L’Altra Sesto – dicembre 2019

Page 1

L’Altra Sesto s.a.s. periodico d’informazione – attualità – politica – cultura – cronaca – sport. Registrazione n° 1951 del 30 aprile 2009 presso Tribunale di Monza N°19 anno 2011 tel. 02-224.76.547 fax 02-224.76.547 sede legale e sede operativa via Andrea Costa 14 Sesto S. Giovanni 20099–MI- Fotolito e Stampa RDS Web Printing srl, via Belvedere 42 Arcore (MB) 039-92.00.686 sito internet: www.laltrasesto.com indirizzo mail: redazione@laltrasesto.com - 12 mila copie distribuite gratuitamente

DICEMBRE 2019

ASSESSORI IN FUGA A SESTO

pag. 3

SELFIE E... SOLDI PUBBLICI

pag. 6-7

LA VERITA’ SULLA «MOSCHEA»

pag. 9


Se lo dice il direttore

Cosa vorrei trovare sotto l’albero? La mia città... Non mi arrendo. Non mi rassegno a vedere una città che muore, perché questa è la mia città. Un luogo speciale dove i progetti in essere potrebbero disegnare un futuro straordinario. La politica di oggi sembra non crederci, ma i politici passano, i sestesi restano...

Quest’anno c’è una cosa che, più di tutte, vorrei trovare sotto l’albero. A dire il vero, è qualche anno che la includo nella mia letterina a Babbo Natale, ma si vede che lui, da quell’orecchio, proprio non ci sente. Lui come i tanti, troppi, politici locali che in questi anni hanno bloccato Sesto San Giovanni, riducendo la nostra città ad un dormitorio per chi lavora a Milano. Perché quello che vorrei è che il futuro della mia città iniziasse a prendere forme. I progetti non mancano, la voglia di fare da parte di chi fa impresa neppure. Per troppi anni abbiamo atteso che la politica sestese facesse da regia a questa svolta. E ogni volta, per ragioni diverse, siamo rimasti delusi. Ma io non mi arrendo. Non mi rassegno a vedere una città che muore, perché questa è la mia città. Un luogo speciale (non perché sia la mia città, lo è oggettivamente) che ha visto le grandi fabbriche dare lavoro a decine di migliaia di persone, costruendo parte di quel miracolo italiano che oggi solo uno sbiadito ricordo. Una città che, chiuse le fabbriche, ha saputo reggere uno choc che l’ha cambiata nel profondo, modificandone il tessuto sociale senza mortificarne lo spirito. Sesto è dignità, prima di tutto. La dignità di chi la vive e la fa vivere, nonostante tutto. Il futuro è qui ed un futuro che potrebbe regalarci eccellenze e nuove, grandissime opportunità, dalla Città della Salute allo Stadio di Inter e Milano, fino al Progetto per le aree Falck nel suo complesso. Grandi progetti che potrebbero fare della nostra città una «capitale» di in-

novazione e servizi. Sognare non costa nulla. Ma qui non si tratta di sognare, bensì di avere una progettualità e la forza di pensare in grande. Noi sestesi non possiamo gettare la spugna e arrenderci al grigiore e allo squallore di qualche selfie iper contrastato al punto da trasformare via Marconi in un panorama a tinte caraibiche. Non basta «photoshoppare» un sole e una luce che non ci sono. Per fortuna i sestesi sanno perfettamente cos’è la loro città perché la vedono con i propri occhi ogni giorno e non

attraverso i filtri e la telecamera di uno smartphone. Questa amministrazione cosa ha fatto più delle precedenti. Delle giunte che criticava aspramente e che continuano a criticare in una campagna elettorale perenne dove trovano spazio più slogan che idee. Se la Sesto del futuro prende forma, tutta la città costruita ne potrà trarre beneficio. Crescereno le attività, i servizi per i cittadini, i prezzi delle case si rivaluteranno e noi tutti potremo vivere

meglio. Certo, non sarà un processo automatico. Ci vorrà tempo e dovremo anche sopportare qualche disagio. Ma in fondo, una città che ha sopportato la chiusura di una delle sue arterie viabilistiche principali (viale Gramsci) per anni in attesa di un prolugamento di meno di due chilometri della linea uno non si spaventa certo per qualche cantiere. Qualcuno forse non vede l’ora di ondossare un bel caschetto giallo e farsi un selfie davanti a un cantiere, ma di questo passo non credo farà in tempo. Perché

SOMMARIO

L’Altra Sesto PAG. 2

tra meno di due anni la città tornerà alle urne e boccerà senza appello questa amministrazione. Ma per allora vorrei che la Sesto del futuro avesso iniziato a muovere i primi passi. Da sestese non m’importa chi metterà la «bandierina» su questo o quel piano, mi interessa solo che la mia città rinasca. Io sono orgoglioso di essere sestese e non mi stancherò mai di ripeterlo. A Natale e in qualsiasi altro giorno dell’anno. Buon Natale a tutti i sestesi, di cuore.

IL PUNTO DI VISTA

2

L’ASTERISCO

3

IL CAVALIERE INESISTENTE

3

L’OLDRINATA

4

STRETTAMENTE PERSONALE

5

L’OSSERVATORIO SULLA CITTA’

5

LO SPECIALE

6

L’ABCDEROS

10

UN SESTESE DALL’ESTERO

10

SPORT

11

Soc. Editoriale L’Altra Sesto s.a.s. Sede legale via XXIV Maggio 119 20099 Sesto San Giovanni (MI) Anno di Fondazione 2009 Ideatori: Paolo Vino e Massimiliano Mamprin Soci Fondatori: Paolo Vino, Giovanni Scognamiglio, Francesca Pilotto e Alessandro Catulli Direttore Responsabile: Paolo Vino Responsabile Progetto: Massimiliano Mamprin Capo redattore: Ottavia Molteni Hanno collaborato: “l’asterisco”, Il Cavaliere Inesistente, Ottavia Elettra Molteni, Francesco Pontoriero, Eros de Noia, Il Punto di Vista, Elisa Maria Colombo, Barbara Macchi, Emanuele “Renton” Fortunati, Antonio Saponara, Il Guardiano del faro, Giorgio Oldrini, Pasqualino Di Leva, Sara Gueddouda, Antonio Mastrogiacomo, Franca Landucci, Michele Segoloni, Ciceruacchio, Emilio Molinari. chiuso in redazione il 15 dicembre 2019 La collaborazione al giornale è gratuita. Articoli e fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori e non vincolano in alcun modo la linea di condotta della società editrice e del direttore responsabile di questo periodico. La direzione si riserva la facoltà di condensare e modificare, secondo le esigenze e senza alterarne la sostanza, gli scritti a sua disposizione. Senza il consenso dell’editore e vietato riprodurre, con qualsiasi mezzo, il giornale o sue parti. Tutte le immagini sono tratte da internet, per informazioni contattare l’indirizzo mail: redazione@laltrasesto.com.

IL PUNTO DI VISTA

Come è grigia e spenta Sesto oggi

L’ipocrisia degli odiatori Sentir personaggi pubblici odiatori seriali rivolgersi alle famiglie invitandole a prepararsi per il Natale in un clima di pace e serenità è da voltastomaco Dopo una stagione di odio sentir personaggi pubblici odiatori seriali, che si rivolgono alle famiglie invitandole a prepararsi per il Natale in un clima di pace e serenità, è da voltastomaco. Un’offesa all'intelligenza, ma soprattutto a chi è costretto a subire questa violenza. Risparmiateci la vostra faccia segnata da un sorriso ipocrita e dagli occhi da gatto in amore. Non ne abbiamo bisogno. Il Natale soprattutto per chi crede di essere un credente dovrebbe essere tutti i giorni, nelle azioni, nei comportamenti, nella quotidiana attività rivolta a i più poveri, ai meno abbienti senza distinzione di razza, di sesso e di religione. E invece, il loro razzismo, la loro feconda attività di odio sostituisce tutto ciò. Sentire un

via Oslavia "Com'è bella la città com'è grande la città, com'è viva la città ,com'è allegra la città. Piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luci, con tanta gente che lavora,con tanta gente che produce." Cosi' un verso del ritornello di una canzone di Giorgio Gaber. Provate a fare una comparazione con la Sesto di oggi, vi accorgerete immediatamente che la nostra città non c'entra assolutamene niente con questa storia, se non per un altro passaggio dove il grande cantautore milanese di adozione cantava così: "coi magazzini le scale mobili, coi grattacieli sempre più alti e tante macchine sempre di più." A Sesto sono rimasti i magazzini (centri commerciali) , anzi si va verso un ulteriore ampliamento con la costruzione di un nuovo mega centro commerciale sulle

aree Falck, e il traffico tanto, tantissimo inquietante ed inquinante, che è destinato a crescere. I negozi di vicinato sono sempre meno, le serrande abbassate la fanno da padrone. Provate a fare un giro a piedi anche al centro, rondò, via Roma, via Firenze, oltre che in periferia, troverete il deserto dei tartari, alla faccia dei tanti proclami da parte di questa giunta e della sua maggioranza che ci avevano promesso progetti faraonici su questo tema. Dopo due anni e mezzo dall'insediamento, la situazione è peggiorata e nulla fa presupporre un cambiamento. Per non parlare delle luci. In città i lampioni spenti sono qualche migliaia e giornalmente interi quartieri restano al buio. Nulla di nuovo, fa parte del pacchetto: Città grigia e spenta. Lo suggeriamo come slogan.

amministratore a pochi giorni dal Natale, dire : Oggi abbiamo asseganto una casa popolare ad una famiglia in difficoltà, con la chiusa: "prima gli italiani", è di uno squallore unico. Si discrimina anche la povertà. Spesso questi "capolavori umani", hanno la sfrontatezza di farsi il segno della croce, di partecipare alle funzioni religiose, addirittura di vestirsi da Giuseppe e Maria col bambinello in braccio. Squallidi e ipocriti. Questo vostro Natale non ci appartiene. Quel Cristo che nasce è un ebreo che sarà persequitato e morirà su una croce proprio per diffondere il suo credo di pace e uguaglianza, su cui rimarrà scritto in eterno I.N.R.I. (“Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum“ ,“Gesù il Nazareno, il re dei Giudei“.


