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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 9 anno X - 7 marzo 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Teatri siciliani vergogna voluta di Fabio Tracuzzi La meraviglia più grande? Semplice: che ancora ci si meravigli di quello che succede in Sicilia. E, ovviamente, a Catania. A cosa mi riferisco? L’elenco potrebbe essere lungo. Più che lungo. Infinito direi. Ma nel caso specifico mi riferisco alla cultura, o a quella che resta della cultura, in questa terra martoriata e umiliata per mano di tanti, troppi personaggi squallidi chiamati (haimè, da noi col voto) ad amministrarci e, tanto per non fare, nomi mi riferisco a Bianco Enzo sindaco di Catania e Crocetta Rosario governatore “rivoluzionario ” (sic) della Sicilia. Deludenti e incapaci. Non ci sono altre parole per definire la loro azione amministrativa. La recente notizia dell’esclusione dei principali teatri stabili siciliani (Verga a Catania e Biondo a Palermo) dalla lista dei nuovi teatri nazionali che, grazie alla riforma Franceschini, avrebbero ricevuto nuovo slancio e, soprattutto, nuovi finanziamenti, era per noi scontata. Non si viene giudicati solo per il passato per quanto gloirioso, ma per quello che si fa nel presente e soprattutto per quello che si potrà fare nel futuro. E siccome tra le grandi intuizioni di Crocetta, davvero un genio l’omino di Gela, c’è stata quella di dare un taglio netto alla cultura in Sicilia (avrà creduto prendendo esempio da sé stesso continua a pag 12

Catania

Siracusa

E la pista ciclabile resta un sogno

Stop dei treni adesso c’è chi alza la voce

G . B u sà

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R . T o m a r c h i o pag 12-13

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Sanità in Sicilia: il governo continua a d i Maria de lo s Angeles Ga rcia La politica in tribunale - E’ il “classico” di questa primavera: le scelte di politica regionale non vengono prese a palazzo d’Orleans, ma dinanzi ai magistrati del Tar, il tribunale amministrativo regionale, chiamato a valutare la gran parte delle delibere approvate dalla giunta della rivoluzione guidata da Saro Crocetta. E’ accaduto, adesso, a proposito del caso Humanitas, con il tribunale che ha dato ragione alla casa di cura catanese, condannando il governo a rimodulare la distribuzione dei posti letto in tutta la Regione. Ma la clamorosa bocciatura delle scelte crocettiane segue a ruota un’altra clamorosa pronuncia: quella sul caso Muos. Che ha confermato il clamoroso, triplice errore del governo, che sulla vicenda del super radar americano non è mai stato dalla parte giusta. E che ha visto il blocco dei lavori decretato dai magistrati. Eppoi c’è il caso della formazione professionale, in cui il pronunciamento del Tar ha – ancora una volta – smentito la linea del governo. Stabilendo che i prelievi forzosi determinati dal governo non solo non potevano essere fatti. Perché riferiti a contratti diversi da svilupparsi in tempi diversi. E soprattutto perché operati su fondi europei mentre i crediti vantati riguardavano fondi regionali. Ma il tar, negli ultimi mesi, è intervenuto anche a proposito del programma Prometeo, che riguarda i centri per l’impiego. Sulla rimodulazione del sistema ospedaliero. Sulle nomine nelle camere di commercio. Sugli accrediti degli enti che si occupano di formazione. Ma anche sulla stessa composizione dell’aula parlamentare: reintegrando il siracusano Edy Bandiera al posto del “sospeso” Pippo Sorbello. Il caso Humanitas - Ma andiamo con ordine. L’ultima “tegola” piovuta sul capo dell’inverosimile governatore siciliano, riguarda il caso Humanitas: la casa di cura che, a Misterbianco, alle porte di Catania, aveva firmato un “contratto” con la Re-

Anche nel caso Humanitas la giunta regionale ha fatto una scelta censurata dal tribunale amministrativo: i settanta posti letto “promessi” non potevano essere cancellati senza una motivazione chiara e una proceduta trasparente: la regione condannata a ripristinare i posti letto e a pagare anche le spese processuali – Una tegola in più sul capo della assessora alla sanità, le cui scelte sono state messe sotto accusa nientemeno che dal ministro della salute – Tuona l’opposizione: le dimissioni non si annunciano. gione, che prevedeva l’assegnazione di un “lotto” di 70 nuovi posti letto, da aggiungere ai 180 già attivi nella stessa struttura. Forti di questo “contratto”, gli amministratori della struttura, avevano ottenuto una variante al piano regolatore della città e una modifica nientemeno che del piano della circolazione provinciale. Avevano acquistato i terreni e presentato un regolare progetto, attivando un cantiere per la realizzazione dei nuovi padiglioni. I nostri lettori ricorderanno che tutta questa attività, in assenza della ratifica del piano di ripartizione dei posti letto aveva scatenato, alla fine dell’estate del 2013, un vero e proprio vespaio politico. Crocetta dapprima disse di non saperne nulla. Ma la casa di cura fece sapere di essere in possesso di un regolare “contratto”. Crocetta negò. Poi, quando il contratto fu esibito, si scoprì che era basato su un decreto dell’assessore Borsellino. Quando la tensione era ormai al massimo e mentre da più parti si invocavano le dimissioni dell’assessora, Lucia Borsellino decise di revocare il decreto. E Crocetta convocò una giunta per “cancellare” l’impegno assunto. Peccato che i grandi burocrati di palazzo d’Orleans abbiano dimenticato di applicare una delle regole fondamentali delle leggi sulla trasparenza, che impongono la partecipazione al procedimento – soprattutto quando si tratta di un atto di revoca – di tutte le parti interessate.

E così, dopo la clamorosa sconfessione degli impegni altrettanto clamorosamente negati, adesso è arrivata la doccia fredda del Tar, che ha dato pienamente ragione alla “Humanitas”: il contratto siglato dall’assessore Borsellino, suggellato da un decreto, non poteva essere revocato. Non con le modalità utilizzate dalla Regione. Ecco perché i posti letto vanno ripristinati, apportando le necessarie modifiche al piano di ripartizione regionale. E tanto ha sbagliato, il governo, da meritare perfino la condanna al pagamento delle spese processuali. Particolare, quest’ultimo, che – da solo – fa scattare perfino l’ipotesi di danno erariale. Senza contare che, su tutta la vicenda, aleggia – fin d’allora – il fantasma di una inchiesta giudiziaria: pare infatti che la guardia di finanza abbia da tempo acquisito alcune “carte” che riguardano questa vicenda. Sia alla Regione, che al Comune di Misterbianco che alla Provincia regionale di Catania. Giusto per comprendere se le procedure seguite non celassero comportamenti, come si dice, penalmente rilevanti. Per il momento, gli effetti sono solo politici: l’opposizione parlamentare, all’unanimità, ha infatti stigmatizzato l’ondivago operato dell’assessora alla sanità, chiedendone a gran voce le dimissioni finora ripetutamente – e inutilmente – annunciate. Le dimissioni annunciate - An-

Rosario Crocetta che l’annuncio delle dimissioni dell’assessora sono, in verità, un classico proprio credibile. Della possibilità di una sua “rinuncia” si è parlato più volte in questa prima metà della legislatura regionale. La sua “prima volta” quella delle dimissioni fu una “minaccia”: una sorta di spauracchio utilizzato per neutralizzare chi - di tanto in tanto – aveva osato mettere il naso nella “contradanza” che il governo ha inscenato al momento del rinnovo degli incarichi dei manager della sanità siciliana. Qualcuno ricorderà infatti, che Massimo Russo, assessore alla sanità ai tempi di Raffaele Lombardo, alla scadenza dei contratti, in coincidenza delle elezioni, “congelò” le nomine dei manager, una scelta di opportunità dettata da una legge votata dal parlamento regionale. Sembra di parlare della preistoria, ma sono passati meno di due anni e mezzo. All’indomani del suo insediamento, Saro Crocetta annunciò di voler separare la politica dalla sanità: e nominò uno stuolo di “commissari” scelti a suo insindacabile e rivoluzionario giudizio. Poi, esattamente come nel caso della province regionali, il governatore ha fatto finta di “pasticciare” le soluzioni, al solo scopo di far durare i “commissariamenti” il più a lungo possibile: privando – di fatto – l’amministrazione di ogni possibile controllo di “merito”. La ricerca di un nuovo metodo di

nomina è durata due anni. E si è conclusa con le scelte del governatore. Ma nel frattempo i “commissari” hanno “dimenticato” di chiedere al governo le somme stanziate dalla sanità. E hanno fatto funzionare le aziende sanitarie in “rosso”, mentre Crocetta e suoi usavano i soldi della sanità per fini che non sono mai stati dichiarati né chiariti. Ogni volta che, nel tempo, qualcuno ha sollevato una qualsiasi obiezione, la Borsellino ha minacciato di dimettersi, ostentando e abusando, più che altro, del suo cognome. Metodo che – comunque – ha funzionato. Fino ad oggi. Passando – indenne – attraverso gli insostenibili atteggiamenti e le insopportabili bugie del caso Humanitas. Arrivando fino all’incredibile vicenda della piccola Nicole, uccisa dall’insipienza del sistema sanitario che la Borsellino e Crocetta governano a loro “insaputa”. Le accuse del ministro - La ministra della salute ha avuto parole che, da sole, valgono non le dimissioni, ma lo sprofondamento umano e politico. Non della sola Borsellino, ma soprattutto del suo dante causa, Saro Crocetta. “Il sistema sanitario regionale presenta – in Sicilia – profonde carenze strutturali e organizzative” ha tuonato Beatrice Lorenzin che, per quanto non simpaticissima, non è stata mai smentita. E vorrei ben vedere. E’ vero o no, infatti, che l’attivazione del sistema di emergenza neonatale è stato più volte rin-

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a a sbagliare e la confusione aumenta viato, non solo per i ritardi delle aziende sanitarie, ma anche e soprattutto per le scelte sancite dal governo regionale con tanto di delibere della giunta di governo? Ed è vero che quelle scelte sono state accompagnate da altrettanti storni delle somme? C’è qualcuno che può attribuire a persone o figure diverse dai “gestori” del sistema sanitario – assessore, dirigenti generali e manager – la decisione “di non decidere” a proposito della rimodulazione dei cosiddetti centri nascita? E’ vero o no, che qualcuno si oppone alla chiusura dei centri con meno di 500 parti l’anno? Di chi si tratta? In nome di quali motivi si oppone? E se tutto questo – come afferma il ministro – è inconfutabile, con quale faccia, con quale dignità, si può presentare in parlamento una relazione accolta da “applausi”, mentre una bambina appena nata è morta mentre un’ambulanza la scarrozzava in giro per la Sicilia, in attesa che alcuni svogliati e demotivati telefonisti trovassero un posto letto per lei? Come è possibile che tutti i politici – di maggioranza e di opposizione – invece di trovare uno scatto di orgoglio e presentarsi dimissionari in blocco dinanzi al giudizio degli elettori, stiano ancora valutando se censurare la Borsellino o – peggio – se e quando discutere della censura alla segretaria generale di palazzo d’Orleans, responsabile di tutti gli strafalcioni legislativi e amministrativi del governo regionale? Ma è possibile che neanche dinanzi alla morte di un’anima innocente, nessuno riesca a trovare nel suo “dna”, neanche minime tracce sparse di quella che una volta si chiamava umanità? Crocetta e la politica - Ebbene sì. E’ questa la classe politica che i siciliani meritano. Una classe politica che – nessuno escluso – non ha avuto il coraggio di presentare le doverose condoglian-

L’Humanitas di Catania ze ai genitori e ai parenti della piccola Nicole. Sono tutti schierati nei corridoi di palazzo dei Normanni, i nostri “onorevoli”, con in tasca gli emendamenti da “infilare” nella finanziaria prossima ventura del prode Crocetta. In aula, stavolta, ne vedremo delle belle. Perché in giro, come si dice a Palermo c’è “pititto”: appetito, bisogno di denaro, per dirla in chiaro. La politica in salsa siciliana è all’asciutto, in tema di regalie economiche, ormai da due anni. Crocetta nelle tornate finanziarie precedenti è riuscito a “stoppare” gran parte delle richieste gabellando i suoi bilanci come frutto dell’austerità rivoluzionaria. Poi, sotto sotto, s’è scoperto che sono “spariti” cinque miliardi destinati alla sanità. E s’è scoperto che le scelte del governo, “sotto sotto”, come si dice, non sempre erano cristalline al cento per cento: Altrimenti perché negare? Anche dinanzi alla realtà, però, non c’è giuramento che tenga. E adesso che molti “altarini” stanno venendo alla luce, è difficile che il buon Saro riesca a conservare la sua presunta “verginità”. I deputati, infatti, hanno da più parti, già anticipato le loro “mosse”. C’è chi vuole vederci chiaro sulla formazione, scoperchiando

i sepolcri imbiancati finora rimasti intonsi. In molti si chiedono perché siano stati pagati i famosi “extrabudget” e a favore di chi. Per capire, insomma, quale parte politica del presente o del passato ne abbia beneficiato. Se gli ex capi del pd messinese, insomma, hanno portato milioni in Svizzera, è possibile mai che gli altri siano rimasti a guardare? C’è chi, invece, vuol fare luce sui “conti” della sanità. Andando a inseguire il governatore fin nella sua “intimità”. Cos’altro vuol dire, infatti, il dossier presentato contro il medico “personale” di Saro Crocetta che il governatore ha voluto insediare alla guida della chirurgia “plastica” di Villa Sofia? I dati denunciati dal sindacato dei medici – gli stessi medici che Crocetta ha accusato per le negligenze del sistema sanitario – fanno impressione. Il medico di Crocetta pare infatti che abbia “cambiato volto” al suo reparto di chirurgia d’urgenza e facendolo diventare una sorta di clinica di chirurgia “estetica”. Intanto cambiando tutto lo staff medico e imponendo ritmi da “settimana corta”. Scelte che pare abbiano fatto crollare le prestazioni specialistiche, a favore – appunto – di quelle “estetiche”. Generando un enorme abbattimento del volume delle prestazioni e un incredibile au-

mento dei costi. Sarà vero? Un fatto è certo: che nessuno ne esce bene. Non il governatore, non l’assessore. Il manager che ha appoggiato queste scelte rivoluzionarie si è da tempo dimesso. Il primario, col suo staff e i dati della sua attività, invece, sono lì. E chi vuole può provare a confutare dati, fatti e circostanze. Crocetta e la finanziaria - Dicevamo, comunque, della legge finanziaria. Che tutti aspettano. Ma a cui nessuno pare stia realmente lavorando. L’assessore, per gran parte della settimana, sta a Roma, per partecipare ai tavoli tecnici con il governo nazionale. Impegnato a spendere tutti i suoi buoni uffici con i suoi “mandanti”, per “ottenere” – mi vien da ridere, ma mi trattengo – nuove risorse per la Regione. E mentre il buon Alessandro Baccei si dimena, nelle viscere del sistema burocratico-finanziario nazionale, alla ricerca di denari per l’isola, il buon Saro Crocetta che fa? Trova. Anzi, ritrova il suo coraggio rivoluzionario e… fa causa al governo nazionale, impugnando nientemeno che la legge finanziaria nazionale. Chiede – o fa finta di chiedere – la restituzione alla Sicilia dei denari dei fondi Fas che il governo nazionale ha razzolato affermando – senza fare eccessivi sforzi – che la regione non era stata in grado, per anni, neanche di programmarli. Ora, ammesso che sia razionale che il governo, “derubato” in due anni di oltre tre miliardi, decida – all’ultimo minuto – di ribellarsi per l’ultimo miliardo rubato, c’è da chiedersi con quanta credibilità Crocetta potrà presentarsi dinanzi alla Corte Costituzionale sperando di vincere? Il governo nazionale, infatti, potrà esibire – ma il documento è su internet e non ce n’è neanche bisogno – l’accordo con cui Crocetta – consapevole del furto subito, ha concesso a Renzi e com-

