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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 24 anno X - 20 giugno 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Affonda il Cara di Mineo di Claudio Mec Melchiorre La questione dei migranti è sempre incandescente. Le guerre attualmente in corso provocano qualche milione di fuggiaschi che aspirano a diventare rifugiati. Moltissimi sono raggruppati in veri e propri lager che pian piano diventano città permanenti, come i campi palestinesi in Libano, in Giordania, in Siria e ovviamente nella Striscia di Gaza e Cisgiordania. Ma le nuove guerre stanno producendo un nuovo tipo di fuggiaschi. Spesso uomini e donne della classe media e alta siriana, irachena o libica. Questi lasciano quasi tutti i loro averi, ma partono in auto e quel che possono portare con sé. Arrivati in Egitto, si spostano in Turchia e quindi in Grecia. Il loro obiettivo è di prestare la loro opera professionale in qualche luogo d’Europa o del Mondo e ricostruirsi una vita. Poi ci sono i fuggiaschi dalla fame o dalle faide locali. Ce ne sono in tutto il Mondo. America Latina, Estremo Oriente, Africa in particolare. A questi si aggiungono pakistani e afghani delle zone di guerra. Si tratta di persone che spesso non hanno molto. Sono poveri. I loro viaggi sono lunghissimi. E per ogni balzo che fanno, devono trovare i soldi per pagare. Le donne vengono sistematicamente violentate. Gli uomini sono continua a pag 5

Taormina

Agrigento

La Boheme della vergogna diretta da Veronesi

Il mistero delle case abusive nella Valle dei templi

A. Mattina

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La Sicilia resta ferma al palo: l’isol d i Maria de lo s Angeles Ga rcia Tutto fermo, per non sbagliare - Nei “bignami” di teoria e prassi della pubblica amministrazione è spiegato con chiarezza: c’è un solo modo per non commettere errori se si è un pubblico amministratore. Basta non fare nulla. Una formula che fu eletta a regola dalla storica corrente democristiana dei “dorotei”, famosi proprio per la loro capacità di ipnotizzare le pubbliche amministrazioni, bloccandone ogni anelito vitale. Una scuola e una corrente di pensiero a cui si possono ascrivere decine e decine di presidenti e assessori regionali siciliani. Dinanzi ai problemi storici – sempre uguali – che le piazze urlanti sottopongono all’attenzione dei governi degli ultimi quindici anni, quante riunioni sono state convocate d’urgenza a Palazzo d’Orleans? Migliaia, forse milioni. Quante volte i presidenti e gli assessori hanno promesso di attivare dei “tavoli tecnici”incaricati di trovare una soluzione urgente? Milioni di milioni di volte. E quante volte questi “tavioli” hanno lavorato ad interminabili riunioni utili solo a definire la data della riuinione successiva? Milioni di milioni di volte. Senza che mai nessuno abbia tirato fuori una idea una. Per non dire una soluzione che sia uno, a uno solo dei rpoblemi… Il “cedimento” del viadotto Himera, che ha tagliato in due l’autostrada Catania Palermo e l’intera Sicilia, sta lì, a simboleggiare un modo di fare, di agire, di fare politica” che è tipico della nostra terra. La frana che ha provocato il “disastro” è vecchia di almeno vent’anni. La minaccia è nota almeno da tredici. Una decina solo gli uffici tecnici e amministrativi che avrebbero dovuto fare qualcosa. Altrettante le “autorità” politiche e amministrative che avrebbero potuto o dovuto attivarsi, in un modo qualsiasi. E invece no. Nessuno ha mosso un dito, nella migliore tradizione dorotea, appunto. E adesso tutti

Tutto era fermo già da ottobre dello scorso anno. Si attendeva il bilancio arrivato il 1 maggio. Poi sono arrivate le amministrative. Adesso nessuno si muove per paura dell’inchiesta di Mineo, che ha già messo spalle al muro l’Ncd di Castiglione e Alfano sono paradossalmente contenti della dichiarazione dello stato di “emergenza” arrivata due mesi dopo il cedimento strutturale di uno dei piloni. Neanche il cemento armato riesce a sopportare il peso di tanta sciatteria. Ma siamo capaci di fare di meglio, anzi di peggio. Comunque di più. Il silenzio come regola - Se a questa predisposizione come dire, cromosomica, della politica siciliana, si aggiunge quel pizzico di inconcludenza di cui Saro Crocetta e il suo effimero cerchio magico hanno già ampiamente dato prova, il gioco è bello che fatto. E il fondo rischia di diventare più profondo ancora. Sappiamo tutto dei disastri legati alle cose che Crocetta ha tentato di fare: dalla riforma delle province a quella della formazione professionale, passando per la vicenda Muos, fino alla indecente, indecorosa – e perfino costosissima – comparsata dell’Expo. Ma poco sappiamo o abbiamo analizzato del “nuovo corso” crocettiano. Quello della “immersione” totale nel silenzio e nell’immobilismo. Già. Mafia e antimafia usano gli stessi canoni di comunicazione. Prima l’esplosione della loro furia scompagina la nostra vita. Poi il silenzio assoluto, l’immobilità totale, permettono alle due – complementari – forze funeste della nostra epoca, di lavorare “a porte chiuse”, per tessere nuove alleanze, sperimentare

nuovi percorsi, nuove strategie di espansione nel territorio. Pensateci. Stessa tecnica. Stesso modus operandi. Con fini platealmente e dichiaratamente tanto diversi… che finiscono comunque per incidere – profondamente – sulla vita dei siciliani. Che subiscono la pressione di due mondi apparentemente tanto diversi e contrapposti… Ebbene, Crocetta, dopo tante comparsate scoppiettanti nella scena politica e in quella mediatica, da sei mesi ha scelto il riparo della trincea. Ha optato per il silenzio stampa. Il bilancio, le elezioni - Prima sembrava che la “meditazione” fosse legata alla ricerca di un equilibrio – impossibile – nei conti economici di mamma Regione. Occorreva un aiuto da parte del governo nazionale. Non si poteva né si doveva indispettire Matteo Renzi e i suoi proconsoli in Sicilia. E giù bocconi amari, pur di ricevere la promessa di una manciata di milioni utili a tirare a campare ancora un po’, in attesa di tempi migliori. Della ripresa promessa. Del “decollo” dell’Italia. Chissà. Dal 31 ottobre dell’anno scorso, data in cui il bilancio doveva essere approvato, al 1 maggio, data in(cui`in realtà i documenti contabili sono stiti esitati dall’Assemblea regionale, qbbiamo vissuto in une0sorta di acquario, da cui ogni tanto si alzava quqlche spruzzetto di astioso veleno. Ma nulla di più. Poi, da”Roma, è partito l’ordine

Rosario Crocetta di ìavorare, ventre basso, ai risultati elettorali, pur contenere quella che già da subito si provilava come una battuta d’arresto per il triongale incedere della gioiosa macchina da guerra renziana. E ancora una volta, Crocetta e la sua speciale squadra antimafia televisiva, già “provata” dalle inchieste aperte sul conto di Antonello Montante, ha accettato di autocensurarsi. Vale la pena ricordare che l’unico tentativo di colpo di coda – l’ormai famosa conferenza stampa di Crocetta e Antonio Fiumefreddo che annunciavano inchieste e sanzioni sugli evasori fiscali siciliani – si risolse con un gigantesco coro di fischi. E che un coro di fischi – diversi, più acuti e popolari – aveva accolto per la prima volta, l’arrivo di Saro Crocetta nella “sua” Gela, in occasione della campagna del suo candidato sindaco, travolto al primo turno, da una fiumana di voti grillini. Mineo, oh Cara - L’eco dei disastri elettorali non si era ancora spenta, quando la procura di Roma ha lanciato la notizia della seconda ondata di arresti nell’inchiesta “mafia capitale”. Una inchiesta che rischia di travolgere gli assetti governativi romani, partendo – guarda caso – da Mineo, piccolo centro nel cuore dell’enclave calatina in cui Pd e tardo democristiani convivono storicamente. Il fulcro dei torbidi affari della mafia romana, pare ruotasse –

secondo i riscontri dell’inchiesta – attorno a un appalto da 100 milioni di euro, per il mantenimento di migliaia di profughi ospitati a Mineo, all’interno del “Cara”, il centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una struttura realizzata in quello che era stato un enorme villaggio recintato, destinato ai militari americani di base a Signonella, nel cuore della Sicilia, a metà strada tra Catania e Caltagirone. L’appalto, stando alle carte romane, sarebbe stato pilotato da Luca Odevaine, il faccendiere lib-lab di cui si sono fidati “ciecamente” sia Francesco Rutelli quando era sindaco di Roma, che Nicola Zingaretti quando era presidente della provincia di Roma e perfino Angelino Alfano, adesso che è ministro degli interni. Le manovre di Odevaine – osservano i magistrati – sarebbero state rese possibili dal suo ruolo all’interno della “cabina di regia” che al ministero degli interni gestisce l’emergenza rifugiati. Un ruolo che lo ha messo in rapporto con Giuseppe Castiglione che, nella sua veste di presidente della provincia di Catania, era l’autorità incaricata della gestione dell’appalto ministeriale. Ecco, secondo i magistrati, quell’appalto sarebbe stato truccato. Durante la gestione di Castiglione. Che è uno dei fondatori e dei referenti dell’Ncd. E il sindaco di Mineo è un uomo dell’Ncd. Fedelissimo di Castiglione. Così come pare che il consorzio che gestisce il “Cara” veda una dirompente presenza di cooperative, di dirigenti e di dipendenti in quota Ncd. E accade, senza alcun dubbio, che lo stesso Ncd, a Mineo, in coincidenza con l’avvento dell’appalto, ha fatto segnare percentuali elettorali che non hanno alcun precedente o raffronto, in nessuna parte d’Italia. Per non dire dell’appello dell’autorità Anticorruzione che da mesi chiede al ministero dell’interno di commissariare il consorzio, per le palesi incon-

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sola sprofonda sempre più in basso gruenze emerse nella gestione dell’appalto. Ma soprattutto per le “complicanze” penali rivelate dall’inchiesta romana. Un appello che il ministro dell’interno, Angelino Alfano, siciliano anche lui, segretario e padre politico dell’Ncd, ha ignorato. Almeno fino al momento in cui scriviamo. Nonostante ci sia un eclatante fatto nuovo: l’avvio ufficiale di una inchiesta a carico di Giuseppe Castiglione da parte della procura di Catania. Castiglione, nel frattempo, è diventato infatti non solo parlamentare nazionale dell’Ncd. Ma anche membro del governo Renzi, in cui assolve il ruolo, non certo secondario, di sottosegretario all’agricoltura. Renzi, Alfano, Castiglione, Crocetta - Dinanzi all’ipotesi, neanche tanto remota, che segata la sedia di Castiglione, vacilli quella di Alfano e che l’intero governo nazionale finisca maciullato dall’appalto di Mineo, Matteo Renzi non ha avuto esi-

tazioni. E ha dichiarato a gran voce, intervenendo personalmente nella vicenda, che non basta certo una inchiesta – sia pur seria ed eclatante – a giustificare le dimissioni di un uomo di governo o di un sindaco, riferendosi, naturalmente a Ignazio Marino, sindaco di Roma. Ci mancherebbe altro, che da parte del governo si mettesse in discussione la presunzione d’innocenza prevista dalla Costituzione per ogni cittadino italiano, fino a sentenza passata in giudicato… Sì, è vero, appena due mesi fa,

Giuseppe Castiglione lo stesso principio non è stato tenuto in alcuna considerazione, quando nel tritacarne era finito il buon ministro – anzi ex ministro – Maurizio Lupi, Ncd anche lui. Costretto a lasciare il ministero delle infrastrutture perché uno “spiffero” su alcuni giornali aveva permesso la pubblicazio-

ne di alcune intercettazioni che dimostravano tutto il suo ingenuo amore paterno… Lupi ha lasciato perche suo figlio avrebbe ricevuto in regalo un rolex e ottenuto – per pochi mesi - un incarico professionale da duemila euro al mese da un imprenditore “appaltatore” di alcune opere pubbliche ministeriali. Castiglione è coinvolto in una inchiesta in cui si è già dichiarata la illegittimità di un appalto da 100 milioni di euro. Sono saltati i pesi e le misure. E’ evidente.

Ma il grottesco della vicenda sta nel fatto che – in piena bagarre giudiziaria – il segretario regionale del pd, Fausto Raciti, abbia sollecitato l’ingresso dell’Ncd siciliano al governo regionale. Non si sa se scherzasse o dicesse sul serio. Ma Raciti ha sentito forte l’esigenza di fare chiarezza. E di chiedere che ogni forza presente nel governo nazionale sia coinvolta nella politica locale. E Crocetta, tirato per la giacchetta, ha risposto attraverso una intervista pubblicata sulle pagine palermitane di Repubblica. Il governatore, in maniera un po’ tortuosa, ha spiegato, con parole sue, che magari questo non gli sembra il momento adatto. Ecco. Il quadro politico e sociale ed economico dell’isola è così fermo, così compattamente “piatto”, che non val la pena modificare nulla…, meglio mantenere l’anemica vacuità della attuale schieramento orgogliosamente minoritario…

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Giugno 2015 - Opinione

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Giugno 2015 - Attualità

Processo a Sebastiano Scuto: presto le richieste dell’Accusa di Marco Benanti

Continua al Palazzaccio la complessa vicenda che ruota attorno all’imprenditore della grande distribuzione Corre e va spedito il processo in Corte d’appello contro l’ex “re dei supermercati” Sebastiano Scuto. Davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Catania (presieduta da Dorotea Quartararo) Sebastiano Scuto è sotto processo dopo il parziale annullamento a opera della Corte di Cassazione nel giugno dell’anno scorso. Il sostituto procuratore generale Gaetano Siscaro nell’ultima continua dalla prima costretti allo stesso trattamento, specie se giovani, oppure a fare da schiavi ai loro carovanieri. In un modo o nell’altro, arrivano da qualche parte sulle coste africane. L’attuale porta principale è la Libia, di fronte al porto di Tripoli. Altri punti di partenza verso l’Europa sono la Tunisia, l’Egitto, il Marocco. La Marina Italiana, dopo il tentativo del governo Monti di limitare le partenze dalla Libia, è stata invece incaricata di salvare tutti i migranti possibili. I risultati di questa scelta cominciano ad essere paradossali. Navi italiane o mercantili contattate dalla nostra Marina, raccolgono i migranti anche a trecento miglia dalle nostre coste e poi li portano in Italia. Al momento, anche la Marina Britannica sta salvando i naufraghi portandoli sulle nostre coste. I salvataggi avvengono ormai a ridosso della costa libica. La ragione sta nel fatto che il naviglio a disposizione dei fuggiaschi è sempre più precario. L’operazione di salvataggio viene innescata da una telefonata di uno scafista attraverso un telefo-

udienza ha parlato a lungo, per ore e ore, di alcuni aspetti centrali della complessa vicenda, dove la mafia viene fuori in evidenza (la Cassazione ha affermato il legame di Scuto con il clan Laudani) che ruota attorno all’imprenditore della grande distribuzione, una vicenda che dura da oltre dieci anni e nel corso della quale non sono mancati clamorosi “colpi di scena”. Adesso, all’udienza del 18 giugno prossimo il sostituto procuratore generale Siscaro formalizzerà le sue richieste: l’Accusa mira alla confisca dell’impero di Scuto che trodotto vuol dire davvero una montagna infinita di euro. Intanto, in questi giorni, è arrivata la notizia della confisca di

un conto svizzero riconducibile all’ex re dei supermercati Scuto. La decisione, che rigurda la cifra di 700mila franchi svizzeri, è stata presa dal Tribunale penale federale elvetico. Nel conto svizzero, intestato al figlio incensurato Salvatore e aperto nel 1997, sarebbero confluiti

i soldi provenienti dall’attività del padre. I giudici d’Oltr’alpe hanno deciso di continuare sulla linea tracciata dal ministero della Confederazione con il primo decreto. Secondo i togati: “i valori patrimoniali sarebbero stati per svariati anni nella disponibilità dell’organizzazione dei Lau-

dani”, il clan mafioso, radicato nel comune di San Giovanni La Punta, cui è legato –sentenza di Cassazione alla mano- il nome di Sebastiano Scuto. La lunga e complessa indagine dei magistrati di Lugano è stata svolta in sinergia con la Procura generale di Catania. La difesa dell’imprenditore puntese potrebbe impugnare la decisione davanti a un nuovo collegio federale. Nel mese di luglio, poi, Scuto dovrà affrontare, a Catania, anche le misure di prevenzione. Le prospettive di questa vicenda dovrebbero essere, al più presto, nitide. E a Catania, un certo tipo di ambiente non ha per nulla gradito.