L’Altra Sesto PAG. 3

POLITICA

Liliana Segre e quella gonnella tirata di qua e di là Leggendo qua e là, sbirciando a destra e sinistra, sono venuto a conoscenza del fatto che Liliana Segre, senatrice deportata nei campi di concentramento in Germania, è ormai diventata una star. Credo suo malgrado. La tirano tutti per la gonnella, chi da una parte, chi dall’altra, probabilmente per avere un momento di notorietà dopo oltre 100 giorni da pecora. Chi la vuole ergere a paladina della Democrazia e di una parte politica; chi le vuole regalare così, tanto per, una bella cittadinanza onoraria, che ormai non si nega più a nessuno. L’ultima in ordine di tempo, la marcia chilometrica che nei giorni scorsi ha coinvolto a Milano oltre 600 sindaci e tanti, tantissimi cittadini, sotto il vessillo del messaggio “L’odio non ha futuro”. Eh già, perché al giorno d’oggi, tra tasse, persone che non arrivano a fine mese, fabbriche che chiudono disoccupati e tanti altri problemi, pare che l’unica emergenza del Paese sia il ritorno del fascismo e

dei riverberi della Dittatura. Sarà… Intanto, la nostra città, per volere del suo sindaco, non ha voluto esimersi dal partecipare all’iniziativa, marciando insieme a tanti altri primi cittadini proprio per solidarietà nei confronti di Liliana Segre. Qualche giorno prima, però, lo stesso sindaco aveva negato la cittadinanza onorari alla stessa Segre, bollandola come un’azione di “strumentalizzazione politica”. Vabbè, tutto può essere in un Paese dove un giorno si può dire una cosa e il giorno dopo si afferma senza problemi il suo contrario. E sono proprio i politici a darci l’esempio illuminato di uno sport – quello dello smentirsi un giorno sì e l’altro pure – che davvero sta diventando una consuetudine triste di un Paese sempre più alla deriva. E intanto la gonnella della Segre è sempre più tirata di qua e di là. Da tutti, senza distinzioni di colore e connotazione politica. Che tristezza. Il cavaliere inesistente

La giunta Di Stefano perde i pezzi, se ne va anche l’assessore Pini Dopo Caponi e Tittafferrante, anche la titolare della delega al Bilancio lascia. Continua la fuga di assessori a Sesto. Perché tutti scappano? missioni come «Il fallimento di Di Stefano». «Si è dimessa l'assessore al bilancio di Sesto, il braccio armato del Sindaco nella sua pervicace opera di smantellamento dei servizi della città con l'alibi del predissesto. Lo ha fatto - si legge nel comunicato stampa dei dem - in un momento cruciale per un’amministrazione comunale, a poche settimane dalla redazione del bilancio di previsione per il 2020, e senza sapere se la Corte dei Conti ha approvato il secondo piano di riequilibrio (il primo era stato bocciato qualche mese fa). La certificazione, quindi, del fallimento della strategia di Di Stefano, che ci comunica le dimissioni dell'assessore al bilancio con motivazioni tanto vaghe quanto deboli. Si tratterà davvero di questioni personali e non di ulteriori problemi con il piano di riequilibrio? O di epurazioni politiche che

E sono tre. In principio fu l’assessore all’educazione Angela Tittaferrante nell’aprile 2018, seguita a ruota dal vicesindaco Gianpaolo Caponi e oggi da Nicoletta Pini, ormai ex assessore al Bilancio della nostra città. La giunta perde un altro pezzo. Ma non è tanto il numero di assessori a gettare la spugna (per quanto rappresentino più di un terzo della squadra di governo) quanto il modo. Ormai il sindaco Roberto Di Stefano è solo. Palesemente solo e incollato ad una poltrona di comando dalla quale però non sa più chi comandare... Basta guardare la foto della giunta nel 2017 per rendersene conto. Perché nessuno degli assessori che ha rinunciato all’incarico ha fornito spiegazioni chiare circa i motivi dell’addio? Ufficialmente per Pini si è trattato di «impegni lavorativi più stringenti». Ma perché un centrodestra che attendeva di governare questa città da settant’anni non ha retto che un paio d’anni prima di dare evidenti segni di sfaldamento? Il centrodestra che ha vinto le elezioni nel 2017 non c’è più. Non c’è più Sesto nel cuore in maggioranza, la formazione civica di Caponi che era stata decisiva al ballottaggio e, oltretutto, il primo cittadino sembra sempre più vicino alla Lega e distante da Forza Italia. La reazione dell’opposizione, ovviamente, non si è fatta attendere.

Durissimo l’attacco dei Giovani Sestesi sulla vicenda: «L'assessore al Bilancio del nostro comune si è dimessa. E' letteralmente fuggita alla vigilia del consiglio comunale che doveva servire ad esaminare il Bilancio preventivo 2020 del Comune di Sesto San Giovanni... Dopo le sue dimissioni non si ha più traccia dei documenti di Bilancio che dovevano essere consegnati ai consiglieri comunali. Non si conosce lo stato di salute dei conti pubblici. La prima conseguenza è che, il nuovo Bilancio verrà discusso e approvato l'anno prossimo, in forte ritardo rispetto ai criteri di buona gestione. Sesto San Giovanni andrà in “esercizio provvisorio”, ciò comporterà una limitazione nelle spese e nei pagamenti. Un ritardo sui progetti e sull'avvio dei servizi’. «Il principale motivo di inquietudine - si legge ancora nella nota - è però un altro: l'assessore Pini ha lasciato nel momento in cui avrebbe dovuto firmare quel Bilancio. Perché non lo ha firmato? Di cosa ha paura? Forse perché doveva affrontare certe decisioni che non condivide? O peggio, decisione contrarie al bene dei sestesi. Signor sindaco, i suoi assessori continuano a fuggire e la città diventa sempre più povera. Forse è arrivato il momento di dimettersi». All’attacco del Partito Democratico sestese che, in una nota, ha bollato le di-

seguono le dimissioni politiche dell’ex vicesindaco (non ancora nominato dopo le sue dimissioni di oltre un anno fa) e dell’ex assessore all’educazione e ai servizi sociali? Tutte cose di cui la nostra Città non ha bisogno». Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex primo cittadino Fiorenza Bassoli, che su Facebook ha commentato così l’accaduto: «Un sindaco senza vicesindaco che per legge dovrebbe essere nominato perché ha compiti specifici anche nel caso d’assenza prolungata o dimissioni del sindaco.Ora assume anche la carica d’assessore al Bilancio di un settore decisivo x un’amministrazione.Ormai abbiamo una monarchia familiare». E il sindaco? Ovviamente non ha perso occasione per rilanciare la palla nel campo avversario come ormai fa d’abitudine: «Ringrazio l’assessore Pini per il lavoro che ha svolto in questi due anni e mezzo, sapendo gestire al meglio la pesante eredità di bilancio lasciata dalla precedente amministrazione di sinistra che ha costretto il Comune di Sesto San Giovanni al pre-dissesto

Media Valle Lambro, Gev a Sesto La giunta comunale ha approvato lo schema di Protocollo d’Intesa tra il Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) Media Valle Lambro e le amministrazioni comunali di Brugherio, Sesto San Giovanni e Cologno Monzese per la gestione della sanzioni elevate dalle Guardie ecologiche volontarie all’interno del parco. Il Protocollo, che avrà durata di un anno a partire dalla sua sottoscrizione e sarà rinnovabile, è finalizzato a coordinare la collaborazione fra i corpi di Polizia Locale comunali e le GEV del Parco Media Valle Lambro per migliorare l’efficacia del presidio e della vigilanza del territorio comunale e dei parchi. Con la firma del Protocollo, il Comune di Sesto San Giovanni individuerà nel proprio territorio una sede che ospiterà un ufficio di vigilanza distaccato per le GEV e un luogo per l’eventuale ricovero protetto dei mezzi impiegati nel servizio, oltre a mettere a disposizione del Parco la propria banca dati eventualmente necessaria per un miglior espletamento del servizio. I Comuni firmatari del protocollo riceveranno dal Parco le sanzioni elevate sul proprio territorio dalle Guardie Ecologiche Volontarie e le trasmetteranno alla Polizia Locale per l’esecuzione. Di contro, il PLIS metterà a disposizione del Comune le proprie GEV - dopo un apposito corso e il superamento dell’esame di abilitazione - in un numero sufficiente per lo svolgimento del servizio. Il Parco dovrà inoltre dotare le GEV dei mezzi e delle attrezzature necessarie per lo svolgimento dell’attività di vigilanza (veicoli, apparecchiatura radio ricetrasmittente, attrezzatura fotografica, GPS, uniformi).


L’Altra Sesto PAG. 4

POLITICA E VITA SESTESE

Cosa ne è del messaggio di pace e amore del presepe?

W l’Italia del 12 dicembre Dopo Piazza Fontana tutto è cambiato

Troppo spesso viene utilizzato dalla destra oscurantista e più o meno apertamente razzista come un proprio simbolo. Ma il presepe parla di rispetto e... Non sono credente, ma ho sempre saputo che la cultura cattolica è una base importante della mia formazione, anche se non credo. Così, nella nostra famiglia a Natale da anni si sono fatti albero e presepe. Quando i nostri figli erano piccoli, spesso venivano a casa nostra qualche sera prima di Natale tutti i loro amici e insieme si faceva l’albero. Era una festa prima della festa, con allegria e ogni volta qualcosa da mangiare e da bere in compagnia. Il presepe poi è sempre stato per noi un messaggio profondo. Una famiglia di poveri in fuga come era quella di Giuseppe, Maria, Gesù, che non trovavano casa. Lei che partorisce in una grotta tra il freddo e la povertà. Gesù un ebreo, come ci tocca spiegare ad un consigliere leghista stupido al punto di pensare che il fatto che il Salvatore sia ebreo è una arbitraria affermazione di Liliana Segre e non un dato storico affermato anche dalla Bibbia. E il tutto in Medio Oriente, con i Magi che arrivano dall’est. L’altro giorno nel grande presepe che ho visitato nel Comune di Pamplona risaltava il Re nero. Il presepe parla di pace, manda con i suoi protagonisti un messaggio di amore, di rispetto per tutti gli uomini e le donne, contro il razzismo, contro l’odio e le discriminazioni. Per questo rimango sempre sorpreso quando il presepe viene utilizzato dalla destra oscurantista e più o meno apertamente razzista come un proprio simbolo. Come facciano a sostenere che una famiglia di poveri fuggiaschi, ebrei in Medio Oriente, con Magi che arrivano dall’Oriente ancora più lontanto uno dei quali nero siano simbolo di identità escludente è per me un mistero. Soprattutto perché quel presepe e Gesù mandano un messaggio di amore, che è il contrario dell’odio, di uguaglianza, che è il contrario della discriminazione, di fratellanza che e’ l’opposto della ripulsa degli altri. Mi piace molto il presepe, con il suo profondo messaggio di pace. Giorgio Oldrini

