L'Altra Sesto ottobre 2019

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L’Altra Sesto s.a.s. periodico d’informazione – attualità – politica – cultura – cronaca – sport. Registrazione n° 1951 del 30 aprile 2009 presso Tribunale di Monza N°19 anno 2011 tel. 02-224.76.547 fax 02-224.76.547 sede legale e sede operativa via Andrea Costa 14 Sesto S. Giovanni 20099–MI- Fotolito e Stampa RDS Web Printing srl, via Belvedere 42 Arcore (LC) 039-92.00.686 sito internet: www.laltrasesto.com indirizzo mail: redazione@laltrasesto.com - 12 mila copie distribuite gratuitamente

OTTOBRE 2019

LA CAPITALE DEL TRASFORMISMO

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LA SESTO “DIMENTICATA”

pag. 6-7

LA RIVOLTA DELLE ASSOCIAZIONI

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Se lo dice il direttore

Nonostante la pavida giunta, il sogno dello stadio a Sesto è ancora vivo

Parlare - o meglio scrivere - dello stadio di Milan e Inter a Sesto ha ancora senso? Adesso che è chiaro a tutti che gli impegni presi dall’attuale sindaco in campagna elettorale sono rimasti chiusi nel cassetto? Come diceva Napoleone Bonaparte: “Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”. Lui ha avuto successo, almeno alle elezioni comunali 2017 e poi, semplicemente, si è dimenticato della questione stadio. Non voglio ricordare ancora una volta che siamo stati noi de I Giovani Sestesi a proporre, con forza, questa possibilità. Non mi interessa la paternità di un’opera che, probabilmente, non si farà mai. Vorrei, piuttosto, soffermarmi un secondo sui benefici che uno stadio di due società prestigiose come Milan e Inter porterebbe alla nostra città. In fondo tutti noi ci ricordiamo di quando la Pro Sesto, al massimo del suo splendore, giocava in Serie C tutte le sue partite di sabato pomeriggio per consentire ai tifosi di andare alla Scala del calcio a guardare giocare rossoneri e nerazzurri la domenica. Certo, adesso che le partite di campionato sono spezzettate da sabato a lunedì (per non parlare dei turni infrasettimanali) problemi logistici come questo sono attenuati, ma è pur vero che quella dello Stadio sarebbe un’opportunità fantastica per una città che non può e non vuole rassegnarsi ad essere una città dormitorio o peggio la patria delle aree dismesse e delle opportunità perdute. Io non ci sto. Per la mia città voglio di più. Sesto e i sestesi meritano di più. Meritano di tornare a sognare in grande. E sognare non vuol dire leggere sui social i proclami di un’amministrazione che se le suona e se le canta ancor prima di aver posato la prima pietra.

Intanto, mentre il nostro sindaco faceva selfie da ogni latitudine del pianeta, i due club milanesi si sono mossi e sono andati avanti senza Sesto. Tant’è che, nei giorni scorsi, hanno accolto l'invito arrivato dal presidente del consiglio di Zona 7 di Milano Marco Bestetti e parteciperanno a un assemblea pubblica per illustrare il progetto del nuovo stadio. L'incontro si terrà nella sede del consiglio di zona in via Anselmo da Baggio. Sarà la prima occasione di incontro con i cittadini del quartiere che ospiterà il nuovo impianto. Alcuni, probabilmente, sono preoccupati per l'impatto che avrà un cantiere destinato a durare 3-4 anni ma che, una volta terminito darà nuovo lustro a tutto il quartiere. Sesto, al momento, resta il “Piano B”. Ma certo è che con questa giunta un’opera del genere non avrà futuro sul nostro territorio. Giuseppe Bonomi, a.d. di MilanoSesto ha dichiarato: «Sulla carta la nostra area mi pare idonea», ma

«non ho la minima intenzione di avviare qualsiasi tipo di trattativa a procedimento ancora aperto con il Comune di Milano proprio perché non voglio condizionare in alcun modo la libera decisione di Palazzo Marino né essere utilizzato come strumento per forzare le scelte». Ma ve lo immaginate di uscire a piedi, fare due passi ed entrare in un tempio del calcio per ammirare sfide epiche contro Juventus, Real Madrid o Manchester City? Immaginate il turismo e l’indotto che porterebbe alla nostra Sesto? Io sì. Ma per dare un futuro alla nostra città servono scelte coraggiose e impegno, proprio come per vincere campionati e coppe europee. Due pregi che Mister Selfie e la sua giunta sembrano non avere e non aver mai avuto da quando hanno espugnato la “roccaforte rossa”. Molto più facile non fare nulla e dare la colpa a chi c’era prima in un ritornello un po’ stonato che ha decisamente stufato.

SOMMARIO

L’Altra Sesto PAG. 2

IL PUNTO DI VISTA

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L’ASTERISCO

3

IL CAVALIERE INESISTENTE

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L’OLDRINATA

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STRETTAMENTE PERSONALE

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L’OSSERVATORIO SULLA CITTA’

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LO SPECIALE

6-7

L’ABCDEROS

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UN SESTESE DALL’ESTERO

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VITA CITTADINA

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Soc. Editoriale L’Altra Sesto s.a.s. Sede legale via XXIV Maggio 119 20099 Sesto San Giovanni (MI) Anno di Fondazione 2009 Ideatori: Paolo Vino e Massimiliano Mamprin Soci Fondatori: Paolo Vino, Giovanni Scognamiglio, Francesca Pilotto e Alessandro Catulli Direttore Responsabile: Paolo Vino Responsabile Progetto: Massimiliano Mamprin Capo redattore: Ottavia Molteni Hanno collaborato: “l’asterisco”, Il Cavaliere Inesistente, Ottavia Elettra Molteni, Francesco Pontoriero, Eros de Noia, Il Punto di Vista, Elisa Maria Colombo, Barbara Macchi, Emanuele “Renton” Fortunati, Antonio Saponara, Il Guardiano del faro, Giorgio Oldrini, Pasqualino Di Leva, Sara Gueddouda, Antonio Mastrogiacomo, Franca Landucci, Michele Segoloni, Ciceruacchio, Emilio Molinari. chiuso in redazione il 5 ottobre 2019 La collaborazione al giornale è gratuita. Articoli e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori e non vincolano in alcun modo la linea di condotta della società editrice e del direttore responsabile di questo periodico. La direzione si riserva la facoltà di condensare e modificare, secondo le esigenze e senza alterarne la sostanza, gli scritti a sua disposizione. Senza il consenso dell’editore e vietato riprodurre, con qualsiasi mezzo, il giornale o sue parti. Tutte le immagini sono tratte da internet, per informazioni contattare l’indirizzo mail: redazione@laltrasesto.com.

L’ASTERISCO “quotidiano” Bando per l'assegnazione case, il Comune di Sesto mette a disposizione dei cittadini che ne sono sprovvisti, un computer. Benissimo, si direbbe. Peccato che per prenotarsi, bisogna farlo via internet. Insomma per avere a disposizione un computer che non si ha, bisogna utilizzare il computer. Ci piacerebbe conoscere il "genio" che ha emanato il bando. #lorosonodiversi #ridicolmentediversi

IL PUNTO DI VISTA

Il revisionismo “europeo” che piace alla giunta la risoluzione del Parlamento Europeo, votata tra gli altri anche dal Pd, che equipara il nazismo al comunismo. Ma la Storia... Chi ci conosce sa benissimo che non siamo accusabili di filocomunismo o filosovietismo. La nostra è una storia libertaria che si è sempre richiamata ai sacri principi della libertà, delle conquiste sociali e della dignità dell'individuo. Siamo sempre stati legati al filone del socialismo europeo con una visione critica, analizzando e valutando le diverse articolazioni presenti nel vecchio continente. Ecco perchè ci permettiamo di esternare tutto il nostro ribrezzo per la risoluzione del Parlamento Europeo, votata tra gli altri anche dalla delegazione del Pd, che equipara il nazismo al comunismo, senza alcuna differenziazione. Afferma un falso storico attribuendo le responsabilità della seconda guerra mondiale all'Urss, depennando i 25 milioni di sovietici morti per liberare l'Europa dal nazismo. E' decisamente una vergognosa revisione storica che si basa sul principio della non differenza tra oppressi ed oppressori. Il comunismo nasce come ideologia scientifica, che poi degenera nella sua applicazione, il nazismo invece è esclusivamente un'arma per la conquista del po-

tere, per l'affermazione della razza e lo sterminio di quella non ariana. Ciò che fa ancora più male, è l'indicazione che il Parlamento Europeo dà ai Paesi membri di rimuovere targhe e monumenti eretti a socialisti e comunisti che si batterono per la libertà. Dovremmo depennare Pertini, Gramsci, Nenni, Saragat e a Sesto cancellare dalla storia della città, Abramo Oldrini, Libero Biagi, Giuseppe Carrà ecc. Tutto ciò avviene con l'esaltazione e il solito copia incolla dell'Assessore Pizzochera che strumentalmente fa sua questa risoluzione per portare avanti la sua politica revisionista che tenta di annacquare la storia della città. Tutto prevedibile da parte di una persona che ci ha fatto lunghe disquisizioni sulla democrazia e la libertà, per giustificare l'ospitabilità data dal Comune a Casa ìPound, gruppo che non fa misteri sulla loro ideologia nazifascista, ultimamente messa al bando dalla Cassazione. Oltre a questa brutta pagina del Parlamento Europeo, a Sesto dobbiamo sopportare anche questa miserevole situazione.


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POLITICA

Di Stefano, la First Lady e le vie infinite della politica Dalle Aule del Parlamento Europeo alla Festa della Salamella, da Forza Italia alla Lega, Silvia Sardone non perde mai il sorriso e non cambia i suoi mantra tra immigrati e comunisti. E il nostro sindaco? Si ricandiderà o seguirà le orme della compagna? Ormai è assodato: la First Lady viaggia in prima classe, sempre elegante e sorridente. Da Bruxelles, al Parlamento Europeo, alla Festa della Salamella di Pozzuolo Martesana, il suo atteggiamento non cambia: ammiccante, sicura di sé, salviniana della prima ora (…), Silvia Sardone sembra avere sempre le idee chiare su tutto. Lei ha scelto il suo “Capitano” e continua la sua battaglia contro gli sbarchi di immigrati, gli irregolari che bivaccano alla stazione Centrale, i comunisti e i vecchi amici del Movimento 5 Stelle. Buon per lei. E poi in casa c’è il marito, vale a dire quel Roberto Di Stefano che governa Sesto San Giovanni e che non sa più dove stare. In Forza Italia non lo vogliono più e lui non pare sentirsi ancora azzurro. Nella Lega? Mah, in famiglia forse basta una “padana” di per sé già abbastanza ingombrante… E allora, la domanda che ci eravamo già fatti un po' di