no satellitare che dà la posizione della barca. Fatto questo, se non ci sono problemi con il meteo, i migranti vengono trasbordati e portati in Italia. La Ue ha di recente fatto una riunione che possiamo definire storica di ministri degli Interni, degli Esteri e della solidarietà sociale per affrontare questa emergenza. Ad organizzarla il Commissario Europeo Federica Mogherini. Un grande successo. Che però ha prodotto un accordicchio che ha suonato come un rimprovero all’Italia, estendendo l’area di intervento obbligatorio per ragioni umanitarie a cinquanta miglia dalle coste dei Paesi Europei. Noi che navighiamo oltre le cento miglia da Lampedusa, siamo un po’ fuori da questa regola. Grazie alle cronache giudiziarie, tutta Europa sa che c’è ormai un interesse economico fortissimo, in Italia, sull’ospitalità ai migranti. E ridacchiano, quando si parla del nostro buon cuore. Al netto dei volontari che credono fermamente alla loro missione, in effetti il nostro buon cuore è annacquato da una cifra pari a circa quattro miliardi che ormai viene impegnata nella gestione

dei rifugiati e migranti. Sono forti i sospetti che possa esserci l’interesse russo a destabilizzare l’Europa. Non a caso, la Russia finanzia anche i partiti anti immigrazione, come la Lega. Oppure c’è il sospetto che chi guadagna in Italia sulla gestione dei migranti sia anche complice della transumanza umana a pagamento. L’interesse è chiaro. Una struttura gestita come casa vacanze da un parroco trapanese già più di un anno fa ha pubblicamente reso noto che avrebbe messo a disposizione la propria struttura per ospitare sedici migranti. Presa la calcolatrice, scopriamo che la struttura, con questa scelta, si è garantita un fatturato di circa cinquecento euro al giorno. Il totale è di circa centottantamila Euro l’anno. Con le case vacanze, queste sono cifre inarrivabili. Buzzi, arrestato eccellente dell’inchiesta su Mafia Capitale, ha recentemente chiarito che se parla del Cara di Mineo “casca il governo”. Rumori di fondo fanno addensare le nuvole sulla testa del nostro ministro degli Interni, fermo sostenitore delle operazioni di salvataggio. L’altro arrestato dell’inchiesta

romana, Carminati, invece rende noto che i migranti rendono più della droga. Ovviamente, ora capiamo quanto vale il Cara di Mineo. Con i suoi 3220 ospiti, se davvero sono lì, visto che i controlli sono quanto meno laschi in uscita dal campo. Senza nulla spendere di affitto e pochissimo di manutenzione, il gestore fattura più di quarantuno milioni l’anno. Le inchieste ventilano il nome di un Ministro come di persona che molto si è spesa perché il Cara di Mineo potesse funzionare e potesse essere sempre pieno. Ma al momento, l’unico accusato di premere per questo risultato pare essere quel Buzzi che minaccia di fare cadere il governo. Nel frattempo, si scatena la bagarre. Veneto, Lombardia e Liguria non vogliono accogliere i migranti. Forse non hanno nessuno in grado di mettere su una bella struttura da 40 milioni l’anno. Eppure, sono sicuro che molti albergatori sarebbero felici di fare questa scelta. La loro attività ne uscirebbe definitivamente compromessa, ma se l’affare durasse almeno tre, quattro anni, ne sarebbe valsa la pena.

Cosa resta a questo punto del buon cuore degli italiani? Poco, purtroppo. E si conferma che siamo diventati complici dei mercanti di schiavi e di violenze sessuali ripetute. Se fossimo un Paese serio e non un sistema ormai allo sbando, daremmo dignità vera agli uomini e alle donne che abbiamo deciso di salvare. Impediremmo ai mercanti di schiavi di lucrare in modo schifoso sulla disperazione, la fame e la guerra. Ma non lo facciamo. Ne siamo complici, perfino. I nostri solidali capi, anche accusati di nefandezze, continuano a girare in tondo, finché non cadranno tutti giù per terra. E noi pagheremo le conseguenze dello scandalo. Per fare arricchire loro. Perché materialmente non salviamo nessuno. Quelle che arrivano da noi, forse torneranno ad essere persone. Ma all’arrivo sulle nostre coste hanno sulle spalle tante di quelle privazioni e torture che dovremmo provare vergogna per questa ulteriore speculazione sulle loro spalle. Dovremmo tornare alla politica alta. Ma restiamo appiccicati alle vischiosità dei miserabili. Claudio Mec Melchiorres

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Giugno 2015 - Catania

Catania e l’affare ufficio stampa: una serie di anomalie irrisolte di Giuliano Busà Non se ne discute più, non se ne sente più parlare ma l’anomalia dell’ufficio stampa del Comune di Catania permane ed ha resistito con immutata originalità alla dialettica politica e mediatica che è scaturita dalla sollevazione del problema in consiglio comunale qualche tempo fa. Permane soprattutto la stranezza non solo a livello di organigramma ma anche in ciò che l’ufficio stampa di un comune come Catania dovrebbe fare per la propria utenza. La città non è informata su quanto avviene ma esclusivamente sugli spostamenti, i sorrisi, le strette di mano del sindaco e della Giunta. Legittimo, per carità: ma si dovrebbe specificare allora che è l’ufficio stampa del sindaco Enzo Bianco, non del Comune di Catania, a diramare comunicati e informazioni che tendono più al rosa che al succo degli eventi cittadini. Le foto e gli stringatissimi e sempre sorridenti comunicati, girati alle testate che gentilmente li riportano per intero – quelle online hanno il problema di riempire gli spazi e di farlo in breve tempo, quindi questi dispacci sono manne dal cielo – non hanno nessuna utilità agli occhi di chi vorrebbe essere informato sulle pertinenze e i dettagli dei lavori di giunta e consiglio, ma anche di problemi e criticità che a leggere le parole diramate da Palazzo degli Elefanti sembrano distanti anni luce dalla nostra città. I fatti parlano però della prosecuzione di un’anomalia che ha portato ad una condanna da parte della corte dei conti. La breve cronistoria parte dal 2002, quando veniva istituito l’ufficio stampa all’interno del Gabinetto del Sindaco. Ad essere inizialmente previsti erano cinque componenti inquadrati con la mansione di redattore capo. Al vertice dell’ufficio nel 2003 andò Nuccio Molino, dipendente interno

Palazzo degli Elefanti al Comune, salvo poi passare dal 2004 al 2008 in aspettativa non retribuita. Il suo posto passò allora alla collega Francesca Pavano. A prendere posto all’interno dell’ufficio stampa furono anche due giornalisti pubblicisti, Salvatore Di Guardo e Francesco Di Marco. Le nomine degli esterni e le molteplici proroghe iniziarono proprio a partire da questo momento e fino al marzo 2008 con una serie di delibere avallate dagli stessi amministratori. Poi il caos e una serie di determine che portarono all’inserimento come esterni di tre giornalisti: Giuseppe Lazzaro Danzuso, Michela Petrina, Giovanni Iozzia. In primo grado la Corte dei Conti scrisse, testuale, che “l’ufficio stampa del Comune di Catania non presentava nei predetti periodi una carenza d’organico tale da giustificare il ricorso all’utilizzo di giornalisti esterni”. Ma nessuno aveva segnalato carenza di personale e anzi i due pubblicisti assunti “rivendicavano da tempo, senza successo, il trattamento economico da redattore capo”. Incarichi e compensi reputati ingiustificati, senza indicare in maniera

specifica gli obiettivi da conseguire. “Gli amministratori – si legge ancora – sarebbero stati in grado, utilizzando un minimo di diligenza, di rilevare che i pareri di regolarità tecnica apposti dal Reale sulle proposte di delibera erano scarni, privi di congrua motivazione e talora addirittura intrinsecamente contraddittori”. Poi le condanne per danno erariale: Umberto Scapagnini 9.959,05 €, Giuseppe Arena 6.638,30 €, Mario Brancato 3.781,36 €, Francesco Caruso 3.320,75 €, Orazio D’Antoni 3.320,75€, Filippo Drago 2.856,74 €, Fabio Fatuzzo 6.638,30 €, Silvana Grasso 3.781,56 €, Stefania Gulino 3.320,75 €, Mario Indaco 2.578,26 €, Antonino Nicotra 2.578,26 €, Vincenzo Oliva 1.343,24 €, Luigi Passanisi 2.856,74 €, Domenico Rotella 6.638,30 €, Salvatore Santamaria 5.729,07 €, Carmela Schillaci 2.578,26 €, Giovanni Vasta 6.638,30 € e Giuseppe Zappalà 9.959,05 €. E oggi? La situazione pare ripetersi, secondo quanto denunciato in maniera decisa da Manlio Messina, consigliere in quota Area Popolare, in con-

siglio. Dopo aver fatto notare a Rosario D’Agata la similitudine presente oggi, sempre con Iozzia e Danzuso protagonisti, Messina ha sottolineato come “quelle due persone per cui venne condannata l’amministrazione vecchia, se si va a verificare il portale dell’ufficio stampa del comune di Catania, il quale dovrebbe essere riservato, tant’è che nella mia azione ispettiva ho avuto difficoltà ad accedervi, hanno accesso a tutte le password del portale del comune. Risultano infatti mail dei 2 signori in questione dove si vede scrivono articoli e decine di comunicati stampa per conto dell’amministrazione”. Una richiesta legittima, non fosse altro che sembra paventarsi la stessa anomala e ingiustificata fattispecie che pochi anni fa portò alla predetta sentenza, per di più – ed è qui l’assurdità – con gli stessi due giornalisti in questione. Non si dà pace Messina: “Secondo quale principio questi signori utilizzano il portale del comune, con quali password e chi le ha date loro? Come mai li trovo regolarmente seduti negli uffici del comune, utilizzando computer,

secondo quale contratto e legge?” Le stranezze riguardo Giovanni Iozzia e Giuseppe Lazzaro Danzuso non si limitano solo a questo, che basterebbe anche. Prosegue il consigliere Messina: “Danzuso è colui che secondo l’Ordine dovrebbe vigilare che tutti i giornalisti si comportino secondo principi idonei ad appartenere all’Ordine stesso. Garante dell’organo di garanzia, ma che lavora per un ente, pagato per l’Asec trade e scrive articoli per il comune; Iozzia – prosegue – scrive per il comune ma non si ha traccia di un suo contratto e non si capisce quindi a quale titolo”. E in effetti i comunicati, stranamente – ma faremmo prima ad indicare le cose normali di questa vicenda anziché abusare del concetto di anomalia – non sono mai firmati, come invece è norma fare, indicando in calce anche il numero di tessera di iscrizione all’Ordine dei Giornalisti. Non si ha contezza nemmeno di eventuali accordi come portavoci del sindaco afferenti ai due giornalisti in questione, la cui situazione rimane dunque ai limiti dell’assurdo. Non fosse altro infatti che se Lazzaro Danzuso ha ottenuto l’incarico per Asec Trade, Iozzia è stato (ed è) al centro di un altro affare poco chiaro, quello riguardante l’assegnazione dell’ufficio stampa dell’Amt. Secondo Carlo Lungaro, che presiede l’Azienda municipale trasporti, il vincitore del bando si saprebbe già e sarebbe proprio Iozzia. Nonostante la vicenda abbia ormai più di qualche mese di vita, non è giunta una replica o una presa di posizione ufficiale da parte di Palazzo degli Elefanti, il che acuisce la stranezza della questione e alimenta le opinioni di chi ha fatto notare la gestione poco trasparente della comunicazione al comune di Catania. In attesa che qualcuno ci illumini, prendiamo con le dovute misure e senza il dovuto rispetto qualsiasi testo inviato dal Comune.

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Giugno 2015

- Acireale

Niente più acque e prestazioni alle Terme, soltanto un “mare” di debiti d i Saro F a ra ci Ha destato interesse e curiosità il nostro servizio pubblicato la scorsa settimana su questo giornale. Le foto delle Terme “incatenate” hanno indignato molti lettori. Chiusi ufficialmente gli stabilimenti per lavori di manutenzione, in realtà le attività termali sono state sospese per l’appesantimento della situazione finanziaria e debitoria. Il liquidatore Luigi Bosco, da noi raggiunto telefonicamente, ha confermato di aver interrotto l’attività per non correre ulteriori rischi. Essendo le Terme debitrici nei confronti di diversi soggetti, non ci sono i soldi per pagare le assicurazioni e dunque non si può operare in condizioni di regolarità e di piena legalità; inoltre si prospetterebbero pericoli pure per gli utenti in assenza del rinnovo di alcune autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco. Pertanto, Bosco ha chiuso le Terme. I soldi, a dire il vero, mancano pure per pagare altri oneri. Ad esempio, chi si farà carico di 400.000 e passa euro di Imu? La proprietà, cioè la Regione siciliana, non vuol saperne di tirare fuori un quattrino. C’è pure una delibera specifica nell’ultima assemblea dei

soci chiamata ad approvare il bilancio al 31.12.2013. In quella delibera si afferma che teoricamente a farsi carico delle spese di gestione e dei relativi oneri siano le Terme in piena autonomia; in pratica ciò significa scaricare ogni responsabilità al liquidatore che, a regimi ridottissimi di attività, non può certo moltiplicare con la bacchetta magica i soldi. Ad onor del vero, un’altra assemblea dei soci dovrebbe tenersi a breve anche per l’approvazione del bilancio dello scorso esercizio sociale, dove si paventa un’ulteriore perdita economica che si somma a quelle degli anni precedenti. Le Terme di Acireale SpA perdono soldi e i solerti dirigenti dell’Assessorato regionale al Bilancio, molti dei quali negli anni non hanno nemmeno visitato Acireale e i suoi stabilimenti termali, guardano all’evidenza schiacciante di questi

Le Terme di Acireale numeri quando sostengono di voler applicare, in modo restrittivo, le raccomandazioni della Corte dei Conti a non finanziare o ricapitalizzare società pubbliche in perdita. Pertanto non arriverà mai la somma di 400.000 euro stanziata nella finanziaria dal governo regionale, dopo che la deputazione locale si era fermamente impegnata per trovare tra le pieghe del bilancio questo importo. Tutto ciò perché la dirigente preposta dott.ssa Grazia Terranova non può né vuole assumersi questa responsabilità. E forse nemmeno quella di avallare la richiesta di avviare

una procedura di concordato preventivo che prima o poi l’ing.Bosco farà pervenire al socio unico, la Regione Siciliana. Il liquidatore, infatti, ha l’obbligo di tutelare il patrimonio e dunque i creditori. Ogni ritardo nel pagamento dei debiti rischia di essere deleterio, come ha sostenuto l’avvocato Andrea Scuderi che segue da vicino e consiglia l’ing. Bosco. Dunque, non ci sono soldi. Non ce ne sono a sufficienza dalla gestione corrente, anzi non ce ne sono proprio perché le attività sono sospese. Non ne arrivano nemmeno dal socio. Non rimane dunque che accelerare il cammino verso la privatizzazione, cui sembra stia lavorando alacremente in questi giorni il team di Sviluppo Italia Sicilia coordinato dal dott.Giuseppe Glorioso. Gli incartamenti dovrebbero essere già completi. Si tratta adesso di confezionare

una proposta di bando che sia appetibile e credibile. Da quando è iniziato il mandato, il liquidatore si è prodigato con ogni mezzo per rendere le Terme più “graziose” (per usare un aggettivo largamente pronunciato dai palermitani), in vista della transizione ai privati. Finchè ha potuto, ha riattivato reparti e prestazioni, ha proceduto a qualche lavoro di manutenzione e di riparazione degli impianti. Ma il “maquillage” delle Terme ha comportato comunque costi e, in presenza di debiti pregressi, prima o poi i soldi sarebbero finiti. Adesso che le attività sono sospese, bisogna ripartire da zero e forse non ci sarà nemmeno più tempo per un ulteriore “maquillage”. E’ necessario predisporre un bando nel quale prevedere che a farsi carico dei debiti sarà il potenziale investitore privato il quale avrà in gestione le Terme se darà alcune garanzie ben precise, anche riguardo al ristoro da assicurare ai creditori. Non sarà facile, ci vuole un atto di amore verso le Terme e la città di Acireale che sia più grande dell’entità dei debiti preesistenti. Ma nel business, purtroppo, non sempre l’amore è il fine ultimo delle attività di un’impresa.

