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Anno III - n. 58 - Martedì 4 ottobre 2011

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Ora di Punta di

nUCCio FAvA

Presidente Pinocchio

N

on sorprende più da tempo Berlusconi. L’ultima fandonia è che non ha interesse per la riforma elettorale e che si occupa solo delle misure per l’economia. Ma continua a rinviare la nomina del successore di Draghi. Campa cavallo, mentre gli altri paesi europei ci considerano irresponsabili giocherelloni nel migliore dei casi. Bossi il governatore di Bankitalia lo vuole ”milanese” e attacca il capo dello Stato che riafferma l’unità d’Italia. Ma una buona notizia c’è: Berlusconi non andrà da Vespa e ci risparmierà l’ennesimo soliloquio vittimistico e propagandistico da perfetto venditore che però non incanta più. Diserta intanto il processo Ruby ma parlano i suoi avvocati. Lamentano il respingimento della richiesta di sospensione in attesa della pronuncia della Corte costituzionale sul conflitto di competenza sollevato dal Parlamento: Camera e Senato piegate a una spregiudicata logica di maggioranza a difesa di interessi personali. Le sue abituali frequentazioni risultano quantomeno sconcertanti : Lavitola oltre che per le escort di Tarantini a Bari è indagato per associazione a delinquere a Napoli; Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti sono rinviati a giudizio per induzione alla prostituzione, anche minorile. La corte di faccendieri che lo circonda e gli spilla soldi in cambio di favori non è invenzione né di giudici, né di giornalisti. Questa cerchia amicale risulta la peggiore immagine che un presidente del Consiglio possa offrire.

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Questo numero è stato aggiornato alle ore 12 di martedì 4 ottobre

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Perché quelle reazioni alla sentenza di Perugia

Assolti e condannati di

Ennio

SimEonE Prima condannati, poi assolti, poi di nuovo condannati, passando dalla Corte d’Assise alla Corta d’appello alla piazza. Non si era mai assistito in Italia a scene come quelle di ieri sera a Perugia: una reazione “di massa” a una sentenza che non riguardava una tragedia sociale impunita (come, per esempio, una strage sul lavoro, o un disastro provocato dalla violenza speculativa dell’uomo sulla natura), ma riguardava un fatto di cronaca nera con protagonisti quasi tutti stranieri e al culmine di indagini che non hanno dato nessuna certezza assoluta di colpevolezza. Le grida e gli insulti contro i giudici, contro gli avvocati difensori e soprattutto contro gli imputati,

trasmessi in tutto il mondo dalle televisioni e dalle radio hanno avuto il sapore insonsueto e amaro di una sentenza popolare emessa non certo sulla base degli elementi processuali esaminati da magistrati, avvocati e giuria popolare in lunghe e laboriose udienze, ma solo sulla base delle informazioni, per quanto dettagliate possano essere state, dei

mezzi di comunicazione, soprattutto delle televisioni, che hanno creato nell’opinione pubblica senzazioni, emozioni, impressioni, suggestioni, influenzate dal bombardamento logorroico e arbitrario di opinionisti a gettone dati in pasto ai telespettatori con il loro bagaglio di incultura giuridica e di “senso comune” a buon mercato. Personaggi che in genere sposano le tesi colpevoliste, molto più redditizie dal punto di vista spettacolare e dal punto di vista biecamente remunerativo, perché assicurano il proliferare e il protrarsi delle loro “comparsate” televisve. Gli effetti si sono visti ieri sera a Perugia, solo più violenti, ma dello stesso segno di quelli visti ad Avetrana.

Ralph Steinman

Riceve il Nobel per le ricerche sul cancro che lo ha ucciso due giorni prima del premio All'immunologo Ralph Steinman, canadese, insieme con i colleghi Bruce Beutler, americano, e Jules Hoffmann, lussemburghese, il Comitato che assegna il Nobel per la medicina ha conferito stamattina il premio per le ricerche sul sistema immunitario e in particolare per la cura del cancro al pancreas. Ma si è appreso che Steinman era morto venerdì scorso, stroncato proprio dal tumore al pancreas,

alla cui cura aveva dedicato quattro anni di studi, sperimentandoli proprio su se stesso. Il Comitato però ha fatto sapere che intende mantenere la propria decisione, nonostante la regola che impedisce il conferimento postumo del Nobel. E' la prima volta che si verifica un caso del genere: la notizia che lo studioso canadese era deceduto è stata appresa solo dopo l'attribuzione del premio.


