra o da pontone.
Consolidamenti. In caso di smottamenti, frane e sottomurazioni cedevoli, la Ziliani Spa è specializzata nell’effettuazione di opere di ripristino, rafforzamento e stabilizzazione, sia con la realizzazione di getti ad doc, sia con la preventiva infissione di micropali. Grazie ad un parco mezzi dedicato a questo tipo di operazioni, l’impresa è in grado di operare anche in zone scoscese, lacuali o marine.
Opere marittime, lacuali e dragaggi. La Ziliani F.lli & Figli Spa ha una vasta esperienza nell’esecuzione di opere su acqua, in particolare per la realizzazione di: porti e banchine; ponti e pontili in ferro, ferro-legno, galleggianti; scogliere; lavori subacquei, con impiego di tecnici Ots; demolizioni subacquee; condotte subacquee (realizzazione e posa); sottofondazioni e sottomurazioni; dragaggi; infissione ed estrazione di pali e palancole in ambiente marino/lacuale; manutenzioni di
porti, darsene, scogliere, spiagge; posa di boe e corpi morti; recupero di relitti di imbarcazioni, veicoli, mezzi e strumenti e relative opere di servizio. Per questa attività la Ziliani ha, nel proprio parco mezzi, più pontoni galleggianti, con una portata galleggiante complessiva di trecento tonnellate, facilmente trasportabili da un sito all’altro grazie alla sua costruzione modulare. La principale opera di condotta subacquea è l’attraversamento sub lacuale della tubazione fognaria tra la terra ferma e Monte Isola-Lago d’Iseo, l’isola lacustre più grande d’Europa: lunghezza 900 metri, profondità 98 metri, due tubazioni in pead Pn 20 dal diametro di 250 millimetri.
Opere fluviali, idrauliche e bonifiche. Grazie ad alcune macchine specifiche, piccole e manovrabili, l’impresa Ziliani è in grado di eseguire operazioni di ripristino, pulizia e bonifica del letto e argine di fiumi e torrenti, opere fluviali di difesa, consolidamenti, nonché la realizzazione di nuovi canali, scogliere, briglie. Con l’elicottero aziendale è in grado di eseguire sopralluoghi in zone impervie e di difficile raggiungimento.
Pulizia di acque marine, lacustri e fluviali. La Ziliani Spa è in grado
di eseguire operazioni di pulizia e bonifica di acque marine, lacustri e fluviali, mediante particolari mezzi tecnici speciali, in qualsiasi tipo di acqua. Inoltre, è in grado di effettuare l’attività di smaltimento dei rifiuti raccolti, presso discariche autorizzate, nel rispetto della normativa vigente.
Trasporto su acqua. Per trasporto su acqua si intende tutto quell’insieme di attività, uomini, strumenti e tecniche che consentono il trasporto di persone, mezzi di lavoro e merci per mezzo di pontoni galleggianti. La Ziliani F.lli & Figli Spa grazie al proprio parco mezzi, costituito da più pontoni modulari all’occorrenza assemblabili in un’unica piattaforma, con una portata galleggiante complessiva di 300 tonnellate, è in grado di assicurare la movimentazione conto terzi di: autovetture, camion di trasporto e rimorchi; autobotti, escavatori, e attrezzature in genere; merci e prodotti; servizi di pronto intervento; traino, rimorchio e spinta. Tutti i natanti sono dotati di specifica licenza e prove di stabilità, necessarie per legge. Il parco mezzi utilizzato è tutto di recente costruzione ed il personale impiegato vanta una significativa competenza per la corretta esecuzione di tali operazioni, che richiedono grande esperienza ed attenzione. Quest’ultimo risultato è stato raggiunto anche grazie all’impegno della Ziliani nella promozione di corsi di formazione specialistici.
Opere ambientali. La qualifica del territorio è un tema sempre più di interesse per le amministrazioni locali, ma oggi anche per i privati. L’impresa ha maturato una conoscenza specifica e acquisito le necessarie competenze per le opere di riqualificazione territoriale, con interventi mirati al miglioramento delle condizioni ecologiche, dello stato qualitativo e alla rinaturalizzazione delle aree, in ambito fluviale, lacuale o marino; ad esempio: isole e penisole naturalistiche, con piantumazione; spiagge litorali per la riproduzione di specie ittiche elettive; creazione di habitat abitativi sommersi; posa di pietraie e massicciate sommerse per il rifugio dell’ittiofauna; posa di alberelli, fascine e ceppaie sommersi per la creazione di zone di colonizzazione ittica.
Tutela della risorsa idrica
La siccità e la riduzione delle falde acquifere spingono a una riflessione sulla disponibilità di acqua per i prossimi decenni. I cambiamenti climatici e i prelievi idrici, così come i problemi legati a perdite, al mancato riutilizzo dei reflui e agli scarsi investimenti nella manutenzione e nell’efficientamento della rete di distribuzione, sollevano l’urgenza di tutelare “l’oro blu” in un pianeta che ha “sempre più sete” . L’edilizia, tra i settori più idroesigenti ricopre un ruolo fondamentale per aumentare l’efficienza nell’uso dell’acqua, per incoraggiare il riciclo e il riutilizzo di questa risorsa, nonché per limitarne l’inquinamento.
Efficientare l’idrico con un approccioche guardaalla sostenibilità
Le possibilità d’intervento, il ruolo dell’edilizia e la proposta dei certificati blu
Il caro bollette di questi mesi riflette il generale aumento dei prezzi delle materie prime e dei consumi energetici che grava pesantemente sul portafoglio di famiglie e imprese. Crisi economiche, cambiamenti climatici, tensioni geopolitiche contribuiscono a peggiorare il clima di tensione. Tra le risorse sempre più strategiche e richieste a livello mondiale, ma sempre più difficili da trovare, l’acqua merita una seria e approfondita riflessione. Secondo il “World Population Prospects 2022” delle Nazioni Unite, la popolazione continuerà ad aumentare, arrivando a 8,5 miliardi intorno al 2030 e a 9,7 nel 2050,
portando a un incremento della domanda, a fronte di un costante calo della disponibilità di risorse naturali. Già a metà novembre 2022, si dovrebbero raggiungere gli 8 miliardi, 1 milione in più rispetto al 2010.
Nel rapporto “Acqua e cambiamenti climatici” di UNWater, realtà che coniuga gli sforzi delle entità delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali che lavorano su questioni relative all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, si legge che nell’ultimo secolo il consumo globale di acqua è diventato sei volte maggiore rispetto a un centinaio di anni fa e continua a crescere costantemente a un tasso di circa l’1% annuo (figura 1: dati Aquastat 2010) per via dell’incremento della popolazione, dello sviluppo economico e del cambiamento dei modelli di consumo. Il pianeta avrà quindi sempre più “sete”.
Secondo quanto riportato nel “Libro bianco, valore acqua per l’Italia 2022”, rapporto realizzato da The European House — Ambrosetti, forum internazionale di discussione su temi principalmente economici che si tiene ogni
anno dal 1975, “l’Organizzazione delle Nazioni Unite prevede un’ulteriore crescita nel livello di prelievi idrici per i prossimi anni (figura 2): se nel 1900 venivano prelevati a livello mondiale 0,65 trilioni di m3, oggi sono 4,2 trilioni di m3 (per 6,5 volte rispetto agli inizi del XX secolo) e raggiungeranno i 6 trilioni di m3 nel 2050 (valore decuplicato rispetto agli inizi del XX secolo)”.
Attualmente, il 30% delle acque sotterranee mondiali è in fase di deperimento, con una progressiva diminuzione dell’ 1% della capacità globale di stoccaggio dei bacini idrici legata ad un loro eccessivo sfruttamento, e 2,2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e servizi idrici di base nel mondo. I dati UNWater più recenti stimano che nel 2030 il 40% della popolazione mondiale vivrà in condizioni di stress idrico. Il “World Risk Report”, pubblicazione annuale sui principali rischi globali, ha riconosciuto le crisi idriche tra i pericoli ad alta probabilità e ad alto impatto per la popolazione a livello mondiale. Quest’anno lo stesso report ha sottolineato che, tra i principali rischi percepiti a livello mondiale per i prossimi dieci anni, ci sono tre fattori strettamente correlati a una gestione consapevole e sostenibile della risorsa idrica: il “fallimento di azioni per l’adattamento climatico”, “eventi meteorologici estremi” e la “perdita della biodiversità”.
Figura
0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500 5.000 5.500 6.000
1900-2020 +1,6% (prelievi idrici, CAGR*) +1,9% (popolazione, CAGR*)
trilioni di m3
+0,9% (prelievi idrici, CAGR*) +1,2% (popolazione, CAGR*)
trilioni
“L’
Italia — riporta lo studio The European House — Ambrosetti - è uno dei Paesi più idrovori d’Europa, sia a livello assoluto con oltre 9 miliardi di m3 di acqua prelevata ogni anno per uso civile (1° Paese dell’Unione Europea), sia in termini relativi, con 152 m3 di acqua prelevata per abitante all’anno (2° Paese dell’Unione Europea, dopo la Gre-
cia). A questo si aggiunge una rete infrastrutturale obsoleta e poco efficiente, in tutte le fasi della filiera: ad esempio, il 60% della rete di distribuzione dell’acqua ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni. Tale obsolescenza genera a sua volta crescenti difficoltà gestionali e un’elevata quota di perdite idriche. In Italia, il 47,6% dell’acqua prelevata viene dispersa nella rete o non viene con-
tabilizzata. Questo è dovuto ad un livello di investimenti inadeguato. Anche quest’anno, l’Italia rimane in fondo alla classifica europea con 46 euro per abitante all’anno (figura 3), poco più della metà della media europea (82 euro) e metà degli investimenti francesi (90 euro) e tedeschi (92 euro)”. Se si considera l’evoluzione degli investimenti italiani nel settore negli ultimi anni, emerge comunque
Il terzo settore
Una sullapanoramica situazione italiana
Figura 4. Intensità d’uso dell’acqua per settore man
Estrazione di minerali
Coke, prodotti petroliferi raffinati e prodotti chimici Tessile
Prodotti farmaceutici di base e prep. farmaceutiche
Gomma e materie plastiche
Altri prodotti della lavoraz. di minerali non metalliferi
Carta e prodotti di carta
Prodotti in metallo (esclusi macchinari)
Bevande e prodotti del tabacco
Altre industrie manifatturiere
MEDIA NAZIONALE
Prodotti in legno e sughero (esclusi mobili)
Apparecchiature elettriche
Abbigliamento
Alimentari
Altri mezzi di trasporto
Siderurgia e metalli di base
Macchinari e apparecchiature n.c.a.
Computer e prodotti di elettronica e ottica
Prodotti in pelle
Mobili
Autoveicoli, rimorchi e semi-rimorchi
Riparazione e installazione di macchine
Stampa e riproduzione di supporti registrati
Fonte:
un trend positivo (+47% nel periodo 2012-2019).
