Vespri 22 web

Page 1

w w w. i v e s p r i . i t

gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 22 anno X - 6 giugno 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

“Ah serva Italia…” Sicilia compresa di Fabio Tracuzzi Da dove cominciare? C’è solo l’imbarazzo della scelta. Se vogliamo restare in casa nostra potremmo cominciare proprio da lui, il presidente, il governatore Rosario Crocetta, sì proprio quello che per mesi è stato per noi, e mai appellativo è stato più meritato, “don Saro croCetto la qualunque”. Non abbiamo sbagliato sostenendo, e lo sosteniamo ancora, che è stato il peggiore governatore, sì peggiore (e ce ne assumiamo tutte le responsabilità) anche di Cuffaro e Lombardo che pagano per scelte scellerate e mai condivisibili, ma che non avevano tolto alla Sicilia e ai siciliani orgoglio e dignità. Questo almeno il nostro parere. Crocetta invece presentatosi come il nuovo in assoluto, il rivoluzionario tutto d’un pezzo, la colpa non è sua ma di chi gli ha creduto, ha subito messo in chiaro una cosa, che tutto poteva fare tranne che guidare la Sicilia e i siciliani. E mettendo i panni, per lui ben stretti e sopratutto inadeguati, del Principe don Fabrizio di Salina, ha detto che tutto sarebbe cambiato, ma solo per far restare tutto come era. Anzi peggio. E che più che al Principe, restando al romanzo di Tomasi di Lampedusa, poteva al massimo rapportarsi a don Calogero Sedara pronto a qualsiasi bassezza e compromesso pur di gestire il potere nella

“Mi contestano: ‘sti siciliani non capiscono niente”

continua a pag 12

Siracusa

Catania

Turismo sicuro con i siti culturali

Bianco sindaco di una città che non c’è

R. Tomarchio

pag 2-3

Servizi

pag 5

1 Vespri 22.indd 1

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Siracusa

L’estate che verrà, siti culturali, trag di Ros a T omar chi o La stagione turistica entra nel vivo con gli spettacoli Inda, a luglio con la Lirica, i Balletti e la Musica. Numero delle presenze davvero confortante sulle pietre sacre del Teatro Greco cosi come tra i vicoli di Ortigia dove impazzano le richieste di recupero degli edifici del centro storico sono triplicate. Voglia di investimento a Siracusa, non solo a scopi abitativi ma per attività commerciale. Da via Roma, via Maestranza alla Giudecca c’è un fiorire di imprenditoritalità giovanile. Bistroit, street food, recyclo designer, bike bar, urban walking. Attività messe su con coraggio che fa tanto la differenza in un momento in cui il sistema tradizionale è andato in tilt: essere creativi e immaginare nuovi percorsi. Questa la parola chiave per i giovani che vogliono investire in Ortigia. “Basta partire da un dato inequivocabile, non prescindere mai dal livello di qualità che è alla base di tutto e la grande richiesta di consumatori non più distratti al momento della spesa”. E’ il suggerimento del vice sindaco Francesco Italia che ricopre anche l’incarico di assessore al Turismo e Spettacoli. I dati delle presenze turistiche in estate incoraggiano definitivamente. Per il periodo di Pasqua, vero è che si è registrato un decremento delle presenze turistiche, legato per lo più anche al problema di spostamento da Palermo e altre regioni. Poi, l’ancora di salvezza: la ragionata programmazione. Da dicembre 2014 a settembre 2015. “E’ vero, una inversione di tendenza – spiega Italia -. Un successo senza precedenti, nonostante le critiche ai servizi che vanno sicuramente migliorati. Dal trasporto interno, alle infrastrutture varie dell’accoglienza turistica, all’accesso dei siti archeologici in alcuni casi chiusi in città. Dieci attrattori turistici siracusani che appartengono a dieci proprietari diversi. Un esempio per tutti? La chiusura di S. Lucia extramoenia su cui

In alto una nave da crociera e qui sopra la mostra sulle macchine di Leonardo da Vinci il Comune non ha alcuna responabilità , cosi come il museo regionale Paolo Orsi dove i turisti lamentano l’assenza di un bookshoop. Stessa cosa per Castello Maniace e il Teatro Greco. E’ la frammentazione delle competenze che fa stentare la macchina organizzativa del turismo che accoglie. Manca una regia unica nella politica turistica nella gestione dei Beni Culturali – rimarca l’assessore al ramo Francesco Italia che per l’occasione annuncia una pode-

rosa azione di riorganizzazione di tutti i beni culturali sotto l’esclusiva egida del Comune. “I tempi dell’amministrazione sono molti dilatati ma stiamo lavorando all’ampliamento dell’offerta per trattenere il visitatore qualche giorno in più in città. Quindi apertura dell’Artemision, del Teatro Comunale, delle Latomie dei Cappuccini e Orto Botanico-giardino storico di Villa Reimann. E le navette bus “Siracusa d’Amare” che fanno spola per le vie del mare

fuori città. Il tutto acquistando un unico biglietto. Nella rete anche i privati Museo di Leonardi da Vinci e Archimede, Museo del Mare, del Papiro, dei Pupi e cosi tanti altri siti minori che potrebbero rientrare in una sola card turistica che dia la possibilità ai turisti di poter godere di servizi e convenzioni”. Ma non mancano le criticità. Le go-bike che non funzionano mai e non bastano mai. E la riapertura storica del Teatro Comunale sempre rinviata. “Riguardo alle

bici, come si sa, erano tutte destinate alla demolozione – dice Italia - e oggi rimesse in circolazione. Il servizio non funziona bene in molti casi, e può accadere che non se ne trovino di disponibili perché i tempi di attesa sono lunghi. Occorre incrementare il parco bici. Teatro Comunale. Chiuso, come è noto, proprio per il famoso sistema antincendio, totalmente inservibile. Come si fa ad aprire le porte a centinaia di persone? Abbiamo scoperto che ne possiamo fare a meno – dice Italia – e cosi abbiamo prodotto delle perizie portate all’attenzione dei vigili del fuoco, e operato delle modifiche per non far venir meno la sicurezza. Non ho nessun interesse a mettere la medaglietta sul petto. Non voglio tagliare il nastro e richiudere i cancelli. Quando riaprirà sarà per sempre. Altra cosa sono però le visite. Il teatro può aprire alle sole visite, ovviamente a pagamento, creare la base per quanto meno la manutenzione ordinaria. Il servizio verrà avviato entro giugno. Ma ciò che mi addolora su tutto è la concoreenza sleale. Pare che qualcuno che gestisce l’incoming comunicherebbe ai comandanti degli yacht di dirigersi verso altri porti siciliani a causa deli frequenti sbarchi a Siracusa e Augusta. Se ciò risultasse verietiero, insieme al sindaco Garozzo faremo una regolare diffida a difesa dell’immagine della città. Ma sin qui solo dicerie. E’ chiaro che sotto traccia si comprende bene quanto i nostri servizi offerti ai turisti rappresentino, purtroppo, il nuovo oro che, ahimè, viene ricercato anche con mezzi scorretti. E’ la concorrenza leale, invece, che fa aumentare il mercato globale competitivo. Ma ogni centimetro quadrato di spazio va conquistato e meritato passando attraverso la professionalità e la competenza. E non spremere i turisti come limoni. Un fenomeno per fortuna che accade molto meno, ormai con internet siamo tutti coi riflettori addosso. Lad-

Sito internet: www.ivespri.it - Iscrizione al Tribunale di Catania n. 7/2006 del 3 marzo 2006 - Iscrizione al R.O.C. N° 14257 - DIRETTORE RESPONSABILE NUNZIA SCALZO CONDIRETTORE FABIO TRACUZZI – EDITING I VESPRI, SOCIETA’ COOPERATIVA Sede legale via Velletri, 26/A - REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Corso Italia, 308 - 95129 Catania - tel. 095.7110894 – fax 095.387171 - UFFICIO DI CORRISPONDENZA DI MESSINA - Via Giordano Bruno, 106 isolato 146 - cap 98123 – Messina VIGNETTE Riccardo Guardone – FOTO Leo - GRAFICA E IMPAGINAZIONE Massimo Malgioglio - CONTATTI - Redazione: redazione@ivespri.it - Foto: foto@ivespri.it - Direttore: direttore@ivespri.it - Abbonamenti: abbonamenti@ivespri.it Amministrazione: amministrazione@ivespri.it - Pubblicità: pubblicita@ivespri.it - Manoscritti, foto, disegni ed altro materiale inviato non verranno restituiti, anche se non pubblicati. - Prezzo di una copia € 1,00 - Arretrati il doppio - Abbonamento annuale € 50,00 Le copie sono inviate entro 24 ore dalla stampa, il recapito avviene a mezzo posta - Modalità di pagamento con vaglia postale, bonifico bancario, carta di credito, Versamento diretto (assegno o vaglia, contanti, o direttamente in sede, contattando il servizio abbonati o il seguente indirizzo email - abbonamenti@ivespri.it). Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DR/CBPA Catania – STAMPA - Aziende Riunite Raffa - Tel: 090.711549 - E-mail: a.riuniteraffa@gmail.com Questo numero è stato chiuso in redazione il 27/5/2015 alle ore 20.00 Distribuito da Ventura Giuseppe Srl - Via Decima Strada, 7 - Zona Industriale - 95121 CATANIA CT - Certificato ADS numero 7130 - anno 2009 rilasciato in data 16/06/2011 Hanno collaborato a questo numero: Maria Garcia, Giuliano Busà, Alberto Cardillo, Nino Finocchiaro, Giovanni Frazzica, Franco Castaldo, Rosa Tomarchio, Saro Faraci, Maurizio Ballistreri, Enzo Trantino, Lella Battiato, Aldo Mattina, Gaetano Marino, Rosario Lizzio

2 Vespri 22.indd 2

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Siracusa

ragedie, spettacoli e lirica fanno rete

Il Teatro comunale, al centro il Teatro Greco e a destra Artemision dove operi con comportamenti poco corretti vieni immediatamente censurato. Vedi le reputazioni implacabili su alberghi e ristoranti sui portali turistici. “La famosa webreputation”. Il porto a che punto è? “Credo che entro giugno, un

tre quarti della Marina (Foro Italico) verrà completato, parlo della parte di pertinenza del Comune. Abbiamo chiesto al Demanio di poter agire presto per poter rendere più omogeneo il lavoro. Resta al palo la parte della Capitaneria di Porto.

Se il prossimo anno ci saranno le navi da crociera? “Non alla Marina. Ma al Molo S. Antonio si. Cosa che avviene regolarmente adesso. La novità è che noi addetti ai lavori stiamo finalmente facendo rete. Stiamo lavorando con Siracusa

Turismo, con gli Albergatori, con Kairos, con le guide turistiche: idee diverse ma strategie e obiettivi comuni”. E sulla polemica -tassa di soggiorno? “L’imposta pagata dai turisti viene incassata dagli alberga-

tori e molto spesso non viene versata al Comune. Questa cosa ha fatto andare su tutte le furie anche il presidente degli Albergatori, Pippo Rosano. Un comportamento illegale, stiamo individuando i responsabili ed agiremo di conseguenza”.

3 Vespri 22.indd 3

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Jonica

sdfgRumqui doluptati inciur sam hitatur saperaeped et re v di asfdasdfasdfsad

asfgdIhil inverci aeperio repudae nulles venihilitia nobitin ctibus, omnimpero etus plam estem aligent inveliti volorec tiunte quam ipsaepr aturibusam, offic tem. Porempos mod maioria nobist as eni aut ommo mi, cus rem. Et voluptin consecate porempo rissum a quis venis maximi, quae ea dici repudant omnihilitem dollessenia dis nihilliquis qui dolut volum litiasp ereicit ut lautatendio conse volupta dolecte ctotaquamus et, ullut ilique poribusandae voluptas autem velibus volendi quo optat reriae. Et inverumet labo. Itasped et autatio nserrovid quam inti cum re voluptatiis entoresequo in exceaqui illupitia quosame nderrum volo et pra net doluptas expellest quibus atem volor aceria ipsam fugias enimilibea vendunt qui tem ium quiasi blaborum aut et andunti orepre nit fugia que porectur, sitatiore cum, quam, si adi ut porehenti bea veratius re par-

chil in poreprerum sit velitem pelibus apicime por re, omnia dusaperror ad experum ut fuga. Itae consed que cuptat omnis eos et offici atur as istis di berum aut litia cus excesernam, quate sunt, quia nos ipidusc iaspienis eium quasped quiant prepe dolupic to beariam assunda erupta volut laboribus accum reptae nobitem volupta ecullor emporatium et rest vel ipitem resciis as vollit, ut ipsus sandus, si rerumet od utem dolupta eptatum facernatus et vel et fugit ut eosapidunt, sunto quatur aut utaspiciae volorum aut es magnam qui dolecumque moluptaqui ut des duciducipsam faceperibusa di que volorpore-

asdfasdfasdfsdaf

ro erum fuga. Ita dia doluptas arum si core, ullibus verferum eum que pro blaudae landi doluptur aceaqua tquiam sit et aut faccupt atiatius et qui ditae optatist inihill atures plab iditat et voloreperum quis am quam, inimili tatquae is aliaspidi blat fugit rest, cus conseque pro eicitatur? Aboria sunti tecti aut fugia

sum nus nisi offic tet fugitem quisintianto magnissitius sunt erestia namus plitaesti accumque con pro eum quam, corepuditis des etur, omnisi cust, corpore officatibus entiossi deliquae nonesequias entis exceatem que num et quiatur? Equos volorep erferit exerum, occusapit magnatur sita cor

arumenducil eos net qui res assi ratur, sequodiam, odipitatus maio doloremos dolupti nvenimuscime doloresto debis et, cor aceatusant et moluptas ut quis aute et ut prerspic tem que cone preperum net pore nobit mollorumquo in re voluptatur, simincid que dicient volorunt et pre excero occum quam, solore provid eatur rerepelese vendi beat aute si quide labo. Os doluptam dit lab ius. Ectiste mpeditate con nullatiate sim sam in porem asintiorenis dit harum facculpa etur, to beatiam et doluptata consequ iatiusti vide este voluptam dolut fuga. Nem eliciti occaborem quiam inctur, que nonetur aspiet il is porpore hendipid qui bea non nonet exped quossint experum dis nimusapite verumque aspid que dolorer ferspid maximaxim aut faccust, sam, que dolut quia sumet dolenducium, cusam, cusam iur? Uptaquo con nimus aci aribus, oditam faceatis parum et explatusdaes sam repereped mo