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La tragedia di Barletta

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La migLiOre deL giOrnO

Cinque giovani donne sotto quelle macerie Dodici ore di angoscioso scavo a mani nude E' salito a cinque il numero delle vittime, tutte donne, del crollo della palazzina di due piani avvenuto nella tarda mattinata di ieri a Barletta. Per ore e ore, con angoscia, si è scavato, con le mani, per estrarre da sotto i calcinacci le persone che vi erano rimaste sepolte. Per primo, nel pomeriggio, è stato estratto dalle macerie il corpo di una ragazza, la figlia quattordicenne del titolare di un maglificio, sito nel seminterrato, nel quale stavano lavorando alcune operaie. Pare che la ragazza fosse uscita in anticipo da scuola e fosse andata a trovare suo padre quando è avvenuto il crollo. Sotto la massa di calcinacci però erano rimaste ancora quattro operaie, mentre delle sei persone che erano state tratte in salvo, tra cui una donna incinta al 5° mese (che è tenuta sotto osservazione in ospedale), due risultano ferite in maniera non grave; lievemente le altre quattro, colpite di striscio perché si trovavano nei pressi della palazzina quando è avvenuto il crollo. Le lavoratrici che hanno perso la vita nel disastro erano tutte molto

giovani: Matilde Doronzo di 32 anni, Giovanna Sardaro di 30 anni, Antonella Zaza di 36 anni, Tina Ceci di 37 anni, e con loro Maria Cinquepalmi, 14 anni, studentessa, figlia dei titolari del maglificio Sara' l'autopsia a stabilire se siano morte per asfissia a causa della permanenza sotto le macerie o per lo schiacciamento causato dalla massa di detriti che si è riversata nel laboratorio. Testimoni hanno raccontato che la palazzina si è ripiegata su se stessa poco prima delle 13. Quattro le famiglie che vi abitavano, tutte in salvo, mentre le donne che lavoravano nel laboratorio tessile sono rimaste sotto le macerie, col tragico bilancio di vittime che si è detto. La Procura di Trani ha aperto un'inchiesta. Sul luogo sono intervenuti anche tecnici dell'Eni per fermare l'eventuale fuga di gas dalle condutture danneggiate dal crollo. La palazzina sbriciolatasi faceva parte di un gruppo di tre interessate da una ristrutturazione, in pieno centro cittadino. Venerdì

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Direttore responsabile: Ennio Simeone Redazione tel. 06 86898861 Indirizzo e-mail: redazione@altroquotidiano.it Registrazione del Tribunale Roma n..343/08 del 18 settembre 2008 - Iscritto al ROC Editrice: GECEm (Gestione Cooperativa Editoria Multimediale) - Presidente:Stefano Clerici Sede legale: Via Aldo Sandulli 45, Roma Partita Iva 09937731009

Staino su “l’Unità” scorso i proprietari della palazzina crollata avevano fatto richiesta ai Vigili urbani di un sopralluogo, ritenendo che l'edificio mostrasse cedimenti nella staticità. I tecnici del Comune avrebbero effettuato subito il sopralluogo segnalando la necessità di uteriori rilievi tecnici e di una messa in sicurezza della struttura,che avrebbe dovuto

essere effettuata oggi. La città pugliese alla fine degli anni cinquanta finì sulle prime pagine dei giornali per il crollo di un palazzo di recente costruzione che si sbriciolò letteralmente: vi persero la vita diciannove persone. Il processo durò a lungo e si concluse con condanne non molto severe.

Il chiodo fisso

Attacco a colpi di emendamenti del Pdl contro le intercettazioni C’è la crisi economica, ci sono i problemi della sicurezza, ma il pensiero fisso di Berlusconi e dei suoi accoliti è sempre concentrato soprattutto sulle intercettazioni e ai modi per imbavagliarle. Oggi ne vviene fuori unl’altra. Il contenuto delle intercettazioni non potra' mai essere pubblicato fino all''udienza-filtro'. Anche quelle trascritte nelle ordinanze di custodia cautelare. E' quanto prevede l'emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia, Enrico Costa, al ddl intercettazioni. Come Pdl, e' stato presentato un solo emendamento al testo delle intercettazioni. A titolo personale, invece, l'altro deputato berlusconiano Manlio Contento, ne ha depositati circa sette. Da parte del Pd ne sono arrivati 400. ''Abbiamo deciso - spiega Enrico Costa - di recepire il ddl Mastella solo per quanto riguarda la possibilita' di pubblicare il contenuto delle intercettazioni solo dopo che ci sia stata la cosiddetta 'udienza-filtro'. Solo dopo che si sara' stabilito quali siano gli ascolti rilevanti o meno, sara' possibile pubblicare il contenuto''. ''E questo - sottolinea Costa - varra' soprattutto per quelle trascritte nelle ordinanze di custodia cautelare. Anche per quelle si dovra' attendere il momento in cui il magistrato fara' una selezione degli 'ascolti''' L'emendamento presentato al ddl intercettazioni che impedisce la pubblicazione del contenuto degli 'ascolti' fino al momento dell'udienza filtro e' considerato dal capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera ''un punto di mediazione'', ''una base di lavoro''


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VentiquatrOre

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Lei è ripartita per Seattle, Raffaele per la Puglia. E il fratello di Meredith si domanda: chi ha partecipato con Guede al delitto?