Era un venerdì abbastanza tranquillo e Milano si preparava per le feste di Natale, quando una bomba scoppiò alla Banca dell'Agricoltura di Piazza Fontana provocando 17 vittime e 90 feriti. Erano le 16,37 di quel terribile 12 dicembre. Da quel giorno l'Italia non fu più la stessa. Iniziò la strategia della tensione che successivamente provocò lutti e tentativi di sovvertire l'ordine democratico dello Stato. Un attentato fascista che rientrava all'interno di una cospirazione di servizi segreti, di poteri forti, di mele marce all'interno del sistema politico, ma non solo . Immediatamente si tentò di depistare e di occultare la verità. Ci rimise le penne Giusepppe Pinelli, ferroviere anarchico la cui caduta da un finestrone della questura resta tuttora un mistero. Fu coinvolto un altro anarchico Pietro Valpreda, in base alla testimonianza di uno strano taxista Piero Rolandi che sosteneva di averlo trasportato poco prima sul luogo dell'attentato. Valpreda subì ingiustamente il carcere. Fu assolto definitivamente anni dopo. I processi furono numerosi e perigrinarono in svariate aule giudiziarie sparse in tutta Italia. Solo trent'anni dopo per quella strage furono condannati gli esponenti neofascisti di Ordine Nuovo, Delfo Zorzi, Carlo

«Spelacchio» delude i sestesi L’albero di Natale di piazza Petazzi sembra più un albero degli zoccoli. Poche luci e un aspetto grigio che ricorda lo sfortunato albero romano C’era molta attesa in piazza Petazzi, la principale del centro storico, sul lastricato davanti alla basilica. Una grande mobilitazione di persone che si aspettavano qualcosa di sfavillante, un albero luminoso quanto basta per sentire una sensazione di allegria. Le premesse parevano esserci tutte. Il coro Gospel per creare l’atmosfera ideale, tanti bambini. C’è stato anche il conto alla rovescia del sindaco Roberto Di Stefano, che ha scandito gli ultimi dieci secondi per poi lasciare spazio ai gridolini di meraviglia: oh che bello! Ma l’attesa alla meraviglia ha lasciato spazio alla delusione. Pochissime luci sull’albero hanno disatteso le emozioni che tanti volevano provare e così l’albero di Natale della piazza principale che doveva caratterizzare la festa è stato paragonato allo “spelacchio” romano dell’anno scorso. A dirla con una metafora si è passati da un albero di Natale che doveva accendere la fantasia a un albero degli zoccoli, riferito al pioppo tagliato dal contadino bergamasco povero per costruire le scarpe al figlio. Gli

stessi commenti sui social sono stati unanimi: perché così poche luci su un abete così grande? Qualcuno ha azzardato per questioni di cassa, altri malignamente per poter dire anche a Natale che è colpa del “buco” della precedente amministrazione. In tanti hanno suggerito di comprare le palline colorate e adornare l’albero per farlo diventare bello. Resta il fatto che il sindaco Di Stefano dimostra di essere disinvolto per tutte le circostanze: dall’albero disadorno al presepe vivente di Cascina dé Gatti interpretato con costumi tradizionali e l’asinello. Importante esserci. Così come farsi riprendere vicino ad una recinzione per testimoniare che il giardino di via Confalonieri avrà una protezione per essere chiuso la sera ed evitare gli schiamazzi notturni e le lamentele dei residenti. Ogni occasione buona per un selfie, se poi la gente resta delusa perché l’albero di piazza Petazzi è poco natalizio se ne farà una ragione. Come per tante altre cose che non girano nel verso giusto. Francesco Pontoriero

Maria Maggi e Giancarlo Rognoni. La strage fu fascista è va chiamata col suo nome. E' penoso dopo mezzo secolo che uomini delle istituzioni omettono di dirlo. Molte cose sono ancora top secret, molte verità sono state occultate. Quel giorno il botto io l'ho sentito. Fu per puro caso. Tentai di capire dove fosse successo , ma era impossibile. Si sentivono suonare sirene in continuazione. Milano apparve una città in preda alla disperazione. Le prime notizie parlavano di una caldaia esplosa nella banca, ma subito prese piede l'ipotesi di una bomba. La piazza era sbarrata, ma già in piazza Duomo era difficile arrivarci. Penso di non aver mai più visto Milano così ferita e diperata. Quel venerdi non riesco a dimenticarlo. Forse meglio così. Una giornata che procurò lutti e dolore a decine di famigle di vittime innocenti, e che segnò il nostro Paese che malgrado tutto e tutti proprio da quel giorno si corazzò nella coscienza civile e democratica. I successivi attentati che hanno prodotto terrore e lutti anche più gravi , hanno trovato sul loro cammino un'Italia più forte nella sua tenuta democratica. W l'Italia del 12 Dicembre. Pasqualino Di Leva

Uno spettacolo «comico» al cimitero nuovo Di ritorno a Sesto per qualche giorno, ci siamo recati al cimitero per una visita ai nostri cari. Mancavamo da mesi dalla città che ci ha ospitato per molti anni e in cui abbiamo vissuto gran parte della nostra vita. La visita ci ha portato anche a rendere omaggio ad altri defunti. Ci siamo così incamminati tra le gallerie che vanno dalla A alla Q , per poi spostarci verso quelle che sono a ridosso della tangenziale. All'uscita dalla galleria Q, ci siamo imbattuti in una situazione da "Oggi le comiche". Solo il rispetto del luogo ci ha impedito una grassa e grossa risata. Difronte all'uscita, nella rotonda dove da sempre sono posizionati i cassoni dei rifiuti è stato costruito un cancello in ferro battuto rigorosamente aperto che immaginiamo sia stato po-

sizionato per delimitare l'area di scarico. Il buffo è che, il cancello insiste solo su un lato della rotonda, lasciando completamente libero l'altra parte da cui si può accedere tranquillamente. Cosa serva il cancello, probabilmente lo sa solo chi lo ha deciso. Ma le stranezze non sono finite lì. A pochi metri a ridosso della staccionata che divide il cimitero dalla Cava Melzi, è comparso un altro cancello chiuso questa volta frontalmente , con ai lati il vuoto, senza muratura e completamente accessibile. A Cosa serve? Bella domanda, a cui è impossibile rispondere. Uno spettacolo comico in luogo sacro di sofferenza. Non male per l'avanspettacolo. Il Guardiano del faro


L’Altra Sesto PAG. 5

La politica del giorno dopo e la raccolta senza semina Tutto è iniziato nel 2012 quando l’allora consigliere Lamiranda... RIFIUTI

Caos rifiuti a Sesto ... E noi paghiamo

Ideologie e politica. Semine e raccolta. Sono concetti filosofici che se applicati correttamente alla gestione amministrativa producono benessere per la società. Le ideologie sono tra i fenomeni sociali quelle che da sempre hanno influenzato la storia. Freeden sostiene la necessità di distinguere l’ideologia da quella che è la filosofia politica, la sua controparte naturale anche se una non può fare a meno dell’altra. Il pericolo può concretizzarsi quando le ideologie come pratiche di pensiero politico producono diverse combinazioni concettuali. Come nel caso di Sesto San Giovanni! La vittoria del centrodestra alle elezioni del giugno 2017 ha fatto emergere non un’organizzazione amministrativa diversa, costruita sulle battaglie portate avanti dell’opposizione e sulle proposte della minoranza, ma una continuità sulle opere che prima venivano osteggiate ed ora sono diventate motivo di vanto, punto di arrivo di una “buona amministrazione” con dei risvolti che lasciano perplessi. E’ successo con la Città della salute e della Ricerca, malvista dai partiti di minoranza ed oggi offerta come la migliore opera possibile; succede la stessa cosa con il forno inceneritore da trasformare in piattaforma ecologica, opera voluta dalla giunta di Monica Chittò ed ora sul tavolo degli impegni più importanti dell’attuale maggioranza; non meraviglia che negli anni passati per l’appalto della raccolta e smaltimento rifiuti urbani sia stata demonizzata la società Sangalli di Monza, perché coinvolta in vicende giudiziarie, ed ora è stata scelta dalla Giunta Di Stefano per svolgere il servizio sul territorio di Sesto dal prossimo gennaio, dopo le vicende fallimentari di Area Sud. Ideologie in movimento, quindi! Raccolta di ciò che hanno seminato gli altri, anche. Il tutto con un sistema che spesso prevarica il buon senso della politica e viola quelli che sono le regole amministrative, almeno sul piano morale, con questi continui giravolta. Poi ci sono le decisioni prese con un forte senso di autorità senza coinvolgere i cittadini, come nel caso dei lavori per la piscina Carmen Longo e tutto quello che ne consegue. Anche in questo caso la memoria ci riporta in primo piano le lamentele della minoranza nel giudicare uno spreco spendere i soldi per rendere fruibile la piscina scoperta per pochi mesi all’anno. Un impianto che se va bene può essere utilizzato tre-quattro mesi all’anno. Ora gli stessi partiti, diventati maggioranza, hanno dato spazio ad una convenzione lunghissima con i privati per costruire la nuova piscina comunale scoperta, e tutto diventa normale. Forse che il cambiamento climatico mondiale, aumentato di qualche grado, ha fatto pensare alla giunta che Sesto in futuro sarà come nei Caraibi? A questo argomento si

abbina poi il comportamento tenuto dalla Giunta sulla gestione dei lavori che interessano la via Nino Bixio, parte di via F.lli Bandiera e tutta la zona per la presenza del mercato rionale. Le oltre 100 bancarelle che attualmente il sabato prendono posto occupando l’intera area dove sorgerà il cantiere dovranno lasciare libera la zona ed essere spostate in tutta via Saint Denis, Baracca e aree attigue con notevole sconvolgimento della viabilità cittadina. Inoltre se alla fine di questa operazione alcuni ambulanti non troveranno più spazio dovranno accontentarsi di essere trasferiti negli altri mercati della zona Rondinella o di via Cavallotti. Tutto questo sta avvenendo senza che preliminarmente vi sia stato un confronto con gli interessati (residenti e ambulanti) per concordare una soluzione potenzialmente migliore, tranne una riunione a giochi fatti svoltasi nel centro Spazio Arte per imbonire i protagonisti più scontenti. Ma in questo c’è da sottolineare l’inutile campagna del Pd che ormai a cose fatte ha distribuito dei volantini per denunciare che “il quartiere Uno è stato distrutto”. In esso il Pd pone l’attenzione sulle bancarelle, sull’occupazione delle strade, sulla riduzione dei parcheggi per gli abitanti, sulla possibilità che il tratto di strada tra via Milanese e via Bixio possa sparire per lasciare spazio alle attività del progetto “Centro sportivo”, sulle garanzie che il Dordoni possa essere ancora luogo frequentato da migliaia di sportivi e dalle scuole sestesi, sulle emergenze che si potranno avere con le ambulanze verso l’ospedale, sul danno che sarà arrecato al supermarket di via Confalonieri soffocato dal blocco della circolazione. Insomma tutte domande legittime. Ma la domanda più spontanea è: dove eravate finora, mentre nel palazzo prendevano le decisioni di queste opere senza nessun confronto? Perché non siete più partecipi alle decisioni che riguardano i cittadini durante le elaborazioni dei progetti e vi fate sentire solo a cose fatte? Che fine ha fatto il metodo del coinvolgimento e del dibattito cittadino sui problemi più importanti che era tipico della sinistra anche durante il periodo di amministrazione? A queste domande, che ormai da mesi non trovano risposta, fa riscontro tutto quello che la città subisce con tagli di alberi, rattoppi di pezzi di strade e marciapiedi, difficoltà a fare smaltire i rifiuti, controlli continui sempre nelle stesse piazze mentre i cittadini reclamano vigilanza in periferia, strade al buio per lunghi periodi. Con buona pace di quanti mettono il solito mi piace ad ogni selfie che gli amministratori non fanno mancare per ogni minima azione compiuta, indifferenti ai grossi problemi che la città continua a patire, aumentando la polvere sotto il tappeto. Francesco Pontoriero