Difficoltà nella disponibilità della risorsa idrica possono causare gravi problemi al settore economico, nel quale l’acqua è input produttivo primario di molte attività. Se l’agricoltura continua ad essere il più grande consumatore del cosiddetto “oro blu”, al secondo posto si collocano le industrie manifatturiere. Tra queste si trovano le più idrovore sono le realtà dei comparti gomma e plastica, tessile e abbigliamento, siderurgia, carta, riparazione e manutenzione, legno e mobili, prodotti in metallo e industria alimentare e delle bevande. Secondo i dati presentati nel 2019 dall’Istat sull’utilizzo e qualità della risorsa idrica in Italia, il volume di acqua complessivamente utilizzata come input produttivo dall’industria manifattu-
riera nazionale si stima ammonti a circa 3,79 miliardi di metri cubi nel 2015, con l’esclusione dell’acqua utilizzata per i servizi igienici e il consumo umano all’interno degli stabilimenti produttivi.
Applicando l’indicatore Intensità d’uso dell’acqua (Water Use Intensity Indicator, WUI) nel nostro Paese, nel 2015, sono stati necessari in media 5,9 litri di acqua per ciascun euro di produzione realizzata (figura 4). Le applicazioni da parte delle industrie manifatturiere possono essere le più svariate: per la pulizia, il riscaldamento e raffreddamento; per generare vapore; per trasportare particolati o altre sostanze; come materia prima; come solvente; come parte costituente del prodotto stesso. Sempre secondo l’Istat, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei proces-
si produttivi, “le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile con un uso stimato di circa 195 mila metri cubi, mentre le imprese medie e grandi si servono di specifici sistemi di auto approvvigionamento o utilizzano acqua che proviene da infrastrutture a servizio di nuclei e aree industriali”.
Il terzo settore idrovoro, dopo agricoltura e manifattura, è quello energetico. “La risorsa idrica, infatti, serve per la produzione, la trasmissione e distribuzione di energia elettrica, di gas e per la fornitura di vapore e aria condizionata, ma è anche essenziale — precisa lo studio The European House - Ambrosetti 2022 - per la produzione di energia idroelettrica, che in Italia ha un ruolo fondamentale, incidendo (nel
2020) per il 17,6% sul totale della produzione elettrica nazionale e per il 40,5% sulla produzione rinnovabile”. Secondo l’elaborazione di Ref Ricerche sui dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea): “In termini di quote, il settore agricolo registra oltre il 50% dei prelievi d’acqua, seguito dal Servizio idrico integrato (Sii) che attualmente assorbe circa il 20% della domanda di risorsa idrica. Il prelievo di acqua dai settori manifatturiero e delle costruzioni incide per circa il 10-15% sul fabbisogno idrico nazionale, con un peso di poco inferiore a quello dalla produzione di energia. Ad oggi, dunque, circa il 75% dei consumi di acqua in Italia è esterno al perimetro del servizio idrico integrato e della regolazione Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente)”.
nella disponibilità della risorsa idrica possono causare gravi problemi al settore economico, nel quale l’acqua è input produttivo primario di molte attività
il ruolo dell’edilizia per la salvaguardiadella risorsa idrica
Il settore industriale e quello minerario hanno un grande potenziale per aumentare l’efficienza nell’uso dell’acqua, per incoraggiare il riciclo e il riutilizzo di questa risorsa, nonché per limitarne l’inquinamento. In questo contesto, anche l’edilizia può giocare un ruolo fondamentale, contribuendo preventivamente alla salvaguardia e ad una gestione più efficiente dell’acqua. Il settore è infatti tra i più idroesigenti, sia nella fase di costruzione degli edifici sia in quella successiva, che riguarda il loro utilizzo.
Da un lato si può intervenire continuando a promuovere comportamenti virtuosi di risparmio della risorsa idrica verso chi abita ciascun immobile, dall’altro si sono introdotti gradualmente tecniche e dispositivi per ridurre il consumo di acqua potabile e favorire il riutilizzo per usi compatibili di acque meno pregiate. Tre sono i possibili aspetti su cui intervenire: tutelare l’acqua potabile prima del suo utilizzo; riscoprire l’acqua piovana o meteorica, non adatta al consumo umano, per eseguire alcune lavorazioni garantendo un risparmio in termini idrici e ambientali; e gestire appropriatamente i reflui o acque di scarico alla fine del ciclo antropico. Ogni azione sviluppata deve essere indirizzata non solo al risparmio nell’utilizzo della risorsa acqua negli usi interni ed esterni di un edificio, ma anche alla qualità dell’acqua attraverso i sistemi di trattamento previsti per le acque grigie, di scarico e alla protezione della risorsa idrica dagli impatti associati alle diverse fasi del ciclo di vita dell’edificio. A fianco degli accorgimenti che possono essere preziosi per la riduzione dell’uso di acqua in fase di produzione di materiali e componenti e a quelli finalizzati alla rimozione delle sostanze contaminanti per il recupero e riutilizzo delle acque reflue, si sottolinea l’importanza della previsione dei consumi d’acqua nella fase di progettazione dei sistemi idrici sulla base del reale fabbisogno degli utenti e della valutazione degli impatti ambientali con riferimento all’intero ciclo di vita di un prodotto (metodo Lca) o di un servizio per favorire costruzione più sostenibili.
Con l’avanzare della crisi energetico-ambientale che minaccia l’intero pianeta, stanno prendendo sempre più piede gli smart building, edifici che integrano strumenti digitali per gestire efficacemente e senza sprechi le risorse idriche. Alcune soluzioni intelligenti si trovano nell’adozione di “Smart Water Meter”, sistemi di monitoraggio, telelettura e telegestione in tempo reale dei dati di consumo dell’acqua, nei sensori IoT, che segnalano eventuali anomalie, perdite e guasti nei sistemi idrici, permettendo di intervenire con tempestività, ma anche nell’intelligenza artificiale e nell’analisi dei big data. Gli smart building indicano così il futuro delle costruzioni, orientato all’implementazione di software e hardware che consentono di ridurre i consumi, garantendo comunque comfort di alto livello al variare delle condizioni e amministrare flussi di energia e informazioni.
Cam e risorsa idrica
Il risparmio della risorsa idrica è un tema posto anche all’interno dei Criteri ambientali minimi, l’insieme di requisiti ambientali definiti dal Ministero dell’Ambiente e inseriti nei bandi per gare d’appalto. Un obbligo che riduce gli impatti ambientali e promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili. Le amministrazioni pubbliche diventano quindi protagoniste nel sollecitare un approccio più attento alla progettazione dei sistemi idrici a servizio degli edifici. I criteri da rispettare (DM 11 ottobre 2017) per i gruppi di edificio sono: la riduzione del consumo di suolo e il mantenimento della permeabilità dei suoli; la riduzione dell’impatto sul sistema idrografico superficiale e sotterraneo; la realizzazione di una rete separata per la raccolta, depurazione e riuso delle acque meteoriche e la previsione di impianti di irrigazione delle aree a verde pubblico. Le specifiche tecniche per il singolo edificio indicano per il risparmio idrico la raccolta delle acque piovane per l’irrigazione e per gli scarichi sanitari, l’impiego di sistemi di riduzione di flusso, controllo di portata, controllo della temperatura dell’acqua, di apparecchi sanitari con cassette a doppio scarico e, per gli edifici non residenziali, di un sistema di monitoraggio dei consumi idrici. Infine, per i componenti edilizi, si puntualizza l’installazione di impianti idrici sanitari con contabilizzazione del consumo di acqua per ogni unità immobiliare.
Sostenibilità di un edificio e Water footprint con il metodo Lca
Il Life cycle assessment (Lca) è una metodologia utilizzata per identificare il potenziale impatto ambientale di un prodotto, di un processo o di un’attività durante tutto il suo ciclo di vita. Questa analisi permette di calcolare la “Water footprint” o impronta idrica (norma Iso 14046), un indicatore che quantifica i volumi di acqua usata per produrre i servizi e i beni utilizzati da un individuo (o comunità) o prodotti da un’azienda. Si tratta di uno strumento, oggi poco diffuso, che guida le imprese verso la sostenibilità della gestione delle risorse idriche, sulla scia di altri strumenti di gestione ambientale come l’Environmental product declaration (Epd), la Carbon footprint e la Product environmental footprint, che costituiscono alto valore aggiunto per le imprese e le pubbliche amministrazioni.
In edilizia, la metodologia Lca può essere applicata a diverse scale: il prodotto edilizio, la soluzione costruttiva, l’edificio, il quartiere e la città.
focus tutela della risorsa idrica
certificati
Secondo quanto indicato dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia lo spreco di acqua interessa marginalmente il mondo produttivo e industriale, che registra un impatto trascurabile del costo dell’idrico sul proprio conto economico. Per questo motivo non è stimolato a fare investimenti per ridurne il consumo, anche quando è consistente.
“Una policy incentivante per i risparmi d’acqua – suggerisce lo stesso Energy&Strategy Group – potrebbe portare a una spinta nello sviluppo di soluzioni di riuso e riciclo della risorsa e a una modifica culturale nell’approccio degli stakeholders al tema dell’acqua, accrescendo la sensibilità sia degli utilizzatori civili sia delle imprese. A fronte del modesto costo di questa risorsa, perché ci sia una reale convenienza nell’investire in innovazione tecnologica occorre però che gli incentivi siano cospicui, e questo è possibile solo con una reale presa di coscienza collettiva dell’importanza del risparmio idrico” . I tempi di ritorno dell’investimento, troppo lunghi a causa ancora una volta del basso prezzo dell’acqua, e il livello della qualità da rispettare sono infatti indicate come le principali barriere che hanno dissuaso le aziende dall’adottare nel tempo soluzioni
per il riuso e riutilizzo dell’acqua. Nel 2019 il “Water Management Report” redatto dalla stessa realtà ha proposto di adottare “Certificati blu” come meccanismo di incentivazione, analogo ai titoli di efficienza energetica, conosciuti anche come “Certificati bianchi” . Questi stimolerebbero gli investimenti verso soluzioni tecnologiche di risparmio, riuso e riutilizzo dell’acqua. Per razionalizzare i consumi in tempi in cui la siccità e i pericoli della riduzione delle falde acquifere gravano anche sulla sfera economica, quello che serve è un meccanismo di premio al risparmio idrico e incentivo agli investimenti per l’uso ottimale dell’acqua. Il sistema avrebbe il doppio vantaggio di spingere le imprese ad adottare tecnologie meno water-consuming e finanziare le iniziative di riutilizzo, prestabilendo obiettivi di minor consumo dell’acqua utilizzata nel processo produttivo. Un position paper di Ref Ricerche propone di creare un mercato specifico per il risparmio idrico partendo dall’individuazione di obiettivi vincolanti di riduzione del consumo d’acqua e dei relativi soggetti obbligati, ovvero il perimetro delle imprese tenute a realizzare l’efficientamento richiesto e a sostenerne i relativi costi. “Un Certificato blu andrebbe a riconoscere il risparmio nell’uso finale di acqua, premiando le imprese con un certificato per ogni litro di acqua non usata. Questo risparmio potrà essere correlato a interventi quali innovazioni di prodotto o di processo che permettano di ridurre il consumo di acqua come input produttivo” sostiene l’istituto di ricerca. “Gli obiettivi dovranno incentivare al risparmio senza pregiudicare la continuità aziendale. Potrebbero dunque essere correlati al settore industriale di appartenenza, stabilendo valoriobiettivo sia per la singola impresa sia per il settore nel suo complesso. Le imprese non facenti parte dei settori obbligati potrebbero comunque aderire volontariamente al meccanismo, laddove rinvengano un vantaggio economico nel vedere riconosciuti dallo strumento di mercato gli investimenti effettuati per ridurre il proprio consumo idrico”
La proposta di Ref Ricerche indica il Gestore dei servizi energetici (Gse), nella
prospettiva allargata di gestore dei servizi ambientali, per la gestione del meccanismo dei Certificati blu. In questo senso, il medesimo meccanismo adottato per i titoli di efficienza energetica potrebbe essere applicato creando un segmento dedicato ai Certificati blu. In merito al prezzo, l’istituto suggerisce di stabilire un valore in grado di rendere conveniente per i soggetti obbligati la preferenza per l’intervento di risparmio idrico piuttosto che l’acquisto. Un possibile ostacolo all’implementazione dei Certificati blu potrebbe essere però legato alla difficoltà dei soggetti coinvolti a individuare gli interventi più efficaci per il risparmio idrico.