Amanda: «Italiani, grazie» ''Se hanno assolto e rimesso in libertà Amanda e Raffaele, oggi noi ci chiediamo chi è che ha collaborato con Rudy Guede ad uccidere Meredith?''. Se lo chiede il fratello della studentessa inglese assassinata a Perugia quattro anni fa. E, nella conferenza stampa tenuta stamattina afferma: ''La nostra ricerca della verita' continua''. “Resta che mia figlia non tornerà a casa...'', ha detto la madre di Meredith, Arline. 'Attendiamo ora le motivazioni della sentenza'', ha aggiunto la sorella. ''Certo, ci sono stati due risultati molto diversi tra il primo grado e l'appello, ma noi abbiamo fiducia nella giustizia”. Si è spenta, intanto, la rabbia della folla in piazza, che ieri sera ha fischiato i giudici, gli avvocati e gli imputati assolti. Raffaele Sollecito sarebbe tornato a Giovinazzo, in Puglia, mentre Amanda è ripartita per gli Usa. La lettera di Amanda. Amanda Knox è giunta all'aeroporto di Fiumicino verso le 9.30 con i genitori: fatta passare attraverso un varco 'protetto', Amanda è passata in un punto di ristoro in attesa di imbarcarsi, poco dopo le 11, su un volo della British Airways diretto a Londra. Da li' ha proseguito per Seattle. Prima della partenza ha reso pubblica una lettera indirizzata “agli italiani” attraverso la Fondazione Italia-Usa, i cui dirigenti sono stati costantemente al suo fianco durante i quasi quattro anni di detenzione. Ecco il testo: ''A tenermi la mano e a offrirmi del sostegno e del rispetto attraverso le barriere e le controversie c'erano degli italiani. C'era la Fondazione Italia Usa, e molti che hanno condiviso il mio dolore e che mi hanno aiutato a sopravvivere con speranza. Sono sempre grata della loro premurosa ospitalità e del loro coraggioso impegno. Chi mi ha scritto, chi mi ha difesa, chi mi è stato vicino, chi ha pregato per me. Vi sono sempre grata. Vi voglio bene. Amanda''.

meredith Kercher, la vittima, e (in alto) Amanda Knox e Raffaele Sollecito condannati per l’omicidio Corrado Maria Daclon, segretario generale della Fondazione Italia Usa, che l'ha accompagnata ieri sera in automobile dal carcere di Perugia a Roma, dove la ragazza americana ha trascorso la notte, ha dichiarato: ''Amanda mi ha detto che ci teneva molto a ringraziare pubblicamente i tanti italiani che l'hanno sostenuta ed appoggiata in questi anni di ingiusta detenzione e che hanno creduto

in lei e nella sua innocenza. Mi ha confermato che in futuro intende tornare nel nostro Paese", ha detto "Durante il viaggio da Perugia a Roma - ha aggiunto - Amanda era serena, pur con tutte le forti e contrastanti emozioni che si possono intuire per una persona che vede la libertà per la prima volta dopo quattro lunghi anni rinchiusa ingiustamente dentro una cella''.

Raffaele tornato in Puglia. E' a casa del padre in Puglia, Raffaele Sollecito, uscito nella notte dal carcere di Terni poco dopo la sentenza di assoluzione in appello. E' arrivato poco dopo le 5 nella villa dove vive il padre, a Bisceglie, comune a una trentina di chilometri da Bari. Raffaele Sollecito e' arrivato insieme a suo padre ed era sdraiato sul sedile posteriore, nascosto da una coperta. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti che lo attendevano. Poco prima nella villetta erano entrati alcuni parenti: cugini e zii di Raffaele, che lo hanno aspettato all'interno. Da Raffaele sono andati anche alcuni amici che sono poi usciti dalla villetta intorno alle 6, anche loro senza parlare con i giornalisti. Solo uno zio di Raffaele ha riferito che il ragazzo ''è molto, molto provato''. Naturalmente le polemiche non si placheranno e continueranno ad essere materia per i vari talkshow televisivi, con profluvii di pareri, interpretazioni, disquisizioni in attesa che poi vengano rese note le motivazioni della sentenza.