LO SPIEGOLONI

Servizi per l’infanzia, facciamo due conti Un'azienda produttiva, se vuole abbattere i costi del lavoro, delocalizza. In altri paese dell'UE, dove il costo del lavoro è minore, o in paesi extra UE dove il costo del lavoro è ancora più basso. Il comune, che non può certo delocalizzare i nidi chiedendo ai genitori di spedire i figli in Malesia per il periodo settembre-luglio, cosa fa? Porta gli stipendi delocalizzati a Sesto. Forse, abbiamo finalmente capito come farà a risparmiare oltre 400 mila euro l'anno per la gestione, tramite la famigerata fondazione, dei nidi Boccaccio e Tonale: variando le condizioni economiche degli educatori. 1) gli educatori comunali a tempo pieno guadagnano, come stipendio di entrata, circa 1300 euro al mese, quelli della fondazione meno di 1000 2) gli educatori comunali lavorano 42 settimane con eventuali settimane extra incentivate (parliamo di 200-250 euro in più a settimana), quelli di fondazione no, gli toccano 47 settimane senza incentivi. 3) gli educatori comunali hanno un premio di produzione annuale, quelli della fondazione no 4) gli educatori comunali lavorano 30 ore la settimana con i bambini e altre 5 vanno in monte ore per attività diverse (per esempio formazione).

tempo fa, la riproponiamo ora: sindaco, o sindaco, che ne sarà di te? Lui non risponde, sfodera un bel sorrisino (non certo splendente come quello della First…) ma non ha certo ancora tratto il dado. Un consiglio al nostro primo cittadino: si sbrighi in fretta a scegliere

cosa fare. Anche perché il tempo passa e alle prossime elezioni amministrative dovrà scontare parecchie penalità, come l’abbandono dei voti della Caponi’s band e di parte di Forza Italia. E quindi, che rimarrebbe? Già, ma forse questa domanda non ha

senso. Anche perché Di Stefano ci dovrà dire se vorrà ricandidarsi per il secondo mandato oppure tentare altre vie…. Anche perché si sa, le vie della politica sono infinite (First Lady docet…).. Il Cavaliere inesistente

La maggioranza e i social? Uno spasso seguirli Leggere i post dei nostri amministratori, siano essi assessori o consiglieri comunali di maggioranza, è davvero uno spasso. Vi invitiamo a farlo, troverete sempre la solita tiritera: come siamo bravi noi, come erano incapaci quelli di prima. In modo stucchevole dopo più di due anni di governo della città, continuare con questa solfa senza essere capaci di elaborare una proposta di governo urbanistica, sociale, culturale è davvero penoso. Abbiamo letto con attenzione l'intervista della Presidente della Consulta del commercio peraltro commerciante ella stessa, e sinceramente speravamo di trovare delle indicazioni strategiche, in base all'esperienza maturata in questo biennio di governo. Siamo rimasti allibiti nel constatare che siamo sempre al punto di prima. Non è successo niente, e nel medio periodo nulla è previsto. Dopo la solita accusa a chi amministrava prima, Alessandra Aiosa afferma:" Il problema del commercio di vicinato non è facilmente risolvibile, proprio perché parliamo di una

città da troppo tempo priva di progettualità (sic)" e continua " con la consulta ci siamo dati obiettivi a breve e lungo termine. Innanzitutto partiremo da un attento studio dei regolamenti comunale per vedere se e in che modo è possibile snellirli. Fermo restando che ci sono dei paletti che non si possono toccare, su tutto il resto cercheremo di fare una proposta più smart". Insomma dopo più di due anni, siamo ancora al punto di dover esaminare i regolamenti, per vedere cosa sarà possibile fare; una vera chicca di inefficienza. Non solo, la Presidente mette le mani avanti e annuncia che comunque ci sono paletti insormontabili. Commercianti avvisati! Tutta l'intervista naturalmente condita da trionfalismo. Si racconta che Immanuel Kant ad un esame, domandò ad uno studente: " Sa dirmi quale sia la causa delle aurore boreali? L'allievo confuso, rispose: “Dio mio, lo sapevo… Ma l'ho dimenticato" - "Una vera sfortuna - ribattè Kant- Lei era l'unico uomo al mondo a saperlo".

Sesto capitale... del trasformismo all’italiana Quando il direttore ci chiama per il "pezzo" da scrivere, ci prende un nodo alla gola. Lontani da Sesto da qualche anno, facciamo fatica ad immaginarla diversa. Non più accogliente, con una politica sociale discriminatoria, con la ferocia del potere contro il mondo associativo, con il continuo tentativo di screditarne la storia politica antifascista, senza progettualità e con un consiglio comunale reso disutile da una maggioranza prevaricatrice. Dell'attuale giunta non conosciamo nessuno a parte il Sindaco, più in quanto compagno dell'euro-parlamentare Silvia Sardone, sempre presente nei talk show, che per le sue performance politiche. Sappiamo che tre assessori su sei non sono sestesi e non vivono a Sesto, e che questa giunta nata da una convergenza al ballottaggio tra Sesto nel Cuore di Gianpaolo Caponi e le liste

che appoggiavano l'attuale Sindaco si è dissolta in pochi mesi ed oggi si regge grazie al trasformismo di ben sette consiglieri delle liste civiche che tra seguire Caponi e rimanere ben seduti sulle loro poltrone, hanno preferito la seconda scelta. Sesto è diventata oggi, la capitale del trasformismo politico e dell'attaccamento alle poltrone, in perfetta linea con quanto avviene a livello nazionale; con una variante da non da poco, a Sesto chi accusa di trasformismo e di incollatura alle poltrone Pd e M5s alleati nel nuovo governo nazionale, sono la Lega, di un falso raggruppamento che si richiama ai valori del civismo e da FdI. Un capolavoro di incoerenza portato avanti da moralisti del terzo millennio. A Firenze c'è un proverbio che sintetizza tutto "Porterebbero via i'ffumo alle candele”. Il guardiano del faro

Per i dipendenti della fondazione come sarà? Le ore sono sempre 35 ma quante ne passeranno con i bambini? Cosa comporterà questo per le famiglie che avranno i loro bambini in quei 2 nidi rispetto agli altri? I dipendenti della fondazione, per meno di 1000 euro al mese, lavoreranno per tutto il periodo di apertura dei nidi. Non solo: visto che ci saranno problemi organizzativi e problemi di salute, leggi dopo, saranno anche stanchi perché dovranno passare 35 ore alla settimana con i bambini, invece di 30. Oltre ad avere degli educatori inevitabilmente scontenti e stressati, se questa esperienza dà punteggio nei concorsi per educatori dei comuni seri, si faranno le ossa a Sesto per poi scappare. Formiamo educatori per gli altri. Quasi tutti gli educatori assunti saranno da giovani a molto giovani e assunti nel numero esatto per gestire i 2 nidi. Cosa succederà (e succederà) quando inizieranno ad ammalarsi? Chi ha avuto figli piccoli sa di cosa parlo: io, fino alla nascita del primogenito, facevo un giorno di malattia ogni 2 anni. Arrivato il bambino i giorni si sono moltiplicati. Pensate a lavorarci in mezzo tutto il giorno tutti i giorni. Preparatevi a disservizi seri. Si mormora, c’è anche un si mormora, che il rapporto operatore/utenti, passerà ad 1/8 anche per la fascia dei bambini più piccoli in cui ora c’è un rapporto 1/5. Se fosse così, ci sarà un solo educatore a gestire 8 bambini di pochi mesi che hanno, pensa te, le caratteristiche di un bambino di pochi mesi: non camminano, non parlano, portano pannolini da cambiare, ecc. ma questo è un si mormora e siamo sicuri non sarà così. Michele Segoloni


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POLITICA E VITA SESTESE

Ute, un patrimonio per Sesto da salvaguardare Sono ripartiti i corsi dell’Università della Terza Età. Ecco perché è così importante per la nostra città, per gli allievi e (anche) per chi ci insegna

Giovedì 26 settembre si è riunito per la prima volta nel nuovo anno scolastico il Collegio dei docenti dell’Università della Terza Età di Sesto San Giovanni. Un momento importante, perché questo 2019-20 è il 25° anno di attività della Ute, come ha ricordato la professoressa Bianca Maria Magini, nuovo Rettore di questa Istituzione, che è un vanto per la nostra città. Prima di tutto i numeri, per dare il senso della sua importanza. Un migliaio di iscritti, 65 docenti, tutti volontari, che impartiscono 71 corsi. E, unica Ute ad averlo siglato, un accordo ormai decennale con l’Università Statale di Milano, Polo di mediazione culturale di Sesto, che destina alcuni dei suoi allievi migliori per impartire lezioni di idiomi stranieri ai nostri utenti. “Se non ci fosse l’Università della Terza Età sarei già morta” mi ha detto con entusiasmo una delle mie “allieve”. Perché fare cultura qui significa anche dare la possibilità a tante persone di avere un impegno ed un ruolo sociale.

Visite a mostre, gite culturali o di piacere, incontri dentro e fuori le mura di via Risorgimento sono il corollario indispensabile alle lezioni. E, sottovoce, qualcuno racconta di amori che sono sbocciati tra uno studio di storia e una discussione di filosofia. I corsi si strutturano su due semestri, ma nella settimana di “pausa” da anni ormai l’Università organizza una Settimana della cultura di alto livello. Giovedì sono cominciate anche le discussioni su quale sarà il tema di quest’anno. Il nuovo Presidente della Ute, Nino Berti, ha ricordato ai docenti che chi si presta ad insegnare offre molto generosamente, ma riceve pure tanto. Spesso chi insegna è obbligato studiare a sua volta, a prepararsi. Per un dovere di serietà verso gli utenti e anche perché chi frequenta i corsi ha livelli culturali molto diversi. Ci sono alcuni che nella loro vita non hanno potuto studiare, ma altri che hanno titoli di studio importanti. Ci sono pure professori universitari in pensione e persino il

caso recente di un “allievo” che è diventato docente. Se per gli allievi questo è un luogo importante, lo è anche per chi, come me, da anni è docente. Per questo pure chi aveva gettato la spugna per problemi di salute, appena ha potuto è tornato. Come il prof. Vasco Pasqualini che dopo una pausa quest’anno è di nuovo vivacemente in cattedra. O come Ezio Parma, che dopo avere salutato tutti i suoi affezionati allievi a giugno, torna addirittura con due corsi. L’Università della Terza Età di Sesto è frutto di un accordo e di un impegno dei due Lions club della città con l’Amministrazione comunale. Da qualche anno poi questo accordo ha portato a concedere alla Ute un intero piano della scuola Rovani, che è stato sistemato a spese dei Lions e che è un luogo gradevole, accogliente nel quale cultura, socialità e familiarità vanno di stretto accordo. Un patrimonio per la città. Da preservare e sviluppare. Giorgio Oldrini

Dopo questa pazza estate, resta uno strano silenzio... È appena finita questa pazza estate italiana del 2019, in cui abbiamo assistito al più spettacolare suicidio politico della storia della Repubblica: Matteo Salvini da mesi ormai padre padrone del governo, a dispetto dei numeri dei parlamentari dove i 5stelle erano (e sono) in grande prevalenza, di colpo ha deciso di far cadere questo stesso governo, nella convinzione che il presidente Mattarella avrebbe sciolto le Camere e la Lega sarebbe andata incontro a una schiacciante vittoria.... e invece, senza rendersene conto, Salvini ha segato il ramo dell’albero su cui era seduto ed è precipitato di colpo a terra, rimanendo lì, incredulo e frastornato, a guardare la sua progressiva emarginazione... il tutto grazie naturalmente a un colpo di palazzo, nella migliore tradizione del trasformismo della politica italiana, colpo di palazzo che ha avuto come assoluti protagonisti, da un lato, il presidente della Repubblica Mattarella, astuto democristiano di lungo corso, dall’altro, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che, da oscuro professore ignoto a tutti, si è rivelato abilissimo e raffinato manovratore politico, lasciando il povero Salvini con il suo mojito di traverso.