pagnia, l’abbuono di oltre cinque miliardi che il governo avrebbe dovuto pagare a seguito di alcune condanne della stessa corte costituzionale. Per non dire della circostanza, abbastanza singolare, dell’impegno di Crocetta a non perseguire il governo nazionale per il prossimi anni. Crocetta, l’anno scorso, ha firmato un “lasciapassare” in bianco. Che ha già permesso al governo nazionale di fare a pezzi gli ultimi brandelli di autonomia regionale. E oggi alza la voce nella speranza di strappare, dalle mani del suo carnefice, ancora qualche obolo. Esattamente come accadde a maggio dell’anno scorso. Nessuno lo dice, ma la sensazione a Palermo è che Crocetta sia ormai ridotto al fantasma di sé stesso. Piegato dinanzi allo strapotere del governo nazionale. Umiliato in tutte le salse dalla magistratura amministrativa, che sta affermando la sua autonomia. La durata della sua permanenza alla guida del governo regionale, a questo punto, non è legata alla politica. Ma alla “tenuta” delle “guarentigie” di cui, senza ombra di dubbio, ha goduto dinanzi alla magistratura penale. Tutti i suoi predecessori, nella storia, sono stati travolti dal fiume in piena della giustizia penale per fatti molto, ma molto, ma molto meno “significativi” di quelli che lo vedono ad oggi coinvolto, in quanto capo dell’esecutivo regionale. Pensate che il “povero” Raffaele Lombardo è finito sotto la lente di carabinieri e magistrati, perfino per non aver denunciato alcuni dei fucili della sua collezione… armi che, per legge, devono essere rese inoffensive… Mi permetto di segnalare che gran parte delle scelte che abbiamo fin qui analizzato, tutte consapevolmente assunte da Saro Crocetta e dal suo governo, per i siciliani sono state tutt’altro che inoffensive…

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etur sus nonsequis apid etur, quid quatem volut es etur accatem am, nulparum qui cus, quiatur? Libus. Re earisqu amenimu scipis abo. Itatempore eaqui odi voluptatatem rest ped quiassita dolorem qui nonse con exeris expeliat aut voluta dolenti bustia consequid maio con plibus aboremodi verios et et eos maion porepudae sani quatin repe sit expellorum que eicaborenis estrum eum nulparum qui totas ex experumque sit qui inim laborrum rem fuga. El ipsam que ventotaquate doluptatia doluptat offic temolentem idi occus, quat. Optatio nsequiam, qui ut ipsapedio inctibusanis aut volupta dolora et hiliquo velibuscidis aut fugitatqui qui ullabor ioratem sim dolorporio quianim ilitat volores sincia doles as sa conseque pratiuriae nat. Ris sandest volorerum ut aut officiderum consequide maxima parcitisitat est, nonsedi tatatur? Quiatio. Aque qui del ipicia volupti veliqui as est, conesti in re, offic tem aut arciis non nam apernat qui dolorem as a doluptas nonsequos elendis audae. Nam, quideli ctoria sunturi aeperibus eum fugitia sitae. Totat. Itat evendio cullitatur rem volupta volupti odipsapit vento et exeritati is as nis eum quid quis maximus, qui tem faccusdanda pedi nobitaqui remquo que pellaborem re mil et, quatur alit fugit inctis aliquas aceris ut volupta sitium eserum que poreiunto quias alit odiorerios inctur, corit qui voluptaqui inusam, si rem esed et labo. At maiori omnienis aut volore doloresto od magnim auta volumendae cus et re, cus eost, quidus et magnihi tatemo et, omnis porera nonectis auda num doluptae eatio. Et ut a v

segue dalla prima

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MARZO 2015 - Giudiziaria

Il magistrato Gozzo a processo per rivelazione di segreto d’ufficio! d i Marc o Bena nt i Metti un giorno qualunque al Palazzaccio di Catania, fra poveracci -sempre la maggioranza- ad avere a che fare con la cosiddetta giustizia e tanta confusione. All’improvviso, toh chi abbiamo visto? Ma era proprio lui, il dottore Domenico Gozzo, da qualche settimana alla Procura Generale di Palermo, dopo essere stato a Caltanissetta procuratore aggiunto. E che ci faceva il dott. Gozzo nei corridoi del Palazzaccio? Il dottore Gozzo è imputato in un processo per rivelazione di segreto d’ufficio, che è in corso davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale di Catania (presidente Ignazia Barbarino). Nel luglio dell’anno scorso, il magistrato è stato rinviato a giudizio dal Gip di Catania Oscar Biondi con l’accusa di rivelazione di

segreto d’ufficio in merito alla pubblicazione del contenuto di alcune intercettazioni in carcere tra il capomafia Totò Riina e i familiari. Il Tribunale di Catania è competente in caso di coinvolgimento di magistrati nisseni, di qui il processo sotto l’Etna. Ma com’è nata? Alcuni stralci della conversazione tra il capo di Cosa Nostra e il figlio furono riportati dal “Fatto Quotidiano”. In particolare, nell’articolo di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza si virgolettava una frase del padrino ritenuta ambigua dagli investigatori: “quest’anno la Juve è una bomba” -diceva Riina. Parole in apparenza innocue che, a dire dei pm, avrebbero nascosto una minaccia a uno dei magistrati palermitani che indaga sulla trattativa Stato-mafia. Di qui l’apertura dell’indagine; non solo, vennero anche perquisite le abitazioni dei cronisti del

Domenico Gozzo “Fatto”, in una delle quali fu trovato un file dal quale, secondo l’accusa, sarebbe stato possibile dedurre un ruolo di Gozzo nella fuga di notizie. Domenico Gozzo, per anni pm a Palermo, ha sostenuto, fra l’altro, l’accusa al processo all’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri e a Caltanissetta ha lavorato ad indagini delicate,

come nel caso delle stragi mafiose del 1992. Certo, un processo da seguire, anche perché l’accusa rivolta al magistrato è quella che, spesso, si sentono rivolgere i giornalisti. Poi, tante volte, ma proprio tante volte, l’indagine su questo tipo di ipotesi di reato si chiudono senza approdare a nulla. Insomma, magari il giornalista

si fa il processo, ma il pubblico ufficiale che gli ha passato la notizia non si trova mai, o quasi. Questo è un dato di conoscenza diretta e anche ormai patrimonio statistico di questo strano paese, dove si potrebbe avere la leggerissima impressione che esistano delle “zone d’impunità”. Ma è soltanto un’impressione. Poi, nello specifico di questo processo, sarà il dibattimento a stabilire come sono andate le cose: perché non si anticipa mai il giudizio, solo perché si è avuto un rinvio a giudizio. Questo vale per un magistrato come per un qualunque cronista di periferia, in quanto la legge è uguale per tutti (c’è scritto nei tribunali). A proposito: il processo a Gozzo non si potrà ascoltare su Radio Radicale, in quanto l’autorizzazione alla registrazione è stata negata. Cose che capitano.

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FEBBRAIO 2015 - Catania

Promesse disattese e spese folli: la pista ciclabile è un’utopia d i G iulia no Busà

Rimane essenzialmente utopica la super legittima idea di dotare la città di Catania di una adeguata copertura di piste ciclabili. Sono passati quasi dieci anni da quando il consiglio civico approvò le prime delibere per avviare i primi lavori e da allora davvero poco o nulla si è fatto, nonostante si siano susseguiti tre governi e si siano vissute situazioni economiche anche favorevoli (o per lo meno così si pensava). Anche il lavoro per l’attuazione delle piste ciclabili, a oggi indispensabili in una città con le caratteristiche che Catania possiede, ha risentito non tanto di difficoltà pratiche quanto, come al solito, burocratiche e politiche. Non sono soltanto le condizioni per così dire di “pianura” che caratterizzano il lato mare e il centro storico etneo ad esigere una mappatura di corsie per ciclisti: è la stessa città a chiederlo, data la moltiplicazione, soprattutto tra i giovani, di chi decide in qualsiasi stagione (ma a maggior ragione nei sei-sette mesi di bel tempo) di muoversi in bici. E le richieste sono arrivate non solo in maniera figurata ma anche ufficialmente, per bocca del sempre più attivo e influente mondo dell’associazionismo catanese, quello, per intenderci, che ha richiesto e ottenuto – scatenando la mole di polemiche che sapete – la realizzazione del Lungomare Liberato. La situazione attuale è tristemente povera: fatta eccezione per il tratto di pista che va da Piazza Santa Maria di Gesù a piazza Europa, perlopiù ovviamente sottoutilizzato dato che la corsia è in condominio con gli autobus, con i ri-

schi che ne conseguono per chi è in sella alla propria bici, e il ridicolo tratto che collega piazza Stesicoro a piazza Giovanni XXIII, spesso inaccessibile per via dei divieti di sosta non rispettati, chi a Catania vuole spostarsi in bici lo fa a suo rischio e pericolo. Le possibilità sono due: immettersi nel traffico veicolare, con i rischi che ne conseguono (anche se va detto che non sono rare le situazioni in cui sono gli stessi ciclisti ad essere indisciplinati e creare situazioni di pericolo), oppure sfogare tutta la propria voglia di pedalare in qualcuno dei raduni notturni di gruppi informali come l’organizzatissimo Ruote Libere. A chi si chiedesse il perché di tale assurdità sarebbe sufficiente osservare la cronistoria degli avvenimenti burocratici che hanno portato alla realizzazione del misero tratto Stesicoro-Stazione di cui sopra. Come riportato e ricordato da fonti interne agli uffici di Palazzo degli Elefanti, nel 2006 vengono appaltati lavori per oltre 2 milioni di euro (per l’esattezza 2.416.523,52) per la realizzazione di due tratti di pista ciclabile: quello da Piazza Stesicoro alla Stazione (piazza Giovanni XXIII) e quello dalla Stazione a Piazza Europa. Dalla determina comunale si legge, tra l’altro, che la maggior parte dei fondi sono a carico dell’amministrazione comunale, come “giusta devoluzione del mutuo Cassa Depositi e Prestiti”. Ad un certo punto, come al solito, le cifre iniziano a gonfiarsi nella misura in cui i lavori rallentano e divengono farraginosi: dalla cifra iniziale a seguito di perizia di variante si passa a circa 2 milioni e 700 mila euro (2.778.921,66), sem-

pre, beninteso, per i due tratti. Nel 2011 viene consegnato il primo tratto, quello attualmente esistente lungo il quartiere di San Berillo. I lavori contabilizzati per questo primo tratto – e solo e soltanto per questo primo tratto – sono di circa 2 milioni e mezzo di euro. In breve: con la cifra pattuita per la realizzazione del doppio tratto se n’è realizzato uno soltanto, dalle dimensioni peraltro ridottissime. Uno dei primi atti del 2015, il quinto per l’esattezza, datato 2 gennaio, è stato l’approvazione della contabilità di cantiere. Infatti la ditta – apprendiamo sempre da fonti interne all’amministrazione – dopo il completamento del primo tratto alla luce delle difficoltà di fare il secondo tratto richiede la rescissione del contratto. Stan-

do a quanto reso noto nella delibera comunale la suddetta “sospensione dei lavori si è resa necessaria per risolvere i problemi di interferenza del tracciato del secondo tratto, da piazza Giovanni XXIII a piazza Europa. Con la sistemazione del nodo viario della piazza Galatea, nonché per il mutato stato dei luoghi di detto secondo tratto lungo lo sviluppo del marciapiede lato est del viale Africa, conseguentemente ai numerosi interventi eseguiti da parte di soggetti terzi in momenti diversi, tali da rendere necessario dover variare alcune scelte progettuali in ordine ai materiali ed alle lavorazioni previste”. Il Comune decide quindi di rinunciare al secondo tratto e di liquidare il lavoro fino a quel punto svolto. Dopo una consulenza si scopre poi che la prima ditta appaltatrice è ancora in credito di una somma vicina alle 15mila euro. Insomma, notte fonda, come sempre. E come dimenticarsi poi della sfavillante promessa, sempre a favore di telecamere e tablet, del sindaco Bianco di realizzare una pista ciclabile per collegare il lungomare della città a quello di Acicastello.

Era soltanto settembre, appena sei mesi fa, eppure sembra passata una vita: la simbolica passeggiata in bici di Bianco col primo cittadino castellese Drago pareva poter dare inizio ad un progetto ambizioso e futuristico, nell’ottica di un supplemento di collaborazione ulteriore a quello per la città metropolitana (che poi era il vero motivo per il quale i due si videro). E invece sembra già caduto tutto nel dimenticatoio, e di bici, piste ciclabili e progetti per una città migliore se ne parla soltanto nelle assemblee civiche e in seno alle associazioni che animano per davvero questa città, assurgendo agli onori della cronaca soltanto dopo aver realizzato qualcosa e non prima, come invece capita oggigiorno con il mondo politico (non soltanto a Catania). Annunciando che la pista ciclabile era fattibile e che ne avrebbe discusso in maniera concreta e fattiva con Drago è come se Enzo Bianco quella pista l’avesse fatta: dal suo ufficio stampa – che meriterebbe un approfondimento a parte – e dalle pagine dei giornali amici la notizia è stata divulgata, quindi pubblicata, come sempre in pompa magna e come se una semplice dichiarazione d’intenti, conciliante e amichevole nei confronti del mondo associazionistico che ha avanzato la proposta, fosse l’opera stessa. Poco importa se a sei mesi di distanza l’unica cosa che interessi realmente Enzo Bianco, la sua giunta e il suo partito, sia cooptare nella compagine di governo Sammartino e Sudano, assicurandosi così una ampiezza politica da record. Altro che biciclette! Fonte dati: CataniaLeaks

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MARZO 2015 - Opinione

L’Italia dei droni: un mondo tutto da scoprire di Claudio Mec Melchiorre

Ci sono alcune rare occasioni nelle quali riesci a saggiare fino in fondo se sei al centro del Mondo o nella sua periferia. Una di queste occasioni mi è stata concessa da un appuntamento di lavoro. A Roma, la Drone Rome Conference sulla sicurezza che fa parte di un ciclo di appuntamenti in preparazione della Rome Drone Expo che si terrà il prossimo maggio, con l’organizzazione di una società di comunicazione romana guidata da un uomo capace di sognare, Luciano Castro. Appuntamento che è servito ad operatori, forze armate, protezione civile, Croce Rossa di parlare delle loro apparecchiature, dell’uso che fanno di questi apparecchi dei quali molto spesso sentiamo parlare solo perché hanno bombardato qualche postazione terroristica, senza rischiare vite umane. In realtà queste macchine volanti senza passeggeri possono essere utilizzate per mille applicazioni che ancora si sta cercando di capire. Il settore è talmente nuovo che c’è la macchina ma ancora non sappiamo quante applicazioni possa soddisfare. Entri in una sala romana e improvvisamente capisci che mentre il dibattito è ancora incentrato se lo sviluppo siciliano debba essere centrato su turismo, industria o servizi, il Resto del Mondo si occupa di come conseguire sviluppo nell’industria, nel turismo, nell’agricoltura e nei servizi e come difendere la ricchezza e l’uomo da aggressioni o acci-