Alla luce degli ultimi fatti emersi, parliamo nuovamente di gestione rifiuti. Breve cronistoria: con l’amministrazione precedente, è stata indetta una gara per 6 anni per la gestione dei rifiuti. Una delle precondizioni per la partecipazione era che si gestisse almeno un comune di almeno 80.000 abitanti. Poiché l’allora consigliere Lamiranda vedeva in questa condizione un modo per fare una gara su misura per la Sangalli di Monza, ha iniziato ad attaccare, già nel 2012, chiedendo ad alta voce (blando eufemismo) la modifica delle condizioni: somma dei residenti nei comuni gestiti pari ad almeno 80.000. In questo modo sperava di poter allargare la platea dei partecipanti, cosa avvenuta. Per-

zione finanziaria (ricordiamo che per Area Sud Sesto rappresentava il 50% del fatturato, non briciole). Questo induce agitazioni nei lavoratori ed ulteriori disservizi. Questo è come intendono il governo gli attuali amministratori: a testa bassa sulla pelle dei cittadini. Si arriva alla chiusura del contratto ed a cercare un gestore temporaneo in attesa della nuova gara. Come lo fanno? “Ad inviti”, cioè invitano un certo numero di aziende a proporsi (quante e quali non è dato saperlo perché non pubblicano gli allegati, DD 1358/2019) per individuare un soggetto a cui affidare direttamente il servizio. Chi invitano? La Sangalli. Chi si aggiudica l’affidamento diretto del servizio per un anno? La Sangalli. Cioè: barricate quando erano all’opposizione

ché allargare la platea? Perché non si può impedire, se non ci sono le condizioni, a qualcuno di partecipare ad una gara quindi si può solo sperare che non arrivi primo aumentando il numero dei concorrenti. Nel 2013, intanto, la Sangalli finisce sotto accusa per appalti truccati ed alla gara di Sesto nemmeno partecipa dopo che, per evitare ulteriori polemiche, la precedente amministrazione aveva fatto passare la proposta dell’allora consigliere Lamiranda. Fatta la gara, vince Area Sud (che con le condizioni iniziali non avrebbe potuto partecipare) e iniziano i guai: il primo anno il servizio è soddisfacente. Perfetta? No, certo, vorrei vedere chi parte con un servizio perfetto, qualunque esso sia. Arriva la nuova maggioranza ed iniziano a bastonarli con le penali aggravandone la posi-

per sospetti sulla Sangalli stessa. Dopo le indagini, i rinvii a giudizio, quando i sospetti rinvigoriscono, diciamo, cosa fanno? Le affidano il servizio. Questo non è amministrare, questa è becera propaganda sia quando erano all’opposizione sia ora. E noi paghiamo… Sì perché in tutto questo, vale la pena ricordare che ci hanno alzato la TARI per non gestione. Un esempio su tutti: lo smaltimento dei rifiuti ingombranti ci costa il doppio rispetto alla passata amministrazione. 400.000 euro in più l’anno. Perché? Perché non hanno governato il fenomeno, hanno preso atto dell’aumento delle tariffe ed hanno pagato. Perché? Perché il selfie sulla monnezza non paga, molto meglio paghino i cittadini, tanto è sempre colpa di quelli di prima… Michele Segoloni


L’Altra Sesto PAG. 6

SPECIALE

Basta buttare soldi pubb ÂŤChe belle le nuove aiuole di viale Casiraghi...Âť cinguettava felice il sindaco poche settimane fa. Peccato che si sia trattato di un intervento palesemente inutile pagato con i soldi dei cittadini. Giudicate voi stessi.


blici per un selfie!

L’Altra Sesto PAG. 7

E I SESTESI PAGANO Per ciclamini e violette sfiorite E’ passato poco più di un mese da quell’ennesimo selfie del Sindaco, questa volta in viale Casiraghi. Il postrecitava: «Buongiorno e buona domenica a tutti! Che belle le nuove aiuole di viale Casiraghi: fiori colorati e piantine per rendere sempre più bella la nostra Sesto! Avanti così, continuiamo a prenderci cura di tutti gli angoli della città!» Premesso che vedere la città fiorita è certo meglio che «ammirare» in giro e sui marciapiedi sporcizia e degrado, ci piace pensare che chi gestisce soldi dei cittadini in momenti di difficoltà economica (come spesso ci ricorda il Sindaco Di Stefano), lo faccia con tutto il rispetto possibile senza usi personali. E soprattutto con l’intento di spenderli senza sperperi. Detto questo, a distanza di un mese circa, incuriositi dal post del Sin-

Di Stefano ha fatto piantare fiori stagionali che dopo meno di un mese erano ovviamente tutti sfioriti daco, abbiamo rifatto un giro per viale Casiraghi e, partendo dalla rotonda di via Garibaldi fino ad arrivare a quella di via Corridoni abbiamo voluto constatare in che stato fossero le bellissime aiuole fatte con i soldi dei cittadini. Viste le esperienze passate, ci aspettavamo di trovare buchi di piante sradicate perché rubate da qualche incivile come era successo in via Cesare da Sesto, o addirittura aiuole piene di cartacce, bottiglie e cicche di sigarette usati come cestini dell’immondizia o ancor peggio come posaceneri. Invece, con grande stupore, come potete vedere dalle foto nulla di tutto ciò. Ci siamo trovati di fronte aiuole piene di foglie (causa di una potatura evidentemente poco seria) e piante di ciclamino e violette tutte sfiorite o sofferenti. Qundi ci chiediamo: ma perché sono state messe piantine stagionali come i ciclami? Anche la “sciura Maria” sapeva perfettamente che da lì a poco sarebbero sfiorite e si sarebbero rovinate. Il sindaco, evidentemente, non lo sapeva. Ma possibile che chi ha piantato quelle piantine fiorite non abbia avvisato che non sarebbero durate tutto l’inverno? Sarebbe giustificato (ma fino ad un certo punto) solo se chi ha effettuato il lavoro non fosse un operatore con sede nel nostro territorio. Altrimenti non si spiegherebbe perché aver proposto delle piante che di lì a poco sarebbero imbruttite. Non ci resta che verificare quanto è stato speso per le aiuola e chi ha effettuato l’intervento. E vi terremo aggiornati.


L’Altra Sesto PAG. 8

Questo mondo ha bisogno di sogni che si realizzano

Alla disperata ricerca di un posto auto Girando per la città non ho potuto non notare l evoluzione del parcheggio nella nostra città. L’ aumento a vista d’occhio delle strisce gialle per residenti, delle strisce blu a pagamento a quelle bianche con limitazione di tempo. E’ il fenomeno silenzioso che accompagna l’allungamento delle metropolitane e nel contempo crea quasi più disagi dell’incremento a due euro del biglietto. In migliaia hanno provato a opporsi al cambiamento cromatico della segnaletica orizzontale, ma non ci sono mezzi reali per opporvisi: la normativa infatti è molto chiara e stabilisce che l’avvicinarsi di infrastrutture importanti rende una certa zona di alto interesse urbanistico, vale a dire una zona in cui non valgono le stesse regole che in quelle “normali”. Una delle regole che non vale è proprio il necessario equilibrio tra strisce bianche e strisce colorate. Possono diventare tranquillamente solo gialle e blu, colori che per i residenti si equivalgono. Tutto questo rende i cittadini molto arrabbiati, ma molto inermi: sembra proprio di tornare a fine Ottocento quando frotte di contadini tentavano di opporsi alle ferrovie che attraversavano i continenti. Una sfida persa fin dal principio per i contadini ovviamente. Insomma se già era difficile parcheggiare a Sesto San Giovanni, più si va avanti e più risulterà altrettanto difficoltoso. Croce e delizia dei milanesi, da qualche tempo in città sono state istituite per la sosta le strisce gialle e quelle blu: le prime destinate ai residenti delle

