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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 28 anno X - 18 luglio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Ufficio stampa i tanti interrogativi * Premessa indispensabile. Siamo di parte, dalla parte dei giornalisti; i nostri servzi sull’ufficio stampa del Comune di Catania non hanno nulla di personale e non mirano a colpire colleghi che hanno come tutti diritto di lavorare, specie in un periodo di gravissima crisi del settore come questo. Semmai è l’esatto contrario: tentiamo di capire, scovare e denunciare, se ci sono, atteggiamenti arroganti da parte di chi crede di essere un Padreterno in terra, e evitare che giornalisti vengano sfruttati e trattati da abusivi o costretti a nascondersi dietro improbabili paraventi che alla fine nuocciono a loro e alla categoria tutta. Detto ciò i fatti. L’ufficio stampa del Comune di Catania è da qualche tempo al centro dell’interesse di alcuni consiglieri comunali che hanno denunciato quella che a loro avviso è una gravissima anomalia senza precedenti, ovvero la presenza quotidiana di due colleghi in una stanza al primo piano della casa Comunale, dove svolgono in tutto e per tutto le mansioni di addetti all’ ufficio stampa, scrivono articoli e decine di comunicati stampa mentre proprio “i titolati” di quell’ufficio sono ridotti a comparse o quasi. Da quando nel lontano 2002, in piena epoca Scacontinua a pag 12

Siracusa

Agrigento

Quelle autostrade sono adesso trappole mortali

Arrestato l’orco che molestava i disabili

R. Tomarchio

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F . C a st a l d o

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Luglio 2015 - Politica regionale

Dal record delle astensioni allo “sfondamento d i Maria de lo s Angeles Ga rcia I dati - “Tutto ciò che è misurabile è certamente migliorabile”. La massima che viene usata dai cultori della efficienza organizzativa, non ha - purtroppo – modo di essere applicabile nell’epoca del governo regionale di Saro Crocetta. Nato all’insegna del massimo record di astensioni in una elezione regionale dalla nascita dell’autonomia regionale, il governo Crocetta ha subito brillato per la sua inconcludenza. Fin dai primi giorni e dai primi “annunci” eclatanti, qualcuno ha cominciato a dubitare della portata reale della carica rivoluzionaria del governatore e del suo “megafono”. Qualcuno ricorda – forse - i fantomatici tagli agli sperperi che Crocetta annunciò di aver apportato al bilancio regionale. Prima un miliardo. Poi due. E infine tre, sarebbero stati risparmiati fin dal varo del primo bilancio della controrivoluzione crocettiana. Almeno stando agli annunci e agli strepiti lanciati – allora – dal salotto “amico” di Massimo Giletti e del superconsulente dei vip, Klaus Davi. Salvo poi scoprire che non tre, ma cinque miliardi destinati alla sanità regionale, sono spariti nel nulla, lasciando alle aziende sanitarie un “buco” di bilancio che non si riesce a colmare e che rischia di portare al default - al fallimento cioè – l’intera macchina regionale. Chi capisce di bilanci pubblici sa infatti che quello scritto quest’anno dalla regione per nascondere gli effetti del malgoverno crocettiano è non solo poco chiaro, ma anche incostituzionale. Al punto da meritare una impugnativa del governo nazionale. Che probabilmente non arriverà. Ma solo perché la scorsa settimana, la Corte dei Conti ha sputtanato tutti, spiegando che Crocetta non solo spende molto di più di quanto potrebbe. Ma ha anche permesso, in questi tre anni, che il governo nazionale sfasciasse per sempre le finanze regionali. Senza nessuna

La legislatura che ha visto l’avvento di Saro Crocetta è destinata a rimanere la peggiore nella storia dell’autonomia siciliana – Polverizzati in appena tre anni tutti i record negativi della politica, della economia, della stessa convivenza civile. reazione da parte del governo siciliano. Che ha visto consumare la più macroscopica lesione dei principi dell’autonomia tutelata dalla Costituzione. Sarebbe bastato un semplice ricorso, per costringere Renzi a un dietro front clamoroso e definitivo. E invece no. Crocetta non solo non ha fatto nulla. Che sarebbe già una grande colpa. Ha anche firmato la rinunzia a ogni contenzioso per tutti i cinque anni del suo governo. Facendo perdere alla Sicilia almeno cinque miliardi di entrate sicure. In cambio di una manciata di spiccioli – tra l’altro mai erogati -. E un “salvacondotto” politico che lo mettesse al riparo dalle conseguenze delle sue malefatte. Sì avete capito bene. Crocetta ha barattato il futuro dei nostri figli con la salvaguardia del suo “cadreghino”, messo a rischio non solo dall’incapacità amministrativa ormai conclamata. Ma anche dalla sua vita scandalosa e senza “limiti”. “Scendi, bottana” - Da una legislatura che si apre in un albergo della costa, con i giornalisti che attendono per oltre tre ore di incontrare il nuovo presidente della rivoluzione, apostrofato con la frase “scendi, bottana”, gridatagli dall’ospite che gli aveva concesso asilo proprio nel suo albergo, c’era da aspettarsi che finisse male… Certo, in pochi avrebbero pensato che potesse finire per gli effetti, nefasti, dell’arresto del “ginecologo” del presidente,

che ha fatto carriera grazie alle operazioni di ricostruzione della “verginità” a cui periodicamente sottopone il suo cliente più prestigioso. Certo, Crocetta strilla e accusa. Lancia accuse di omofobia a chiunque accenni, anche velatamente, allo scandalo sessuale che ha travolto il suo governo. Ma si tratta – evidentemente – degli ultimi sprazzi di vitalità di un uomo finito, distrutto dalle sue intemperanze, dai suoi stessi eccessi. L’opinione pubblica, i giornali e i giornalisti hanno pieno diritto a raccontare i fatti che lo inchiodano alle sue responsabilità di millantatore, di venditore di fumo e di bieco approfittatore delle sue prerogative per i fini più sordidi e meno nobili che siano mai stati addebitati a un amministratore pubblico. Crocetta ha messo in piazza, fin dal primo momento, la sua omosessualità. Sperando di fare di questa sua scelta di vita, uno strumento di lotta politica. Ma nessuno l’ha seguito su questa strada. Anzi. Come dimostrano le cronache – postume – di Pietrangelo Buttafuoco, proprio la consapevolezza di aver di fronte un personaggio capace di tutto, ha quasi imposto ai giornalisti siciliani una forma di autocensura preventiva. Nessuno – prima di Buttafuoco – aveva mai raccontato della scena sull’atelier sul mare e del grido di “scendi bottana” che tutti avevano però sentito in quel di

Rosario Crocetta Tusa, all’indomani dell’elezione di Crocetta. Nessuno ha scritto delle vistose e rumorose feste trans gender organizzate in giro per la Sicilia dagli amici più “intimi” del presidente. Ai siciliani sono state risparmiate, per così dire, le cronache – forse imbarazzanti – della vita pur privata, ma eclatante e vistosa, dell’uomo pubblico certamente più in vista della regione. Ma nessuno ha potuto evitare di scrivere, dapprima con pudore, poi via via con sempre più incisivi, eclatanti e vistosi particolari, la storia del medico personale del presidente. Un uomo asceso ai massimi livelli della sanità siciliana – pare – senza i titoli necessari e nonostante imbarazzanti precedenti giudiziari. Una carriera-lampo voluta e addirittura imposta dallo stesso Crocetta. Sull’altare di queste scelte un po’ avventate è stato dapprima sacrificato il manager di Villa Sofia, Samperi. Che si è dimesso per evitare di essere rimosso proprio al momento in cui l’inchiesta su Tutino era alle prime battute. E quando l’inchiesta giudiziaria ha avuto per esito l’arresto del medico del presidente, a mollare, probabilmente per evitare di essere trascinata nella stessa inchiesta, è lo stesso assessore alla sanità, Lucia Borsellino. Non un assessore qualunque quindi, ma l’assessore che era stata lo scudo “antimafia” che il

governatore ha utilizzato, cinicamente, in questi tre anni, per fare ciò che ha voluto e che è stato nei desideri dei suoi grandi sponsor politici: Giuseppe Lumia e Antonello Montante. Oltre la vergogna - La Borsellino non ha avuto il fegato di restare al suo posto mentre i magistrati colleghi del suo illustre genitore ucciso dalla mafia indagano sull’attività di Matteo Tutino. Difficile sostenere che l’assessore non fosse a conoscenza degli “eccessi”, delle “esuberanze”, dei “toni alti” e – soprattutto – dei metodi gestionali che Matteo Tutino, diventato primario del reparto di chirurgia plastica, aveva introdotto nel più importante e prestigioso ospedale palermitano. Le sue gesta sono documentate in voluminosi dossier che sia i suoi colleghi, che i sindacati dei medici ospedalieri, sono stati costretti a confezionare e inviare chiunque avesse il potere di intervenire. Si tratta – si badi – di dossier ispirati a una logica di “legittima difesa”, non a quella generica e diffusa abitudine – sarebbe meglio dire attitudine – al dossier che ha caratterizzato la vita palermitana dell’ultimo ventennio. In questo caso i dossier finiti sia alla procura della repubblica che all’assessorato di piazza Ziino, sono ispirati invece dalla legittima necessità di difendersi dalle accuse contro tutto e contro tutti che lo stesso Tutino aveva iniziato, il giorno del suo insediamento “forzato” alla guida del reparto, a danno di colleghi ben più titolati di lui a coprire quello stesso ruolo. Tutino infatti, seguendo lo stile del suo mentore, aveva presentato sia alle autorità sanitarie che a quelle giudiziarie, una serie di denunce eclatanti, con cui segnalava una gestione “leggera” del reparto. Ma – soprattutto - di essere minacciato per la sua attività di lotta alla “manciugghia”. Sono bastati i primi accertamenti preliminari, agli investigatori, per scoprire che la realtà aveva un volto certamente diverso.

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nto” della decenza. La realtà oltre la fantasia Che se abusi c’erano mai stati, nel reparto di chirurgia plastica, erano da attribuire proprio alla gestione “allegra” del nuovo primario. L’ operazione del presidente Una gestione “allegra” che coinvolge in pieno proprio il presidente della regione, che doveva essere sottoposto a Villa Sofia a un intervento ritenuto “imbarazzante”. Tanto imbarazzante da essere spostato ed eseguito – poi – in una clinica privata. Gli investigatori, naturalmente stanno verificando se ad operare sia stato lo stesso Tutino e – soprattutto – se le prestazioni fossero compatibili con i disciplinari della sanità pubblica e – infine – se siano state effettuate a carico del servizio sanitario. Già. Perché l’accusa più grave rivolta al medico del presidente è proprio quella di aver effettuato interventi di chirurgia estetica “non funzionali” a spese della pubblica amministrazione. E quindi, dei cittadini. Per farsi un’idea definitiva su tutta questa vicenda, bisognerà –naturalmente – attendere la fine delle indagini. Il quadro che ne viene fuori però, è sufficiente a inquinare – fortemente – l’immagine di un presidente che ha costruito le sue fortune politiche sulle debolezze – indiscutibili e accertate – della politica vecchia maniera. Bella forza denunciare le debolezze degli altri. Per finire poi

con abbandonarsi a debolezze ancora più vistose e eclatanti. Storie in cui non c’entra nulla l’omosessualità. C’entra – invece – a piè pari, la volgarità e la rozzezza di certi atteggiamenti. Che il governatore prova a nascondere dietro la foglia di fico della sua dichiarata omosessualità. Così come ha nascosto la sua inconsistenza politica e amministrativa dietro la foglia di fico dell’antimafia, sostenuta – per tre anni – dall’immagine della famiglia Borsellino, utilizzata con cinismo da Crocetta ma forse anche dalla stessa Lucia. Fino a quando la misura è stata colma. Eggià. Perché che non ci fossero più margini per continuare su una strada senza uscita, lo ha confermato proprio l’ex assessora alla sanità, nelle durissime parole della sua lettera di dimissioni. Motivate – ha scritto – da questioni etiche e politiche. Ma Crocetta va… - Basterebbero a staccare la spina e a gettare

Palazzo D’Orleans il filo, i resoconti della direzione regionale del Pd. Il quadro che viene fuori – con parole loro – è almeno desolante. Con un presidente e un governo privi del necessario supporto politico. Con una maggioranza lacerata da contrasti insanabili e attraversata da interessi inconfessabili. In una situazione oggettivamente insostenibile sul piano etico e civile. Direte: si tratta del “de profundis” per il governo. Del prologo di nuove elezioni buone a “rigenerare” una classe politica sfibrata dagli scandali e da una crisi economica senza precedenti. E invece no. Nonostante queste premesse da tregenda, tutto continua ad andare allo stesso modo, giorno

dopo giorno. Perché nessuno ha il coraggio di ripresentarsi agli elettori. Né la maggioranza, né l’opposizione. Che si rifugia nella rete per trovare un balsamo in grado di lenire le sue ferite. Sì Nello Musumeci ha annunciato la sua articolata - e complicata – campagna di disturbo al governo regionale. Un disturbo che non è neanche un fastidio. Visto che Crocetta, non solo ha sostituito tre assessori in una settimana senza darne conto a nessuno. Ma ha anche occupato personalmente il quarto assessorato resosi disponibile. Quello – appunto – della sanità. Il governatore, quindi, si fa un baffo sia della maggioranza che dell’opposizione. Nonostante tutto, il suo potere personale non solo non viene intaccato. Ma addirittura aumenta. Il suo bacino di potere si allarga. Il controllo esercitato sulla spesa regionale, deborda. Ha cominciato riscuotendo la minoranza assoluta dei voti dei siciliani. Ha continuato gover-

nando senza maggioranza. Ha affidato assessorati ad amiche e segretarie. Ha usato l’amministrazione regionale come suo bacino elettorale preferenziale, arruolando vecchi boiardi promuovendo ai massimi ranghi una pattuglia di “mezze sole” che gli saranno debitrici per la vita. Come dimostra il caso Tutino, ha usato il potere nel modo più cinico e spregiudicato della storia. Sotto gli occhi di tutti, magistrati compresi. Ha demolito l’apparto amministrativo regionale sventrando le provincie e scassando i bilanci dei comuni. Ha raso al suolo la formazione professionale, unico ammortizzatore sociale funzionante in Sicilia, mettendo sul lastrico più o meno diecimila famiglie. E ha bloccato l’economia regionale paralizzando la spesa europea. Ha sfasciato le finanze regionali e si atteggia a “risanatore” intransigente. E oggi, incalzato dalle inchieste, sfiduciato dai partiti, sputtanato dagli amici e sbeffeggiato dai nemici, se ne infischia e incrementa il potere della sua satrapia. Se esistesse un campionato per l’impostura, travalicando i confini regionali e surclassando i concorrenti su scala nazionale, dopo i grandi successi riscossi a livello europeo – a Bruxelles è stato il deputato meno attivo della sua legislatura - meriterebbe senza dubbio il titolo mondiale…