Un drone in volo

denti della natura. Quando la vedi, l’innovazione, la riconosci, insomma. Poi, per carità, anche in questo campo ci sono le cose semplici e burocratiche, quelle procedurali e di uso, le certificazioni, le cautele, le discussioni sulla sicurezza d’uso e pubblica che si deve garantire. La prima domanda che ti poni, da siciliano, è: perché qui, in questa conferenza, non c’è un tuo corregionale? Qualcuno parla di droni nella Grande Isola, ma ne parla come di uno strumento futuribile o avanzato, mentre qui a due passi dall’Università La Sapienza, in una sala conferenze che per anni ha rappresentato il luogo di discussione della protesta operaia e studentesca, via dei Frentani, se ne parla con soddisfazione e normalità. Il futuro in questa sala è già altro. Qui si parla di quotidianità dell’oggetto volante

senza uomini a bordo. Certo, il dibattito si basa su voci che hanno quel caratteristico tremolio di chi sa di sapere qualcosa, ma di non saperne un mucchio. Applicazioni possibili ce ne sono. In agricoltura, per il controllo dei campi e, in prospettiva, per il trattamento fitosanitario, nella sicurezza militare e pubblica, per il controllo del territorio, fino alla difesa e all’attacco, per portare soccorsi in aree disastrate, colpite da calamità naturali o attacchi terroristici, batteriologici, dispersioni di gas, petrolio, esplosioni. Un progetto specifico si rivolge alla consegna della posta. Gli operatori sono managers, uomini in divisa, ma il grosso hanno l’aspetto di quello che anni fa a Roma avrebbero definito un ‘bombarolo’. Cioè uno che nella borsa di cuoio di

tolfa poteva portare due o tre molotov. Per spiegarci meglio, niente giacche e cravatte. I produttori sono l’immagine del nerd anche un po’ coatto. Appassionati di informatica e aeromodellismo che hanno seguito la loro passione e l’hanno fatta diventare prodotto per abbattere i costi di gestione di molte funzioni, anche civili. Il tema, nella progressione rapida futura, è come regolamentare questo potenziale massiccio traffico aereo. E’ di questi giorni l’avvio di un’operazione di controllo del Canale di Sicilia con un droneelicottero dotato di sensori capaci di individuare natanti di piccole dimensioni e facilmente occultabili, come i gommoni. La tecnica applicata a questi giocattoli seri è notevole. Nulla di clamoroso. Parliamo di computer, avionica, tele-

camere e sensori che usiamo quotidianamente. Ma assemblati, producono un effetto che fa pensare a Skynet che gli appassionati di fantascienza hanno potuto apprezzare in Skynet, il sistema intelligente che a un certo punto ‘decide’ che il problema degli uomini e dell’esistenza, sono gli uomini. Un Mondo normale che la Sicilia e i siciliani vivono da lontano, come la maggior parte degli italiani. Tanta normalità fa comprendere bene come il mondo dei più di noi sia purtroppo arretrato. C’è un mondo che corre veloce. E noi, con le nostre chiacchiere al bar delle istituzioni locali, su come spendere un altro po’ di soldi per difendere sicurezze che ormai sono sparite da tempo, dovremmo capire che questi appuntamenti sono una frustata, un ‘tagghiu ‘na fazza’ per la brillantezza delle nostre intelligenze. Non ci sono solo i droni, ovviamente. Il progresso si colora di tante cose nuove. Ognuna di queste è un treno che parte. Dare la possibilità alla Sicilia di agganciare uno di questi convogli fa parte del discorso politico. Per ora, godiamoci una nuova opportunità: il volo per servizi alle persone. E i suoi rischi: cioè l’uso da parte dei ‘cattivi’. Sul risveglio siciliano per ragionare di innovazione davvero, aspettiamo di avere il meglio della società siciliana a guidare la nostra macchina collettiva. Finché avremo il peggio alla guida, non abbiamo speranza. Il futuro non è roba da ragionieri. Nemmeno ragionieri avanzati.

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MARZO 2015 - Gela

Le Governative per scegliere il candidato del centrodestra d i L ilia na Bla nco

La scelta del candidato unico del centrodestra si farà con le ‘Governative’. Sono le nuove primarie che per la prima volta vengono utilizzate nel centrodestra. E’ emerso dall’incontro avvenuto fra i dirigenti di Forza Italia del nisseno e il coordinatore regionale Vincenzo Gibiino. Le indicazioni arrivano da Roma. Le Governative hanno la stessa funzione delle primarie di centrosinistra ma si devono distinguere dalla compagine opposta e servono da orientamento prima di approdare alle elezioni previste dalla legge per eleggere gli organi di Governo. Adesso che il quadro dei nomi si fa sempre più definito con l’ingresso di Greco che era uno dei personaggi più difficili da convincere, in casa forza Italia si parla di organizzazione e la data resta da definire ma il periodo è quello che va dalla domenica 8 a domenica 15 marzo. I nomi ufficiali sono stati fino a qualche giorno fa quelli di Lucio Greco, Massimiliano Falvo e Bartolo Scrivano. Il termine è stato coniato dal coordinatore Michele Mancuso ed si intende portare avanti il governo delle città. Avanti tutta quindi nel centrodestra che per la prima volta utilizza questo strumento. Le

regole certe delle Governative e sulle modalità di gestione. Le Governative non si faranno con la pagoda di plastica in piazza, ma si pensa di svolgerle nel corso di una convention e con un sistema telematico attraverso la supervisione di esperti informatici e alla presenza di giornalisti politici che rivolgono domande ai candidati e big. Poi spunta Pellitteri all’orizzonte per partecipare alle Governative e Antonio Ventura indipendente. Queste le novità dell’ennesimo vertice di centrodestra . Uno dei criteri che sono stati votati è che i candidati delle Governative devono avere almeno una lista e Ventura non ce l’ha. Pare che ci sia un quinto candidato preso in prestito dalla categoria legata ai media, ma per il momento i vertici hanno deciso il silenzio stampa. Stanno lavorando al regolamento e fino a quando non sarà completato non potranno dire nulla di concreto. Quando abbiamo iniziato le trattative per le Governative avevo previsto il numero di 4 candidati. Non ci credeva nessuno, eppure, a pochi giorni dalle prime competizioni abbiamo raggiunto la quota 4 e forse ci sarà un quinto competitor”. Sono le parole del coordinatore provinciale di Forza Italia Michele Mancuso a poche ore dal vertice di questa sera che, si

Vincenzo Gibiino

spera possa chiudere i giochi. In casa Pd si è tenuto un incontro con i dirigenti : c’erano il segretario regionale Fausto Raciti , il vice presidente Giampaolo Alario, il deputato Giuseppe Arancio, il segretario Giuseppe Gallè, il presidente della Regione Crocetta, il presidente della Ghelas Giuseppe Robbilatte Robilatte, ed il socialista Piero Lo Nigro. L’assemblea ha dato mandato a Crocetta di aprire il dialogo con l’alleato Federico per cercare di capire se il suo gruppo ci sono è ancora alleato. Resta il problema di Art 4 che è alleato alla regione e dovrebbe esserlo anche sul locale. “Il riferimento regionale comprende nella sua alleanza Art 4 – dice il deputato Arancio - e mi sembra naturale se il loro candidato sia dentro o fuori l’alleanza, deve chiarire la sua posizione”. Va su

tutte le furie il candidato gelese di Ar 4 Giuseppe Di Dio: “ Art4 non si scioglie – scrive Di Dio - e si mettano in pace i tanti gufi o gobbi, la nostra è una proposta di governo x la città e non subirà alcun mutamento ne alcuna interferenza esterna o interna. Non è certo art4 che ci da una identità, siamo noi a dare una identità ad art4, ed i gruppo, il quadro dirigente, la nostra azione politica e la nostra proposta di governo rimane tale e quale, chiara e limpida,senza se e senza ma, lasciamo agli altri i voli pindarici. Abbiamo le mutande di latta e ci siamo preservati anche contro le crociate, non dimenticate che nasciamo come “liberi e gelesi” e tali saremo con art4 o senza art4, ma lo faremo con art4. Spero di avere anche un sostegno x la mia coerenza e x la sfida lanciata sopratutto da chi fa il tifo perche’ io continui, ma non deve tifare ciò solo perche’ ne può trarre vantaggio elettorale ma perche’ crede alla proposta di governo e quindi conseguentemente sostenerla”. Ci sono fibrillazioni all’interno del Pd ed è stato chiamato Vella. Anche in questo caso Crocetta dovrà chiarire tutte le possibilità e parlare con i quattro consiglieri dissidenti che lo sostengono. Sulle prossime amministrative Crocetta non mostra dubbi ‘il

Pd fa quadrato intorno a Fasulo, riproponendo per Gela lo stesso schema di alleanze di Palermo, con un’apertura anche all’area di centro democratico. “ Mi aspetto che non solo il Pd ma tutta la sinistra faccia quadrato. Non possiamo assolutamente permetterci la discontinuità amministrativa in un momento come questo delicatissimo per la città’. “Dobbiamo capire quali sono le alleanze – ha commentato il deputato Giuseppe Arancio – se sono sovrapponibili a quelle regionali con l’Udc, socialisti, Art 4 e Megafono”. In questo caso la rosa dei candidati si restringerebbe e la candidatura di Giuseppe Di Dio non avrebbe spazio. Resta insoluta la questione sulla candidatura di Vella, a cui non tutti credono, ritenendo che possa accontentarsi di qualche altro incarico e la posizione dell’ MpA-Ds che mostra segni di insofferenza e lo ha dichiarato. “Per noi Federico è alleato – riprende Arancio – se ha cambiato idea deve dirlo in sede di vertice e non sui giornali”. Ma il colpo baso arriva subito dopo e il partito dei siciliani capitanato dal deputato Giuseppe Federico annuncia ancora una volta che l’idillio politico con il Pd è finito e che alle prossime amministrative correrà da solo con un candidato proprio.

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MARZO 2015 - Adrano

L’Orlandina Basket incontra i bambini del “Sante Giuffrida” di Chiara Bua Giornata all’insegna dello sport alla scuola primaria “Sante Giuffrida” di Adrano che giovedì 19 febbraio ha ospitato una delegazione dell’Orlandina Basket, società sportiva che milita nel campionato di Serie A, all’interno del progetto “Sport Insieme”, promosso dall’amministrazione comunale adranita, dal I° Circolo Didattico “Sante Giuffrida” e dalla società di basket Sporting Club Adrano. I piccoli alunni adraniti hanno così avuto la possibilità di conoscere due giocatori professionisti come Matteo Soragna e Corrado Bianconi, accompagnati dall’assistant coach Gennaro Di Carlo, il team manager Mauro Saja e il direttore marketing e comunicazione Aurelio Coppolino. All’incontro, svoltosi all’interno dell’aula magna dell’istituto, erano presenti anche il prof. Vincenzo Calambrogio, assessore allo sport del Comune di Adrano; Antonio Rescifina, Presidente regionale della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro, ndr); Giorgio Sampieri, Presidente dello Sporting Club Adrano; e la prof.ssa Loredana Lorena, Preside del “Sante Giuffrida”. «Siamo veramente felici di poter ospitare nella nostra scuola una rappresentanza dell’Orlandina Basket - ha dichiarato la Preside Loredana Lorena - e se oggi siamo qui lo dobbiamo al protocollo d’intesa “per la promozione coordinata di interventi per la valorizzazione dell’educazione motoria e sportiva” firmato dalla nostra scuola, dal Comune di Adrano e dalle associazioni sportive locali, un accordo nato per favorire lo sport in tutte le sue forme. Svolgere una sana attività sportiva è fondamentale per i nostri bambini, è grazie a sport come il basket che i bambini apprendono il rispetto delle regole, la collaborazione e iniziano a temprare il loro carattere». Le fa eco il Presidente regionale della FIP Antonio Rescifina che ha sottolineato l’importanza del-

Da sinistra Saja, Soragna, Bianconi, Rescifina, Lorena, Sampieri, Calambrogio, Di Carlo e Coppolino. Melle foto sotto Soragna e Bianconi firmano gli autografi e un momento della partitella lo sport «perché educa a rispettare le regole ed educa ad avere una giusta alimentazione. Spesso noi genitori mettiamo lo studio davanti allo sport ma anche lo sport può diventare una strada bellissima da percorrere e nella quale ci si può realizzare». L’intervento dell’assessore Calambrogio ha invece puntato l’attenzione sull’accordo che ha reso possibile la realizzazione dell’incontro. «Credo che sia davvero doveroso da parte mia ringraziare pubblicamente la Preside Lorena per aver concesso l’uso gratuito della palestra della sua scuola da parte delle società sportive locali - ha affermato l’assessore Calambrogio - molti suoi colleghi non sono stati così gentili. Quello firmato dal Comune di Adrano, dall’Istituto “Sante Giuffrida” e dalle associazioni sportive adranite è un accordo che porta a tutte le parti in causa degli innegabili benefici: da una parte le società sportive come lo Sporting Club hanno a disposizione degli spazi in più in cui far allenare i propri tesserati, mentre dall’altra gli alunni della scuola beneficiano di lezioni tenute da personale altamente competente». L’Orlandina Basket, fondata nel 1978, è al momento l’unica società sportiva a rappresentare la Sicilia nel massimo campionato italiano di basket. Nell’ottobre

del 2008 venne esclusa dalla Serie A a causa di debiti non saldati e nel 2009 ripartì dalla

Serie C Dilettanti fino al ritorno di quest’anno in Serie A. Una storia piena di grandi sacrifici,

delusioni, ma anche importanti risultati, a cui nel suo piccolo ambisce anche lo Sporting Club Adrano. «Da trenta anni il nostro obiettivo è quello di proporre il basket come momento di socializzazione - ha spiegato Giorgio Sampieri, Presidente dello Sporting Club - ed è per noi è un grande onore esser riusciti a portare qui questi campioni e farli conoscere a questo giovane pubblico così entusiasta». I bambini del “Sante Giuffrida” di Adrano hanno accolto con calore i rappresentanti dell’Orlandina realizzando anche alcuni coloratissimi cartelloni di benvenuto, e hanno non solo avuto la possibilità di rivolgergli le loro domande ma anche di affrontarli sul terreno di gioco. I due campioni hanno infatti disputato una breve partita con i bambini, i quali hanno dato loro davvero filo da torcere oltre ad averli battuti nella gara di tiro. «I settori giovanili in questo particolare momento della nostra pallacanestro probabilmente sono importanti come mai prima - ha spiegato Matteo Soragna, capitano dell’Orlandina - dobbiamo far appassionare i ragazzi e cercare nuovi talenti, quindi qualsiasi tipo di iniziativa che avvicina i ragazzi a questo mondo merita la nostra totale attenzione, solo grazie alle giovani leve la palla può continuare a rimbalzare». Soragna, classe 1975, nel 2004 vinse con la nazionale italiana di basket la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene. «Salire sul podio olimpico è stata un’emozione che non mi stancherò mai di ricordare e di raccontare» ha affermato Soragna rispondendo alla domanda di un bambino. Dopo l’incontro con gli alunni della scuola primaria, la delegazione dell’Orlandina si è spostata al Palatenda di Adrano dove ad attenderli c’erano i ragazzi dello Sporting Club Adrano, dai giocatori che militano in Serie C regionale a quelli della categoria Under 17.