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Giugno 2015 - Messina

A Barcellona e Milazzo finale di partita incandescente di Giovanni Frazzica Ultimi giorni di passione per i cittadini barcellonesi e milazzesi. A Barcellona la tensione è talmente alta che non si è riusciti a programmare il consueto faccia a faccia televisivo tra Materia e Collica, candidati al ballottaggio. La sinistra barcellonese, vicina a Maria Teresa Collica, oggi accusa Barbara La Rosa di essere solo a caccia di una poltrona, perchè appare singolare che questa esponente del Psi, molto vicina alle posizioni del sen. Oreste Pastorelli, candidata a Milazzo per le amministrative con Carmelo Formica, sostenuto da Udc e lista civica, a Barcellona si butti a sinistra il giorno dopo il primo turno. A quanto pare l’unica cosa veramente di sinistra che invece è riuscita a fare la Collica è stata la nomina ad esperto di Paolo Genovese, uomo vicino al capogruppo del Pd Orazio Calamuneri, che già negli anni ‘80 rappresentava Barcellona nella Direzione provinciale del Pci di Messina. Alcune componenti del Pd come Area Riformista, Amici di D’Attorre (ex-civatiani), Lab. Dem. e Big.Bang tifano da Messina per la riconferma dell’ex sindaco Collica. Giusi Turrisi, il candidato sostenuto dal Pd giunto terzo con 5.103 voti, non si sbilancia.“L’esito elettorale – dice Turrisi - mi obbliga a ricambiare con responsabilità la fiducia di un quarto del corpo elettorale. Il risultato della coalizione

liste di Giovana mio sostegno, ni Formica serclassificatasi peggerebbe un seconda con certo malconben 6.569 voti, tento generato è il messaggio dalla sensaziodi una volontà ne che i considi cambiamenglieri designati to, faremo ogni assessori non doverosa scelta vorrebbero diper il ballottagmettersi dal gio valutando, Consiglio, ma per ciascuno Giovanni Formica mantenere il dei due candiRoberto Materia doppio incaridati, l’effettiva volontà di condividere punti presentandosi solo con un esper- co. Questa loro scelta impedirebqualificanti del nostro progetto”. to, il prof. Melo Martella. Gli as- be lo scorrimento nelle liste per il Roberto Materia annuncia di ave- sessori designati ed i consiglieri recupero dei primi dei non eletti e re ufficialmente formalizzato la eletti erano comunque i presenti sarebbe iniqua perché per pochi squadra di Assessori senza cedere in piazza. Anche Giovanni For- voti di differenza alcuni avreballa tentazione (e alle pressioni) di mica non ha voluto fare apparen- bero due ruoli, altri zero e niente fare apparentamenti con altre liste. tamenti ed ha spiegato perchè:”Il gettoni. Tutto ciò genera ovvia“Sono certo – dice Materia – che nostro programma è piaciuto alla mente tensione, a ciò va aggiunto con loro riusciremo a dare le giu- maggioranza dei milazzesi, lo ri- che solo tre su quattro potrebbero ste risposte ad una Barcellona de- proponiamo convinti che sia la avvalersi di questa facoltà, tutto siderosa di progredire sotto i punti piattaforma giusta su cui costruire questo chiama in causa il Partito di vista economico, culturale e so- tutti insieme, il futuro di Milazzo e quindi Basilio Ridolfo. Carmelo ciale. Per fare ciò, lancio un senti- al ballottaggio. Non abbiamo vo- Formica, ora fuori corsa, si dichiato appello ai cittadini, ai candidati luto fare apparentementi e allean- ra equidistante dai contendenti, Sindaco, ai candidati Consiglieri ze, vogliamo che il patrimonio di ma l’on. Gianpiero D’Alia, che è eletti e non eletti degli altri schie- idee e la progettualità che abbia- l’azionista di maggioranza della ramenti che non sono oggi rappre- mo elaborato in questi mesi ven- sua coalizione, lo smentisce disentati dai Candidati a Sindaco gano apprezzati da tutti i cittadini cendo che le sue liste sosterranno attualmente impegnati nel ballot- senza filtri e senza snaturamenti al ballottaggio il sindaco uscente. taggio. Escludendo ogni forma di riconducibili a dietrologie riguar- Carmelo Pino ha cercato di romapparentamento, ribadisco la ne- danti accordi dell’ultimo istante. pere l’assedio in cui lo vogliono cessità di riunire le forze migliori Crediamo nel valore innovativo costringere le armate di sinistra della nostra Città per permettergli della nostra proposta politica ed in creando uno spettacolo satirico di riaccendere i suoi motori per particolare nella capacità dei gio- per stupire i milazzesi: dal palco troppo tempo fermi”. A Milazzo vani di comprenderla e sostenerla ha fatto proiettare un filmato con Giovanni Formica domenica ha più degli altri”. Secondo indiscre- una intervista dell’ex-sindaco tenuto un comizio escudendo dal zioni, che citiamo per dovere di Nino Nastasi che, appresi i risultati palco gli assessori designati, ma cronaca, sembrerebbe che nelle dello scrutinio del primo turno, si

rammaricava del fatto che Giovanni Formica non aveva raggiunto il 51% dei voti. Il commento di Pino ha sottolineato come dietro Formica ci sarebbe sempre il vecchio sindaco Nastasi, se dovesse vincere quest’armata Brancaleone. Poi sullo schermo sono apparse le immagini di un fotomontaggio in cui a bordo di una corazzata appaiono i sostenitori di Formica: Carmelo Torre, Santino Catalano, Fausto Raciti, Tommaso Currò, Pippo Laccoto, Filippo Panarello ma anche Santi Formica, il parlamentare di FI in polemica con Lorenzo Italiano per il suo mancato impegno in campagna elettorale. Questa collocazione dell’on. di San Pier Niceto sulla corazzata della sinistra è una sorta di testimonianza a favore rispetto ai sospetti di indedeltà elettorale lanciati da Lorenzo Italiano. Carmelo Pino nell’appello finale, citando la battaglia navale vinta dall’eroe milazzese Luigi Rizzo, ha detto: «Se abbiamo un pizzico di quella audacia dobbiamo trovare il coraggio di salire sul Mas e lanciare due siluri il 14 e 15 Giugno, per affondare la corazzata Brancaleone». Tuttavia, rispetto ai suoi disperati tentativi di ribaltare il risultato del primo turno, sembra rimanere piuttosto indifferente l’ex rivale e cugino Lorenzo Italiano che, pur potendo essere determinante, ha lasciato libero il suo elettorato di agire secondo coscienza, non identificandosi nel programma di nessuno dei due pretendenti.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Il mistero delle costruzioni abusive nella Valle dei Templi d i Fra nco Ca st a ldo “Si rimane stupefatti in ordine al diniego di competenze che codesti Uffici disattendono nonostante i precisi obblighi provenienti dalle leggi vigenti”. E’ uno dei passi di un vero e proprio ultimatum che la Procura di Agrigento lancia al Comune e alla Soprintendenza di Agrigento, all’ente Parco archeologico della Valle dei Templi e ai rispettivi uffici tecnici in ordine alla vicenda delle costruzioni abusive per le quali à stata disposta la demolizione, disposta con sentenza irrevocabile, all’interno della Valle dei templi. “In assenza di precise, circostanziate e dettagliate risposte principalmente esecutive alle richieste provenienti da questa Autorità giudiziaria, si dovrà procedere, ai sensi per abuso d’ufficio omissioni di atti d’ufficio a carico dei responsabili degli uffici tecnici degli enti competenti che, con perdurante ostinato ritardo, impediscono il rispristino della legalità nella zona del Parco Archeologico della Valle dei Templi”. All’interno della Zona A della Valle dei Templi, quella che pressocchè coincide con il Parco archeologico sono stati realizzati circa 650 manufatti abusivi. Le uniche demolizioni fino a oggi eseguite risalgono al 2001 quando le ruspe del Genio Militare abbatterono quattro scheletri di costruzioni non ultimate e al marzo del 2000 quando fu raso al suolo un garage abusivo che era stato edificato da un uomo poi condannato per mafia e al quale l’immobile era stato confiscato secondo la normativa antimafia. Il direttore del Parco Archeologico di Agrigento, l’architetto Giuseppe Parello, non ha voluto commentare la vicenda dell’abusivismo nella Valle dei Templi e l’ultimatum lanciato dalla Procura della Repubblica a Comune

In senso orario: il procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, il sindaco Lillo Firetto e una veduta notturna della Valle dei Templi e Parco che nel caso di ulteriori ritardi nell’abbattimento delle case abusive della Valle dei Templi potrebbero rischiare una denuncia per abuso di ufficio e omissioni di atti di ufficio: “Non rilascio nessuna dichiarazione in proposito. È un’opportunità per fare chiarezza? Grazie ma non dico nulla”. Questo il commento di Parello. Grane, anche se si è insediato da poco per il nuovo sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, alla prese con la scottante vicenda dell’abusivismo edilizio nella Valle dei Templi. Dal commissario straordinario che ha retto il Comune negli ultimi mesi ha ereditato un ultimatum partito dalla Procura: tutte le costruzioni fuori legge che ricadono nella zona del vincolo “Gui-Mancini” (il perimetro del sito archeologico) devono essere abbattute. Il “perdurante ostinato ritardo” dimostrato dalle amministrazioni precedenti è diventato talmente intollerabile che potrebbe indurre la magistratura a procedere per abuso d’ufficio e per omissione di atti d’ufficio. La messa in mora è contenuta, in una lettera del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo ha fatto pervenire al Comune il 28 maggio, tre giorni prima del voto. “Del caso

– ha detto Firetto – ho saputo da fonti giornalistiche. Chiederò informazioni agli uffici e al commissario Luciana Giammanco che mi ha preceduto”. Il sindaco ha chiesto ed ottenuto un incontro in Procura che si è già svolto ed è servito a mettere in chiaro alcune posizioni. La lettera di Fonzo è stato il penultimo sollecito che la Procura ha invia al Comune, alla Sovrintendenza ai Beni culturali e ambientali e al Parco archeologico con i toni che abbiamo già letto: “Si rimane stupefatti in ordine al diniego di competenze che, come si evince dalle note, codesti uffici disattendono nonostante i precisi obblighi provenienti dalle leggi vigenti”. Finora sono 197 i provvedimenti definitivi di demolizione ma le irregolarità sarebbero oltre 500. E dopo una attesa di qualche giorno ecco l’affondo della Procura: “Le amministrazioni procedano senza ritardo, nell’ambito delle rispettive competenze, all’esecuzione delle sentenze notificate da questa autorità giudiziaria che hanno disposto la demolizione di immobili abusivi edificati nella zona A del vincolo Gui Mancini nella Valle dei Templi”. E’ il nuovo richiamo del procu-

ratore aggiunto della Repubblica di Agrigento Ignazio Fonzo notificato all’Ufficio tecnico del Comune di Agrigento, alla Soprintendenza e al Parco archeologico della Valle dei Templi. Già nei giorni scorsi la Procura aveva diffidato gli enti, avvertendoli in caso di perdurante inadempimento si potrebbero configurare i reati di abuso d’ufficio e di omissione di atti d’ufficio. Adesso Fonzo è tornato sul tema per ribadire che i provvedimenti della magistratura e le leggi “obbligano il sindaco a procedere, come atto dovuto, alla demolizione e al ripristino dei luoghi e che la Regione ha potere sostitutivo in caso di inadempienza. Gli atti vanno predisposti dal capo dell’Ufficio tecnico del Comune che in caso

di elusione o inottemperanza è soggetto a denuncia da parte della Procura. I provvedimenti attualmente esecutivi all’interno della Zona A del Gui Mancini della Valle dei Templi, ovvero l’area che fin dal 1968 è a inedificabilità assoluta, sono in tutto una decina. Gli abusi edilizi all’interno del si archeologico sono in totale circa 650 e finora gli unici edifici demoliti sono quattro scheletri nel gennaio del 2001 e un garage confiscato alla mafia nel marzo del 2000. La Zona A del Gui Mancini, i cui confini sono pressochè quelli del Parco archeologico della Valle dei Templi, è estesa circa 1.200 ettari e sin dal 1996 è stata inserita nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità Unesco”. Adesso vedremo cosa accadrà.

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La Leopoldina siracusa, fucina di idee (molte da buttare) d i Ros a To ma rchio

La ex Spero ora è diventata una “cosa” da centrosinistra. E probabilmente si farà, entro il 2020, per buona pace di tutti. Il patron Alvaro Di Stefano, purtroppo, non ha fatto in tempo a vedere neanche un accenno di buona volontà. A lui è andata solo la parte peggiore, quella di finire sui giornali tacciato come “cementificatore” a firma di GianAntonio Stella. Va da sè che Spero non è più ex e cambierà volto completamente. Spero oggi è 2020 e rientra nei percorsi tracciati dai nuovi finanziamenti europei. Via i caseggiati dell’archeologia industriale preesistente, che oggi hanno accolto parte della Leopoldina sirausana, tutto spianato, raso al suolo per far posto allo skyline, al mare di Ortigia, alle marine siracusane, al porto che verrà. Sotto la grande “agorà” , attraversata da caminanementi sullo stile promenade, giusto per riprendere uno dei vecchi progetti dell’architetto Carlo Truppi, Le vie del Mare, sorgerà un mega parcheggio per centinaia e centinaia di posti. Questo è il futuro. Andiamo all’oggi, alla Leopoldina siracusana. Al via la scuola di idee, con laboratori tematici da sviluppare . Tempo a disposizione dieci ore. suono della campanella, a fine ricreazione, si torna in aula magna per la sintesi della sintesi. Stamattina, ai banchi speciali, sul palcoscenico, due compagni “renziani”, Giancarlo Garozzo (sindaco

di Siracusa) e Davide Faraone, l’uomo del Presidente in Sicilia. “Spero 2020 è uno di quei formidabili strumenti di avvicinameno alla politica, cosi come ai sindacati, all’impresa che vuol fare - ha detto Faraone - da parte della gente ormai delusa profondamente anche dai recenti contraccolpi di Mafia Capitale e che ha voglia di costruire un futuro. Il Movimento CinqueStelle non esisterebbe se non ci fossero situazioni di denuncia e fenomeni corruttivi. Ecco perchè noi centrosinistra abbiamo un dovere in più, rispetto a Cinquestelle e Lega, dobbiamo infondere speranza e fiducia, sottolineare che in questo momento, e non fa nessuno, il PIL sta crescendo sugli investimenti, che l’economia è cambiata, e che l’Italia sta tornando a investire. (160 mila posti di lavoro in più). Il vero problema oggi in Italia non sono le riforme di Renzi ma sperare che il risultato positivo di queste riforme arrivi qui, al Sud, chiedersi come mai i dati positivi del JobAct per esempio non si vedono qui in Siciia? In questo senso, Spero2020, questo luogo, deve diventare l’emblema della ripresa, della nuova conversione per questa terra. E non seguitare con la vecchia logica alla Regione dove il bilancio serve solo per foraggiare spese e non per veri investimenti quali sviluppo, beni culturali, turismo. Occorre insomma costruire quel ponte virtuale tra Sicilia e Calabria e fare in modo che qui arrivi tutto ciò che di positivo c’è da Roma.