4 Vespri 22.indd 4

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Catania

Bianco sindaco di una città che esiste solo per lui (e il suo staff) di Nunzia Scalzo Figurarsi se poteva essere diverso da com’è. Almeno avessero avuto un moto di vergogna, fossero stati in silenzio sarebbero stati apprezzati, invece niente, ormai tra i politici uno che sappia stare zitto non si trova manco con il lanternino. Già qualche settimana fa i musicisti del teatro massimo Bellini, insieme con gli attori dello Stabile, avevano fatto sentire la loro voce: protestavano cantando e suonando prima in piazza Università e poi davanti alla prefettura del capoluogo etneo per il taglio di quasi il 30 per cento dei contributi ai due enti culturali catanesi previsto dall’ultima finanziaria regionale. «Un taglio sull’oggi, di un contributo che era di 3 milioni 690mila euro, e che è ridotto a 2 milioni 430mila euro». I numeri e la situazione in cui versa il Teatro Stabile è il suo direttore Giuseppe Di Pasquale. E certo con un milione di euro in meno è difficile che «gli impegni già presi potranno essere mantenuti, compresi quelli con i 250 lavoratori. Speriamo in una correzione della finanziaria». Situazione non meno difficile quella del teatro lirico catanese dove circa 350 lavoratori sono fermi mentre le spese per gli allestimenti sono davvero ingenti e vanno coperte. «Sei milioni di euro non sono sufficienti nemmeno a pagare gli stipendi» dichiarano i sindacalisti, men-

tre gli orchestrali, faticano a comprendere il perché di questi tagli senza criterio e indiscriminati. In piazza sono scesi anche scenografi, operai e personale amministrativo. Mentre noi andiamo in stampa, è previsto tra qualche giorno un nuovo sit-in di lavoratori, maestranze, attori per protestare contro questo modo di tagliare i fondi alla cultura e in particolare a quella teatrale. Tutto questo accade a Catania ma il sindaco Bianco è impegnato in conferenze stampa a illustrare i dati sulle mirabilie della sua amministrazione e sull’afflusso di turisti in città. Per rendere tutto più suggestivo, l’appuntamento con i giornalisti è stato preceduto da una

visita guidata lungo i camminamenti di gronda della chiesa di San Nicolò l’Arena dove poi si è svolto «perché anche voi guardiate dall’alto la città così da avere la giusta visione», ha affermato il sindaco Bianco. Tanto per gradire. Nello stesso tempo ha elencato tutte le strordinarietà della sua giunta con la promessa che “alla prossima (seduta di giunta, ndr) porteremo l’atto deliberativo di apertura ordinaria del camminamento di gronda che io stesso inaugurai durante la mia prima sindacatura». Poi fornisce i dati relativi a un andamento in progressiva crescita del settore turistico, «di una città che non solo sta bene in piedi ma è in

corsa su ogni settore». Il nucleo incandescente dell’analisi lo fornisce Mirko Lalli ideatore della startup fiorentina Travel appeal. Secondo Lalli, il capoluogo etneo ha un indice di gradimento pari all’81,28 per cento dei suoi visitatori per sentimento positivo generale, ciò che consegna a Catania il primo posto su altre dieci città italiane tenute in conto nello studio. Amen. Ma l’amministrazione comunale, non paga e bisognosa di conferme come una donna innamorata, ha voluto vedere anche il dato fornito da Horwat htl, secondo cui la città del Liotro ha accolto più di un milione e 500mila turisti nel 2014. Cifre

pazzesche. Peccato che si siano dimenticati di dirci non quanti arrivi, ma quante presenze alberghiere effettive ci sono state a Catania. Che poi i numeri siano confermati anche dall’ aeroporto Fontanarossa e dall’autorità portuale sottolinea ancora di più la beffa e il tentativo di prendere in giro i cittadini. E non è finita. «A renderci così attrattivi è il calore della gente e il grande patrimonio artistico che abbiamo» aggiunge Enzo Bianco. Che si spinge fino a fare l’elenco delle bellezze di Catania dalla Playa all’Etna, dalla pescheria alla fera ‘o luni, e a mettere la ciliegina sulla torta affermando come «nell’ultimo anno è diminuita anche la percentuale di atti predoni nei confronti dei turisti». Ma questo dove vive, a Zurigo? O nell’isola che non c’è? O forse ha semplicemente ragione. C’è tutto in questa città e noi siamo bestie e non capiamo. Capita anche questo. Quando vorrà l’amministrazione comunale con tutto il suo corteo di nani e ballerine potrà fare una gita nel nostro universo dove tutto è brutto e cattivo e tinto di grigio. Dove ci sono i lavoratori che non arrivano a fine mese e dipendenti dei teatri catanesi ormai arrivati. Certo, in quello parallelo dove vivono gli assessori e i loro consulenti piacerebbe anche a noi starci. Che Sfiga, però. A noi c’è toccato stare di qua.

5 Vespri 22.indd 5

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Opinione

La rovina sistematica di quelli che benpensano di Claudio Mec Melchiorre Ci sono campagne che si accendono all’improvviso e infiammano il popolo benpensante, solitamente sonnacchioso, specie quando lo si bastona pesantemente e senza diritto di replica. Bisogna capire da dove nascono e perché. Una specie di sicurezza, da questo punto di vista, sono le campagne sui privilegi della politica. Mi è capitato, nelle scorse settimane, di dover ripercorrere in un pamphlet di qualche decina di pagine la storia della militanza politica mia e dei miei compagni di gioventù. Ho dovuto ricordare che più volte, nella Prima Repubblica, i socialisti, che sono poi stati additati da tutti come ladri, avevano posto con forza il problema del finanziamento alle attività politiche. E sistematicamente, dai repubblicani con le mani nette, ma con Gunnella che amministrava dalla Sicilia il 20% del partito, fino alla Democrazia Cristiana, famelica come gabelliera, fino al Pci, con la sua rete di cooperative che poi ci hanno regalato un Mondo di Monte dei Paschi e cooperative sociali assistenziali di dubbio gusto, dissero sempre no. Era un no peloso, se è vero che si amnistiarono tutti i loro peccati, lasciando scoperti solo pochi mesi, che servirono a Di Pietro

per colpire Mario Chiesa e, attraverso lui, contribuire in modo decisivo a condannare Craxi, unico o quasi tra i veri potenti di allora, con il teorema del ‘non poteva non sapere’. Lo si accusò in sostanza che qualcuno aveva portato una valigetta chiusa nel suo studio e che se anche nessuno seppe dove fosse finita, cosa ci fosse dentro e se davvero era esistita, Craxi doveva averla presa, o qualcuno per lui. Reato per delega irrevocabile. Nella Seconda Repubblica tutti i reati che servirono a demolire l’assetto di potere della Prima Repubblica, che certo aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva, vennero cancellati. Il vecchio finanziamento pubblico ai partiti fu abolito con referendum. Il risultato fu che, attraverso i rimborsi elettorali, la sola Regione Sicilia pagava ai partiti quanto prima veniva dato dal solo finanziamento pubblico nazionale. Ma di regioni ce ne sono venti. Altri soldi venivano poi, in quantità inimmaginabile fino al 1993, dalla Camera, dal Senato e, ancora dalla presidenza del Consiglio. I bilanci dei partiti si gonfiarono a dismisura, dopo il 1994. I rimborsi elettorali, ora aboliti, continuano a fruttare ancora un gettito incredibile che è servito anche per finanziare le ultime competizioni elettorali. Un fiume di denaro è entrato nel-

le casse dei partiti. Ha finanziato la politica? In parte. In altra parte, sono stati comprati appartamenti, cene e vacanze lussuose, affittati uffici, pagato segretarie di partiti che non c’erano più. Con quei soldi, Catania ha visto fortemente influenzato il suo attuale destino infame. Uno scandalo vero. Per contribuire al silenzio complessivo del sistema, e per rispettare una legge folle come la Bassanini, che il progetto della Legge Madia sulla Pubblica Amministrazione intende ampliare, la responsabilità della politica è stata trasferita ai dirigenti e funzionari pubblici. Non a caso, le loro retribuzioni, ma non di tutti, sia chiaro, ha cominciato ad aumentare vertiginosamente. Si è creato così quel blocco che è in grado di mettere al servizio di pochi, genericamente indicati nelle banche, le assicurazioni e la poca grande industria residua, ma soprattutto della stessa Pubblica Amministrazione degli Enti Locali e dei Ministeri, il potere dello Stato. Ma la politica non si interessa di questo. Il popolo corre alla giugulare del potere sulle indennità di funzione e sui vitalizi dei politici. Ora, che siano esagerati, in molti casi, non c’è dubbio. Ma la loro abolizione è follia. Un politico che non riesce a sostentarsi de-

gnamente, ruberà di sicuro. Il tema non è abolire le retribuzioni, ma renderle coerenti con le nostre condizioni economiche. Un funzionario pubblico, e non è l’unico, già direttore regionale e commissario alle acque dela Regione Sicilia, è andato in pensione con più di trecentomila Euro l’anno. Il popolo si scaglia però contro i vitalizi dei politici, spesso di duemilacinquecento Euro al mese. Ovviamente, anche lì ci sono storture. In passato, si aveva diritto al vitalizio anche per una sola giornata di “servizio per la comunità”. E questo è stato uno scandalo. Ma è passato. Non c’è più questa possibilità. La stupidaggine che ora viene raccontata è che il vitalizio sia trasmissibile ai parenti e congiunti. Una fesseria bella e buona. O meglio, vero nel senso che viene erogata anche alla moglie e ai figli, in forma ridotta, ma solo fino a venticinque anni di età. Niente di diverso dalle pensioni di reversibilità. Il vero tema non è se un politico che ha fatto quel mestiere per una vita abbia diritto alla pensione. Achille Occhetto, non mi è particolarmente simpatico, ha detto e fatto corbellerie nella sua carriera assurde. Ma la pensione, aldilà delle mie attuali simpatie, la merita ed è giusto che l’abbia.

Il problema non è la pensione del politico che ha lavorato per la collettività, ma avere un sistema pensionistico che vieti cumuli di assegni irragionevoli. Non si parla di questo, però. Lo scandalo viene montato ad arte e sta nel gettare in pasto ad una stampa e ad un popolo sistematicamente impoverito, dei capri espiatori, a getto continuo. La vera discussione politica da fare è quella sui redditi, sulle pensioni, sulla coerenza del nostro sistema Italia. Che non esiste. Almeno su questo giornale, cerchiamo di parlare seriamente del presente e del futuro. Insomma, basta parlare di buffonate. Affrontate il vero tema della sopravvivenza degli italiani e del diritto a godere del proprio lavoro anche con pensione ricche, se uno se le è pagate. Dello scandalo dei versamenti senza che diano diritto a prestazioni, invece, ne parleremo poi. Di quello, nessuno si appassiona. Eppure ci sono dieci milioni di italiani che tra pochi anni non avranno diritto a nulla, tranne la malattia e la morte prematura. Ancora una volta, parlando di privilegi, dobbiamo ammettere un fatto semplice: delle cose serie, la politica e i giornali non parlano. E anche questo è un privilegio che dobbiamo smettere di concedere. A quelli che benpensano.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

6 Vespri 22.indd 6

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Giudiziaria

Scandalo servizi sociali. Processo “sfortunato”, altro rinvio di Marco Benanti Sembra davvero essere nato sotto una cattiva stella il processo –davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Maria Pia Urso, a latere Catena e Mirabella- per lo scandalo dei servizi sociali al comune di Catania. Allora, furono usati termini “forti”, si fecero subito commenti e riflessioni amare su tante risorse pubbliche che, destinate ufficialmente per i bisognosi, prendevano… secondo l’Accusa, altre “vie”. Poi, a poco a poco, come in un film già visto, il clamore… è finito o quasi. E a dibattimento il processo relativo va avanti in modo stiracchiato, fra rinvii e udienze dove, in un clima surreale, si registrano poche cose rilevanti. Insomma, si tira avanti. E cosa potrebbe accadere? Si, potrebbe accadere che la prescrizione… avanzi e di molto. Cosa è successo all’ultima udienza di maggio? Per un cambio di collegio giudicante, rinvio al 23 giugno. Ore e ore di attesa, fra sbuffi e caffè, in un’aula sempre insufficiente

per contenere le persone: e poi tutti a casa. Ricordiamo poi altri episodi, come quello accaduto a febbraio scorso: venne fuori che… la Pubblica Accusa voleva citare tre investigatori. Ma non si poteva fare prima? Per quel giorno, fra l’altro, era prevista l’audizione di quattro testi: risultato, rinvio al 19 maggio!

Ormai la prescrizione sta “coprendo” tanti reati presunti. Finirà tutto il processo in prescrizione? L’ipotesi non è peregrina. Certo, è anche vero che la prescrizione è una facoltà rinunciabile, ma forse ad altre latitutidini e con altri costumi, si potrebbe dire… Facendo un excursus storico del processo viene fuori che

già per l’ex sindaco Raffaele Stancanelli, coninvolto nelle vesti di assessore regionale, è stata dichiarata la prescrizione. Sono usciti alla stessa maniera dal processo anche altri. Il tutto in un’aula sempre straboccante e totalmente inadeguata. Uno “spettacolo” piuttosto poco edificante, ma questo “passa il convento” a Catania.

Insomma, questo è lo scenario, non nuovo sotto il vulcano per le vicende giudiziarie di pubblica amministrazione, per un processo già definito “alla canna del gas”. Già perchè fra tempi “infiniti”, prescrizione in arrivo qualcuno ha parlato di “processo nato morto”. Niente male: i bisognosi possono aspettare giustizia.