Sogno un Mondo fatto di Amore. Amore per sé stessi, per gli altri, per la Vita stessa. Un Mondo dove ognuno è libero di esprimere la propria vera natura, e vivere la vita che il proprio cuore sta suggerendo. Vivere della saggezza del proprio cuore. Ah! Pensa: non sarebbe magnifico vivere in un posto dove ognuno si sente sempre innamorato? Ti assicuro che ci sarebbero zero guerre, zero conflitti, (quasi) zero litigi: ognuno sarebbe troppo impegnato a gustarsi la vita che, non ci sarebbe spazio per nient’altro. Ecco: un Mondo d’amore sarebbe decisamente un Mondo rilassato, tranquillo, senza fretta. Sai, quella fretta dettata dal fatto che devi correre dietro ai soldi per pagare le bollette, le stesse bollette di quella casa in cui non ci stai mai, perché sei fuori a lavorare per pagare le bollette. (cit. Dalai Lama) Quanto senso ha inseguire qualcosa che non è quello che realmente vuoi, perché potrebbe aiutarti a raggiungere qualcos’altro che, non è comunque ciò che realmente vuoi? Non avrebbe più senso spendere il tempo lavorando con amore alle proprie passioni? Lo so, pensi che ti stia parlando di un’utopia, di qualcosa di impossibile da realizzare. E magari è vero, magari è davvero un sogno impossibile; eppure questa utopia, questo sogno magnifico è la sola ragione per cui vivo. La sola idea che esiste una possibilità su un triliardo di creare un posto del genere, è ciò che mi dà la forza di andare avanti. Di alzarmi la mattina e scegliere di coinvolgere più persone possibili in questa visione. E alzarmi la mattina seguente e farlo ancora e ancora e ancora. Perché non posso credere che siamo su questa Terra solo per pagare bollette e comprare cellulari. Non voglio credere che, in un sistema matematicamente e fisicamente perfetto come l’Universo, la sola ragione per cui siamo qui, è guardare la nostra vita passarci davanti agli occhi. Io non so se esiste un Dio, se esiste qualcosa di più grande di noi. Non so se ci sono creature più avanzate da qualche parte, o un Matrix dove ci stanno solo controllando. Non so se la realtà esiste davvero, o se come dicono alcune teorie alla fine siamo solo energia che vaga nel vuoto cosmico. Quello che so, è che SIAMO QUI E ORA e che abbiamo una scelta: continuare ad aspettare il momento in cui saremo morti, oppure prendere in mano la nostra vita e farne un capolavoro. Un’opera d’arte sublime, fatta di pura espressione di sé e delle proprie passioni, dove i colori sono i nostri talenti e la tela bianca ci permette di creare qualsiasi cosa, perché ci sono infinite combinazioni di colori, forme e possibilità. E, allora, cosa stai aspettando? Questo Mondo, ha bisogno anche di Te. Emanuele «Renton» Fortunati

Gli ex moderati col torcicollo e i «meriti» del nostro sindaco Non c'è più alcun dubbio, la propaganda del Sindaco Roberto Di Stefano, quella che lui spera lo porti a Roma, è più che chiara. Ed altrettanto chiara è la risposta dell'elettorato e degli esponenti politici che lo supportano. Scorrendo i post del suo profilo che Facebook non si stanca di consigliarmi, essendo probabilmente considerato, per residenza e forse anche per età, un soggetto interessato dalla sponsorizzazione mirata, si può vedere come i post con più like siano quelli più estremisti. La croce che cancella l'immagine della futura Moschea batte di gran lunga la sfilata di foto con il suo nuovo mentore: Matteo Salvini. Appena eletto, il nostro Sindaco, in una intervista rivelava di aver sentito Silvio Berlusconi. In quella telefonata, raccontava come avesse riferito al Cavaliere di aver vinto semplicemente seguendo l'esempio di trasparenza e vicinanza al popolo che lui stesso gli avrebbe trasmesso in anni di militanza in Forza Italia. Il popolo, i cittadini, una parte dell'elettorato forse minima (anche 900 like su un post, in una città con poco più di 60000 elettori non rappresentano neanche un sessantesimo degli aventi dirittto), ma data la capacità di amplificazione dei social network, risulta sicuramente significativa. Case popo-

VIABILITA’ SESTESE

lari a famiglie italiane, altro mini boom di like, sfondano anche le condanne agli ex amministratori,

stando bene attenti a non pubblicare foto con chi ha partecipato, presenziando, alla sua campagna

elettorale ed ora è agli arresti. Insomma, neanche il Presepe in Comune e la polizia locale sfondano più della xenofobia costruita a tavolino, probabilmente dal suo nuovo curatore di immagine social. Di tanto in tanto un "cameo" di alcuni Consiglieri comunali, ex moderati col torcicollo, ad ogni sua “Salvinata” pare guardino altrove, distratti da chissà quale venditore ambulante bloccato repentinamente dalla polizia locale. Quando passerà il torcicollo sarà troppo tardi perché per me, quei Rappresentanti delle Istituzioni saranno, d'ora in poi, i complici di quello che personalmente ritengo un avatar da campagna elettorale alla spasmodica ricerca di un vitalizio. Il suo "merito", rimarrà soltanto quello di aver contribuito a rinvigorire quella fiamma che pare purtroppo non estinguersi mai: quella dell'odio razziale utilizzato per scopi elettorali. Dimenticavo, è dicembre ed è quasi Natale, ricordatevi che voi, da credenti, dovreste tentare di non odiare, soprattutto in questo periodo. So già che non vi fermerete, ma cercate almeno di farlo ad intermittenza, come certe lucine sul blasfemo albero di Natale. Eros de Noia

varie zone mentre le altre ideate per sostare per brevi periodi a pagamento. Una trovata da parte dell’amministrazione per far fronte ai tanti pendolari che vengono dai comuni limitrofi in auto in Sesto San Giovanni per parcheggiare e utilizzare i mezzi per raggiungere Milano. Un’ iniziativa che seppur a mio parere interessante e condivisa vede comunque sfavorito il cittadino sestese che si vede costretto ad acquistare un box come ricovero dell’auto, per chi ovviamente può permetterselo, oppure pagare un pass del valore di 10 € avente durata 2 anni per poter parcheggiare sulle strisce gialle, oppure ricordarsi di rinnovare l’orario sul disco orario ogni due ore per le nuove strisce bianche. A Sesto ci sono 4 zone dove i residenti possono parcheggiare gratis con un pass, ci informa il comune, ma che gratis di fatto non lo è poiché il pass costa 10 € e dura due anni: Zona S01-Sesto Marelli (strisce gialle) Zona S02-Sesto F.S. (strisce gialle) Zona S03-Vittorio Veneto (strisce gialle) Zona S04-M5 (strisce blu) E’ anche vero che passando per i parcheggi con strisce gialle e quindi per residenti ho notato che molte della macchine parcheggiate non hanno il pass o il permesso per parcheggiarvi e quindi presumibilmente occupano posti che non sono autorizzati a occupare. Questo può essere risolto sicuramente con controlli mirati da parti di polizia locale e ausiliari della sosta ma soprattutto con il senso civico e al buon senso delle persone che ahimè stanno andando pian piano perdendosi insieme al rispetto reciproco creando situazioni poco piacevoli che mi piace definire egoistiche. Ricordo cari concittadini, che la multa da pagare nel caso si parcheggi l'auto sulle strisce blu senza averne pagato il corrispettivo ticket è di 41 Euro. Stessa cifra per gli automobilisti che, nel caso di strisce bianche a tempo, non appongano l'apposito disco orario o equivalente (basta un post-it), che testimoni l'orario d'inizio sosta. Più salata è invece la contravvenzione in cui si occupi un parcheggio disabili senza averne diritto. In questo caso, oltre la sanzione da ben 84 Euro è prevista la decurtazione di due punti dalla patente di guida. Occhio al colore della striscia quando siete alla disperata ricerca di un posto per l’automobile! Antonio Saponara


L’Altra Sesto PAG. 9

Ma chi ha ragione sulla «moschea»? In realtà...

Promemoria per la giunta .... E per i sestesi

L’assessore Lamiranda ha addirittura postato un video su FB per spiegare al “popolo” che la legge è uguale per tutti, ma...

MONASTERO DI SAN NICOLAO Due numeri fa’ questo giornale aveva spiegato che il San Nicolao, l’edificio piu’ vecchio di Sesto San Giovanni, giace in stato di totale abbandono, con erbacce ovunque e persino qualche albero nuovo e imprevisto. Il San Nicolao era stato fondato dalla sorella di Sant’Ambrogio, suor Marcellina, e per la sua salvezza Ezio Parma aveva negli anni scorsi organizzato una grande sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dell’Amministrazione comunale, con la raccolta di centinaia di firme. Cosi’ era stato messo in sicurezza e offerto alla visione corretta per tutti. Ora giace abbandonato. Qualcuno sostiene che il Presidente del Consiglio comunale Fiorino aveva assicurato che “in pochi giorni tutto verra’ sistemato”. Sono passati mesi e tutto e’ peggiorato. Forse perche gli alberi cresciuti non sono cedri? A PROPOSITO DI CEDRI... In questi giorni la questione “moschea” è di nuovo tornata in primo piano nella politica di Sesto San Giovanni, perché è finalmente uscita la sentenza del Consiglio di Stato (da ora in poi semplicemente CDS) che avrebbe dovuto dirimere in maniera definitiva la controversia legale tra la comunità musulmana di Sesto e l’amministrazione Di Stefano, controversia nata dopo che nel luglio 2017, appena vinte le elezioni, il neo sindaco, che del no alla moschea aveva fatto uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, emanò un provvedimento che dichiarava decaduto il permesso di costruire, già concesso alla comunità musulmana, perché i lavori di costruzione non erano iniziati entro i sei mesi previsti dalla SUAP, cioè dal documento amministrativo che tale permesso aveva appunto concesso. Il TAR cui la Comunità Musulmana aveva fatto ricorso le aveva sostanzialmente dato ragione, considerando il diritto di culto prevalente rispetto alle obiezioni, pur fondate, della giunta Di Stefano, che subito fece appello al CDS. Ma la sentenza appena uscita, scritta in un italiano tanto contorto da risultare quasi incomprensibile, lungi dal fare chiarezza in maniera definitiva, ha dato la stura a commenti assolutamente contrapposti, in cui tutti cantano vittoria. Lamiranda ha addirittura postato un video su FB per spiegare al “popolo” che la legge è uguale per tutti e che, grazie a questa sentenza, lui e Di Stefano potranno emanare entro pochi giorni un nuovo provvedimento per ribadire la perdita del diritto a costruire da parte della comunità musulmana, cosicché mai a Sesto ci sarà una nuova moschea, come promesso in campagna elettorale. La Comunità Mu-