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MARZO 2015 - Messina

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Tremestieri, l’inguaribile porto delle sabbie di Giovanni Frazzica Che il porto di Tremestieri sia stato progettato male e realizzato peggio è nelle dichiarazioni di tanti sindacati, associazioni, comitati, dalla Autorità portuale e dal Comitato La Nostra Città, che si è rivolto anche alla Procura della Repubblica. Una falsa speranza che è diventata un incubo. Una situazione che era stata ampiamente prevista in tempi non sospetti, quando questo costoso dispendioso disastro ad orologeria. Dopo le ultime mareggiate determinate dallo scirocco, le piogge continue cadute in queste ultime giornate stanno contribuendo ad ingrossare i torrenti che riversano in mare un ingente quantitativo di sabbia e detriti che si addensano sui fondali marini producendo nuovi banchi di sabbia. Questa sabbia non resta immobile, ma si sposta seguendo l’andamento del moto ondoso delle correnti di marea che ogni sei ore, con cadenze più o meno regolari, si attivano all’interno di questo lungo braccio di mare. Questo fenomeno è anche alla base del frequente insabbiamento dell’approdo di Tremestieri, il quale non avendo adeguate protezioni al flusso di deriva prodotto dalla corrente “scendente”, tende a trasformarsi in un’area di deposito naturale di tutto il materiale detritico e sedimentale. Risultato: 21 giorni di aper-

tura negli ultimi 110 e Messina ha dovuto subire il passaggio dei tir. “L’ennesima chiusura non può essere considerata un evento inevitabile, ma stavolta deve essere l’occasione per capire se errori progettuali, e di gestione, non abbiano contribuito ad aumentare difficoltà che oggi appaiono insormontabili” - dicono, in una nota congiunta, il sindaco Accorinti, e l’assessore alle Risorse del Mare, Sebastiano Pino. “Dopo oltre quattordici anni di nostri inascoltati ammonimenti e nostre denunzie oggi il Comune scopre la necessità di capire se vi siano stati errori progettuali e di gestione”. Puntuale l’intervento critico del Comitato “La Nostra Città” , il cui rappresentante, Saro Visicaro, sostiene che “c’è poco da capire perché esiste un’ampia documentazione per definire responsabilità per quanto riguarda la scelta del progetto, l’affidamento dei lavori e la conduzione degli stessi sino al 2008. Dopo il 2008 le responsabilità sono altrettanto chiare e riguardano la gestione tecnica dell’Autorità Portuale nella conduzione dei lavori per l’allungamento del molo di protezione che, con la realizzazione di quel ‘gancio’ finale ha ottenuto lo scopo scellerato di ritenzione, all’interno dell’area portuale, di tutta la sabbia che le correnti spingono all’interno”. Il Comitato aveva denunciato più volte tale situazione, l’ultima il 18 marzo 2014 con telegramma

si riapre il dibattito sul modo migliore per fronteggiare l’emergenza tir in centro città. Il porto di Tremestieri, inaugurato nove anni fa, non è mai riuscito a rappresentare la soluzione al male. Nonostante ciò, Accorinti non cambia obiettivo, il Francesco Di Sarcina sindaco ha chiesto all’assessore regioal sindaco e al prefetto in cui nale Maurizio Croce un tavolo denunciava: “l’urgenza più un urgente, per accelerare al masintervento risolutivo a svelare simo le procedure per l’avvio e risolvere l’imbroglio dell’ap- dei lavori di ampliamento, per prodo di Tremestieri”. Ma non il quale ritiene indispensabile il arrivò nessuna risposta. “Anzi conferimento da parte del gover– dice Visicaro - si preferì conti- no dei poteri speciali. Francesco nuare a sperperare soldi pubblici Di Sarcina commenta: “Ci dicon il giochino della sabbia pre- cano qual è la soluzione Cento levata e sparsa a poche decine metri avanti o indietro cambia di metri dall’approdo. Esistono poco, perché quella è una zona documenti, denunzie, proposte in cui la sabbia scorre da sempre. che abbondantemente possono L’ipotesi Giammoro è una follia, fare agire il sindaco e gli asses- lo capirebbe persino un bambino sori competenti per la gestione che è impensabile proporre una trasparente e adeguata della vi- traghettata di due ore. Quali alcenda approdi e del traghetta- tre opzioni restano? Torre Faro mento”.Per Di Sarcina invece: che non ha nessun raccordo au“Non ci sono alternative”, il se- tostradale? Oppure una zona del gretario generale dell’Autorità centro città, quando l’obiettivo è Portuale ammette le difficoltà proprio quello di spostare il trafdell’approdo, ma replica alle cri- fico in periferia?”. E’ importantiche. L’unica soluzione sarebbe te ribadire che la soluzione non quella di chiuderlo e di lasciare può essere rappresentata dalla campo libero ai tir in centro cit- nuova via don Blasco, quando tà per 365 giorni all’anno. Come sarà realizzata, per due ordini accade ad ogni insabbiamento, di motivi: il primo è che non si

riuscirebbe ad eliminare il traffico pesante dal centro città, ma si tratterebbe solo di uno spostamento, appunto su via don Blasco, e soprattutto su viale Gazzi, che diventerebbe il nuovo Boccetta; il secondo è che la nuova strada deve rappresentare un’opera di riqualificazione di parte del lungomare e di alternative viarie per una città che ne è carente e non un’autostrada per i tir. Sia l’amministrazione comunale sia l’Autorità Portuale ritengono che l’unica soluzione sia l’ampliamento del porto di Tremestieri. “Il progetto prevede un sistema per mantenere le sabbie all’esterno – dice Di Sarcina – e servirà un’opera ordinaria di pulizia dei fondali. Se si farà una manutenzione efficiente, il porto potrà restare aperto tutto l’anno”. Il punto è che, nella migliore delle ipotesi, per avere il nuovo porto di Tremestieri passeranno almeno tre anni. E cosa succederà in questi tre o cinque anni? “Si continuerà con i dragaggi periodici – afferma Di Sarcina - a meno che non si voglia prendere in considerazione l’unica alternativa possibile, vale a dire la chiusura del porto di Tremestieri e la presenza di tir in città”. Alla base di questi ragionamenti sembra esserci la volontà di non voler collegare il Porto, quello vero, alle autostrade. Per questo la Via del Mare e Via Don Blasco non vanno avanti. Perché?

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MARZO 2015 - Siracusa

Il Paginone segue dalla prima che i siciliani non ne hanno bisogno), ecco che le conseguenze continuano ad arrivare puntuali. La tabula rasa del governatore su questo fronte continua senza esitazioni e interruzioni. Ha piallato Taormina Arte, ha mutilato l’Inda, ha affosato il Teatro Vittorio Emanule di Messina e tante altre realtà più piccole con la politica dei tagli indiscriminati. Ed ecco la risposta, ennesima risposta: i due principali teatri siciliani sono retrocessi in serie B. Ma, pur amareggiandoci, questa notizia non ci trova impreparati. Ce lo aspettavamo, ma quello che è inconcepibile e la reazione dl sindaco Bianco. Eccola. “si tratta di un clamoroso errore e chiederemo al Ministero di tornare indietro e di correggere questa inaccetabile decisione”. E al Ministero stanno già tremando per la parole sdegnate del sindaco di Catania che, ricorderete tutti, in campagna elettorale aveva sempre sostenuto (o millantato) che le sue amicizie romane avrebbero contribuito al rilancio della città. Ma, si sa, in campagna elettorale di balle, e questo non riguarda solo Bianco, se ne raccontano tante. Ma da Bianco, come era lecito aspettarsi, niente, nemmeno una parola, sulle responsabilità di Crocetta . E del resto chi può dimenticare le parole di Crocetta sempre in campagna elettorale: “Se vince Bianco avrà un presidente della regione amico”. Caro Bianco, come sarebbe stato meglio averlo nemico una come Crocetta. E invece adesso per rispetto delle alleanze politiche il sindaco di Catania non può nemmeno attaccarlo, criticarlo. Ma Bianco non ha ancora capito che l’unica alleanza da rispettare è quella con i cittadini che sono stati a ripetizione traditi? Molta più dignità, e coraggio, ha avuto Roberto Alajmo direttore artistico dello Stabile di Palermo. “E’ inutile meravigliasi - ha dettocon i budget a nostra disposizione e con i tagli continui fatti sui nostri teatri non poteva andare diversamente”. Come dire, Crocetta ecco l’ennesimo disastro causato dalle tue scellerate scelte politiche. Fabio Tracuzzi

Ferrovie italiane. E’ ancora scontro per di Ros a T omar chi o “Se le Ferrovie Italiane non vogliono investire in Sicilia, si faccia un bando internazionale e lasciare che qualcun altro investa e ci lasci qualcosa non il deserto”. E’ la provocazione del portavoce cinque stelle all’Ars, Stefano Zito, che non è il solo a non abbassare la guardia sul taglio dei treni a lunga percorrenza nonostante il dietrofront annunciato poche ora fa da Trenitalia. “Come fare ad evitare il deserto?: Semplice, esiste il voto di fiducia in aula. Basta che i deputati regionali tutti insieme decidano di non dare più fiducia al governo Crocetta e il gioco è fatto” – aumenta il carico il pentastellato Zito. Ma anche i comuni devono dare un loro piccolo contributo alla grande questione. Per esempio, quello di Siracusa, potrebbe intanto rendere più decorso l’area circostante la stazione in questo momento alla mercè di barboni, prostitute e microcriminalità” – cosi la pensa il deputato regionale Edy Bandiera convocato insieme agli altri colleghi dell’Assemblea regionale e della Camera direttamente dalla Consulta comunale femminile nel salone dei grandi incontri di Palazzo Vermexio. Tutti d’accordo, al di là delle sigle: “Stato di allerta massimo”. La parlamentare del Pd Sofia Amoddio ha annunciato una interrogazione al Ministro Lupo già in settimana. Dal canto suo, Pippo Zappulla (Pd), compagno di scranno, mostra scarsa fiducia nei confronti di Trenitalia: “La sua è solo una decisione rinvia-

ta. Bisogna intervenire subito, rendere appetibile, rimodernare i treni. La scusa della mancanza di passeggeri è vecchia di decenni. Occorre puntare alla Sicilia come piattaforma polifunzionale e non acconsentire allo scambio treno-aereo come se niente fosse, ma pretendere l’efficienza di entrambi i sistemi di comunicazione. La mia proposta? Far scattare subito una mobilitazione permanente con la convocazione di una giornata provinciale con la presenza di tutti i consigli comunali, delle forze politiche, sociali ed economiche, successivamente chiedere con forza la presenza del ministro e dell’assessore regionali ai trasporti per capire cosa fare concretamente”. Il deputato regionale del Pd, Bruno Marziano è anch’egli per la massima integrazione dei due mezzi di trasporto in modo da incrementare le già migliaia di passeggeri. Naturalmente, i treni a lunga percorrenza vengono soppressi perché non si può sostenere un viaggio che duri più di 12 ore tra sporcizia e ritardi ulteriori. Solo con mezzi moderni ed efficienti si potrà avere un effettivo aumento di passeggeri andando a pescare anche tra i turisti che sinora sembrano preferire l’aereo. I soldi? Ci sono – assicura Marziano che frattanto ha chiesto un incontro d’aula – almeno sino a quando ci sarà il contratto di servizio. Piuttosto, il problema è di natura politica”. Ma qual è l’alternativa al traghetto che, secondo qualcuno, servirebbe soltanto a

Un mangiare l’arancino? L’alternativa, secondo Marziano, è qualcosa dunque che abbatti costi e tempi. Una rivoluzione, una mobilitazione popolare. Unica condizione per creare un modello di sviluppo vero. Enza Forte, della Fidapa, lancia l’allarme risaputo. “Siamo al capezzale del morto – esclama – non c’è altra alternativa se non la mobilitazione della Sicilia. Purtroppo l’Italia è nelle mani degli uomini, e allora diamoci da fare noi donne”. Le fa eco il segretario provinciale Cisl Paolo Sanzaro: “Le mobilitazioni ci sono state in passato, cosi come le occupazioni simboliche della stazione di Siracusa – dice il cislino – ai deputati è stato anche consegnato il nostro libro bianco in cui venne denunciato cosa sarebbe accaduto da lì a poco.

50 anni fa le ferrovie erano più efficienti di oggi. Stessa mobilitazione anche per la stazione di Noto, col sindaco. E oggi siamo qui riuniti al capezzale del moribondo grazie a chi ha fatto finta di impegnarsi concretamente nel trovare la giusta cura. Allora, sediamoci davvero tutti insieme, al di là delle appartenenze, per mettere mano, ad una ad una, alle varie problematiche della città: dal viadotto, al nuovo ospedale, alle ferrovie. Si convochi un consiglio comunale aperto, ma in fretta, perché mentre noi parliamo gli altri tagliano”. Giusta anche l’osservazione dell’assessore comunale ai trasporti, Antonio Grasso: “Come mai Trenitalia non ha investito mai in un piano di marketing territoriale? La risposta è che

Quei carretti sporchi e maleodoranti di Trenitalia: e ades Mentre a Siracusa si continua a predicare sciagure e sventure sulle Ferrovie dello Stato, io sono, invece, seriamente impegnato, come mia abitudine, a difendere al tavolo ministeriale i diritti della provincia di Siracusa e della Regione Siciliana”. Lo dichiara il deputato regionale NCD, Vincenzo Vinciullo, vice Presidente Vicario della Commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’ARS a poche ore dall’affermazione del ministro ai Trasporti Lupi sull’investimento che da qui a breve giungerà anche a favore delle ferrovie siciliane. “Sarebbe opportuno che autorevoli esponenti di partiti, anziché lanciarsi in considerazioni e riflessioni avventate, che poi dimostrano di sciogliersi come neve al sole, sarebbe opportuno, ripeto, che si informassero, partecipassero agli eventi che

accadono a livello nazionale, - sottolinea Vinciullo - perché, altrimenti, si corre il rischio, come sta accadendo in questa vicenda, di continuare a gridare “al lupo al lupo”, con il rischio che quando il lupo arriverà davvero, nessuno crederà più ai nostri allarmi. Mentre eravamo impegnati a discutere sulle ferrovie, ho avuto la possibilità di fare confermare le mie assicurazioni dal Ministro Lupi il quale ha confermato la volontà, più volte espressa del Governo, di non cancellare le rotte da e per il resto del Paese”. Ma se da una parte al Nord si viaggia col wifi lungo le rotaie, è anche vero che al Sud si va avanti con i carretti di Trenitalia, sporchi, lenti e privi di comfort. “Non vedo il motivo per il quale la Sicilia dovrebbe rimanere fuori da questo circuito moderno di comunicazioni –

Il palazzo di giu dice Vinciullo - . Non siamo più al tempo della valigia di cartone, siamo nell’era post moderna e quanto alla continuità territoriale, la cui utilità credo che a nessuno come a me sia nota, essendo il relatore di tutte le ultime finanziarie, posso assicurare

che la stessa non verrà meno, in quanto verrà mantenuta durante le ore notturne, ma non possiamo impiegare 46 milioni di euro di fondi siciliani per vendere qualche arancino sul traghetto. Questi fondi risparmiati verranno rinvestiti, tant’è vero che a