7 Vespri 22.indd 7

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Nisseno

Crisi dell’acqua: commissari del tutto inutili di Liliana Blanco

Crisi si, ma anche gestione discutibile delle risorse. E scoppia un altro scandalo nel territorio nisseno. Da 11 mila a 6 mila metri cubi d’acqua, tanto da non permettere di lavorare; vent’anni di commissariamento che non ha risolto alcun problema. Una protesta annunciata quella degli agricoltori dell’associazione “Santa Maria” di Gela e Niscemi, commissariati da vent’anni che vivono il grave disagio causato dalla mancanza di acqua negli invasi di Disueri e Cimia. La manifestazione ha avuto luogo stamane con un sit-in che si è tenuto davanti gli uffici del consorzio di bonifica di via Marconi. Gli imprenditori agricoli hanno chiesto che le istituzioni tengano fede alle promesse annunciate nel corso di un incontro a Caltanissetta, l’anno scorso. In quell’occasione

ai lavoratori era stato assicurato che sarebbero stati invasati 11 milioni di metri cubi di acqua nelle due dighe di Disueri e Cimia. “Non abbiamo concluso gran che – hanno detto gli agricoltori – sono disponibili solo 6 milioni di metri cubi di acqua, nonostante abbiamo avuto un inverno piovoso”. L’agricoltura rappresenta per il territorio una grande risorsa economica per intere famiglie collassata dalla crisi industriale e finanziaria. “L’acqua piovana

e quella delle dighe è stata versata a mare - ha dichiarato Gaetano Gentile, presidente dell’associazione Santa Maria - quindi sprecata. Il risultato è che oggi non ci sono più ri-

sorse idriche e questo mette a rischio il raccolto”. “ I commissari non conoscono i problemi e la natura dei nostri disagi- hanno detto a gran voce i lavoratori in protesta- il con-

sorzio va gestito dagli stessi consorziati, solo così potremo risollevarci dalla crisi”. Gli agricoltori, che hanno richiesto l’intervento del Prefetto, chiedono anche di conoscere la programmazione per l’anno 2015/16 per garantire le risorse idriche. Gli agricoltori che rappresentano 165 aziende, in presidio permanente in via Marconi lamentano lo spreco di ingenti risorse idriche e il caro prezzo dell’acqua che saranno costretti a pagare. Il grido d’allarme è forte e chiaro “ Tutta l’agricoltura del comprensorio rischia la desertificazione”. Da undici milioni di Metri cubi promessi, riceverebbero solo sei milioni. Cinque mila persone rischiano la disoccupazione a causa della crisi che colpisce il comparto agricolo di una provincia già provata. Sul posto sono arrivati in sostegno dei lavoratori i candidati a sindaco della città.

Ora è ufficiale: Gela, è area di crisi complessa Arriva al momento giusto dal Ministero delle infrastrutture il riconoscimento per il territorio di Gela di area di crisi complessa. Il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha firmato ieri il decreto di riconoscimento del territorio di Gela e delle aree di localizzazione delle aziende dell’indotto quale area di crisi industriale complessa. L’annuncio era stato dato dal Ministro Guidi in occasione della riunione dell’8 maggio cui hanno partecipato il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta e il Sindaco di Gela Angelo Fasulo, e dopo quasi due settimane è stato firmato il provvedimento che, sulla scorta del Protocollo di intesa firmato il 6 novembre scorso, avvia il percorso che porterà ad una riconversione radicale dell’assetto industriale del sito produttivo di Gela e alla programmazione del piano di riconversione dell’intera area che segue. “Si

tratta di un progetto industriale di rilancio riconosciuto dal Governo attraverso un accordo di programma – ha commentato il sindaco di Gela Angelo Fasulo – che può prevedere tanti istituti: pensionamento anticipato, sgravi fiscali importanti, ammortizzatori sociali. E’ sicuramente il più il grosso risultato che abbiamo ottenuto finora”. In pratica lo Stato interviene sulla base delle esigenze del territorio: il protocollo prevede che venga stilato un piano di intervento che verrà poi valutato ed approvato dalle commissioni di controllo; il tutto è finalizzato ad agevolare lo sviluppo del territorio. Il programma di sviluppo, che prevede investimenti per un tetto massimo di 2,2 miliardi di euro e si articolerà secondo queste linee di intervento: produzione industriale di prodotti sostenibili partendo da materie rinnovabili (Piattaforma Green Refinery), con un intervento

che prevede l’impiego di 400 unità lavorative; realizzazione di centri di competenza in materia di sicurezza, con il coinvolgimento di 180 risorse umane; politica organica di sviluppo delle attività upstream fortemente focalizzata sulla valorizzazione della risorsa gas. Si prevede l’avvio di nuove attività di esplorazione e produzione di idrocarburi sul territorio della regione Siciliana e nell’offshore ad esso adiacente, la valorizzazione delle potenzialità dei campi già in esercizio, offshore ed onshore. Tali attività genereranno nuove opportunità per il territorio nel pieno rispetto delle normative ambientali; azioni di risanamento ambientale, inclusa la bonifica delle aree ricadenti nel Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Gela. Per l’attività di risanamento ambientale è previsto l’impiego di 30 risorse umane a regime. “Il Decreto sull’Area di Crisi, che tanto

viene sventolato come soluzione ai problemi della città’ di Gela, appare vuoto di contenuti economici e progettuali. Lo steso puntualizza:” Dal Decreto non derivano, nuovi e ulteriori oneri a Carico del Bilancio dello Stato” . Lo sostiene il gruppo 5 stelle. “Il rischio che si sta concretizzando – si legge in un documento del gruppo politico - e’ l’impossibilita’ di poter lavorare per il risanamento dell’area industriale, con il rilancio di nuove attività capaci di sostituirsi alla dismissione dei processi di raffinazione, riportando Gela come centro di interesse economico del mediterraneo. il M5S ha un’idea ben precisa dei passi da seguire, per riaprire al rialzo il protocollo di intesa siglato nel Novembre 2014 e per tutelare l’area Industriale Gelese. Vogliamo lavorare per implementare, attraverso una concertazione diretta con il Governo Centrale, uno strumen-

to legislativo, come la Legge Obiettivo specifica per Gela, che individui il nostro territorio al fine di creare l’infrastruttura strategica più volte sollecitata nei Piani di sviluppo Nazionali e Comunitari, da diversi organi internazionali, per realizzare il Porto Commerciale offshore di Gela, che rilancerebbe la logistica terra mare , come infrastruttura per l’intermodalità commerciale del mediterraneo che, solo per la tratta America, Nord Africa, China, si attesta sui 350 miliardi di dollari anno, con le immaginabili conseguenze occupazionali per tutti i comparti, dall’agricolo, alla metalmeccanica, passando per il turismo. La presenza di tale opera riempirebbe di contenuti la realizzazione del consorzio dei liberi comuni, in cui i territori limitrofi sceglierebbero ci entrare perché riconoscerebbero in Gela la città che rilancia lo sviluppo”. L.B.

8 Vespri 22.indd 8

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Giarre

Giarre in rivolta per l’ospedale. Non è mai troppo tardi di Augusto Bianchi La coscienza dei giarresi sembra essersi temporaneamente risvegliata, come una bella addormentata nel bosco di una città decadente, dove le saracinesche dell’antico commercio cittadino restano serrate e assieme ad esse la vitalità di una intera cittadina di provincia. A mettere fine al letargo di una città è stata la disgrazia, la terza vittima di soccorsi tardivi e inadeguati, causati da quello che ci si ostina a chiamare “rifunzionalizzazione dell’ospedale di Giarre”. La famigerata “rifunzionalizzazione” altro non è che dismissione della struttura ospedaliera e il trasferimento di personale e strumenti verso Acireale o comunque altrove. Tutto ha inizio lo scorso weekend, quando la 52enne Maria Mercurio si è sentita improvvisamente male. La figlia, che abita nello stesso stabile, avrebbe subito chiamato il 118, specificando che si trattava di un codice rosso poiché la madre appariva cianotica e con gravi difficoltà respiratorie. Ma l’unica ambulanza con medico a bordo era già impegnata a Calatabiano. Ne è giunta una non medicalizzata che, dopo aver caricato la donna a bordo, l’ha trasportata allo stadio d’atletica dove poco dopo è giunto l’elisoccorso. Ma durante il tragitto la 52enne sarebbe deceduta. A quel punto si è scatenata la violenza dei parenti, almeno una decina, che hanno preso d’assalto le ambulanze. Solo i carabinieri, sette le pattuglie arrivate, sono riusciti con fatica a placare gli animi. Sabato sera, su spinta di una famiglia che ha trasformato il suo privato dolore in una battaglia collettiva piena di dignità, sono state oc-

Qui sopra le fasi concitate dopo il decesso di Marta Mercurio, a destra l’assessore Borsellino incontra i parenti della Mercurio e in basso cittadini bloccano la Ss114 cupate e interdette temporaneamente al traffico la Statale 114 all’altezza di Piazza Duomo e la Stazione Ferroviaria di Giarre-Riposto. La richiesta che veniva dalla Piazza, come nel più antico dei rituali rinnegati della politica, era quella di riaprire il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Giarre. Il resto è cronaca di questi giorni: l’appuntamento con la Borsellino all’Asp di Catania, la trattativa con Sindaci Asp e Assessore e quel risultato che dapprima è sembrato un buon compromesso, il miglior risultato ottenibile nelle condizioni date, poi è stato progressivamente giudicato come l’ennesima presa in giro. Così un guazzabuglio di sigle, come in una rapina delle parole chiare, sottratte dal dibattito pubblico si parla di Pte di Pet, si promettono due caramelle , pardon ambulanze. Che tutto ciò sia un

passo avanti rispetto al nulla di un medico di Guardia Medica (continuità assistenziale) è fuor di dubbio, ma non è quello che si chiedeva e ancora una volta l’impressione è quelle di una intera area sottorappresentata ai tavoli delle decisioni. Le proteste continuano, si coinvolgono gli studenti, alcuni tornano a vivere la protesta come richiesta di una spettanza legittima, in altri serpeggi dubbio della strumentalizzazione. Il problema è uno il ruolo affidato dalla riforma della rete Ospedaliera all’ospedale di Giarre è un non ruolo, da qui la rifunzionalizzazione. Ha ragione la Borsellino quando dice che “indietro non si torna”, a darle man forte c’è niente meno che una legge regionale, quella appunto di riforma della rete ospedaliera. L’obiettivo reale per restituire un posto nella rete all’ospeda-

le di Giarre è colpire il castello di carte degli interessi dei vari potentati regionali, politici e no, condensati in quella legge. Due le strade: una modifica da parte del medesimo legislatore

regionale e/o tentare di istaurare un giudizio incidentale dinnanzi alla Corte Costituzionale per manomettere l’assetto di interessi che taglia fuori Giarre dalla rete ospedaliera.

9 Vespri 22.indd 9

27/05/15 19.23


Giugno 2015 - Agrigento

asdfSedi officta estemquid et oditatem nonsend itatent abo. Ut et d i L il ia na Bla nco asdfEquia prae consequo doluptaest quiaepudipis quia ilistio min poriandis mi, tore ne voluptatet volorit inis am abo. Tatiae. Nequi assinve llitat. Optatur arionsecum rem reiur? Animinias es namet explatusa quo totat. Udipsanis rem et, cusant ut experfe ribusame parum et aliquiae. Et apis erro omnissitem abo. Nequi consequate prem int quodipsa dio is vollorr oreria doluptatio. Et lant quam faces earcit lab in rem dolut est, cusda de volorerum ut quis aut et volupta tiusdae pelescia voluptatibus eatur sequide bitatur, voluptas iliquam ium recaessunt liquist verspe num nus, explabo repudit que exeris volessum quae parum faccaborrore plab ipsae simet occabo. Nate nossequae. Neque eicatur aliatque volorio. Nam fuga. Eped es debitatia peraturis in porpore, qui ullecum re pa nullabo rrovid unt verum eum quatur? Isi cuptate is doluptatem. Lent. Minciatis rectotate exces dolorem laceptatis nulpa explis essequam sus dolupta tionseque derfera ventia nam soloraere non nulla dolupit aut latet, tem. Ut explit illupidicae senisti umquae. Ut fugiam fugia nit

asdfasdfasdfasdfsadfsadfas magnis ea estiaec tiorem aut faccatem re nos explab intiis sinimet ad molupid quis dolore conectur, quis aut aligentias que peribus aspidel iandese quamusam landa dolupta tectam quia dolorerore num incipsa muscidelis dolupta tiatio omnimus alibea vel magnatur, ulparumqui sa si rero et doluptatur si ratem velenist, con nus ra conse volectio blandis min et velles maximaximo offici res rerum lab int. Esciusda dolor simet ipsuntur, offictam ad essit ut lacea con re

sumquatem excea doluptatquo magnihici dolo odiatur? Ihici inim harum aliciisquam, sam, vitet volum veribea nestibea velende etum quos sinvenet atem con ene parum fugitibus vel mos dio corae vollaborum sequi od ulluptinvent et aut volorem exeres dernatinum ipiciendis aut officatia nonsece perchilitis modis estis esedi totas et ut verrorit, secuscia desequi squiatiatque vellaccus perferem repudit atquamenisit ma cum aut dolum estis pe dolupta tatatentia que ella quam vel

inihiciis cus imporem estiisti bla am eum fuga. Enet qui dolo volorioris abo. Ut ad quatiaes ma as solorate volenes aspit a coreicil illaceatur, sus a nihilis veni nonem et dolupta cum re eumquam exerfer epudio vollupicitat que et liquiatus, quame dis rerrorae labo. Oditae eum lam eario. Et veliberio videliqui verum ut rerioritis volupta temquo ommolor itatqui busciis a perem quatin cus ut et de volore plit, consedio in porerionesto con pre nit que et ullaboratium erovita taquia is vollace

raeribus rerorum qui nem. Nem facienda pore venditas de poreprorem inti quae laces aliquat. Explis etur sendandi que et este nitis aut archiligni comnis si archili stibus intur, suntiusdaest expedicat qui odit mintem qui consend andendi tatias volorum quam veliquatest venda pro con repudi bla qui doloritem doloria seque comnihilit hici utent ma voluptat iliatum re parum quistii sciligenis aliquae ne d

10 Vespri 22.indd 10

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Messina

Milazzo e Barcellona, gli ultimi fuochi aspettando il responso d i Giovanni F ra zzica

Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati particolarmente intensi a Milazzo e Barcellona, le città più importanti della provincia di Messina, dove si sono susseguiti incontri, comizi e manifestazioni svolte anche con la presenza di personalità autorevoli di rango regionale e nazionale. A Milazzo: “Ambiente, sviluppo, occupazione, giovani e pianificazione territoriale” sono i temi sui quali si è incentrato l’incontro organizzato dalla Cisl di Messina che, a Palazzo D’Amico, ha chiamato a raccolta tutti i candidati a sindaco della città. Sul tavolo del dibattito le tematiche del lavoro e dello sviluppo. Il segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese, moderatore dell’incontro, nell’aprire i lavori, ha tenuto a precisare come per il sindacato Milazzo rappresenti una città strategica per tutto il territorio provinciale, il paradigma di un territorio tipo con la possibilità di grandi opportunità e vantaggi. “Un comune – ha evidenziato Genovese – che, a differenza degli altri, non perde abitanti e che gode di una condizione economica migliore rispetto al resto della provincia di Messina”. L’incontro è servito a fare il punto su diversi aspetti della vita della città del Capo, analizzando le diverse attività economiche che danno a Milazzo un ruolo di primo piano nella produttività regionale: dalle industrie alla grande distribuzione, all’attività del porto alla presenza di beni culturali, storici e architettonici, sino a una fiorente attività del settore agricolo. Come nelle intenzioni della Cisl, il confronto ha stimolato i candidati a sin-