Nel campo dell’efficienza energetica, questo tipo di servizio integrato è offerto dalle Energy service companies (Esco). Secondo il position paper di Ref Ricerche “esistono soggetti equiparabili alle Esco che potrebbero favorire gli interventi in risparmio idrico e che prendono il nome di Water serving services companies (Wssco). Questi si occupano di raccogliere capitale per i progetti di efficientamento idrico promossi da clienti che necessitano di ridurre i propri consumi di acqua, con cui sottoscrivono un contratto del tipo Water saving managment contracts (Wsmc) nel quale intervengono: l’utilizzatore finale, le Wssco e l’operatore finanziario” . Come per le Esco, anche le Wssco si assumono, dal punto di vista finanziario, oneri e rischi dell’intervento, fornendo il finanziamento necessario alla sua realizzazione anche tramite l’accesso al mercato del credito. “Dal punto di vista operativo, –precisa l’istituto – garantiscono al cliente l’integrazione nell’assetto produttivo di tecnologie avanzate di efficienza idrica così come l’implementazione di buone pratiche per ridurre l’uso di acqua come input produttivo” . Un esempio già sperimentato e studiato di questa tipologia di soggetti, sottolineano gli autori del paper, è presente in Cina, dove un terzo del Paese è affetto da situazioni di elevato stress idrico, rendendo necessario un intervento normativo di riduzione dei prelievi di acqua.
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parato stringe all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili,Albo diDttiCilitidliEtiCContabili,
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unapartnershipconAnceBresciaperaiutange una partnership con Ance Brescia per aiutare,
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pg contrattittidiappaltoaventiadoggettointerventiass di appalto aventi ad oggetto interventi associcontratti associati
accettarevolazioniedilizie(Superbonus110%peralle agevolazioni edilizie (Superbonus 110% per
efficientamentontamentoenergeticoeinterventiantisismici energetico e interventi antisismici,
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fiancaleImpresecurandogliaspettifiscalilegaNK affianca le Imprese curando gli aspetti fiscali, legali e interventi di riqualificazione energetica al 50-65%). rventidiriqualificazioneenergeticaal50-65%) al 60% %al6recuperoerodelpatrimonioal50%bonusfacciate del patrimonio al 50%, bonus facciate
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nfatti nziaridell’interaoperazionepartendodall’analise finanziari dell’intera operazione, partendo dall’analisi
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radi dell’interventoterventofinoallapraticadicessionedelcredito fino alla pratica di cessione del credito, il tutto
perassisterleinogniproble per assisterle in ogni problemat procedurediottenigradi le procedure di ottenimen essealserviziodelinfatti messe al servizio delle Im utte le competenze integrate dTu competenzeintegrT
la documentazione sulla piattaf er ettacollaborazioneconitecniciincaricatidelpro instrettacollaborazioneconitecniciincaricatidelprogetto
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chepotrebbeemertica che potrebbe emergere delbeneficiofiscalento del beneficio fiscale e mpresesepergovernarea per governare a 360 della nostra Società sono
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in stretta collaborazione con i tecnici incaricati del progetto. un
elle unico co soggetto di gettodiriferimentriferimento
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nelle varie fasi dellintervent siproponeinfatticomNK si propone infatti come
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elezioni politiche 2022
La Legge sulla riqualificazione urbana
Ance Brescia evidenzia la necessità di definire la Legge sulla riqualificazione urbana, considerando che dopo più di tre anni di lavoro, con la condivisione di tutte le forze politiche, sono state trovate anche le risorse economiche a copertura del provvedimento (circa 1,3 miliardi), alla soglia dell’approvazione in Senato,
la caduta del Governo Draghi ha di fatto bloccato tutto e con il nuovo parlamento si dovrà ricominciare da capo. “È un provvedimento essenziale per le nostre città – afferma Deldossi – che necessitano di rigenerazione, perché mette mano ad alcuni passaggi sulla sburocratizzazione delle procedure, già richieste nel
documento presentato. Promuove forme di partenariato pubblico –privato senza le quali non è possibile avviare interventi. Rappresenta la cornice normativa all’interno della quale si può dare attuazione ad una politica ambientale seria – fit for 55 –consentendo l’ammodernamento dello stock edilizio vetusto
Il nuovo governo ascolti le ragioni delle imprese
di Adriano BaffelliMentre chiudiamo in redazione questo numero della rivista si aprono le discussioni e le riflessioni sui risultati elettorali, pressoché definitivi. Le urne del 25 settembre ci hanno restituito uno scenario in parte previsto, sia pure caratterizzato da alcune sorprese. Il centrodestra conferma le previsioni e vince con margini che consentono una maggioranza sia alla Camera sia al Senato e salvo imprevisti, il 44% dei consensi dovrebbe agevolmente consentirgli di formare un governo presieduto da Giorgia Meloni. Il Movimento Cinque Stelle, pur dimezzando i voti del 2018, grazie alla forte affermazione nel Sud — vista da più di un commentatore come la conferma dell’effetto cliente-
lare del reddito di cittadinanza — segna un risultato insperato guardando ai sondaggi di luglio, superando il 15%. Non ha, invece, superato la barriera del dieci per cento Azione — Italia Viva, che sfiora l’8 per cento. Risultato che costringe la formazione ribattezzata “Terzo polo” a guardare ad orizzonti politici di lunga prospettiva, che dipenderanno anche dalla tenuta o no del centrodestra a trazione Meloni. L’alleanza conservatrice potrebbe, anche se vero è che il potere logora chi non l’ha, pagare nel medio periodo il fatto che a fronte del consistente successo di Fratelli d’Italia, passato dal 4% del 2018 al 26 di questa tornata elettorale, si sia dimezzato il consenso verso la Lega per Salvini Premier, così come abbia perso
molto anche Forza Italia (-6% dal 2018), appaiate poco sopra l’8%. La situazione di acuita disparità tra le tre forze maggiori della coalizione FdI, Lega e FI, aiuterà la formazione di un governo, senza troppi contrasti nella scelta dei ministri e sottosegretari e soprattutto saprà garantire un esecutivo stabile? Oppure la disparità regalata dalle urne, al di là di possibili cambi di segreteria nella Lega e di malumori nella creatura di Silvio Berlusconi, diverrà un tarlo capace di minare sino alle conseguenze estreme l’albero del centrodestra, ora in ottimo vigore guardando al risultato globale delle sue fronde senza esaminare i singoli rami? Quali saranno le priorità, cessati i fragori e le promesse da paese dei balocchi della campagna elettorale? Autonomia territoriale, quindi federalismo piuttosto che presidenzialismo, politiche economiche e fiscali con ricette molto diverse tra i tre partiti. Lo stesso dicasi per gli interventi a supporto di imprese e famiglie in tema dei folli rincari energetici, da effettuare con o senza scostamento di bilancio. Per non parlare del posizionamento internazionale dell’Italia e del tipo di rapporto con l’Europa che prevarrà. La legge di Stabilità rappresenterà a breve il primo severo banco di prova per la coalizione vincente. Ma altri temi, come le scelte previdenziali, salvo si decida di prorogare gli strumenti in scadenza a fine anno come Quota 102 e Opzione, di particolare rilevanza e di grande impatto sulla vita sociale ma an-
Nei giorni precedenti alle elezioni del 25 settembre, sul palco dell'auditorium Ance Brescia si sono confrontati i candidati delle varie forze politiche
Dopo il voto la politica ricordi il ruolo dei costruttori Edilizia motore economico e sociale
responsabile del 30% delle emissioni e del 40% dei consumi energetici. Ed ancora, è un provvedimento necessario per la nostra economia perché l’edilizia genera effetti leva notevoli (1 euro in edilizia ne genera 3,5 nell’economia).
Garantirebbe un assetto stabile per i prossimi 15 anni entro cui avviare politiche urbane e territoriali. Interviene regolando, semplificando e
chiarendo un mercato che rappresenta circa il 60% del settore edile (ossia circa 13 punti del Pil, considerando l’indotto)” . Altro tema sottoposto dai Costruttori di Ance Brescia alla politica e al futuro governo è quello della riforma del Codice dei Lavori pubblici, per la quale è approvata la legge delega, ora in attesa della norma. Per il presidente Deldossi, “La storia
ci insegna che quando si riformano le regole del mercato dei lavori pubblici, si assiste ad un blocco di circa 12 mesi delle procedure di aggiudicazione. Non possiamo permettercelo, le conseguenze sono il blocco del Pnrr, l’annullamento dell’effetto anticiclico dell’edilizia in un contesto economico segnato da forti criticità. La non realizzazione di opere necessarie per il
paese come scuole e strade. Per ottenere il risultato servono il dialogo preventivo del governo con le imprese, per definire obiettivi e percorsi: il confronto sui testi, diciamo no a pacchetti preconfezionati; la valorizzazione del confronto imprese/politica” .
che sui conti pubblici, non rendono semplice il percorso del prossimo governo. A sinistra il Pd si mantiene al 19% senza entusiasmare e senza superare quel 20% che forse avrebbe dato alcune garanzie al segretario uscente di rimanere in sella. Buono il risultato globale del partito di Conte, mentre la Sinistra Italiana con i verdi superano di solo mezzo punta la soglia del tre per cento. Staremo a vedere se daranno vita ad opposizioni separate nei toni e nei modi, oppure se la sconfitta possa risultare un minimo comun denominatore per ritrovare una sintesi politica se non unitaria, almeno improntata a un maggiore dialogo.