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L’INTERVISTA Maria Pia Ammirati vice direttrice di Rai1, autrice del romanzo “Se tu fossi qui”

L’amore, figlio del caso e delle ombre La scrittrice ci parla del suo libro, dei sentimenti che attraversano il racconto, della sua esperienza narrativa, ma anche, da giornalista, di come vede e come vorrebbe la televisione di oggi Gli amori a lieto fine, quelli dove ogni contraddizione si ricompone con la forza della vita e della responsabilità. Gli amori della comunicazione pubblicitaria, farciti di merendine fragranti e di sorrisi a colazione, di papà “produttivi” e mamme premurose. Gli amori provvidenziali, seguiti dal disegno di qualche vigile entità celeste, buona e commiserevole, dove le nozze sono il giusto premio della fede e della castità. Gli amori delle fiction, metropolitani ma mai “tossici”, dove stress crisi e cattive compagnie non intaccano mai il serbatoio dei valori e dei desideri, e i quartieri, i condomìni, gli appartamenti sono sempre, alla fine, nidi e mai vespai. No, Maria Pia Ammirati, vicedirettrice di Rai 1 e autrice di questo “Se tu fossi qui” (Cairo

di

CARminE CAStoRo

editore, pagg. 158, euro 12), romanzo d’amore, anch’esso, un vero successo editoriale nell’ultimo anno, non ha voluto seguire la strada del bene assoluto, dello stato di grazia fra due partner, o dell’eterogenesi dei fini di manzoniana memoria. Se è vero che oggi, nella letteratura che invade scaffali e bancarelle, non c’è cittadinanza del “tragico”, nel suo senso più perturbante e metafisico, e ogni sforzo narrativo sembra rientrare in una cornice confortevole, smerigliata, para-televisiva, la Ammirati, invece, è promotrice di una corrente e di una cultura assolutamente contrarie. La vicenda sentimentale che tratteggia è fatta di caos e di

incertezze, di sventure improvvise e di dilemmi che ti cariano il presente e ti spellano il futuro, di non detti, rimpianti, voluttà inespresse, di un’impreparazione alla vita, in fin dei conti, di cui non accettiamo le complessità, figuriamoci la sua cessazione repentina, che ci rapisce una persona cara in quel regno delle ombre che non è l’aldilà, ma l’aldiqua delle fragilità che non riusciamo a comprendere, a condividere, e che rimangono appese alla nostra coscienza come fantocci. Non a caso, il libro si apre con una scena opprimente, straziante che inaugura nell’animo del protagonista un vortice di sensazioni gelatinose, senza tempo, come il fondiccio scuro del nostro stare al

mondo che rimuoviamo in continuazione. Una bimba sveglia il proprio papà all’alba di un giorno come tanti. Lo avverte, fra lacrime e paura, che la mamma è morta, di là nell’altra stanza, nel sonno, al posto di svegliarsi come ogni mattina per preparare il caffè e accompagnare i figli a scuola. Lui non ci crede, pensa sia un incubo, uno scherzo. L’amara realtà di avere il cadavere della propria moglie ancora caldo fra le lenzuola, spalanca l’inferno di una discesa e la fatica immane di una risalita. E l’amore inabissatosi così, nel silenzio di una malattia crudele, diventa una pietra scagliata nello stagno dell’identità dell’uomo, fra colpe, ricordi, struggimenti e riscatti. Un simbolico pesante

continua a pag. 5


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Maria Pia Ammirati

che porta al cimitero un corpo che non c’è più e un’intera storia che rimane. Signora Ammirati, la particolarità linguistica del suo libro è che offre al lettore le vicissitudini di questa tragedia umana attraverso la “soggettiva” maschile del giovane vedovo. Una tecnica raffinata e non diffusissima. “Non ho fatto nessuna fatica ad assumere un punto di vista non femminile; questo ha dato più potenza tragica alla vicenda, senza coloriture liriche o consolatorie: una donna, più tradizionalmente adusa a dare la vita e a prendersi cura dei morti in una famiglia, avrebbe affrontato tutto con meno fragilità e debolezza. Mentre qui un uomo solo si erge con tutte le sue forze contro l’incomprensibilità del dramma, contro il disadattamento violento che esso crea. Mi rendo conto che incuriosisce sul piano tecnico questa scelta. Ma già io stessa l’avevo adoperata per un noir scritto prima di questo romanzo, e comunque tanti altri scrittori maschi nella storia della letteratura non hanno avuto problemi a incarnare un io narrante declinato al femminile”. L’esito del libro è angoscioso, claustrofobico, ma provoca profonde riflessioni. “Ho voluto che il personaggio facesse la cronaca di quello che gli succedeva, a tu per tu col quotidiano, nel corpo a corpo con la vita dove calarsi anche per la triste incombenza di gestire lo smaltimento della morte che non è una cosa fuori dal mondo, anzi tutt’altro. Lui solo, appiccicato letteralmente alla realtà.