Pino Ragusi e Matteo Salvini

daco su diversi temi, partendo dalla necessità di mantenere e dare una prospettiva futura allo sviluppo socio-economico della città. Si è discusso anche di come coniugare la presenza dell’industria pesante con le istanze di tutela della salute dei cittadini e di come valorizzare la portualità e di renderla sempre maggiore veicolo di crescita. L’approccio è stato differente, ma tutti i candidati hanno fatto emergere la consapevolezza di come i fattori dello sviluppo economico debbano comprendere tutte le attività presenti sul territorio. È stato sottolineato come bisogna salvaguardare la tutela ambientale imponendo alle grandi aziende sempre maggiori investimenti per un abbassamento degli attuali valori di inquinamento e come si debba mettere in campo condizioni ottime per operare uno sviluppo che vada sempre più verso un incremento delle attività turistiche attraverso la valorizzazione delle risorse paesaggistiche e culturali del territorio. “È stato importante ascoltare i candidati - ha concluso Genovese - senza

strumentalizzazioni e poi gli stessi cittadini decidono a chi affidare il governo di Milazzo, una città strategica nella nostra provincia. Attendiamo adesso il responso delle urne per aprire il confronto con il vincitore su tutti i temi del lavoro, dell’ambiente, dello sviluppo, dell’occupazione e dei bisogni sociali della popolazione più fragile per realizzare, come Cisl, protocolli di reciprocità che magari coinvolgano anche i comuni del comprensorio per soluzioni di area vasta che integrino e allargano benefici e prospettive di sviluppo”. Renata Polverini ha comiziato al fianco del candidato sindaco Lorenzo Italiano davanti a circa 800 persone. «Tante opere realizzate e nessuno mi ha mai offerto un caffè. Non devo dire grazie a nessuno per fortuna! – ha urlato Lorenzo Italiano – ciò che dico lo sento! Nel 2009 ho consegnato alla città 59 cantieri finiti, sulla scorta di quello che abbiamo fatto andremo a vincere». Renata Polverini, già Presidente della Regione Lazio e vice-presidente della Commissione Lavoro della Camera,

lità ha generato un attimo di confusione rispetto all’annunciata indicazione dello stesso Genovese quale esperto del settore della candidata Sindaco Maria Teresa Collica. Il comitato del candidato Giusi Turrisi ha letto le sue affermazioni Tonino Genovese e i candidati sindaci come una secha detto: «Mi piace Lorenzo ca smentita a quanto affermaperchè si emoziona quando to in più occasioni dalla stessa parla alla gente, per l’orgoglio Collica, ma è lo stesso Genocon cui racconta delle opere vese, dopo la diffusione di un che ha realizzato. A Milazzo comunicato in merito alla sua torno sempre volentieri, la Si- posizione di neutralità a chiaricilia é la mia seconda casa». re la sue scelte. “Nel corso del Delusione invece per i sosteni- convegno – ha dichiarato Getori di Pino Ragusi sindaco, ha novese – nel ruolo di presidenchiuso la loro campagna elet- te provinciale degli agronomi, torale l’on. Angelo Attaguile, è ho chiaramente manifestato la stato annullato l’atteso comizio mia massima disponibilità al Matteo Salvini che è dovuto confronto con il futuro sindaco rientrare a Roma. Presente in- di Barcellona, chiunque sarà, vece Cleo Li Calzi, Assessore fermo restando che personalregionale al Turismo, per dare mente ho sposato il progetto un sostegno a Giovanni Formi- della Collica, accettando l’inca, insieme all’on. Tommaso dicazione ad esperto della sua Currò ed al segretario provin- squadra“. Prescindendo dalla ciale del Pd Basilio Ridolfo. politica, resta tuttavia alta la A Barcellona nel corso di un tensione per alcuni episodi di incontro, che si è svolto presso cronaca che si sono verificati l’auditorium San Vito, in cui negli ultimi tempi. L’ultimo a si è discusso di agricoltura e Gala, frazione collinare, dove florovivaismo, è intervenuto il sono stati esplosi tre colpi di Dr. Felice Genovese, Presiden- arma da fuoco contro il portote dell’Ordine degli Agronomi, ne di un’abitazione ed è stato che ha espresso apprezzamento dato fuoco ad una motoape. per l’iniziativa e ha conferma- Pare che l’aggressione sia stata to la sua disponibilità a colla- diretta nei confronti di un sesborare con il prossimo Sindaco santaduenne. Sono in corso indi Barcellona Pozzo di Gotto, dagini, gli inquirenti seguono chiunque risulterà eletto. La la traccia di dissidi storici con i sua affermazione di disponibi- vicini di casa.

11 Vespri 22.indd 11

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Politica regionale

Il Paginone segue dalla prima Sicilia liberata da rivoluzionario Garibaldi. I risultati si sono visti. I pasticci combinati con le nomine dei primi assessori, ricordate Zichichi e Battiato, e le promesse ad Antonio Presti che ha poi, dignitosamente rifiutato la carica di assessore, rifiuto che portò Crocetta ad affidare il ruolo di assessore al Turismo alla sua segretaria personale, la bergamasca Michela Stancheris che ha avuto il grande torto di credere nell’azione, e alle promesse, di don Saro. Il Pd, sempre il Pd come già accaduto con Lombardo, ci ha fatto sperare, ci ha fatto credere, che la fiducia era finita, che il credito si fosse esaurito e invece sono bastate un paio di poltrone in più e un nuovo rimpasto per ritrovarci ancora Crocetta nei nostri incubi quotidiani. E i disastri continuano, giorno dopo giorno. L’unico che sembra non accorgersene è proprio lui il presidente che ha avuto la faccia…tosta di presentarsi a un comizio a Gela a sostegno di tal Fasulo candidato per il Megafono alla carica di sindaco. E Crocetta è stato contestato, insultato (in maniera abbastanza civile però) invitato con decisione ad andar via da Gela e da Palermo. Anche Gela, la sua città, il suo principale serbatoio di voti lo ha abbandonato. E, allora ci chiediamo, cosa aspetta a questo punto a dimettersi? Nessuno lo vuole più d è tenuto in carica solo da accordi di vecchia politica. Se si votasse oggi Crocetta non avrebbe i voti necessari neanche per diventare semplice consigliere della sua città. I voti sono consensi e i consensi, di solito, arrivano quando si è fatto bene. Crocetta sa che non ha fatto bene e continua a fare ancora peggio. Se avesse un po’ di quella dignità che lui ha tolto ai siciliani non esiterebbe neanche un solo momento, andrebbe via liberandoci da questa schiavitù. Sarebbe questa l’unica vera mossa veramente rivoluzionaria. Quando si ama qualcuno non basta dirlo, l’amore bisogna dimostrarlo giorno per giorno, attimo dopo attimo emozione per emozione. Bisogna condividerlo. Dirlo sì, ma soprattutto

dimostrarlo. Altrimenti le parole non servono a niente. Ecco le parole di Crocetta non servono più. Lui ha deluso tutti i siciliani che diceva di amare. E i siciliani lo hanno abbandonato. Come è giusto che sia. Un tradimento si può perdonare, ma una continua delusione no. Ma spostiamoci in Puglia. A pochi giorni dalle elezioni, dopo una lunghissima e, come è facile immaginare, dispendiosa campagna elettorale, ecco che arriva la commissione nazionale antimafia e “bolla” come impresentabili (non avrebbero le carte in regola) alle elezioni amministrative di fine maggio alcuni candidati di quasi tutte le liste. Ora, forse ingenuamente ma non ce ne vergogniamo, ci chiediamo due cose. La prima la più banale, perchè aspettare solo l’ultimo momento quando era doveroso, obbligatorio, intervenire al tempo della presentazione delle liste? Seconda considerazione; a giudicare la correttezza morale dei candidati altri non sono che dei politici che, come esperienza insegna, poco o nulla, in genere, hanno a che fare con la pulizia morale. Ma in che Paese viviamo ormai? Un paese dove in nome del rispetto delle regole si commettono le irregolarità più palesi. Dovrebbero essere i giudici, con condanne definitive, se percorsi giudiziari ci sono in corso, a dire si o no alla eleggibilità di un candidato. E invece altri politici (e chi ce lo dice che sono puliti proprio loro in un mondo di corrotti) si proclamano giudici e decidono con i loro comodi. E potremmo continuare parlando del caso De Luca, candidato del Pd in Campania, che viene dichiarato a tre giorni dal voto candidabile ma non eleggibile. E allora non ci resta che una considerazione che prendiamo in prestito dal sommo Dante Alighieri che con poche righe, nel suo canto sesto del Purgatorio, aveva dipinto l’Italia come meglio non si poteva. Mi correggo, come meglio non si può “Ah serva Italia, di dolore ostello, senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”. Fabio Tracuzzi

E ora anche i gelesi invita di Mar i a de l o s A n g e l e s G a r c i a

Il lento tramonto del “regno” di Saro Crocetta Quei fischi di Gela segnano la fine di un’epoca Il governatore, contestato rumorosamente e clamorosamente nella sua città natale insieme all’inseparabile senatore Giuseppe Lumia. Segno della definiva caduta del “mito” politico dell’antimafia militante I fischi di Gela - Tutto avrebbe potuto accettare il gran “visir” dell’antimafia, meno i fischi nella “sua” Gela. Eppure è accaduto. Clamorosamente e rumorosamente. La contestazione c’è stata. Tant’è vero che lo stesso governatore è stato costretto a minimizzare, a fare dei distinguo… “Era solo un gruppetto di facinorosi che è stato isolato dalla polizia, che ha poi fatto i necessari accertamenti…” ha sibilato un Saro Crocetta livido e impacciato. Sarà. Ma l’episodio, in sé marginale e occasionale, rappresenta un momento di svolta di inversione di tendenza rispetto a quel rispetto “sacrale” che, in un modo o nell’altro, aveva accompagnato il percorso politico del “vate” dell’antimafia militante e dei suoi più stretti collaboratori: il senatore Giuseppe Lumia e Antonello Montante, presidente degli industriali siciliani. Lumia, che a Gela era sul palco insieme a Crocetta per sostenere la campagna elettorale del “loro” sindaco, è stato associato - nei fischi e negli insulti - al governatore e al suo cerchio magico. Di Montante, dal giorno della notizia dell’apertura delle due inchieste legate alle dichiarazioni di alcuni pentiti che lo avrebbero indicato come vicino alle cosche, non s’è più saputo nulla… I fiaschi di Palermo - Ma se la campagna elettorale ha riservato alcuni bocconi amari al governatore ben prima della verifica dei risultati, è l’attività politica

quella che sta riservando le delusioni più cocenti. In molti, infatti, giurano ormai sul fatto che il governo nazionale, alla fine, impugnerà buona parte della finanziaria approvata con tanto sacrificio il primo di maggio. I dubbi maggiori riguardano i tagli della spesa legati al personale, che sarebbero poco motivati. E quindi incostituzionali sotto più profili. Le voci che si rincorrevano di corridoio in corridoio, si sono concretizzati, nei giorni scorsi, in un ricorso presentato proprio alla presidenza del consiglio dei ministri, dalla Cisl, predisposto dall’avvocato Gaetano Armao, ex assessore all’economia del governo Lombardo e docente di diritto amministrativo all’università di Palermo. Che l’intera finanziaria sia scritta in maniera a dir poco approssimativa è confermato dal fatto che, in fretta e furia, la giunta sia stata costretta ad approvare un decreto “correttivo” da mandare in aula d’urgenza, proprio in materia dei prepensionamenti. L’estensore aveva indicato, come base di calcolo per le pensioni anticipate, la “base stipendiale” la somma cioè delle indennità percepite. Correttamente, invece, bisogna fare riferimento alla “retribuzione base”. Che è cosa e somma, di entità ben diversa. Se qualcuno non si fosse accorto dello “svarione”, quella che è stata pensata come una norma di contenimento della spesa, alla fine avrebbe provocato una ulteriore voragine nei conti della Regione.

C Ma tant’è. Questi sono gli “statisti” che ci possiamo permettere e con quest’olio, come si dice, dobbiamo friggere. L’assemblea sonnolente - Le foto dei deputati “assopiti” sui banchi di sala d’Ercole, la nottata della votazione finale della legge finanziaria, hanno fatto il giro del mondo, dimostrando che i “nostri” sono duri a mollare. Se c’è qualcosa da spartire, fosse anche un tozzo di pane. Eccoli lì tutti pronti se non proprio alla “pugna”, magari a qualcosa di simile, nel tentativo di ottenere il boccone del povero. Pippo Sorbello lo ha detto con chiarezza, dal podio, per i verbali: in questa finanziaria sono l’unico a non aver ottenuto nulla in cambio, non un posto di lavoro, non un sottogoverno, nulla! Un appello a farsi avanti, a colmare un vuoto, a sanare una ingiustizia vissuta con evidente disagio… Da quella seduta e da quello sforzo in poi, dei lavori d’aula non se ne saprà più nulla fino al

Liceo statale “G. Lombardo Radice” Via Imperia, 21 - Catania Con l’Europa investiamo nel vostro futuro! 12 Vespri 22.indd 12

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Politica regionale

vitano il gelese Crocetta a cambiare mestiere

Crocetta fischiato e contestato a Gela, sua città natale, durante un recente comizio nove giugno. I deputati avrebbero dovuto - è vero – mettere mano alla legge che dovrebbe ridurre il numero dei consiglieri comunali e delle relative indennità. Ma la bozza del provvedimento continua a fare la spola da una commissione all’altra. Sembra la riedizione della legge sull’abolizione delle province, che le ha rese eterne. Finirà che anche il numero dei consiglieri comunali aumenterà, insieme alle rispettive indennità… Il ricorso del dirigente - I bookmakers della politica regionale raccolgono poi le scommesse, sul caso dell’anno: il ricorso di Marco Salerno. Salerno è l’unico dirigente regionale di prima fascia. C’è rimasto solo lui. A rigor di logica - e di diritto - dovrebbe essere lui il segretario generale della presidenza della Regione. E dovrebbe essere consultato ogni volta che la giunta procede alla nomina di un nuovo direttore generale. Ha una sorta di “jus primae noctis” su qualsiasi poltrona che conti. E questo

privilegio, fin dagli esordi, gli era stato negato dal governo Crocetta. Da tre anni chi “sa” di cose regionali, attendeva che la pazienza del buon Salerno si esaurisse. E adesso che il ricorso è stato presentato, contro la nomina del nuovo dirigente generale dei beni culturali, l’intera regione trema. Eggià. Perché le buone ragioni di Salerno finiranno, inevitabilmente, per far saltare il tappo di una situazione in “fermentazione” da anni, che riguarda gli incarichi dirigenziali assegnati ai dirigenti della cosiddetta terza fascia. In tutta Italia i dirigenti sono solo di due fasce, la prima e la seconda. Anni fa, il primo governo regionale a guida pd, retto da Angelo Capodicasa, varò nella notte una norma che promuoveva anche i funzionari, nominandoli dirigenti di “terza fascia”. Un costo mica da poco per le casse regionali, ma che ancora non rende bene l’idea di cosa sia successo “dopo”.