Nel frattempo, qualunque sia il governo che si costituirà, Ance Brescia ha chiari alcuni punti. Gli stessi emersi nel ciclo di confronto con le varie forze politiche e i loro candidati che hanno aderito all’invito dell’associazione dal titolo “Conoscere per decidere”, organizzati non solo nella prospettiva del voto 25 settembre ma anche e soprattutto per delineare un percorso di confronto e collaborazione con tutti gli esponenti politici espressione del territorio, eletti alla Camera e al Senato per la nuova legislatura. Lo stesso dicasi per i segretari e i vertici bresciani dei partiti politici. I punti sui quali Ance Brescia intende confrontarsi, non superficialmente o di maniera, ma con l’obiettivo di contribuire ad ottenere positivi risultati per le imprese, la collettività e il territorio bre-
sciano, in buona parte sono stati condivisi anche con altre tredici organizzazioni imprenditoriali e sottoposti a tutte le forze politiche. Così come ampia condivisione su temi specifici per il settore c’è con Ance nazionale. “Tra questi — sostiene Massimo Deldossi, presidente Ance Brescia e vicepresidente di Ance con delega all’Innovazione — figura tra i primi per la sua rilevanza e grande urgenza, il tema dello sblocco della cessione dei crediti, necessario uscire dalla situazione di stallo attuale e per il quale è necessario tempestivamente risolvere i problemi: della responsabilità solidale con gli istituti di credito; quello legato al fatto non si tratti di un provvedimento legislativo ma originato da un’interpretazione dell’Agenzia delle Entrate. Si deve intervenire con precisione e urgenza per evitare il rischio del fallimento di molte imprese che hanno agito rispettando le regole del gioco. In tema di Superbonus — continua Deldossi — di certo il meccanismo è da rivedere ricordandoci, però, che nasce non per favorire un settore, quello edilizio, ma con almeno due altri obiettivi di enorme rilevanza: garantire il raggiungimento, da qui al 2030, dei cogenti obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo, in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, incremento della quota delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica; sostenere l’economia del paese, senza ricorrere a incentivi alle imprese”.
In merito alle frodi, collegate al provvedimento, il leader dei costruttori ricorda come le stesse abbiano interessato i bonus diversi dal 110%, anche per inefficienze della pubblica amministrazione delle quali i delinquenti hanno approfittato: “Non è possibile — dice l’ingegner Deldossi — che nessuno si sia accorto che si chiedevano bonus per immobili inesistenti, per cantieri in comuni soppressi dal 1950, per cantieri mai aperti.
Come Ance avevamo proposta sin dall’inizio dell’iter legislativo la qualificazione delle imprese, un sistema di controlli sia in fase di accesso al beneficio sia in fase di esecuzione; regole chiare e definite sin da subito, non modificate in corsa; portare a termine le scadenze già fissate, risolvendo i problemi che si sono manifestati”.
Per l’assetto futuro la proposta alla politica e ai tecnici del ministero, queste le proposte: mantenere percentuali crescenti in base all’efficacia degli interventi eseguiti dal punto di vista energetico o statico; introdurre un meccanismo proporzionale dell’aliquota di agevolazione con il valore delle aree su cui è posto l’edificio, questo permette agli edifici posti nelle valli o zone non turistiche di avere ancora una possibilità di rigenerazione e così avere un presidio nel territorio stesso; un trattamento fiscale più favorevole, riservato al patrimonio edilizio pubblico, come ad esempio quello dell’Aler, rispetto a quello privato.
il futuro dell’edilizia
Quale eredità?
Angelo Luigi Camillo Ciribini Università degli Studi di BresciaIl cosiddetto Superbonus 110%, che ha goduto, negli ultimi anni, di una vasta popolarità e che, addirittura, ha avuto, almeno nominalmente un ruolo preminente sia nelle motivazioni relative alla crisi del Governo Draghi sia nel dibattito relativo alla crescita del Prodotto interno lordo (Pil), appare attualmente quale fonte di notevoli preoccupazioni sul futuro del settore delle costruzioni e sulla sorte di molti proprietari immobiliari.
Per certi versi, dunque, se fossimo nell’ambito della storia contemporanea, dovremmo invitare alla prudenza nei confronti di un evento la cui storicizzazione appare prematura, in quanto non sussisterebbe la necessaria distanza temporale.
Il punto, tuttavia, è che non ci possa esimere dall’interrogarsi, almeno sotto il profilo della digitalizzazione, sui lasciti che la misura possa lasciare. Per prima cosa, occorre affermare che, in vista della rigenerazione urbana, la principale eredità del Superbonus 110% sia stata assolutamente mancata: vale a dire, la possibilità di infra-strutturare reti inter-professionali e inter-imprenditoriali eterogenee e integrate. La ragione per cui tale obiettivo non sia stato raggiunto è data dal fatto che tali tipologie di operatori siano intervenute nei processi inerenti al Superbonus 110%, e alle altre misure correlate, in stretta sequenza, senza che vi fosse una vera e propria sinergia, che permettesse di generare gerghi e prassi realmente condivise, gerghi e prassi allo stato odierno difficilmente traducibili e inter-operabili. Non a caso, nonostante la presenza di diverse piattaforme digitali, tra cui quella della Agenzia delle Entrate, quella dell’Enea e, infine, quelle delle società di consulenza che hanno affiancato i cessionari attivi nel mondo assicurativo e bancario, è risultato assente un ecosistema digitale che mettesse in relazione e a sistema questa molteplicità di attori e ne favorisse il
dialogo con il mondo finanziario, nella prospettiva, appunto, ben più impegnativa dei singoli interventi abilitati dal Superbonus 110%, della rigenerazione urbana.
Non per nulla, ancora una volta, la gestione informativa, supportata dalla modellazione informativa, ciò che appelliamo sinteticamente, in maniera riduttiva, come Bim (ovvero come Building information modeling) non abbia brillato per frequentazione, nemmeno in termini meramente strumentali. Se, tuttavia, il Superbonus 110% si è contraddistinto per il forte carattere analogico, tradizionale e tradizionalista, entro cui sono accadute tutte le ben note vicissitudini, è altresì vero che sia in atto, almeno entro certi segmenti del mercato professionale e, parzialmente, imprenditoriale, una forte normalizzazione dei processi digitali e digitalizzati, che tende a banalizzare i processi e a semplificare gli strumenti o, almeno, a renderne autoreferenziale persino l’uso più avanzato.
A fronte, perciò, di una sostanziale convergenza, nel senso del riduzionismo dei risultati e del conservatorismo degli assetti, tra approcci analogici e approcci digitali nel settore della costruzione e dell’im-
mobiliare, si pone un interrogativo cruciale attinente alla potenzialità di una digitalizzazione declinata in termini di circolarità, di de-carbonizzazione, di sostenibilità, di riconfigurazione del comparto e delle corrispondenti catene di fornitura, oggi così sollecitate non solo dal punto di vista, critico, della logistica.
Sotto questo profilo, la rigenerazione urbana, specialmente nei tratti dei modelli organizzativi, finanziari e contrattuali di tipo partenariale, implicherebbe, da un lato, un’adesione convinta, anche se forzata dagli istituti finanziari, a loro volta costretti dalla regolamentazione comunitaria, alla compliance, agli Esg (Environmental social governance) criteria, da parte delle filiere del settore della costruzione e dell’immobiliare e, da un altro canto, a una ricomposizione delle logiche e delle identità delle categorie professionali e imprenditoriali, al proprio interno non necessariamente coese.
In materia, il Superbonus 110% ha mostrato, ad esempio, in taluni casi, a una differenziazione delle remunerazioni tra le professioni, tecniche o meno, nonché a conflitti e a contrapposizioni all’interno del versante dei produttori, dei rivenditori e dei costruttori e impiantisti.
Questa constatazione potrebbe sembrare paradossale, allorché si potrebbe facilmente immaginare che il legato principale del Superbonus 110% possa consistere nella variegata e ampia gamma del contenzioso, ma l’eredità di cui si accenna riguarda l’interiorizzazione della cultura del dato, ben oltre del cosiddetto Bim, che consenta di riconfigurare implicitamente alcune questioni sensibili: da quella della dimensione degli operatori a quella della loro integrazione, questioni impraticabili se poste esplicitamente.
Sarà credibile un anelito di questa natura?
Di primo acchito, la risposta non potrebbe che essere negativa, ma il delicato equilibrio tra una crisi recessiva incombente per il settore, a seguito del Superbonus 110% e non solo, e le straordinarie potenzialità della rigenerazione urbana, e della sostituzione edilizia, ne imporrebbero la discussione.
Ritorna, a questo proposito, il tema originario di queste breve riflessioni, vale a dire la mancata integrazione e ri-composizione (digitalmente supportate?) degli attori, che si accompagna alla constatazione che la rigenerazione urbana, ancor prima dei tratti giuridico-amministrativi ed economico-finanziari, che spiegano la necessità di parlare sempre più di Legal4Bim e di Finance4Bim, si incentra sulla ri-generazione sociale e sulla possibilità che i cespiti immobiliari veicolino i servizi alla persona e alla immaterialità, generatori della maggiore marginalità.
Il Superbonus 110% ha mostrato, in taluni casi, a una differenziazione delle remunerazioni tra le professioni, tecniche o meno, nonché a conflitti e a contrapposizioni all’interno del versante dei produttori, dei rivenditori e dei costruttori e impiantisti
capitale della cultura
percorso dalle
Settima tappa: In cammino tra le due città
di Adriano BaffelliIl
Ride Italy
sostenuto
e provinciali di Bergamo e Brescia
nche un cammino di oltre centotrenta chilometri, percorribili seguendo itinerari di arte e cultura suddivisi in varie tappe, segnerà l’anno della Capitale della Cultura condivisa tra Brescia e Bergamo. Il primo auspicio del vostro cronista è che il 2023 sia un anno intenso, di rodaggio e di grande prova ma che la frequentazione del suggestivo percorso non si esaurisca nei dodici mesi vissuti all’insegna del privilegio di essere all’apice delle attenzioni culturali nazionali. La valenza del progetto dovrebbe, infatti, risiedere anche nella capacità di rendere conosciuto e attrattivo il percorso lungo il tempo, richiamando anno dopo anno frequentatori entusiasti. Invogliando anche che queste belle terre le abita a riscoprirle mantenendo l’abitudine di visitare i territori limitrofi e di percorrerli camminando, meditando e immergendosi nella bellezza di ambienti naturali e di borghi disegnati dall’uomo. “Il cammino Brescia-Bergamo è un percorso escursionistico, ideato dall’associazione Slow Ride Italy e sostenuto dalle amministrazioni comunali e provinciali di Bergamo e Brescia — comunica la Loggia — che unisce le due città attraverso il territorio delle due provincie, creando una nuova realtà in grado di rappresentare e valorizzare l’identità culturale e il patrimonio culturale che possiedono. Il progetto si pone tra gli obiettivi: incrementare la proposta di fruizione turistica sostenibile del territorio bresciano e bergamasco; rafforzare
alle
I primi passi sul percorso del Cammino entro l’estate 2023
L’inaugurazione del Cammino è prevista entro la prima metà del 2023. I promotori sono ancora al lavoro per definire accordi e collaborazioni con varie realtà, quali ad esempio l’associazione Millemonti di guide di media montagna, e i comuni coinvolti, ognuno dei quali potrà, anche in autonomia rispetto al progetto del Cammino culturale, allestire propri eventi. Al di là di nuovi potenziali partner, sono già attive numerose realtà a corollario e a supporto dell’iniziativa che abbina l’antica pratica del camminare con l’approfondimento culturale dei due territori provinciali interessati, ad iniziare dalle due città protagoniste, Brescia e Bergamo. Con loro anche trentaquattro municipalità, ventuno sul versante orobico e 13
bresciane, direttamente interessate dal percorso fisico e metaforico. Coinvolti anche i parchi regionali Oglio Nord e Colli di Bergamo, ai quali si aggiunge il parco delle Colline di Brescia. E ancora, due siti Unesco: Mura venete di Bergamo città fortificata e l’area monumentale con il complesso monastico di San Salvatore – Santa Giulia e l’area archeologica del Capitolium a Brescia, inseriti nel contesto “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il Cammino della cultura attraversa la riserva regionale delle Torbiere del Sebino, le aree vitivinicole della Franciacorta, della Valcalepio e delle Terre del Vescovado e due Strade del vino. Il percorso culturale s’intreccia con altri significativi e conosciuti tracciati: l’antica Via Valeriana, il Sentiero 3V, il Cammino di Santa Giulia, il Sentiero Verde dell’Oglio, la Via Mercatorum e l’Alta via delle Grazie.