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per evitare il taglio dei treni a lunga percorrenza

Un momento dell’incontro con la Deputazione. A destra la stazione ferroviaria di Siracusa mentalmente hanno già deciso, vogliono tagliare invece di investire per migliorare i propri beni”. Il consigliere comunale Carmen Castelluccio, unica donna che ha risposto all’appello della Consulta Femminile insieme a Stefania Salvo, ha sollecitato un consiglio comunale allargato a tutti i rappresentanti istituzionali del Sud Est per una riflessione comune della questione treni. “La situazione è davvero preoccupante – tuona il deputato regionale Marika Cirone Di Marco – anche se un primo risultato è stato raggiunto con la mobilitazione generale: ben cinque treni non sono stati soppressi. Cosi almeno assicura la Commissione Territorio ed Ambiente (dove siede la Di Marco). Resterebbe così in pie-

di l’opportunità di investire 11 miliardi di euro solo in Sicilia per il miglioramento dei trasporti ed i collegamenti grazie allo “Sblocca Italia”. Convocare subito Regione e Società Ferrovie per rinnovare il contratto di servizio circa 100 milioni solo per la provincia di Siracusa. Una cosa è certa, non vi è nessuna disattenzione da parte dei governi regionale e nazionale, dell’Anci, e nemmeno dei sindacati. Quattro soggetti forti che senz’altro sapranno portare avanti la causa del Sud Est”. Franca Mandanici del Soroptmist fa appello all’orgoglio siciliano che un tempo veniva celebrato in Sicilia il 31 marzo per la commemorazione dei Vespri. Appello chiaro alle associazioni affinchè rinsaldino il patto una volta l’anno in nome “ di quella

identità che ci tocca di diritto”. E a proposito di “sicilianità”, il portavoce dei Cinquestelle all’Ars, Stefano Zito, ricorda l’esistenza di uno statuto che puntualmente viene disatteso. “Frattanto, perdiamo 10 miliardi di euro, di cui – spiega Zito – 5 per i contenziosi, 16 milioni per i Fac, 1 miliardo per i fondi sociali, 1 miliardo e un miliardo e 700 per mutui la cui rata sfiorerà i 150 milioni di euro l’anno. Insomma, un modo di investire del tutto folle. Prima si decide di investire 49 milioni per il traghetto Nave di Messina, dopo si elimina la tratta. E ancora si spendono 30 milioni per il trasporto nello stretto. Il problema a questo punto è un altro: non ci sono stati mai politici che alla regione hanno battuto veramente i pugni sul tavolo.

Siamo sempre più vicini al terzo mondo, la nostra rete ferroviaria non è nemmeno elettrificata. Per raggiungere Palermo da Siracusa impieghi sei ore, più un’ora di ritardo. Sporcizia a bordo compresa. Per non parlare del caro “merci” che pare si spostino da un treno all’altro solo per produrre valore aggiunto e non per espletare un vero servizio. Ma questa è un’altra storia. Al pari contorta, ma per evitare che la Sicilia venga depredata giorno dopo giorno bisogna battere i pugni sul tavolo e dare sfiducia al governo Crocetta. Stanno rubando il rame dai binari, se continua così resteremo solo coi treni a vapore”. Si parla anche di ripristino del Treno del Barocco che percorre il Sud Est. Una bella attrattiva per i turisti. Ma intanto qui si ri-

schia di perdere anche l’ultimo treno nonostante le cifre confermino il contrario. A snocciolare dati confortanti ci pensa il neo deputato regionale Edy Bandiera (Forza Italia): “E’ stato stimato che sono almeno 20 milioni l’anno i passeggeri che attraversano lo Stretto di Messina creando un movimento d’affari di 500 milioni di euro in dodici mesi. L’unificazione delle due uniche società, la Caronte e Tourist, ha di fatto creato il monopolio e il conseguente aumento delle tariffe su volontà anche della parte pubblica. E proprio sul “caro” Stretto ho presentato un ordine del giorno all’Ars in modo da venire incontro al povero commerciante siciliano costretto a sborsare 200 euro per traghettare alla volta dei mercati milanesi”.

adesso si cominciano ad alzare le prime voci di protesta. Basteranno?

zzo di giustizia di siracusa giorni – continua il deputato del Nuovo Centro Destra - si procederà al bando di gara per la Augusta-Bicocca che costerà 81 milioni di euro”. Su questo fronte, c’è da registrare l’affondo di Fratelli d’Italia che accuserebbe Vinciullo

Vinciullo (in piedi) e Lupi di “debole difesa politica e del suo ministro Lupi”. Insomma, al portavoce provinciale Alessandro Spadaro non convincerebbero per nulla le dichiarazioni sullo stop al taglio treni a lunga percorrenza. “E’ il caso di ricordare che NCD è al governo con

Renzi – ricorda Spadaro - e che il 23 dicembre scorso ha tagliato di 47 milioni di euro il contributo statale a Rfi per l’attraversamento dello stretto costringendola ai tagli dei treni da/per la Sicilia. Facciamo sommessamente notare – insiste Spadaro

- che sono stati soppressi tutti i treni diurni. Già ridotte negli scorsi mesi, le cinque corse rimaste si sono ridotte a due e solo notturne! Quanto mai fantasiosa, forzata ed inopportuna, inoltre, l’ipotesi del governo su tapis roulant e scale mobili che

garantirebbero la continuità territoriale del servizio giustificate dal minor tempo impiegato nel traghettare. La continuità territoriale è un diritto Costituzionale che viene sempre ignorato e calpestato. Ci auguriamo, invece, che l’on. Vinciullo, sempre attento ai problemi che affliggono la nostra terra – continua Spadaro - voglia far sapere al Ministro Lupi che quanto stanno facendo sulla pelle dei siciliani è inaccettabile. Vale la pena, infine, ricordare che proprio il leader del NCD, il siciliano ministro degli interni Angelino Alfano, è il responsabile dell’invasione che la Sicilia subisce da più di un anno con l’operazione mare nostrum. Probabilmente per i ministri dell’NCD – conclude Spadaro - la Sicilia deve essere raggiunta solo con gli sbarchi dal mare.” R.T.

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MARZO 2015 - Redazionale

Dalla parte del debitore di Gio va nni Pa st o re Questo articolo continua la ricerca sistematica sull’usura bancaria. Abbiamo iniziato ad approfondire con un metodo scientificamente inoppugnabile tutti gli aspetti del fenomeno usura bancaria. Siamo partiti da un articolo del quotidiano il Sole 24 ore del 5 luglio dove abbiamo trovato un riassunto della linea difensiva seguita dagli uffici legali delle banche sulla questione usura: 1) Esiste una normativa primaria di riferimento ed una normativa secondaria sul tema dell’usura 2) Le decisioni assunte dall’ABF manifestano e consolidano orientamenti che possono essere utilizzate in giudizio nei tribunali Abbiamo analizzato il teso della legge 108 del 96 ed abbiamo visto che il ruolo della Banca d’Italia è quello di RILEVARE trimestralmente il tasso effettivo globale medio, comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse. Abbiamo cercato sui principali vocabolari della lingua italiana il significato di RILEVARE, riportiamo qui di seguito le definizioni: TRECCANI c. Nell’uso scient. e tecn., effettuare un rilevamento : r. situazioni, dati, elementi, in statistica; r. una zona, il terreno, in geologia e in geofisica; ……….. d. Individuare o accertare situazioni e fatti per mezzo di ricerche, indagini, analisi e altri procedimenti conoscitivi: l’ispettore inviato dal ministero ha rilevato gravi irregolarità; dai sintomi non si rileva nulla di preoccupante. Anche, venire a conoscenza, apprendere, comprendere, arguire: ……………………………….. SABATINI COLLETTI ……………… 2 Constatare, accertare specialmente attraverso rilevazioni statistiche: ………………….. ALDO GABRIELLI ……………… Venire a conoscere, apprendere: ho rilevato la sua morte dai giornali Notare, osservare, cogliere puntualizzando: ho rilevato del buon senso in ciò che dici; r. un pregio, un difetto, una mancanza, un errore BUROCRATICO: Raccogliere dati, informazioni per fini statistici: r. giornalmente la natalità e la mortalità nel comune di Milano; r. i dati del censimento generale della popolazione Annotare, registrare: r. la meccanica di un incidente stradale; r. l’attività sismica di un territorio

………………………………. GARZANTI …………….. 1. mettere in evidenza; notare, rimarcare: rilevare un pregio, un difetto; rilevare gli errori 2. raccogliere i dati inerenti a un fenomeno, a un fatto per darne una descrizione, una rappresentazione completa o a fini statistici ecc.: i vigili hanno rilevato la posizione dei veicoli dopo l’incidente; rilevare la natalità e la mortalità ……………………………. Potremmo continuare, ma ci premeva sottolineare che il termine rilevare ha una connotazione esecutiva, il termine non contiene nessun intento dispositivo. Quindi la legge è linguisticamente precisa: la Banca d’Italia rileva, non dispone dei criteri di rilevazione che, lo ribadiamo, sono già stabiliti dalla legge. D’altra parte la Banca d’Italia, pur svolgendo funzioni di interesse pubblico è un ente privato, i cui proprietari sono le banche stesse. Al 31 gennaio 2008 l’elenco dei principali partecipanti, indicato sul sito stesso di B.d’It. , è il seguente: Partecipante Quote Voti Intesa Sanpaolo S.p.A. 30,3% 50 UniCredito Italiano S.p.A. 22,1% 50 Assicurazioni Generali S.p.A. 6,3% 42 Cassa di Risparmio in Bologna S.p.A. 6,2% 41 INPS 5,0% 34 Banca Carige S.p.A. 4,0% 27 Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. 2,8% 21 Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. 2,5% 19 Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli S.p.A. 2,1% 16 Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza S.p.A. 2,0% 16 Il legislatore (approfondiremo tutto il dibattito che si è svolto in Commissione Giustizia nei lavori preparatori della legge) non avrebbe potuto creare un macroscopico conflitto di interessi attribuendo il potere di decidere il CRITERIO DISPOSITIVO del controllo stesso ai controllati e non attribuendo semplicemente un potere di RILEVAZIONE sulla base di criteri stabiliti dalla legge. Proprio su questo nodo, di invasione di un campo dispositivo che non spetterebbe alla Banca d’Italia, sta finalmente intervenendo una parte della magistratura. Riportiamo, nella versione fornita dal Fatto Quotidiano del 11 giugno 2014 le considerazioni del pm Michele Ruggiero della Procura

di Trani: Ma perché Banca d’Italia avrebbe dovuto favorire Unicredit, Bnl e Monte dei Paschi di Siena? La risposta è nello stesso capo di imputazione della procura di Trani: perché questi istituti sono “detentori di consistenti quote di capitale della Banca d’Italia e di poteri di nomina dei suoi organismi di governance“. È quasi senza appello, considerate le “qualifiche apicali e le corrispondenti competenze tecnico-giuridiche del più elevato profilo”, l’atto di accusa che si legge nelle 44 pagine di chiusura indagine contro vertici attuali e passati delle tre banche e della Popolare di Bari, accusate del reato di usura bancaria continuata e pluriaggravata ……………. . Il tasso applicato agli imprenditori che si rivolgevano agli istituti per aprire un conto corrente di fatto superava di molti punti percentuali la soglia limite fissata per legge…………………. Questo, scrive il pm Michele Ruggiero, ”nonostante le chiare previsioni in materia di usura introdotte dalla legge 108 del 1996. Che, all’articolo 1, prevede che nel determinare il tasso di interesse usurario si tenga conto delle “commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito”. Il “disegno criminoso” …. Di alcuni dirigenti della Banca d’Italia …………… argomenta il pm, “con condotte reiterate, in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (consistente nella previsione e volontà di far conseguire alle banche la maggiore quantità di di moneta), adottavano consapevolmente e deliberatamente … determinazioni amministrative (istruzioni, circolari, note, decreti ministeriali, il ministero del Tesoro), in contrasto/violazione della legge in materia di usura … così consapevolmente fornendo un contributo morale necessario ai fatti-reato di usura materialmente commesse dalle banche”. Un magistrato conseguente ha avuto il coraggio di dire che il re è nudo.

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MARZO 2015 - Siracusa

Polo industriale, ora la Procura ha cambiato idea d i Ros a To ma rchio L’attenzione, ora, è altissima. La Procura va sempre più a fondo nella questione torbida che ruota attorno al polo industriale siracusano. Gli inquirenti stanno rovesciando il quadrilatero come un calzino, mettendo in discussione persino atti adottati dalla “vecchia” procura siracusana. E così accade che dopo un anno un perito nominato dalla Procura del Tribunale di Siracusa venga messo agli arresti domiciliari su ordine della Procura del Tribunale di Siracusa. Viene da chiedersi, ma la Procura è la stessa? La Procura in quanto ufficio non cambia la sua “facies”, ma gli uomini sono cambiati. Ad un anno di distanza del grave incidente ad uno degli impianti sud Isab di contrada Targia affiora un elemento in più nel delicatissimo mosaico che vede ancora una volta in primo piano il presunto “reato ambientale” commesso da alcuni dirigenti della nota azienda al tempo dei fatti accaduti quel pomeriggio del 26 febbraio del 2014 quando i centralini dei vigili del fuoco annunciarono la tragedia appena sfiorata. Nessun morto, nè feriti, per fortuna. Andò bene quel giorno al colosso. Ma la formula accusatoria resta in piedi. Non fu errore umano, però ci fu qualcosa nella perizia tecnica, a quanto pare, che non

Il Polo industriale di Siracusa convinse del tutto gli inquirenti. “Una perdita di idrogeno dal compressore dell’impianto di raffinazione Poverformer” - riferirono i periti al termine della relazione tecnica sul posto. Ma la Procura della Repubblica volle andare più a fondo e, come vuole il caso, venne nominata una equipe di consulenti “esterni” per rendicontare e avviare la giusta comparazione dei dati. Tra questi esperti, figura il prof. Alberto Geraci della facoltà d’Ingegneria dell’Università di Catania. Il 69enne di Acicastello, da qualche mese in pensione, veniva nominato membro del collegio di CTU della Procura. Probabilmente, non si tratterebbe della stessa Procura che oggi, a distanza di un anno, ha chiesto e ottenuto dal Gip del tribunale di Messina la misura restrittiva

dell’ingegnere posto ai domiciliari. A recapitargli l’accusa, pesantissima, sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Siracusa. Secondo gli inquirenti, dopo avere ricevuto l’incarico di accertare perché era esploso l’impianto, Geraci “avrebbe avvicinato i vertici dell’Isab con il chiaro intento di ottenere dall’azienda la nomina di alcuni soggetti da lui indicati come difensore e come consulente di parte. In cambio, il Ctu Geraci, avrebbe fatto in modo che la perizia ordinata dalla Procura sarebbe stata favorevole alla raffineria e ciò avrebbe permesso all’impianto di continuare a produrre regolarmente ed evitare il sequestro”. Le responsabilità del consulente “infedele” sarebbero state accertate nel corso

delle indagini dell’operazione “Stige” ordinata dalla magistratura e condotta dai militari dell’Arma. L’ingenere Geraci, rinomato esperto in impiantistia industriale, ha lavorato anche per la Esso. Prime reazioni del mondo ambientalista. I primi a commentare sono Angelo Bonelli e Giuseppe Patti, rispettivamente portavoce nazionale e consigliere federale nazionale dei Verdi. “Restiamo quanto mai increduli che possano accadere eventi di questa natura, la deontologia professionale di un tecnico per di più docente dovrebbe sempre prevalere. dichiarano i due ambientalisti .Invitiamo la Procura della Repubblica ad indagare se quanto accaduto non fosse prassi consolidata nella gestione ERG e che con l’avvicendamento con la LUKOIL e con un nuovo Procuratore Capo siano cambiati i rapporti tra controllato e controllore”. Come già riferito, l’ing. Alberto Geraci, docente della Facoltà di Ingegneria di Catania, non è un dirigente Isab ma un consulente della Procura. Da qualche mese sarebbe in pensione ma sul sito della facoltà sarebbe ancora indicato come docente in organico. Il suo curriculum dice che ha lavorato alla raffineria Esso dal 1971 al 1975. Si dice pure che è consulente tecnico d’ufficio (CTU) per diverse procure siciliane.