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Luglio 2015 - Speciale ballottaggi

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Luglio 2015 - Giudiziaria

Processo Pta di Giarre: a settembre sarà sentito Massimo Russo di Marco Benanti

Ultima udienza con un rinvio importante Nuova udienza del processo, davanti ai giudici della terza sezione del tribunale di Catania, che vede coinvolto, tra gli altri, il dottore Melchiorre Fidelio, marito della senatrice Anna Finocchiaro e amministratore unico della “Solsamb srl”, imputato di truffa aggravata ed abuso d’ufficio insieme a gli ex manager dell’azienda sanitaria di Catania Antonio Scavone, Giuseppe Calaciura e Giovanni Puglisi. Doveva essere il giorno dell’ex assessore regionale alla sanità Massimo Russo, in qualità di teste: costui non si è presentato, presentando una giustificazione per ragioni di lavoro (è magistrato di sorveglianza a Napoli). Sarà sentito alla prossima udienza il 16 settembre prossimo. A parlare quindi è stato Angelo Aliquò che ha risposto alle domande del pubblico ministero Alessandro La Rosa. Aliquò, all’epoca dei fatti uno dei più stretti collaboratori

dell’assessore Russo e componente della sua segreteria tecnica, ha confermato di avere più volte incontrato Fidelbo, convinto che si trattasse di un medico che agiva in rappresentanza dell’Asp di Catania ed avrebbe appreso solo successivamente che si trattava in realtà del rappresentante legale di una società privata. Sono quattro i rinviati a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulla procedura amministrativa

che aveva portato all’affidamento senza gara dell’appalto per l’informatizzazione del Presidio territoriale di assistenza (Pta) di Giarre, assegnato alla Solsamb srl, società guidata da Melchiorre Fidelbo, marito del presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. Tra loro lo stesso Fidelbo, il manager dell’Asp etnea Antonio Scavone, l’ex direttore amministrativo dell’azienda sanitaria provinciale di Catania Giuseppe

Calaciura, e il direttore amministrativo dell’Asp Giovanni Puglisi. I quattro devono rispondere di abuso d’ufficio e di truffa. Così ha deciso, nel 2012, il Gup del Tribunale di Catania Marina Rizza: l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa, era stata condotta dalla Guardia di Finanza. Inizialmente, la Procura aveva contestato solo il reato di

abuso d’ufficio: successivamente, su iniziativa del Gup Rizza, si è aggiunto anche il reato di truffa aggravata. Al centro dell’inchiesta c’è la delibera n.1719 del 30 luglio del 2010 che ha autorizzato l’Asp di Catania a stipulare un convenzione con la Solsamb per il Pta di Giarre. Una delibera per un appalto milionario -poi revocato- che, secondo l’accusa, sarebbe stata redatta “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”. Il procedimento sul Pta di Giarre sembra ricalcare “film già visti”, con una serie di posticipi: il rinvio a giudizio è arrivato ad ottobre 2012, poi una serie di rinvii. Siamo nel 2015, mai perdere la speranza di un processo che non sia “colpito”… dalla prescrizione. Che, a Catania, quando si tratta di pubblica amministrazione, sembra essere l’esito “di norma” di tanti processi. Sarà solo un’impressione? Accadrà anche stavolta? Staremo a vedere.

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Luglio 2015 - Opinione

Ma gli altri vivono, sognano, sbranano… di Claudio Mec Melchiorre

Crocetta ha fatto una dichiarazione anti governativa qualche mese fa, in un momento che riteneva difficile. In realtà, i momenti difficili si susseguono senza sosta e senza risposta da parte del governo regionale. Poi è arrivata la sconfitta elettorale renziana. Il Renzi, altrimenti chiamato coso, renzicottero, renziota, renzerbino et similia, ha capito di aver perso ma non ha capito perché. E allora ha reagito: vuole eliminare le sue linee deboli. Così prima ha aperto un fuoco di fila contro Marino, sindaco di Roma e poi contro Crocetta, governatore siciliano. La cattiva stella del Presidente del Consiglio volante ha reso inamovibili i due cittadinipolitici prestati al Pd. Marino non ha alcuna intenzione di dimettersi. Crocetta ha dichiarato che se glielo chiede il Pd, lui si farà indietro. Se ne approfitta, Crocetta. Sa perfettamente che il Pd in Sicilia non esiste. Ma tralasciamo Roma che ha sue logiche beffarde e assurde quanto quelle siciliane, ma per noi meno influenti. La Sicilia ha visto dar fuoco alle polveri attraverso una dichiarazione del sottosegretario all’istruzione e perito (titolo di studio) Faraone: “Mentre io cercavo soldi per far fronte ai 400 milioni di tagli, Crocetta sparava contro il governo”, pare abbia detto. Ora, se un governo ti toglie 400 milioni senza nemmeno avvertirti, è normale dire cose un po’ forti. Anche perché se vuoi intavolare una trattativa, dovresti almeno provare ad

apparire intransigente. Senza dimenticare che Crocetta aveva già creduto di mettersi a posto rinunciando ad altri 400 milioni di trasferimenti, accettando una composizione stragiudiziale col governo, per un vecchio contenzioso. Quindi, semmai, il governatore aveva fatto bene, in questo caso, ad alzare la voce. Ma Faraone tira fuori questa vecchia storia con l’idea strampalata di fare zerbinisticamente la prima accusa di lesa maestà contro Crocetta. Poi arriva la seconda bordata: la Regione Siciliana ha ben otto miliardi di debiti e quindi sarebbe in default. Questa è proprio una sciocchezza enorme. La Regione Siciliana ha un bilancio di quattordici miliardi di Euro propri e altri sette di Stato e Unione Europea. Anche volendo fermarsi ai quattrodici regionali, otto miliardi sono una bazzecola, se si cominciasse a ben amministrare. In vent’anni, fanno circa cinquecento milioni l’anno di rate da pagare, a voler esagerare. Se si pensa che lo Stato italiano ha un debito di duemilacentomiliardi e un bilancio di quattrocento miliardi, le risate sarebbero già salite in cielo. Renzi, che continua a far lievitare questa montagna di debiti, mentre ciancia di ri-

Rosario Crocetta

forme spesso assurde e controproducenti, dovrebbe, al confronto con Crocetta, ficcarsi in un buco e non uscire più. E allora suggeriamo noi ai congiurati siciliani alcuni seri argomenti per chiedere le dimissioni di Crocetta. Ma stiano attenti ad usarli, perché non c’è un solo politico siciliano, dall’uscita di scena di Franco Piro già deputato della Rete e del Pd, che sia meno colpevole di questa giunta di diportisti prestati a Palazzo d’Orleans. I debiti della regione siciliana non sono di otto miliardi, innanzi tutto. Il conto va fatto come si deve. Considerato che gli enti locali siciliani e le aziende speciali non hanno bilanci floridi anzi, a dire il vero, sono praticamente tutti drammaticamente in rosso, il debito reale è quello cumulato. Prendiamo il Comune di Catania. Il bilancio attuale, che dovrebbe dire la verità, si è beccato un’altra censura da parte della Corte dei Conti regionale. Secondo i conti fatti

all’epoca Stancanelli dall’opposizione di allora, il debito dovrebbe essere di un miliardo. Appena Bianco è arrivato a Palazzo degli Elefanti, siamo tornati a 400 e passa milioni. Possiamo credere che la cifra peggiore sia

quella reale. Le altre municipalità dei capoluoghi regionali non stanno meglio. Solo da questa voce, per competenza regionale, possiamo dedurre che il debito sia di 4,5 miliardi. Ma questo sia solo un esempio. La miriadi di enti speciali sono zavorre piene di buchi finanziari ed economici. Facendo le somme ingenue di questi debiti, si arriva rapidamente a una cifra che supera abbondantemente i venti miliardi. A nostro modo di vedere, è plausibile aspettarsi anche il doppio di questa cifra. Cosa che ci metterebbe comunque in una situazione molto più agiata rispetto allo Stato, considerato che il nostro Pil è di novanta miliardi e rotti, mentre quello dello Stato con i suoi 1600 scarsi ha comunque a che fare con una montagna di 2100 miliardi. In pratica, nel caso peggiore, la Sicilia avrebbe un rapporto deficit/pil di meno del 50%, contro il 135% dello Stato italiano.

Solo se noi prendessimo in carico la nostra quota di debito dello Stato, pari al 10% del totale, salteremmo a una cifra mostruosa, come 250 miliardi, mettendoci di slancio ben oltre il livello di default greco. Ma questo a noi non accade perché siamo regione a statuto speciale. A meno che non decidessimo per la secessione. Ma nessuno ci pensa. Il siciliano scemo non è. La colpa di Crocetta sta nel non fare assolutamente nulla davanti a questa situazione. Il debito sta aumentando e di parecchio in questi anni. Non costruiamo infrastrutture, mentre quelle che abbiamo si sgretolano, come piloni autostradali. Di chi la colpa? Di Crocetta? Si. Perché non è capace di gestire una classe dirigente inutile e incapace anche molto più del governatore. E se il sottosegretario - perito Faraone crede di essere soggetto a parte di questa rovina, si sbaglia. Lo ricordiamo bene nelle sue narrazioni festanti mentre accoglieva il gruppo Sammartino nella sua compagine di rottamatori. Ancora ridiamo, per questo siparietto rivoluzionario. Non diverso dalla rivoluzione crocettiana promessa a braccetto con Confindustria e le raffinerie gelesi. L’elettorato è meno scemo di quanto sembri. Specie quando non ci sono ottanta Euro da elargire a pochi, a spese di tutti. Ps: un giorno imminente parleremo anche di come il potere siciliano di Confindustria non abbia risolto nemmeno uno dei problemi produttivi siciliani ed anzi li abbia incancreniti. Ma come iene, sbranano anche le carogne.

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Luglio 2015

- Acireale

Contro la crisi del commercio, chiudere al traffico il centro storico di Saro Faraci Crisi del commercio ad Acireale. Un’idea l’on. Nicola D’Agostino, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, ce l’ha e, insieme al Sindaco Roberto Barbagallo, ce l’ha comunicata a margine della cerimonia del passaggio della campana al Lions Club di Acireale. L’idea è di chiudere presto al traffico il centro storico e fare della zona di Piazza Duomo un’isola pedonale permanente. Se ne parla da tempo e i provvedimenti di ZTL che si sono succeduti negli anni hanno tentato di realizzarla, ma sempre in modo incompiuto. L’amministrazione di Nino Garozzo, il sindaco delle ultime due legislature, aveva chiuso a metà piazza Duomo, generando un anomalo zigzag fra la via Ruggero Settimo e l’inizio del corso Umberto. Il sindaco Barbagallo l’ha riaperta completamente, ma ovviamente si tratta di un provvedimento non definitivo, in attesa di discutere seriamente come rendere pedonale una delle piazze più belle d’Italia. Il provvedimento dovrà essere adottato in modo inclusivo, concertato fra

più attori, perché i problemi connessi infatti non sono indifferenti. C’è la questione su dove dirottare il traffico, poiché l’unica via di collegamento fra la parte sud e nord della città rimarrebbe il budello della stretta via Galatea. C’è poi l’altra questione di come superare l’atteggiamento ostile dei commercianti acesi che, a partire dall’attuale presidente di Confcommercio Mario Russo titolare di uno storico negozio situato proprio in piazza Duomo, da sempre si dichiarano contrari a qualsiasi forma di chiusura al

traffico di tutto il centro storico. C’è poi la questione dei parcheggi e dell’insufficienza di stalli a contenere un elevato numero di auto che, anche dai centri viciniori, si riversa quotidianamente su Acireale. Infine, il vero problema, quello evidenziato nell’ultimo numero dal presidente provinciale degli agenti immobiliari Nino Nicolosi, cioè la vivibilità del centro storico. Una volta che il centro sarà chiuso al traffico, bisognerà allestire un programma permanente di eventi e di attrazioni per renderlo

fruibile a tutti i visitatori ed appetibile per chi volesse decidere di investire ed aprire un’attività commerciale. Insomma, con un posizionamento chiaro e distintivo dell’offerta di spazi nelle centralissime arterie di corso Savoia, via Paolo Vasta, corso Umberto e piazza Duomo, Acireale potrà rilanciarsi sul piano commerciale: è in fondo questa la visione dell’on.D’Agostino e del sindaco Barbagallo. In assenza di un piano, che solo l’amministrazione comunale è chiamata a realizzare, l’offerta di spazi in affitto è

lasciata alla libera interpretazione dei proprietari delle botteghe. Grida ancora allo scandalo, ad esempio, il tentativo della nota catena di gelaterie C&G di entrare ad Acireale, posizionandosi in piazza Duomo. Prossimi a chiudere un accordo con la proprietaria di uno degli immobili storici siti nella centralissima piazza cittadina, gli imprenditori catanesi si sono ritrovati all’ultimo momento con la richiesta di un affitto ancora più elevato di quello concordato e dunque hanno desistito. Pare che adesso si stiano muovendo per trovare un altro ampio locale in zona ma non è facile, sia per le dimensioni medie troppo elevate delle botteghe che ne renderebbero difficile la suddivisione in spazi più piccoli, sia per i soliti costi d’affitto molto alti. Anche là dove una volta c’era il Costarelli, i costi per prendere in locazione la bottega sono proibitivi. Dunque, la ricetta sembra una sola. Chiudere il centro storico, definire un programma di eventi e di attrazioni, e far tornare Acireale come era una volta: una città in cui passeggiare, mangiare e fare shopping era veramente un piacere.