l’identità locale del territorio interessato, risvegliando e consolidando il senso di appartenenza delle comunità, indebolita dai locali fenomeni di consumo del suolo e urbanizzazione e dai generali effetti dei processi di globalizzazione; valorizzare maggiormente il patrimonio culturale e naturalistico del territorio e dei Comuni che uniscono Brescia e Bergamo; estendere la durata media attuale dei soggiorni e di spalmarli su un territorio più esteso; alimentare il processo condiviso di gestione ambientalmente sostenibile del territorio tra Brescia e Bergamo; aumentare una percezione green del territorio bresciano e bergamasco, ed ancora, intercettare nuovi target di visitatori oggi non del tutto coltivati”. Il Cammino BresciaBergamo, all’insegna di natura, arte, storia, persone, si deve alla capacità progettuale e al lavoro intellettuale e scientifico dei protagonisti dell’iniziativa: Alessio Guitti, Ilaria Bignotti, Alessia Marsigalia e Luca Guarneri dell’Associazione Slow Ride Italy. Nella sintesi dello stesso i promotori parla-
no di “Città simili con identità differenti e peculiarità uniche. Conosciute per la caparbietà e l’impegno dell’uomo, per il lavoro e le aziende, che le hanno rese celebri e ricche ma anche condannate ad un immaginario collettivo legato solo all’industrializzazione e alle conseguenze ambientali che ne sono derivate, le città di Bergamo e Brescia rappresentano altro: vantano province di incredibile bellezza, scorci conosciuti, ma anche sconosciuti. Province limitrofe che condividono natura e cultura, confini segnati da colline, montagne e lago, che le rendono unite nella loro diversità”. Non manca il richiamo all’emergenza sanitaria, in questi due territori declinata all’insegna della tragedia, rappresentata dal Covid-19. Il dolore e lo sconforto di quei terribili mesi diventano propulsori per una profonda voglia di rinascita. Per Slow Ride Italy l’occasione di essere Capitale della Cultura nel 2023 contribuisce a valorizzare le due città anche da un punto di vista turistico, “Vivendole in modo lento e immersivo”. Premessa dalla quale ha preso forma l’idea di organizzare e promuovere un Cammino tra la natura, “Che vuole evitare quasi completamente l’asfalto e che sia una vera e propria unione non solo tra le due città, ma anche arteria con la quale valorizzare le innumerevoli vie escursionistiche e i percorsi esistenti che Brescia e Bergamo già possiedono.
Un’esperienza lontana dalle logiche del mero profitto e del consumo fine a se stesso, in bilico sulle colline che dividono e uniscono le due città: una ‘performance’ individuale, un viaggio ‘spirituale’ dove la natura circostante e salvaguardata, fatta di boschi, laghi e fiumi rappresenta ciò a cui aspirare sempre senza perdere di vista quel che nel tempo è stato contaminato, ma che può essere riqualificato”.
appalti
Transizione digitale e PA
di Valentina EpifaniIn Italia il settore delle costruzioni sta rapidamente cambiando, introducendo uno scenario di transizione digitale che coinvolge tutti gli attori della filiera, dalle committenze ai gestori, passando da progettisti e costruttori. Sono sempre più diffusi i bandi e i disciplinari di gara di appalto, a cura degli enti locali, sovente relativi agli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), finalizzati all'affidamento di contratti pubblici in cui si richiede l'operatività secondo «modalità Bim».
In vista delle nuove normative, le pubbliche amministrazioni hanno avviato progetti di introduzione progressiva del Bim per il raggiungimento di tali obiettivi.
Il processo di transizione però è complesso e prevede tempistiche ben lontane da quelle previste dalla legislatura. Quali sono gli ostacoli lungo il percorso? Come si stanno muovendo le pubbliche amministrazioni del territorio?
Per fornire una risposta e definire lo stato dell’arte dell’introduzione del Bim nelle pubbliche amministrazioni locali risponde Elisabetta Begni.
Elisabetta Begni, Vicedirettore Generale del Comune di Brescia, Responsabile dell’Area servizi tecnici e sicurezza sui luoghi di lavoro e Responsabile del Settore coordinamento amministrativo e servizi cimiteriali del Comune di Brescia.
Come si sta muovendo il Comune di Brescia per adeguarsi a quanto richiesto dalla normativa? Qual è il progetto messo a punto per l’introduzione del Bim?
Il primo passo che il Comune di Brescia sta affrontando per l’introduzione del Bim è l’analisi del contesto, a cui seguirà un’integrazione dei processi organizzativi dell’ente con la struttura informatica. È opportuno sottolineare che non si possono affrontare i progetti solo dal punto di vista informatico, in quanto si otterrebbero scarsi risultati in termini di organizzazione e soprattutto di efficienza dei processi.
Per questo motivo verrà effettuata entro il 2023 una sorta di scouting all’interno del Comune per capire quali sono gli ambiti meno organizzati e processati da poter sviluppare, anche in vista delle progettualità del Pnrr, che finanzia diversi importanti progetti. Il Comune deve partire da una base di conoscenza delle proprie infrastrutture, dei propri sistemi, dei propri servizi informatici per capire quali sono gli obiettivi e le scelte che devono essere fatte nell’ambito dell’adesione alle varie misure. Questo lavoro di assesment è iniziato l’anno scorso ed è tutt’ora in corso perché presenta diverse complessità: in un ente grande come il Comune di Brescia molte attività sono trasversali e riguardano diversi settori anche eterogenei. Quello che
Il primo passo che il Comune di Brescia sta affrontando per l’introduzione del Bim è l’analisi del contesto, a cui seguirà un’integrazione dei processi organizzativi dell’ente con la struttura informatica
quanto attiene all’hardware sia per il software da utilizzare nonché un piano diffuso di formazione specifica del personale. Occorre un cambio di mentalità, uscire dalle attuali logiche di lavoro per risultati individuali ed arrivare invece alla condivisione nella gestione dei progetti non solo tra il personale interno ma anche con i professionisti esterni che a vario titolo collaborano per la progettazione delle opere pubbliche oltre che con le imprese che le realizzano, evitando che si crei “dipendenza” tra chi ha progettato e chi poi deve intervenire nelle fasi successive dell’opera e della sua gestione.
Il percorso è lungo e complesso. Quali ritiene siano gli ostacoli principali che possono frenare il raggiungimento degli obiettivi prestabiliti?
Oltre a quanto in precedenza evidenziato, l’integrazione del Bim necessita di: adottare un piano di formazione pluriennale adeguato, individuando le professionalità specifiche; definire un piano di acquisizione di software e hardware avanzato e redigere un atto organizzativo che espliciti il processo di controllo e gestione, i gestori dei dati e la gestione dei conflitti, i ruoli e le responsabilità
rallenta è capire questi processi da quante persone vengono gestiti e come deve essere l’iter da affrontare, sia l’iter di richiesta che l’iter autorizzativo. Non è tanto una difficoltà burocratica, ma una difficoltà operativa: bisogna cercare di capire come impostare i processi nell’ottica della semplificazione, soprattutto quando sono molto trasversali.
In materia di opere pubbliche, la corretta gestione dei dati della progettazione, dei procedimenti d’appalto, della contabilizzazione informatizzata dei lavori, eseguiti in logica Bim, sono elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi.
Quali sono gli strumenti acquisiti oppure i corsi di formazione previsti a supporto del processo di digitalizzazione e introduzione del Bim?
Il Comune di Brescia in una prima fase ha deciso di avvalersi di una piattaforma gestionale per i lavori pubblici della società TeamSystem che è già in uso da diversi anni per la gestione operativa delle opere pubbliche.
Il processo però non è stato ancora concluso; è un processo lungo, in quanto il Comune di Brescia è un comune medio-grande. Migrare comporta delle scelte di ammodernamento dei propri sistemi informativi in ottica di rifacimento completo, con tutto l’impatto che si riversa sulla struttura operativa dell’Ente.
Il prossimo passo per il Comune di Brescia sarà quindi il completamento del processo di digitalizzazione delle opere pubbliche più rilevanti e l’avvio di un processo formativo delle risorse umane in ottica di Bim. Questo il punto focale da affrontare da qui ai prossimi tre anni.
Quanto tempo ci vorrà perché il Bim venga assimilato e utilizzato a pieno regime dalla pubblica amministrazione?
Il passaggio al Bim richiede tempi lunghi, investimenti onerosi in attrezzature nuove e con standard elevati di qualità sia per
Gli altri ostacoli nell’adozione del BIM sono rappresentati dalla mancata definizione a livello centrale del contenuto dei modelli, dalla mancata definizione di standard nazionali utili a tutta la filiera delle costruzioni ed alla scarsa disponibilità di personale altamente specializzato, non solo all’interno delle pubbliche amministrazioni ma anche presso i professionisti e le imprese, soprattutto quelle medio-piccole. Il legislatore si è limitato ad imporre l’obbligo normativo senza però coordinare le azioni a valle derivanti dall’obbligo in questione e verificare la possibilità di interconnessione delle realtà che operano in cantiere (pubbliche amministrazioni, professionisti e imprese).
Occorrono correttivi o migliorie per facilitare le pubbliche amministrazioni del paese ad adottare questa metodologia?
Già la prevista introduzione progressiva della normativa che impone l’obbligo all’utilizzo del Bim nelle opere pubbliche evidenzia la consapevolezza del legislatore circa le difficoltà applicative, che potrebbero essere in parte superate dall’adozione di un modello Bim unico a livello nazionale che definisca almeno gli standard minimi.
Ci sono delle opere che lei ritiene importanti e strategiche per la città che potrebbero trarre vantaggio dall’approccio con la metodologia Bim in fase di progettazione ed esecuzione?
In questo particolare momento emerge il tema delle opere finanziate con il Pnrr o con l’accesso ai numerosi bandi nazionali o regionali. In tale ambito riconoscere delle premialità alle imprese che presentano offerte che prevedono l’uso del Bim è una forte spinta all’utilizzo di tale sistema, anche nell’ottica di facilitare il monitoraggio e la rendicontazione del loro stato di avanzamento. Più in generale, cominciare a prevedere nei progetti più rilevanti, sopra il milione di euro ma non solo, in particolare sulle nuove costruzioni, che gli stessi vengano prodotti su modello Bim è senza dubbio l’avvio di un processo che stimola l’innovazione e la sua pratica applicazione in tema di opere pubbliche.