hanno evitato di prendere una posizione inequivocabile.... Cosa voglio dire? Voglio dire che i giudici del CDS hanno dato ragione alla Comunità Musulmana a proposito della convenzione, del diritto di superficie e, addirittura, nel dichiarare non valido il provvedimento di decadenza del permesso di costruire emesso da Di Stefano nel luglio 2017. I giudici hanno però dato ragione a Di Stefano sul fatto che il permesso di costruire era effettivamente scaduto sei mesi dopo l’emanazione della SUAP che lo concedeva (mentre la comunità sosteneva che i sei mesi andavano conteggiati non dall’emissione della SUAP, ma dalla fine dei lavori di bonifica, certificata molti mesi dopo la scadenza dei suddetti sei mesi): per questo i giudici hanno stabilito che Di Stefano & C. hanno il diritto di “reiterare” la procedura di decadenza, cioè, come dice Lamiranda nel suo video, emanare un nuovo provvedimento che blocchi la costruzione della moschea. In realtà, i giudici dicono tra le righe che questa reiterazione dovrebbe essere una “extrema ratio” dopo aver cercato una soluzione condivisa tra i due contendenti, perché in ballo c’è il diritto di una comunità religiosa di avere un luogo dignitoso in cui pregare. È chiaro però che Di Stefano & C. hanno come unico interesse di arrivare alla primavera del 2022, quando ci saranno le elezioni comunali, senza che una sola pietra della nuova moschea sia stata posta, per dare in pasto ai loro sfegatati tifosi la notizia di avere mantenuto la loro principale promessa elettorale e sperare così in una trionfale rielezione, anche senza l’appoggio “pesante” e determinante di Caponi, ma solo dei pallidi epigoni del civismo, che hanno abbandonato il “Capitano” per restare attaccati alle poltrone generosamente offerte da Di Stefano, ma che certo non hanno né le capacità, né la disponibilità finanziaria che avevano permesso alle liste civiche di calamitare molti voti moderati. Per far questo Di Stefano & C. aspettano con malcelata gioia che, a fronte dei loro nuovi provvedimenti, la Comunità Musulmana decida ancora una volta di adire le vie legali: dati i tempi della giustizia c’è una fondata speranza che le cose vadano in lungo e che Di Stefano & C. ottengano quello che vogliono. Nel frattempo i cittadini che ragionano si domandano a cosa servono queste prove di forza, quanti soldi in spese legali bisognerà ancora gettare dalla finestra, quando si potrà finalmente sedersi a un tavolo senza che Di Stefano & C. si arrocchino su posizioni negazioniste, chiaramente contrarie alla libertà di culto, e senza che la Comunità Musulmana continui a pensare a un complesso edilizio troppo grande e troppo complicato, dove il luogo di preghiera sembra meno importante di tutto il contorno di ristorante-biblioteca-sale di incontro, contorno che fa molta paura a molti cittadini di Sesto perché assomiglia troppo a un tentativo di colonizzazione culturale invasiva e penetrante. Temo però che chiedere ragionevolezza a controparti che si fronteggiano piene di rabbia e di voglia di propaganda sia purtroppo del tutto inutile... Mala tempora currunt.... Franca Landucci

... I cittadini che ragionano si domandano a cosa servono queste prove di forza, quanti soldi in spese legali bisognerà ancora gettare dalla finestra

sulmana, da parte sua, ha emesso un comunicato per sottolineare che la sentenza ha sancito la validità della convenzione stipulata ancora con il sindaco Oldrini e la validità del diritto di superficie allora concesso alla comunità per 50 anni. E allora? Chi ha ragione? Hanno ragione sia Di Stefano sia i musulmani perché ognuno di loro guarda solo alla parte di sentenza che gli piace di più.... e i giudici del CDS, come un tempo Ponzio Pilato,

Poco prima del 4 Novembre sono stati tagliati i due cedri che da decenni rendevano bello il giardino di piazza della Repubblica, di fianco al Monumento ai Caduti. La Giunta ha assicurato che erano malati e noi ci crediamo. Anche se tutti coloro, anche esperti, che hanno potuto vedere le basi degli alberi tagliati, assicurano che nulla era visibile. Naturalmente il taglio di due alberi di questo valore avviene dopo che un botanico qualificato ha firmato una perizia che attesta e documenta che sono pericolosi. Il consigliere Paolo Vino e il Gruppo del Pd hanno chiesto di vedere questo documento. E anche a noi, che al tema abbiamo dedicato buona parte del numero scorso del nostro giornale, farebbe piacere vedere quel documento. Ma fino ad ora non e’ comparso. In compenso sono state rapidamente fatte sparire le basi degli alberi. In modo che nessuno potesse continuare a constatare che, naturalmente ad occhi inesperti, non apparisse nessuna malattia.

E IL GIARDINO DI VILLA MYLIUS? L’Associazione Fior di Mylius per molti anni ha, del tutto volontariamente, fatto di questo prezioso angolo della citta’ un vero gioiello. Teneva in ordine il giardino e nella grande serra, oltre a coltivare fiori, aveva saputo coinvolgere molte scuole cittadine che visitavano e facevano corsi legati alla natura. La nuova Amministrazione, nella sua campagna per stroncare tutto quello che era stato fatto in precedenza in citta’, a giugno ha sfrattato l’Associazione promettendo novita’ mirabolanti. Sono passati sei mesi, il giardino e’ abbandonato, la serra deserta e comincia a subire l’affronto dei luoghi abbandonati. A quando le novita’ mirabolanti?

Associazione Sottocorno, la precisazione Nell’imbatterci in Rete in un post dell’Associazione Sottocorno in cui si chiede pubblicamente immediata rettifica dei contenuti di un pezzo pubblicato sul numero di novembre 2019 del periodico L’Altra Sesto - testo che, ci duole constatarlo - è stato diffuso su Internet senza invio preventivo dello stesso ai diretti interessati, ossia alla mail di contatto della testata indicato nella gerenza (redazione@laltrasesto.com) - autonomamente, nella piena osservanza del disposto dell’art. 8 della Legge n. 47/1948 (Legge sulla Stampa), vi proponiamo il testo in questione in versione integrale, rigettando al contempo l’accusa (ancorata a un mero pensiero personale, e quindi opinabile) di ospitare (citiamo testualmente) “articoli di basso profilo che tendono a strumentalizzare l’associazione per fini politici”. La Redazione Essendo il nostro un periodico mensile, ed essendo noi seri e rispettosi delle leggi che regolamentano la

professione giornalistica, informiamo l'Associazione Sottocorno che anche nel prossimo numero (cartaceo) del giornale L'Altra Sesto, e non Altra Sesto, come citato nell'articolo sul blog, sarà pubblicato tutto quello che viene pubblicato in questo nostro blog, compreso l'articolo del blog dell'Associazione Sottocorno e una rettifica/risposta dell'autore dell'articolo da noi pubblicato. Il Direttore COMUNICATO SU UNA NOSTRA PRESUNTA RICHIESTA DI UN CONSIGLIO COMUNALE APERTO SULLA BIOPIATTAFORMA In relazione all'articolo apparso sul giornale locale L’Altra Sesto in seconda pagina del mese di novembre precisiamo che: non esiste un comitato ma bensì una Associazione Sottocorno; che MAI (e sottolineiamo MAI) abbiamo richiesto un consiglio comunale aperto

per discutere del futuro dell'inceneritore a questa giunta soprattutto ora che ci stiamo avviando verso la fine di un percorso partecipato al quale abbiamo aderito fin dall'inizio, e la nostra posizione sull'argomento è chiara come si può chiaramente leggere sul post dedicato. che a NOI mai è stata negata una risposta dal sig. Fiorino Infine comunichiamo che ci dispiace vedere articoli di basso profilo che tendono a strumentalizzare l'associazione per fini politici, volti ad accostarci ogni tanto ad una fazione piuttosto che ad un'altra, chi ci conosce sa bene che non abbiamo nessuna simpatia ne tanto meno siamo vicini a nessun partito politico, siamo e saremo sempre liberi di manifestare il nostro pensiero in forma autonoma e soprattutto in maniera indipendente lontano da tutti quei giochini politici che animano "l'avanspettacolo" della politica in questo periodo. Chiediamo immediata rettifica di quanto scritto in quanto falsa e non corrispondente alla verità.

L’asterisco puntualizza In merito alla precisazione dell" Associazione e non comitato di via Sottocorno prendiamo atto e ci scusiamo. Non intendevamo e non intendiamo coinvolgerli in niente. Non ne abbiamo bisogno. Il nostro é stato in errore che non facciamo fatica a riconoscere e ci scusiamo verso tutti gli interessati.Ci si puo" criticare ed è giusto che sia cosi. Tuttavia l'affermazione "articolo di basso profilo" rappresenta una caduta di stile che il comitato poteva evitare.Ribadiamo con forza che non facciamo fatica alcuna a riconoscere i nostri errori, perché tutto quello che facciamo lo facciamo in buona fede, senza voler coinvolgere nessuno in chissà quale disegno e soprattutto offendere. Possiamo sbagliare, così come é successo. Tuttavia ci aspettiamo altrettanto correttezza da parte di chi ci critica.


L’Altra Sesto PAG. 10 CONOSCI LE VIE DI SESTO?

SPAZIO A CURA DELLA LISTA CIVICA GIOVANI SESTESI

Meno vecchi bus e più minivan elettrici per Sesto L’innovativa proposta della Lista Civica Giovani Sestesi per un trasporto pubblico più efficiente, sostenibile e a misura dei sestesi Si fanno attendere a lungo e, quando arrivano, negli orari di punta, sono quasi sempre pieni all’inverosimile, trasformando lo spostamento in un’esperienza spiacevole, nonché potenzialmente pericolosa. Chi per scelta non ricorre abitualmente alle linee del trasporto pubblico locale vi tratteggerà un profilo non distante da quello che vi abbiamo appena proposto. Difficile dare loro torto, specialmente con un servizio strutturato com’è al momento, che non tiene in alcun conto le peculiarità di Sesto San

anche pensare a istituire aree pedonali senza la necessità che accanto sorgano ampie aree di parcheggio. Mezzi più piccoli, con passaggi a distanza ravvicinata, porterebbero, nell’arco della giornata operativa, a un sostanziale risultato di pareggio, senza contare i benefici derivanti dal fatto di togliere dalla strada veicoli che, salvo le fasce orarie del rientro, si trovano non di rado a circolare al di sotto della portata consentita. Pensate al vantaggio di non essere più costretti a salire a tutti ai

capo linee come la 700, la 701, la 702, la 708, la 713 (per citare quelle a cui ormai ci siamo abituati) - ha confermato anche di recente la volontà di convertire interamente il suo parco circolante alle zero emissioni entro la soglia temporale del 2030. Come comunicato dalla stessa Azienda dei Trasporti Milanesi, oltre due terzi (70%) delle percorrenze avviene già grazie all’alimentazione elettrica. Gli e-bus in circolazione sono 25, un centinaio quelli ibridi e tre sfruttano la tecnologia delle