Eletto il nuovo presidente del Lions club di Acireale Nella suggestiva cornice di Villa Musmeci, una delle più belle abitazioni nobiliari di Acireale sita nella frazione marinara di Santa Tecla, si è svolta la cerimonia del passaggio della campana del Lions Club di Acireale che ha segnato l’inizio del nuovo anno sociale 2015-16 che coinciderà con il cinquantesimo anniversario dalla costituzione del sodalizio. Il testimone della guida del club è passato al neo Presidente, il docente universitario Rosario Faraci, il quale subentra all’ immediato Past President dott. Silvio Cavallaro, protagonista di un anno so-

ciale intenso e ricco di attività di servizio, documentate in un suggestivo video proiettato ai presenti. Alla cerimonia hanno partecipato 160 fra soci, giovani del Leo Club di Acireale (quest’anno presieduto da Aurora Cristaudo), rappresentanti dei club cittadini, il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, l’on. Nicola D’Agostino e numerose autorità distrettuali, fra queste i Past Governatori Lucio Vacirca, Silvio Cavallaro e Antonio Pogliese, oltre al Segretario Distrettuale Franco Pezzella, al Presidente di circoscrizione Carmela Pisano e al

Vice Governatore eletto Ninni Giannotta. Nel suo discorso di insediamento, il neo Presidente Rosario Faraci ha sottolineato come il programma per il nuovo anno sociale verterà sui quattro pilastri del rapporto col territorio, coi giovani, col Distretto 108YB di Sicilia e con i soci. Il nuovo consiglio direttivo che affiancherà il prof. Faraci è formato da Silvio Cavallaro, Mario Pavone, Alfredo Borzì, Alfio Cristaudo, Salvatore Pennisi, Salvatore Scalia, Giuseppe Esterini, Sara Scuderi, Giovanni Vaccaro, Pietro Currò, Rosario Musmeci e Salvatore Leonardi.

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Luglio 2015 - Gela

Gela e le sue continue emergenze di Liliana Blanco Di emergenza in emergenza. Dopo un solo giorno di blocco totale ed un’ allerta macroscopica, riparte la discarica Timpazzo. Ma la città continua ad essere sommersa di rifiuti. La riapertura è stata decisa dal Tribunale amministrativo regionale a seguito di un ricorso. Nel frattempo i comuni hanno conferito a Lentini, con la lievitazione dei costi. Da un anno in città non ci sono cassonetti visto che la scelta della raccolta differenziata ha comportato il ritiro dei cassonetti. La vasca due era stato oggetto di una serie di lavori di ampliamento; altri interventi di ampliamento per 30 milioni di euro sono stati nel frattempo aggiudicati dalla Regione per “Timpazzo”, la cui unica vasca in servizio era stata saturata in pochi giorni con l’arrivo dei rifiuti di decine di comuni siciliani dopo l’emergenza di qualche mese fa. Nella discarica di contrada “Timpazzo”, conferiscono la spazzatura gli otto comuni

della SRR4 : Gela, Niscemi, Mazzarino, Butera, Riesi, Sommatino, Delia e Piazza Armerina. Il nuovo allarme rifiuti è caduto proprio quando il caldo è all’apice. La discarica di Timpazzo era satura e dall’oggi al domani ha chiuso i battenti. Lo ha comunicato il dirigente generale del settore acqua e rifiuti regionale. Il personale della ditta Tekra che si occupa della raccolta differenziata non ha potuto ritirare i rifiuti perché non sapeva dove depositarli visto che non c’erano discariche disponibili e la discarica Timpazzo, recentemente ampliata, non poteva accogliere altri rifiuti senza autorizzazione. Il ritiro

La discarica Timpazzo dell’autorizzazione deriva da un’indagine scientifica dell’Arpa di Caltanissetta. L’amministrazione comunale ha chiesto chiarimenti mentre il Centro comunale di raccolta non è stato autorizzato perché le proroghe sono state ritenute sospette. La decisione di chiudere la discarica di contrada Timpazzo ha provocato la reazione degli

altri sindaci della Srr che si sono recati nel sito per parlare con il sindaco di Gela, realizzando una sorta di manifestazione di protesta spontanea. La Tekra ha comunicato che gli operai avrebbero raccolto solo il materiale riciclabile: carta, plastica, vetro e metalli insieme alla frazione organica. Il materiale secco non verrà ritirato perchè non si sa dove conferirlo, anche se in un primo momento si era parlato delle discariche di Palermo. Il materiale riciclabile dovrà essere consegnato nei sacchetti secondo le regole canoniche della differenziata. La discarica Timpazzo è stata oggetto, un anno fa, di un

intervento di manutenzione e ampliamento costato tre milioni di euro sotto la giuda del commissario Enrico Vella, uomo del presidente della Regione e adesso siamo al punto di partenza con una nuova emergenza. “Quello che si sta verificando è sconcertante – ha commentato il consigliere comunale del Pd Alessandra Ascia - tramite un social network ho saputo che dal 30 giugno non vengono raccolti i rifiuti della frazione secca indifferenziata nulla dicendo in merito a soluzioni alternative o sul quando il problema si sarebbe risolto, anzi aggiungendo nello stesso post “Si invita la cittadinanza a non conferire il sacco indifferenziato fino a nuove disposizioni. La richiesta ha lo scopo di evitare che i sacchetti, che non potranno essere raccolti, giacciano per strada provocando danni al decoro urbano, alla salute pubblica e all’igiene delle vie cittadine”. Ma è possibile dare una simile comunicazione solo 12 ore prima dell’inizio della giornata? E tramite un social?”

Raccolta rifiuti, ora è vietato scherzare Pugno di ferro dell’amministrazione comunale sulla vicenda rifiuti: se la città continua ad essere invasa dai rifiuti verrà multata la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti differenziati. “Stiamo monitorando la situazione e stamani abbiamo rilevato che la raccolta è stata effettuata, ma non tutti i quartieri sono puliti – dice l’assessore Siciliano – abbiamo invitato i cittadini a segnalare eventuali cumuli ancora non rimossi inviando le foto in serata per potere avere una visione chiara della situazione. Perché meglio dei cittadini, chi può darci informazioni da ogni angolo della città? In ogni caso, se continua questa situazione di precarietà igienica multeremo la Tekra che viene pagata e deve espletare un servizio impeccabile, fermo restando che i cittadini devono continuare ad osservare le regole della differenziata”. La gente non ne può più della spazzatura in strada che con il caldo afoso di questi giorni rende l’aria irrespirabile, e si comincia a dare fuoco , come è accaduto la notte scorsa. Adesso c’è un nuovo spettro che si sta-

Via Madonna del Rosario glia sulla vicenda: la sospensiva emessa dal tar sulla chiusura della discarica scade il 10 luglio e qui si profilano nuovi problemi . Cosa c’è dietro questa vicenda? Potrebbe esserci l’eliminazione dei servizi aggiuntivi che fanno schizzare a 12 milioni di euro il pagamento dell’appalto che era partito da 6 milioni di euro. «L’Amministrazione comunale ha compiuto tutti i passi necessari a garantire l’apertura della discarica di contrada Tim-

pazzo e si è già attivata a rendere il sito operativo ed efficiente anche nel futuro». Lo ha detto stamane il sindaco, Domenico Messinese, che segue costantemente l’evolversi del servizio di raccolta dei rifiuti. «La chiusura della discarica – ha dichiarato Messinese – che ha avuto luogo per una sola giornata e senza motivi ostativi, non giustifica il clima di terrore e le minacce di licenziamento, peraltro verbali e mai formalizzate, in atto

nei confronti dei dipendenti che operano a Timpazzo». «Nell’invitare i cittadini – ha concluso il sindaco - a rispettare il calendario della raccolta differenziata, osservando i giorni fissati, ci attendiamo che oggi la ditta proceda a raccogliere l’intera frazione “indifferenziata” e che e strade vengano liberate dai rifiuti». Cgil, Cisl e Uil, in relazione al verbale di incontro del 3 luglio redatto presso il Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Sicilia, hanno chiesto al Dipartimento generale, acque e rifiuti, al Prefetto ed ai sindaco dell’Ato un incontro urgentissimo esteso ai soggetti che hanno partecipato poiché risulta improcrastinabile affrontare insieme la questione della chiusura della discarica

Timpazzo che potrebbe causare non poche criticità di natura ambientale, economica occupazionale in un territorio già provato ed offeso dalla crisi. Le organizzazioni sindacali a tal fine avendo già incontrato i vertici dell’ATO CL2 ed avendo acquisito diversi riscontri sull’oggettiva capacità abbaiamento della discarica Timpazzo, risulta anomala ed incomprensibile la scelta della chiusura, e tale nostra idea viene rafforzata anche da una recentissima sentenza del TAR del 01 luglio 2015 un provvedimento cautelare con cui dispone di sospendere l’efficacia del provvedimento di chiusura fino al 10 luglio 2015. L’emergenze che abbiamo citato ci inducono ad invitare le istituzioni ad avere il controllo ed il governo dei processi di cambiamento attraverso il comune obiettivo di salvaguardare la discarica pubblica Timpazzo ad oggi una delle pochissime discariche pubbliche in Sicilia le organizzazioni sindacali non dimenticano fra altro l’affare che attraverso le “eco mafie” si impadronisce dell’affare rifiuti. L.B.

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Luglio 2015 - Jonica

Lo stato dei conti mette in subbuglio il comune di Giarre di Augusto Bianchi E’ passata una settimana dalla confenza stampa del Pd giarrese sullo stato dei conti in cui il professore Salvo Vitale ha descritto l’excursus storico del bilancio giarrese fino al buco «Io non sono mai stato del partito del dissesto ma l’istituto del piano di riequilibrio non ha ragione di esistere. E’ un ibrido senza senso. Il Salva Giarre è scoppiato sui debiti dell’Enel e dell’Ato», il consigliere Spitaleri ha affermato che «La Corte dei conti non si pronuncia ma ci fa intendere che siamo sull’orlo del dissesto. Quello del sindaco è un fallimento acclarato. Alla fine il narcisismo compulsivo ha finito per accecare il sindaco» e sul segretario del Partito democratico giarrese

Daio Li Mura

Salvo Vitale

Tania Spitaleri

Dario Li Mura ha elaborato “3 proposte per una città amministrata secondo giustizia e trasparenza” proprio a partire da quella che era stata la proposta di Vitale: « Conferire ai dirigenti solo lo

stipendio base, i minimi tabellari. Consiglieri comunali assessori e sindaco –prosegue Li Mura in una seconda proposta- taglino rispettivamente gettone e indennità, evitiamo così i tagli a buoni

libro e trasporto scolastico. Politici e burocrati dimostrino di farsi carico direttamente delle difficoltà del Comune.» La terza attiene la trasparenza e pungola il sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi

proprio su un tema a lui cara “il comune-casa di vetro:« La giunta e il sindaco si adoperino per realizzare un “Bilancio Partecipato”, una occasione di trasparenza per spiegare ai cittadini-contribuenti e alla società civile tutta come vengono spesi i soldi pubblici». Risulta chiaro che l’intento di queste proposte sia andare incontro ai bisogni della città, ascoltarne le sofferenze:«Il momento è difficile ma bisogna superarlo pensando ad amministrare questa città in maniera diversa e vivere la politica come un servizio. Gli amministratori pubblici colgano l’occasione per dare un segnale di solidarietà alla città e per limitare gli effetti da macelleria sociale della crisi economica, pagati più pesantemente dalle fasce sociali meno protette e più povere».