Fermo restando la presunzione d’innocenza, si scopre che chi dovrebbe operare nell’interesse superiore della verità e della giustizia, viola il giuramento (i periti giurano nel momento in cui ricevono l’incarico: “Giuro di bene e fedelmente adempiere le funzioni affidatemi al solo scopo di fare conoscere al Giudice la verità” ndr) e si “vende” la salute e la sicurezza dei cittadini. Andrebbe accertato se anche nelle altre consulenze svolte (quali a Siracusa?) l’ing. Geraci si è comportato allo stesso modo. Comunque positivo che la Procura di Siracusa abbia bloccato il tentativo, segno che sulle vicende ambientali è cresciuta l’attenzione e che per i magistrati fidarsi è ben ma non fidarsi è meglio. E’ cambiata “l’aria” da questo punto di vista. Da questo episodio esce rafforzata la richiesta di evitare con rigore quei potenziali conflitti d’interesse di quegli esperti tecnici che alternano rapporti economici con le aziende con gli incarichi a consulente tecnico d’ufficio per le procure. Il caso più noto nel siracusano fu quello del prof. Salvatore Sciacca, presidente del Cipa e consulente per la Procura in numerosi procedimenti (consulente per le aziende in altri). Ne guadagna la trasparenza e la fiducia dei cittadini verso gli operatori della giustizia.

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MARZO 2015 - Agrigento

La Procura indaga sul passato di Agrigento: e la città trema di Franco Castaldo Scherzano col fuoco. In molti pensano che anche questa volta la faranno franca. Che le inchieste avviate dalla magistratura all’interno del Consiglio comunale (commissioni consiliari, Prg e piani costruttivi) diventeranno solo fumo negli occhi e buon viatico per una comparsata mediatica. Si sbagliano. E mentre in città si litiga, specie sui social network, dove si legge e si ascolta di tutto e mentre le testate giornalistiche nazionali affondano, decisi, il loro colpi alimentando share e pettegolezzi ma scoperchiando legittime richieste di verità, la Procura della Repubblica di Agrigento retta da Renato Di Natale compie senza soste il proprio compito. Il pool di magistrati che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione e corruzione, coordinati dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, lontani dalle telecamere stanno passando al setaccio anni ed anni di amministrazione comunale. I pubblici ministeri Santo Fornasier ed Alessandro Macaluso si stanno occupando dello scandalo delle commissioni consiliari mentre i sostituti Salvatore Vella e Alessandro Macaluso si occupano del Prg, dei piani costruttivi e del sospetto di tangenti svolazzate dentro aula Sollano. E a tal proposito segnaliamo con vigore quanto Grandangolo il 31 dicembre 2011 con l’edizione 51, ha narrato ai suoi lettori in perfetta solitudine. Il titolo in prima pagina può essere riproposto anche nella prima pagina di oggi: “Inchieste al Comune, Prg e piani costruttivi nel mirino”. E raccontavamo quanto scrivevano in un rapporto giudiziario, oggi giocoforza riesumato, la Squadra Mobile e la Digos di Agrigento: “L’attività investigativa svolta consentiva l’acquisizione di elementi di sicuro interesse investigativo: invero, dal contesti delle attività tecniche svolte

Il blitz della Procura e della Digos al Municipio di Agrigento e dalle risultanze dell’attività info investigativa sviluppata, i parere di questi Uffici, emergeva un quadro indiziario particolarmente grave e consistente. Invero, si conferma l’assunto secondo il quale, ad avviso di questa polizia giudiziaria, esiste all’interno del comune di Agrigento un sistema di malaffare ove s’accentrerebbero torbidi interessi e loschi affari, contesto che vedrebbe la costituzione o un “pactum sceleris”, i cui compartecipi sarebbero esponenti di quel civico consesso anche di diversa appartenenza politica e funzionari comunali. In partico-

lare, alcuni consiglieri comunali sembrerebbero condividere interessi ed obiettivi che appaiono di carattere non squisitamente politico, ma tutt’altro, i medesimi ergendosi e figure di assoluta valenza ed indiscussa rilevanza di detto sistema di malaffare, clientelare ed illecito sembrano condizionare, sfruttando i ruoli e gli incarichi ricoperti, gli indirizzi e gli orientamenti del Consiglio comunale per il perseguimento di lucrosi ed illeciti interessi personali. Nello specifico, si è dei convincimento che i consiglieri abbiano concluso un vero e proprio “pactum scele-

ris”, condizionando e pilotando scelte, indirizzi ed orientamenti dell’ente, specie in un settore delicato e sensibile, quale quello relativo all’urbanistica, verso interessi che esulano da quello strettamente pubblico, per perseguire finalità di carattere illecito”. Le inchieste sugli strumenti urbanistici sembrano quelle più significative. I poliziotti non hanno usato solo le tecniche sofisticate di intercettazione ma anche tradizionali sistemi investigativi. Sui piani costruttivi hanno avuto l’aiuto di una “fonte confidenziale”, un imprenditore

chiamato in codice “Prima luce” che, per paura di ritorsioni, in un primo momento, non ha voluto sottoscrivere alcun atto. Già “Prima luce”. Una fonte poi individuata e svelata. E che oggi ritorna a galla. E di cui sentiremo parlare molto presto. Dunque, si allarga a dismisura l’inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento che, dopo avere messo mani sequestrando tramite la Guardia di finanza, l’intero carteggio riguardante gli atti sulle presenze e i fogli di pagamento dei consiglieri impegnati nelle commissioni ( 1.133 commissioni consiliari nel solo 2014, costate 285 mila euro circa) adesso indaga per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. E’ questa l’ipotesi di reato, sinora contro ignoti, che ha mosso personalmente il procuratore aggiunto, Ignazio Fonzo e il sostituto procuratore Alessandro Macaluso della Procura della Repubblica di Agrigento a sequestrare gli atti del Piano regolatore generale e le prescrizioni esecutive con il blitz dei giorni scorsi. I magistrati ritengono fondamentale acquisire la documentazione oggi sottoposta a sequestro dopo che, in via per nulla larvata, soprattutto sui social network, si è discusso dei poteri forti al Comune di Agrigento ventilando il pagamento di tangenti proprio in relazione al Prg. A dare un contributo rilevante all’indagine, il vicepresidente del Consiglio comunale Giuseppe Di Rosa che proprio con comunicati stampa e interventi sui social network ha puntato l’attenzione sulla malapolitica agrigentina sentendosi persino minacciato. Di Rosa, da quello che si apprende, è stato sottoposto ad interrogatorio dai Pm della Procura di Agrigento ed il relativo verbale è stato secretato. La storia, intuiamo, non è ancora finita.

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MARZO 2015 - Politica

Le mani (e le ombre) sul Partito Democratico di Alberto Cardillo Ciò che sta accadendo in Sicilia con riferimento a questa grande, affannosa e rumorosa corsa verso il Pd, ha il sapore di un’opa lanciata all’interno del mercato politico alla quale chiunque può partecipare. Tutto questo fa riflettere sulla permanenza in vita di alcune cattive abitudini che hanno caratterizzato la storia politica siciliana, che da sempre registra una straordinaria attitudine al trasformismo. Intendiamoci, il nuovo corso inaugurato da Renzi che vede il Pd nelle vesti di “partito della nazione” riguarda tutto il Paese, e abbiamo visto come anche numerosi deputati e ministri siano migrati con grande nonchalance tra le fila democratiche, ma ciò non ci esime dal far rilevare la pericolosa deriva plebiscitaria di un partito dove dentro c’è tutto e il contrario di tutto. In un sistema democratico maturo non c’è bisogno di partiti della nazione, ci sono socialisti, democristiani, li-

berali, conservatori, nazionalisti, ambientalisti, e ognuno degli attori politici trova una casa in base alle proprie idee e alla propria cultura politica, non di certo per garantirsi una rendita. Ma tornando alle cose di casa nostra, in una fase della vita politica siciliana così tormentata, alle prese con problemi terribili che riguardano gli stessi destini dell’autonomia, fa impressione la disinvoltura con cui truppe cammellate passano da uno schieramento all’altro, ritenendo che l’identità in politica

sia un optional di cui si può fare a meno. In quest’ottica l’importante è concludere buoni accordi, trovando di volta in volta un reclutatore di turno che metta a frutto posizioni di potere elettorale e non. “Vincere è l’unica cosa che conta” diceva Giampiero Boniperti, ma questo va bene nello spirito dell’agonismo sportivo, perché se la vittoria a qualsiasi costo è l’unica opzione percorribile nel quadro complessivo del panorama politica, beh allora c’è qualcosa che non va.

Queste corse verso il potere produrranno inevitabilmente conflitti e degenerazione, soprattutto nella politica locale, facendo del voto di scambio l’unico metodo politico che rende e dando un’immagine sempre più deteriorata della Sicilia di fronte all’opinione pubblica nazionale e internazionale. Di tutto ciò occorrerebbe discutere di più a livello pubblico, anche per evitare che fenomeni di questo tipo determinino un rifiuto ancora più deciso della politica, di tutte le sue forme, di tutti i dirigenti politici, facendo il gioco di quelle forze della cosiddetta “antipolitica”, le quali descrivono la vita pubblica come un’arena all’interno dalla quale si scambiano soltanto dei favori per poter portare a buon fine dei buoni affari. Che tutto questo si verifichi in una Sicilia governata da personalità che avevano in tempi lontani fatto dalla questione morale la vera discriminante politica non può sorprendere più di tanto, perché la vecchia Sicilia

del gattopardo è dura a morire e ha una capacità incredibile di metabolizzare il nuovo corso della politica post-seconda repubblica. Aveva ragione Sciascia: la Sicilia è una terra irredimibile. Il voto mercenario e i traslochi mercenari, siano a destra o a sinistra, non garantiscono un orizzonte di serio progetto politico, nessuna forza politica può, quindi, programmare contando sulla forza dei mercenari una durevole azione politica, trovandosi di fronte a scelte opportunistiche, destinate a durare talvolta lo spazio di un mattino, perché come cambia il vento cambia anche la direzione di marcia di queste forze. Tutto sommato il tragitto che porta da Cuffaro a Lombardo fino a Crocetta, può essere più o meno tortuoso, ma ha una innegabile linea di continuità che dovrebbe essere oggetto di discussione politica, specie in un territorio nel quale la mala politica costituisce una costante nel rapporto tra istituzioni e società.

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Alessandro Idonea si cimenta in una commedia divertente e spensierata d i L e lla Ba t t ia t o In scena al Metropolitan di Catania ha riscosso grande successo la commedia divertente con contenuto polemico “Mia no, tua nemmeno” in chiave moderna. Sul palcoscenico protagonisti Alessandro Idonea e Plinio Milazzo. Un lavoro interessante, che ricorda l’dea brillante di Dino Falconi (a metà del secolo scorso) successivamente sviluppata dalla regia di Vincenzo Mulè per un’interpretazione unica e inconfondibile di Gilberto Idonea dal titolo “Paparino” che ebbe un clamoroso successo, e si ripropone con i tempi moderni. “Per questo, ci racconta Alessandro Idonea che recita con empatia, abbiamo ripreso il testo apportando diverse innovazioni adeguate al pubblico attuale. La sostanza in effetti rimane la stessa. La commedia

Alessandro Idonea dell’amore che può anche avere dei contrattempi, ma rimane sempre forte quando è sincero. Ci si diverte, ovviamente e si recupera la fiducia …”, elargendo

un ascetico carisma nel sorriso. Una serata dedicata agli innamorati di S. Valentino che vede come inconscia reazione, una festosa interpretazione teatrale,

con antichi ma sempre efficaci e moderni strumenti di umanità: tra complicazioni tradizionalmente buffe, dialoghi lepidi e anche bistorti con equivoci e

avventure. Ogni scena prepara una sorpresa, crea una incompatibilità, e la supera improvvisandone un’altra, anche il più sprovveduto degli spettatori si sente autorizzato a entrare in confidenza con esse. Fra tutte le commedie giunte alla rappresentazione nel dopoguerra, questa di Dino Falconi è la sola commedia-farsa, l’unica commedia priva di cadaveri, spettri, dementi, nevropatici, allucinati e di anime bruciate. Una pièce che si propone di far ridere senza la pretesa di insegnare niente a nessuno, senza voler fustigare i costumi di nessuno, in questo zoo di fustigatori ch’è diventata la composizione drammatica. Un testo di assoluta eccezione, un’isola allegra nel preoccupatissimo arcipelago del teatro contemporaneo e come tale vale la pena che sia diffusa e conosciuta.