E a Sesto? A Sesto regna uno strano silenzio: mentre l’assessore Lamiranda pubblica post tecnici per esaltare le opere pubbliche nella città, il sindaco si limita a qualche stanco post(con selfie inclusi) sui migranti, masticando sempre le stesse vecchie parole d’ordine. Per farsi vedere, Di Stefano è andato anche a presentare il libro per ragazzi scritto da Luigi Vimercati, non propriamente un suo sostenitore, e si sottopone anche alla fatica di farsi fotografare con il solito sorriso ghignante al compleanno della ennesima centenaria, con la solita frasetta trita e ritrita sulle “nonne” della nostra città ... Resta solo l’instancabile Lanzoni, il re dei selfie e degli hashtag legati all’amore per Sesto.... peccato per lui che ormai l’hashtag virale è diventato quello, nato dai suoi più fieri oppositori, l’ormai famoso #abbindoliAMOSESTO. E l’autunno comincia.... con la Sardone fortunatamente persa nelle nebbie di Bruxelles e Strasburgo.... come dicevano i Romani, promoveatur ut amoveatur (tradotto: promuoviamola pure, pur di levarcela di torno...) A presto. Franca Landucci

ConosCi le vie di sesto?

Giorgio e Alberto, due vie per Falck Rappresentano l’alfa e l’omega di una storia che sostiene le fondamenta della Sesto San Giovanni di ieri e di oggi. All’uno - Giorgio Enrico Falck - è intitolata una via che dal centro città corre diritta verso quello che un tempo era l’ingresso principale dello stabilimento Unione. All’altro - Alberto Falck - un’arteria di collegamento tra Viale Italia e Viale Edison, all’altezza dell’incrocio con Via Mazzini. Una scelta, anche quest’ultima, tutt’altro che casuale, perché qui, dove provano a prosperare attività commerciali e dove fino a non molto tempo fa si potevano evadere le pratiche pendenti con l’Agenzia delle Entrate, ha ancora la sua sede operativa il Gruppo che porta il cognome della famiglia di origini alsaziane.

Nato nel 1866 a Dongo, in territorio comasco, Giorgio Enrico Falck rimase orfano di padre quando aveva appena dodici anni. Grazie al sostegno della madre Irene e dello zio Giulio Rubini - parlamentare per ben nove legislature, Ministro dapprima del Tesoro, quindi dei Lavori Pubbici - compì il proprio apprendistato in Germania (aveva appreso la lingua tedesca a scuola). La data da segnare in calendario è quella del 26 gennaio 1906 con la creazione della Società Anonima “Acciaierie e Ferriere Lombarde”, a cui seguì ben presto l’acquisto di terreni a Sesto San Giovanni, conglomerato urbano in linea di continuità con Milano, attraversato da una linea ferroviaria che lo collegava rapidamente con i principali stati esteri interessati dall’estrazione mineraria dei materiali impiegati per la lavorazione nel settore siderurgico. Dal nucleo produttivo iniziale se ne diramarono altri tre, secondo un percorso di specializzazione: il Concordia, con i suoi laminatoi a caldo per tubi saldati, bullonerie e lamiere; il Vittoria, dove operavano laminatoi a freddo e macchinari per la traslazione; e infine il Vulcano, nome quanto mai evocativo dei forni, elettrici, che venivano utilizzati per modellare la ghisa, una lega costituita in gran parte da ferro e carbonio, surrogato pratico ed economico dell’acciaio dolce. Il riferimento diretto alla famiglia, che resiste ancor oggi, entrò nella denominazione dell’azienda nel 1931, con il cambio della ragione sociale in “Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck”, rimasto invariato alla sua morte, avvenuta a Sanremo (IM), dove si era ormai ritirato a vita privata, il 12 gennaio del 1947. A quell’epoca, di anni ne aveva solo nove l’altro Falck di cui parliamo oggi, ossia Alberto, a cui nel giugno 2005 (due anni dopo la scomparsa dell’imprenditore per un malore, a seguito di un incidente d’auto nel centro di Milano) l’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni guidata al tempo dal sindaco Giorgio Oldrini ha intitolato la via che costeggia la sede operativa della società per azioni (Falck Spa), riconvertita alla produzione di energia da fonti rinnovabili e da processi che sviluppano in uno stesso momento, incamerandoli, calore ed energia meccanica (impianti di cogenerazione). Laureatosi all’Università Bocconi, entrato in azienda nel 1964, divenendone presidente del Consiglio di Amministrazione nel 1982. È a lui che si deve lo spegnimento dei forni delle acciaierie nel 1995 dopo lo scontro che lo vide opporsi al cugino Giorgio Falck, che finirà per lasciare le attività di famiglia. Sognava - Alberto - di scrivere un nuovo capitolo alla storia di un’impresa che si stava avviando a festeggiare il secolo di vita. Non vi riuscì, come non si staccò mai del tutto dal settore che aveva decretato la fortuna di chi nella linea di sangue lo aveva preceduto: la siderurgia come parte del DNA della famiglia Falck. I cui componenti, dal cielo, attendono da quasi quindici anni di veder rinascere a nuova vita produttiva l’eredità, in termini di estensione territoriali, lasciata alla nostra città. Ottavia E. Molteni


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Il “coraggio” dei professionisti guastatori del sistema Continua la “guerra” del sindaco e dell’assessore Lamiranda al centro islamico di via Luini

Specchio riflesso sulla sicurezza È come porsi davanti ad uno specchio: vedi l’immagine secondo quello che ti piace riflettere. La stessa cosa avviene per la sicurezza, in generale, sul territorio di Sesto. L’Amministrazione comunale riflette fioriere sempre colorate, marciapiedi puliti e in ordine, strade perfette, giardini che fanno invidia ai prati inglesi, mezzanini della MM sempre sgombri e puliti. I cittadini, attraverso i social, davanti allo stesso specchio fanno riflettere cestini dei rifiuti sempre colmi, spazzatura e rifiuti ingombranti abbandonati in ogni angolo della città, escrementi di cani sparsi su tutti i marciapiedi, giardini con erba buona per il fieno e bottiglie rotte sotto ogni panchina. Poi c’è un altro aspetto sulla sicurezza. Settimanalmente il sindaco pubblica sul suo profilo gli interventi di monitoraggio delle strade, piazze, locali notturni che la polizia municipale

Non finiremo di ripeterlo: amministrare significa andare incontro a tutte le necessità del territorio e soddisfare i bisogni dei propri cittadini. Avere la responsabilità di una comunità, in questo caso il Comune, implica il dovere di fare sistema con una serie di iniziative in grado di dare risposte a tutte le richieste legittime. Figuriamoci, poi, se i diritti dei cittadini sono sanciti anche dalla Costituzione che sta al di sopra di ogni ideologia politica. La religione è una delle componenti garantite a livello costituzionale, ma di questo a Sesto sembra non interessare. A due anni dalle elezioni tornano in campo i “guastatori del sistema” inteso come organizzazione in grado di garantire la collettività in modo universale. Ci riferiamo alla minaccia del sindaco Roberto Di Stefano e dell’assessore Antonio Lamiranda, di produrre la documentazione necessaria per demolire definitivamente la casa di preghiera dei mussulmani di via Luini, quel prefabbricato che fu fatto costruire in termini di tempo determinato, per dare modo al centro culturale islamico di bonificare il terreno dove costruire la moschea. L’ideologia guida gli amministratori in modo tale da non voler sentire ragione dei diritti di questa popolazione che a Sesto registra oltre 5mila residenti, regolarmente inseriti che pagano le tasse e contribuiscono alla vita sociale con attività d’interscambio che hanno coinvolto in modo attivo la comunità cristiana sestese al punto da organizzare incontri e dibattiti. Tutto questo non è preso in considerazione dal sindaco e assessore che hanno come unico obiettivo non la “pace sociale e religiosa” del popolo sestese ma di realizzare l’obiettivo ideologico dei loro slogan del programma elettorale. In questi due anni sono successe cose che andrebbero valutate e prese in considerazione con la massima responsabilità di amministratori e di persone umane: gli attacchi alla moschea sono stati congelati dalla sentenza del Tar che ha dato ragione al centro islamico, mentre ora si attende la risposta del Consiglio di Stato al quale l’Amministrazione comunale ha fatto ricorso; nel frattempo i mussulmani hanno continuato con le loro preghiere nel prefabbricato di via Luini, senza che dessero mai adito a situazioni di traffico automobilistico, disagio abitativo con i residenti o altre cause che potessero giustificare questo accanimento contro il centro islamico. Non solo: il Comune (nella persona dei due guastatori) non ha mai vo-

luto minimamente tenere conto dei soldi spesi per la bonifica dell’area e per la preparazione del progetto definitivo che prevede sì la moschea per una capienza di circa 700 presenze ma anche biblioteca aperta al quartiere, locali multiuso aperti non solo ai figli dei mussulmani ma anche ai giovani residenti della zona, una scuola di arabo aperta a tutti e altre attività sociali. Ora tutto questo non è stato preso in considerazione e dopo oltre due anni sindaco e assessore vogliono demolire il prefabbricato perché secondo le norme e le disposizioni edilizie il Centro non ha realizzato quanto doveva entro i termini e quindi la licenza edilizia è diventata nulla. Quindi ora si dia seguito alle ordinanze di demolizione del prefabbricato e allo sgombero della comunità, almeno questo è nell’intenzione dell’amministrazione Di Stefano. I responsabili del Centro non hanno mai replicato in tutto questo tempo agli attacchi e alle polemiche dichiarazioni sui giornali da parte dell’assessore Lamiranda, in particolare. Essi si sono solo limitati a ribadire: “Non abbiamo mai ricevuto comunicazioni ufficiali, né siamo mai stati chiamati per affrontare il problema”. Nemmeno dopo che l’assessore si è “lavato le mani” dicendo che la pratica è in mano al Prefetto per la gestione dell’ordine pubblico. Un coraggio da…leone. In base alle ultime dichiarazioni, quindi, tutto si dovrebbe risolvere a breve, entro fine anno. Non si conosce la reale soluzione ma resta il problema al quale l’amministrazione non potrà sottrarsi, comunque vada questa vicenda. Se il Prefetto darà seguito alle richieste del Comune le centinaia di mussulmani si troveranno senza un luogo dove pregare col rischio di trovarceli sui marciapiedi di qualche sottoscala o davanti alla loro proprietà di via Veneto. Una situazione che potrebbe riportare indietro la situazione di qualche anno, quando centinaia di sestesi erano arrabbiati per il caos delle auto parcheggiate ovunque vicino ai luoghi di preghiera. Se dovesse ripetersi una situazione analoga si arriverebbe al paradosso di avere scontentato la comunità mussulmana e i sestesi che si troverebbero loro malgrado coinvolti nel disagio di una realtà che il sindaco e l’assessore non hanno voluto risolvere diversamente, rispettando i diritti di tutti. Senza farsi guidare dall’ideologia cieca. E qui non centra niente lo slogan “prima gli italiani”. Francesco pontoriero