Puntalazzo, via al corso per aspiranti fungaioli di Alberto Cardillo Anche quest’anno la sezione di Puntalazzo (frazione di Mascali) dell’associazione siciliana caccia e natura, organizza il corso propedeutico all’ottenimento del tesserino per la raccolta dei funghi. “Il corso –spiega Nino Casella, dirigente dell’ass. siciliana caccia pesca e natura- ha la durata di quindici ore suddivise in cinque giorni. Una volta ottenuto questo attestato si possono raccogliere liberamente i funghi, pagando una cifra intorno ai trenta euro per ogni quattro chili di funghi raccolti. Avere il tesserino oltre ad essere fondamentale per non incorrere in alcun rischio nella raccolta e nel consumo dei funghi, è un obbligo di legge che se infranto potrebbe sfociare in sostanziose multe o, peggio, sanzioni penali”. Casella fa notare come siano i cacciatori tra i primi raccoglitori di funghi per via delle battute di caccia che li portano in aperta campagna e boschi. “Avviare questi corsi non è facile – spiega Casella- perché si de-

Nino Casella vono avere almeno 26 iscritti per poi ricevere dalla regione siciliana l’autorizzazione a tenere il corso. Il corso, come ho già detto è organizzato dall’associazione siciliana caccia e natura, e si avvale della collaborazione dell’associazione fungaioli siciliani. I corsi saranno tenuti da dottori, micologi ed esperti in questa materia”. Le iscrizioni al corso devono pervenire entro il 15 luglio, presso la sede dell’associazione allocata nei locali della ex scuola

sei specie di volatili destinati alla caccia, più altri cento e più uccelli protetti da non cacciare. L’associazione diretta da Nino Casella è un punto di sostegno fondamentale per i cacciatori, poiché è sempre operativa nella funzione di assistenza, disbrigo pratiche, organizzazione di gare, attività di costante aggiornamento ai cacciatori in merito alle novità riguardanti Il logo di Associazione siciliana caccia e natura il mondo della caccia. elementare di via G.G. Cannavò ciatori. Quest’anno la commis- Inoltre, prossimamente sarà data di Puntalazzo. Bisogna munirsi sione è già pronta, attendiamo vita alla tradizionale “merka”, di fotocopia del documento d’i- solo l’ok della regione con lo competizione di tiro a segno con dentità e codice fiscale. Il costo sblocco dei fondi. fucili da caccia. complessivo d’iscrizione di cin- Io mi occupo della preparazio- “Nessuno meglio dei cacciane degli aspiranti cacciatori, tori –conclude Casella- ama la quantacinque euro. Ma l’associazione siciliana cac- con lunghi e intensi corsi di due natura e la fauna e le conosce cia e natura di Puntalazzo non mesi, due ore quasi ogni sera”. a fondo. Eppure, nonostante la è solo questo, sono moltissime L’esame per il conseguimen- nostra collaborazione, spesso le le attività organizzate per i cac- to del tesserino venatorio non istituzioni sono sorde e recepiciatori e gli amanti della natura è più orale, ma consiste in un scono a metà le nostre istanze test con trenta domande a rispo- che sono tutte volte al miglioiscritti. “Qui –spiega Casella- organiz- sta multipla, quindi si esige una ramento dello stato di salute del ziamo ormai da molti anni gli preparazione certosina. Bisogna nostro ambiente e della nostra esami venatori per i nuovi cac- conoscere bene le oltre quaranta- fauna”.

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Luglio 2015 - Giarre

sgEbis es nienet issunt et pro dolupta sperferiore, odiscipsam ipsae d i S pect a t o r sdgfIs endi aut eium id que nulparum eum re porporiae sollut audam quatureium faciis mi, simpore rovidione maio volum exerfer chillautem. Pidenducim laborpo restrum utatiae vent dolore ra dolorepti cuptae etur? Orerspe estioribus doluptas auditat uribus magnis ra pliciatiatis ut unt, culpa ad quia dis es doluptam que sant explab il ipide doluptatem eaquistio. Genihictem. Itaturessum laboribus vel mo doleni nosaepu ditatur am harit hil ipsam restemped ut dolore pe con nullani endit, ut maximint ut quas dolestint acium repelit atemolorem qui corehent verferrum ipsa aliquis sandign aturiatis ulluptat fugiaspiet endandandi tem reratur aut mi, cullant. Gendi consequo molorit voluptas aspic tem reicidu stotas vit, sequam quis quodige ndendam quas verferis in consequia sitatumquis endaerent. Alis auditior seque voloribus molupta temodi occaturem voluptatur, tempore ceatemqui cuptate porentium ipsapici remqui te sa soluptatem dolo-

gsdgsdgdsgsdfgsdgsdfgsdgs rum repelen ditio. Ibusant eosa sintemp orrumquodi odit verum voluptur adignis et latum aut odi ut est, unt aborios expedia deri ut modi deruptio. Nequasi repudae cullandam, omnim facea si coritatibus ea debitas pernatem est, ut rem exerum ipit, consersped magnates aut volut restem laute doluptis num reproviduci rem. Undellabo. Bitatibus et haribus, sunti rem sed ex eosande amenitatin cum a nam, torepedi oditiaspe porpores prat fuga. Nem que pla sin consequis verupta

cus, sitat et aut aut volupta tistibus etum sum explis que vollorerchil int, est, se non cusam quis dolorit aut omnis si quis aut velendes est, necti volorum ute laut dis maxim ad ut omni berferest, nis et aute dolutatumque ea velenti onsequi atinitatius nis elitam re nate ne voluptur, cum cuptiumenis ullatur aliquam, imin porem. Aperspe id eum quat volorpo remporro id mod qui dernatiur aut omni tem voluptatias re que voluptae voluptatest as dolorum ex eum simil

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eosae dolutat uribus explabor sa voloremporis dolorerferum inctem ratatur alicto voluptibus doluptatur alis sunt vent est moles si cusdam alit, voloribus esed mollab is quaspid ernatur, que quam volupicim cone vitaspedion re omnimus quam rem re senihil molorepe sendunt eserum ipis solest rerum vero tet et exerspe llorenimi, cuptae volupistio. Nemporest, occus es doles dent. Is aut fugitia di rae mo dit fugiassedi consequia dolo blatur

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Luglio 2015 - Messina

Birrificio Messina, una storia da raccontare di Giovanni Frazzica «Un riconoscimento speciale va a Gaetano Giunta ed alla Fondazione di comunità - dice Mimmo Sorrenti, il leader della cooperativa, nel momento in cui, con voce commossa, si accinge a presentare le prime tre etichette che il birrificio Messina metterà sul mercato a settembre - Per noi è stato come un fratello ed è stato la colonna portante del reperimento dei finanziamenti che hanno permesso che il nostro sogno potesse concretizzarsi». In effetti l’intervento di Gaetano Giunta, che da anni opera nel sociale e che recentemente tramite la Banca Etica è riuscito ad approdare nel settore dei finanziamenti alternativi, è riuscito a fare non solo una grande parte per il finanziamento, ma ha svolto una preziosa opera di raccordo con enti e istituzioni e ha saputo tenere forte la coesione e alto il morale di tutti i partecipanti all’iniziativa. Da non dimenticare che Gaetano Giunta vanta anche delle precedenti esperienze politiche, è stato assessore comunale alle politiche sociali nella giunta Providenti (1994 – 1998) e alla politica potrebbe tornare. Questo successo, che rappresenta una risposta concreta nel settore lavoro in cui i politici di professione sembrano ormai da tempo assolutamente impotenti, potrebbe essere un segnale che indica la possibilità di un suo ritorno. Questa la squadra dei 15 del Birrificio Messina:Mimmo Sorrenti - presidente della coop e “tuttofare”, Francesca Sframeli – vicepresidente, si occuperà di amministrazione, Agata Scaglione – amministrazione, Santo Puleo – operatore macchine, Santo Mastronardo –confezionamento, Placido Ruggeri – operatore mac-

Birrificio Messina chine, Carmelo Frassica – operatore macchine, Rosario Rinaldi – carrellista, Salvatore Bardetta – responsabile mezzi e caldaie, Nicola Mangano – operatore fabbricazione, Adolfo Giordano – operatore fabbricazione, Massimo Bruschetta – operatore fabbricazione, Vincenzo Cannaò – addetto all’elettronica, Giovanni Sorrenti – operatore macchine, Antonio Cagliari – operatore macchine. Tre le etichette delle vere birre messinesi che il birrificio Messina produrrà dal prossimo autunno. Nei prossimi giorni saranno ospiti dell’Expo di Milano per raccontare l’avventura e la sfida iniziata due anni fa con la cooperativa di 15 coraggiosi lavoratori/ imprenditori. Un simbolo e una grande lezione di vita. Simbolo di una Messina che questa volta ce l’ha fatta, che si è rimboccata le maniche e ha alzato la testa nonostante tutto, è vero uniti si vince. Sono i 15 del birrificio Messina a dirlo, uomini e donne che hanno tagliato uno dei traguardi più significativi della storia economica messinese, scrivendo una pagina che rappresenta una vera inversione di tendenza rispetto

alle tante attività che chiudono per non riaprire mai più. Esibendo tre nuove etichette e una quarta in cantiere, hanno fatto una sorta di miracolo. Si chiameranno doc 15, birra lager luppolata e la Cruda doc 15 dal gusto fruttato e con i profumi del malto. Il punto di forza sarà invece la Birra dello Stretto, la nuova autentica birra messinese. Le etichette sono state create dal grafico messinese Salvo Fazzica, nipote di uno dei 15. «La Birra dello Stretto è dedicata alla città che ci è sempre stata vicina e molto solidale nei nostri confronti – spiega Mimmo Sorrenti, presidente della cooperativa. Le etichette che abbiamo creato rappresentano la nostra voglia di riscatto e di rivincita. Speriamo di essere simbolo di una città che non si vuole arrendere e che ce la può fare». La quarta etichetta sarà scelta attraverso il concorso di idee “La Birra della tua Terra”, lanciato nei mesi scorsi dai giovani dell’associazione Terra Nostra coordinata da Pasquale Calapso. Un concorso che ha raccolto numerosi progetti ed elaborati che adesso saranno valutati per giungere alla scelta di

Gaetano Giunta quella che sarà la quarta birra. La festa che si è celebrata nel salone degli Specchi ha avuto il sapore del riscatto in attesa di conoscere quello delle uniche vere birre di Messina. Del passato vogliono portare dietro solo l’esperienza, la competenza e la professionalità che hanno tentato in tutti i modi di non disperdere quando hanno provato a salvare lo stabilimento in via Bonino in cui sono cresciute generazioni di mastri birrai messinesi. Alla presentazione sono intervenuti il presidente dell’Irsap Alfonso Cicero, il cui ruolo è stato determinante nel reperimento dei due capannoni della zona Asi di Larderia e che continuerà a seguire da vicino lo sviluppo delle attività mettendo a disposizione, ove occorra, il suo ruolo; Damiano Li Vecchi per l’assessorato regionale alle attività produttive, il segretario della Cgil Lillo Oceano, Franco De Francesco, ex-capo dell’ufficio del Lavoro, Filippo Panarello, del Pd, e Valentina Zafarana del M5S, che ha dato anche un contributo economico tramite il microcredito attivato dai grillini. Altro importante appuntamen-

to per i 15 del birrificio saranno i due giorni all’Expo di Milano per lanciare in campo nazionale e oltre il marchio. Insieme alla fondazione di comunità di Gaetano Giunta, nelle giornate dell’8 e 9 luglio, saranno ospiti del padiglione dedicato al tema “Nutrirsi di Giustizia”. I soci della cooperativa sono grati a chi in questi anni li ha aiutati: all’ex capo del genio civile Gaetano Sciacca, all’ex presidente del consiglio comunale Pippo Previti, ai presidenti dei quartieri che hanno versato i loro gettoni di presenza come contributo, ad Alessandro Turchi che ha curato il video di presentazione per l’Expo ed a diversi professionisti come Mimmo Gemelli, Natale Jeni e Roberto D’Andrea, Luisa Carrozza, ed Elio Azzolina, geniale ideatore del piano finanziario. Da sottolineare anche il ruolo positivo di enti e istituzioni vicine, cui va ovviamente la gratitidine dei cooperanti: legacoop, irsap, prefettura, confindustria, genio civile, camera di commercio, cooperazione finanza impresa, coopfond, Ircac, banca Antonello da Messina, Sefea, finvals srl e unicredit leasing.

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Luglio 2015 - Attualità

Il Paginone segue dalla prima pagnini, è stato istituito, l’ufficio stampa del Comune di Catania non ha mai avuto pace. E continua a non averne. Dopo il trasferimento di Nuccio Molino senza apparente motivo, è notizia di questi giorni il trasferimento ad altro ufficio di un altro collega, Salvatore Di Guardo, che dall’ufficio stampa è passato alla terza circoscrizione a fare tutt’altro che giornalista (dopo vent’anni, si badi!). A guidare l’ufficio stampa è rimasta Francesca Pavano insieme con Angela Impastato e due amministrativi che curano la rassegna stampa, e questi svolgono lo stesso lavoro che in buona parte era svolto prima da Di Guardo. Salvatore Di Guardo è stato inserito nell’area di competenza che sarebbe poi sfociata nella creazione dell’ufficio stampa nel 1992, in piena sindacatura Lo Presti. Fu il sindaco Lo Presti che fece effettuare una ricognizione tra gli impiegati comunali per ricercare persone già iscritte all’Ordine dei giornalisti al fine di creare quello che poi sarebbe diventato l’ufficio stampa vero e proprio. Di Guardo era iscritto all’Ordine e quindi il suo passaggio al costituendo ufficio fu cosa del tutto naturale. Il collega Di Guardo è rimasto al suo posto passando tutte le tempeste che hanno coinvolto l’ufficio stampa fino ai primi di giugno di quest’anno, quando con un ordine di servizio firmato dal Capo di Gabinetto è stato trasferito in ventiquattr’ore, senza alcuna motivazione apparente ad altro ufficio. Lui stesso sembra abbia più volte chiesto i motivi del suo trasferimento ma pare che non gli sia stata fornita alcuna spiegazione. Il consigliere comunale Manlio Messina che segue la vicenda e ha denunciato in Consiglio comunale quella che definisce “l’anomalia dell’ufficio stampa del Comune”, ha annunciato che a giorni presenteranno “la richiesta di una commissione di indagine per fare luce su questa vicenda che ha del paranormale. E’ impensabile che Giovanni Iozzia e Giuseppe Lazzaro Danzuso ogni giorno stiano nella casa comunale senza averne alcun titolo. Tempo fa sono entrato nella stanza dove sono collocati e ho chiesto al giornalista presente di mostrarmi il tesserino di dipendente comunale. Ha detto che non l’aveva e che era lì solo di passaggio. L’ho cacciato fuori. Il giorno dopo, però, era di nuovo lì”. E precisa ancora Messina: “Non è una questione personale, ma è intollerabile che qualcuno pensi di fare come crede investito non