Antonio Albanese e i suoi “Personaggi” con testi di Michele Serra Il comico, cabarettista, regista e scrittore di Lecco Antonio Albanese, nato da genitori originari di Petralia Sottana (in provincia di Palermo), torna in Sicilia dopo tanti anni, un’occasione per passare una serata all’insegna delle risate e dell’ironia. Si intitola “Personaggi” il nuovo spettacolo di Antonio Albanese e Michele Serra scritto con Piero Guerrera, Enzo Satin e Giampiero Solari che è anche il regista, uno show che riunisce alcuni tra i personaggi più noti creati dalla fantasia dell’artista per raccontare il presente attraverso un filo conduttore comune: l’ Umanità. La realtà del nostro presente diventa quindi teatro attraverso Epifanio l’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drastico, Perego e Il ministro della paura, che diventano i prototipi della nostra società: personaggi che si ritrovano nel vicino di casa, nell’ amico del cuore e in noi stessi. E la ‘sua isola non lo tradisce’, anzi gli mostra sin da subito grande affetto e calore. “Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre“ dice Albanese. Sono figure che in questi anni abbiamo imparato a conoscere e ad amare,

ra 16 ore al giorno, dal sommelier serafico nel decantare il vino, al candidato politico poco onesto, dal visionario Ottimista “abitante di un mondo perfetto” al tenero Epifanio e i suoi sogni internazionali. “Ho avuto la fortuna di essere nato Antonio Albanese al nord da genitori del dove la nevrosi, l’alienazione, il Sud – ha dichiarato Antonio Alsoliloquio nei rapporti umani e banese – in questo modo posso lo scardinamento affettivo della raccontare l’Italia in lungo e in famiglia, l’ottimismo insensato largo, perché la conosco molto e il vuoto ideologico contribu- bene. Conosco il Sud povero e iscono a tessere la trama”. Una lo amo, così come posso di dire galleria di anti-eroi che svelano di provare le stesse emozioni per un mondo fatto di ossessioni, il Nord, che ha dato la possibipaure, deliri di onnipotenza e lità ai miei genitori di diventare scorciatoie. una famiglia”. Lo spettacolo “Personaggi” riu- In scena andranno appunto uonisce alcuni tra i volti creati da mini del Sud e del Nord, uomini Antonio Albanese: dall’immi- alti e bassi, grassi e magri, ricchi grato che non riesce a inserirsi al e poveri, ottimisti e qualunquiNord, all’imprenditore che lavo- sti. Maschere irriverenti e grot-

tesche per carpirne i difetti, le abitudini e i tic. Durante lo spettacolo seguito da lunghi e continui applausi ha interpretato brillantemente: Ing. Ivo Perego, che si ispira allo stereotipo dell’industriale della Brianza dedito solo al lavoro. È sposato ma non vede sua moglie dal tempo dell’unica sua vacanza, fatta a Sharm el-Sheikh, in una notte in cui concepì suo figlio Manuel che da grande diventerà un tossicodipendente. Ha un capannone enorme di Eternit, in cui produce Eternit. La sua segretaria Mulan è di origine orientale. Epifanio, invece, è un personaggio timido e gentile, adora una piantina di valeriana che porta sempre con sé in un vaso. È il protagonista del film Uomo d’acqua dolce. Vivace e ben seguito il Ministro della Paura “Una società senza paura è come una casa senza fondamenta e, seguendo correttamente questo stato d’animo, io aiuto il mondo a mantenere ordine...” e continua “sosteniamo il Paesello”, non mancano le annotazioni artistiche e dipinge la famiglia di oggi in maniera molto concreta Attesissimo Cetto La Qualunque politico calabrese corrotto, perverso e depravato, che ha un grande disprezzo verso la natura, la tradizione e le donne. Si pone come grande innovatore

e promette sempre ai suoi potenziali elettori grande abbondanza di pilu (termine dialettale - letteralmente pelo - usato come sineddoche per indicare sessisticamente le donne). Le sue promesse sono mirabolanti e riscuotono sempre scroscianti applausi da parte del pubblico, che in particolare si esalta quando il politico assicura che ci sarà abbondanza di belle donne: il suo slogan elettorale è infatti “Cchiù pilu pi tutti” Sue celebri frasi sono: “I have no dreams, ma mi piace ‘u pilu!”, chiaro riferimento al discorso I Have a Dream di Martin Luther King. Chiude la serata Antonio Albanese con una delle sue gag più popolari: il Sommelier, vestito con grembiule nero e al collo il tastevin, che osserva, fa roteare e annusa un calice di vino. Al termine della lunga degustazione, con appropriato sottofondo musicale, il sommelier pronuncia, da esperto, frasi scontate come è rosso, oppure è vino o, alla fine dell’assaggio, è finito. Un recital che racconta, con corrosiva comicità e ritmo serrato, un mondo popolato da personaggi tipici del nostro tempo, dal pensiero contemporaneo interpretato con dirompente fisicità e alla fine ringrazia il pubblico fra applausi intensi, calorosi e scoppiettanti. L.B.

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La pagina delle rubriche Il nuovo capo dello Stato e la nuova politica greca di Maurizio Ballistreri

Finita l’orgia mediatica per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, si torna ai problemi quotidiani degli italiani, di quei “cari compatrioti” a cui si rivolgeva il “Presidente più amato dagli italiani”: il nostro Sandro Pertini. Disoccupazione, perdita del potere d’acquisto e delle tutele sociali, generate dai processi di finanziarizzazione a livello globale e dall’austerity in Europa, affliggono il nostro paese, determinando quasi una sorta di rassegnazione tipica delle “società liquide” descritte dal sociologo Zymunt Baumann, con una sempre più crescente indifferenza verso la partecipazione alle scelte della politica, limitandosi al più ad imprecare contro quello che un altro grande presidente della Repubblica, il leader socia-

lista democratico Giuseppe Saragat, definiva hegelianamente “il destino cinico e baro”. L’Europa, però, con Galileo si potrebbe dire “eppur si muove”, e la violenza sociale ed economica generata dalle politiche monetariste e di deflazione imposte dal “IV Reich” di Frau Merkel oggi è messa finalmente in discussione grazie all’affermazione elettorale di Alexis Tsipras, che all’indomani del suo trionfo in Grecia ha affermato: “La Troika è finita, cancellata la parola austerity, facciamo sorgere il sole, la speranza ha vinto!”. Ma in realtà, non si capisce la sorpresa circa le parole di Tsipras, che ha espresso ciò che un esponente di sinistra, qualsiasi essa sia, riformista o radicale, anche se tali definizioni appaiono datate rispetto ai grandi e veloci mutamenti socio-economici globali in atto, comunque legata al primato della persona rispetto al mercato, non può che affermare. E alle parole stanno seguendo i fatti: il ministro dell’Economia del nuovo governo greco, l’economista Yanis Varufakis, proporrà al presidente dell’Eurogruppo una moratoria di 5 anni nel pagamento del debito, l’eliminazione dell’obbligo di avanzo primario e la convocazione di una conferenza internazionale sul debito, spiegando che l’ese-

cutivo di Tsipras non vuole il programmato ritorno della missione della Troika ad Atene e si oppone all’estensione del piano di salvataggio da 240 miliardi di euro, cioè a un allungamento dei tempi del saldo ai creditori, la cui scadenza è prevista per il 28 febbraio. Il no alla Troika, composta come è noto dal Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Commissione Ue, ha una grande valenza politica, segna il recupero di un valore fondativo delle moderne democrazia, quello della sovranità statuale esercitata in nome del popolo e per il popolo. In Grecia, culla della civiltà occidentale e della stessa democrazia, si stanno ponendo le basi per invertire quella tendenza che lo storico inglese Eric Hobswamm ha sintetizzato così: “un’evidentissima secessione dei cittadini dalla sfera della politica. La partecipazione alle elezioni appare in caduta libera nella maggior parte dei Paesi liberaldemocratici”. La sinistra italiana, in gran parte abbacinata dal mercato capitalistico e da una visione oligarchica in politica, e più in generale tutti i sinceri democratici, dovrebbero guardare con interesse a questa nuova e diversa prospettiva politica.

Da la foto della

settimana

Liceo statale “G. Lombardo Radice” Via Imperia, 21 - Catania

(Temiamo un delitto di memoria) Ricordate Adamo il poeta – cantante? di Enzo Trantino Siamo dotati di gusti e sensibilità come molti altri: perciò amiamo la musica. Altra cosa è scrivere che la musica coincida con “Sanremo”. Manifestazione di grande richiamo popolare, e visto che dobbiamo salutare con favore quanto non sia nocivo, può piacere o lasciare indifferenti, sicuramente male non fa. Una osservazione però deve essere proposta. Il festival seguito, ignorato, orecchiato, fanatizzato ha accompagnato, anche lambendoli, i nostri stati d’animo proprio perché diffusore di musica. C’era una volta in cui spuntavano musicisti, grandi autori, autentici protagonisti; c’erano una volta, nel firmamento della musica “leggera” Modugno, Mina, Vanoni e vi risparmiamo il resto. Perché ora i campioni tardano a nascere e a consolidarsi? Perché invece di salutare arrivi, siamo frettolosi nel liquidare partenze? La provocazione non è bella scrittura, elegante ovvietà. C’è un avvenimento, per esempio, che appare ingiusto. Ci riferiamo a un artista, partito con la famiglia ancora ragazzino in cerca di fortuna “altrove” (per noi siciliani “altrove” è una Patria senza confini, con tante lingue, con tanta gente, con variabili climi), che partecipò a un provino canoro e diventò un fenomeno. Partì da Comiso, Adamo. Vita amara, infelice, albero genealogico folgorato: “la morte del padre, affogato in mare siciliano, in un giorno d’Agosto, o la storia di due nonni, il cestaio finito in prigione per avere accoltellato un uomo che gli aveva mancato di rispetto, e l’altro, il fontaniere, licenziato perché si era dimenticato di chiudere l’acqua del Comune”. (Così Ranieri Polese). Malgrado le avversità, anima in spalla, diventa famoso, accolto dal delirio di infinite platee, (Francia, Russia, Giappone, Belgio, Italia), sino a essere incoronato dal mitico Jacques Brel (“Adamo, il tenero giardiniere dell’amore”), sino a interessare (vivendo in Belgio) re Alberto II che lo nomina “cavaliere, per meriti artistici”.. Fermiamo la ruota: Adamo ha ora 72 anni, Gino Paoli, per esempio, 80. Perché Adamo decorato “per meriti artistici” è stato quasi rimosso dalle nuove generazioni? Ecco il grave torto. L’artista non è solo ugola: Adamo crea e canta in italiano e francese. La letteratura della canzone scrive di lui (preferendolo nelle composizioni in lingua italiana), elogi rari, riportando come cammeo questo testo notissimo: “Se il giorno posso non pensarti / la notte maledico te / e quando infine spunta l’alba / c’è solo il vuoto intorno a me. Raramente la solitudine ha trovato migliore scultura. Se, perciò mostri sacri come Brassens e Brel onorano “le qualità letterarie” di Adamo, artista prima che cantante, una ragione deve esserci. Per noi è semplice: cappello davanti a un autentico poeta – cantante! All’emigrante che vince la vita. Noi abituati ad acclamare imbroglioni e cuori vuoti, impegniamoci a trovare l’orgoglio per rispettare chi è passato dalla fame alla fama. Ci sembra onesta condotta. Non sarebbe un merito, l’indifferenza al merito.

Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!

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Trainspotting, guardando i treni che passano… d i Aldo Ma t t ina Quando nel 1996 uscì nelle sale il film Trainspotting, del regista Danny Boyle, fu un vero pugno nello stomaco, così come lo era stato, tre anni prima, il romanzo dello scozzese Irving Welsh da cui era stato tratto il film. Il libro aveva avuto un successo immediato, che gli aveva valso la candidatura con quasi certezza di vittoria al Premio Booker: fu però scartato per «aver offeso la sensibilità femminile di due dei giudici». Anche il film andò incontro, dapprima, ad una serie di polemiche per diventare, col tempo, una vera e propria pellicola di culto. Viene descritta la vita ai limiti della legalità di un gruppo di giovani edimburghesi di periferia, ognuno dei quali ha una propria dipendenza: si va dall’eroina di Spud, Sick Boy e Renton alla violenza insensata di Begbie. Dire che Trainspotting rappresenti un’apologia della droga significa non aver colto il vero messaggio del film (ed anche del romanzo, naturalmente) che è invece una condanna allo stile di vita borghese, perbenista, uno schiaffo morale a tutti quei benpensanti che si trincerano dietro la loro immagine di perfetti cittadini e poi magari si drogano con

Due momenti dello spettacolo droghe lecite e si macchiano di tutti i crimini peggiori, prima di tutti l’ indifferenza nei confronti di chi soffre veramente. La storia del protagonista è una metafora, sia pur delirante, del suo percorso di vita. Si parte dal suo assunto iniziale: « Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro…Le ragioni? Non ci sono ragioni…Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina? » per giungere alle sconcertanti affermazioni successive: “Scegliete la vita; scegliete un lavoro; scegliete una carriera; scegliete un maledetto televisore a schermo gigante; scegliete lavatrici, automobili, lettori CD e apriscatole

elettrici; scegliete di sedervi su un divano a spappolarvi il cervello e ad annientarvi lo spirito davanti a un telequiz. E alla fine scegliete di marcire; di tirare le cuoia in un ospizio schifoso, appena un motivo d’imbarazzo per gli idioti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro. Scegliete la vita”. Il tutto infarcito di minuziose descrizioni degli effetti devastanti della droga, le allucinazioni, le sconcezze, il turpiloquio; sempre osservati con una sorta di distacco cronachistico. Portare sulla scena teatrale il romanzo di Welsh, il film di Boyle, come ha fatto il Teatro

Stabile di Catania per la rassegna del Musco, è stata sicuramente un’impresa coraggiosa e difficile. Il regista Giampaolo Romania l’ha affidata agli allievi della scuola dello Stabile che si sono rivelati bravissimi e duttili, ricreando complessivamente (e per quanto era possibile) l’humus del film con un taglio da ‘ripresa cinematografica’. Quello che non ha convinto, semmai, è stata la scelta fin troppo insistita del turpiloquio (addirittura superiore a quello presente nel film) e l’eliminazione dell’intera sequenza finale durante la quale i quattro amici ricavano un grosso ‘affare’ dalla vendita di una partita di

eroina; Mark Renton ‘fregherà’ i suoi amici rubando l’incasso e fuggendo nei Paesi Bassi. Senza questa scena risulta incomprensibile il monologo finale, pur mantenuto interamente nella riduzione teatrale, col quale Renton si avvia verso la sua nuova vita che aveva tanto disprezzato. Lunga la lista dei giovani interpreti: Roberta Andronico, Michele Arcidiacono, Ludovica Calabrese, Pietro Casano, Marta Cirello, Lorenza Denaro, Azzurra Drago, Federico Fiorenza, Luciano Fioretto, Vincenzo Laurella, Valeria La Bua, Graziana Lo Brutto, Gaia Lo Vecchio, Luigi Nicotra. Scene e costumi di Carmelo Maceo (in stile fra discoteca e underground); musiche a cura di Salvo Giorgio; luci di Giuseppe Corallo e Salvo Lauretta. Il pubblico ha applaudito lo sforzo e l’impegno dei giovani attori.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Al Bellini una Bohème fresca e giovane La prima impressione che si coglie nell’assistere alla Bohème catanese, secondo titolo della stagione lirica 2015, è quella di uno spettacolo dalle idee non del tutto risolte ma, comunque, lastricato da buoni propositi. Il risultato è altalenante e accomuna momenti di grande equilibrio, perfino di poesia (vedi il terzo quadro) ad altri meno riusciti se non addirittura imbarazzanti, soprattutto in punto scenico (vedi il terzo quadro). In quest’ottica penso soprattutto all’allestimento, realizzato da Alessandro Chiti con l’ausilio dei costumi di Giovanna Giorgianni e delle luci di Bruno Ciulli. Gli spazi scenici risultavano, infatti, particolarmente condizionanti per lo svolgimento drammaturgico e per il movimento stesso dei cantanti e delle masse. Così se il primo e quarto quadro raffiguranti la soffitta dove vivono gli amici bohèmienne si rivelava tradizionale e funzionale al tempo stesso, permettendo specularmente ora i giochi e gli scherzi della “allegra compagnia”, ora il compiersi del dramma sul letto di morte di Mimì, il secondo quadro diventava un’affollato ed angusto spazio entro cui il coro di venditori, sartine e studenti (istruito da Ross Craigmile), il coro dei bambini (il solito ‘Gaudeamus Igitur’ di Elisa Poidomani, un po’ al di sotto dell’eccellenza cui ci aveva abituato, ma pur sempre gradevole), i soldati che passano tra la folla, non riescono a districarsi, aggiungendo confusione al caos. In tutto questo pastiche il regista Giovanni Anfuso non trova di meglio che collocare Musetta sopra un pianoforte (prontamente aggiunto alla scena) per farle eseguire così appollaiata il suo valzer ‘quando m’en vo soletta’! Decisamente più riuscito il terzo quadro, quello della barriera