molto ordinatamente controlla e porta a casa il minimo sindacale per giustificare il dispiegamento di uomini e mezzi con qualche verbale e qualche infrazione al codice della strada. Giornalmente i sestesi si recano nelle caserme cittadine (perlopiù carabinieri e polizia) per denunciare furti in casa, furti sulle auto, danneggiamenti notturni sotto forma di vandalismo, scippi, rapine, aggressioni a coppie o anziani. Uno specchio riflesso double face. Dove sta la verità? Non saremmo leali se non riconoscessimo che il lavoro delle forze dell’ordine serve a mitigare la micro criminalità, quella che poi interessa maggiormente i sestesi. La presenza delle forze dell’ordine e gli interventi preventivi aiutano ad avere una città più vivibile, ma non sicura, almeno finora. E allora diciamo che tutto è nella norma, tranne questo pigolio continuo sui social dove per la giunta Di Stefano è tutto sotto controllo e siamo in una città che tutti ci invidiano e ci copiano. Un po’ più di coerenza e ragionevolezza non farebbe male, soprattutto perché renderebbe più credibili le azioni portate avanti, mentre in questo modo sono in tanti a pensare che sia tutta propaganda perché tra le dichiarazioni del sindaco e degli assessori e la realtà che investe i sestesi giornalmente c’è sempre una netta differenza in negativo. E non saranno certo i 600 e più allontanamenti temporanei finora protocollati (non Daspo) a fare credere ai sestesi che davvero è tutto più bello perché nei mezzanini della MM i venditori abusivi ci sono sempre e i nomadi alla stazione ferroviaria non mancano. Così è se vi pare! Francesco pontoriero

Strettamente perSonaLe

San Genna’, fai un miracolo contro il razzismo A Napoli si celebrano 52 Santi Patrono della città. Una particolarità, con un numero esponenziale, tutta partenopea. In cima c'è San Gennaro, faccia gialla così come lo chiamano i napoletani. Il legame tra la città e il santo decapitato è fortissimo; non è solo venerazione ma è qualcosa di più. E' un legame stretto, intimo, familiare. A Lui ci si rivolge per tutto, per trovare i soldi per pagare una rata, piuttosto che per derimere una lite familiare, e naturalmente per tutto ciò che attiene la vita quotidiana, compresa la salute. E' un rapporto a tu per tu, che non ammette mediazioni. Ci si rivolge spesso anche imprecando e sollecitandolo a darsi da fare. Qualcuno parla di paganesimo o addirittura

di apostasia. In realtà San Gennaro, in una città complessa e difficile, che ha straordinari momenti di solidarietà ed ha saputo sempre risollevarsi, è il segno della speranza e della riscossa. Lo è anche per i non credenti, che interpretano il ruolo del Santo laicamente, considerandolo un anticonformista ante litteram. E' difficile analizzare il pensiero, la storia e il costume di questa straordinaria città da lontano. Napoli bisogna viverla, anche per pochi giorni per capirne le abitudini. Perché, scrivo tutto questo? Per una semplice ragione, per dare un calcio al razzismo di ritorno che oggi sta riprendendo piede. E' una "cultura" che attraversa e penetra nella

società, alla pari dell'acqua che si infiltra nella roccia. Sentire dire nel terzo millennio da Piero Senaldi direttore di Libero in segno di disprezzo verso i meridionali, che il viso e l'espressione dl Governatore del Veneto Luca Zaia, peraltro non proprio un adone, che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di un calabrese, ritenuto altra cosa e naturalmente poca cosa , fa solamente ribrezzo. Quando Paolo VI, decise di declassare diversi Santi, tra cui San Gennaro, sulla facciata del Duomo apparve questa scritta: "San Gennà, futtatenne". Ecco , la migliore risposta agli imbecilli razzisti. pasqualino Di Leva


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REPORTAGE FOTOGRAFICO

Uno sguardo sulla S

Una città e la sua amministrazione si giudicano non solo dai nuovi progetti e dai provvedimenti politici, ma anche dalla capacità viviamo, ma anche di sicurezza e dignità. In questo reportage scopriamo due dei luoghi simbolo di Sesto: il monastero di San Ni sono morti, vittime di una logica del profitto che non fa sconti e che calpesta i valori umani più elementari. Quante volte sarete p l’amministrazione comunale ha intenzione di fare qualcosa per riqualificare e restituire condizioni dignitose al patrimonio cultura

MONASTERO DI SAN NICOLAO

L’edificio più antico di Sesto tra incuria, abbandono ed erbacce

Incuria, abbandono, erbacce. Questo è il triste stato dell’edificio più antico di Sesto San Giovanni, il Convento del San Nicolao di via Verdi, che era stato recuperato e messo in sicurezza grazie all’impegno e all’ostinata opera di Ezio Parma e, nella mia Amministrazione comunale, dell’assessore Vincenzo Amato che tra l’altro aveva scritto su quei luoghi un bel romanzo con Patrizia Morandi “I fantasmi del San Nicolao”, illustrato dai disegni di Giancarlo Marzorati (editore Giorgio Tarantola). Secondo le ricerche di Ezio Parma, suffragate da uno studio “sul campo” del professor Gian Pietro Brogiolo, uno dei più autorevoli archeologi italiani e docente all’Università di Padova, il primo documento che parla del convento è del 1102, ma la tradizione vuole che fosse stato fondato molto tempo prima, dalle monache benedettine guidate da suor Marcellina, sorella di Sant’Ambrogio. Dopo molte vicissitudini religiose e civili, con cambi di destinazione e di utilizzo, negli

anni ’90 era stata iniziata da parte di alcuni abitanti della zona una campagna per abbattere quello che ai loro occhi sembrava solo un rudere pericoloso e fastidioso. Fu Ezio Parma, usando la sua esperienza di archeologo e di appassionato di storia, a mettere in campo una vigorosa campagna di controinformazione. Creò una Associazione degli Amici del San Nicolao che ebbe rapidamente più di cento adesioni, raccolse firme per salvare il convento, scrisse articoli su giornali locali e nazionali, chiamò il prof. Gian Pietro Brogiolo che con una sua equipe di studiosi esaminò le antiche mura e confermò le convinzioni di Parma. Fu così che durante la mia Amministrazione si decise di mettere in sicurezza il convento, in attesa di nuove risorse. Come ricorda con giustificato orgoglio Ezio Parma nel suo recente libro “Il bello delle sfide”, “fu realizzata in tempi brevi la messa in sicurezza, il consolidamento delle murature, la recinzione con pannelli

trasparenti, la cartellonistica e l’illuminazione con tecnologie d’avanguardia”. La sera del 24 ottobre del 2010, con la benedizione del Prevosto don Giovanni Brigatti, si accesero le luci sul San Nicolao in una cerimonia pubblica suggestiva e molto partecipata. Nella vicina chiesina dell’Assunta, a sua volta da poco restaurata anche con il contributo dell’Amministrazione comunale, l’Ensemble “Le Spezie musicali” aveva interpretato musiche rinascimentali e l’attrice Ida Spalla aveva letto pagine del romanzo di Vincenzo Amato e di Patrizia Morandi. Ora tutto sembra tornare ai tempi dell’abbandono. Lo spettacolo dell’edificio più antico di Sesto San Giovanni, cuore della sua storia, è desolante. Spero che i progetti di intervento vengano ripresi. Magari interpellando ancora una volta Ezio Parma che di quel recupero è stato già una prima volta l’animatore. Giorgio Oldrini


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Sesto “dimenticata”

cità di tutelare e valorizzare il patrimonio esistente. Questione di rispetto per la storia e la memoria del luogo in cui n Nicolao, l’edificio più antico della nostra città e il monumento di via Carducci dedicato a tutti i lavoratori sfruttati che te passati vicino a questi monumenti... E certamente avrete notato anche voi lo stato di abbandono in cui versano. E turale e artistico sestese oppure è considerato anche questo “roba di sinistra”? Attendiamo, fiduciosi, risposte...

MONUMENTO AI LAVORATORI DI VIA CARDUCCI

i tiranti compromessi e la ruggine mettono la struttura a rischio collasso

Degrado, certo, ma anche sicurezza. Le segnalazioni dei cittadini del quartiere 1 Rondò Torretta sulle condizioni del monumento ai lavoratori caduti di via Carducci sono decine. Il motivo? Basta dare un’occhiata a queste foto per rendersi conto delle condizioni a dir poco precarie in cui versa uno dei luoghi simbolo della nostra città. Tutti se ne sono accorti, ma chi ha fatto qualcosa? Al momento, l’unico segnale arriva dal gruppo dei Giovani Sestesi che nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione in consiglio comunale per mettere sul tavolo del parlamento sestese il problema. “I tiranti alla base dell’installazione sono irrimediabilmente corrosi dalla ruggine e messi a nudo dal deterioramento della parte in legno”. Inoltre: “... Gli straordinari e devastanti eventi climatici, che in questi mesi non hanno risparmiato il Nordmilano, costituiscono una minaccia al

possibile collasso della struttura...”. Ecco allora che lo scopo dell’interrogazione è quello di conoscere “le azioni che si intendono mettere in pratica e le tempistiche previste per mettere in sicurezza l’installazione al fine di preservare l’incolumità dei cittadini che dovessero passare nelle vicinanze della struttura”. Senza andare troppo lontano, cinque anni fa in Valcamonica un giovane disabile di 21 anni era morto a Cevo, nel bresciano, schiacciato dal Cristo Redentore, la croce realizzata dall'artista Enrico Job in occasione della visita a Brescia di Papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998. La vittima era affetta da una disabilità motoria. Ed è per questo che probabilmente non riuscì a portarsi in salvo in tempo, come i suoi amici. Pare infatti che il giovane avesse avvertito degli scricchiolii, ma era convinto fosse il rumore del vento. Era invece la croce in legno che si spezzava travolgendolo mentre gli altri riuscivano a mettersi in salvo. Una tragica fatalità, certo. Ma il punto è che le fatalità non si possono prevenire e che l’unica cosa che si può fare è curare e monitorare la sicurezza degli impianti come delle strade. Parlare della tragedia del

Ponte Morandi di Genova è fuori luogo, ma da quando è accaduta è innegabile che lo stato di ponti e viadotti sia una preoccupazione in più per tanti automobilisti. Nessun catastrofismo né allarmismo perché quando accadono incidenti simili alzare il dito per ricordare a tutti “ve lo avevo detto” non serve a nulla. Per non parlare poi del vecchio progetto di fare di Sesto un patrimonio Unesco nella categoria dell’archeologia industriale. Al di là di ogni considerazione sulle chance reali o presunte che un procedimento simile possa avere successo, è innegabile che questi non sono certo dei biglietti da visita adeguati per la nostra città. L’amministrazione, così come i cittadini, devono già fare i conti periodicamente con gli incivili che imbrattano muri e rompono panchine e parchi pubblici, in più abbandonare i simboli cittadini all’incuria non sembra davvero la strada giusta. Lo scrittore austriaco Hermann Broch diceva che l’architettura è la testimonianza dell’aspirazione dell’uomo a vincere il tempo innalzando l’ordine nello spazio. Forse, qualcuno nella nostra città dovrebbe provare a ricordarselo.