Attenzione all’energia per favorire crescita e sviluppo
Conosciamo il sottosegretario ai Rapporti con le Delegazioni internazionali di Regione Lombardia
di Adriano BaffelliPalazzo Lombardia spicca nello skyline della metropoli meneghina, l’unica città dal respiro europeo e internazionale del nostro Paese. Al suo interno pulsa l’attività degli uffici regionali centrali ed è qui che trovano sede molteplici funzioni e servizi. Incontriamo nei suoi spazi moderni il sottosegretario Barucco, apprezzando le caratteristiche di un’opera realizzata da un’associazione temporanea di imprese guidata dallo studio newyorchese Pei Cobb Freed & partners architects che, fra il resto, ha realizzato i progetti per il Grand Louvre di Parigi, la National Gallery of Art di Washington e la Fountain Place di Dallas. Dalle vetrate del palazzo pare di toccare la vecchia romantica Milano abbracciata, quasi la volesse proteggere, dalla nuova città cresciuta all’insegna di un costruito innovativo e funzionale. I passi svelti delle migliaia di persone che quotidianamente ravvivano gli spazi di Palazzo Lombardia e delle sue adiacenze, risultano efficace metafora del mix lombardo e milanese di operosità, creatività ed etica del lavoro.
Sottosegretario Barucco, quale Lombardia si prospetta dopo la valanga Covid, la tempesta incremento dei costi materie prime e l’uragano prezzi in costante salita dell’energia?
È una situazione di forte criticità per il nostro territorio ed è per questo che le istituzioni dovranno aiutare le aziende a superare con meno danni possibili questa “valanga”; sicuramente dovremo realizzare degli investimenti infrastrutturali volti a garan-
tire la competitività del nostro tessuto imprenditoriale. Come si conciliano produzione manifatturiera, innovazione e sostenibilità?
In un mercato internazionale manifattura equivale a creatività e innovazione. Le imprese radicate sul nostro territorio vantano delle performance particolarmente apprezzate negli ambiti più evoluti non solo a livello europeo ma anche mondiale. In questa prospettiva è fondamentale rispettare e incentivare le azioni poste a tutela della sostenibilità, ciò oltre a costituire un valore etico, ha ricadute positive anche in ambito economico poiché investire sulla sostenibilità equivale a investire sul futuro della propria azienda.
Brescia vista da Palazzo Lombardia, rispetto alle altre città lombarde che città è?
È una città dinamica, aperta a nuove forme di collaborazione e soprattutto con una forte vocazione imprenditoriale ma con non meno forte inclinazione turistica. Ne sono una dimostrazione le eccellenze presenti sia in città che in provincia, tra cui il Lago di Garda, che ha il pregio di attrarre annualmente folle di turisti dall’Italia e dall’estero; il Lago d’Iseo che nel 2016 ha ospitato il The Floating Piers, opera ideata dall’artista bulgaro Christo, e l’intera Franciacorta, meta per eccellenza per tutti gli amanti del buon vino: queste realtà sono la dimo-
strazione che facendo sistema, si ottengono importanti risultati.
Ore che ricopre un nuovo incarico, quello di sottosegretario ai Rapporti con le Delegazioni internazionali, quale può essere il suo contributo per lo sviluppo dei territori lombardo e bresciano?
Ho intenzione di organizzare delle giornate per promuovere Brescia Capitale della Cultura 2023. Brescia è un bellissimo marchio con tanti brand unici (su tutti la Mille Miglia), che meritano di essere conosciuti e valorizzati nel mondo. Il mio obiettivo è pertanto quello di far visitare la provincia a consoli e ambasciatori affinché essi la promuovano poi nei loro Paesi di appartenenza.
Brescia e Bergamo capitale della Cultura nel 2023, cosa possiamo aspettarci dall’iniziativa?
Questa iniziativa a mio modo di vedere rappresenta un volano eccezionale che permetterà di valorizzare la bellezza della nostra città non solo dal punto di vista culturale e storico ma anche dal punto di vista economico. È un’occasione da non perdere.
Nelle Olimpiadi invernali Milano - Cortina d’Ampezzo del 2026 ci sarà spazio per Ponte di Legno e il Tonale?
Le olimpiadi invernali MilanoCortina 2026 interesseranno direttamente le città di Milano, Bormio e Livigno, coinvol-
Gabriele Barucco è nato a Brescia il 29 marzo 1981, coniugato e padre di una figlia. Ha conseguito il diploma di perito agrario all’Istituto Tecnico Agrario Giuseppe Pastori di Brescia nel 2001 e si è iscritto al Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali. Dal 2006 al 2011 lavora come agente di commercio presso la società Tassullo Spa e dal 2011 al 2018 è stato amministratore delegato della società Tribeca Srl. Dal 1° gennaio 2017 al 9 dicembre 2020 è stato membro del Cda dell’Associazione “Circolo delle Imprese” . Nella XI Legislatura viene eletto Consigliere regionale con la lista di Forza Italia Berlusconi per Fontana. Dal 27 luglio 2022 è stato nominato Sottosegretario ai
Rapporti con le Delegazioni internazionali. È componente della
IV Commissione permanente Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione dal 26 settembre 2018; della
II Commissione permanente Affari istituzionali dal 19 settembre 2019 e della V Commissione permanente Territorio e infrastrutture dall’8 maggio 2018.
Dal 18 settembre 2019 ricopre la carica di vicepresidente della
VI Commissione permanente Ambiente e protezione civile.
gendo però anche tutti i territori di collegamento, i quali oltre a beneficiare di una grande visibilità potranno godere di numerosi interventi infrastrutturali che consentiranno il miglioramento delle modalità di accesso alle zone interessate dall’evento. Ponte di Legno nello specifico, considerata la vicinanza con la zona di Bormio, si trova in posizione ottimale per ospitare le attività di supporto ai giochi olimpici; a tale proposito è utile rammentare la cifra stanziata di consesso dal Governo e da Regione Lombardia per il potenziamento infrastrutturale dell’area, la quale ammonta a più di un miliardo di euro, di cui 574 milioni provenienti dal Pirellone. Nel dettaglio circa 60 milioni saranno investiti per il potenziamento della Statale 42 che da Edolo arriva sia a Ponte di Legno che al Tonale, a Corteno Golgi a all’Aprica; la seconda opera riguarda il completo rifacimento della Statale 39 dell’Aprica, e saranno infine stanziati 20 milioni di euro al fine di realizzare due gallerie artificiali nell’area di Ponte di Legno e del Tonale, le quali saranno a servizio sia
delle auto che degli sciatori. Ponte di Legno inoltre ospiterà i Winter World Masters Games, il che avrà un notevole impatto positivo in termini di ricettività alberghiera, ristorazione e filiera economica di tutta la regione, ciò a riprova di come lo sport costituisca un mezzo straordinario per la promozione del territorio.
Sottosegretario Barucco, qual è la sua idea del mondo edile?
L’edilizia è fondamentale per lo sviluppo di un Paese, basti pensare a come ha stravolto in positivo Milano, città che oggi vede coabitare palazzi storici con infrastrutture moderne contribuendo a conferire carattere internazionale non sono alla città, ma più in generale anche all’intero Paese. Detto ciò, penso sia fondamentale sostenere questo comparto poiché città rinnovate sono il migliore biglietto da visita per far conoscere l’Italia e la Lombardia oltre che ai milioni di turisti che vengono in visita annualmente anche agli investitori stranieri. Mancano addetti in tutti i settori Le imprese non sanno più cosa inventarsi per trovarne. Cosa può fare Regione Lom-
L’edilizia è fondamentale per lo sviluppo di un Paese, basti pensare a come ha stravolto in positivo Milano, città che oggi vede coabitare palazzi storici con infrastrutture moderne contribuendo a conferire carattere internazionale non sono alla città, ma più in generale anche all’intero Paese
bardia per contribuire a migliorare la situazione?
Regione Lombardia investe circa 290 milioni di euro l’anno in politiche legate alla formazione. La mancanza di addetti ai lavori è secondo me imputabile a politiche assistenziali scorrette, emanate a livello statale, che hanno tolto la manodopera necessaria per far fronte alle ultime stagioni lavorative; in quest’ottica credo che la politica dovrebbe ridurre l’eccessivo assistenzialismo che ha caratterizzato gli ultimi tempi puntando a garantire la competitività delle aziende.
Il federalismo pare sparito dall’agenda politica, oppure mi sbaglio?
Come ben sapete il residuo fiscale annuo di Regione Lom-
bardia ammonta a 54 miliardi di euro; l’autonomia è una risposta necessaria alle istanze non solo di Regione Lombardia ma di tutto il Paese. In Europa molti Stati attraggono aziende nostrane grazie alle Zes (zone economiche speciali) ivi presenti, pertanto, al fine di garantire maggiore competitività, risulta necessario pensare a soluzioni in grado di attrarre sempre maggiori capitali industriali.
La guerra in Ucraina quali conseguenze comporta nel breve e nel medio periodo per la nostra Regione?
Il conflitto in Ucraina sta comportando conseguenze disastrose sia per le nostre imprese che per le famiglie, già in ginocchio dopo la crisi covid.
Regione Lombardia investe circa 290 milioni di euro l’anno in politiche legate alla formazione. La mancanza di addetti ai lavori è secondo me imputabile a politiche assistenziali scorrette, emanate a livello statale, che hanno tolto la manodopera necessaria per far fronte alle ultime stagioni lavorative
Sostenere le imprese significa di conseguenza generare lavoro e ricchezza, il che ha ricadute positive su tutti noi. È per questo che l’intervento del Governo dev’essere sempre più incisivo per tamponare la crisi dei rincari, e sostenere le politiche atlantiste per porre fine a questo fervido conflitto.
Che ricadute ci saranno per le imprese e le famiglie dall’entrata in funzione e dalla diffusione delle Cer, le Comunità energetiche rinnovabili, iniziativa che la vede diretto promotore?
Le comunità energetiche sono una risposta incisiva per combattere la crisi energetica che sta attanagliando il nostro Paese. Grazie al Centro di Coordinamento regionale verranno messe a disposizione figure tecniche e giuridiche di supporto per andare ad incentivare lo sviluppo e
la diffusione delle Cer su tutto il territorio lombardo, che entro il 2025 prevediamo possano essere oltre seimila. L’abbattimento dei costi delle bollette sarà possibile grazie alla cessione di energia fra privati e aziende, determinando in questo modo uno scambio virtuoso di quanto prodotto, accumulato e non utilizzato.
Quali sono le sue passioni e suoi hobby?
Nel tempo libero oltre a dedicarmi alla mia famiglia e alla mia grande passione per la lettura, mi piace coltivare relazioni interpersonali di vario genere, prendendo parte ad iniziative del territorio. Non amo stare fermo. Poi devo dire che ho una grande passione per il mio lavoro, il che mi spinge a dedicarmi molto per dare il contributo che la nostra Regione merita.
Le comunità energetiche sono una risposta incisiva per combattere la crisi energetica che sta attanagliando il nostro Paese. Grazie al Centro di Coordinamento regionale verranno messe a disposizione figure tecniche e giuridiche di supporto per andare ad incentivare lo sviluppo e la diffusione delle Cer su tutto il territorio lombardo
Riforma ITS Nascono gliIstituti superioritecnologici
Dallo scorso luglio non chiamateli più Istituti tecnici superiori, ma Istituti tecnologici superiori o Its Academy. Lo stesso vale per l’Its di Fondazione Cantieri dell’Arte, pronto a iniziare il 24 ottobre il nuovo corso biennale in “Coordinatore dell’ambiente costruito”. Questo quanto indicato in uno dei punti qualificanti del Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’Istruzione, un’azione strategica per rendere la formazione terziaria professionalizzante più attrattiva per i giovani e per arricchire l’offerta anche in risposta alle esigenze del tessuto produttivo di ciascun territorio e alle nuove prospettive del mondo del lavoro e dell’economia.