Non ho risparmiato nulla al protagonista, proprio nello sforzo di evidenziare a 360 gradi cosa sia il lutto come separazione, il suo portato di dolore rabbia frustrazione, la necessità di atti obbligati”. In fin dei conti l’amore, come la morte, rimane un mistero dai risvolti a stento interpretabili. “Mi colpiscono le sue dinamiche, sì. Nell’innamoramento, l’essere non capta il non essere perché non concepisce la morte, pensa di essere infinito, immortale. Noi siamo unici, sembriamo dirci, l’incontro amoroso abbatte il nostro essere definiti. Nell’amore coniugale scatta qualcosa per cui, invece, ritorniamo a essere definiti. L’altro come infinito non lo concepiamo più, almeno non nella stessa maniera. Due persone che si amano si pensano eterni e all’improvviso non lo sono più. Non c’è più la passione, magari, ma stima e sopportazione”. Nella vicenda è centrale il cellulare della moglie scomparsa attraverso il quale l’uomo scopre un passato che non conosceva… “Il cellulare come prolungamento della vita fisica, come McLuhan sosteneva. Lei si prolunga nella vita di altre cose, nella casa che il personaggio comincia a odiare infatti, e tutto l’ambiente domestico ricorda lei. Fra tutti questi oggetti spicca il cellulare, cosa odiosa e invasiva, ma ognuno di noi ce l’ha e

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ne meravigliose, cui guardo con interesse e compassione, e mi metto nei loro panni, vedo che lasciano le famiglie per venire a vivere da noi, hanno davvero subìto fame freddo paura, sensazioni che non ci appartengono più. Quando il protagonista è in grande difficoltà lei capisce e resta al servizio, in modo modesto, esprimendo dei sentimenti che caratterizzano in particolar modo queste donne a cui il mondo ha tolto quasi tutto”.

L’INTERVISTA

segue da pag.4

martedì 4 ottobre 2011

custodisce una diacronìa giornaliera di quello che fa, la vera storia personale”. Rimane incompiuta la prospettiva di un tradimento della moglie, se ha tradito il marito, scambiandosi messaggi e incontri con l’altro. “Io sono per una lettura platonica dei fatti: non è importante il tradimento, pensare banalmente a un triangolo. L’amico di Luisa supplisce alle deficienze del marito, adulto bambino incapace nel vivere giornaliero di gestire l’amore”. Alla fine il protagonista trova un appiglio esistenziale nella semplicità e spontaneità di una nuova colf extracomunitaria che, senza pensarci, gli dà vicinanza e affetto. Cose forse che una donna occidentalizzata non avrebbe dato, o no? “Ho voluto mettere in risalto questa ragazza africana che non parla l’italiano e che all’improvviso irrompe nella vita del protagonista quasi in punta di piedi. Il libro è basato molto sul senso del caso. Tutti gli italiani sanno che nelle famiglie oggigiorno entrano persone che non ci appartengono per cultura, lingua, ma in silenzio, perso-

Nella tragedia del libro c’è posto anche per la televisione, trattata però sempre in modo frettoloso, come una cosa che sta lì nel salotto, da accendere quando non si sa cosa fare. A lei che è vice direttrice della rete Rai ammiraglia devo per forza chiedere un parere sulla tv di oggi… “La tv è un punto centrale nella nostra vita, con una centralità spaziale anche, non indifferente nelle nostre case. E’ uno strumento di comunicazione complesso e importantissimo e deve essere autorevole sempre di più. Molte persone trovano nella tv elementi di comunicazione quasi bilaterale. Molti non sono culturalmente o economicamente attrezzati per dedicarsi ad altri media o per uscire e andare al cinema o al teatro, e nella televisione trovano davvero una forma di dialogo. Per la sua delicata importanza, questo mezzo va sfruttato bene lavorandoci, svelenendo quelle critiche sterili che spesso si innescano”. L’anima da scrittrice e quella da giornalista e direttrice di altissimo livello. Compatibilità o distanza? “Diciamo che le separo per evitare conflitti di interessi, ma una alimenta l’altra perché trovano forme di compensazione tra di loro. Fare televisione è come se ti mettesse alla finestra per capire maggiormente l’umanità e le relazioni”. Carmine Castoro


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