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Oltre la cura del verde

Quanto somigliano al governo nazionale In un periodo in cui le idee e le coalizioni cambiano, a volte in meglio, non mancano i soliti ignavi. Si, perché se cambiare idea e orientamento politico può essere a volte frutto di maturazione o esperienze pregresse, quelli che a me spaventano di più sono i silenti. A Sesto San Giovanni abbiamo Consiglieri comunali che condividerebbero sui social anche le fasi più intime della loro giornata se solo avessero la certezza che questo li aiuterebbe a racimolare qualche like in più e tutto sommato, per quanta pena si possa provare per tanta voglia di apparire che rasenta il patologico, sono sicuro che quelli, sono loro. A volte anche simpatici, spesso folcloristici ma veri e tremendamente avvezzi all'ostentazione, delle loro eroiche gesta, della loro fede, religiosa o politica che sia. Ci sono invece quelli ben più pericolosi, quelli che non si sa mai bene dove stanno, che parlano chiaramente solo nelle segrete stanze, incassano poltrone e vaneggiano di terzietà quando sono in pubblico. Si leggono comunicati, interviste e post sui social che paiono inspiegabilmente dettati dalla sfinge, enigmi semplici tuttavia, posizioni da piede in tre scarpe che tentano di nascondere disagi inespressi, che resuscitano il vigore di una posizione solo per necessità di contrapposizione. Non serve appoggiare esplicitamente la posizione di un leader di Partito, se si manifesta per l'ambiente si dice

C’è una sostanziale differenza tra il vivere a Londra, in Inghilterra, e il vivere in un paesino sperduto nella provincia di Barcellona: la Velocità della Vita. No, non è un errore di battitura: ho scritto apposta velocità e non qualità. Perché mentre la qualità è soggettiva (in effetti a qualcuno piace davvero vivere nel grigio di Londra!), la velocità è un metro di misura un po’ più oggettivo. Non si può negare, ad esempio, che a Londra entri in un bar ed esci esattamente 7 secondi dopo con il tuo cappuccino da asporto in mano, mentre qui entri nel bar, scambi due chiacchiere con il titolare, ti siedi (sei praticamente obbligato), aspetti 5-10 minuti il tuo caffè, lo bevi mentre parli con il ragazzo seduto due tavoli più in là (anche a questo non puoi sottrarti!), vai alla cassa a pagare, dove parli nuovamente con il titolare, e finalmente esci. Dopo 20 minuti. In effetti, all’inizio più che un caffè mi sembrava una Via Crucis. E ovviamente non è così solo al bar: è lo stesso al supermarket, al Comune, al fruttivendolo, ovunque insomma. Dire che io abbia fatto fatica ad abituarmici è un eufemismo: all’inizio ero traumatizzato, poi innervosito, poi disperato, infine rassegnato: se ho scelto di vivere qui, mi sono detto, mi dovrò abituare a vivere così, più lento. Ma proprio quando ho smesso di combattere contro quello che qui è il flusso naturale della vita, qualcosa

che è inutile, se Governa la Lega, nelle altre competizioni elettorali si può non appoggiarla esplicitamente, basta dire che si auspica un cambiamento anche ad altri livelli, invece di sostenere esplicitamente un Partito basta denigrare i suoi avversari. Tutti salvi e civici,

pronti a salpare con il prossimo Capitano. Cosa succederà nelle 2022, sempre che si arrivi a fine mandato o meglio, sempre che non si voti prima per le politiche e allora, si voterebbe poco dopo anche a Sesto. Si, perché personalmente sono convinto che il nostro Sindaco a ripresentarsi alle prossime

elezioni amministrative non ci pensa nemmeno, proiettato com'è sul nazionale, saprà cogliere sicuramente altre opportunità ben più allettanti per chi ha sete di potere ma tranquilli, è già partita la gara alla raccolta della presunta eredità. Il baluardo del civismo al

quale deve la vittoria, si è guadagnato ancora un assessorato ed è probabile che possano essere soprattutto i finti indecisi a regalare a questa gente, ora loro nemici giurati, la prossima candidatura. A questi resterà sempre una scappatoia, essendosi alleati con i Partiti di centrodestra ci diranno in fondo che, se lo hanno fatto, in

di straordinario è successo: ho iniziato a ricordare chi sono. Ad esempio, ho iniziato a ricordare che mi piace passare del tempo con gli amici davanti a un caffè, e che mi piace anche molto chiacchierare con le persone in generale. Mi è tornato in mente che adoro i tempi morti, perché li posso riempire con un buon libro, o scrivendo due righe. Mi sono persino ricordato che a volte passeggiare senza una meta e senza uno scopo ha il potere di liberare la mente e abbattere lo stress. All’inizio è stato un processo involontario, non mi stavo davvero rendendo conto di quello che stava succedendo, ma più entravo nell’ordine di idee di seguire questo flusso più lento, e più era come se mi stessi riappropriando di qualcosa di mio che avevo perduto. Finché mi sono reso conto che tutta questa frenesia con la quale mi ero abituato a convivere, mi aveva in realtà allontanato dalle cose davvero importanti per me. Mi sono sentito come un pilota di Formula1, che per via dell’alta velocità non può permettersi di guardarsi in giro e apprezzare ciò che c’è intorno, solo che almeno nelle gare c’è un traguardo ben preciso, nella vita invece l’alta velocità diventa spesso un correre nella ruota come i criceti; o come cantavano i REM: sono solo “daily races going nowhere”. Guardandomi intorno mi rendo conto che non sono il solo: la società in cui viviamo praticamente ci impone

fondo, loro, di centrodestra lo sono sempre stati e, con buona pace del civismo, se lo vorranno, potranno tentare di farsi eleggere in quota "civica" dentro la Lista di un Partito nazionale. Di fatto, l'attuale maggioranza sembra molto simile all'ex governo Lega - Movimento 5 stelle, ognuno coltiva e promuove quelle che ritiene siano le proprie priorità programmatiche, (si lo so, per alcuni, parlare di priorità programmatiche è esagerato). Ci si siede agli stessi tavoli per necessità e dovere di immagine, ogni assessorato, come accadeva anche in passato, è un mondo a se stante che, per concessione del primo cittadino, coltiva il proprio orticello. Se qualcuno se ne accorge, basta fare un selfie di maggioranza corredato da qualche frase simpatica. Come accade ora a livello nazionale, nel periodo postumo a Capitan Felpini, le persone cominceranno a cercare sobrietà, badate bene, sobrietà non ignavia. E allora? Probabilmente alcuni di loro rimpiangeranno comunque di non essersi sfogati in piazza a tempo debito, a parlare di sostituzione della razza con un bel paio di corna sull'elmo. Si, in piazza, perché dovete sapere che per alcuni, se a manifestare è la destra, parlando di democrazia con il braccio destra alzato, anche in quel caso, i fancazzisti sono sempre e comunque gli altri. Eros de Noia

ritmi forsennati, tra lavoro, straordinari e altri impegni. E ancora di più se hai dei figli. Ma il problema più grande non è la società, siamo noi, che senza accorgerci ci abituiamo a questa frenesia fino al punto di non chiederci più se esiste un altro modo di vivere, e spesso non ricordiamo neanche più perché abbiamo scelto o ci siamo ritrovati a vivere in questo modo. Lo facciamo e basta, con il pilota automatico. Così questa vita di corsa diventa come una droga, e possiamo diventarne così assuefatti, che i momenti per noi stessi diventano sempre di meno, e quando li abbiamo li occupiamo rispondendo alle email con il cellulare. Mi sono chiesto il perché noi esseri umani ci siamo ridotti così, ma non ho saputo trovare una risposta che mi soddisfi davvero. Però se non altro ho capito il perché si fa così tanta fatica ad uscirne: per paura. Paura di guardarti dentro e scoprire che hai corso per anni dietro a qualcosa che non è poi così importante per te. Paura di aver buttato via un sacco di tempo che non tornerà mai. Paura di fermarti e renderti conto di non sapere più chi sei e cosa vuoi. E allora puoi continuare a correre, sperando che un giorno ti torni in mente, oppure puoi tirare il freno a mano, e iniziare a goderti il paesaggio, e chissà che là, oltre le nuvole, tu possa finalmente intravedere la vita che ti appartiene. Emanuele “Renton” Fortunati

(Ri)prenditi il tuo tempo

Finalmente possiamo dire che l’attenzione agli spazi verdi a Sesto è giunta a livelli positivi: il taglio del manto erboso regolare ad ogni mese nel periodo da primavera ad autunno ha permesso di godere degli spazi senza doversi districare in una giungla come per tanti anni passati. L’assessorato competente è stato di parola e ringrazio. Del resto il Regolamento del verde in vigore dal novembre del 1995, molto articolato e preciso, stabiliva direttive interessanti: “articolo 11.1.3. Taglio dei tappeti erbosi. Si intende per tappeto erboso uno spazio in genere non eccessivamente esteso che deve mantenere nel tempo caratteristiche di omogeneità, compattezza e bell’aspetto. I tappeti erbosi posti in contesto urbano, necessitano di 12-15 tagli all’anno da effettuarsi tra il mese di marzo e la prima metà di ottobre; i tagli

devono essere effettuati con macchine a lame elicoidali oppure a lame rotanti ed il materiale di risulta deve essere allontanato completamente. In occasione di ogni taglio dell’erba devono essere asportati tutti i rifiuti presenti sul tappeto erboso. Il materiale di risulta ed i rifiuti asportati dovranno essere conferiti nelle strutture indicate dal Settore Ambiente per l’avvio al compostaggio.” Alle mie domande in proposito gli uffici e la responsabile della giunta passata a suo tempo mi risposero che non bisognava restare legati ai regolamenti e poi come sempre “mancano i soldi”. Ben venga il presente dunque. Ora però necessita fare qualche osservazione in proposito: capita di trovare, dopo il taglio dell’erba, che non vengono affatto rimossi rami caduti anche da tempo (non ho capito a chi tocchi ora), un controllo sistematico post operazioni sulla pulizia prevista del regolamento (anche se i cittadini potrebbero essere più civili e non scambiare i prati per discarica) sarebbe necessario. Alcuni giardini che sono dotati di “area cani” (anche qui non tutti i conduttori forse per non piegare la schiena non raccolgono i regali dei loro 4zampe) andrebbero curati ogni tanto riempiendo le buche e gli avvallamenti inevitabili per l’uso. Infine un suggerimento per il futuro: cominciare magari in alcuni dei parchi più estesi a dotare gli spazi di “raccoglitori per la differenziata” (plastica, lattine soprattutto), visto che il consumo di bibite nei mesi più favorevoli aumenta e di conseguenza l’utilizzo dei normali cestini diventa eccessivo, certamente anche qui si tratta di educare il cittadino ma bisogna pur sempre cominciare, proprio negli spazi comuni i bimbi ed i giovani forse devono essere coinvolti nel progettare il futuro di una città più vivibile. Emilio Molinari


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Il protagonismo sbagliato dei giovani La cultura della sopraffazione non deve passare. In questo contesto la scuola può essere ancora maestra di vita?