Con l’approvazione in terza lettura da parte della Camera dei deputati, è diventata legge la riforma organica degli Its, che definisce un quadro strutturato e nazionale che rafforza la rete degli ex Istituti tecnici superiori, garantendo il rapporto diretto con i territori e i loro tessuti produttivi che ne rappresenta il punto di forza. Lo stesso punto di forza di Eseb e della Fondazione Cantieri dell’Arte, realtà impegnate a promuovere l’occupazione fornendo competenze teoriche, ma soprattutto pratiche, per trovare rapidamente un impiego in linea con l’offerta lavorativa del territorio.
Ai nuovi Its è affidato il compito di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, per sostenere, in modo sistematico, le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese
La riforma fa fronte alle esigenze di innovazione e sviluppo del sistema di istruzione e ricerca, in coerenza con i parametri europei e con le necessità dei diversi comparti produttivi e si pone l’obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti ai nuovi Its Academy. ll sistema degli Its, a undici anni dal suo avvio, rappresenta — come indicano le fonti ufficiali — un settore efficace in termini di qualità dell’offerta formativa e di occupabilità: secondo i dati del monitoraggio nazionale 2022, su 5.280 diplomati, l’80% (4.218) ha trovato un’occupazione nel corso dell’anno
Il 12 settembre gli studenti della Scuola edile bresciana sono tornati sui banchi, pronti a un nuovo anno scolastico.
2021, nonostante le restrizioni e le difficoltà causate dalla pandemia.
Ai nuovi Its è affidato il compito di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, per sostenere, in modo sistematico, le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese. Queste istituzioni avranno, inoltre, il compito di sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica. L’offerta didattica sarà finalizzata alla formazione di elevate competenze nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, coerentemente con l’offerta lavorativa dei rispettivi territori.
I percorsi di Ifts (Istruzione e formazione tecnica superiore), ai quali si accede di norma con il possesso del diploma di scuola secondaria superiore, sono stati introdotti dalla Legge 17 maggio 1999, n. 144. Le Regioni programmano l'istituzione dei corsi dell'Ifts sulla base di linee guida definite d'intesa tra i Ministri dell'Istruzione, del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell'Università e della Ricerca. Con la Legge 15 luglio 2022, n. 99, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 26 luglio, è stato istituito il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, finanziato con un apposito Fondo presso il Ministero dell’Istruzione la cui dotazione è di 48.355.436 euro annui a decorrere dal 2022, e di cui sono parte integrante gli Its (Istituti tecnici superiori), che vengono ora ribattezzati “Its Academy”, ovvero Istituti tecnologici superiori.
superbonus
Studio Ance Quanto costa davvero il Superbonus allo Stato?
Il Superbonus sta vivendo la sua parabola discendente e, dopo il successo iniziale, la discussa normativa, nata con l’intento di incentivare la riqualificazione del parco immobiliare italiano, si avvicina al termine. Sono state diverse le accuse mosse all’iniziativa, che sebbene abbia ottenuto particolare successo, occorre ammetterlo, non è stata costruita al meglio. Una ciambella uscita senza buco, anzi di buchi ne ha avuti, e fin troppi. Dall’incertezza iniziale sulle asseverazioni e l’intricato sistema per la richiesta degli interventi agevolati, ai seguenti aggiustamenti — ben 16 — sino agli ultimi eclatanti casi di blocco dei crediti fiscali, un susseguirsi di ostacoli che hanno provocato il rallentamento delle opere. Nell’elenco delle accuse mosse alla misura è proprio l’eccessivo costo a ca-
rico dello Stato che ha spinto il Governo a negare la possibilità di una sua proroga. Affermazione giunta alle “orecchie” del centro studi di Ance nazionale, che si è subito attivato per confutare la tesi. Nasce da qui il paper dal titolo “Superbonus 110%. Quanto costa davvero allo Stato?”, un documento che ha lo scopo di mostrare l’impatto del 110% sul gettito dello Stato, considerando i soli effetti diretti che derivano dai cantieri coinvolti dagli interventi. In altre parole, lo studio arriva a determinare, in modo del tutto prudenziale, le maggiori entrate nel bilancio dello Stato che derivano dai redditi pagati agli
Dei 38,7 miliardi di detrazioni maturate fino a fine giugno, al netto dei finanziamenti del Pnrr, il costo effettivo per l’erario è di 6,6 miliardi
operai, dai prodotti utilizzati, dalle parcelle dei professionisti e dai redditi degli imprenditori. Per giungere a tali risultati il paper utilizza un modello empirico ipotizzando un progetto reale standardizzato, in modo da calcolare per ogni fase della lavorazione, la ricchezza prodotta in termini di redditi e utili d’impresa, per poi determinare la quota di consumi e investimenti dei soggetti coinvolti.
Il caso tipo preso in analisi dal centro studi è un intervento di efficientamento energetico di un condominio, con un importo di circa un milione di euro. L’importo è stato diviso nelle spese destinate alle singole lavorazioni previste, ripartito in: 8,7% destinato alle opere edili, 9,3% per i serramenti, 2,3% invece per la sicurezza, 9,7% per la progettazione, 21,1% per gli impianti e materiali, 31,7% per l’isolamento termico, 9,1% di Iva e infine 8,1% per i ponteggi.
Per ogni intervento è stato poi calcolato il costo della manodopera, dei professionisti, dei materiali impiegati, e la spesa generata dai redditi dei soggetti interessati. L’ulteriore ripartizione, quindi, ha portato a suddividere un intervento per le singole componenti in grado di attivare effetti positivi per l’erario.
Partendo da una stima di circa 1,3 milioni di case coinvolte e una spesa agevolata di 57,4 milioni di euro fino al 2028, le entrate dirette per le casse dell'erario corrispondono a 25,8 miliardi, ovvero il 47% della spesa complessiva.
Tuttavia, per completezza dello studio, è necessario rapportare i risultati ottenuti con quelli reali. E se a fine giugno lo Stato ha speso 38,7 miliardi di euro per la detrazione del bonus 110, l'entrata diretta per lo Stato è stata di 18,2 miliardi di euro. Inoltre, occorre tener conto che 13,9 miliardi di euro corrispondono ai finanziamenti europei del Pnrr e che quindi
non gravano sui conti pubblici. Il risultato finale, a conti fatti, il costo effettivo per lo Stato degli interventi di ecobonus previsti misura solo 6,6 miliardi.
Una spesa ridimensionata rispetto a quanto dichiarato e ripreso anche dalla stampa nazionale, senza tener conto della stima degli effetti indotti sull’economia. Giunge a supporto per valutare anche quest’ulteriore aspetto della normativa, il primo bilancio sociale e ambientale sul Superbonus 110% di Nomisma commissionato da Ance Emilia. I dati dello studio evidenziano che sebbene la misura sia costosa, i ritorni economici generati a giugno 2022 sono di gran lunga superiori alla spesa, con un valore calcolato in 124,8 miliardi di euro (cioè il 7,5% del Pil). Valore economico che considera un aumento di produzione dei semilavorati e prodotti intermedi pari a 56,1 miliardi di euro, una maggiore produzione delle costruzioni per 25,3 miliardi di euro e una maggiore produzione indotta dalla spesa in consumi generata dall’aumento dei redditi da la-
di cui dovrebbero godere i beneficiari del Superbonus che lo studio valuta in 500 euro di minore spesa per la bolletta energetica. Versante impronta ecologica la misura ha già consentito a ridurre 979 mila tonnellate di CO2 (quantitativo corrispondente alla capacità di immagazzinamento di circa 6 milioni di alberi), pari a circa il 50% delle emissioni originarie. L’analisi segnala inoltre che la riqualificazione effettuata sui 147.242 cantieri già conclusi ha consentito un incremento del valore immobiliare di almeno 4,8 miliardi, nell'ipotesi (non lontana dal vero) in cui tutte le unità immobiliari riqualificate partissero dalle classi energetiche inferiori. Eppure, nonostante i notevoli traguardi raggiunti, il Superbonus ha permesso di riqualificare soltanto lo 0,5% del parco edilizio nazionale, venendo utilizzata maggiormente dai ceti medio-alti dell’Italia centro-settentrionale, generando un aumento di valore immobiliare a chi già ne disponeva. Nonostante tali evidenze, comunque ben 483 mila famiglie con reddito medio-basso (sotto i 1.800 euro) hanno avuto l’occasione di effettuare lavori di riqualificazione energetica profonda alla propria abitazione a costo zero.
voro del valore di 43,4 miliardi di euro. Importanti anche i dati relativi all'impatto sul mondo del lavoro. Secondo Nomisma i 38,7 miliardi investiti a giugno hanno comportato un aumento di occupati pari a 410 mila unità nel settore delle costruzioni, mentre nei settori collegati si è visto un aumento di 224 mila unità, per un totale di 634 mila occupati in più.Tutt'altro che trascurabile anche il risparmio annuo
“Non dimentichiamo — ricorda il presidente di Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi — che il Superbonus è un'iniziativa nata, non con l'intenzione di favorire le imprese edili, ma con l'obiettivo di migliorare le performance e garantire il raggiungimento, da qui al 2030, degli obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo, in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, incremento della quota delle energie rinnovabili e miglioramento dell'efficienza energetica”.
Quando scade il Superbonus
n Fino al 2023 del Superbonus 110 per i condomini e sugli edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate anche se di proprietà di persone fisiche.
n Fino al 2025 per condomini ed edifici composti da due a quattro unità immobiliari ma con un'aliquota decrescente: pari al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.
n Per quanto riguarda gli immobili di proprietà delle cooperative, la scadenza del superbonus 110 viene allineata a quella degli ex IACP, ovvero il 31 dicembre 2023 sempre e quando alla data del 30 giugno 2023 sia stato effettuato il 60% dei lavori.
n Fino al 31 dicembre 2022 per le case unifamiliari e le villette senza più vincolo legato al tetto Isee di 25mila euro, ma con il vincolo del raggiungimento del 30% dei lavori al 30 giugno 2022.
cape I dati di Cape sull’occupazione femminile
Crescono le donne negli uffici amministrativi e tecnici delle imprese edili, merito dell’attività di sensibilizzazione condotta dalla filiera negli anni
L’impegno per diminuire la disuguaglianza di genere interessa sempre più il tessuto economico e sociale. Nell’ambiente lavorativo ci si attiva a favore delle pari opportunità sia per gli uomini sia per le donne, mentre gli organi decisionali sono impegnati nella definizione di azioni a supporto dell’inclusività. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono state proposte misure atte a tentare di ridurre i divari di genere con sistemi di premialità per i soggetti interessati. Declinata nel settore dell’edilizia la norma in questione getta alcuni semi in ordine sparso, soprattutto nell’ambito della contrattualistica pubblica, con percorsi non ancora definiti a monte e con il rischio di una non uniforme applicazione da parte delle stazioni appaltanti prive di indicazioni interpretative omogenee davanti alle scelte politiche contenute nel Piano. Nel suo complesso, infatti la misura manca di una visione d’insieme e, nell’obiettivo dichiarato, di una coeren-
za interna tra misure e strumenti volti ad affidare una maggiore inclusione lavorativa delle donne. E l’edilizia per retaggi di tipo socioculturale e di innegabile sforzo fisico da cui non si può prescindere è il settore più penalizzato da tali logiche legislative.