Il virus degli uffici stampa catanesi: anche il Teat di Gi uli ano B us à Quella degli uffici stampa di enti pubblici a Catania continua ad essere una faccenda ai limiti del ridicolo. Sembra che uno strano virus abbia colpito la città, per cui sembra impossibile che gli incarichi vengano assegnati in maniera corretta, ai sensi di legge, e sembra anzi naturale che persino questo ruolo venga utilizzato come strumento di trasmissione dinastica del potere o, quando impossibile, esautorato e privato della sua caratura. Potremmo riflettere sulla attualità del ruolo dell’addetto stampa all’interno di un’istituzione pubblica, quale che sia, o sull’evoluzione in chiave attuale della figura del giornalista, della sua libertà quando è seduto dietro la scrivania di un ente. Potremmo, ma sarebbe già un passo successivo, dato lo stato dell’arte degli uffici stampa “comunali” in città. Del Comune di Catania si è già detto: dal 2005 al 2008 sono stati inseriti come esterni tre giornalisti, Giuseppe Lazzaro Danzuso, Michela Petrina, Giovanni Iozzia, senza che ve ne fosse alcun motivo. Risultato? La Sezione di primo grado della Corte dei Conti ha decretato che “l’ufficio stampa del Comune di Catania non presentava nei predetti periodi una carenza d’organico tale da giustificare il ricorso all’utilizzo di giornalisti esterni” e che

Giovanni Iozzia si sa bene di quale potere e ancor meno si capisce datogli da chi”. “Giovanni Iozzia e Giuseppe Lazzaro Danzuso usano il portale del comune e hanno password di accesso senza averne titolo – spiega ancora Messina -. Vero che Danzuso è l’addetto stampa di Asec Trade, quindi se ne stia lì. È quello il suo posto, non la casa comunale. Giovanni Iozzia invece scrive comunicati per il Comune, ma non si

Enzo Bianco “la carenza di personale non era stata segnalata dal capo ufficio stampa e nello stesso tempo i due pubblicisti organici rivendicavano da tempo, senza successo, il trattamento economico da redattore capo”. Quindi incarichi e compensi reputati ingiustificati e danno erariale per centinaia di migliaia di euro, pagato di tasca dai membri dell’allora amministrazione comunale. Sarebbe già assurdo di per sé, non fosse che Danzuso è l’addetto stampaportavoce ombra di Enzo Bianco a Palazzo degli Elefanti anche oggi, nonostante tutto, nonostante il danno erariale. Ma non ufficialmente, lo è di fatto, nel senso che si aggira per le stanze del

Comune, ma è stipendiato dalla Asec Trade, partecipata comunale di cui è, qui ufficialmente, addetto stampa. Pare che Danzuso dovesse succedere a Fabio Albanese anche alla guida dell’ufficio stampa del Teatro Bellini di Catania, ente anch’esso contagiato da questo virus tutto etneo. Ciò che invece è accaduto è che Albanese è stato allontanato, mentre l’ufficio stampa è rimasto vacante. Situazione inaccettabile per l’intera categoria, come denunciato da Daniele Lo Porto, segretario provinciale di Assostampa Catania, il sindacato che difende i diritti di chi si prende ancora la briga di

Manlio Messina capisce a quale titolo visto che non c’è alcun contratto che lo lega all’ente. Avevano tentato di piazzarlo all’Amt, l’azienda municipale trasporti, ma per il momento è sfumato tutto dopo le nostre segnalazioni. Non siamo sicuri che non tenteranno da qualche altra parte… E, ciliegina sulla torta, non si sa come faccia Lazzaro Danzuso a essere contestualmente il presidente della Commissione di disciplina

impugnare una penna (o un pc). “Nel dicembre del 2013 – afferma Lo Porto – fu mandato a casa un giornalista professionista che aveva retto l’ufficio per undici anni, con competenza e ben oltre i compiti richiesti; oggi, per riaprire l’ufficio stampa fermo da quel momento, la soluzione che Enzo Bianco, in qualità di presidente del Cda del Teatro Massimo Bellini di Catania, vorrebbe proporre è di conferire un incarico gratuito a tempo determinato”. Questo parrebbe essere il risultato di oltre un anno di trattative e di tentativi di mediazione, se è vero che già nel marzo dello scorso anno, Assostampa e sindaco aveva-

Giuseppe Lazzaro Danzuso

dell’Ordine, quando lui stesso è in una situazione imbarazzante, e avalla un’altra situazione, quella di Giovanni Iozzia, altrettanto imbarazzante. Ma insomma non è cosa che lasceremo cadere, è un argomento su cui staremo fino a quando non sarà fatta chiarezza”. Parole durissime che non lasciano spazio a dubbi. La vicenda è certo complicata e merita di essere chiarita

per il bene di tutti. I colleghi Giuseppe Lazzaro Danzuso e Giovanni Iozzia sappiano che siamo pronti a dare loro spazio per repliche e chiarimenti, del resto a entrambi siamo legati da affetto e amicizia. E poi si sa, dietro ogni comportamento c’è una motivazione che deve e può essere compresa. E soprattutto tra colleghi le cose si capiscono meglio… *

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Teatro Bellini è stato contagiato. E Bianco non vuole antidoti

Teatro Bellini no avuto modo di confrontarsi sulla vicenda, cercando di venire incontro alle esigenze l’uno dell’altro. La proposta di Bianco è ovviamente inaccettabile per Lo Porto: “Il sindaco Bianco dimentica le buone intenzioni e tralascia anche l’esistenza di un contenzioso legale con l’ex capo ufficio stampa che aveva manifestato interesse e disponibilità per trovare una soluzione nell’interesse di tutti”. Il riferimento è ovviamente al predetto Fabio Albanese, di fatto l’ultimo professionista a guidare l’ufficio stampa del Bellini. Il problema è però ovviamente di principio, se si ammette anche come ipotesi che un giornalista, professionista

Palazzo degli Elefanti e pienamente nell’esercizio delle proprie incombenze possa accettare di lavorare gratis: “Così si svende la dignità del giornalista”, chiosa Lo Porto. Ma non finiscono qui le rivendicazioni dell’Assostampa, che si è rivolta anche al neo sovrintendente del Teatro massimo Vincenzo Bellini Roberto Grossi. “È impensabile che un Ente culturale di così lunga e consolidata tradizione possa continuare ad operare senza l’Ufficio stampa istituzionale e l’apporto organico e continuativo di giornalisti, come previsto dalla Legge 150/2000. L’Assostampa – si legge nella lettera inviata a Grossi – è, quindi, disponibile

ad un incontro costruttivo per valutare tutte le possibilità che, in relazione anche alla difficile situazione di bilancio dell’Ente, possano consentire una completa e corretta informazione sulle prossime attività e produzioni”. Il punto però – ma qui è sempre colpa del virus, che colpisce anche la trasparenza e la chiarezza d’informazione – è che, ed è sempre l’Assostampa a farlo presente, “a differenza di quanto appreso e diffuso nelle scorse settimane, non risultano contrattualizzati dall’Ente Teatro massimo giornalisti che svolgano la loro opera gratuitamente”. Quindi i comunicati stampa sono scritti da un ghost writer nel vero

senso della parola, talmente fantasma da essersi dissolto (o dissolta). Anche l’Ordine dei Giornalisti di Sicilia ha preso posizione in merito: “L’Ordine dei giornalisti di Sicilia apprende con sconcerto che il sindaco di Catania, avvocato Enzo Bianco, ha affidato l’ufficio stampa del Teatro Massimo Bellini ad una collega che è stata chiamata a svolgere l’incarico a titolo gratuito. Pur consapevole delle difficoltà economiche attraversate dall’Ente – si legge nella nota pubblicata sul sito dell’Ordine – il Consiglio ricorda che in questo momento l’ufficio stampa del Teatro Massimo Bellini è al centro di

un contenzioso che riguarda l’ex responsabile dell’ufficio stampa stesso”. Una presa di posizione ferma e doverosa, non fosse altro che il consiglio di disciplina dell’Ordine, ossia l’organo preposto al controllo della legittimità delle azioni giornalistiche condotte e di questioni simili a questa e a quella dell’ufficio stampa di Catania, è presieduto da – indovinate chi? – Giuseppe Lazzaro Donzuso. Insomma, siamo in una botte di ferro. Aspettiamo soltanto che il virus ci colpisca tutti, se non altro smetteremo di soffrire, di porci domande inutili e di cercare di comprendere dove sia arrivato il limite della decenza

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Premio donna siciliana 2015 Nella suggestiva cornice del Cortile di Palazzo Cutore di Aci Bonaccorsi si è tenuto domenica 5 luglio il Premio Donna Siciliana 2015 del patron Antonio Omero. Un premio ambito da anni in Sicilia per l’alto scopo sociale oltre che culturale, quello di incentivare la scoperta dei Talenti “made in Sicilia” e offrire loro la possibilità di farsi conoscere ed apprezzare dalla società per un eventuale inserimento nel mercato del lavoro e della produttività in generale. Tra le premiate anche la nostra collaboratrice Rosa Tomarchio, giornalista e corrispondete per il nostro giornale per la provincia di Siracusa. Un bagaglio di esperienza alle spalle presso alcune importanti testate della carta stampata e della televisione, Rosa Tomarchio “racconta quotidianamente i fatti e gli eventi dell’intera provincia di Siracusa, soprattutto della città di Augusta, mediante interviste e approfondimenti, con uno stile semplice e, allo stesso tempo, colto e professionale”. Questa la motivazione a cui Omero

oltre al talento necessario per esercitare questa professione. “Questo premio – ha commentato Antonio Omero - oltre a gratificare il duro lavoro gi or nal isti co quotidiano, rappresenta un Rosa Tomarchio a sinistra con Gabriella Capizzi e a destra con Antonio Omero segnale significativo per una e mestiere, in ha voluto aggiungere la parola modo particolare nel giorna- categoria, quella dei giornalisti, “verità”. “…per la passione e la lismo, un mondo in continua troppo spesso snobbata, criticata voglia di scrivere sempre alla ri- evoluzione in cui la nuova tec- e poco tutelata in un periodo di cerca della verità” – ha affermato nologia ha aperto nuovi confini grave contingenza economica, il fondatore e ideatore del Premio aperti a tutti. In pochi però sono ma necessaria per mantenere viva Donna Siciliana che ha visto sfi- capaci di navigare attentamente la linfa della democrazia, frutto lare sul palco, tra le altre, anche in questo mare agitato dei nuovi di tanto sudore e sangue”. Maria Gabriella Capizzi, diretto- media, pieno di cronisti e giorna- Un premio unico per le sue care del Museo Leonardo da Vinci listi “improvvisati”. Non bastano ratteristiche. “Scoprire le qualità Archimede di Siracusa, la quale solamente un taccuino, una pen- della donna siciliana nei vari setha ricevuto il premio dalla gior- na, un computer, una telecamera tori sociali, economici, industriae un microfono in mano per de- li, artistici e sportivi. – spiega il nalista siracusana. Un premio che ha tenuto a sotto- finirsi ed essere definiti cronisti presidente Omero -, non solo, lineare la professionalità, appun- di razza, ma occorrono anche si- promuovere nei giovani la sento, necessaria in qualsiasi campo gnificative esperienze sul campo, sibilità del bello, del positivo e

della produttività prendendo, ad esempio, l’attività umana e professionale della Donna Siciliana premiata in ogni edizione. E ancora, incentivare la scoperta dei nostri talenti naturali siciliani e dare loro la possibilità di farsi conoscere ed apprezzare dalla società per un eventuale inserimento nel mercato del lavoro e della produttività in generale. Ma tra gli obiettivi del premio anche quello di aggregare la popolazione siciliana in un grande ed intenso evento, una volta l’anno, dove la presentazione della Donna Siciliana sia di esempio alle nuove generazioni per un vivere e “convivere civile” positivo e utile a sviluppare una mentalità di consenso e gioia sociale. Invitare la popolazione siciliana ad un’attività di segnalazione di soggetti femminili siciliani che si distinguono nella società per tenacia, organizzazione lavorativa e risultati raggiunti”. Partner della manifestazione Studio Novanta Italia e Radio Fantastica. La direzione artistica Carla Basile, web director Rosanna La Malfa.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Luglio 2015 - Siracusa