Medici di base, emergenza finalmente superata a Sesto? Festeggiare per scacciare le ombre – tante - dell’ultimo anno, neanche l’unico, in cui i residenti del quartiere hanno dovuto confrontarsi con il problema dell’assenza annunciata, in qualche caso con l’incertezza e la precarietà, della rappresentanza in zona della categoria dei Medici di Base (MMG). Il primo ottobre scorso l’Associazione Sottocorno e il Comitato Cascina Gatti, in collaborazione

con la Farmacia Padre Pio, hanno associato alla cerimonia di inaugurazione del nuovo ambulatorio di Via Fratelli Di Dio il saluto ai dottori Marchi e Stucchi (sostituto del Dott. Sergio Tomatis, andato in pensione), che hanno accettato di operare in questa parte della città. Un momento bello, un rinfresco aperto alla cittadinanza, seguito alle notizie preoccupanti diffuse solo una decina di giorni prima dalla stessa Associazione, che parlavano dello spostamento volontario del sostituto provvisorio del Dott. Mario Arrighi (altro specialista ritiratosi in pensione), il Dott. Laezza, una volta diventato effettivo, in una zona centrale della nostra città. Iter replicato dal medico di base che era stato designato dall’ATS in via temporanea per supplire al Dott. Pierantonio Pavan. “Pensavamo quanto meno di aver trovato un minimo di stabilità per le migliaia di persone residenti nel quartiere – si leggeva nella nota diffusa dall’Associazione Sottocorno -. Purtroppo non è così. Non riusciamo a comprendere tali decisioni. È vero che la convenzione tra stato e associazioni dei medici permette questo, ma esiste anche un problema deontologico nei confronti di una popolazione che a fatica può spostarsi. Il paradosso è che stanno venendo a mancare

dei servizi alla cittadinanza non per una mancanza di medici, ma per il rifiuto degli stessi a rimanere nel quartiere”. In precedenza, nel febbraio scorso, i residenti della zona avevano dovuto sopportare la rinuncia del medico che si era aggiudicato il bando per la sostituzione del predetto Dott. Tomatis a poche settimane dal suo insediamento.

Anche se la situazione in zona appare al momento ‘tamponata’ dall’arrivo di un nuovo medico per l’ambulatorio di Via Fratelli Di Dio (il già citato Dott. Marchi), restano le parole dure espresse dai componenti l’Associazione Sottocorno, che, pur comprendendo le difficoltà economiche o organizzative che l’incarico di professionista di medicina generale porta con sé, così scrivevano il 20 settembre scorso: “Crediamo che fare il medico di famiglia significhi qualcosa di più. Di fronte a comportamenti come questi, non ci resta che alzare le braccia e prendere atto di come questa società abbia potuto permettere questo decadimento”. Di qui un appello preciso e fermo: “Urge una revisione dell’accordo nazionale (che non tutela il diritto delle persone ad avere un medico di base nel proprio quartiere, né visite domiciliari per quanti sono impossibilitati a spostarsi). Una presa di posizione della classe politica e dirigente nei confronti di una categoria che ha una buona parte che si sta dimostrando insensibile e avida nei confronti dei bisogni della gente”. Un giudizio duro e lapidario che, ce lo auguriamo, la presenza e l’operato dei Dott. Stucchi e Marchi varranno a correggere. Ottavia E. Molteni

Oggi viviamo in una società caratterizzata dalla velocità, dalla competizione e dal consumismo, protagonisti sono sempre i giovani, nello stesso tempo vittime e carnefici, e tra loro i nostri figli, i nostri nipoti. In una società e in un contesto che ha visto disgregarsi i baluardi della sua esistenza, la famiglia e la scuola, i giovani non trovano la loro giusta collocazione. La cultura esistente non è la voce dei loro ideali ed un consumismo dilaniante li soffoca, li condiziona, li esaspera. Mentre i rapporti intergenerazionali appaiono sempre più difficili, rari ed occasionali. Il mondo del lavoro inoltre non offre le soluzioni desiderate ed il lavoro precario è un insulto alla loro dignità e spesso ne rifiutano anche l'esperienza. Accettano il rifugio della famiglia, ma senza viverla. Covando rancore e ribellione si isolano dividendo la loro esistenza tra computer e telefonino. Curano la loro angoscia con l'alcool, la droga e grosse dosi di musica di protesta. Il Bullismo. Ed allora sono questi i protagonisti del nostro futuro, la nostra stessa garanzia, l'assicurazione che la vecchiaia sarà senza dubbio migliore della giovinezza? Siamo anche noi disorientati e i ricordi diventano protagonisti. e la figura del bullo ci ritorna in mente, il giovane arrogante, spavaldo e spaccone, disperazione di insegnanti e professori e titolari ancora oggi della vigliaccheria scolastica. Era il protagonista di iniziative per creare scompiglio e disordine e determinare la prevaricazione a danno dei più deboli, la cui sola colpa era di non voler partecipare o di essere di origine diversa. L'emancipazione giovanile ora ha fatto si che questo fenomeno, tipico delle classi scolastiche sia diventato fenomeno sociale. E' pur vero che le prepotenze ci sono state sempre, ma bisogna riconoscere che in ogni caso hanno avuto conseguenze negative per le persone coinvolte, sia per i prepotenti che per le loro vittime. Il bullismo in età giovanile favorisce lo sviluppo di comportamenti antisociali e criminali, l'essere vittima produce forti disagi personali, un vittimismo permanente ed un senso di emarginazione. Il bullismo va isolato, fermato e possibilmente eliminato, perché chi subisce prepotenze in modo ripetuto e costante, ne porta le conseguenze negative per anni, forse per tutta la vita. In una società civile le vittime vanno tutelate, sostenute ed aiutate per il loro inserimento nella vita sociale. Il bullismo ove non combattuto, diventa esso stesso terreno culturale e sociale, che favorisce il sorgere e la proliferazione di comportamenti devianti e delinquenziali. E' questa la litania, prepotenza, arroganza, violenza, delinquenza che non vogliamo più sentire. Scuola maestra di vita? Essenziale diventa la scuola, e una esperienza scolastica mirata a riportare la scuola alla normalità, in un ambiente in cui gli insegnanti, i professori possano fare attività scolastica e formativa tranquillamente, con la consapevolezza di avere la piena adesione delle famiglie e l'impegno dei genitori nella educazione dei figli. Famiglia e scuola sono legate strettamente nella educazione e nella responsabilità verso i figli, verso i ragazzi. Professori e ragazzi non si devono sentire estranei alla scuola (sono il loro corpo), né sentirsi estranei tra di loro. Un ragazzo intervistato ha detto “ quando il prof. mi parla ho l'impressione che non mi veda, ma soprattutto leggo nei suoi occhi che in quel momento vorrebbe essere in tutt'altro posto.

“Non avere maestro, è non avere nessuno davanti a cui porre delle domande” (Maria Zambrano) La scuola purtroppo presenta ancora situazioni dove convivono con sofferenza individui che non si vorrebbero incontrare, e dove si lamentano episodi di inaudita violenza. Botte e provocazioni agli insegnanti, minacce e violenze ai Presidi, sopraffazioni verso i più deboli e disabili, interventi violenti dei genitori in favore dei figli. E' questa una società ed un modello di scuola che non possiamo accettare ed esportare in ambito europeo. Siamo sicuri comunque che la scuola ha al suo interno la capacità di far nascere, alimentare e diffondere una mentalità contraria alla violenza e di non derogare essenzialmente alla sua funzione di maestra di vita. Anche qui non ci sono semplificazioni di comodo. Non è bullismo quando qualcuno attacca o minaccia un coetaneo con un coltello, gli procura ferite gravi o compie molestie ed abusi sessuali. Questi comportamenti sono veri e propri reati, e come tali vanno perseguiti, con la necessaria severità. Chi può e, soprattutto chi ha compiti istituzionali, si deve adoperare al massimo perché non prevalga la cultura della sopraffazione, della prepotenza e della violenza: ci sia permesso sperare in una società migliore in cui prevalga anche la tolleranza verso la diversità. I segnali sempre più significativi di collaborazione delle Istituzioni pubbliche con le varie forme di associazionismo e volontariato hanno anche determinato il riconoscimento della funzione pubblica della famiglia. Dove c'è famiglia c'è società. E tale riconoscimento individua nella famiglia la prima scuola di virtù e moralità e la guida dell'inserimento indispensabile dei figli nella società. La famiglia sarà pure un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela o affinità ma la validità ed il valore di un nucleo familiare oltre che dalla sua natura sarà determinato anche dalla qualità delle relazioni tra le persone che lo compongono. E' il gruppo non l'individuo il protagonista della vita familiare. Non negazione del matrimonio e della famiglia ma scoperta di nuove forme di rapporti ed un nuovo stile di vita: la famiglia continuerà a realizzarsi con la generazione e l'educazione dei figli. Eliminiamo la distanza e il distacco con le giovani generazioni. Se vogliamo restare vicini ai nostri giovani ed aiutarli ad affrontare serenamente e con determinazione il loro futuro, insegniamo loro, anche con l'esempio, che non l'indifferenza, l'incoerenza, l'intolleranza e la violenza, ma il loro contrario, sono i principi fondanti del nostro vivere civile. Antonio Mastrogiacomo


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Evasione fiscale, siamo i campioni L’Italia è al primo posto in Europa per evasione fiscale. Un primato che non sorprende. Ma perché siamo spinti a non pagare le tasse? E cosa sta facendo davvero la politica per combattere questo fenomeno?

La multa e l’interesse (morboso)

In ricordo di Ivo Besola La vita di chi ci ha lasciato non è finita: continua in coloro che lo hanno amato, perché l’amore è l’essenza stessa della vita. I famigliari di Ivo Besola ricordano il proprio caro scomparso 25 anni. Un omaggio che ospitiamo su L’Altra Sesto citando i passi di Sant’Agostino.

“La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo”.