Secondo i dati comunicati dalla Cassa edile bresciana l’occupazione femminile impiegatizia nel comparto è cresciuta negli anni. Nel 2021 le donne che ricoprono il ruolo di impiegate all’interno delle aziende edili rappresentano il 41,95% del totale dei lavoratori con mansione impiegatizia, percentuale inferiore rispetto agli uomini che si attestano attorno al 58,05%. Nel quinquennio che va dal 2017 al 2021 si registra un incoraggiante incremento del 27,30% delle lavoratrici occupate negli uffici del settore edile, mentre l’aumento dei dipendenti maschi è del 24,92%. Valutando l’andamento nel corso degli anni si nota che il numero delle donne impiegate subisce piccole variazioni ma co-
stanti, in confronto al percorso più irregolare della controparte caratterizzato da picchi e cali. Il dato fa presupporre che ci sia un turnover più frequente degli uomini rispetto alle donne, che restano con maggiore stabilità all’interno dell’azienda. In concomitanza con l’incremento esponenziale dell’occupazione che ha segnato il settore edile negli ultimi tre anni, si nota come la crescita più significativa si sia riscontrata proprio fra il 2020 e il 2021.
Il trend positivo registrato nella crescita delle donne negli uffici amministrativi e tecnici delle imprese edili è merito dell’attività di sensibilizzazione condotta dalla filiera negli anni, che ha valorizzato le competenze e le specifiche
Nel comparto edile l’evoluzione digitale apre le porte alla componente femminile
esperienze che le figure femminili possono garantire all’interno delle aziende. Ma le attività di cantiere restano ancora appannaggio degli uomini, che rappresentano quasi la totalità della forza lavoro. Nel 2021 la percentuale degli operai donna rappresenta lo 0,16% del totale dei lavoratori iscritti alla Cassa edile bresciana. Occorre ancora tempo per virare la rotta e intervenire sugli ostacoli sociali e culturali che sfavoriscono l’impiego di donne e ragazze nelle attività di costruzione. L’edilizia nel pensiero comune è sovente
associata a un lavoro di fatica e sforzo, un ideale che funge da deterrente. In realtà, grazie all’innovazione del settore, sono nati ruoli che permettono di superare tali pregiudizi. La trasformazione del comparto, in particolare l’evoluzione digitale, ha aperto le porte alla componente femminile per incarichi specializzati incentrati sui lavori di finitura, quali restauri, o la guida dei mezzi. Sotto tale aspetto è ammirabile l’impegno di Eseb insieme a Its Cantieri dell’arte che attraverso i propri corsi post-diploma di istruzione tecnica superiore, promuovono e inseriscono le proprie studentesse nelle imprese edili del territorio bresciano, fornendo le conoscenze teoriche e pratiche richieste dal mercato.
Nel 2021 erogati quasi 400 mila euro di sussidi per i figli del lavoratori iscritti
Suona la campanella e per milioni di studenti in Italia è giunto il momento di tornare sui banchi di scuola. In un clima che pare tornato alla normalità, bambini e giovani si riappropriano di un diritto che durante la crisi pandemica è stato soffocato e represso dall’emergenza sanitaria. Il diritto all’istruzione è un bene di grande valore e inalienabile che spetta ad ogni libero cittadino. Un’azione che richiede alle famiglie impegno e sacrificio per garantire un futuro ai propri figli. I costi per l’acquisto di libri, accessori e strumenti necessari alla didattica possono essere ingenti e talvolta difficili da sostenere. Nell’obiettivo di supporto, tutela e punto di riferimento dei lavoratori edili, perseguito sin dalla sua fondazione, la Casse edile bresciana eroga agli iscritti sussidi scolastici rivolti ai giovani per garantire la crescita e l’istruzione delle nuove generazioni, fornendo indirettamente anche un contributo al settore e all’evoluzione stessa del territorio.
Dagli anni ‘90 al 2021 la Cape ha erogato oltre 48 mila sussidi agli iscritti, servizio che rappresenta tutt’ora una delle prestazioni più richieste dai lavoratori. In un focus più dettagliato sull’anno appena trascorso, ossia il 2021, si può notare come le richieste siano lievemente aumentate del 3,8% rispetto al 2020. Sintomo del significativo aumento dei costi, diventati insostenibili anche per le famiglie. Sono milletrecentoundici i sussidi erogati nel 2021 dalla Cassa edile bresciana, che corrispondo a un importo totale di quasi 400 mila euro. Le richieste maggiori interessano le scuole medie e superiori e raggiungono
quota settecentosettantanove per un importo erogato pari a 213 mila euro. La spese didattiche delle scuole elementari si aggirano invece attorno ai 54 mila euro. Crescono infine le richieste per le borse di studio universitarie: centosessantasette domande per un valore superiore ai 130 mila euro.
La Cassa edile di Brescia prevede un sussidio scolastico per ogni figlio (o equiparato) fiscalmente a carico del lavoratore iscritto, che frequenti la scuola media, superiore o l'università, e deve essere richiesto entro il 31 dicembre dell'anno in corso. Gli studenti che frequentano le scuole superiori hanno diritto al sussidio per ogni classe frequentata, ma solo una volta per la stessa classe. Nel caso di giovani universitari, l’accesso è concesso a partire dal secondo anno accademico del corso triennale e sin dal primo della specialistica, ma solo se lo studente ha superato con esito favorevole almeno il 60% degli esami stabiliti dal piano degli studi della facoltà e non è fuori corso. Sia per le scuole superiori sia per l'università, il sussidio è esteso anche al lavoratore studente e al coniuge fiscalmente a carico.
Per richiederlo, il lavoratore deve compilare il modulo, disponibile sul sito internet della Cassa edile, e inviarlo nel periodo ottobre-dicembre dell'anno scolastico o accademico appena incominciato. Al modulo, debitamente compilato e firmato, vanno allegati i certificati di iscrizione e frequenza rilasciati e, per l'università, il piano degli studi e gli esami sostenuti.
brescia
Dai notiziari mensili di settembre e ottobre 2022, una panoramica su alcune delle ultime novità in tema di tributi, economia, lavoro e lavori pubblici. Tutte le notizie sono riportate anche sul sito internet dell’Associazione: ancebrescia.it
TRIBUTI
settembreSuperbonus: certificazione del direttore dei lavori per il raggiungimento del 30% dell’intervento
La possibilità di fruire della detrazione del 110% relativa alle spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, per gli edifici unifamiliari e unità funzionalmente indipendenti e con accesso autonomo dall’esterno, è subordinata alla condizione di legge (comma 8-bis, art. 119 del Dl 34/2020). Quest’ultima indica che, alla data del 30 settembre 2022, devono essere stati effettuati lavori “per almeno il 30% dell’intervento complessivo, nel cui computo possono essere compresi anche
i lavori non agevolati”.
Il direttore dei lavori, per la certificazione del raggiungimento dei lavori effettuati nella percentuale del 30% dell’intervento complessivo, al 30 settembre 2022, “redigerà un’apposita dichiarazione, basata su idonea documentazione probatoria, da tenere a disposizione di un’eventuale richiesta degli organi di
controllo e che dovrà essere allegata alla documentazione finale”. Maggiori informazioni sul sito dell’Associazione.
ECONOMIA settembreRiaperto il bando Credito Adesso Evolution
Dopo il rialzo di luglio dello 0,5%, la Bce ha
deciso di incrementare ulteriormente il tasso ufficiale di riferimento, stavolta di 75 punti base. Il tasso è ora pari all’ 1,25% e questo comporterà maggiori costi per l’accesso al credito delle imprese. Vista tale decisione, Regione Lombardia ha stabilito quindi di rifinanziare, per un valore totale di oltre 170 milioni di euro, il bando Credito Adesso Evolution, la misura che permette alle imprese di ottenere un finanziamento e un contributo in conto interessi nella misura massima del 3%.
LAVORO
Con l’approvazione del D. Lgs. n. 104/2022 passa l’obbligo, per il datore di lavoro, di fornire specifiche
settembreCondizioni di lavoro trasparenti: D. Lgs. N. 104/2022
informazioni sulle condizioni contrattuali a favore dei lavoratori. Visti i primi chiarimenti interpretativi dell’Ispettorato nazionale del lavoro pubblicati con la circolare 10 agosto 2022, n. 4, nella quale ha fornito qualche indicazione applicativa che va verso la semplificazione, Ance Brescia ha provveduto a revisionare e adeguare le proprie bozze di lettere di assunzione, preparando inoltre la documentazione integrativa, riprendendo la posizione di Ance e Confindustria, al fine di consentire alle imprese associate un più agevole adempimento degli obblighi introdotti dalla nuova normativa. È possibile contattare il Servizio sindacale di
Ance Brescia per una più dettagliata illustrazione della materia, nonché per concordare l’invio di bozze personalizzate sulla base delle singole esigenze aziendali, complete della documentazione integrativa. Per una più compiuta analisi della normativa si rimanda alla nota dell’Ance nazionale pubblicata sul sito www.ancebrescia.it.
LAVORI PUBBLICI
settembrePubblicate le linee guida mims per l’aggiornamento dei prezzari regionali
Ance Brescia informa che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Mims (13 luglio 2022, n. 215) recante “Approvazione
delle linee guida per la determinazione dei prezzari di cui all’articolo 23 del decreto legislativo n. 50/2016”, al fine di assicurare l’omogeneità della formazione e dell’aggiornamento dei prezzari. Si tratta dello strumento che, a regime, dovrebbe consentire di garantire l’equilibrio contrattuale negli appalti pubblici neutralizzando gli incrementi di prezzo di numerosi materiali, prodotti e componenti utilizzati nella filiera delle costruzioni. Il documento tiene conto delle specificità dei sistemi produttivi in ogni singola regione, contiene indicazioni sulla struttura e l’articolazione dei prezzari, la metodologia di rilevazione, il ritmo dei successivi aggiornamenti e tutti
gli aspetti organizzativi per la loro gestione, attraverso la Rete dei Prezzari regionali, con il compito di monitorare i prezzi dei materiali più rilevanti e di maggiore impiego, in contesti caratterizzati da continui e marcati variazioni dei prezzi. Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione per eventuali chiarimenti. settembre — Accordi quadro: per Anac è ammissibile solo se sono chiaramente identificate le prestazioni richieste
Anac è intervenuta in tema di accordi quadro con la delibera n. 2475/2022, pubblicata lo scorso 2 agosto. L’Autorità nazionale anticorruzione ha avviato, infatti,
un’istruttoria su un bando della regione Sicilia da 65,3 milioni di euro per affidare la progettazione (più altri servizi tecnici) funzionali all’ammodernamento e alla nuova costruzione di strade comunali e provinciali tramite accordo quadro. L’Anac ha in particolare contestato alla stazione appaltante l’utilizzo improprio dello strumento dell’accordo quadro. L’Autorità ha ribadito come non sia ammissibile l’accordo quadro utilizzato in modo improprio e senza informazioni che identifichino le prestazioni richieste, in modo da consentire ai concorrenti di formulare una seria e attendibile offerta economica. Sul sito Ance Brescia il testo completo della delibera.