Giovanni, crocevia di percorsi che corrono su gomma e rotaia, che dovrebbero però essere maggiormente intersecati ed efficientati. Come? Partiamo dai veicoli utilizzati sulle linee urbane ed extra-urbane gestite da ATM. Se quelli che garantiscono il collegamento laddove non si spinge (ancora) il tracciato della metropolitana (pensiamo, ad esempio, al comune di Cinisello Balsamo) potrebbero seguitare a indossare una ‘taglia’ tradizionale (pensiamo ai 12 metri abituali di un citybus), lo stesso ingombro è necessario per il servizio di altre tratte? Nel passare a un minivan, la lunghezza risulterebbe notevolmente ridotta, addirittura più che dimezzata, con evidenti vantaggi a livello di manovrabilità nelle vie del centro cittadino, dove si potrebbe

costi sul primo bus in arrivo perché altrimenti non arrivereste più a casa (i lavoratori pendolari assistono in verità, ancor oggi, a scene assurde. Persone che bloccano con il proprio corpo la chiusura delle porte della metropolitana, nonostante vi sia un treno dato in arrivo in un minuto). Il cambio di dimensioni a cui si è pensato fornirebbe inoltre un’occasione importante: valutare l’introduzione in flotta di soluzioni con alimentazione completamente elettrica. Prodotti a listino adatti non ne mancano. Già vi abbiamo detto (vedasi al riguardo il numero di novembre de L’Altra Sesto) della vetustà del parco circolante. Un’azione come quella suggerita conseguirebbe un doppio risultato: svecchiare la flotta, ma, soprattutto, portare un contributo significativo sul piano dell’aria che respiriamo. La stessa ATM - a cui fanno

celle a combustibile con serbatoio a idrogeno. Sono tuttavia già stati ordinati 250 veicoli totalmente zero emissioni al costruttore polacco Solaris, leader della emobility, mentre 80 tram elettrici arriveranno dalla svizzera Stadler. La presenza sulle strade di vetture ibride e motorini in condivisione zero emissioni valgono ad allievare in parte il problema dell’inquinamento acustico nelle aree urbane. Se vi aggiungessero anche i minibus elettrici a cui pensiamo, muoversi a piedi per le vie di Sesto San Giovanni risulterebbe decisamente più rilassante. Nel prossimo contributo spiegheremo la nostra idea su come organizzare la ricarica dei veicoli e sugli interventi possibili in corrispondenza degli stalli di frenata. Lista Civica Giovani Sestesi

Le mani che «ascoltano» La competenza al servizio dell’ascolto. Non abbiamo confuso l’ordine degli elementi. Quando si parla di soggetti in stato di fragilità fisica o psichica, è assolutamente necessario essere in grado di “parlare la stessa lingua", compito che si traduce nell’impegno all’utilizzo degli strumenti cognitivi e del bagaglio esperienziale maturato sul campo dal curante per stabilire un reale punto di contatto. Muove da queste premesse il progetto dello sportello “Le mani che ascoltano” redatto da Simona Nolli. Uno spazio ideato per venire in soccorso di quanti si trovano a dover gestire l’assistenza di una persona cara entro le mura domestiche. Dal concetto di “ascolto attivo”, che sappia tradurre in azioni e fatti l’appello che il soggetto fragile invia anche a livello inconscio (linguaggio non verbale), senza cadere nel pericolo di leggervi quello che non c’è, arrivando a prevaricare l’altro; alla presa di coscienza che non esiste una formula universalmente valida e applicabile a tutti (solo un approccio personalizzato può generare risultati soddisfacenti), pur se le basi di partenza sono le medesime. Riuscire a capire che cosa necessiti a una persona per vivere meglio nel proprio quotidiano è tutt’altro che agevole e immediato, ma può essere acquisito attraverso un percorso educativo. Avere la sicurezza di una guida su cui contare diventa così essenziale, anche, ma non solo, sul piano della gestione pratica del curato. L’inserimento di una figura esterna non deve tuttavia preludere a pericolosi cambiamenti di ruolo: ognuno deve infatti mantenere il pro-

prio, in caso contrario si corre il rischio di veder saltare equilibri costruiti magari con fatica nel tempo. Nell’interesse del soggetto fragile occorre conseguire una situazione di equilibrio tra tutte le parti che ne attraversano il vissuto abituale, avendo cura affinché ciascuna abbia un profilo ben delineato, che procede senza intersecare, in misura potenzialmente dannosa, l’operato delle

altre. “Adottare l’ascolto e un approccio consono aiuta tutti a sentirsi complici di risultati inaspettati, che portano a momenti sani di vita insieme”, conclude nella sua presentazione Simona Nolli (per scoprire di più su di lei, visitate il sito: https://www.assistentedomiciliaremilano.it/. Ottavia E. Molteni

Liborio Baldanza e la forza dei valori L’intitolazione a suo nome di un vicolo - versione meno ampia e strutturata di una via - non deve trarre in inganno sul valore testimoniale. Il concittadino acquisito Liborio Baldanza, nato sul finire dell’Ottocento (2 agosto 1899) in un borgo arroccato all’interno del Parco delle Madonìe (Geraci Siculo, provincia di Palermo), figura tra i promotori degli scioperi del marzo 1944, che hanno condannato molti operai delle fabbriche sestesi ai lager nazisti. Per ricordarne l’impegno militante, profuso sin dal suo arrivo nel Nord d’Italia dopo l’esperienza ai Cantieri Navali Riuniti di Palermo e in Marina, nel 1974 (tre anni dopo la decorazione della città con la Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Guerra di Liberazione) il nostro Comune ha conferito a questo martire della Resistenza la Medaglia d’Oro “per l’impegnata estrema difesa della libertà sostenuta sino al sublime olocausto della vita”. Sì, perché Liborio Baldanza appartiene alla schiera dei deportati per ragioni politiche che non fece mai ritorno. Ma procediamo per gradi. Detto dei suoi natali insulari e degli studi pressoché subito per la chiamata al servizio militare, seguita da quasi tre anni di arruolamento, il prosieguo della storia di quest’uomo coraggioso e tenace, di cui manca un corpo su cui piangere, ha come scenario Milano e i suoi dintorni. È qui, infatti, seguendo il richiamo delle grandi fabbriche, che Liborio Baldanza, uno dei figli adottivi del Rione Vittoria, si trasferisce trovando lavoro in diversi insediamenti produttivi: Ravarini & Castoldi, Moto Garelli, Carlo Borghi (velocipedi), Magneti Marelli, Acciaierie e Ferriere Lombarde. Nel 1925 la Ercole Marelli assume l’operaio emigrato dalla Sicilia, ma l’attivarsi delle iniziative contro il Regime fascista, che lo vedono sempre in prima linea, gli valgono un doppio deferimento al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato (TSDS) nel 1931 e nel 1932. Già dopo il primo, scatta il licenziamento. Nel tentativo di sottrarsi al controllo pressante esercitato nei suoi confronti, Liborio Baldanza lascia più volte l’Italia, riparando in Francia e in Svizzera. Già marito, dal 1929, di Anna Perret, segretaria conosciuta ai tempi del lavoro in Ercole Marelli, nel 1935 è assunto in Breda.

Nella notte del 13 marzo 1944 è arrestato presso la sua abitazione, sotto gli occhi atterriti della consorte e del figlio Dimitri, che ha appena otto anni. Tre giorni più tardi è già in viaggio verso l’Austria, su un treno piombato che fermerà a Mauthausen. Qui Liborio Baldanza riceve (viene marchiato a vivo sulla pelle) il numero di matricola “58683”. Trasferito nel tempo in diversi campi-satellite (Gusen, Wien Schwechat e Wien Hinterbrühl), muore nel cammino forzato di rientro a Mauthausen, una “marcia della morte” che traduceva i deportati verso i forni crematori. Quella del 3 aprile 1945, durante la quale Liborio Baldanza chiude per sempre gli occhi in un punto imprecisato del tragitto - fiaccato dalla fame, dalla fatica e dalle percosse - vede i militari nazisti impegnati a sottrarre pericolosi testimoni della propria ferocia e follia innanzi all’arrivo annunciato degli Alleati. Oggi, a ricordare la figura di Liborio Baldanza a Sesto San Giovanni, rimangono una lapide in corrispondenza di Via Monte San Michele n. 7 (il suo nome è il primo dell’elenco di “martiri del Rione Vittoria caduti per la libertà” ricordati dal Circolo Familiare di Unità Proletaria) e, appunto, il vicolo a lui intitolato, che si diparte da Viale Antonio Gramsci una volta superata l’altezza del sottopasso Garibaldi per chi proviene sia dal centro città e sia dal Rondò. Una testimonianza vivente è invece resa ogni giorno dal figlio di Liborio, Dimitri, e dalla moglie Flavia, tuttora residenti e molto attivi a Sesto San Giovanni. Nell’aprile scorso sono stati a Geraci Siculo per un’iniziativa di riscoperta e di ricordo del proprio congiunto, che ha trovato nel lavoro pluriennale di ricerca di un insegnante in pensione, Giuseppe Vetri, il proprio elemento propulsivo. Nella stessa occasione è stata posata una Pietra d’Inciampo (un quadratino di 10x10 cm incorporato nell’asfalto e ricoperto da una lastra d’ottone che reca incise le informazioni essenziali sulla persona) davanti alla casa in cui visse la famiglia di Liborio Baldanza. Si tratta della prima in tutto il territorio della Sicilia, mentre il numero complessivo in Europa ha ormai superato quota settantamila. Ottavia E. Molteni


L’Altra Sesto PAG. 11

Le associazioni cattoliche bacchettano il sindaco Pubblichiamo la lettera firmata da tutte le principali realtà cattoliche cittadine e nazionali rivendicano l'autonomia propria e degli oratori, come delle parrocchie, di educare i giovani alla Carità Politica e di concorrere liberamente alla costruzione del bene comune e non solo...