Considerato che i dirigenti di prima fascia - tranne Salerno – sono tutti andati i pensione. E che dirigenti di seconda fascia, di fatto non ce ne sono mai stati, i governi hanno cominciato a nominare dirigenti generali i dirigenti di terza fascia che avessero maturato particolari requisiti professionali. Una procedura prevista solo in casi eccezionali e – di regola – vietata dalla legge. Ecco. Poiché il nuovo dirigente dei beni culturali appartiene alla terza fascia, inevitabilmente “soccomberà” dinanzi al ricorso di Salerno. E c’è il fondato timore che il Tar, tornando a pronunciarsi sulle nomine a irigenti generali dei dirigenti di terza fascia, scriva una sentenza che costringa la Regione a revocare tutte le nomine illegittime fatte finora: tutte! La paura è, insomma, che tutti i dirigenti generali siano costretti a tornare nei ranghi, con un “vuoto” di potere difficilmente gestibile dall’amministrazione, che sarebbe tra l’altro costretta

a misurarsi con l’inevitabile corollario del giudizio per danno erariale… I servizi di casa Ingroia - Già i danni erariali. Di questo si sta parlando, dinanzi alla Corte dei Conti, che sta analizzando, pezzo per pezzo, tutta l’attività svolta da Antonio Ingoia e da Saro Crocetta, a proposito delle ormai famose 75 assunzioni a Sicilia e-servizi, la società regionale che gestisce i servizi informatici dell’amministrazione. Dall’analisi delle carte è stato possibile appurare che l’ex dirigente generale dell’assessorato all’economia, Mariano Pisciotta, si era strenuamente opposto a tutta l’operazione voluta da Ingoia. A partire dalla nomina di una commissione esterna con tanto di generali, fino alla richiesta di conoscere esattamente le procedure di bando e di selezione adottate. E sull’ipotesi delle assunzioni, anche la responsabile dell’ufficio partecipazioni, Rossana Signorino, aveva espresso, per iscritto, parere negativo, solleci-

tando l’intervento del governo e dello stesso governatore. Risultato? Non solo nessuno rispose alle ripetute segnalazioni che oggi il procuratore della Corte dei Conti, Gianluca Albo, ritiene fossero fondate e sensate. Ma accadde di peggio e di più. Sia la Signorino che Pisciotta, furono in capo a un paio di settimane rimossi dai rispettivi incarichi e assegnati a funzioni di “routine” in altri settori dell’amministrazione. Senza parole. Anzi. Con una sola parola in testa, che devo ricordarmi di cancellare dal dizionario: legalità. Indimenticabile Expo - Potrete non essere d’accordo. Ma dal punto di vista politico, più che mediatico, questa esperienza della Sicilia all’Expo ci ha dato, finora, grandi soddisfazioni. Non era bastato il dirigente con la scopa in mano. Non era stato sufficiente l’appello, lancinante di Michele Cossyro. Non era bastato l’annuncio, subito ritirato, della chiusura del famoso “cluster”. E non era stata neanche sufficiente la conferenza stampa-farsa con cui è stato nominato un direttorio incaricato di controllare il “commissario unico”. No. L’assessore all’agricoltura ha voluto fare di pià. E ha dato i numeri. Sì ha dato letteralmente i numeri. Spiegando che sono stati spesi quasi 100 mila euro per gestire la “regia” degli eventi e poi altri 100 per gli allestimenti, 50 per i video eccetera eccetera. La cosa incredibile sta nel fatto che l’assessore abbia potuto affermare di non sapere – non lui, ma l’amministrazione – quanto costerà la collaborazione della società che fornisce i lavoratori interinali… Ora, nella pubblica amministrazione, vige una unica regola certa: quella della copertura finanziaria – preventiva – di ogni spesa. Pena la nullità di qualsiasi atto. Un assessorato quindi non può firmare nessun contratto che non indichi una spesa certa. Se tanto mi da tanto, all’assessorato all’agricoltura ci deve essere qualche problema. E presto ne sentiremo parlare…

13 Vespri 22.indd 13

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Siracusa

14 Vespri 22.indd 14

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Siracusa

Francesca Benedetti, con lei si è sempre in scena d i Ros a To ma rchio Su una signora del Teatro, tutto si sa già. Ma i vicini di casa, quelli, sanno molto di più della vita di Francesca Benedetti, le cui primavere non occorre contare, bastano i successi e le critiche sempre favorevoli a proclamarla quali una delle attrici più brave che l’ultimo secolo ci ha donato. “Si, è vero, i miei vicini di casa d’Ortigia sanno tutti i miei fatti privati, anche non volendo – sorride sempre la nutrice della splendida Medea di Seneca che l’abile regia di Magelli ha reso “mentale”. Con la Benedetti si è sempre in scena. Sulla cresta dell’onda della vita che ti travolge, proprio come questa immensa distesa di mare che placa ai piedi della Signora Teatro Italiano, sorniona e ammiccante. Imperscrutabile, come i siciliani. “Si, i miei vicini di casa sanno tutto di me perché questa isola di Ortigia è straordinariamente bella, ma ha un difetto: è umida e c’è cattiva ricezione. Per cui, sono costretta a parlare al telefono, spesso per un bel po’ di tempo, dei fatti della mia vita privata su un in terrazza dove praticamente sono nate e cresciute le amicizie più belle da quando sto qui. Ecco perché i miei vicini inconsapevolmente sono la mia memoria”. Francesca Benedetti è per metà sicula. Molti fatti e uomini la vogliono in questa imperscrutabile terra. A Siracusa per ben quattro volte. Al Teatro Greco l’urbinese è stata una magnifica Elettra, 40 anni fa, con la regia di un indimenticato Aldo Trionfo, uno spettacolo già all’epoca sperimentale, innovativo. Poi le con le prime “Supplici” Inda, con un grande Arnaldo Foà, in cui la Benedetti era tra le 35 attrici ancora in erba i cui volti venivano nascosti ingloriosamente da una maschera di cuoio per tutto lo spettacolo. La penultima apparizione al Teminite col ruolo di Giocasta nell’Edipo Re di Roberto Guicciardini, protagonista Sebastiano Lo Monaco. Quarta presenza oggi con “Medea” regia di Paolo Magelli, dove la Benedetti è la nutrice accanto alla gracile madricida straordinariamente interpretata da Valentina Banci. Francesca Benedetti, dal canto suo, è stata per ben tre volte Medea nella sua intensa carriera artistica. “In questo spettacolo la perversione è talmente sistematica, programmatica quanto è sacra la vendetta suprema di una donna

Francesca Benedetti in posa e durante lo spettacolo innamorata che si confronta continuamente con il bene e il male sballottata dal “fùror” dionisiaco che qui è ben rappresentato dal coro”. Tre, dunque, le Medee per la Benedetti. Con Beppe Menegatti che metterà in scena a Taormina un vero e proprio campo di nomadi dove si agita una donna matura assetata di vendetta e costretta all’esilio. E poi la Medea di Seneca “tutta fùror”di Memè Perlini a Paestum, praticamente un delitto in diretta dove vi sarà una radicalità del male tale da raggiungere la perfezione del male stesso al punto da accettare il compimento della vendetta. E, infine, una bellissima “Medea” di Euripide al Teatro Vittorio Emanuele di Messina con regia di Sebastiano Lo Monaco. Ed oggi a Siracusa, la Nutrice accanto a Valentina Banci. “Una nutrice non solo amorosa, ma a tratti molto dura in qualche modo perché assai preoccupata per la sua regina a cui la lega anche l’identità, il loro essere, dopo tutto, profughe – afferma Francesca Benedetti -. Naturalmente, la mia è una partecipazione, anche se Magelli si diverte a farmi ballare il mambo accentuando momenti grotteschi all’interno della tragedia”. Uno spettacolo che strizza spesso l’occhiolino al teatro contemporaneo

di Heiner Muller che, eppure, si fonde bene con Seneca che, ovviamente, è molto meno mentale. Giudizi a pieni voti per tutti e tre gli spettacoli “perché tutti e tre altamente significativi – spiega Benedetti -. Spettacoli che accrescono la fama di questa splendida terra, così densa di grandi miti ma che, purtroppo, non riceve mai quel che merita. A mio avviso, la Sicilia è la più grande terra del mondo, è il nucleo più significativo della bellezza in assoluto. E mi rattrista quando vedo gli scempi ambientali che offendono le sacre pietre, come il Tempio di Selinunte circondato dall’edilizia selvaggia”. Del resto, Francesca Benedetti è molto legata alla Sicilia, essendo stata la co-fondatrice delle gloriose “Orestiadi” ai tempi di Pomodoro-Isgrò-Corrao. “C’era stato da poco il terremoto a Gibellina – racconta la signora del Teatro - e col grandissimo sindaco Ludovico Corrao portammo a compimento una delle operazioni più belle della mia carriera artistica. Oggi tutto è andato perduto. Per fortuna, il Teatro Greco di Siracusa resiste ancora contro la desertificazione delle platee culturali in Italia. Qui da voi, invece, arrivano 6000 persone a spettacolo, 6000 persone che ti stanno vicino, recitano con te. Una pul-

sazione colossal . Avete in mano uno strumento eccezionale che deve diventare europeo, istituzionalmente. E poi, Ortigia è un monumento vivente bellissimo, con un mare pazzesco ed i suoi abitanti cosi affascinatamente imperscrutabili”. E come tutte le “grandi” del Teatro, Francesca Benedetti confessa di avere un debole per le future generazioni: “Ho degli allievi giovanissimi e bravissimi – dice – ma mi si stringe il cuore nel saperli senza un futuro certo, perché sarà difficile trovare lavoro. Ogni giorno imparo da loro, mi inchino al loro cospetto. Mi danno tanto. Al contrario di questi “colletti bianchi” che hanno decretato la morte del Teatro trasformandolo in industria. Al posto degli artisti hanno messo i manager che devono far quadrare i conti e che costringono, di fatto, i luoghi aulici della diffusione della cultura ad una stretta razionalizzazione ma solo ai fini economici. Tutto ciò non è possibile! Inaudito specie nel Teatro. Perché , dico sempre: Dio o ti visita o non ti visita. Il teatro vero è una pratica quotidiana, l’arte nasce per strada, dietro l’angolo dei vicoli di Ortigia”. Passano le ore piacevolmente al sole, coi vicini di terrazza, al Largo della Ganci sul lungomare

di Levante “dove questa massa d’acqua mi viene incontro. Una cosa incredibile! – esclama la Benedetti che ormai dice di conoscere Siracusa in tutti i suoi angoli mai anonimi -. Sono nata a Urbino ma sono molto affascinata dalla perfezione. Qui c’è l’imprevedibilità della sicilianità. E’ la mia terra d’adozione. Lo dico sempre, per me Roma è un passaggio. Proprio qui vicino, a Palazzolo Acreide, debuttai all’età di 20 anni in “Ifigenia in Tauride”. A questa meravigliosa isola devo davvero tanto, anche di avermi fatto innamorare perdutamente di Enzo Sellerio, un grande uomo, un genio ma, per i miei gusti di giovinetta, era un tipo molto stravagante. Non meno straordinario fu Gianni Santuccio, un attore bellissimo e talentuosissimo al quale restai profondamente legata”. E oggi, la Benedetti e l’amore? “Lo ritrovo ogni giorno, nei gesti, nei sorrisi delle persone che incontro per Ortigia. Ho anche i miei corteggiatori, che credete! Come quel simpaticone “acciucciato” del cuoco del Levante che un bel giorno mi dice: “Signora Francesca, ma lo sa che lei è una gran gnoccolona? Beh, anche tu, mio caro, sei un bel gnoccolone. Ricambio, scherzando, il complimento, mentre diamo da mangiare ai gatti per strada e al meraviglioso cane del quartiere. Siamo una grande famiglia. Cosa posso desiderare di più?”. Francesca Benedetti, vincitrice del Premio De Sica per la sua appassionata dedizione al teatro dagli anni Settanta in poi, musa ispiratrice di tanti registi, tra questi Ronconi e Strehler, subito dopo Siracusa sarà in tournee con lo spettacolo “Madame Cèline o il ballo della Malora” drammaturgia di Luca Scarlini e Massimo Verdastro. Francesca Benedetti prosegue il filone sperimentale, si confronterà questa volta con la parola incandescente, disperata e straordinariamente moderna di Luis Ferdinand Cèline, dando voce e corpo alla figura di Lucette: amica, compagna, amante appassionata ma anche spietato alter ego del grande scrittore francese.