Il PD non ha più niente a che fare con quello di una volta, e se non lo facciamo intendere alla svelta al governo andrà solo la protesta”. Fuori dall’aula magna, il momento d’aria, di svago, con comodi divani sotto i gazebo, quasi una sorta di area vip. I pezzi grossi? L’on. Gino Foti tra tutti, circondato dal solito stuolo di amici, vecchi e nuovi, da Aldo Salvo a Giovanni Cafeo. A fare da contraltare, l’ex assessore regionale Mariarita Sgarlata, ben distante eppure sotto lo stesso tetto. Quello di Renzi. Dodici tavoli tematici: energia, ambiente e rifiuti, accountability, turismo e cultura, scuola e università, welfare e sanità, geopolitica del mediterraneo, sviluppo e politiche industriali, scocial innovation e smart city, agricoltura e pesca, governo del territorio, giovani e futuro. A seguire gli interventi dei cinque organizzatori di Spero2020, Giancarlo Garozzo (Sindaco di Siracusa), Francesco Italia (vice sindaco Siracusa), Valeria Troia (assessore comune di Siracusa), Michelangelo Giansiracusa (Sindaco di Ferla), e Giovanni Cafeo (esecutivo regionale PD). Ma cosa vuol dire Spero2020. “Un nuovo approccio per pensare al futuro. Sistematico, metodico, di squadra” hanno ribadito gli organizzatori. Gli incubatori di idee non erano nient’altro che degli scatoloni di cartone su cui ogni gruppo ha “disegnato” la sua idea progettuale. Scenografia curata dall’arch. Francesco Pappalardo che è anche il ca-

pogruppo del PD al Consiglio comunale. Ospite di punta ieri è stato Fausto Raciti, segretario regionale del PD che ben si confondeva con i ragazzi di Spero2020 considerata la giovane età. Ma l’intervento più atteso, anche se ultimo ma non meno importante per quei pochi ormai uditori delle 13 passate, è stato quello del vice sindaco Francesco Italia il quale ha ricordato solo alcuni successi riportati dalla sua amministrazione. Qualità dell’aria, verde pubblico (dopo proroghe su proroghe), Infiorata di Ortigia, dog park, il marchio di qualità dei prodotti d’artigianato siracusano, Deko, Film Commission, bus navetta e go bike. “Abbiamo trasformato in poco tempo la realtà del nostro territorio - dice l’assessore al Turismo che fu un tempo anche all’Igiene Urbana - recuperando la memoria la puntando sull’innovazione. Abbiamo dato la giusta dignità al nostro compianto concittadino Tonino Accolla intitolandogli un premio internazionale, e lanciato l’Ortigia Film Festival ormai presente persino sul portale Very Bello del Ministero per questo Expo 2015. Si torna a parlare di Mazzarona attraverso le lenti della contemporaneità con la street art. E sulla politica? Come sapete, io ho assistito a Milano nel 92 a Tangentopoli, alla nascita del Berlusconismo, della Lega e dei Grillini. Tra loro esiste un unico comune denominatore: fare politica attraverso la paura. Paura del comunismo, degli

extracomunitari, e della crisi. Noi invece facciamo qualcosa di diverso, opponiamo a questa loro paura la politica del fare a testa alta, con una visione condivisa. Molti ci chiedono come abbiamo fatto sin qui ad amministrare una città con un decimo delle risorse disponibili sino a cinque anni fa. Una iattura? Per niente, anzi, la trovo una grandiosa opportunità per riscrivere la storia, per essere creativi e costruire una nuova politica, credendoci”. Gli fa eco il sindaco Giancarlo Garozzo, tra i due l’immancabile “batticinque” da cambio giocatore a bordo campo. “Abbiamo posto le basi per un momento in cui stanno per cambiare tante cose importanti - esordisce il sindaco - e questi incontri preparatori coi ragazzi di Spero2020 non sono stati casuali. In loro abbiamo riscontrato una voglia di aggregazione e di progettualità che ci spinge a proseguire verso il giusto percorso intrapreso a sostegno delle imprese giovani. Rinunciando a parte dei nostri “stipendi” abbiamo permesso a 18 imprese giovani di aprire, e oggi sono una cinquantina le richieste per il secondo step. Dai tavoli di Spero2020 è emersa una esigenza su tutte: sburocratizzare le procedure e snellire i problemi il più possibile. Sarà il nostro primo impegno”. Novecento i visitatori nella due giorni di via Elorina che molto presto cambierà volto per aprire definitivamente entro il 2020. Il dibattito continua sul web.

Una questione catanese per Giarre: c’è un dissesto da evitare di Spectator Quando un filo si ingarbuglia si cerca il bandolo della matassa, ma a Giarre il groviglio ha più fili e ad andar dietro agli affari intricati che riguardano gli equilibri di bilancio si finisce per perdersi. Così i milioni di debiti cui dover far improvvisamente fronte sono passati da 5 a 11, il Dirigente dell’Area Finanziaria va in malattia, come già in occasione della redazione del Piano di Risanamento Pluriennale, il Sindaco si trasferisce negli uffici Finanziari del Comune, il consiglio Comunale Giarrese implode e la Maggioranza che sosteneva il Sindaco si scioglie. Il sindaco sebbene cerchi di mantenere la sua aria da homo novus, non è

esattamente un parvenue, non è un marziano rispetto al groviglio passato e certo presente dei conti giarrese, fu revisore dei conti del Comune di Giarre e in quel ruolo presentò all’allora Sindaco Sodano il dissesto come unica strada, curiosamente adesso resiste e lo fa per una unica ragione e non è il bene comune, è invece l’ignominia, che egli ritiene che dal fatto di dichiarare il dissesto gli deriverebbe e la conseguente difficoltà a confermare la poltrona o ad ambire ad altre. Per quanto si possa creare clamore intorno alla parola “dissesto” la situazione è a tal punto compromessa che non si spiega cosa ci sia da salvare, tenuto conto che la discussione sui precari che -si dice- perderebbero il

Veduta panoramica di Giarre posto è “fumo” per gli allocchi, infatti è noto che la loro posizione non dipende dagli equilibri di cassa del comune. Il tentativo di questi giorni di iscrivere in bi-

lancio somme che ipoteticamente si ritiene debbano entrare, ma che -in realtà- rispetto al dato storico e all’alea complessiva che riguarda i crediti è facile

comprendere non saranno mai nelle disponibilità delle casse comunali, non è altro che l’ennesima operazione fittizia “alla catanese” -si direbbe negli ambienti della Procura cataneseper far star in piedi un sacco vuoto. Eppure una operazione di questo genere, tutta politica, necessita di una sponda tecnica dalle burocrazie comunali, insomma serve qualcuno che regga il sacco, si troverà e per cosa lo farà? E dopo la richiesta di rinvio a giudizio per i fatti attinenti i conti del Comune di Catania pare già di sentire un “avanti il prossimo”. E il bandolo della matassa è tutto lì: una politica di avventurieri votati al tornaconto sta precipitando Giarre nell’oblio della storia.

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Il Paginone

Sciagurata Bohème a Taormina: certi spettaco

Alcuni momenti della criticata e deserta reppresentazione della Boheme diretta da Veronesi. Il personaggio di Musetta, nella fo d i Aldo Ma t t ina L’estate del melodramma al teatro antico di Taormina ha avuto il suo avvio nel segno di Puccini con una edizione di Bohème diretta da Alberto Veronesi, in veste anche di direttore artistico, all’interno di un festival dal titolo generale “Taormina lirica” che, oltre ad avere occupato i primi giorni di giugno, avrà un seguito a settembre, comprendendo alcuni balletti e lo Stabat Mater di Rossini. E’ stata, francamente, una rappresentazione all’insegna della fretta che ha sofferto di molta approssimazione, nonostante potesse contare sulla professionale presenza dell’orchestra e del coro stabili del Bellini di Catania e di alcuni bravi solisti di canto. Anche un’opera di vasto repertorio come La bohème, infatti, ri-

chiede pur sempre delle prove (che non sembra ci siano state); non si può improvvisare sulla base del ricordo e della conoscenza; gli effetti si riversavano così sulla quadratura musicale dello spettacolo e sul mancato equilibrio fra orchestra, coro e solisti di canto. Per non parlare dell’allestimento. Ma procediamo con ordine. Pubblicizzata attraverso canali diversi, prevalentemente informatici (ma anche un paginoneintervista a Veronesi pubblicato alcuni giorni prima dello spettacolo su La Sicilia), in vista delle recite è andata incontro ad un vero e proprio silenzio stampa, anche perché l’ufficio stampa della manifestazione risultava irreperibile e non rispondeva ad alcuna richiesta di accrediti; sembrava proprio che si cercasse di evitare la presenza di critici che potessero recensire lo spettacolo. D’altra parte lo

sbigliettamento non sembrava suscitare molto interesse, come è possibile osservare dalla foto che mostra un teatro vistosamente ‘pieno’ di ‘vuoti’. Partiamo dall’allestimento, realizzato dalla ‘Bottega fantastica’ su disegno di Alfredo Troisi e basato su una serie di vetrate vagamente Liberty che facevano da sfondo per tutti i quadri; le differenze di ambientazione erano affidate a rapidi ingressi ed uscite di scena per sostituire scrivanie, tavolini, lampioncini, il letto di Mimì, tutto ‘a vista’, anche perché non c’è stato intervallo fra primo e secondo quadro e fra terzo e quarto. Fatta salva la reale specificità dello spettacolo all’aperto, la confusione regnava sovrana, ancor più nella scena del caffè Momus, soffocata dalla ingombrante presenza di cantanti, coro, comparse, voci bianche (con ragazzotti e

ragazzotte dalle proporzioni ben più che bambinesche) che non avevano il minimo spazio per muoversi. Per ‘alleggerirne’ il peso il regista Enrico Stinchelli decideva di far transitare la banda militare tra l’orchestra (priva di buca) e le prime file di spettatori: caos su caos. Una regia, quella di Stinchelli, realizzata all’ultimo minuto e chiaramente in affanno, anche per mancanza di prove. I costumi erano un’accozzaglia di ibridi temporali; molti hanno indossato i propri abiti e chiaramente la coerenza è andata a farsi benedire. Insomma un allestimento che ricordava le realizzazioni amatoriali delle compagnie parrocchiali ma, immaginiamo, con ben altro costo! La parte musicale prometteva un esito migliore, ma era solo una speranza. E’ vero che c’erano i complessi artistici

del Teatro Bellini di Catania a garantire un’esecuzione professionale, solo che l’orchestra sembrava abbandonata a sè stessa e, francamente, seguire il gesto di Alberto Veronesi poteva rivelarsi controproducente; anche il coro, istruito da Ross Graigmile, era un po’ in affanno dovendo coniugare l’impegno vocale con la conquista di un minimo spazio vitale. Grandi difficoltà hanno vissuto anche i solisti di canto, frastornati dalle necessità sceniche ma, soprattutto, dalla squadratura musicale che rendeva improba la corretta intonazione e gli ‘attacchi’. Risultava, quindi, quasi un’oasi di luce l’interpretazione di Donata D’Annunzio Lombardi nei panni di Mimì, grazie alla consuetudine con il repertorio ed il carisma di cui gode, tanto da risultare oggi la più autorevole interprete delle eroine pucciniane, come ben

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tacoli non dovrebbero essere permessi al Teatro Antico

a, nella foto in costumi più che succinti e, in basso a destra, il pubblico (si fa per dire) presente ha potuto verificare il pubblico catanese negli anni passati, proprio nella parte di Mimì ed in quella di Butterfy. Accanto a lei non era il Rodolfo di Leonardo Caimi a reggerne il confronto (chè anzi naufragava tra attacchi imprecisi e difficoltà di intonazione) ma, semmai, il Marcello di Francesco Verna, brunito baritono dalla bella consistenza vocale e dalla disinvolta recitazione. Non riusciva incisiva e credibile la stridula Musetta di Maria Carfora mentre Francesco Vultaggio (Schaunard) e Francesco Palmieri (Colline) facevano del loro meglio per rendere dignitosamente l’allegra compagnia bohèmienne. Angelo Nardinocchi (Benoit/Alcindoro), Giovanni Monti (Parpignol), Alessandro Vargetto e Daniele Bartolini (due Doganieri) completavano il cast. Applausi di cortesia da parte

del pubblico intervenuto. Una nota più di colore che artistica la si aveva in seconda serata quando subentrava, nella parte di Musetta, la bella cantante-attrice-subrette Bing Bing Wang. Non l’abbiamo vista, ma ne resta eloquente documentazione, in abbigliamento (personale) succinto ed alle prese con movenze più da burlesque che da interprete di melodramma. Pare che abbia catalizzato l’attenzione del pubblico più che la musica stessa! Tutte le notizie relative alla produzione artistica sono state ricavate affannosamente dalla rete e dai social network fai da te; l’articolo potrebbe quindi contenere inesattezze nella citazione dei nomi e di questo ci scusiamo anticipatamente; l’unico pieghevole ‘ufficiale’ del festival ‘Taormina lirica’, distribuito dalla (dis)organizzazione riportava sostanzialmente

il nome di Veronesi per la direzione artistica (e di Carla Fracci per gli spettacoli di danza) mentre per La bohème in particolare si faceva riferimento ad una fantomatica ripresa dal Pompei Festival firmata da Carlo Antonio De Lucia! Qualche considerazione finale. E’ così che Taormina cerca di porsi come alternativa estiva agli spettacoli dell’Arena di Verona? E’ plausibile che vengano realizzate nel fantastico scenario millenario del teatro antico, tali approssimative operazioni, che non recano alcun contributo né alla qualità artistica né allo sviluppo turistico; e che tutto avvenga senza alcun controllo, anzi con l’indifferenza (non vogliamo dire con la complicità) di quella stessa politica che sta portando allo sfascio i teatri e le associazioni culturali siciliane, le quali dovrebbero costituire il vanto della nostra Regione?

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Augusta in fibrillazione per il sindaco ch d i Ros a To ma rchio Ballottaggio. Esito scontato per il primo turno di una incessante campagna elettorale ad Augusta per il rinnovo del Consiglio comunale ma soprattutto per scegliere il sindaco che sarà. Manca pochissimo al verdetto finale, e non sono mancati i colpi di scena. La storia della tessera del PDL, tra tutte, lo “sgambetto” teso alla candidata cinque stelle Cettina Di Pietro che si contenderà il termometro dell’alto gradimento degli augustani con Niky Paci da sempre vicino agli ambienti di centrodestra con un passato politico da assessore alla Provincia regionale e supportato da liste civiche con Civico 89, Noi per la Città, Attivamente, Prima Augusta, Tu Territorio Unito, rispetto ai suoi competitor che invece hanno schierato in questi giorni di propaganda elettorale tutto il gotha pentastellato. Un primo turno che ha visto anche diversi gap, primo fra tutto il fatidico voto disgiunto con tutte le conseguenze del caso e le centinaia di schede annullate, pur preservando in alcune sezioni il diritto al voto intenzionale, in seguito allo sbarramento del solo simbolo e non sul nome del candidato sindaco scelto. Il premio di maggioranza invece sarà il dato condizionante per il prossimo turno , il ballottaggio, a cui saranno chiamati ancora una volta gli augustani a pronunciarsi il 14 e 15 giugno. Un migliaio i voti che separano Cettina Di Pietro e Niky Paci. Questi i risultati: Cettina Di Pietro 29,62%; Niky Paci 24,54%; Giambattista Totis 13,81%; Marco Stella 12%; Domenico Morello 9%; Marcello Guagliardo 8%; Antonino Di Silvestro 2%. Qualità, spessore e credibilità dei due candidati e dei loro rispettivi programmi elettorali a parte, saranno ben altri gli elementi determinanti di questo rush finale che condurrà alla scelta del nuovo sindaco di Augusta dopo due anni di commissariamento. Quali. Il famigerato premio di maggioranza e i prevedibili apparentamenti. Entrambi, Cettina Di Pietro e Nicky Paci,

hanno giurato che correranno da soli. I Cinquestelle lo faranno per statuto, Paci per sgombrare ogni dubbio sulle sue presunte vicinanze alla “vecchia” politica. Sono due candidati giovani, volenterosi e pronti al vero cambiamento: intanto, cancellare quella brutta macchia di città bollata “mafiosa”. Saranno i tempi della giustizia a confermare semmai a decretare verdetto, nell’agone politico elettorale si lavora intanto a un serio progetto di rinascita del paese che grida vendetta e nuovi intenti del “buon fare”. Da questo punto di vista, Di Pietro e Paci incarnano perfettamente la “bella gioventù” che vuole liberarsi del passato e delle retrovie che certamente non resteranno con le mani in mano, ma escogiteranno l’impossibile per essere comunque presenti a Palazzo. Un nemico comune attanaglia i due fieri avversari. L’astensionismo dalle urne. Se dovesse ripetersi il dato sconfortante di affluenza al voto, allora sarà la Città a perdere di brutto questa scommessa per il cambiamento. Ma la curiosità ovviamente propende in queste ore verso i cosiddetti “trombati”: chi sceglieranno? Cettina Di Pietro o Nicky Paci? Al di là delle probabili richieste di alleanze, il loro voto personale a chi andrà. L’unico a sbilanciarsi sinora è stato Marcello Guagliardo di Nessun Dorma. Il tenore voterà per i Cinquestelle, darà fiducia alla Di Pietro. Gli altri rinviano ogni decisione di voto al tavolo delle coalizioni per non venire meno alla parola data: unione di intenti sino alla fine. Un dato, comunque, è tratto. Nelle amministrative di Augusta, da sempre roccaforte del centrosinistra il cosiddetto “arco costituzionale” è stato tagliato fuori dai giochi, direttamente bocciato dal voto. La competizione elettorale tra una settimana si risolverà col prevedibile ballottaggio. In lizza, Cettina Di Pietro, unica candidata sindaco donna esponente dei Cinquestelle, avvocato, mamma. Dall’altra parte Nicky Paci, giovane politico con alle spalle un percorso politico da “grande”, essendo già stato assessore alla