«Di Stefano si vergogni» Un buon sindaco dovrebbe innanzitutto rispettare la libertà di pensiero di tutti i suoi cittadini. Dovrebbe cercare di capirne le motivazioni, soprattutto quando si tratta di intere comunità come quella cattolica che vive in un quartiere nel quale il Comune è spesso assente e dove i politici come lui si fanno vedere solamente per fare campagna elettorale. Avrebbe dovuto prendere parte all'evento, magari per dire che non è d'accordo, ma soprattutto per capire le motivazioni. Visto il suo atteggiamento, gli avrebbe fatto bene capire. Invece ha preferito mettere in pasto la notizia ai

principali siti italiani internet dei populisti, dei sovranisti e delle fakenews, affinché ne facessero

materia di propaganda. Di Stefano usa i cittadini per la sua campagna elettorale. Si vergogni! Lista civica Giovani Sestesi

Noi Associazioni e Movimenti firmatari abbiamo letto con sconcerto l’intervento del sindaco Roberto Di Stefano apparso sul suo profilo Facebook, lo scorso 13 Novembre, in cui intimava agli oratori di non fare politica (BASTA FARE POLITICA NEGLI ORATORI) prendendo spunto dalla concessione di un salone della Parrocchia della Resurrezione per una cena di autofinanziamento del gruppo “Sesto per Mediterranea”, a sostegno dei progetti della omonima ONG. Ci pare che tale intervento rappresenti una grave forma di delegittimazione degli oratori e di ingerenza nella loro autonomia, quali luoghi di educazione cristiana delle generazioni future, generalizzando un episodio specifico a cui vengono attribuite valenze politiche improprie oltre che, a nostro avviso, del tutto non condivisibili. Come Associazioni e Movimenti abbiamo molto apprezzato la risposta data dal Parroco della Resurrezione sulla questione e riteniamo importante fornire alcuni elementi di ragionamento, per alimentare un confronto costruttivo, oltre a ribadire la nostra fiducia e il sostegno agli oratori della nostra città e a tutti coloro, religiosi e laici, che vi operano con impegno e dedizione, spesso a titolo gratuito. Innanzitutto riteniamo una conquista irrinunciabile e un tesoro preziosissimo la nostra autonomia di associazioni e movimenti, così come quella di tutta la comunità cristiana, rispetto ai partiti politici! I cristiani che scelgono di vivere un impegno politico in un partito lo fanno a titolo personale, rispondendone oltre che ai loro elettori, alla propria coscienza, formata dal Magistero e dalla Dottrina Sociale. Inoltre, crediamo sia fondamentale riaffermare il diritto e la libertà delle associazioni e delle parrocchie, di occuparsi e partecipare alla vita sociale e Politica (con la “P” maiuscola!), intendendo quest’ultima innanzitutto come costruzione del bene comune e come “forma più alta della carità” (San Paolo VI). Il Vangelo è infatti l’annuncio che il Regno di Dio, in Gesù di Nazareth, si à reso vicino ad ogni uomo e donna della storia e questa prossimità genera la bel-

lezza di relazioni autenticamente fraterne, la pratica della carità e la possibilità di un mondo nuovo. Anche il nostro Arcivescovo, Mons Mario Delpini, nel discorso alla città in occasione della festa di Sant’Ambrogio 2018, ha lanciato un forte appello alle comunità cristiane della Diocesi affinché si sentano tutte “autorizzate a pensare!”*. C’è bisogno di uno sguardo d’amore per la città che crei un pensiero nuovo, all’altezza delle sfide di oggi; e occorre che le comunità cristiane si impegnino in particolare a rilanciare una vera “educazione civica”* così come a

...Rivendichiamo, quindi, l’impegno di formare le nuove generazioni in una crescita “umana e spirituale integrale” che li porti a diventare “buoni cristiani e onesti cittadini”, come amava dire don Bosco “riaffermare i valori della Costituzione Repubblicana”. Rivendichiamo, quindi, l’impegno di formare le nuove generazioni in una crescita “umana e spirituale integrale” che li porti a diventare “buoni cristiani e onesti cittadini”, come amava dire don Bosco! Tale compito è un impegno a cui sono chiamati tutti i cristiani in particolare nelle loro forme organizzate. Gli oratori delle nostre Parrocchie sono stati per molti di noi i primi luoghi di formazione ad una fede incarnata, che si traduce nell’impegno per realizzare una società più giusta e solidale, che permetta ad ogni persona di crescere libera e di sviluppare ed esprimere tutte le proprie capacità al servizio della comunità. Per questo molti di noi mandano lì i propri figli e concorrono in vari modi alla vita delle parrocchie e degli oratori, affinchè continuino ad “educare alla vita

buona del Vangelo” sia sul piano personale che sociale. Secondo noi questa sfida educativa vuol dire, oggi più che mai, formare al rispetto della diversità, al dialogo, all’ascolto paziente e all’accoglienza, all’inclusione soprattutto dei più fragili, alla gestione nonviolenta dei conflitti, alla passione per la realtà, guardata con senso critico, distinguendo ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è autentico da ciò che è falso e manipolativo. Per tutte queste ragioni non condividiamo la politica degli slogan volti ad ottenere consenso facile, scevro dal discernimento! Per usare le parole del nostro Arcivescovo, crediamo che “il consenso costruito con un’eccessiva stimolazione dell’emotività dove si ingigantiscano paure, pregiudizi, ingenuità, reazioni passionali, non giovi al bene dei cittadini e non favorisca la partecipazione democratica. La partecipazione democratica e la corresponsabilità per il bene comune crescono se si condividono pensieri e non solo emozioni, informazioni obiettive e non solo titoli a effetto, confronti su dati e programmi e non solo insulti e insinuazioni, desideri e non solo ricerca compulsiva di risposta ai bisogni”. Di conseguenza riteniamo del tutto impropria la comunicazione istituzionale mediante i social, proprio per la superficialità di tali strumenti dove “il linguaggio tende a degenerare in espressioni aggressive, l’argomentazione si riduce a espressioni a effetto, le proposte si esprimono con slogan riduttivi piuttosto che con elaborazioni persuasive”*. Se si può capire che i partiti utilizzino questi strumenti per la propria propaganda, le istituzioni dovrebbero distinguersi per misura ed equilibrio, proprio per la loro funzione di rappresentare tutti, anche se chi le presiede temporaneamente è espressione di una parte. Ci rammarichiamo che politici e rappresentanti istituzionali, che si richiamano esplicitamente ai valori cattolici, in situazioni come queste non trovino la forza ed il coraggio di esprimere pubblicamente la propria solidarietà con le comunità cristiane da cui provengono. Ci piacerebbe fosse più evidente quel ruolo di moderazione dei toni, spesso rivendicato da alcuni di loro, così come un’azione volta a costruire istituzioni capaci di rappresentare tutti, esercitando la critica in forme civili e rispettose delle diverse sensibilità, anzichè inasprire i toni e alimentare tendenze disgregatrici nelle nostre comunità. Crediamo sia fondamentale “affrontare le questioni complesse e improrogabili con quella ragionevolezza che cerca di leggere la realtà con un vigile senso critico e che esplora percorsi con un realismo appassionato e illuminato”*, avendo come punto di riferimento la condizione dei più fragili. Questo atteggiamento ci pare valga in particolare per il tema delicatissimo delle migrazioni, sul quale ci sentiamo di abbracciare con convinzione il Magistero di Papa Francesco e dei Vescovi Italiani che hanno sempre indicato con forza alcuni semplici criteri: 1) l’urgenza di salvare vite in pericolo, 2) la costruzione di soluzioni sovranazionali che non ledano la dignità delle persone e dei popoli e riconoscano i dirtti dei migranti 3) la costruzione di politiche di integrazione. In questa direzione, non possiamo condividere la narrazione di chi ha deciso di attaccare in ogni modo e indistintamente tutte le ONG che solcano il Mediterraneo. Ci impegnamo a proporre alla città occasioni pubbliche di confronto sul tema dell’aiuto ai poveri e agli stranieri e sul ruolo che le ONG svolgono in questo ambito. Così come confermiamo tutto il nostro impegno a continuare a tessere legami di unità, di solidarietà e di partecipazione nella vita della nostra città tra tutti i cittadini senza distinzione di fede, di etnia, di colore della pelle. ACLI, AGESCI Sesto San Giovanni 1, Associazione Nazionale Partigiani Cristiani, Azione Cattolica, Caritas Salesiani, CGS Rondinella, Movimento dei Focolari Sesto San Giovanni, Oikos, PaxChristi Sesto San Giovanni, Società San Vincenzo De Paoli, Sconfinando

Don Donato: «Per fare chiarezza.. ed evitare la divisione Mi sembra doveroso scrivere due righe per fare chiarezza sul polverone che si è creato a proposito di una "cena ospitata" negli ambienti parrocchiali. Quando mi è stato chiesto uno spazio per un evento di questo tipo mi sono interrogato se era bene o no concederlo. Prevedendo che potessero esserci dei problemi mi sono subito preoccupato di verificare se l'evento avesse qualche scopo di tipo politico ed ho chiesto, a chi mi aveva contattato, di farmi pervenire uno scritto in modo tale che le intenzioni degli organizzatori della cena fossero documentate. Per maggior precisione, cito una frase di quello che si legge nella domanda: «La serata sarà assolutamente slegata da qualsivoglia sigla politica». Qualcuno potrebbe obbiettare che le persone che presumibilmente verranno saranno politicizzate! Forse che io proibisco a qualcuno che viene in oratorio (in qualunque altra occasione) di entrare oppure no a partire dall'appartenenza politica?! Ciò che ho valutato allora è stato il senso della serata se avesse o no dei valori. Mi sono chiesto cosa fanno coloro che organizzano questo evento e mi sembra che essi aiutino chi salva delle vite che rischiano di annegare in mare. È sbagliato salvare la vita di chi annega? È sbagliato salvare la vita di chi sta morendo non solo in

mare ma nei svariati modi che purtroppo la cronaca ci ripropone? Perché salvare chi annega è una scelta politica e salvare in altre occasioni è gesto umanitario? Qualcuno potrebbe obbiettare: «ma non sono dei nostri?!» è lì allora che mi sono ricordato di una frase scritta nel Vangelo: «Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi"». (Lc 9,49-50). Mi ha fatto male sentire da parte di persone che appartengono alla nostra comunità cristiana dire questa frase: «Questa è una parrocchia di comunisti!». Chi la pensa in questo modo non è forse lui che è politicizzato e non sa pensare alla vita se non in modo "partitico"? Da quando "aiutare qualcuno che sta morendo" è un gesto di comunisti… non dovrebbe essere semplicemente l'atteggiamento di ogni uomo (indipendentemente dal colore politico) che ha un cuore? Guarda caso quest'accusa di "comunismo" è anche quella che viene fatta spesso a papa Francesco da parte di qualche benpensante cattolico. Non stiamo forse coltivando la cultura dell'indifferenza che sottolinea soprattutto il proprio benessere contro il bene?! Voglio infine

precisare che non ho scritto queste righe contro qualcuno e neppure per difendermi, ma solo per aiutare a capire e così giudicare con cognizione di causa e non per sentito dire. Ciò che mi sta a cuore è evitare che tutto questo crei una spaccatura all'interno della nostra parrocchia che si potrebbe dividere a partire dalle simpatie politiche. La fede, che dovrebbe essere il vero legame unitivo di una comunità cristiana, viene messa da parte: l'appartenenza politica diventa il metro di giudizio della realtà invece di esserlo il Vangelo. Nessuno possiede la verità ma tutti la devono cercare! Io credo, lo dice il Vangelo, che solo Gesù Cristo è la verità! Il vero problema dei cristiani è allora sforzarsi di capire sempre di più se hanno gli stessi sentimenti di Gesù Cristo come ci dice la lettera ai Filippesi che stiamo meditando in quest'Avvento al mercoledì: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce…» (Fil 2,5-8) Don Donato


L’Altra Sesto PAG. 12


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.