Alcuni momenti dello spettacolo d’Enfer, avvolta da una fitta neve, in cui il quartetto (Mimì, Rodolfo, Musetta, Marcello) realizza una scena suggestiva e poetica. Lo spettacolo risulta complessivamente tradizionale, dal taglio scenico ‘all’antica’ con tanto di suddivisione in quattro quadri e i relativi tre intervalli, piuttosto lunghi, proprio come si usava un tempo (i macchinisti hanno avuto da svolgere un gran lavoro). A fronte di questa realizzazione in un certo senso ‘datata’ si trovava, quasi per contrappasso, una compagnia di canto prevalentemente giovanile e, quindi, molto credibile e a proprio agio nella

rappresentazione di un universo umano sostanzialmente costituito da loro coetanei del passato. La loro partecipazione emotiva, ora gioiosa ora dolente, costituiva probabilmente l’elemento di forza da cui partire per evitare quegli inopportuni confronti che un capolavoro così conosciuto ed amato inevitabilmente innesca; ma è una trappola in cui il pubblico non deve cadere, il teatro d’opera vive nel momento esecutivo ed ogni edizione è una storia a sé; in questo risiede la sua modernità. La catanese Daniela Schillaci, è stata una Mimì dalla voce ampia e sicura; la sua interpretazione ha

reso un personaggio convincente e umanissimo, mai sopra le righe, grazie anche allo splendido smalto vocale, qui particolarmente adatto alla tessitura. Il ruolo di Rodolfo ha avuto in Leonardo Caimi un tenore dalla voce spavalda e ricca di armonici, capace anche di belle sfumature, ma un po’disomogenea nei passaggi di registro; dopo un timoroso inizio è andato in crescendo nel terzo e quarto quadro. La palermitana Laura Giordano ha disegnato accortamente Musetta sottolineandone più i tratti umani che quelli di sbarazzina ‘civetta’ (che comunque sono

emersi con buon gusto ed elegante fraseggio nel suo celebre valzer); di buona fattura interpretativa il Marcello di Elia Fabbian, dotato, fra l’altro, di un ragguardevole volume di voce, mentre il Colline di Francesco Palmieri non convinceva pienamente nella ‘vecchia zimarra’. Bella sorpresa (ma solo per chi ancora non lo conoscesse) lo Schaunard di Francesco Verna: voce calda e robusta, fraseggio elegante e disinvolta presenza scenica; ci piacerebbe vedere (e ascoltare) l’artista catanese in ruoli ancor più rilevanti e protagonistici. A completare la compagnia intervenivano i ‘caratteristi’ Angelo Nardinocchi, Riccardo Del Picchia, Alessandro Vargetto e Giuseppe Lo Turco. L’apporto coreografico era di Giusy Vittorino. Dinamica e spavalda la prova dell’orchestra, così come l’ha voluta Xu Zhong, a costo di mettere a dura prova il lavoro delle voci, sia quelle soliste sia lo stesso coro. Buon successo di pubblico con applausi anche a scena aperta. A.M.

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Il libro della settimana Un racconto nuovo e avvincente sugli italiani nella prima guerra mondiale di Giovanni Vecchio

Luigi Frati - Il professor Vincenzo Mastronardi, ordinario di psicopatologia forense, aveva invitato il “Capitan Scoglione”, al secolo Francesco Schettino il comandante della Concordia, per un seminario universitario sullo stress. Sarà sospeso per due mesi, senza stipendio, per i giudici amministrativi del Tar ha portato “discredito per l’ateneo”. L’ex rettore Luigi Frati ha dichiarato a proposito: “ha gettato fango sull’istituzione”. Non male, detto da uno noto solo per le sue parentopoli nell’Università La Sapienza di Roma. 0 – da quale pulpito….!

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Corrado Augias – E continuiamo con la sinistra “al caviale”, con la “doppia morale”. Soldi in nero a politici piemontesi, giornalisti e attori di primo piano, nonché a Corrado Augias: di questo ha parlato Giuliano Soria, patron del premio letterario Grinzane Cavour, intervenendo oggi a Torino al processo d’appello in cui risponde di peculato. Fra i giornalisti che beneficiavano delle iniziative del premio «Corrado Augias era il più vorace, era addirittura assillante sui pagamenti in nero». - 1 “sinistro”…..in nero! Francantonio Genovese – Spartacus continua con la sinistra “vizi privati e pubbliche virtù”. Nel gruppo dei 351 che avrebbero nascosto le proprie ricchezze oltre frontiera, c’è il deputato Pd Francantonio Genovese (si parla di 100 milioni!!), azionista della società di navigazione privata nello Stretto Tourist, già noto alle cronache giudiziarie e prossimo a comparire davanti al Tribunale di Messina, in atto detenuto in carcere, per rispondere, con oltre venti imputati, di associazione per delinquere finalizzata al peculato, truffa, falso in bilancio e altri reati. L’ex Pd, Margherita, Ppi, Udr, Cdu e Dc era stato arrestato a maggio 2014 dopo l’autorizzazione concessa dalla Camera. - 1 sinistra dei soldi!

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Mario Adinolfi – Il giornalista (?) e blogger ex deputato del Pd ha fondato un giornale “La Croce”, vuole vietare la pillola abortiva e combatte la propaganda “transessuale”. Ora parla di «donne sottomesse» e si dice contrario all’uso dei preservativi. L’ex deputato Pd è il vero leader degli ultra cattolici. - 1 sinistra integralista e reazionaria…… . Danilo Coppola – E’ finita l’avventura editoriale di Danilo Coppola, il più pettinato dei grandi immobiliaristi italiani, ormai in decadenza: il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento di “Editori perlafinanza”, società che editava il quotidiano “Finanza e Mercati”, il settimanale “Borsa e Finanza” e il mensile “Tuttofondi”. 0 – editore e immobiliarista decaduto

Gino Paoli - È il gennaio del 2014 e Gino Paoli ha una sola preoccupazione, non sono i soldi: è la sua immagine. «Non voglio che si sappia che ho portato soldi all’estero» registrano le microspie piazzate nello studio del suo commercialista. E già, perché il cantautore triste, ex deputato del Pci e comunista non pentito, ha costituito all’estero un fondo di 2 milioni di euro. Alla faccia del comunista che cantava alle feste dell’Unità: già “cuore a sinistra e portafoglio a destra!”. A proposito: a quando le dimissioni da presidente della Siae? -1 comunista….ed evasore!

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di S par tacus

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I nostri voti

quei fanti, alpini e bersaglieri, “ritenuti inaffidabili e indisciplinati, si dissanguarono per tre anni in testardi assalti frontali sul peggiore dei fronti europei, fra le cime delle Dolomiti e il brullo e roccioso altipiano del Carso, sopportando perdite spaventose e senza alcun segno di cedimento”. Ciascuno dei sette capitoli del libro è preceduto da una citazione attinente e, pur nella rigorosa ricostruzione degli eventi, delle testimonianze e delle opinioni, mantiene un linguaggio avvincente e fruibile da parte del lettore di cultura media e anche un periodare ben bilanciato. Ricchissima la dotazione di note raccolte per capitoli alla fine del volume, che possono servire da guida per ulteriori ricerche. La conclusione di Mondini è che “la vittoria fu indubbiamente mesta” soprattutto “per l’incapacità della classe dirigente liberale di comprendere i mutamenti intervenuti negli equilibri europei e le dinamiche profonde di una nuova società di massa”; nelle ultime righe lo studioso afferma che “paradossalmente, gli italiani vinsero la guerra andando al di là delle più rosee speranze dei loro stessi leader (e spesso nonostante i loro leader) ma, in modo diametralmente opposto a ciò che sarebbe successo trent’anni dopo, persero la pace”. I dati molto ben documentati che vengono riportati nel testo agevolano delle riflessioni interessanti. Per brevità, ne segnalo solo una, tra le tantissime. A perdere la vita per l’Italia furono un fante ogni cinque, ma solo un artigliere ogni venti, e questo spiega la tradizionale avversione nei confronti degli imboscati delle seconde linee (artiglieria, genio, addetti ai comandi di unità, truppe di rincalzo) e delle retrovie (stato maggiore, commissariato, sanità), sintetizzata nel detto secondo cui “l’artiglieria spara, lo stato maggiore fa carriera, la cavalleria fa l’amore, la fanteria muore”.

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“La guerra italiana” di Marco Mondini (Società editrice il Mulino, Bologna 2014), è un corposo volume sul primo conflitto mondiale nel quale l’autore, normalista e docente di Storia contemporanea nell’università di Padova, adotta come prospettiva la storia culturale, così come sta avvenendo con gli studi internazionali più recenti. Il sottotitolo dell’opera “Partire, raccontare, tornare 1914-18” rivela immediatamente l’articolazione dello studio, basato sulla consultazione ricchissima di fonti, dai giornali alle memorie, dalle fotografie alle cartoline illustrate. La prima parte è riservata all’attesa della guerra e alla mobilitazione totale nei mesi e anni precedenti il 1915; la seconda è incentrata sull’esperienza del fronte nel racconto dei combattenti testimoniato dalle memorie e dai diari, dalle statistiche ufficiali nonché nell’interpretazione e reinvenzione di giornali, riviste, film; infine l’autore tratta del peso della guerra sul dopo, del culto dei caduti e dei monumenti, della costruzione del mito. Nulla a che vedere con altri noti saggi sullo stesso tema che si sono soffermati sugli ordini di marcia e i calibri delle artiglierie. Nell’introduzione viene messo in rilievo il paradosso della Grande guerra italiana, presentata come “l’ultima campagna del Risorgimento che avrebbe permesso a tutti gli italiani di far parte di un unico Stato nazionale” , anche se il governo di allora che portò il Paese in guerra non aveva nulla in comune con le idealità del nazionalismo romantico e democratico di Mazzini o con l’ispirata strategia politica di Cavour. Inoltre “l’Italia entrò in guerra lacerata da profonde rivalità sociali e politiche, contro il volere della maggioranza parlamentare e di gran parte della popolazione”. Gli stessi generali non avevano fiducia nelle proprie truppe, eppure

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MARZO 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Coefficienti

È dato il seguente polinomio. (X^2 – 4X + 4)^1450 + (X^2 + 2X – 4)^600 + 6. Quanto vale la somma dei suoi coefficienti?

Divisioni

Qual è il resto che otteniamo se dividiamo il numero 7^81 per 4?

Virus

Un virus ha infettato due ricercatori sanitari. Ogni giorno il virus infetta il quadruplo delle persone infettate il giorno precedente. Se il decimo giorno di contagio è l’ultimo, quanti ricercatori sono stati infettati complessivamente?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Una macchina in comune: 56 giorni; Carnevale: 1; Somme: A = 7, B = 2, C = 1, D = 4

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Il settimo figlio

Ci sono donne e donne; se hai la fortuna di incontrare una leggenda, proteggila…

Un film di Sergej Bodrov. Con Julianne Moore, Jeff Bridges, Ben Barnes, Kit Harington, Olivia Williams.

di Danila Intelisano

È innegabile che negli ultimi anni il fantasy abbia perso un po’ di vista le sue radici, puntando costantemente al rilancio della posta in gioco, specialmente nella saga di Peter Jackson tratta da Tolkien. La ricerca di film imponenti, magniloquenti e densi di contenuti si è sposata perfettamente con la caccia di Hollywood ai franchise letterari e un desiderio generale di “sdoganare” il genere ed elevarlo a materiale da Oscar. Dall’altro lato, il fantasy è approdato in televisione con Il trono di spade, dove invece si è spinto sul pedale di sesso e violenza per ovviare alla mancanza di budget, che invece al cinema ha portato agli onnipresenti effetti in CGI che spesso schiacciano la narrazione sotto il peso dello spettacolo eccessivo. Il settimo figlio, tratto dal primo di una serie di romanzi di Joseph Delaney (tutti inediti in Italia tranne questo), cerca sì di lanciare un franchise, con tanto di finale apertissimo d’ordinanza, ma allo stesso tempo recupera una dimensione perduta del genere. Il film di Sergei Bodrov (scritto dall’autore di Locke,Steven Knight) è popolato di figure archetipiche riconoscibili: c’è l’eroe (Ben Barnes, alias il principe Caspian di Narnia) che vive da contadino, come Luke Skywalker, finché non viene richiamato all’azione da uno stregone (Jeff Bridges) che vede in lui il “settimo figlio di un settimo figlio” delle leggende, un uomo dotato di poteri necessari per controbattere una vendicativa strega (Julianne Moore). Peccato, dunque, che per il resto il film non sappia trovare una sua strada per giustificare un racconto molto canonico. Non c’è costume design, scenografia o mostro che non siano già stati ampiamente visti, gli effetti speciali oscillano tra l’ottimo e il mediocre e nessun personaggio è abbastanza carismatico da rimanere impresso nella memoria. Jeff Bridges fa del suo meglio, come sempre, ed è il più vicino a essere memorabile, ma il suo ruolo di mentore gli impedisce di brillare fino in fondo. Al suo fianco, Ben Barnes è piuttosto sciatto come protagonista. E poi c’è pochissima attenzione sul processo di addestramento dell’eroe, che in questo tipo di film è un elemento essenziale e divertente e qui è risolto invece in pochi fotogrammi. Curioso il cameo di Kit Harington, Jon Snow de Il trono di spade, quasi che gli autori avessero voluto evocare la serie TV per avere una specie di benedizione dai fan. Una mossa che puzza un po’ di disperazione, a dirla tutta. Un’occasione perduta che però potrebbe recuperare punti se mai si farà un sequel. In due settimane in film ha già incassato abbastanza da andare in pari, e forse ha qualche chance di successo. Staremo a vedere.

Lucia è una missionaria: ha girato il mondo e ha affrontato, con coraggio e sensibilità, guerra, morte, fame e violenza. Olga è un medico ospedaliero, madre di tre figli. Ha determinazione e dolcezza e combatte tutti i giorni per salvaguardare la vita dei malati e l’amore per i suoi figli. Clara é un’imprenditrice con una mamma malata da accudire. Non demorde e ogni giorno spende con tenacia ogni energie che possiede. Ho di fronte a me tre donne sorridenti, tre mondi, tre ruoli diversi, ma uno stesso sguardo: empatico, passionale, intuitivo, materno, e concreto. La lista è lunga su chi ha superato persino il diavolo. Chi dice donna, dice gli opposti perfettamente equilibrati in una stessa unità: cuore e ragione, pianto e sorriso, materia e spirito. Luna e sole nel medesimo volto, nel medesimo momento e nello stesso ventre, capace di tollerare il dolore delle doglie e trasformarlo nella gioia di una vita nuova. Senza l’essere femminile, si rischia la sterilità anche negli ambiti clericali, come pensa Lucia, dove le si dovrebbe dare maggiore visibilità e responsabilità. E magari domani, persino un papa donna. Donna, polifonia di sentimenti, produttività, sacrificio, instancabilità in linea con tutte le esigenze umane, sociali e familiari. E se viviamo in una sociètà che fatica e crescere, come sostiene Olga, é anche a causa di una presenza femminile ancora scarna. Chi dice donna, interviene Clara, dice: organizzare, lottare, amare e custodire. Se permettete l’ultima la dico io: la natura non ha bisogno di un essere maschile completo perché gli ha messo accanto un essere infinito. Cosmo beato tra le donne. Chi dice donna? Fascino ed eleganza, vita e speranza. Una donna é capace di diventare leggenda perché il suo corpo, la sua mente e il suo cuore, possono sopportare tutto e supportare tutti. E se ben ricordo, il Cristo pare ne avesse diverse intorno. Ci sono donne e donne; se hai la fortuna di incontrare una leggenda, proteggila.

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