Il primato italiano non stupisce. Ma non è di certo un record di cui andare fieri. L’Italia, infatti, è il paese al primo posto in Europa per evasione fiscale. Sia in termini assoluti che in rapporto al numero di abitanti. Poiché il pagamento dell'IVA è basato su scontrini, ricevute fiscali e fatture, per l'IVA è diffuso il fenomeno dell’evasione. Vi sono due scenari. In uno il contribuente di diritto (impresa o lavoratore autonomo) incassa l'IVA dal contridi fatto buente (cliente/committente, consumatore) senza emettere né scontrino, né ricevuta fiscale, né fattura.Nel secondo scenario il fornitore, per es. un libero professionista o un artigiano (oppure un'impresa nei confronti di un'altra impresa[), collude con il committente/cliente, offrendo uno sconto pari all'IVA in cambio della rinuncia alla ricevuta fiscale o alla fattura. Il vantaggio per il cliente è ovvio: risparmio dell'IVA con minimo rischio. Per il contribuente di diritto, non essendoci traccia della transazione, il guadagno non appare nella dichiarazione dei redditi con conseguente evasione di imposta sul reddito nonché contributiva (di ordine previdenziale ed eventualmente assicurativa). In questo secondo scenario, il cliente ha un vantaggio, il fornitore ne ha due (non solo evade l'IVA ma - quota parte - anche le imposte e i contributi), chi ci ri-

mette parecchio è il fisco e gli enti previdenziali e assicurativi. Un'altra classica forma di evasione dell'IVA è quella per cui un titolare di partita IVA (impresa o lavoratore autonomo) scarica la quota IVA di una fattura ricevuta da un fornitore anche se la spesa non potrebbe essere imputata come costo dell'attività d'impresa o professionale. Ma perché siamo spinti a non pagare le tasse e quindi ad evadere il fisco? Un primo motivo per cui l’evasione fiscale in Italia è così alta potrebbe risiedere nello scarso “dovere fiscale” (o tax morale): i cittadini non ritengono giusto pagare le imposte, per cui evadono. Il principale motivo per cui gli italiani evadono (o evaderebbero) le imposte è l’eccessiva pressione fiscale a cui sono sottoposti: i contribuenti decidono l’ammontare di reddito da dichiarare in base a quanto credono di meritare post tassazione. Evadere non è giusto ma spesso si è condizionati dal fatto che il costo del lavoro e quindi dei dipendenti è molto alto e che la tassazione per i servizi restituiti sono elevati e quindi rimane un utile davvero minimo per gli imprenditori non proporzionale agli sforzi effettuati. È qui che l’Italia deve migliorare: semplificare il fisco, renderlo più semplice e accessibile e, per quanto possibile, ridurre le impo-

ste a carico delle imprese. A tal proposito è interesante l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, da New York sulla manovra economica 2020 e del tema della lotta all'evasione fiscale. "Mi sto convincendo che il problema centrale di tutto il nostro sistema economico sia l'evasione" ha detto il premier "se noi non riusciamo a ridurre l'evasione la crescita resterà soffocata. Ci faremo latori di un intervento radicale nella manovra di bilancio, è chiaro che dobbiamo pensare a diversi meccanismi di incentivazione della moneta elettronica, degli scontrini, dei pagamenti digitali e anche al carcere per i grandi evasori". Ha poi ribadito un concetto già espresso in altre occasioni. "Dobbiamo fare un patto con i cittadini italiani, pagare tutti per pagare meno" ha confermato Conte, e ha continuato poi spiegando: "in questo momento stiamo studiando tutti i meccanismi che sono incentivanti della moneta elettronica. Sta diventando in me sempre più profonda la convinzione che il nostro problema endemico sia l'evasione: paghiamo tutti di più perché molti non pagano. E' un'emergenza, la maggiore iniquità alla quale siamo esposti. Bisogna intervenire radicalmente come mai è stato fatto in questa direzione".

Se avessi più tempo a disposizione, lo passerei sui social perchè c’è un mondo tutto da scoprire. Purtroppo gli impegni professionali e politici me lo impediscono. Ma forse, è meglio così. Perché? Voglio raccontarvi quello che mi è successo navigando su Facebbok... Mi sono imbattuto in un post di un ex commerciante sestese che “esortava” la polizia locale a multarmi in quanto la mia vettura era parcheggiata (a suo dire abitualmente) in divieto di sosta nei pressi dell’atività che gestisco. Questo mi porta a fare un paio di considerazioni... La prima riguarda il temnon prorio esemplare pismo dell’”amico” che, evidentemente, non sapeva che la multa l’avevo già ricevuta proprio il giorno prima del suo “illuminato” post. Ma questa, probabilmente, è la cosa meno importante. Quello che mi ha stupito maggiormente di questo “leone da tastiera” è l’inopportunità di invitare la polizia locale sestese a fare meglio il proprio lavoro. Anzi, l’allusione era più subdola e, come tutti potete notare, si può sintetizzare nell’equazione: difendo i vigili perché non mi diano multe”. Ma roba da non credere! Credo, anzi ne sono certo, che i vigili sestesi facciano e sappiano fare il proprio mestiere e se, politicamente, ho ritenuto. che la polizia locale dovesse avere strumenti più moderni a disposizione è proprio per valorizzare il loro lavoro. Ma tutto questo, al tal signore non interessa, perché lui ha già emesso la sua

Antonio Saponara

Prolugamento metrò, arriva un altro stop Continua la surreale vicenda di un’opera “all’italiana” ostaggio di ritardi e intoppi. E isestesi non ne possono più!

sentenza inappellabile. A poposito, la sanzione, giusta e sacrosanta, è arrivata e io l’ho pagata. Senza “se” e senza “ma” perché ero in torto. Ci mancherebbe altro. Quello che davvero mi colpisce è il “morboso” interessa da parte sua. Lo immagino “appostato” quotidianamente o quasi nei pressi della mia attività, pronto a documentare chissà cosa da postare in rete come improvvisato e maldestro paladino della legalità. Devo dire che un po’ mi inquietano queste attenzioni speciali da parte sua nei miei confronti. Attenzioni non ricambiate ma che dimostrano come, per molte persone, i social siano una sorta di “zona franca” dove si può dire e fare ciò che si crede. Non è così. “L’amico” se ne faccia una ragione. Paolo Vino

Cari lettori e lettrici avete letto bene. Non conosce pace ormai il famoso prolungamento della M1 fino a Bettola dalla stazione di Sesto fs. Famoso perché siamo alla soglia dell’opera decennale incompiuta. Quello che doveva essere il cuore all’occhiello dell’Expo Milano 2014 sta diventando un vero e proprio incubo infinito per cittadini, pendolari e soprattutto commercianti di Sesto San Giovanni. Quello che doveva urbanizzare ancora di più la città, ma che l’ha portata al degrado più assoluto. Quello che doveva portare lavoro e aumento economico, ma che ha visto la distruzione nonché il fallimento delle piccole e medie imprese sul territorio di cantiere. Insomma più che un opera pubblica destinata al miglioramento della qualità di vita dei cittadini che doveva rendere la città più vivibile, ci troviamo di fronte ad un mostro edilizio e non, che al momento porta notevoli disagi sia al territorio di Sesto San Giovanni che ai suoi cittadini. Entro tre mesi il cantiere per il

prolungamento della linea 1 del metrò potrebbe fermarsi per la seconda volta. È quanto è merso in una riunione difficile e a tratti drammatica, che si è tenuta nei giorni scorsi tra i tecnici di Metropolitana Milanese e di tutti gli enti locali coinvolti nello sfortunato progetto di potenziamento della linea rossa del metrò, fino a Bettola, che doveva essere terminata e operativa dal 2015. Come apprendiamo dal quotidiano “il Giorno” i motivi di un possibile nuovo stop dei cantieri riguardano ancora una volta aspetti economici: un ulteriore aggravio di almeno 24 milioni di euro che riguarda la costruzione delle opere collegate alla linea metropolitana. A cominciare dal parcheggio sotterraneo di interscambio che dovrà essere realizzato nel sottosuolo del nuovo centro commerciale Milanord2 (ex Auchan), i cui lavori sono da poco cominciati con la demolizione della vecchia struttura commerciale e in più Milanord2 non ha ancora pre-

sentato un progetto definitivo. A questo si aggiunge che la ditta appaltatrice che sta portando avanti le opere,”De Sanctis”, dopo aver rilevato il cantiere causa fallimento di una precedente impresa, allo stato attuale potrebbe proseguire con i lavori per i prossimi tre mesi poiché le opere non sarebbero più rinviabili nel tempo. La situazione risulta davvero critica poiché i comuni interessati al prolungamento non hanno alcuna intenzione di sborsare di tasca propria somme di denaro visto che si sono recentemente impegnati al finanziamento del prolungamento fino a Monza della M5. Quello che vediamo è che cambia l’ amministrazione ma il risultato non cambia. Solo in Italia la gente ha la faccia tosta di celebrare 2km di metropolitana ( peraltro prevista 30 anni fa ) come un successo / innovazione. Smettiamola di auto celebrarci e facciamo queste benedette metro se vogliamo una vera città capitale d’ Europa. Antonio Saponara


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La “rivolta delle associazioni” a Sesto Alcune realtà cittadine non hanno “digerito” il passaggio dall’esecutivo eletto dall’assemblea delle associazioni alla consulta e attaccano la giunta: “scelta finalizzata a governare e utilizzare le associazioni per la realizzazione di scelte dell’amministrazione”

Fulgor Sesto piccoli calciatori “crescono” Quando si vedono bambini e ragazzi che giocano allo sport che più piace loro, il calcio, in un ambiente d’oratorio, che non ha come fine la vittoria ma l’educazione, l’inclusività e la compartecipazione secondo valori genuini e sinceri, e lo fanno con dedizione, voglia e gioia, al di là del risultato, nasce la consapevolezza che il risultato è raggiunto. Quando poi arrivano anche le giustamente ricercate soddisfazioni agonistiche, quella stessa gioia è pervasiva e coinvolgente tra tutti coloro che hanno la fortuna di esserne parte a qualsiasi titolo, allenatori, dirigenti, genitori, familiari, amici o anche solo spet-

tatori che rinsaldano ancor di più l’appartenenza alla comunità dell’oratorio. La crescita in armonia col progetto educativo alla base dello sport oratoriale non è quindi solo dei bambini e ragazzi, ma di tutti. Seppur a settembre sia evidentemente presto per trarre conclusioni sulla stagione appena cominciata, a campionato non ancora iniziato, nel caso della Fulgor Under 9 del Mister Roberto Cusa, con bambini nati nel 2011, possiamo già dire che “chi ben comincia…”. I bambini si allenano e partecipano a tornei e amichevoli già da inizio settembre, e hanno avuto modo di dimostrare continuità e miglioramenti continui, anche dopo la scorsa stagione quando, sotto la guida di Potere, hanno anellato successi diventando la squadra da battere in quasi tutte le competizioni affrontate. Rimarchevole è stato il successo ottenuto a Varedo, nel torneo Biancorossi organizzare dal Valera, in cui la Fulgor Under 9 ha vinto in finale contro la Nuova Amatese 2010, squadra FIGC costituita da bambini nati nel 2010, forti e preparati. Ma la nostra Under 9 ha dimostrato carattere, voglia, cuore, grande spirito di gruppo, ed è riuscita a prevalere meritatamente. Tutti sono stati bravissimi. Con il successo è cresciuta anche la convinzione di potersi confrontare senza timore alcuno: la riconferma è venuta nelle varie amichevoli disputate, contro squadre di livello come S. Fruttuoso, Fonas Caponago, J.Cusano e Cormano. Successi tutti meritati che, unitamente ad uno staff e ai genitori ben affiatati, ben fanno sperare sul prosieguo della stagione e soprattutto della squadra anche negli anni a venire. Ulteriore dimostrazione che il calcio d’oratorio, se ancora fosse necessario ricordarlo, non è secondo a nessuno e permette a bambini e ragazzi di crescere, oltre che nei valori sani della comunità, anche agonisticamente. Facciamo quindi i complimenti ad una Società, la Fulgor, che ha saputo sin dagli esordi diventare un punto di riferimento a Sesto San Giovanni e oltre, e tanti auguri di continuare a crescere e “fare squadra” a questi bambini che, nonostante la loro età, insegnano molto anche agli adulti. Un grazie di cuore a tutti, Roberto Cusa, Direttore Sportivo della Fulgor oltre che allenatore dell’under 9, al Parroco che più di tutti ha sempre creduto nei valori dello Sport (con la S maiuscola), a tutto lo staff e ai genitori; tutti insieme formano questa bella comunità dell’Oratorio di S. Giovanni di Sesto.