Siracusa Catania, gallerie buie e asfittiche di Rosa Tomarchio Altra giornata d’inferno dentro le gallerie buie e asfittiche della Siracusa-Catania. Un improvviso restringimento della carreggiata inibisce l’alta velocità nel tratto autostradale completamente al buio. Situazione drammatica anche dall’altro versante della provincia aretusea. Verso sud code infinite direzione NotoPortopalo sino a Gela lungo quell’autostrada che non c’è. Ad incappare nella rete della cattiva rete di comunicazione non solo i Cinquestelle. Da due anni è l’inferno, altro che autostrada di ultima generazione. L’orgoglio delle comunicazioni d’Europa è una fregatura bella e buona. L’autostrada Siracusa - Catania è insicura, precaria. Quella che porta a Gela inesistente. Entrambe al buio. L’ha capito anche il presidente della Sicilia, Saro Crocetta, rischiando la pelle qualche anno fa. Verso sud file chilometriche per raggiungere la punta estrema che guarda all’Africa. A Nord code asfittiche, da perdere i sensi. Estenuante attesa, due ore almeno per raggiungere la vicina Catania e ancor più prossimo aeroporto. Ma provate a mettervi nei panni di un cardiopatico, dei turisti che devono prendere il volo a Fontanarossa? Mettetevi nei panni dei nostri deputati che devono raggiungere la lontana Palermo. Due ore di fila sotto il caldo cocente, non solo. Due ore di fila a passo di formica dentro le gallerie al buio e senza aeratori azionati. Fai prima ad attaccarti direttamente al tubo di scappamento se proprio devi schiattare per il caldo e l’alto concentramento di smog. Nemmeno un segnale ad avvisarti che tra poco inizierà l’inferno. Nemmeno un cartellone di persuasione. Dopo qualche metro a 40 gradi vedi due omini arancioni sventolare le bandiere in maniera ormai rassegnata, pronti a ricevere le imprecazioni degli au-

tomobilisti. Passi due gallerie. Il fiato è sempre più corto. Ovviamente, tutti coi motori accesi dentro il tunnel buio dove la luce è sempre più lontana. E tre. Esci dal “tubo di scappamento generale” e prendi aria quando il sole ancora è cocente. Ne hai per poco, dovrai andare nuovamente in apnea. La famigerata “Filippella” è uno scherzo rispetto all’inferno che hai già attraversato. Coraggio, il percorso è ormai breve, già si vede la luce. Ma non puoi fare a meno di tenere in mente la lapide vista poco prima che ricorda il “sacrificio” degli operai schiacciati sul muro mentre cercavano di migliorare le condizioni di quel maledetto tunnel. Finalmente, è finita. Guardi l’orologio, sono passate due ore, acceleri per riprendere fiato e tempo sull’autostrada ora libera. I volti degli automobilisti che ti sfilano accanto appaiono adesso più distesi, rimane la rabbia per quanto subito, ma certamente traspare felicità per essersi liberati da quella morsa di metallo e cemento, senza aria e senza luce. C’era chi cantava a squarcia gola per scacciare la tensione. Chi fumava sigaretta su sigaretta, incredibile, nonostante la prolungata esposizione di smog ossidante. E questa sarebbe la meta ambita dei turisti? Questo sarebbe il Sud Est? Ma cosa fanno i nostri politici? Evitano le gallerie? E come fanno? Dicono che siamo dovuti sottostare a questo inferno per due lunghe interminabili ore perchè si sono fregati i fili di rame. Per questo i tunnel sono, per metà, al buio. Dunque, il restringimento

dentro la galleria è una forma precauzionale, un modo per evitare spiacevoli incidenti, spesso mortali. Dunque, tutti zitti in fila, a passo di formica, dimenticando l’acceleratore e che siamo in autostrada. La più moderna d’Europa. Ma se il Nord piange, il popolo degli automobilisti più a Sud di Siracusa di certo non ride. Accogliamo infatti la segnalazione dei MoVimento 5 Stelle, probabilmente anch’esso incappato nella odissea delle terribili comunicazioni in provincia, e che intende esprimere la propria preoccupazione in merito alla situazione in cui versa la viabilità nel territorio aretuseo, che ha reso manifesta nell’ultima domenica di giugno tutta la sua inadeguatezza. A tal proposito si ritiene indispensabile porre l’attenzione su diverse criticità: si rileva che lungo l’autostrada Catania-Siracusa, ci si imbatte in una serie di gallerie da mesi quasi tutte parzialmente illuminate, ad eccezione della Galleria San Demetrio, la più lunga (3,7 km), che versa in situazione di buio totale. Dalle immagini che alleghiamo alla presente, non è difficile immaginare il rischio che si corre, in pieno giorno, all’uscita di una galleria non illuminata quando il contrasto tra il buio e la luce del sole acceca per diversi secondi. Se ci si trovasse di fronte ad una coda improvvisa, o in prossimità di un mezzo in avaria difficilmente si riuscirebbe ad evitare l’impatto. Ed ancora, proseguendo il viaggio in direzione Siracusa, si presentano, per ben due volte, lunghe file di auto, presumibilmente,

occupate da turisti diretti verso le rinomante spiagge siracusane per trascorrervi una giornata di relax. La prima coda si è incontrata lungo il tratto melillese della statale 114, ed è dovuta ad una deviazione del tracciato, per circa 200 metri, da percorrere su un’ unica corsia, che costringe gli automobilisti ad un incolonnamento di circa 1 km che, già dalle prime ore del mattino, obbligava a viaggiare a passo d’uomo. Si tratta di un tratto con manto stradale disastrato e quindi interdetto al traffico da mesi, per il quale non sono però mai iniziati i lavori di rifacimento. Superato quel tratto, ci si è trovati di fronte ad un secondo mega incolonnamento di circa 10 km, sulla Siracusa-Gela, all’altezza dello svincolo di Siracusa Sud. Si è calcolato un minimo di un’ ora di coda prima di poter raggiungere il primo svincolo utile per uscire da quella prigione. Ciò è dovuto ai lavori che, lungo il tratto Siracusa SudCassibile, sono in corso d’opera da anni e che riguardano il rifacimento del manto stradale, la realizzazione delle piazzuole di sosta e lo svincolo (ormai ultimato), per la zona montana. Pertanto ci si chiede come è possibile che, in un territorio a vocazione turistica come quello siracusano, non si attui una più seria e programmatica strategia per i lavori pubblici atta a garantire una più efficiente viabilità, senza compromettere, al tempo, stesso le esigenze stagionali del territorio? Si rileva inoltre la chiusura per tutta la mezza giornata, nel quartiere di Cassibile, di un tratto di Via Nazionale, al fine di rendere possibile la manifestazione “XXII Raduno in 500 Memorial Danilo Iacono”, verso la quale teniamo a precisare di avere la massima considerazione. Ma, a tal proposito, riteniamo che si potesse prevedere una gestione diversa delle autorizzazioni, magari concedendo una zona che non fosse quella strate-

gica per il flusso veicolare, giusto per tutelare il ritorno economico dei commercianti. Non si può dimenticare, infatti, che la via Nazionale è la primaria via di comunicazione del territorio di Cassibile, sulla quale insistono numerosi esercizi commerciali che dal passaggio dei turisti traggono utile, in un momento in cui l’economia è già fortemente penalizzata dalla chiusura del ponte sul fiume Cassibile (altra vicenda che non fa per niente onore alla politica della nostra terra). Possibile mai che nessuno dei soggetti coinvolti, né tantomeno il Dirigente autorizzante, ci abbia pensato? Pertanto, il MoVimento 5 Stelle auspica che gli abitanti di Cassibile siano tenuti, da parte dell’amministrazione aretusea, in pari considerazione degli abitanti di Ortigia, Neapolis e via di seguito tutti gli altri cittadini siracusani. Per concludere, non si puo’ non pensare a quegli automobilisti che, ritirandosi dal mare, senza lasciarsi scoraggiare, hanno deciso di avventurarsi nel capoluogo aretuseo, magari per un aperitivo veloce ed una bella passeggiata, prima di rientrare a casa. Ebbene, tornando da Fontane Bianche attraverso la Via Elorina, ci si imbatte nell’ennesima coda di ben 6 km e 45 minuti. Le cause specifiche che hanno portato a questa situazione ed allo sfascio di questa città e di questa regione sono molteplici e certamente non sono da imputare esclusivamente al presente, ma siamo altrettanto consapevoli che viviamo una realtà che, non vi è dubbio, fa a pugni con la vocazione turistica verso la quale il nostro popolo ripone già da troppi anni, molte delle proprie speranze per un futuro più prospero. Ed è in funzione di ciò che vorremmo venisse riposta tutta l’attenzione e lo sforzo possibile da parte delle amministrazioni competenti, affinché qualcosa si muova, una volta per tutte”.

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Luglio 2015 - Redazionale

Dalla parte del debitore di Gi ovanni Pas tor e

Con gli articoli di questa rubrica stiamo effettuando una ricerca sistematica sull’usura bancaria. Quando si sviluppa una ricerca è giusto ricordare la situazione esistente sul campo e gli scopi che la ricerca si prefigge. La situazione esistente può essere sinteticamente così riassunta: il potere finanziario / bancario, l’unico potere forte rimasto in Italia, ha l’egemonia culturale, tramite questa egemonia culturale passano nella penna di una parte maggioritaria dei giornalisti e dei magistrati concezioni che nel contributo su De Jure del 04/08/2014 definiamo di ipocrisia giuridica. Stiamo quindi approfondendo con un metodo scientificamente inoppugnabile tutti gli aspetti del fenomeno usura bancaria: giurisprudenziali, storici, sociali, linguistici per liberare le persone di buona volontà dall’egemonia culturale del potere finanziario / bancario e delle sue lobbies. In questi giorni si stanno discutendo gli effetti del nuovo decreto banche, approvato il 23 giugno, che dovrebbe, in teoria, rendere più facile il recupero crediti da parte delle banche nei confronti dei correntisti morosi per quanto riguarda prestiti e mutui, andando a toccare il lungo processo per i recuperi, i cui tempi verranno accorciati. La scusa per questo ulteriore giro di vite contro i debitori è che la misura presa dal Governo mira a ridurre la contrazione del credito da parte delle banche (il cosiddetto credit crunch), che hanno lamentato diverse volte una scarsa tutela da parte della legge riguardo il recupero crediti. Il decreto va infatti a intervenire sulle misure per le procedure concorsuali come il fallimento, oltre che, come accennato, sull’agevolazione del recupero crediti e la realizzazione di garanzie. La nuova norma, insomma, va a beneficio del settore creditizio, che ha registrato il credit crunch peggiore degli ultimi vent’anni, oltre che sofferenze lorde per oltre 190 miliardi di euro nell’aprile 2015, con 350 miliardi di euro di crediti deteriorati. I primi effetti dovrebbero consistere in un recupero della fiducia da parte di investitori esteri ed italiani. Cosa cambierà per i debitori? Il ministro dell’Eco-

nomia Padoan assicura che si agirà “salvaguardando i diritti dei creditori e la posizione dei debitori in difficoltà”, spiegando che esiste la possibilità di una fase transitoria in cui si potrebbero concedere ai debitori “crediti aggiuntivi per poter continuare ad operare” Il nostro parere è che le banche hanno ottenuto di rendere più facile il recupero crediti da parte delle banche nei confronti dei correntisti morosi per quanto riguarda prestiti e mutui, accorciando il tempo necessario per i recuperi. vedremo se poi questo avverrà “salvaguardando i diritti dei creditori e la posizione dei debitori in difficoltà”, attraverso la concessione ai debitori di “crediti aggiuntivi per poter continuare ad operare”, ci sia permesso di dubitarne. Il contemporaneo dibattito sulla bad bank non fa ben sperare per un miglioramento delle condizioni dei debitori.Riprendiamo, per gentile concessione dell’avvocato Riccio, un articolo pubblicato il 26-06-2015 molto chiaro sull’argomento. Bad Bank. Nessuna tutela prevista per i correntisti E’ recente l’approvazione del governo di uno schema di decreto legge per attuare la strutturazione della Bad Bank. Si dà prosieguo alle recenti considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia, Visco sulle sofferenze (crediti in contenzioso ad oggi inesigibili) oggettivamente, aumentate degli istituti di credito. Si è ritenuto che intanto è possibile che le imprese abbiano maggiore liquidità, qualora le Banche siano liberate dalle dette sofferenze, crediti incagliati da trasferire a cessionari che ne curino il relativo incasso, dietro la corresponsione di un prezzo di cessione, inferiore notevolmente al valore nominale del credito. E’ in studio di predisporre un organismo pubblico che possa garantire la protezione, se i cessionari non conseguano la realizzazione del credito acquistato (si pensi alla operazione SGA quando fu salvato il Banco Napoli). Nello schema di decreto per esempio è previsto

che la perdita possa essere defiscalizzata solo in un anno. Si rafforza anche il potere delle banche, rendendo ancora più spedita la già snellita espropriazione forzata. Questa iniziativa nasce tuttavia ancora contro i soggetti deboli del rapporto, i correntisti. Infatti alcuna guarentigia è delineata per il debitore, anche al cospetto di un credito contestato o addirittura di natura usuraria. Le banche godono del potere, per esempio, di ottenere un decreto ingiuntivo solo attraverso una dichiarazione (che può essere anche mendace) che il proprio credito sia certo liquido ed esigibile. Con l’ingiunzione si consegue il titolo di iscrivere ipoteca giudiziale e addirittura di incardinare un pignoramento sui beni del debitore. Si scopre dopo che il credito è usurario o inesistente, ma intanto in forza di esso un patrimonio è stato bloccato, si è subita la segnalazione alla centrale rischi e se del caso, come sta avvenendo, un ricorso di fallimento. Le banche restano comunque impunite. Nessuna forza politica si fa portatrice anche di queste esigenze, oramai neglette nei programmi dei partiti per incompetenza e perché sono prone ai poteri forti: la bancocrazia della razza padrona. Noi segnaliamo il dato culturale: l’assenza dei partiti che non vedono la distruzione del tessuto economico delle piccole e medie imprese e siamo pronti anche ad audizioni parlamentari per rappresentare le voci dei deboli nel sinedrio dei più forti. I prossimi mesi ci diranno la verità su questi argomenti. Avremo occasione di riprenderli e verificare cosa è avvenuto.