Cettina Di Pietro davanti al seggio Provincia, prima ancora consigliere, quando governava il centrodestra con Uccio Bono. Ma Di Paci è trasversale, da sempre vicino al deputato Pippo Gianni, moderato di centro, in grado di raccogliere le simpatie del centrosinistra per i noti accordi politici. Pippo Gianni ha fatto alleanze anche con l’attuale compagine renziana al Comune di Siracusa. Paci ha anche raccolto le simpatie del NCD del deputato regionale Enzo Vinciullo, e si propone al suo elettorato con un poderoso cartello di liste civiche. Soddisfatta Cettina Di Pietro per essere arrivata addirittura prima. Un migliaio di voti la separano da Paci. “Non mi aspettavo di uscire come prima dalle urne, ma arrivare al ballottaggio assolutamente si. – dice - Ci credevo, e cosi è stato. Una grande soddisfazione”. Nicky Paci dice che quando decise di candidarsi ha pensato che il suo percorso civico doveva essere trasversale schierando le migliori risorse che hanno avuto il coraggio di esserci. “La mia candidatura deve essere letta come un momento di riappacificazione per amore della nostra città. – ci rivela -, e non come un momento di ostilità, nonostante voci e atteggiamenti al vetriolo non consoni ai climi di democrazia auspicata. Bisogna uscire dalle secche in cui ci troviamo con l’alta politica che è quella che è venuta a mancare ad Augusta

negli ultimi anni”. Altro dato. Tonfo del PD con Giambattista Totis, il professore-preside con un poderoso vissuto politico alle spalle, assai vicino alla compagine del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Eppure, i giovani non l’hanno premiato. “Probabilmente non hanno ben compreso la mia idea – dice Totis che arrivò terzo anche nelle amministrative del 1998 – continuerò lo stesso a servire questa città contribuendo alla creazione della nuova classe dirigente”. Riflettori tutti puntati al un migliaio di voti che distaccano i Cinquestelle dal cartello delle liste civiche di Paci. Si parla adesso di traini per vincere il ballottaggio. La penta stellata Di Pietro, in ossequio allo statuto del partito di Grillo, ha dichiarato chiaramente che non accetterà alleanze e confiderà solo sul voto della gente stanca e delusa dai partiti tradizionali. “La gente è stanca della vecchia politica, queste alleanze trasversali hanno il sapore del patto del Nazareno hanno stancato. Noi non ci nascondiamo dietro liste civiche, confidiamo nella bontà del nostro progetto. Questa la misura che giustifica il nostro vantaggio. La gente vuole un effettivo cambiamento. Non dichiariamo apparentamenti con nessuno. Ricorderemo solo che esiste il premio di maggioranza per poter scalfire il muro che stanno erigendo contro di me e la mia squadra di governo. Il nostro

obiettivo in queste due settimane sarà informare la gente che ignora questo elemento determinante per la scelta definitiva”. E mentre, dopo oltre due anni, Augusta rivendica una giusta conduzione della cosa pubblica cosa farà Nicky Paci in vista del ballottaggio? Continuerà col suo cartello di liste civiche. “L’unico programma elettorale utile per uscire dall’empasse è il nostro – risponde lesto - siamo contrari a ogni forma di macedonia, terremo solo la nostra coalizione, non farò entrare nessuno. Il mio appello è rivolto a tutti gli uomini di alta politica, il prossimo sindaco dovrà avere un alto senso istituzionale, perorare le istanze di tutta la comunità ai diversi livelli della politica. Pertanto, la coalizione rimane tutta perche non possiamo cambiare programma già premiato dall’elettorato”. La pentastellata Cettina Di Pietro ha già ricevuto la visita del senatore Alessandro Di Battista, della senatrice Paola Taverna, del portavoce siciliano Giancarlo Cancelleri, del sindaco di Ragusa Piccitto sino a Luigi Di Maio, vice presidente della Camera. E non saranno i soli a staccare il ticket per Augusta. “Noi invece non abbiamo scomodato nessuno dagli alti scranni. – replica il competitor Nicky Paci - Tutte le proposte partiranno dal tavolo augustano. Nessuna truppa cammellata per condurci alla vittoria che sarà tutta nostra”. Il primo turno ha visto diversi gap, primo fra tutto il fatidico voto disgiunto con tutte le conseguenze del caso e centinaia di schede annullate, pur preservando in alcune sezioni il diritto al voto intenzionale, in seguito allo sbarramento del solo simbolo e non sul nome del candidato sindaco scelto. Il premio di maggioranza invece sarà il dato condizionante per il prossimo turno, il ballottaggio, a cui saranno chiamati ancora una volta gli augustani a pronunciarsi il domenica e lunedì per decidere se sarà Cettina Di Pietro o Nicky Paci il prossimo sindaco di Augusta. I colpi di scena. A distanza di una settimana dal primo turno delle

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o che verrà, da cui si aspetta il miracolo elezioni amministrative, torna a far sentire la propria voce Domenico Morello, uno dei cinque candidati a sindaco di Augusta “trombato” . Morello, che nella vita è funzionario alla ex Provincia, ha spiegato i motivi della denuncia/querela contro il candidato a sindaco del Movimento 5 Stelle Cettina Di Pietro. “Nel corso di questa campagna elettorale - esordisce Morello - per certi aspetti esaltante ed entusiasmante, sono stato duramente attaccato sia sul piano personale che familiare. L’ 11 maggio ho presentato una denuncia presso la procura della Repubblica di Siracusa nei confronti di Cettina Di Pietro, la quale durante un incontro alla presenza di testimoni espose la sua problematica riguardante la diffusione di notizie di un suo tesseramento nel 2012 con il Pdl, che avrebbero potuto compromettere la sua campagna elettorale. La Di Pietro, in qualità di capo della coalizione, mi ha esortato in quella occasione a intervenire su alcuni componenti

Nicky Paci del mio schieramento, in modo particolare Paolo Amato, a ritrattare tale notizia, minacciandomi di consegnare alla stampa un documento, a mia firma, relativo a un mio parere favorevole alla realizzazione della piattaforma Oikothen nel caso in cui non fossi riuscito entro 24 ore a convincere Paolo Amato e figli a

smentire tale fatto. Avrei dovuto far pressione su Paolo Amato e costringerlo a dichiarare il falso, ovvero ammettere che c’era stato un errore e che la tessera era stata rilasciata a una sua omonima. Pertanto, non ho ritenuto opportuno contattare in tal senso Paolo Amato e, dopo aver consultato i miei legali, ho presen-

tato una denuncia querela presso la Procura della Repubblica Tribunale di Siracusa. A pochi giorni dal voto- tuona Morellola candidata Di Pietro ha avviato una macchina diffamatoria, mettendo in atto quanto minacciato in precedenza e pubblicando sui social network il documento in cui veniva espresso il parere di regolarità tecnica positivo alla piattaforma Oikothen, a firma dell’ingegnere Domenico Morello, non riconducendo il parere legittimo e dovuto, ai sensi del testo unico ambientale D Lgs. 152/2006, alla funzione di gestione funzionale ma alla funzione di indirizzo politico. Ribadisco ancora una volta che il parere è stato espresso nella qualità di dirigente tecnico, supportato da una relazione istruttoria la firma del geologo incaricato il funzionario dello stesso ufficio, e non di provvedimento amministrativo di competenza dell’organo politico. Questa denuncia - conclude Morello, è stata resa necessaria a seguito della minac-

cia, inaccettabile immorale, e del comportamento intimidatorio della candidata Di Pietro, la cui condotta mi ha costretto a sopportare un male ingiusto e tutta una serie di altri reati che l’autorità giudiziaria dovrà accertare, tenendo conto dell’insieme delle circostanze”. Pronta la replica della grillina: “La denuncia di Morello, guarda caso, è stata divulgata dopo la sconfitta al primo turno, ad una settimana dal voto al ballottaggio. Aspetto serena l’operato della magistratura. A proposito del mio tesseramento, ho già dichiarato nel mio comizio del 21 maggio che non sono mai stata candidata per nessuna carica ed alcun partito fino alla candidatura odierna. Fin dall’ottobre del 2012 ho aderito alle idee del M5S quando, per la prima volta, lo stesso ha partecipato ad una competizione elettorale in Sicilia”. Detto questo, adesso voglio continuare a parlarvi del nostro programma per Augusta, ciò che conta veramente!”

A Gela ultimi fuochi di campagna elettorale di Liliana Blanco

Il sindaco di Gela si conoscerà lunedì. Al voto di ballottaggio andranno Domenico Messinese che ha ottenuto 8655 voti con la lista del Movimento 5 stelle; il sindaco uscente Angelo Fasulo del Partito democratico appoggiato da 5 liste con 8293 voti. Lucio Greco con due liste civiche e 7531 voti non ce l’ha fatta. Il partito di centrosinistra ha retto ma i partiti di centrodestra hanno manifestato un consenso schiacciante, il numero frastagliato di candidati ha decretato un’altra volta il fallimento nonostante il peso numerico del consenso popolare parla chiaro. I candidati Giuseppe Di Dio di Reset 4, Gioacchino Pellitteri di Forza Italia, Maurizio Melfa, Antonio Giudice e Saverio Di Blasi, hanno già dichiarato di voler sostenere il candidato grillino Messinese. Esultano i cinque stelle che si vedono già la vittoria in tasca, visto che il voto di protesta è confluito in gran parte su di loro. A testa bassa il centrosinistra che con 5 liste non ha avuto la forza di superare il ciclone 5 stelle. La campagna elettorale è ripresa.

La partita fra Pd e M5S si sta giocando a fase alterne. Giovedì scorso, nel corso di un confronto fra i due candidati il rappresentante del M5S ha avuto difficoltà a tenere testa al sindaco uscente che ha argomentato avendo dalla sua parte conoscenze approfondite della macchina amministrativa e di legge in quanto avvocato di esperienza. Uno a zero per Fasulo. Il primo cittadino dunque ha pensato ad una contromossa: ha invitato il candidato dei 5 stelle Messinese ad un altro confronto pubblico nel tentativo di sferrare il colpo finale, ma Messinese ha declinato l’invito. Il partito di maggioranza pensava di aver vinto la campagna elettorale con quell’unico confronto a suo favore, ma ecco che arriva la botta che ha innervosito il Pd: il comizio dei Cinque Stelle con il vicepresidente della Camera Di Maio, al fianco del candidato a sindaco Domenico Messinese, dove si è raccolta una folla oceanica, interpretata dai più, come possibile segnale di un cambiamento di rotta da parte della città. Il clima di nervosismo delle ultime battute è esploso quan-

Il comizio di Greco

do, al comizio del candidato a sindaco Fasulo ( uscente) si sono registrati ancora una volta tumulti, manifestazioni di dissenso da parte di quanti, per il partito protagonista, sarebbero i ‘soliti noti’; gli stessi che hanno ‘animato’ il comizio al quale ha partecipato il governatore Crocetta. Ma chi di ‘megafono ferisce di megafono patisce’ ed è così che uno dei protagonisti della campagna elettorale appena conclusa, Saverio Di Blasi, nemico conclamato del Pd si sarebbe ‘armato ‘ di megafono ed avrebbe tentato di disturbare il comizio già prima di inziare con il megafono appunto. La polizia che ha presidiato la

piazza Umberto I è intervenuta ed ha allontanato Di Blasi ed i suoi adepti con l’accusa di disturbo della manifestazione pubblica comunicata alle forze dell’ordine. L’uomo è stato accompagnato nella sede centrale della polizia. Di Blasi rappresenta per il potere costituito un elemento di disturbo perché durante i suoi comizi in qualità di candidato ha lanciato pesanti accuse condendole di epiteti coloriti. Ma la partita più importante si giocava con il candidato Lucio Greco che è arrivato terzo con i suoi 7531 voti. A chi andranno? Per un attimo si è vociferato di un possibile cambio di rotta di Greco

. Ma il comizio di martedì sera ha fugato ogni dubbio . Sotto il palco il candidato a sindaco del Movimento 5 Stelle Domenico Messinese, aspettava con ansia il responso sulla decisione finale della forza politica di Lucio Greco. E qui che Greco ha rotto gli idugi e svelato il suo appoggio: “Saremo la sesta stella del progetto di cambiamento. Saremo coerenti con la nostra linea che propone una discontinuità amministrativa per dire basta a quel clientelismo che noi stessi abbiamo denunciato, è necessario appoggiare un nuovo cambiamento. Non sono mai appartenuto al movimento 5 stelle, ma ne condivido alcune finalità , fra cui quella di porre fine all’impero che ha governato per oltre vent’anni questa città con i risultati che abbiamo tutti sotto i nostri occhi e se necessario saremo la sesta stella nel progetto di Domenico Messinese”. Tutto si decide domenica e lunedì e intanto gli animi si accendono, ma solo per quanti ruotano intorno al mondo della politica, la stragrande maggioranza è stanca e lontana, eppure ha dato un segnale forte di cambiamento.

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asdfIpis duciatur, quo ma iusdandi volore nihiciumet officia d i L il ia na Bla nco dafCone ommodiam adigend itibus, ent explitam acepudit eum derum faccum commolupta quidelest, aut velestem ipic tem harunto bere sequi iunt, sequamet ut alibus simendi onectempor rem is maxim ipsapis eosae. Epuda vel inis utati nosapis autempos eatus eaquunti accatin eost quiduciis endaest, vent dolestiur? Erro omnimodi utem qui aut eos autem quaes a deniaeptas eumquae doluptiunti dolore pel iliquae illam ipitatur sa volupta estotatiora nos dolorec tecabo. Ga. Et volore, simolutet ipsae. Cat. Agnis et debit mo odisquam quias voluptae. Catur, unt aut quis esciam ium sape praere doluptia idellendae nonsequi con corenis aut ma que autatus non nos ex evel ilia consequia doluptia nisque il mint atur rest, comniment, vid ma neseniate dolutem quae. Offictum sust archil id qui aliquat am recepere cum hitae num int, non cuptus molessi am si reriatescias ditibus acepudisqui ipsa veratqui unt vendanit accatin velescid qui optatur re aut re moluptatur as quostiis evento evendent quamus utem

reicat. Perchil ibusam laut facerro rrovidu citatquis sam, cus aut quia dolora cor mos autemqui volorem es dit aut occuptius audicia dolorempos accum laccus noneseq uatusam qui re ne doluptatia di ommolor ernatin con coratqui quos pero doluptatis debitium eati quis aut ommos magniet arit laut iderovidi tenimagnis minctam in plaboribus ent earum hitas prae endant landiciis aboribus, qui rectinv elest, consequi blaut esequibus, ullupta dicit que officiis am fugit dio ipsa verenis eiustias nessit hite niti alitat qui ulparum quiditasit et iusanduntiae poresti comni non

asdfsfsadfsdfsdfsaf re re volum qui asinctio. Ceatur? Qui tem quo cor ra ea ditibus dolorep rovitio rehenis doluptaqui torepudae nis evendigni nonsectio et eossint, sunt venditiore quam ipsant molorestecta

nectas dus autet ea corepti que nobitaepero comnis et hil modiati onserore, adis ditatem ventis dellorehenis aspidunt et liaspitibus eos et aspero minum ad qui berro molorpos si dollo quam, consequam, quam, net acepernat. Volorum vendebisti doluptate veneserumet occusap isquidus nim fugitem que sin nam ut fugit ut istibus aboratibus unt pliquiat ex eatis intureictur, que simpor sum con etur as eium eatque sinis eaquo volupta idusciis a nia andae dolore, es adis erupta dem. Et quo quiasperibus ut quam faciis es as eniatur ad modit, simillam qui qui aute vel

idebita quae experchilic temod quam volum venducit iderum labori aut et volum erum esectur? Quibus ilitat. Sae nus, cum quo del id es aut planduc imporiat magnati oreped unditatur as que molorem rat pre volor aut res dolectus ne nis es volestrum sunt. Lorrum faceaqu idigent anducit ateseque dolum eum que vellent iassum facepudant adiam, volorro bea doloratia siminusaes imil impos voleseni tota aut late verum harum remquam nisquodist, quae perem apernat iatur? Cone vel molori ut fugit, eaqui doluptas poriorro et porum a volorio vendaep ereperae suntio es pre omni dem. Musci voluptaeces et officaecto quis et autam numquibus, voluptatem dipsamu scipsam ullaut que laut eaquat occaerepedit ut voluptatis rersperio quatust repudit aepuditibea voluptium adignihil in corum aborem exerfer epudict emodigent mi, odipisqui que se sitecabo. Accus maximil itatur? Adici dolo dolorest eos parupta nate nonsequ iderunt aut velestet qui omnihil invende seditaquam fuga. Itias utecto in nesciae dis im ab ius, sundus ditio. Ut que occaten imenda dent ea nons