15 Vespri 22.indd 15

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - AttualitĂ

16 Vespri 22.indd 16

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Spettacolo

Pipino il Breve, grande successo tra dialetto e modernità d i L e l l a Ba t t ia t o

Un classico del teatro italiano, una commedia evergreen che affonda la proprie radici nel passato ma propone anche messaggi di attualità. Pipino il breve chiude la stagione 2014 – 2015 del teatro “Brancati“ di Catania. Grande successo per la celeberrima commedia musicale di Tony Cucchiara, spettacolo simbolo del teatro siciliano nel mondo, che viene rappresentata da una compagnia del tutto nuova guidata da Tuccio Musumeci e composta da più di venti artisti, tra attori, cantanti, musicisti e ballerini. Un allestimento ancora vivo nella memoria, nonostante siano trascorsi trent’anni dal suo debutto. Pipino il Breve nasce infatti nel 1978 e l’autore Tony Cucchiara porta a Mario Giusti, direttore dello Stabile etneo, il canovaccio di una storia tratta dai volumi di Giusto Lo Dico, che trattava in maniera esauriente della siciliana “Opra dei pupi”, caratteristiche marionette chiamate, attraverso la tradizione orale del racconto, a rievocare la “chanson de geste”. Ossia l’epopea dei Paladini di Francia, di Orlando e Rinaldo, di Angelica, di Carlo Magno. Il Mito dei Paladini di Francia nasce nel racconto della vittoria del Bene che resiste al Male, all’invasione degli Arabi, chiamati Saraceni, che risalivano dalla Spagna verso la Francia. Il racconto di “Pipino il Breve e Berta la Piedona” fa un passo indietro e narra la nascita

Un momento della rappresentazione

di Carlo Magno, che Cucchiara declina sotto forma di commedia musicale. Musiche e parole, in siciliano, sono dell’artista agrigentino (con la collaborazione, per il testo, di Renzo Barbera). Le canzoni sono di una bellezza unica, sia per il ritmo poetico che per la ricerca sofisticata del linguaggio, al punto che alcuni critici hanno ritenuto Tony Cucchiara uno dei re-suscitatori della poesia siciliana. La prima rappresentazione avvenne al teatro “Verga”, riscuotendo subito accoglienze trionfali. Lo spettacolo farà quindi il giro del mondo, con sette anni consecutivi di tournée in Italia, approdando quindi a Broadway, in Sudamerica e in Australia. A coronare un successo senza precedenti; la rappresentazione di Pipino il Breve è stata inserita nella rassegna “Italy on stage”, dedicata alla cultura ed

allo spettacolo italiano. Il divertente e brillante musical è ambientato nel Medioevo, in Francia. Il re Pipino il Breve, vecchio e senza figli, vuole sposare Berta, figlia del re d’Ungheria. Durante il viaggio verso la Francia per le nozze, però, la malvagia figlia del conte Belisario, Falista, che assomiglia moltissimo a Berta, ordina al suo scudiero di uccidere la promessa sposa per sostituirsi a lei. Dopo sette anni, non avendo mai avute notizie della figlia, i re d’Ungheria si recano in visita in Francia e scoprono l’imbroglio. Che fine avrà fatto Berta? Sarà davvero morta? Una tela portata a corte da un mercante rivelerà che è ancora viva. Ristabilita la verità e la giustizia, Pipino e Berta convolano finalmente a nozze. Dalla loro unione nascerà Carlo Magno. Pipino il Breve è uno spettacolo dove l’at-

tore e il cantante si fondono, accompagnati da folli danze che coinvolgono lo spettatore ed emozionano grazie alla vitalità della musica, utilizzando tecniche che ricordano l’opera dei pupi. Nel Prologo, infatti, la compagnia di attori-pupi si prepara per lo spettacolo. Il cantastorie annuncia che sarà rappresen-

tata la vicenda dell’avventuroso matrimonio. Seguono 13 quadri caratterizzati da vicende vivaci e colorate che si susseguono seguendo un ritmo incalzante e coinvolgente. Tra sonorità magiche si racconta una storia allettante e stimolante, attraverso attori del calibro di Tuccio Musumeci, uno dei grandi capocomici del teatro italiano, un musical con radici antiche ma sempre attuale, che grazie alla compagnia di professionisti che lo mettono in scena non stanca mai, anno dopo anno, ma risulta invece sempre più richiesto a testimonianza di quel teatro d’eccezione che sta ormai scomparendo dal panorama artistico teatrale contemporaneo. Gli attori si muovono su una scenografia medievale, in armonia tra un susseguirsi di momenti tragico-comici ben conditi, grazie alla presenza di colpi di scena che ricevono gli apprezzamenti di un pubblico sempre più affezionato.

Pipino il breve di Tony Cucchiara, collaborazione ai testi Renzo Barbera con Tuccio Musumeci (Pipino), Olivia Spigarelli (Belisenda), Riccardo Maria Tarci (Filippo), Elena Ronsisvalle (Berta), Giuseppe Balsamo (Belisario di Magonza), Evelyn Famà (Falista), Massimiliano Costantino (Marante), Dario Castro (Bernardo di Ciaramonte), Carlo Ferreri (Morando di Ribera), Emiliano Longo (Aquilone di Baviera), Maria Carla Aldisio (la lamentatrice), Margherita Mignemi (Lamberto), e con, Amelia Martelli, Iridiana Petrone, Marina Puglisi, Gabriele Rametta, Claudia Sangani, Giovanni Strano e Giorgia Torrisi. Musicisti Pippo Russo, Roberto Fuzio, Rosario Muschitta e Alessandro Pizzimento. Regia Giuseppe Romani, musiche Tony Cucchiara, coreografie Silvana Lo Giudice, scene e costumi Francesco Geracà.

17 Vespri 22.indd 17

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Attualità

XXI Premio “Livatino”, riconoscimento di etica e legalità di Carlo Majorana Gravina Numerose personalità delle Istituzioni, della comunicazione e delle iniziative di solidarietà sociale e assistenziali hanno affollato il salone “Angelo Paladino” dello stabilimento tipografico Etis in occasione della XXI cerimonia di consegna dei premi “Livatino, Saetta, Costa”. Discorsi di circostanza, dichiarazioni importanti, impegnative, commemorative; omaggi dei magistrati e degli altri, troppi, uccisi per aver adempiuto con coscienza al proprio dovere; ma anche un inno alla vita nel segno della legalità e della dirittura morale. Il Presidente della repubblica ha inviato un significativo messaggio. Il presidente Attilio Cavallaro, affiancato al tavolo di presidenza da Michele Costa, Luigi Gay e Corrado Labisi, introducendo i lavori, ha affermato “la legalità va affermata con umiltà e senso dell’etica. Questo comitato spontaneo antimafia è sorto con l’intento di divulgare esempi e storie che vanno ricordate a futura memoria con vigore e sentimento, avverso al finanziamento pubblico dei comitati antimafia: un premio senza sede, basato sul puro sentimento dell’orgoglio civile”. Dopo un momento di riflessione religiosa e preghiera e la proiezione di video d’archivio, il brillante vicepresidente Ugo Tomasello ha dato impulso alla consegna degli attestati a magistrati, militari, forze dell’ordine, esponenti di enti che operano nel sociale, istituti scolastici, professionisti, scrittori e giornalisti che, operando professionalmente, contrastano sopruso,

ingiustizia, violenza e ignoranza: terreni di coltura del crimine, del malaffare, del disagio civile e sociale, del male. Il comitato si appoggia a un reticolo di enti e associazioni con finalità eticosociali: come il centro antiestorsione, l’associazione antimafia “Maresciallo Matteo Agosta”, l’istituto medico-psico-pedagogico “Lucia Mangano” ideato e realizzato da Antonietta Labisi, dedita ai problemi del territorio che nel lontano 1970 si recava a San Cristoforo, per portare aiuto ai più bisognosi, per dare una struttura di accoglienza per i diversamente abili. Sono stati premiati, tra gli altri, il Procuratore di Potenza Luigi Gay, di Genova Enrico Zucco, il questore di Roma Nicolò Marcello D’Angelo, l’ex-questore Tommaso Berretta, l’ex colonnello dei Carabinieri Angelo Jannone membro Crowe Howarth, “legalità sostituita da etica, la coscienza non sbaglia mai, eroi silenziosi impegnati a sconfiggere i nemici, fermezza di principi e valori in difesa della democrazia”, il presidente della Camera Penale di Catania Enrico Trantino, il sindaco di Catania Enzo Bianco che nella mattinata aveva consegnato nuovi locali alla Caritas Diocesana (premio consegnato da Tony Zermo), Salvo Labisi per l’impegno professionale nel sociosanitario, i dirigenti scolastici Alfio Pennisi (liceo “Spedalieri”) e Annamaria Di Falco (“Turrisi Colonna”) la nostra Lella Battiato per il suo impegno giornalistico, presso il Tribunale per i Minorenni e nella scuola che proprio alla sua scuola, l’alberghiero “Karol Wojtyla”, ha

I premiati dedicato il premio, e ancora Franco Di Mare, Concetto Mannisi, Lillo Miceli, Fabio Amendolara della Gazzetta del Mezzogiorno i vigili urbani Vincenzo Munzone e Gaetano Settembrino. Michele Costa, nel ritirare il premio ha avvertito su “l’uso dell’antimafia Comitato D’onore: Luigi Gay (Procuratore Capo di Potenza), Corrado Labisi (Presidente Ist. MPP Lucia Mangano), Vittorio Fontana (Presidente Emerito Corte di Cassazione Catania), Attilio Cavallaro (presidente del premio Livatino Saetta Costa), Carmelo Cavallaro Commissario di PS), Antonio Costa ( comandante GF Riposto), Salvo Campo (Ass. ASIA), Maria Iaquinta ( Ds “Cesare Battisti”), Giusi Lo Bianco (DS “Boggio Lera”), Angelo Vecchio Ruggeri Premiati: Nicola D’angelo Questore di Roma, Enzo Bianco sindaco di Catania, Michele Costa avvocato figlio del pro-

come una clava per abbattere gli avversari, mestiere e strumento per ottenere potere”; l’ammiraglio Gaetano Paolo Russotto insiste sull’etica e sui valori sulla linea di Angelo Jannone. Oltre le parole la presenza di Giuseppe Cimarosa, parente del mafioso curatore capo di Palermo ucciso dalla mafia, Enrico Zucco procuratore generale di Genova, Luigi Gay procuratore di Potenza, Lorenzo Matassa Gip di Palermo, Angelo Jannone, Gianbattista Grassi Bertazzi magistrato, Gaetano Paolo Russotto, Salvatore Labisi, Enrico Trantino, Cornabucci, Pietro Belfiore comandante polizia municipale Catania, Francesco Santocono, Simona Pulvirenti, Fabio Amendolara, Franco Di Mare, Pietro Dommarco, Giuseppe Ioele, Lillo Miceli, Concetto Mannisi, Giuseppe Cimarosa, Antonino Di Costa, Salvo Musumeci, Tommaso Berretta, Francesco

ricercato Messina Denaro, che ha preso le distanze dai familiari rifiutando una vita non-vita, segnata da timori, angosce, umiliazioni, rituali, emarginazione. La manifestazione ha avuto anche momenti di alleggerimento con le performance di Alice Pardo (the Voice). Millonzi, Gerardo Acquaviva, Francesco Raneri, Renato Giardina, Ivan Spina, Ignazio Carbonaro, Giuseppe Agosta, Salvatore Alessandro, Salvatore Scillato, Maurizio Di Stefano, Chiara Maria Fontana, Gaetano D’urso, Alfio Pennisi, Maria Cutrali, Maria Crisafulli, Walter Aloisi, Anna Di Falco, Salvatore La Rosa, Raimondo Marino, Lella Battiato, Gabriella Chisari, Mariangela Testa, gli alunni del liceo scientifico “Boggio Lera” 4^N Paolo Russo, Stefano Grasso, Giorgio Ridolfo, Alessandro Padalino, Ivan Papa e Bruno Gatto, Pietro Santamaria, Ciro Femiano, Renato Giardina.

Lina Wertmüller, “Il mio futuro? Un altro film in Sicilia, chissà…” “In questo periodo sto scrivendo alcune storie interessanti, e chissà che non possa tornare a girare un film da queste parti. Adoro la Sicilia”. Lo ha detto sabato mattina la regista e sceneggiatrice Lina Wertmuller, incontrando i giornalisti nella sede di Scuola cinema a Catania e Centro studi laboratorio d’arte, ospite del direttore Alfredo Lo Piero. Un incontro ricco di aneddoti sui suoi film più famosi, che ha visto la partecipazione di Tuccio Musumeci, fra gli attori della storica pellicola “Mimì metallurgico ferito nell’onore”. Nel pomeriggio la Wertmuller ha tenuto uno stage di regia e sceneggiatura rivolto agli allievi della scuola. “Chiudiamo in bellezza un anno accademico che ha visto tra i nostri ospiti nomi importanti come Giancarlo Giannini, Giovanni Veronesi, Dario Argento”, ha evidenziato il direttore di Scuola cinema a Catania, Alfredo Lo Piero.

Lina Wertmüller (Foto di Alessandro Favara)

18 Vespri 22.indd 18

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Diseguaglianze: aumentano gli esclusi al sud d’Italia di Maurizio Ballistreri

Il dibattito sulla disuguaglianza era esploso già l’anno scorso, a seguito della pubblicazione del libro “Il capitale nel XXI secolo” dell’economista Thomas Piketty, per il quale il rendimento del capitale, maggiore nella crescita economica in assenza di interventi statali, è il motore della disuguaglianza nell’economia moderna. Secondo una ricerca sulle disuguaglianze della Fondazione David Hume, dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale si è ulteriormente sviluppato il fenomeno della concentrazione della ricchezza e del crescente impoverimento di gran parte delle società nelle economie più sviluppate. La disuguaglianza all’interno dei singoli

Paesi mostra in verità un significativo incremento, già a partire dall’inizio degli anni ’90 del Novecento, anche in conseguenza del boom di Cina e India, paesi nei quali si è formata una élite di super ricchi. L’Italia vive profondamente tale contraddizione, basti pensare solo alla disoccupazione, con un numero complessivo di senza-lavoro pari a quasi 9 milioni di cui 3,2 di occupati irregolari, 2,9 milioni che non cercano attivamente lavoro e 2,8 milioni di disoccupati in cerca di un impiego. Il rapporto Hume raffronta il loro peso percentuale, 28,8%, con quello degli altri Paesi Ocse, arrivando alla conclusione che è il quinto più alto dopo quelli di Grecia, Croazia, Spagna e Bulgaria. La media Ocse si ferma al 17,2%, quella dell’Unione europea è al 20,2. Le analisi sociologiche ed economichu definiscono i componenôi(dell’áråa dei senza-lavoro come “Tesza società”, costituita in maggioranza da giovani e donne, oltre che da lavoratori ultracinquantenni e immégrati, “esclusi” che non”lavorqno o senza tutele previdenziali, più della metà nel ~ostro Mezzogiorno.