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Luglio 2015 - Agrigento

Arrestato l’orco di Agrigento. Pardon, non l’orco: la bestia di Franco Castaldo L’orco è in gattabuia. Pardon, non l’orco: la bestia. Come lo chiama una delle sue vittime. Una minore indifesa e con disabilità. Si, proprio così, la bestia. Non occorreva tanta fantasia per chiamare bestia… una bestia. Angelo Carmelo Grillo, 52 anni, custode di una comunità alloggio che ospita minori con disturbi del comportamento, organizzava festini a base di alcol e droga (aveva precedenti specifici) e invitava amici e gli stessi ragazzi (minorenni) che avrebbe dovuto tutelare. Faceva persino i video, il signor Grillo, per bearsi e rivedersi. Forse anche per immetterli in un circuito multimediale su cui la Procura della Repubblica di Agrigento (di Renato Di Natale e Ignazio Fonzo e dei sostituti Salvo Vella e Simona Faga) ha deciso di indagare con pregnanza. L’esperienza, solo quella al momento, ci dice che avremo altre sorprese. Nell’ascoltare le argomentazioni del Procuratore Renato Di Natale, in conferenza stampa che dall’alto della sua esperienza ne ha viste di cotte e di crude, si coglieva a piene mani il disagio, visibile, vero, di raccontare una storia di tal fatta. Lo stesso dicasi dell’aggiunto Fonzo, del sostituto Vella, entrambi navigati ed esperienti, e della giovane, ma assolutamente brava, Pm Simona Faga. Tutti hanno fatto la corsa contro il tempo, Procura e Commissariato di Palma (ma anche Procura minori di Palermo e Caltanissetta) per impedire ulteriori abusi. Giorno e notte di lavoro per mettere nelle condizioni il Gip, Francesco Provenzano, che così ha fatto, di porre fine ad un massacro: mettere dentro la bestia. Non può non ricordarsi che l’inchiesta è nata dopo la coraggiosa denuncia di una delle assistenti sociali in servizio nella comunità dove sono stati compiuti gli orrori. E’ lei che percependo malessere e disagio della minore abusata, una ma non l’unica, ha subito chiamato il vicequestore Angelo Cavaleri che con i suoi uomini ha messo un punto fermo a tutta la vicenda. Ha fatto il fenomeno Angelo Carmelo Grillo, da oggi semplicemente la bestia. Il fenomeno con chi aveva bisogno del suo aiuto. Non c’è da vantarsi di simili fenomeni. E oggi in con-

Angelo Carmelo Grillo ferenza stampa lo hanno capito tutti. Vi risparmiamo i dettagli sull’uso di alcool e droga e sull’uso di arnesi sessuali utilizzati ai danni di ragazzini. Di queste cose si occuperanno i giudici che avranno tempo e modo per stangare chi ha approfittato del suo ruolo e della disabilità altrui per fare … la bestia. Resta un’ultima cosa da segnalare: la cooperativa che si occupa della tutela dei minori. Il nome non lo indichiamo solo per tutelare quanti hanno subito violenza. Dopo l’arresto di Carmelo Angelo Grillo e l’orrore delle accuse a suo carico è intervenuto immediatamente il presidente della Regione Crocetta che ha disposto la chiusura immediata della struttura di accoglienza dove operava l’accusato e dichiara: “Si rimane inorriditi a leggere sulla stampa le notizie delle violenze che si sarebbero consumate per mesi dentro una comunità alloggio dell’Agrigentino, che hanno visto come vittime minori e persone con disagio psichico. Non esistono parole per condannare tali episodi”. Il governatore siciliano che ha ringraziato la Procura di Agrigento per la rapida chiusura delle indagini. “Occorre – ha aggiunto – una decisione ferma e immediata di tutte le istituzioni. La Regione si costituirà parte civile nei confronti di tutti i soggetti che verranno giudicati responsabili. Ho già sentito il direttore generale del dipartimento, la dottoressa Bullara, che sta già procedendo al trasferimento degli utenti in

Un momento della conferenza stampa in Procura

altre strutture e – conclude Crocetta – emanare i provvedimenti di chiusura delle strutture interessate”. L’uomo arrestato, a volte con altri due minorenni anche loro indagati, faceva sesso di gruppo con una ragazza, all’epoca minorenne, con deficit mentale. Secondo l’accusa faceva fumare hashish ad alcuni ospiti della comunità e forniva loro bevande alcooliche. Dall’indagine viene fuori uno spaccato squallido su quanto avveniva nella comunità che avrebbe dovuto prendersi cura dei ragazzi. Il concetto lo spiega meglio Renato Di Natale, l’esterrefatto procuratore della Repubblica di Agrigento: “Carmelo Angelo Grillo si è reso responsabile di una serie di reati gravissimi in danno di minori indifesi. Si tratta di minori che hanno delle problematiche familiari tanto da indurre procure e tribunali di vari territori della Sicilia ad affidarli a queste comunità che dovrebbero curarli per far vincere quelle problematiche familiari. Ad esempio, fra gli assistiti c’era una ragazza la cui madre era morta ed aveva problemi con il padre ed è stata inserita in questa comunità per essere aiutata”. “Parliamo di violenza sessuale nei confronti di una ragazza affetta da handicap, violenza sessuale di gruppo assieme ad altri minori. Reati che ci lasciano sgomenti – ha sottolineato Di Natale – ad opera di un soggetto che aveva l’obbligo di curare e sorvegliare questi minori, abusando del ruolo che aveva. Tralasciando la somministrazione di

hashish e alcool a minori. I fatti si sono consumati fino al giugno del 2015 sia nelle comunità in cui operava questo operatore che nell’ abitazione di questo operatore in cui venivano portati minori maschi e femmine che potevano avere rapporti sessuali nella sua casa, rapporti che lui filmava o tentava di filmare o gli faceva vedere filmati in cui lui era il protagonista. “Per un mero caso una responsabile della comunità, raccogliendo le confidenze di una ragazza

si è decisa, con coraggio, a denunciare i fatti. E l’indagine è subito partita”, dice Di Natale. Il procuratore ha anche sottolineato “la mancanza di seri controlli. Oltre ai controlli formali sarebbe stato necessario controllare i soggetti nei cui confronti vengono accreditate queste strutture e i soggetti che vi operano. Chi ha il dovere di controllare si attivi subito ed eventualmente vengano revocati gli accrediti”. L’invito è stato accolto. Ma in ritardo.

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L’opinione

Grecia: il panico da panico... che crea panico

di Maurizio Caserta

Se dovessimo esprimere nella lingua dei siciliani il senso della telefonata del Presidente degli Stati Uniti ai leader europei a proposito della vicenda greca dovremmo tradurlo nel modo se-

guente: “m’arraccumannu, non facemu minchiati” (per i non siciliani: mi raccomando non facciamo stupidaggini). Avete mai sentito parlare, infatti, di un Calexit o di un Iowexit? Ovviamente no. Nessuno concepisce l’uscita di uno stato dalla federazione degli Stati Uniti d’America. Figuriamoci se si discute! La compattezza di quella federazione, che è fatta di stati ricchi, di stati poveri e di stati molto poveri, è un elemento indiscutibile. Si dirà che l’Europa non è una federazione e che pertanto il confronto non si può fare. Vero. Ma lo spirito europeo non è lo spirito della solidarietà? Se è così, anche la compattezza europea dovrebbe essere un elemento

indiscutibile. Ma se qualcuno fa il furbo, non dovrebbe ricevere una lezione? E se continua a farlo, non dovrebbe essere ritenuto indegno di restare nell’Unione? In questo caso, fare il furbo significa far pagare agli altri le proprie spese e i propri debiti. Questo comportamento è – ovviamente - sempre censurabile se non avviene all’interno di un accordo, che sia basato su principi di convenienza o di solidarietà. Ma punire i furbi non significa necessariamente espellerli dal club. Soprattutto quando il club è un attore rilevantissimo sulla scena politica ed economica internazionale, e quando il furbo rappresenta meno del 2 per cento

della ricchezza prodotta da quel club ogni anno. La dimensione assoluta del club e quella relativa dell’associato avrebbero dovuto consigliare una soluzione del tutto interna. In fondo, il debito pubblico greco è solo di 315 miliardi di euro, pari al 15 per cento del corrispondente debito italiano. Se il debito pubblico greco diventasse in qualche misura ‘spazzatura’ gli effetti sui possessori di quei titoli sarebbero abbastanza contenuti. È inverosimile, infatti, che qualche operatore si sia specializzato solo in debito greco. Temere il panico finanziario quando non ci sono le condizioni per temerlo è proprio ciò che provoca il panico finanziario. Una classica profezia

che si auto-realizza. Un profilo più basso su tutta questa vicenda avrebbe permesso soluzioni più a portata di mano. L’invito del Presidente Obama pertanto è da condividere per intero. Senso di responsabilità ed oculatezza politica avrebbero consigliato da parte di tutti una linea più smorzata. L’Europa dei banchieri può tranquillamente sopportare il colpo. L’Europa politica cominci a lavorare su un nuovo modello in cui la compattezza e la solidarietà diventino l’asse portante di tutta la costruzione. Nessuno deve pensare che l’Europa è fragile e scomponibile. È il principale capitale da tutelare. Con ovvi benefici sui capitali finanziari.

Uomini e libri, e non solo… di Nunzia Scalzo Un rapporto indissolubile quello tra Uomini e libri da quando il libro è nato. Ma anche il titolo del nuovo libro di Mario Andreose, punta di diamante della nostra editoria e riferimento per tutti quelli che si muovono in questo mondo meraviglioso e difficile. Giornalista, traduttore, editore, direttore letterario di Rcs libri, Andreose ha incluso Catania nel suo tour per presentare la sua creatura letteraria Uomini e libri (ed. Bompiani), e ha dato il via a una riflessione sull’importanza e la necessità dei libri e della scrittura in una fase di grandi trasformazioni che coinvolgono tutti settori editoria inclusa. L’incontro si è svolto al castello Ursino; anima e promotrice Sarah Zappulla Muscarà, indefessa organizzatrice di eventi culturali con lettera maiuscola. A Catania, città dell’elefante, non si può che parlare di siciliani e di letteratura siciliana. E’ cambiata la letteratura siciliana? In un periodo di profondi rivol-

Da sinistra Giuseppe Di Fazio, Sarah Zappulla Muscarà, Mario Andreose e Pippo Pattavina gimenti e cambiamenti che non risparmia alcuno anche la letteratura deve cambiare e adeguarsi per raggiungere il pubblico. In Sicilia, però, a differenza che in altre parti, c’è un fermento culturale importante che va monitorato. E’ azzardato dire che la letteratura siciliana è finita con Bufalino, Sciascia e Consolo? Direi che è imprudente. Certo, di uomini come Sciascia ne nasce uno ogni secolo. Anche Bufalino e Consolo sono di una statura elevata, ma se tra gli scrittori contemporanei ci sono gli eredi di questi tre gran-

di autori o altri talenti si saprà più avanti. Bisogna guardare in prospettiva. Sui contemporanei sospenderei il giudizio. Chi pubblicherebbe oggi tra i siciliani? Sono tanti gli autori che meritano attenzione. Personalmente ho molto apprezzato il libro di Roberto Andò, da cui è stato tratto anche un film fortunato. Ci sono opere di autori siciliani che possono evitare di finire nell’oblio? L’oblio dopo un po’ è quasi la regola. Adesso è cambiato il consumo ed è un fatto che riguarda la letteratura in gene-

rale non solo quella siciliana. L’uscita dall’oblio è legata alle iniziative promosse dalla scuola, dall’università, da docenti sensibili che magari, partendo da commemorazioni o avvenimenti storici propongono come momento di riflessione e approfondimento un testo, un romanzo, un carteggio. Questo è molto positivo, uno stimolo per la casa editrice per la riproposta editoriale. A noi è successo più volte. Lo abbiamo fatto con Ercole Patti rilanciando opere significative come Un bellissimo novembre. Anche con Bonaviri e, andando ancora più indie-

tro nel tempo con De Roberto, la pubblicazione delle lettere scambiate con la sua amante milanese ha avuto come effetto secondario la riproposta de I Vicerè, perché tutti ne hanno parlato ridestando curiosità e attenzione. La letteratura ha un futuro o i social hanno inglobato tutto? La buona letteratura ha un futuro assicurato. E per quanto riguarda la Sicilia va detto che è una terra prolifica di talenti letterari, come pervasa da un clima che conviene molto alla letteratura, e questo è un fatto molto positivo.

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La pagina delle rubriche “Due destre” per la politica italiana? di Maurizio Ballistreri

Dopo il voto in Grecia, rumors della politica nazionale parlano di un’ipotesi di alleanza tra Grillo, Salvini e la Meloni, che farebbe della legge elettorale imposta da Renzi il “Cavallo di Troia” per batterlo alle prossime elezioni, grazie al premio di maggioranza strenuamente voluto a favore del partito che consegue la maggioranza relativa. Subito i commentatori hanno definito l’alleanza come espressione della destra populista, xenofoba e antieuropea, non cogliendo che il massiccio consenso che attorno a essa si formerebbe sarebbe, in primo luogo delle classi popolari e dello stesso ceto medio flagellati dalla recessione e dall’austerity merkeliana. Se così fosse però, si può aggiungere, che le vicende della politica italiana riscontrerebbero le tesi di un bel saggio del sociologo Marco Revelli, dal titolo Le

Da la foto della

due destre. Nonostante sia del 1996, l’analisi del sociologo torinese, noto in particolare per le sue raffinate analisi sul postfordismo, sembra tuttora valida per interpretare l’attuale scenario della politica e dell’economia in Italia, con una dialettica tra una destra plebiscitaria e una destra liberista e tecnocratica travestita da centrosinistra blairiana. Da una parte una destra sostenitrice della sovranità nazionale e dell’identitarismo territoriale; l’altra destra con tecnocrati “prestati alla politica” che trovano di volta in volta il sostegno della sinistra ex-comunista e dei cosiddetti “cattolici democratici”, alleati con il “salotto buono” del capitalismo italiano (o cioè che rimane dei “poteri forti” un tempo organizzati attorno alla Mediobanca di Enrico Cuccia, essenzialmente la “nuova Fiat” di Marchionne) e la grande editoria invero declinante. I governi Amato, Ciampi e Dini (19921996) e il breve esecutivo Prodi del 2006-2008 con ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, per taluni aspetti rappresentano i precursori di Monti e di quel “governo dei tecnici” il cui archetipo è nella proposta formulata nei primi anni ’80 del secolo scorso dal repubblicano Bruno Visentini. D’altra parte, anche l’attuale politica economica, fatta di aumenti dissimulati delle tasse, di modifiche al sistema di previdenza

pubblica e di riduzione dei diritti del lavoro, segue il modello di stabilizzazione economica imposto a livello planetario dalle politiche del Fondo Monetario Internazionale e dalle agenzie di raiting e in Europa dal monetarismo della Banca centrale europea. In questo contesto è il Partito democratico ad avere, in prospettiva, le maggiori difficoltà politiche, con la “Coalizione sociale” avviata dalla Fiom-Cgil, e la nascita di un nuovo soggetto politico a sinistra espressione di una visione sindacale “laburista”, che potrebbe allearsi con Sel di Vendola e pezzi della sinistra del Pd fuoriusciti, Fassina e Civati in primo luogo (forse con la regia di D’Alema….), parallelo ai movimenti Syriza in Grecia e Polemos in Spagna. Situazione non nuova quella degli eredi del vecchio Partito comunista: negli anni del “compromesso storico” tra il Pci di Berlinguer e la Dc di Moro, “garantito” dagli ambienti industriali rappresentati dal leader repubblicano Ugo La Malfa, e delle politiche economiche di “austerità”, Giorgio Amendola disse “i sacrifici sono richiesti dalle cose” quale contropartita all’ingresso dei comunisti nell’area di governo. La sinistra italiana, per una sua ridefinizione, non dovrebbe mai dimenticare la lezione di Norberto Bobbio, il quale ammoniva che destra e sinistra esistono ancora!