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Giugno 2015 - Mostra

All’ex Convento del Carmine di Modica l’antologica per gli 80 anni di Guccione d i Ros a Sca lzo

“E’ lo stupore, e uno sconfinato senso di meraviglia, di commozione per tanto e sublime ordine, oltre alla gratitudine verso la vita che ci offre questo alto e silenzioso spettacolo”. Questi i sentimenti dell’artista di fronte al creato - che lo incanta, lo sorprende o lo preoccupa quando è minacciato dall’aggressività dell’uomo - trasposti su tela, già dal 1965, con gesto immediato, ricchi di cromatismi intrisi di luce resa tramite macchie. Compie i suoi studi in Sicilia, vivendo tra Roma e Scicli tra il 1970 e il 1979 fino al definitivo trasferimento a Quartarella. Trae ispirazione da Munch e Bacon, rielaborando alcune opere dei maestri del passato - tra cui Friedrich, Velasquez, Raffaello, Caravaggio - sino al 1970 sperimenta punti di vista ravvicinati e non, interni-esterni, soggetti legati alla contemporaneità, come la raffigurazione della macchina sulla quale si riflette la natura – indagine sui rapporti tra luce naturale ed artificiale – o aeroporti, organizzati prospetticamente e scanditi geometricamente, nel ciclo Attese di partire, in cui si stagliano figure nette in controluce, avvolte dalla semioscurità degli interni contrapposti alla solarità degli spazi aperti. Successivamente, dipinge il paesaggio ibleo ed il mare azzurro, intrappolato in primo piano da invadenti fili elettrici, attraversato dalle correnti e dai riflessi vibranti del sole, sul quale talvolta si posano le ombre delle nuvole. Dal 1974 il pastello diviene, per Guccione, mezzo preparatorio ed autonomo, immediato, strumento grazie al quale egli coglie lo splendido ma caduco ibiscus - dai toni rosso, giallo, rosa - i gialli dei campi di grano, e nel 1981,

Luce di scirocco 2003 olio su tela

La luna si leva 1984 pastello su carta

Per il maggio musicale fiorentino 2004 pastello su carta

dà vita al primo ciclo sui carrubi, che rischiavano di essere sradicati – come ne La fine dell’estate, pone plastica nera sulla tela, al fine di rendere percepibile lo spessore della materia simbolo di degrado irreversibile causato dall’uomo. Il mare è protagonista dei suoi oli, dal 1980 in poi, trascurando il cielo e l’orizzonte. Studia, prediligendo supporti orizzontali, le direzioni delle correnti, le vibrazioni cangianti e le increspature delle onde, al fine di rendere la profondità e i movimenti tramite velature e passaggi impercet-

tibili, rilevando i momenti mutevoli della luce durante il giorno, le “differenze minime di colore che generano quella inafferrabilità dell’aria”. Tra il 1990 e il 2000, la superficie omogenea del cielo diviene protagonista, la linea dell’orizzonte appare indistinguibile e dilatata ed il punto di vista piu’ basso. Dal 2000 al 2010, dipinge l’infinito del mare (I movimenti del mare, definiti dall’ azzurro e dai sentieri grigi, rosa e gialli nell’alto orizzonte) e del cielo cangiante misto a traiettorie verdi, fasce orizzontali blu nette che

L’onda e la luna 2012-2014 olio su tela

li separano come ne La linea azzurra, ove “ la luce è luogo di incontro e scontro fra le certezze dello sguardo e i dubbi della psiche, delle sue sconosciute chimere”. Negli ultimi anni, gli azzurri, percorsi da linee orizzontali

o a zig-zag, tenderanno al bianco quasi trasparente, la luce renderà l’aria impalpabile. In Luce di scirocco le correnti si perderanno in un cielo giallo, sempre piu’ presente. Infine, la luna farà capolino.

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Giugno 2015 - Spettacolo

A Scenario pubblico sul palco “Petra”, dance calling, valanga di Lella Battiato Viaggio nello scorrere del tempo per appropriarsene, senza paura, con uno stile costante e con disinvolto gioco di opposti; una danza che narra emozioni, attraverso la sua terra fonte di ispirazione, ridando vita ai rapporti, alle identità siciliane, autentiche ricchezze, in senso antropologico ed estetico. È quanto offre “Petra”, produzione esclusiva di Scenario Pubblico – Compagnia Zappalà Danza per il festival I Art. Lo spettacolo ha debuttato in ‘prima’ assoluta allo Scenario pubblico, l’atout è stata la capacità di suscitare nel pubblico quella benevola empatia che è la miccia di successo di una pièce. Fondamento tematico di questo progetto coreografico è una fase di scrittura nella quale il coreografo Davide Sportelli ha realizzato la creazione “Petra” con la compagnia in scena MoDem, collettivo giovane formato da danzatori selezionati dal corso di perfezionamento prodotto dalla compagnia Zappalà Danza, a cui accedono tramite le audizioni che si tengono in tutta Europa, instaurando un dialogo epistolare con ognuno degli interpreti. Lo scopo è stato il rinvenimento di sensazioni proprie del rapporto dei giovani danzatori con la Sicilia, terra che li ha ospitati durante il loro percorso formativo. Tali campioni di senso e sensi formano un catalogo di luoghi fisici del sentire e dell’agire. Davide Sportelli è un artista della danza attivo in Europa e oltreoceano; si forma come danzatore a Roma e presso l’Accademia Isoladanza della Biennale di Venezia, con insegnanti e coreografi quali Carolyn Carlson, Malou Airaudo, Raffaella Giordano, Nigel Charnock, Bill T. Jones, Iñaki Azpillaga, Frey Faust, Ivan Wolfe, Susanne Linke, David Zambrano. Coltiva da sempre una pratica di scrittura creativa, che di quella coreutica è specchio e complemento. Negli ultimi quindici anni ha collaborato con Sasha Waltz, Sostapalmizi, Caterina Sagna, Michael D’Auzon, P.A.R.T.S, Amaraoui-Burner Project, Micha Purucker, incluso William Forsythe per l’installazione coreografica “Human Writes”. Al centro dei suoi interessi coreografici ci sono

Alcuni momenti della rappresentazione la relazione tra linguaggi verbali e non verbali, l’approccio al corpo come luogo della visione e visione del luogo, il tentativo di fare della danza una musica palpabile. “Mi è parso che “la pietra” fosse una metafora perfetta delle diverse accezioni del tempo, Sportelli legge lo spettacolo sottolineando, è superficie percorribile e scalabile; è solidificarsi dei moti sotterranei e cristallo; è valanga. “Petra” è il tentativo di tradurre in musica di corpi gli irriducibili paradossi del tempo. Il tempo che ci vuole, il tempo del silenzio, quello della pazienza e del lento emergere. E il momento dell’improvviso manifestarsi, l’immediatezza del tuffo. I moti opposti della presa di distanza e dell’avvinghiarsi dei desideri, la materia urlante che fonde e s’infonde per poi placarsi in un nuovo inesorabile distacco. Dobbiamo figurarci un paesaggio di muscoli e sensi su cui s’imprimano note aeree o terree, danze accurate o deliranti pervase dalla dialettica di caos e ordine, di for-

mazione e disfacimento. Il coreografo continua evidenziando “invitato a creare una partitura coreografica che parlasse anche della Sicilia e alla Sicilia, ho pensato che, come furasteri, la scelta più autentica sarebbe stata offrire il mio ascolto. Parte integrante della nostra fase di ricerca coreografica è stata quindi lasciar parlare il territorio, camminando incontrando interrogando; per poi immergere il corpo in questo ambiente sonoro. Abbiamo fatto delle voci e della danza una geografia di senso e sensi, luoghi del sentire del pensare e dell’agire”. Passaggi, incroci, incontri, un percorso variegato ma coerente riportandoci fra il teatro di Brecht e Beckett un corridoio orizzontale dove si incrociano scambi continui e proficui, fenomeni culturali e di costume dei nostri tempi. Il coreografo accosta i simboli della cultura popolare, calandosi nella complessità dei linguaggi, delle forme e dell’aporia del comportamento, sperimentando nuovi testi

e nuove musiche. Il tutto al servizio di una gestualità dinamica e allusiva e attraverso il caos della materia ritrovare il senso dell’esistenza e la luce nel buio della nostra “società liquida”. Il Festival I ART, è il grande contenitore di eventi pluridisciplinari inserito nel più ampio progetto I ART Ideatore e direttore generale è Lucio Tambuzzo; direttore artistico del Festival è il regista Giovanni Anfuso; Comune di Catania ente capofila di una lunga squa-

dra di partner, fra enti pubblici, associazioni e cooperative culturali della Sicilia orientale e occidentale e si svolge in Sicilia da maggio a settembre; è un progetto dell’associazione I WORLD, ha per obiettivo la rilettura delle identità locali attraverso le forme ibride, innovative e plurali delle arti contemporanee, e la Compagnia Zappalà Danza sarà poi in scena il 24 e 25 luglio in Piazza Università Catania con lo spettacolo “Lava Bubbles”.

Prima assoluta Petra concept, direzione, montaggio audio Davide Sportelli danza MoDem, collettivo giovane della Compagnia Zappalà Danza luci Sammy Torrisi costumi Debora Privitera produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza per I ART - il Polo Diffuso per le Identità e l’Arte Contempo-

ranea in Sicilia Fanno parte del collettivo MoDem: Floriana Basile, Teresa Cavallo, Dafne Ciccola, Annalisa Di Lanno, Filippo Domini, Jessica Eirado Enes, Aurora Fradella, Carmen Maria Fugallo, Iro Glykeria Grigoriadi, Verdiana Grosso, Marina Koutiva, Elena Lalucat, Sivia Oteri, Adriano Popolo Rubbio, Daniela Querci, Cornella Savva.

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Giugno 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Grexit, brexit: la crisi europea e la conferenza di Messina di Maurizio Ballistreri

A 60 anni dalla Conferenza di Messina, nella quale furono gettate le basi dell’Unione europea, non si può non riscontrare la crisi del processo di integrazione. Al Grexit, l’ipotesi di uscita della Grecia dalla moneta unica conseguente al suo default finanziario, si sovrappone il Brexit: la possibile secessione dell’Inghilterra dall’Ue. Nei giorni scorsi infatti, sono emersi i particolari di un’analisi riservata di Bank of England, per valutare i rischi finanziari dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, parallelamente ai negoziati del premier David Cameron sul ridimensionamento dei pote-

ri di Bruxelles, a cui seguirà nel 2017 (forse anticipato al 2016) il referendum sulla permanenza inglese nell’Europa unita. L’euro e la stessa Unione europea dunque, non appaiono più irreversibili. Ad Atene, dalla cui Acropoli si irradiò la civiltà ellenicooccidentale, i tecnocrati del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale e dell’Unione europea tentano di imporre nuove dure misure di austerità; a Londra, una delle piazze finanziarie strategiche della globalizzazione, capitale del Commonwealth, un tempo uno dei più grandi imperi della storia, continuano ad arrivare capitali, attirati da aliquote fiscali vantaggiose e da un sistema burocratico efficiente, e giovani cervelli (molti italiani!) portatori di know-how ed innovazione. Grecia e Gran Bretagna, quindi, con situazione diversissime tra di loro: la prima alle prese con una drammatica condizione di insolvenza del proprio debito sovrano e i rischi di crollo sociale; la seconda che gode una fase di crescita economica, accomunati dalla rivendicazione di

sovranità politica ed economica. Ma dall’ipotesi di Grexit e Brexit scaturisce uno scenario inedito, rispetto a quello che portò le nazioni europee nel 1957, proprio grazie ai colloqui di Messina di due anni prima, a firmare i Trattati di Roma, nel quale l’unità europea non è visto come un vincolo indissolubile. E su tutto ciò pesa in primo luogo una costruzione europea fondata su prescrizioni economiche-capestro, che hanno generato l’impoverimento di gran parte dei cittadini del Vecchio Continente, a causa dell’austerity e del monetarismo imposti dalla Germania della Merkel. Per scongiurare una crisi irreversibile dell’Unione è tempo di dare luogo ad una rinegoziazione dei suoi Trattati, che, per definizione, sono intese a livello internazionale modificabili e non camicie di Nesso. L’Italia, che tra Messina e Roma, tra il 1955 e il 1957, fu la culla dell’integrazione, dovrebbe avere il coraggio di porre questo problema, un po’ come il bambino che nella fiaba di Andersen urla: “il re è nudo!”.

Da la foto della

settimana

(Affluenza alla fiera del voto) Patrioti e “bazarioti” di Enzo Trantino C’era una volta la presenza dei patrioti. Gente umile o importante, incolta o coltissima, bella e varia che trasmetteva alla storia nomi nuovi, autori di imprese eroiche, quelli che, secondo lessico del tempo “buttavano il cuore oltre l’ostacolo”. Finivano nei libri delle scuole, e, a volte, nelle targhe di marmo per essere ricordati, titolando strade e piazze italiane. Noi ragazzi ascoltavamo sui banchi o a casa le loro imprese, e crescevamo protetti da esempi straordinari. Poi, il tempo del colera. C’era una volta, e c’è ancora di più, la categoria siciliana dei “bazarioti”. Erano personaggi astuti e disonesti che frequentavano le fiere paesane, quelle di bestiame, dove conducevano animali di alto pregio, fingendone la svendita per urgenti ragioni familiari. I cavalli, la merce più pregiata. La razza era di qualità, il prezzo conveniente, modesta la caparra richiesta e ottenuta: appuntamento a fiera conclusa, all’abbeveratoio, all’ingresso del paese, senza che l’affare fosse subito concluso, “perché devo convincere mio padre. Male che va, ti restituisco la caparra. Tieni segreto l’affare”. E “l’affare”, affare era, o così si presentava. Solo che il cavallo baio o morello, bianco o nero (merce più rara), veniva contrattato con diversi acquirenti, e, quindi, quel che più contava, si intascavano diverse caparre. All’abbeveratoio, poi, il truffato restava in attesa, e, circostanza importante, a truffa scoperta, si veniva a sapere che l’animale era in prestito e l’apparente proprietario nullatenente. Minacce, carta bollata; infine, prevaleva la ragione e si invocava la “santa pazienza”. Ci risiamo. Non si impegna più il cavallo altrui, ma la coscienza (?) propria. Dopo una eternità di sdegno contro i politicanti (altra cosa, rara e bella, la politica), alla fiera del consenso, eccoti i “bazarioti”: la casa popolare, il posto, il trasferimento, o la caparra più vile: “la busta della spesa”. Ospiti del “bazarioto” per una settimana. E dopo tante ingiurie della vigilia contro “i ladri”, eccoti vederli dopo all’…abbeveratoio, in attesa del cavallo che non arriva. Così spiegata la grande, o meglio la grossa affluenza siciliana alle urne, dopo i giuramenti del tipo “questi ladri non mi vedranno più per le prossime elezioni”. Saranno ancora all’abbeveratoio. In attesa… E i patrioti? E’ la minoranza portatrice …sana di passione civile. Quelli che ci credono. I sopravvissuti. Le statue della speranza. Leggiamo intanto: “Renzi incassa un 5 a 2, ma perde due milioni di voti”. Matteo, stai sereno…