Come correggere le diseguaglianúe? C’è bisogno di attivare il ciclo economico tratizionale basato wu liquidità, investimenti, aumenti salariali, incremento della domanda, nuova produzione e, quindé, più occupazione. Nel Sud,(considerata l’austerity imposta dall’Europa sul piano delle risorse pubbliche disponibili, si dovrebbe puntare all’utilizzazione dei fondi comunitari non spesi a causa dell’incapacità burocratica delle Regioni, ipotizzando un coordinamento nazionale per grandi progetti in infrastrutture materiali e immateriali. Le politiche attive del lavoro poi, dovrebbero prevedere il reddito minimo di cittadinanza, come esiste in quasi tutti i paesi dell’eurozone, per i senza-lavoro collegato a formazione e riqualificazione professionale, attività socialmente utili, inserimento occupazionale, nel quadro di un welfare state inclusivo verso il basso e selettivo verso l’alto, escludendo le fasce di reddito alte dai servizi universali (sanità, scuola e previdenza pubbliche), anche con una rigorosa politica di lotta all’evasione fiscale. Una nuova democrazia sociale rivolta verso la “Terza società”.

Da la foto della

settimana

(Scuola: così parlò Renzi ai docenti) “Io sono Io e voi non siete un c….”. di Enzo Trantino Rispettosa avvertenza a chi ci legge: se alla presente nota siete tentati di dare veste politica, interrompete la lettura. Altro vogliamo. Ferruccio De Bortoli ha usato, tra le tante, due definizioni molto puntute in un articolo dedicato al presidente del Consiglio, in occasione del commiato da direttore del Corriere. Lo ha definito “un maleducato di talento”, e, quindi, e soprattutto, un “caudillo” in salsa italiana, per la costante vocazione a considerarsi un solista senza orchestra, perché è lui stesso l’orchestra…. Oramai, la supponenza istituzionale, è considerata arte del governare. La dottrina si intitola: “O così, o così”. Ma, in occasione dello sciopero della scuola (quante buone ragioni!), si è verificata una negativissima variante, nella olimpica convinzione del dott. Matteo Renzi, governatore unico della Nazione. Si è spinto a dire: “Dialoghiamo con i docenti. Parlarci non significa assecondare” (Questa la formula; anzi, credeteci, edulcorata). Se un giudice dicesse alle parti: “Esponete le vostre ragioni, tanto io ho già deciso”, che razza di giudice sarebbe? (Può avvenire nella realtà? Perde l’onore chi lo fa!). “In buona sostanza”, come recitava certo antico lessico giudiziario, tutti possono agitarsi, protestare, urlare (meno male; è già un successo!), però quando io, Matteo, ho deciso, dopo formale attenzione alle opinioni convocate, sarà quella la determinazione finale. Vi rendete conto della enorme gravità della condotta? Altro che “caudillo”! L’antico adagio del marchese del Grillo “Io sono Io, e voi non siete un c….” torna attualissimo, e non come efficace battuta, ma come “verbo” istituzionale, che va oltre la crudezza dei masanielli di varie epoche. La differenza consiste nella novità secondo cui le varie categorie sociali possono protestare (questo sì), se vogliono, ma l’editto di turno non si tocca. Scusi, presidente Renzi: se Lei ha la fortuna di rivolgersi a una platea narcotizzata, si convinca che qualcuno, molti, moltissimi (e chi può “prendere le misure” a questo strano Paese?), sono svegli e offesi da questi atteggiamenti satrapeschi, che Giufà traduceva: “o ti mangi questa minestra o resterai alla finestra”: ma si rivolgeva al cane, e non a una moltitudine che non Le consente di umiliarla, gente per bene, professionisti pazienti, continuatori delle tante famiglie. Nessuno l’ha votato, ma Lei si sente plebiscitariamente eletto: si goda la convinzione, senza esagerate spacconate, però. Ha considerato che lo stile educativo nei confronti delle nuove generazioni è devastante: è questa la democrazia? Quale insegnamento ai ragazzi? Non risponda. Usando i suoi metodi, le diciamo: non ci interessa. Ecco perché, tornando all’inizio, questo non è un “pezzo” politico. Secondo rubrica, ci occupiamo di “costume”. Cioè: di buona creanza. Possiamo, o La disturbiamo?

Errata corrige

Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!

Liceo statale “G. Lombardo Radice” - Via Imperia, 21 - Catania

sul numero scorso per errore a pagina 17, è stato scritto in relazione all’articolo “Preziosi ornamenti del passato in mostra al museo A. Salinas”, invece va letto così: “I monili sono in mostra al Museo Archeologico di Aidone, non al museo A. Salinas di Palermo. Provengono dal Metropolitan Museum di New York e dal Salinas di Palermo. Ci scusiamo con gli interessati e con i lettori.

19 Vespri 22.indd 19

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Spettacolo

Umana corporeità della Nona firmata Zappalà d i Aldo M a t t ina La danza contemporanea approda al teatro Massimo ‘Bellini’ dando spazio alla ultima creazione della ‘Compagnia Zappalà Danza’: ‘La Nona’(dal caos, il corpo), terza tappa del progetto complessivo “Transiti Humanitatis”, con la drammaturgia di Nello Calabrò. Si tratta della terza tappa di un itinerario iniziato dal geniale coreografo catanese Roberto Zappalà con ‘Invenzioni a tra voci’ (dedicata alla donna, 2014), proseguita con ‘Oratorio per Eva’ (omaggio alla figura simbolica di Eva, 2014) e che si completerà, presumibilmente, il prossimo anno con ‘I am beautiful’. Filo conduttore dell’intero progetto è quello di raccontare, con la danza, la corporeità e l’identità umana. Non a caso nel corso della performance una voce recitante dice: “Quale è la più grande fede del creato? Qual è il tempio più grande da venerare?” “Il nostro corpo. Con un intero tempio in questo corpo, che bisogno c’è di un altro? Nessuno ha chiesto di averne due”. Queste parole ci sembrano le più idonee a descrivere l’intento del coreografo catanese, il quale per questo originale lavoro ha tratto ispirazione dalla Nona Sinfonia di Beethoven ed è stato inserito fra i titoli della Stagione Lirica e dei Balletti 2015 dell’Ente etneo. Zappalà ha proposto una coraggiosa riflessione sull’uomo e sull’umanita, un’umanità in transito su questa terra, con una visione laica ma al tempo stesso spirituale; una spiritua-

Alcuni momenti della rappresentazione lità che coincide con la corporeità, perché conoscere il proprio corpo significa conoscere se stessi. Lo spettacolo comprende interventi recitati che accompagnano il transito dell’uomo dal caos verso la conoscenza di sé, identificata con il raggiungimento di quello spirito di fratellanza beethoveniano che ne è l’approdo e la speranza. E se all’epoca di Beethoven il mondo era quello europeo, oggi coincide con una enorme dilatazione globalizzata che incorpora cristiani, ebrei e Islam. Per questo la scenografia (ideata dallo stesso Zappalà insieme ai costumi e alle luci) fa esplicito riferimento ai simboli delle fedi monoteiste ‘affratellate’ da un unico sguardo: la croce dei cristiani, il candelabro ebraico, la mano di Fatima (o di Miriam) degli islamici (ma al contempo anche degli ebrei) in un gioco di ricerca che nel movimento dei corpi trova la sua vera essenza. La colonna sonora utilizzata non è stata quella originale per

soli, coro e orchestra, pur prevista originariamente in cartellone, ma giudicata dallo stesso Zappalà un po’ troppo magniloquente (“sento alcuni elementi della versione orchestrale esageratamente pomposi al limite del circense”), ma quella più ‘cameristica’ di Liszt per due pianoforti; si può non essere d’accordo con le affermazioni di Zappalà (evocare il mondo circense ci sembra veramente un’eresia che poteva risparmiarsi) ma, in ogni caso, anche la trascrizione lisztiana è una versione geniale che vale la pena conoscere e, nel contesto in cui è stata utilizzata appare assolutamente appropriata, grazie anche alla magnifica interpretazione offerta da Luca Ballerini e Stefania Cafaro, alle prese con una scrittura pianistica dalle terribili difficoltà. Il controtenore Riccardo Angelo Strano ha, invece ‘surrogato’ solisti e coro con un’unica, eterea voce. I dodici danzatori che costituiscono il corpo di ballo sono magnifici

nel dare ‘corpo’ al passaggio dell’uomo sulla terra, dalla pesante e disarmonica colpa iniziale fino alla leggerezza finale della gioia, sull’inno di Schiller che chiude in crescendo la straordinaria pagina di

Beethoven. Uno spettacolo intenso e suggestivo che, come si conviene alle opere che fanno pensare, ha suscitato reazioni discordanti nel pubblico presente.

20 Vespri 22.indd 20

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Spettacolo

Clitennestra futuribile di Vincenzo Pirrotta E’ tempo di rivisitazioni per la tragedia greca. Dopo ‘Le supplici’ di Eschilo rivedute e corrette da Moni Ovadia al teatro greco di Siracusa, ecco giungere al teatro Verga, per la stagione dello Stabile di Catania, la ‘Clitennestra’ futuribile di Vincenzo Pirrotta. Pirrotta immagina che Clitennestra si risvegli dopo un letargo di tremila anni e si trovi in una Micene apocalittica, un mondo postmoderno in rovinoso decadimento, devastato dalla violenza e dalla brutalità, desolato e occupato solo dalle macerie degli edifici di culto abbattuti e ridotti in frantumi. Privato della memoria e di ogni forma di spiritualità, il mondo è lasciato alla deriva, in balìa di due fratelli autoproclamatisi dei, che Clitennestra scoprirà trattarsi proprio dei suoi figli Elettra e Oreste, anch’essi tornati nei luoghi della tragedia. Il viaggio che intraprende la protagonista, la condurrà attraverso tre mondi: un primo, inferiore, popolato da poveri derelitti, dove domina la desolazione, il successivo, dove prevalgono le Eumenidi, diventate fameliche cagne, guidato dalla ferocia e infine il terzo superiore, dove vivono Elettra ed Oreste che hanno riservato per sé (e per i loro accoliti-schiavi) il lusso e gli agi. Clitennestra da moglie assassina e feroce, come è ricordata nei classici, recupererà la propria dignità e umanità af-

Due momenti dello spettacolo frontando i ricordi del suo doloroso passato, scontrandosi con i figli e uccidendoli a pistolettate, restando uccisa essa stressa. Quale fosse l’intento di Pirrotta lo rivela egli stesso: «Mi interessava affrontare un discorso sulla spiritualità, o meglio sulla mancanza di spiritualità nel mondo di oggi – spiega Pirrotta – Sono partito dall’assunto che, sempre più spesso, l’uomo tende a sostituirsi a Dio. Volevo scrivere una metafora dei nostri giorni, un’inquietante proiezione di quello che possiamo verosimilmente aspettaci se continuiamo ad accettare questa deriva di prevaricazione ed egoismo. Se assecondiamo questa terribile decadenza, che abbiamo coltivato e sposato con rassegnazione, consegneremo ai nostri figli un mondo di desolazione e ferocia».

Il progetto era sicuramente ambizioso ma il risultato non è privo di disarmanti contraddizioni. Pirrotta conserva la struttura della tragedia classica e costruisce la figura di Clitennestra su misura per Anna Bonaiuto, attrice dalla recitazione aulica e dolente, la quale scolpisce un personaggio, in italiano, decisamente epico dagli accenti rigorosamente classici. E’ un piacere potere apprezzare ancora una interprete di tale spessore. Solo che il contesto in cui si muove crea un contrasto (sicuramente voluto da Pirrotta) a dir poco imbarazzante. Il siciliano in cui si esprime la povera gente e poi le Eumenidi-cagne, con l’aggiunta di un’intonazione un po’ da ‘cunto’ un po’ da nenia popolare, abbassa la tensione svuotando definitivamente il mito. Le Eumenidi divenute

Erinni, in autoreggenti sadomaso, mutano i ringhi rabbiosi in guaiti da cagnolini di fronte alla rivelazione dell’identità di Clitennestra, con un effetto che sfiora il ridicolo. La terza parte poi, ci mostra Elettra e Oreste, con bardature kitsch e movenze burattinesche (insieme agli adoranti sudditi) come in una discoteca dove circola la droga. Il finale, preannunciato da Pirrotta come ‘alla Tarantino’, si risolve più che in Pulp fiction in una sorta di duello western, con Clitennestra che spara ad Oreste ed Elettra, non senza venire accoltellata da quest’ultima. E che dire delle solite citazioni religiose che accostano, in una sorta di religio correct, ‘messe, minareti e sinagoghe’; non è una forzatura nell’ambito di un mito greco, sia pure postmoderno?

Suggestive le scene di Renzo Milan, noir all’inizio per poi ascendere agli effetti luminescenti del finale; i costumi debordanti e fantasiosi sono di Giuseppina Maurizi; le musiche, ora cupe e misteriose, ora graffianti, ora popolari sono di Giacomo Cuticchio; le luci di Nino Annaloro. Protagonisti solo femminili con Silvia Ajelli, Giulia Andò, Roberta Caronia, Elisa Lucarelli, Cinzia Maccagnano, Lucia Portale e Yvonne Guglielmino ad impersonare i Cori, Elettra ed Oreste (si avverte un leggero fastidio a sentire quest’ultimo con voce di donna). Coproduzione fra teatro Stabile di Catania e teatro Biondo Stabile di Palermo. Il pubblico, ormai abituato a tutto, applaude comunque. A.M.