La politica attiene, per radice etimologica, al governo della città, ma accade talvolta che finisca per permeare, addirittura assorbire, ambiti che concorrono con le proprie forze allo stesso obiettivo, ossia a una puntuale e corretta erogazione dei servizi ai cittadini, nel secondo caso non per via amministrativa, ma attraverso un’opera di volontariato. Stiamo parlando naturalmente del mondo associazionistico, travolto dalla grande rivoluzione collegata al nuovo meccanismo rappresentativo introdotto dalla Giunta guidata da Roberto Di Stefano, quello delle Consulte, approvato con deliberazione consiliare del dicembre 2018 e in vigore dal febbraio scorso. Ad oggi la Consulta delle Associazioni, figlia del Regolamento votato in aula, si è riunita due volte. La prima, il 13 luglio 2019, presso il Salone Loris Fantini delle Casa di Piazza Oldrini. La convocazione portava la firma di Gabriele Corsani - Presidente nominato con Decreto del Sindaco datato 9 luglio - e poneva tra i punti da trattare l’individuazione dei cinque membri, dei quindici componenti complessivi, eletti direttamente dalle associazioni: Savino Bonfanti (già presidente dell’Assemblea delle Associazioni, qui scelto in rappresentanza del Lions Club), Walter Sandoni (Libertas Pattinaggio), Sabina Biffi (Croce Rossa Italiana), Flavio Minardi (Associazione Bersaglieri) e Dino Gigli (Associazione Carabinieri). Ci si è poi rivisti il giorno 17 settembre nei locali di Spazio Arte. La scaletta dei lavori prevedeva la possibilità, per ciascuna associazione, di disporre di tre minuti circa per raccontare la propria attività. Un passaggio propedeutico alla scelta del Presidente Corsani - la cui nomina è apparsa sin da subito figlia della volontà tanto del primo cittadino quanto dell’Assessore con delega all’Associazionismo Roberta Pizzochera -dei dieci membri rimanenti della Consulta. Un modus operandi che ha portato un gruppo di associazioni contrarie a redigere un documento che vi proponiamo integralmente di seguito: “Spesso ci hanno chiesto di raccontare le nostre attività, di illustrare il significato di un percorso di volontariato, di spiegare l’importanza per il tessuto sociale della presenza di una forte rete associativa. Vogliamo farlo una volta ancora, rivolgendoci a tutte le cittadine e i cittadini per affermare i valori comuni che spingono tutti noi ad essere presenti nella nostra città con le mille sfaccettature e con i diversi obiettivi che ognuna delle nostre associazioni ha. Le associazioni sono un patrimonio rilevante per la città, esprimono la capacità autonoma e libera dei cittadini di dar vita ad esperienze di comunità capaci di offrire iniziative, servizi, risposte a bisogni e necessità che senza la presenza associativa resterebbero inascoltati. Cultura, assi-

stenza, sport, ambiente, educazione, formazione, socialità sono i campi dove centinaia di associazioni e migliaia di concittadini sono presenti. Il volontariato è un’esperienza di crescita personale che cambia la vita non solo a chi lo fa, ma soprattutto a chi ne usufruisce. Le associazioni sono un luogo di esercizio della democrazia e della partecipazione diretta di donne e uomini nella costruzione e nella vita della nostra città: ci si incontra per la realizzazione del bene comune che riguarda tutti e tutte, si è attori in prima persona nella definizione di obiettivi, percorsi e strategie. Fin dal mese di dicembre 2018 quando l’amministrazione comunale ha deciso di chiudere l’esperienza pluriennale dell’assemblea delle associazioni e del suo comitato esecutivo, sostituendola con una Consulta delle associazioni con un presidente nominato dal sindaco e con 10 dei 15 componenti nominati dal presidente stesso, abbiamo espresso il nostro dissenso. Riteniamo che il passaggio dall’esecutivo eletto dall’assemblea delle associazioni alla consulta sia una scelta finalizzata a governare e utilizzare le associazioni per la realizzazione di scelte dell’amministrazione, molto meno rappresentativo del ricco patrimonio associativo di Sesto e che riduce la possibilità dei cittadini organizzati di concorrere al bene comune e allo sviluppo del volontariato, in modo libero e democratico.Perciò, non parteciperemo a tale consulta (se mai ci fosse richiesto), né ci sentiamo da essa rappresentati, ma continueremo a partecipare all’assemblea generale delle associazioni, ora presieduta dall’assessore al Vo-

Dopo la stagione del “Papeete” torni quella del “bene comune”

Dopo la stagione del “Papeete” torni quella del “bene comune” anche a Sesto San Giovanni Non solo gli addetti ai lavori questa volta - complice la spettacolarizzazione sociale e mediatica della politica di questi ultimi tempi, che predilige, purtroppo, le battute ad effetto alla sostanza - si sono accorti che quanto è accaduto durante la calura agostana dalle parti del Papeete non può ridursi ad un “colpo di sole” ed ad un “mojito troppo carico”. Anche in casa del “Capitano”, nonostante la maggiore disciplina sulle esternazioni pubbliche contro il Capo (molti partiti dovrebbero andare a scuola da loro), il dibattito su quanto è accaduto, sotto la cenere, è acceso e vivo. Non ultimo, in termini di importanza, anche un Roberto Maroni in gran forma approfitta del momento per togliersi qualche sassolino. Quanto accaduto ha ribaltato lo scenario politico europeo e nazionale e ovviamente avrà ricadute e possibili prospettive nelle realtà locali; quanto meno in alcuni scenari regionali. Adesso che la roulette della Politica, sempre in rotazione, ha portato il pallino sul rosso-giallo, assistiamo a una graduale normalizzazione non solo del dibattito, ma, soprattutto, degli atti di governo della politica stessa. Vedremo se questa normalizzazione si tradurrà anche a Sesto in una normalizzazione della modalità di amministrare e, di conseguenza, di contrastare chi governa. Perché il continuo clima rissoso, sia degli atti che delle conseguenti risposte, da tempo ha trasformato i militanti dei partiti in tifosi, “senza se e senza ma” e oggi rischia di portare questa degenerazione nei cittadini, che ovviamente finirebbero con il disinteressarsi del fabbisogno generale e

occuparsi individualmente solo della loro aiuola e delle pertinenze del loro condominio. Bene comune, collettività e civismo hanno bisogno di grandi slanci altruistici per avere forza di trascinamento, perché il governo, non di una comunità, bensì di una società, per dirla alla Maritain, non può reggersi sulla sommatoria della cura dei singoli interessi individuali, in quanto il suo fine ultimo è “il bene comune che è ben distinto sia dal bene individuale che dalla somma di tutti i beni individuali”. Ecco perché il dopo “Papeete” potrà essere lo spartiacque che segnerà la differenza di una politica dell’IO e del VOI da quella del NOI. Resta tuttavia la preoccupazione che un corpo politico impreparato e troppo selezionato sulla base della lealtà ai leader, invece che della preparazione effettiva, manchi il colpo e la prova che sembra davvero essere l’ultima “occasione”; del resto le prime avvisaglie ci sono già. E allora, a cascata anche sul piano locale, l’auspicio è che, dopo i selfie e i “colpa loro”, torni la politica della proposta e del confronto anche a Sesto San Giovanni, come da lunghissima tradizione, visto che adesso non ci sarà la sponda del Governo nazionale, e anche in Regione alcuni eccessi non trovano tanta simpatia. Pertanto la campanella dell’ultimo giro, alla luce delle partite strategiche in gioco, sta suonando per la Politica anche a Sesto San Giovanni. Se però non ci sarà la capacità di riportare l’agenda della proposta sul “bene comune” avranno definitivamente vinto anche qui l’IO e il VOI sul Noi e non ci sarà nemmeno la consolazione di un buon Mojito. Ciceruacchio

lontariato, per porre all’attenzione tutti i problemi che riguardano l’associazionismo e il bene dei cittadini, senza censure preventive, chiedendo all’amministrazione comunale di farsi carico di un sostegno fattivo e concreto verso il mondo associativo. Contemporaneamente sentiamo la necessità di mettere in comune esperienze e capacità per facilitare la realizzazione di progetti attraverso il lavoro comune, di migliorare gli interventi sul territorio con il sostegno diffuso delle varie realtà associative, di realizzare percorsi insieme con chi ha a cuore i valori della solidarietà e della condivisione. L’associazionismo è per sua natura stessa un mondo aperto ed inclusivo, capace di generare energie positive e proprio per questo vogliamo cercare di costruire una rete associativa autonoma di progettazione, sostegno e impegno per il territorio, che dia forza e spessore alle varie istanze e ai nostri bisogni, e sia contemporaneamente punto di riferimento e luogo di crescita collettivo”. Le associazioni firmatarie (che non comprendono solo quelle colpite da provvedimenti dell’amministrazione Di Stefano) hanno invitato le altre che si riconoscono negli obiettivi illustrati chiaramente ed estesamente all’interno del documento a un incontro presso il Centro Culturale Sergio Valmaggi di Via dei Partigiani. Un momento aperto a idee e proposte, ma anche utile per provare insieme a superare problemi e temi aperti, definendo al contempo passaggi e scelte da compiere nell’immediato futuro. Ottavia E. Molteni

Dal Carroponte alle... rapine La notizia è rimbalzata dal bresciano fino al nordmilano sui social. Perché Marco Ramunno (32 anni) e Lorenzo Macalli (28), noti a Sesto come organizzatori di eventi nell’area del Carroponte (che però, ormai da qualche mese, non collaboravano più con la società che gestisce la struttura di via Granelli, Hub Music Factory) sono stati arrestati nelle scorse ore nell’ambito di un’indagine su una banda di svaligiatori di ville e appartamenti proprio nell’area del bresciano. Un bizzarro caso di omonimia? Pare proprio di no. Dopo un anno di indagini, i carabinieri grazie a pedinamenti ed appostamenti mirati, hanno ricostruito ben 20 furti, di cui 13 in esercizi commerciali e 7 sulle auto. Ben 11 quelli messi a segno nel Bresciano. Il "bottino" è stato calcolato in oltre 100 mila euro. Dal canto loro, gli amministratori di Hub Music Factory, giustamente, si sono affrettati a precisare che: “Quale unica vincitrice del bando di assegnazione del Carroponte, tenuto conto della nostra totale estraneità rispetto ai fatti contestati ai signori Ramunno e Macalli, soggetti in nessun modo collegati seppur indirettamente alla nostra compagine sociale, inivitiamo alla immediata rimozione del post pubblicato”. Anche l’amministrazione prende immediatamente le distanze da questa vicenda col sindaco Roberto Di Stefano che sottolinea come i due soggetti avessero già collaborato con la precedente del Carroponte. Una vicenda ancora da chiarire ma che, come era facile immaginare, ha scatenato aspre polemiche in città.


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