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Giugno 2015 - Attualità

Taormina festival: grandi film e star di Hollywood pe All’improvviso trova sulla sua Oltre 70 ospiti nazionali e interstrada un vetenazionali, più di 100 film in prorano della task gramma, grande cinema al Teatro force statuniAntico, il ritorno del Concorso Intense. Servono ternazionale, Masterclass e Cam600 miglia - la pus per i giovani, incontri con gli distanza che autori, eventi speciali, web series e devono coprire tanto altro alla 61esima edizione insieme in macdel TaorminaFilmFest (13-20 giuchina - perché gno), la cui produzione e organizlo sgherro di un zazione è a cura di Tiziana Rocca boss messicano General Manager del Festival e la e un agente di direzione artistica è affidata al copolizia svilupmitato di selezione composto da pino una straFranco Montini, Jacopo Mosca, na amicizia. Il Chiara Nicoletti, Gabriele Niola. primo ha fatto Madrina di questa 61esima ediprigioniero il zione è Asia Argento. Premio alla secondo proprio Carriera a Giovanna Ralli. quando doveva Il 13 giugno al via la 61esima ediessere il contrazione del TaorminaFilmFest che rio e lo sta porsi aprirà con la proiezione speciatando alla morle, in versione originale sottotitote. O forse no. lata, di Inside Out, il nuovo film 600 Miles inDisney•Pixar, diretto dal regista sieme a The Il manifesto del Taormina film fest premio Oscar® Pete Docter (MonDiary of a Testers & Co., Up), prodotto da Jonas enage Girl di Marielle Heller con Pete Docter (13 giugno); Torno Rivera (Up) e con le musiche comBel Powley, Alexander Skarsgård, indietro e cambio vita di Carlo poste da Michael Giacchino, uscirà Kristen Wiig fa parte dei titoli indi- Vanzina (14 giugno) alla presenza in America il 19 Giugno e in Italia pendenti americani fuori concorso, di Carlo ed Enrico Vanzina e dei il 16 Settembre. più altri tre in concorso, scelti dal protagonisti Raoul Bova, Ricky Vi capita mai di guardare qualFestival insieme a Variety. Memphis, Giulia Michelini, Max cuno e di pensare a cosa stia penA Sue Kroll, Presidente Worldwide Tortora, Paola Minaccioni che sando? Il nuovo film originale di Marketing e International Distri- racconteranno al grande pubblico Disney•Pixar Inside Out intenbution per Warner Bros. Pictures, dell’anfiteatro greco l’esilarante de scoprirlo avventurandosi nei sarà consegnato il 19 giugno il “Ta- viaggio nel passato e il ritorno ai meandri della mente umana. Il ormina Arte Award”. Al termine fatidici anni ’90 ; Game of ThroCentro di controllo della mente di della cerimonia al Teatro Antico si nes / Il trono di spade (15 giugno) Riley, una ragazzina di 11 anni, è potrà assistere alla proiezione spe- in anteprima gli ultimi due episodi localizzato nel Quartier Generaciale TaoAnniversary (1995-2015) della quinta stagione di David Nutle dove cinque Emozioni sono al The Bridges of Madison County / ter con Emilia Clarke, Peter DinI ponti di Madi- klage, Lena Headey, Kit Haringson County di ton; While We’re Young di Noah Clint Eastwood Baumbach (16 giungo) con Ben Concorso Internazionale con Clint Ea- Stiller, Naomi Watts, Adam DriAusência / Absence (TaoEdu) - Brasile, Cile, Francia, 2014 - 87’ ; Regia: Chico Teixeira - Cast: Matheus Fagundes, stwood, Meryl ver, Amanda Seyfried; Hot Pursuit Irandhir Santos, Gilda Nomacce Streep, Annie di Anne Fletcher (17 giungo) con Beyond the Reach - Usa, 2015 - 91’; Regia: Jean-Baptiste Léonetti - Cast: Michael Douglas, Jeremy Irvine Corley, Victor Reese Witherspoon, Sofía Vergara; Cop Car - Usa, 2015 - 86’; Regia: Jon Watts - Cast: Kevin Bacon, James Freedson-Jackson Slezak. Il fidanzato di mia sorella / How to Eva & Leon (TaoEdu) - Francia, 2015 - 86’; Regia: Emilie Cherpitel - Cast: Clotilde Hesme T a o r m i n a Make Love Like an Englishman Gluckauf / Son of Mine (TaoEdu) - Olanda, 2015 - 102’; Regia: Remy van Heugten - Cast: Johan Leysen, Ali Ben istruzioni per di Tom Vaughan (18 giugno) con Horsting l’uso Pierce Brosnan, Salma Hayek, JesKrisha - Usa, 2015 - 83’; Regia: Trey Edward Shults - Cast: Olivia Grace Applegate, Bryan Casserly, Alex Dobrenko Taormina 61/ sica Alba, Ben McKenzie, Lindsey La città senza notte - Italia, Regno Unito, 2015 - 86’; Regia: Alessandra Pescetta - Cast: Maya Murofushi, Giovanni Grande Cine- Sporrer, Malcolm McDowell; The Calcagno ma al Teatro Bridges of Madison County / I Obywatel / The Citizen - Polonia, 2015 - 90’; Regia: Jerzy Stuhr - Cast: Jerzy Stuhr, Maciej Stuhr, Aleksander Krom Antico/Fuori ponti di Madison County di Clint SanBa (TaoEdu) - Italia, 2015 - 75’; Regia: Valentina Belli - Cast: Fabio Grimaldi, Teresa Campusì, Cristiano Battista, Concorso Eastwood (19 giugno). Andrei Donosa,Valeria Maiorano, Simone Pallotta Come ogni La preapertura, del Festival è l’11 Spring - Usa, 2014 - 109’; Regia: Justin Benson, Aaron Moorhead - Cast: Lou Taylor Pucci, Nadia Hilker, Francesco anno il Teatro giugno con la proiezione in 3D di Carnelutti Antico ospite- Jurassic World di Colin Trevorrow Venecia - Cuba, 2014 - 74’; Regia: Enrique Kiki Álvarez - Cast: Claudia Muñiz, Marianela Pupo, Maribel García rà grandi film, con Chris Pratt, Bryce Dallas HoGarzón da anteprime a ward, Omar Sy, Vincent D’OnoConcorso Filmmaker in Sicilia proiezioni spe- frio, Jake Johnson, Judy Greer. Alicudi nel vento (TaoEdu) - Italia, 2015 - 75’ - Regia: Aurelio Grimaldi ciali a grandi Taormina 61/In Concorso Dio delle zecche: storia di Danilo Dolci in Sicilia - Italia, 2014 - 60’ - Regia: Leandro Picarella, Giovanni Rosa eventi in 3D. Tra le novità di quest’anno il riFuitina (TaoEdu) - Italia, 2015 - 52’ - Regia: Salvo Spoto, Vito Trecarichi Quest’anno si torno del Concorso Internazionale Il carnevale eoliano - l’isola delle maschere potranno vede- con una Giuria Speciale di Giovani Italia, 2015 - 52’ - Regia: Francesco Cannavà re: Inside Out (è la Giuria Giovani dei David di L’ultimo metro di pellicola - Italia, 2015 - 73’ - Regia: Elio Sofia del regista pre- Donatello), che voterà il miglior Sicilia ‘43 - Italia, 2015 - 60’ - Regia: Folco Quilici mio Oscar® film presente al Festival assegnan-

d i An to nio Gra vina

lavoro guidate dalla simpatica e ottimista Gioia, la cui missione è di garantire la felicità di Riley. Le altre Emozioni comprendono Paura, che garantisce alla ragazza la sicurezza necessaria, Rabbia, che assicura il senso di equità e giustizia, e Disgusto, che impedisce a Riley di avvelenarsi sia fisicamente che socialmente. Tristezza non sa bene quale sia il suo ruolo come del resto non è chiaro neanche agli altri. Quando Riley si trasferisce con la sua famiglia in una nuova metropoli, le Emozioni dentro di lei si mettono subito al lavoro, desiderose di guidarla attraverso la difficile transizione. Tuttavia Gioia e Tristezza vengono relegate in un angolo remoto della sua mente, lasciando spazio a Paura, Rabbia e Disgusto. Gioia e Tristezza si avventurano in luoghi sconosciuti fra cui la Memoria a Lungo Termine, Immagilandia, il Pensiero Astratto e la Cineproduzione, nel disperato tentativo di tornare al Quartier Generale e da Riley. In occasione dell’uscita cinematografica italiana, Disney Italia lancia il Web Talent Show, un grande concorso ispirato ai divertenti protagonisti del nuovo film d’animazione Disney•Pixar Inside Out. Dal 21 giugno al 23 agosto sarà possibile partecipare al concorso caricando una propria foto o un proprio video sul sito www. emozionicercasi.it per diventare la voce dell’Emozione che più rappresenta il proprio carattere, la propria identità e la propria personalità: GIOIA, RABBIA, TRI-

STEZZA, PAURA o DISGUSTO. Al termine, una giuria qualificata selezionerà 5 vincitori che, coadiuvati da 5 coach molto speciali, potranno reinterpretare una clip tratta dal trailer del film, essere invitati all’anteprima nazionale del nuovo lungometraggio d’animazione diretto da Pete Docter e ricevere prodotti esclusivi Disney Store. Per vincere bisognerà far leva sull’originalità, la simpatia e la stravaganza, seguendo le indicazioni di 5 volti noti del mondo dello spettacolo e del web che daranno, sul sito ufficiale e sui propri social network, le linee guida su come intepretare le Emozioni: la celebre attrice e cantante Lodovica Comello aiuterà ad esprimere GIOIA, l’irriverente Frank Matano si diletterà con RABBIA e la youtuber Tess Masazza con DISGUSTO. Il popolare vlogger Dexter darà suggerimenti per rappresentare PAURA mentre l’attrice e conduttrice Diana del Bufalo si occuperà di TRISTEZZA. Tutti questi “coach” saranno presenti all’apertura del Festival. Social Network: https://www.facebook.com/PixarInsideOutIT https://twitter.com/DisneyPixarIT - http://instagram.com/disneyitalia Hashtag: #EMOZIONIcercasi. La chiusura del Festival, il 20 giugno, è affidata al thriller di Gabriel Ripstein (che sarà presente al Festival) 600 Miles con Tim Roth, Kristyan Ferrer, Monica del Carmen. Il film segue la storia di un giovane trafficante d’armi che dal Texas vuole andare in Messico.

I film in concorso

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d per l’edizione 61 che va in scena fra mille difficoltà do il “Cariddino d’Oro”, grazie all’accordo con AGIS Scuola. Ad aprire la competizione il 14 giugno Beyond the Reach/ Caccia all’uomo (Usa, 2014) di JeanBaptiste Léonetti con Michael Douglas, Jeremy Irvine, Hanna Mangan Lawrence, Ronny Cox, Patricia Bethune, David Garver, Martin Palmer distribuito da Notorious Pictures. Seguiranno: Obywatel / The Citizen (Polonia, 2015) di Jerzy Stuhr con Jerzy Stuhr, Maciej Stuhr, Aleksander Krom, The Nightless City / La città senza notte (Italia, Uk, 2015) di Alessandra Pescetta con Maya Murofushi, Giovanni Calcagno. Saranno presenti la regista e il cast; Venecia (Cuba, 2014) di Enrique Kiki Álvarez (Focus Cuba), sarà presente il regista. Scelti insieme a Variety saranno tre i titoli in concorso, tutti di produzioni indipendenti americane: Spring (Usa, 2014) di Justin Benson, Aaron Moorhead con Lou Taylor Pucci, Nadia Hilker, Francesco Carnelutti; Cop Car (Usa, 2015) di Jon Watts con Kevin Bacon, James FreedsonJackson; Krisha (Usa, 2015) di Trey Edward Shults con Olivia Grace Applegate, Bryan Casserly, Alex Dobrenko; Fanno parte della competizione anche i titoli della nuova linea di concorso TaoEdu che, in accordo e in collaborazione con Vincenzo Spadafora, Garante per l’infanzia, per forma e contenuti possono favorire e incoraggiare la formazione e la crescita

Richard Gere e Asia Argento, due degli ospiti del festival culturale dei ragazzi: Ausência / Absence (Brasile, Cile, Francia, 2014) di Chico Teixeira con Matheus Fagundes, Irandhir Santos, Gilda Nomacce; Eva & Leon (Francia, 2015) di Emilie Cherpitel con Clotilde Hesme; SanBa (Italia, 2015) di Valentina Belli con Fabio Grimaldi,Teresa Campusì, Cristiano Battista, Andrei Donosa,Valeria Maiorano, Simone Pallotta. Saranno presenti i 4 giovani protagonisti.; Gluckauf / Son of Mine (Olanda, 2015) di Remy van Heugten con Johan

Gli ospiti del festival

13 giugno - Asia Argento, Rosario Dawson e Abrima Erwiah, Claudio Bisio, Claudio Santamaria, Claudia Gerini, Paolo Del Brocco, Daniel Frigo, Peter Debruge, Nastassja Kinsky 14 giugno - Carlo ed Enrico Vanzina, Raoul Bova, Ricky Memphis, Giulia Michelini, Max Tortora, Paola Minaccioni, Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, Roberto Nepote, Maurizio Imbriale, Giacomo D’Arrigo, Lola Ponce, Francesco Sole, Carolina di Domenico 15 giugno - Nicolas Vaporidis, Matteo Branciamore, Primo Reggiani, Giovanna Ralli, Fiammetta Cicogna, Gigi D’Alessio, Gabriella Germani, Ambrogio Crespi e Sergio Rubino, Carlo ed Enrico Vanzina, Luis Ernesto Doñas 16 giugno - Ellen Pompeo, Marco Bocci, Marco Tardelli, Elisa Santoni, Gianfranco Vissani, David Bogi, Carlos Lechuga 17 giugno - Richard Gere, Cecilia Peck, Alessandro Siani, Antonello Venditti, Fausto Brizzi, Teo Teocoli, Marco Chiesara, Madalina Ghenea, Nolan Funk 18 giugno - Patricia Arquette, Francesca Archibugi, Dolph Lundgren, Vincenzo Spadafora, Caterina d’Amico 19 giugno - Gabriele Salvatores, Lillo e Greg, Susan Sarandon, Sue Kroll, Caterina Murino, Alessandro Genovesi, Chiara Francini, Ray Winston, Enrique Kiki Álvarez 20 giugno - Rupert Everett, Gabriel Ripstein, Sergio Rubini e Andrea Miccichè, Carlos Saura, Anna Valle, Francesco Scianna, James Marsden, Francesco Arca, Iginio Straffi, Francesca Chillemi, Serena Rossi, Alexandra Dinu

Leysen. Pre-Visioni/Lavori in Corso “Pre-visioni/Lavori in corso” ovvero tutto quello che verrà nella prossima stagione cinematografica e televisiva. I protagonisti di questa edizione: Fausto Brizzi e Teo Teocoli, Francesca Archibugi e Caterina d’Amico, Lillo e Greg, Carlos Saura che racconterà il suo nuovo progetto, un biopic su Pablo Picasso con Antonio Banderas e Gwyneth Paltrow e la presentazione Sky: le nuove serie in arrivo su Sky Atlantic e le novità su Sky Cinema e Sky On Demand”. WWW- WorldWildWebseries Proseguendo la ricerca e l’esplorazione di quella frontiera incognita che è il cinema on line nella sua forma più interessante e sorprendente, il Festival presenta anche quest’anno alcune delle migliori web series: Soldi Spicci “Smartlove” di ISoldiSpicci e Marco Maria Correnti; Saturday Night Fathers “Rimedi per un lungo inverno” di Niccolò Falsetti; Vegan Chronicles di Andrea Morabito e Claudio Colica. Programmi ed Eventi Speciali - Gli 80 anni del Centro Sperimentale di Cinematografia. Primi passi - Cortometraggi d’esordio In occasione degli 80 anni del Centro Sperimentale di Cinematografia durante il TaorminaFilmFest saranno presentati i cortometraggi d’esordio di alcuni registi che da studenti del CSC sono diventati gli autori di oggi del nostro cinema. “La guerra appena finita” (1983) di Francesca Archibugi, “Prima della fucilazione” (1997) di Salva-

tore Mereu, “Cronaca fedele di un amore a lieto fine” (1991) di Gabriele Muccino, “Tre del mattino” (1995-1997) di Francesco Munzi, “Provino di ammissione” laboratorio di Paolo Virzì, “Il giorno che ho ucciso il mio amico soldato” (1999) di Costanza Quatriglio. -Proiezione speciale di Malaterra (Italia, 2015) un docufilm sulla Terra dei Fuochi di Ambrogio Crespi e Sergio Rubino che incontreranno il pubblico insieme a Gigi D’Alessio autore della canzone inedita “Malaterra” e delle musiche del film. - Anteprima nazionale di “Winx Club Serie 7”. Rainbow, ha scelto la 61esima edizione del TaorminaFilmFest per presentare in anteprima nazionale i primi tre episodi della nuova produzione “Winx Club Serie 7” prodotta da Rainbow in co-produzione con Rai Fiction che andrà in onda su Rai Gulp da settembre. Le Winx apriranno la serata conclusiva del festival, con uno spettacolo magico e ricco di emozioni che si terrà al Teatro Antico di Taormina. In questa magica serata, sarà presente anche Iginio Straffi, Presidente e Fondatore di Rainbow, al quale verrà attribuito il “Premio Città di Taormina”. Ma la magia delle Winx a Taormina non finisce qui: il 20 giugno, infatti, sono previste per le vie della città tante attività creative per bambini in compagnia delle eroine più amate di sempre! - Omaggio a Giovanna Ralli, che riceverà il Premio alla Carriera, con la proiezione de Il pranzo della domenica (Italia, 2013) di Carlo