In memoria di Eleonora Cardillo, a un passo dal cielo Avanti tutta per il restauro di alcuni locali della Badia grande dell’istituto San Benedetto. Sopra i tetti di Catania: ad un passo dal Cielo, è stata una ulteriore raccolta di beneficenza organizzata dall’associazione dedicata alla indimenticabile donna e pediatra catanese, Eleonora Cardillo. La giornata di domenica scorsa ha accolto nell’istituto, insieme ad un meraviglioso sole, una mostra di fotografia, allietata dalla degustazione di prodotti alimentari tipici della nostra Regione. E tra una tartina con patè di olive e un buon bicchiere di vino siciliano, le manovre dell’ambizioso

progetto di ristrutturazione continuano con forza e speranza. La città di Catania ha risposto con duecento presenze e l’acquisto delle opere di fotografia donate dagli artisti dell’associazione di Mascalucia, Rena Rossa. Quindici fotografi, in preda alla passione per l’arte e per il patrimonio storico e culturale della nostra città, hanno impressionato su carta e nei nostri sensi, i più suggestivi luoghi della nostra isola. Architettura, arte e palato alleati e soddisfatti dalla impeccabile organizzazione di Santina Cardillo e Eleonora Bonanno che è una delle responsabili del progetto. A che punto siamo architetto

col nostro obiettivo? Si lavora sodo, per le ricerche archivistiche e storiche alquanto complesse e poi ci sono le riunioni con i funzionari della Sovraintendenza ai Beni culturali, affinché il progetto venga presentato all’Unesco senza alcuna sbavatura. Ci crediamo e andiamo avanti, sapendo che le difficoltà sono numerose, ma maggiore la volontà e la competenza che ognuno dona, come i nostri sensibili fotografi, che non sono nuovi alle opere di beneficenza, dove l’unico interesse è l’amore per l’arte e per il prossimo. I giovani artisti, come Alessandro Messina, Mario Ca-

stania, Francesco Corsaro, Salvatore Rosselli e molti altri, lontani da ogni interesse economico, ci donano memoria delle più belle coste siciliane e di quei tramonti, che certamente Romeo e Giulietta avrebbero scelto per i loro furtivi incontri d’amore. L’associazione Rena Rossa dimostra che la vita non è solo dolore e bruttura, ma speranza e unione. Ma non finisce qui e, dall’arte alla moda, domenica 31 Maggio, con inizio alle 19, serata da ballo, con sfilata di moda e aperitivo in ”Ballo delle Rose in Rosa”. Ogni opportunità per dare a Catania la gioia di rivedere il nostro storico edificio rinascere

e ascoltare il canto immortale della più bella rosa della nostra città: Agata. Le manifestazioni coinvolgono tutte le fasce di età e incontrano ogni gusto culturale e mondano. Squillino le trombe e avanti tutta con le fanciulle in rosa e i loro eleganti e garbati cavalieri a fianco, per vincere insieme una difficile ma non impossibile scommessa. E finché la città di Catania ci resterà vicina nulla ci fermerà. Grazie Catania e grazie piccola, forte e dolce Agata. Per informazioni sulle manifestazioni di beneficenza rivolgersi: dottoressa Santina Cardillo. Cell. 3200580375. D.L.

21 Vespri 22.indd 21

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Rubriche

Il libro della settimana Tensioni/contraddizioni e frammenti di speranza per un nuovo umanesimo di Giovanni Vecchio “Quel che resta dell’uomo” di Giuseppe Savagnone (Cittadella Editrice, Assisi 2015) è un saggio che ci aiuta a decifrare lo scenario complesso del mondo in cui viviamo con una “seria e spregiudicata riflessione” (dal retro copertina) sulla possibilità di un nuovo umanesimo. L’opera, scritta da un noto editorialista dei quotidiani “Avvenire” e “Giornale di Sicilia” nonché apprezzato formatore, risponde all’esigenza di ricercare risposte credibili su problemi particolarmente scottanti in vista del convegno ecclesiale di Firenze del prossimo novembre “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Ma non bisogna considerare questa riflessione come pregiudizialmente incanalata in una scelta cristiana, che la porrebbe tra le opere dirette soltanto a dei credenti. L’analisi, che tiene conto dell’humus culturale e filosofico più rilevante dell’età contemporanea, è sviluppata con un serrato confronto capace di sviscerare il significato sostanziale delle tendenze che tendono ad affermarsi e che negano i valori classici e cristiani di riferimento dell’umanesimo. Ma è possibile oggi un nuovo umanesimo? Ci troviamo, infatti, di fronte al rifiuto del concetto di natura umana, che viene “omologata a quella di tutte le altre specie animali, negandone la peculiarità e sottolineandone l’appartenenza senza residui all’universo fisico e ai suoi meccanismi selettivi …” e l’uomo, secondo la corrente ecologista, sarebbe soltanto un elemento tra gli altri. La natura umana, ridotta al mero dato biologico, è sottoposta a manipolazioni tecniche oppure è ridotta a un insieme di relazioni senza un ubi consistam, o in essa si nega la bi-polarità biologica maschile e femminile riportando quest’ultima sul piano psicologico e soggettivo del genere. Tra l’altro, afferma l’autore, “negare la natura umana è il suicidio di ogni battaglia per liberare le donne” e

Norberto Achille - Il presidente delle ferrovie lombarde Norberto Achille, secondo la procura di Milano, non riusciva a dire no alle richieste dei familiari. Coprendo multe e spese con i soldi dell’azienda. Alla faccia dei pendolari. Mentre il rampollo passava dalle feste agli affari immobiliari. E a un ruolo pubblico. 0 – munifico, con i soldi nostri!

0

Francesco Cascio - L’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana e vicepresidente della Regione Francesco Cascio è indagato per corruzione dalla Procura di Palermo. Secondo l’accusa avrebbe consentito a una società titolare di un resort e di un impianto sportivo adibito a campi da golf di ottenere fondi europei. Favore per il quale l’attuale coordinatore regionale del Ncd avrebbe ricevuto in regalo una villetta a Collesano, nel palermitano. 3 – in attesa….. Erri de Luca – Lo scrittore No-Tav Erri De Luca, interrogato durante il processo che lo vede alla sbarra a Torino per istigazione al reato, rischia da uno a cinque anni di carcere (“se sarò condannato non farò appello”) eppure già promette di diventare un recidivo reiterando il reato: “Lo sto già facendo. I magistrati possono condannarmi ma non farmi cambiare idea. Ormai il mio non è più un reato d’opinione ma un reato di convinzione e non ritratterò la mia convinzione sulla linea Tav”. 6 - convinto

Voto

Voto

9

Stefania Giannini – Il ministro dell’Istruzione (?) del governo di “Pittibimbo” (copyright Dagospia) passerà alla storia per due motivi: il primo per essere stata la prima esponente di un esecutivo a farsi fotografare in topless, uno spettacolo pietoso!; il secondo per avere compattato i sindacati divisi in uno dei più grandi scioperi della storia della Repubblica! 0 – a casa, a casa (coperta per favore….)!!!!

Voto

Annamaria Sidoti – “Annarita ha vinto la sua ultima gara ed è salita sul podio del cielo”, ha detto padre Sirna, ai funerali, a San Giorgio di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, di Annarita Sidoti, 44 anni, campionessa europea e mondiale chiamata per il fisico minuto “lo scricciolo d’oro” da un altro siciliano dello sport, Candido Cannavò. Madre di tre bambini, dal 2009 ha combattuto contro il cancro “come una leonessa”, dice chi le è stato accanto, trovando anche la forza di raccontare pubblicamente la sua vicenda: nelle scuole, ai giovani, a ogni uscita pubblica. Lo “scricciolo” era un gigante: nello sport e nella vita. 9 – una grande!

-2

Voto

Roberto Formigoni - “Teste di ca**o, banda di cogl***i, figli di putt**a”, e una sequela di altri insulti dei più disparati. Il video della sfuriata di Roberto Formigoni che dà in escandescenze all’aeroporto di Fiumicino coprendo di insulti un dipendente dello scalo è diventato virale. A filmare le immagini dell’ex presidente della Regione Lombardia, che urla, minaccia il dipendente: “Ho il suo nome, la denuncerò”, e getta in terra un telefono fisso. Intanto, il parlamentare di Ncd è stato raggiunto da un avviso di conclusione indagini per corruzione aggravata, a causa di tangenti sotto forma di regali. - 2 – arrogante e indagato

Voto

di S par tacus

Voto

I nostri voti

rileva anche che non ogni differenza è una diseguaglianza. Se non esiste l’uomo, l’umanesimo non è più possibile. L’autore mette in rilievo la contraddizione di chi nega la natura umana senza tener conto che, se non la si presupponesse, i ragionamenti e le “filosofie” che vengono proposte non potrebbero essere espresse. La stessa tecnica, se perde il suo presupposto, si autodistrugge e il singolo dissolto nelle sue relazioni è evanescente: “Senza l’io non c’è più neppure relazionalità. Per quanto riguarda la differenza sessuale, il misconoscimento del ruolo del corpo, “nel suo spessore biologico e morfologico”, porta a orientamenti “soggettivi e arbitrari, del tutto mutevoli a seconda delle circostanze”. Non può esistere un postumanesimo senza uomini che lo sostengano e lo promuovano . Savagnone ammette che molte questioni derivano da “reali lacune degli umanesimi del passato” e le affermazioni destabilizzanti delle concezioni oggi tanto diffuse con ogni mezzo e con forme pressanti di acculturazione, pur nella loro esagerazione, non vanno sottovalutate perché denunciano delle insufficienze dei modelli tradizionali e ci mettono di fronte alla necessità di individuare percorsi di riflessione più sereni ed equilibrati. I sostenitori del post-umanesimo, tenuto conto della mappatura del genoma e dello sviluppo delle biotecnologie, si ripromettono di andare “oltre l’uomo”, ma – conclude l’autore - per seguire l’esortazione di Pindaro “Divieni ciò che sei” occorre non sfigurare l’uomo, “custodendone la sua ricchezza, come Dio solo può fare” perché “l’uomo… non può compiere il suo destino se si chiude in una narcisistica autoreferenzialità”. Non è facile sintetizzare il ricchissimo contenuto del saggio, che per il suo rigore e la sua onestà intellettuale è una rara testimonianza di sincero dialogo senza pregiudizi di sorta e con lo sguardo verso una possibile luce incipiente.

0

3

6

22 Vespri 22.indd 22

27/05/15 19.24


Giugno 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Coefficienti

È sato il seguente polinomio. (2X^10 -3X +5)^12 - (2X^2 +1)^12 + (4X -1)^6 - (X^5 -4X +6)^6 +5. Trovate la somma algebrica dei suoi coefficienti.

Il mattone

Un mattone pesa 40 kg più mezzo mattone. Quanto pesa il mattone?

Somme

È data la somma riportata in figura. 7 D C B A + 5 C B A D + C A B D C = _______________________ 1 7 A A 8 A

Trovate i valori, non nulli, delle incognite A, B, C e D in modo che la suddetta operazione risulti verificata. Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero L’acquario mezzo pieno e mezzo vuoto: 200 kg; Giorni passati: Lunedì; Trasloco: 24 ore

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

MACBETH Regia: Justin Kurzel. Con: Michael Fassbender, Marion Cotillard, David Thewlis Il teatro filmato incontra l’estetica di 300. Ma alla fine l’effetto è gelido. Questo è il nuovo Macbeth, l’adattamento della tragedia di William Shakespeare che non compete nemmeno per un secondo con i cult cinematografici precedenti realizzati da Welles, Polanski e Kurosawa. Un film senza pathos, ma soprattutto un prodotto che rischia di colpire il rapporto tra cinema shakespeariano e spettatori, quello fatto dal grande spettacolo interpretato da attori di punta, un “genere” scatenato nuovamente alla fine del millennio da Kenneth Branagh e portato avanti in maniera brillante da autori come Baz Luhrmann e Al Pacino. A sbagliare in partenza è l’uomo dietro la macchina da presa, l’australiano Justin Kurzel, cui sembra non importi il valore del verso shakespeariano che viene pronunciato senza passione. Il più delle volte sussurrato, come se gli attori fossero su un palcoscenico alle prese con un adattamento senza infamia e senza lode della tragedia del bardo. Kurzel si ricorda solo in parte che questo è cinema: fa un ottimo lavoro nel trovare le location giuste, entrando dentro cattedrali e puntando l’obiettivo sulle meravigliose montagne scozzesi (tra i luoghi più belli del mondo); quello che non fa è coinvolgere lo spettatore al massimo delle possibilità. Gli interessa di più il fascino visivo, uno dei pochi punti di forza del suo film fragile. Perfino gli attori, specialmente Marion Cotillard in versione Lady Macbeth languida, risultano legnosi. Più interessante il lavoro fatto sul corpo di Michael Fassbender, la cui presenza fisica è sempre convincente: lo vediamo allenarsi nel suo castello e fare giri attorno ai suoi alloggi mentre i pentametri giambici del suo Macbeth vengono pronunciati come voce della coscienza, proprio come se fossimo in un film di Terrence Malick.

Stadi come palcoscenici per esibire il malessere di Danila Intelisano Un tempo lo sport era sinonimo di una sana crescita psico-fisica e soprattutto era mezzo di condivisione, di socializzazione, di generosità e naturalmente di divertimento. Come quando i papà portavano sulle spalle i loro piccoli allo stadio a tifare per la squadra del cuore. Ma un equilibrio che salta, ne mette a rischio un altro e insofferenza e rabbia diventano pane quotidiano mal lievitato e privato dei potenziali benefici. La sensazione sempre più diffusa é che gli stadi siano ormai solo palcoscenici dove esibire il proprio malessere, morale ed economico, che trova un eccellente cassa di risonanza in azioni barbare; valvola di sfogo di un disagio sociale pianificato. Una sceneggiatura scritta e diretta da pupari accorti, per quelle masse che, mal recitando, credono così di assurgere finalmente ad un inaspettato ed imprevedibile ruolo da protagonista, che offre popolarità in tutto il mondo. Burattinai che confondono le nostre vite, che sponsorizzano e producono un pessimo spettacolo, dove la disoccupazione, la confusione, la corruzione, l’ingiustizia e l’ignoranza sono protagonisti; la manovalanza del caos programmato recita ignara la sua misera parte. Il finale di questa mostruosa recita, già vista molte volte, sarà solo e sempre drammatico! A questo punto, la logica dello spettatore attento chiede: Ma come fa uno striscione ad entrare inosservato? Come mai le persone per bene vengono controllate fino all’unghia del piede e una bomba carta riesce a passare impunemente? Le società sportive nulla sanno, nulla vedono e nulla sentono? O sono troppo impegnate a comprare e vendere partite? Bentornato a Sodoma e Gomorra amico Cosmo e complimenti per l’abbronzatura di montagna. La violenza non è figlia di una giornata storta, ma di una strategia studiata con largo anticipo sulla nostra consapevolezza. E trova naturalmente buona semina nei livelli più disagiati dove è facile giocare sporco. Ma il prezzo è così elevato che stavolta ci scommetto tutti i miei…. anni. Be sono troppi! Anche gli strateghi piangeranno lacrime amare.

23 Vespri 22.indd 23

27/05/15 19.24


Vespri 22.indd 24

27/05/15 19.24


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.