Vanzina con Giovanna Ralli, Rocco Papaleo, Massimo Ghini, Maurizio Mattioli. - A proposito di Franco (Italia, 2015) di Gaetano Di Lorenzo, un documentario sul regista palermitano Franco Indovina protagonista della vita artistica italiana negli anni Sessanta. Il film ripercorre la storia di Indovina attraverso i suoi film come Menage all’italiana, Lo scatenato, L’amore attraverso i secoli, Giochi particolari, Tre nel Mille e la sua storia, alternando interviste, materiali di repertorio, ricostruzioni del clima culturale e sociale di quegli anni, tra Palermo e Roma. Alla proiezione sarà presente il regista. - Brave Miss World (Usa, Italia, Israele, Sud Africa, 2013) di Cecilia Peck. Il documentario che ha come protagonista, una giovane modella, Linor Abargil che è stata tenuta prigioniera, accoltellata e violentemente stuprata da un agente di viaggio all’età di 18 anni mentre lavorava a Milano. Sei settimane dopo vince il titolo di Miss Mondo e promette a se stessa di trasformare il suo stupro in riscossa. La regista l’ha seguita per oltre 4 anni realizzando il documentario Brave Miss World, un film che esplora il trauma della violenza sessuale attraverso il viaggio di una giovane donna da adolescente vittima di stupro, a vincitrice di Miss Mondo ad avvocato attivista. Cecilia Peck sarà presente al Festival. - Ochos pasos adelante / Otto passi avanti (Italia, 2013) di Selene Colombo. Ochos pasos adelante racconta la vita di cinque bambini residenti a Buenos Aires e diversamente affetti da disturbi dello spettro autistico. La telecamera spia anche gli interventi quotidiani dei professionisti di un’organizzazione argentina di esperti in neuropsichiatria infantile ed altre aree (logopedista, pediatra, terapista occupazionale). Ocho pasos adelante è il primo documentario sull’Autismo che mostra le strategie per individuare la patologia sin dai primi mesi di vita. Alla proiezione sarà presente la regista. - Skin Trade (Tailandia, Canada, 2014) di Ekachai Uekrongtham con Dolph Lundgren, Tony Jaa, Ron Perlman che racconta la storia di un detective di New Jersey, Nick Cassidy (Dolph Lundgren) che si dirige a Bangkok dove collabora con un detective thailandese, Tony Vitayakui (Tony Jaa) per dare la caccia a Viktor Dragovic (Ron Perlman) e distruggere il suo traffico di esseri umani. Al TaorminaFilmFest sarà presente Dolph Lundgren.

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Giugno 2015 - Rubriche

Il libro della settimana

“Babel”, conversazioni sul nostro tempo di Giovanni Vecchio

Pavel Nedved – Moreno, il rapper autore di un clamoroso tunnel ai danni di Pavel Nedved durante la “Partita del cuore”, ha provocato la reazione fallosa e smodata dell’ex campione ceco della Juventus. Qualche minuto dopo l’onta ricevuta dal giovane cantante, Nedved si è vendicato con un fallaccio intenzionale che ha causato l’ira di alcuni tra i protagonisti in campo. Vergogna: proprio da “Rubentus”!! Ma poi sto’ Nedved chi è: ha “rubentato” un Pallone d’oro, ma mediani come Oriali, Beppe Baresi, Bertini, Bedin, Benetti, Gattuso, Trapattoni, Lodetti e lo stesso “rubentino” Furino cosa avrebbero dovuto vincere? Ma Nedved è uno “rubentino” e soffre dopo la batosta con il Barcellona in Champions!! 0 – inqualificabile, sopravvalutato e sofferente!!!!

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Sepp Blatter – Sepp Blatter, l’incontrastato “padrone” del calcio mondiale, dopo aver incassato il quinto mandato a dirigere la Fifa, ha deciso improvvisamente di lasciare il trono. Gli investigatori Usa hanno in mano le prove che la tangente da 10 milioni pagata dal Sudafrica per ospitare i mondiali del 2010 era il segreto di Pulcinella. A Zurigo, tra i papaveri della federazione, tutti erano al corrente della maxi-stecca. E ora: a casa? Nooo, in galera!! - 2 – in galera e con il sequestro dei beni!

Eugenio Gaudio - “Non devo chiedere scusa di nulla e avrei partecipato anche se si fosse trattato di “Mister Università”. Risponde così il rettore dell’università La Sapienza di Roma Eugenio Gaudio a tutti i docenti che hanno protestato contro la sua partecipazione al concorso di “Miss Università” in qualità di presidente di giuria. E la replica non è solo alle critiche ma a una vera e formale petizione, firmata da molti lavoratori della ricerca. Bravo Gaudio, così si fronteggia l’insopportabile ipocrisia del political correct della “sinistra al caviale”. 6 – coraggioso Sergio Mattarella – Momenti di imbarazzo per il Capo dello Stato in visita a Buckingham Palace. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevuto dalla regina Elisabetta II è apparso un po’ impacciato, che ha subito cominciato a parlare in inglese. L’interprete non era ancora presente ed è dovuta arrivare in sala di corsa. 3 – a disagio

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Tony Blair - Quante famiglie indigenti si potrebbero sfamare con la somma richiesta da Tony Blair, secondo la stampa britannica, per partecipare a un forum internazionale sulla fame nel mondo? Una ventina di minuti, al costo di 460 mila euro, ovvero 275 sterline (380 euro) al secondo, che darebbero da mangiare a mille famiglie etiopi senza cibo per un anno intero. 0 – laburista o capitalista?

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di S par tacus

Voto

Diana Bracco - Evasione fiscale e appropriazione indebita: l’Expo continua a mietere vittime (giudiziarie!). Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa, è indagata in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione della Bracco Spa. L’indagine è stata chiusa ed è stato effettuato un sequestro da circa 1 milione di euro. L’ipotesi è che le fatture false siano servite in relazione a lavori su case private e barche. E Renzi che dice? 1 – dimissioni e a casa (quando….?)

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I nostri voti

“qualcosa che ci raccolga e ci accomuni trasmettendo il senso dell’insieme, ciò che noi siamo in relazione con gli altri” e richiama la distinzione di Robert Ezra Park tra pubblico e folla: il primo deve avere la capacità di pensare e ragionare con gli altri, mentre alla seconda basta la capacità di sentire e di identificarsi. Il capitolo successivo si sofferma sulla fine del progresso, almeno come processo unitario, perché ci sono tanti rivoli con innovazioni e arretramenti che talora coesistono e si sovrappongono, separandosi. Tutto è dominato dal mercato, che non è democratico “perché le persone non lo hanno mai eletto e non lo governano” e peraltro non ha come obiettivo la felicità della gente. La cultura consumista abilmente devia gli itinerari che portano ai valori essenziali della vita e, come afferma Postman, “la cosmesi ha sostituito l’ideologia”. Nella terza parte denominata “Solitari interconnessi” si denuncia che il nuovo essere umano del nostro tempo è fortemente esposto alla manipolazione perché non conta più l’accumulo di esperienza e di conoscenza, ma l’appeal del messaggio istantaneo e istintivo, con la cancellazione della sequenza e quindi del tempo e la prevalenza del segno sul senso. L’ultima parte è più propositiva, anche se ci mette in guardia da facili illusioni. Ci resta una democrazia che faticosamente dobbiamo rinegoziare perché è vista dai suoi avversari come “un’ideologia di parte e a bassa intensità. Perché siamo credenti deboli, testimoni infedeli”. Se non difendiamo la libertà di pensiero e di espressione con convinzione, se viene meno il diritto al dubbio, “l’opinione pubblica lascia il posto al senso comune, che è tutt’uno con il potere…”. E non c’è opinione autonoma se non si salva la dignità della persona. E’ ormai sepolta l’epoca dell’imperialismo culturale, nel nostro mondo multicentrico ”gli altri” che hanno una concezione diversa dalla nostra della verità, ora possiedono anch’essi il potere di scrivere e fare la storia. Il dialogo è necessario, ma il cammino per costruire una convivenza basata sulla comprensione reciproca e il mutuo beneficio è lungo ed estenuante, né facile né allegro, e richiede tanta pacatezza, equilibrio e pazienza.

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“Babel” ( Editori Laterza, Roma-Bari 2015) è un saggio a due voci dialoganti, quella del direttore di “Repubblica” Ezio Mauro e quella di Zygmunt Bauman, uno dei più noti e influenti pensatori al mondo. Il titolo viene esplicitato nel retro copertina che così sintetizza l’oggetto della ricca e articolata conversazione: “Sospesi tra il ‘non più’ e il ‘non ancora’, il nostro è il tempo indecifrabile dell’interregno”. L’analisi della crisi del mondo in cui viviamo e della concezione di democrazia e di libertà che ha caratterizzato il mondo occidentale fino a non molto tempo fa è rigorosa e spietata e rifugge da ogni presunzione di compiutezza, anche perché siamo immersi tutti in un fluire di acque, la cui provenienza ci sfugge mentre diventiamo ineluttabilmente emissari. “Ci muoviamo a pendolo fra l’affannosa ricerca di maggiore libertà e l’affannosa ricerca di maggiore sicurezza. Ma non possiamo averle entrambe in quantità sufficiente”. Lo Stato e il cittadino in una dimensione globalizzata del vivere perdono la loro capacità di incidere sulle decisioni che contano, da qui il disincanto nei confronti della politica . Nel mondo dell’ ”interdipendenza globale e della circolazione a raggio planetario di finanze, capitali d’investimento, merci e informazione” non c’è più la possibilità delle autorità politiche nazionali di mantenere le promesse elettorali. Bisogna imparare a “guardare, pensare e agire al di sopra dei confini degli Stati territoriali”, ma il percorso non è facile e non ci sono scorciatoie. In questa fase di “interregno” si evidenziano la crisi della governance, dell’autorità, della rappresentanza. In questo contesto si libera l’irrazionale della decadenza e non esistono soluzioni semplici per problemi complessi. .A livello sovranazionale l’Europa è vista “come il santuario delle procedure” e il cittadino ne percepisce i vincoli, ma non la loro legittimità. Il mondo ci appare come lontano dalla nostra diretta responsabilità e non c’è quasi più vita pubblica, mentre l’attenzione si rivolge a fatti privati. Non sembra ci siano le condizioni per la formazione di un movimento di massa a difesa della democrazia. Ci manca, afferma Baumann, il “tetto”, cioè

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Giugno 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Piccoli interi

Trovate il più piccolo numero intero positivo m tale che esiste una lista di numeri interi positivi la cui somma sia m e il cui prodottosia 720.

Numeri palindromi

Sequenze

Una sequenza a1, ..., a100 di numeri reali è tale che la media aritmetica fra due termini consecutivi sia sempre uguale all’indice del secondo termine (ad esempio (a4 + a5)/2 = 5). Quanto vale la somma dei 100 numeri della sequenza?

Un numero naturale si dice palindromo se è uguale al numero che si ottiene leggendo le cifre della sua scrittura da destra verso sinistra (ad esempio 45654 e 33 sono numeri palindromi, 330 non lo è). Sappiamo che il numero naturale x e il numero x + 312 sono entrambi palindromi. Il numero x è composto da quattro cifre mentre il numero x + 312 è composto da cinque cifre. Quanto vale la somma delle cifre che compongono il numero x?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Numeri: 126; Le funivie: 280 minuti; Potenze: 0

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Le regole del caos Un film di Alan Rickman. Con Kate Winslet, Matthias Schoenaerts, Alan Rickman, Stanley Tucci, Helen McCrory Negli ultimi anni, per il grande pubblico, HYPERLINK “http://www.film.it/film/attori/p/alan-rickman/” \t “_blank” Alan Rickman è stato soprattutto Severus Piton, l’ambiguo professore di Pozioni e di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts nella saga di Harry Potter, ma la sua carriera annovera decine e decine di interpretazioni, e persino una regia, de L’ospite d’inverno el 1997. Oggi torna dietro la macchina da presa per una commedia in costume nella quale si ritaglia il ruolo di Luigi XIV. E il risultato è qualcosa di molto vario, e decisamente imprevisto. Una commedia romantica tutta giocata sul rapporto para professionale tra la Sabine De Barra di Kate Winslet e l’André Le Nôtre di Matthias Schoenaerts (al Festival di Toronto anche nel più convincente The Drop in un ruolo molto più duro), sullo sfondo dei più classici e prevedibili intrighi e affettazioni della corte francese tra il secolo XVII e XVIII. Film di chiusura del Festival di Toronto, questo Le regole del gioco presenta dei difetti, qualche confusione e qualche falla nell’equilibrio complessivo, soprattutto a livello di sceneggiatura. Che non affossano però questo anomalo film in costume, moderno. Una apologia mascherata, nel vero senso della parola, nella quale si gioca con i broccati per raccontare qualcosa di più. Poco credibile come rievocazione storica e piuttosto ‘semplice’ dal punto di vista registico, Le regole del caos regala bei momenti nei suoi attori e una parentesi davvero sopra la media nell’incontro tra il Re e la responsabile della costruzione del suo giardino a Versailles in una parentesi segreta, nella quale tutto sembra possibile, anche che gli dei diventino umani. Complessivamente gradevole e mai involontariamente macchiettistico, il film ha proprio nel suo essere ibrido un buon punto a suo favore - nell’accettarne lo spirito - che supera le perplessità sollevate dal tentativo di inserire una parentesi drammatica (necessaria alla dinamica narrativa) e fa pensare a moderne versioni dello shakespeariano. Molto rumore per nulla.

Le contraddizioni che non danno… lustro di Danila Intelisano Il sole, la luna e le stelle desiderano parlare col pianeta terra: “Siamo tra le luminarie più potenti che il Creatore ha concepito per aiutare i naviganti, gli scienziati e gli innamorati. Per riscaldare, per sognare, per illuminare e per dare energia. Ma ci giunge dalle spiagge, un tempo amene, una visione oscura e un olezzo maleodorante di morte e di abbandono. L’uomo, della sua coscienza, lascia un ricordo sempre più lontano e triste. Plastica, cicche, bottiglie, residui di cibi, siringhe e pannolini sono la vostra sporcizia materiale, morale e spirituale, generata da ingratitudine, egoismo e disaffezione per il creato, per se stessi e per le generazioni future. Da sempre viaggiamo per le coste della vostra nazione e abbiamo assodato che quasi tutte sono diventate discariche di cattive azioni. L’indifferenza è la più abominevole delle condizioni umane e si traduce in un tappeto nauseabondo di conseguenze per i vostri figli e per i posteri, che ci piacerebbe continuare ad illuminare felici, anziché, come accade adesso, i corpi morti di sfortunati, traditi e derelitti, abbandonati nei fondali dei vostri mari. Ché pure il Creatore piange!” Bel costumino modello Mosé, Cosmo… Vorrei aggiungere lo scempio operato dalle attività industriali: polistirolo espanso, detriti plastici, rifiuti tossici e quant’altro. Certo che gli umani siamo davvero poco intelligenti se anteponiamo il profitto al nostro stesso interesse materiale, fisico e morale. Quando l’ultimo albero sarà morto, quando l’acqua non sarà più potabile, quando i cibi, anziché nutrire, uccideranno, come hanno già, in parte, cominciato a fare, quando l’aria che respiriamo, sarà diventata un gas letale, che ce ne faremo delle montagne di denaro che avremo guadagnato? Iniziamo dal piccolo affinché, nel tempo, anche i “potenti” seguano: cominciamo a muovere alacremente il lato B per cercare una pattumiera, quando abbiamo una cartaccia da gettare.

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