(L’arte di prendere tempo) La storia di ripete: Atene 422-21a.C…. di Enzo Trantino Non intendiamo occuparci della vicenda greca, anche se una nostra modesta convinzione ci porta a temere che l’impressionante debito non lascerà indifferenti i nostri conti: sessanta miliardi (circa) di nostri prestiti finiranno nel pettine stretto della drammatica crisi. A quel punto finirà l’ecumenismo e l’apparente serenità dei nostri responsabili dell’economia nazionale. Il cloroformio non può essere cura risolutiva. Impressiona, invece, il ripetersi della storia, in ordine alla forsennata strategia dei viaggi Atene-Bruxelles, al solo scopo di rinegoziare la discussa determinazione e così trovare cavilli, eccezioni, riformulazioni al fine di prendere tempo e stancare gli interlocutori. Sarebbe storia di ieri, se non fosse la lettura antica di Tucidide (“La guerra del Peloponneso”, libro V), a mordere la nostra memoria, sino all’approdo. Consentiamoci il diletto di leggere assieme: 422-21 avanti Cristo, 10 anni di guerra. In breve: si dovevano pagare prestiti di guerra da parte dei Lacedemoni. Però le casse erano vuote. Bisognava decidere di non decidere. Rinviare. Ecco la cronaca, sintetizzata nella nota n. 29: “Nel 420 i deputati di Argo erano plenipotenziari, ma, tuttavia, prima di ratificare l’accordo i Lacedemoni, rinviarono gli ambasciatori in patria, per sottoporlo all’approvazione dell’assemblea del popolo, espressione suprema del potere sovrano. Infatti gli ambasciatori non erano normalmente autorizzati a concludere trattative. Per i negoziati arrivavano con un progetto già approvato dal loro governo; il compito di cui erano investiti consisteva nel convincere l’altra parte ad accettarlo, ma se non vi riuscivano, era necessario un nuovo scambio di ambascerie. (Questo rigido meccanismo delle trattative diplomatiche fu in più di un’occasione bersaglio della satira di Aristofane). Ma l’interminabile attività del rinvio, era regola”. Quindi, si torna al passato di oltre un millennio e mezzo. La “ragion di Stato” giustificava i tempi e i pretesti. Ora c’è una variabile: è finito il rapporto tra Stati sovrani. L’Europa cieca (o strabica, nel migliore dei casi) lancia proclami, ricorre a frasi fatte, impasta il nulla. Allora? Se la casa è un rincorrersi di crepe, basta la carta da parati? Noi ci fermiamo a questo punto. Loro, quelli dell’europotere, hanno un quesito aperto: sburocratizzarsi o… (Se restate delusi, rivolgetevi all’Europa. Ditele che Tucidide era un genio presbite).

settimana

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Pocahontas al Regno delle Favole impreziosito dal saggio di danza di Lella Battiato Recitazione e danza sono il brand del settore, formidabile mezzo per far trascorrere delle ore serene e felici al pubblico, deciso di sostenere i nuovi attori bambini in una serata che gioca la fiaba come terapia, la danza come accesso al corpo per trarne beneficio attraverso l’ebbrezza e la passione per il gioco di squadra. Da sottolineare la forza interiore che riescono a dare i piccoli attori ai personaggi che interpretano Tema saliente della kermesse, la condivisione come momento di crescita individuale, occasione di stare insieme, perché lo spettacolo ha il potere di unire le persone creando sinergia tra bambini e adulti per fare crescere. The art musical, è creatività fuori dagli schemi libera l’identità e aiuta a vivere. Protagonisti i bambini del Regno delle Favole per il musical Pocahontas, presentato da Luca Maugeri, da un’idea delle direttrici Maria Chiarenza e Tatiana D’Arrigo, con la collaborazione degli insegnanti della scuola dell’infanzia, le coreografie del maestro di danza Danilo Randazzo e i costumi della sartoria Loriale. La seconda parte dello spettacolo saggi di danza ha puntato sulla classica, con un omaggio alla danza po-

Alcuni momenti della rappresentazione polare siciliana, la tarantella; la moderna, esaltando l’amore e la gioia di ballare; il latino-americano, enfatizzando il fascino della donna nelle sue movenze sinuose. In maniera estemporanea, prescindendo dal contesto ludico, è stato presentato un Pas de deux - contemporary coreografato ed eseguito dal maestro Danilo, che ha voluto puntare l’attenzione sulla sensibilità nei confronti dei diversamente abili. Lunghi applausi e interazione con il pubblico che apprezza la prodezza tecnica dello spettacolo, la qualità e la raffinatezza del

Personaggi (ruoli): Spata Sofia Pocahontas John Smith Di Martino Angelo Governatore D’Urso Aurelio Capo Indiani Leotta Andrea Madre natura (doposcuola): Castiglione Clara, Di Martino Giulia, Fraggetta Aurora, Fraggetta Flavia, Iuculano Mariasole, Spata Rachele Inglesi (doposcuola): Caruso Chiara, Di Bella Martina, Gerbino Ludovica, Leotta Giorgio, Nicotra Alessia, Russo Davide, Tringali Aurora Indiani (doposcuola): Cigna Gaetano, Cigna Mariasofia, Collodoro Federica, Giuffrida Federico, Iuculano Francesco, Longhitano Giada, Marino Francesco, Sgroi Gabriele Classe 5 anni: Meeko Arcidiacono Tommaso Buffardeci Diego Flit Rudy Fiorito Gabriele Sorelle Pocahontas Caruso Serena, Salemi Sofia Classe 4 anni e materna pomeridiana/ Folletti e fatine del bosco: Arcidiacono Maia, Boccuni Asia, Buffardeci Miriam, Conti Ludovica, D’Arrigo Marta, D’Arrigo Lidia, Di Grazia Cristina, Di Stefano Tommaso, Di Stefano Valerio, D’Urso Giulio, Gagliano Biagio, Giuffrida Victor, Grasso Giordano, Mandolfo Claudia,

movimento nonché sviluppa nei petit dancesurs flessibilità, fluidità di movimento, espressività dei piedi e la capacità dell’interpretazione. Il gesto che hanno trasmesso è stato leggibile, nonché la forza emotiva che hanno fatto emergere dal ballo con un dialogo tra movimenti, ogni passo è stato alimentato dal filo della narrazione con la coerenza tra balletto e musicalità. Una festa dedicata all’infanzia che sviluppa nuovi talenti, saluta felicemente l’anno scolastico per avviarsi con successo verso una nuova stagione.

Narino Gabriele, Mistretta Aurora, Mosconi Tancredi, Pollara Morgan, Reggio Giulia, Saluzzo Alberto, Scalia Maya, Terranova Federico, Tricomi Pierfrancesco Classe 3 anni/scoiattoli: Ahmed Saad, Alì Jacopo, Arcidiacono Rocco, Arcidiacono Syria, Bisignani Alessandro, Camilleri Elena, Costanzo Matteo, D’Asero Alberto, Destro Viola, Di Mauro Antonio, D’Urso Federico, Ensabella Vittoria, La Rosa Giuliana, Liardo Ludovica, Ordile Giovanni, Russo Paolo, Scalia Gaya, Scianchellato Myriam, Strazzulla Gaetano, Todaro Alessandro, Troba Domenico Classe 2 anni/uccellini e gufetti: Abbatelli Claudia, Aliquò Lucrezia, Bucalo Elisa, Caronda Flavia, Ciancio Greta, Costanzo Flavia, Costanzo Sara, De Luca Angelica, Di Bella Alice, Di Falco Ginevra, Di Grazia Aldo, Di Martino Maria, Di Martino Matteo, Fazio Aurora, Ferro Infranca Grazia Aurora, Giorgio Giulio, Gravina Carlotta, Insanguine Erica, Longiarù Fabrizio, Manno Elena, Mosconi Violante, Nicolosi Dario, Nicolosi Ottavio, Ordile Chiara, Pulvirenti Giorgia, Privitera Carolina, Randazzo Mattias, Saluzzo Anna, Santonocito Martina, Scatà Greta, Scuderi Vittoria, Terranova Giorgio, Torregrossa Federica

Saggio Danza Classico: Camilleri Elena, Cigna Mariasofia, Collodoro Federica, D’Arrigo Lidia, D’Arrigo Marta, Di Grazia Cristina, Gerbino Ludovica, Liardo Ludovica, Nicotra Alessia, Rinaldi Giada Moderno Corso piccolissimi: Ahmed Saad, Arcidiacono Syria, Arcidiacono Rocco, Caronda Flavia, Ciancio Greta, Di Bella Alice, Di Falco Ginevra, Di Mauro Antonio, Ensabella Vittoria, Fazio Aurora, Giorgio Giulio, Insanguine Erica, Longiarù Fabrizio, Pulvirenti Giorgia, Randazzo Mattias, Russo Paolo, Santonocito Martina, Scianchelalto Myriam, Strazzulla Gaetano Corso piccoli: Arcidiacono Tommaso, Boccuni Asia, D’Arrigo Lidia, D’Arrigo Marta, Di Stefano Tommaso, Di Stefano Valerio, D’Urso Giulio, Giuffrida Victor, Grasso Giordano, Mistretta Aurora, Pollara Morgan, Reggio Giulia Corso doposcuola baby: Caruso Serena, Cigna Gaetano, Cigna Mariasofia, Collodoro Federica, Gerbino Ludovica, Iuculano Francesco, Nicotra Alessia, Russo Davide Corso doposcuola medi: Amato Andrea, Di Bella Martina, Leotta Giorgio, Sgroi Gabriele, Tringali Aurora Corso doposcuola grandi: Castiglione Clara, Caruso Chiara, Di Martino Giulia,

D’Urso Aurelio, Fraggetta Aurora, Fraggetta Flavia, Giuffrida Federico, Iuculano Maria Sole, Leotta Andrea, Spata Rachele, Spata Sofia Latinoamericano Corso piccolissimi: Ahmed Saad, Arcidiacono Rocco, Bucalo Elisa, Caronda Flavia, Di Bella Alice, Di Falco Ginevra, Di Grazia Aldo, Di Mauro Antonio, D’Urso Federico, Fazio Aurora, Longiarù Fabrizio, Randazzo Mattias, Russo Paolo, Santonocito Martina, Scianchelalto Myriam, Strazzulla Gaetano Corso piccoli: Arcidiacono Tommaso, D’Arrigo Lidia, Di Grazia Cristina,Di Stefano Tommaso, Di Stefano Valerio, D’Urso Giulio, Giuffrida Victor, Grasso Giordano, Mistretta Aurora, Pollara Morgan, Reggio Giulia Corso doposcuola baby: Caruso Elena, Cigna Gaetano, Cigna Mariasofia, Collodoro Federica, Gerbino Ludovica, Iuculano Francesco, Nicotra Alessia Corso doposcuola medi: Amato Andrea, Caruso Chiara, Di Bella Martina, Fraggetta Aurora, Leotta Giorgio, Marino Francesco, Sgroi Gabriele Corso doposcuola grandi: Castiglione Clara, Di Martino Giulia, D’Urso Aurelio, Fraggetta Aurora, Fraggetta Flavia, Iuculano Maria Sole, Spata Rachele, Spata Sofia

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Con Castiglione la prima volta di Norma a Siracusa d i Al d o Ma t t ina Per Enrico Castiglione l’incontro con Norma nei teatri di pietra sta diventando sempre più ricorrente: nel 2009 al teatro greco-romano di Catania, nel 2012 al teantro antico di Taormina e adesso al teatro greco di Siracusa per la seconda stagione del Festival Euro Mediterraneo, in collaborazione con l’INDA. L’allestimento è sostanzialmente quello già utilizzato al teatro antico di Taormina tre anni fa, ma il regista-scenografo romano utilizza l’esperienza fatta per ‘aggiustare il tiro’ e migliorarne l’impatto complessivo. Indubbiamente le più ampie dimensioni del palcoscenico siracusano e il ‘fondale’ naturale del bosco sono risultate congeniali per dare un più ampio respiro alla ricostruzione del celebre monumento di Stonehenge (che a Taormina risultò un po’ compressa e sacrificata); qui, invece è stato possibile ‘dilatarne’ la collocazione e integrarla nel contesto naturale quasi senza soluzione di continuità. La folla druidica che appare dal bosco naturale e, come in un declivio, si avvia verso il tempio d’Irminsul sembra quasi la realizzazione in presa diretta degli avvenimenti mitico-arcaici, un tuffo in un passato ‘rivissuto’ nell’oggi atemporale, sottolineato da un uso morbido e grigio delle luci, senza ricorrere ad arteffatti fasci di luce: una grande suggestione sottolineata anche dai costumi eleganti e preziosi di Sonia Cammarata, dall’accurata pertinenza storica, volutamente privi di eccessivi scarti cromatici. Coerente, per esempio, la somiglianza delle vesti di Norma ed Adalgisa, a sottolineare la medesima appartenenza sacerdotale. Un allestimento che rappresentava sicuramente l’aspetto migliore dello spettacolo, catturando immediatamente lo sguardo della enorme cavea gremita di spettatori, non proprio il ‘tutto

Alcuni momenti della rappresentazione della Norma a Siracusa esaurito’ ma quasi; uno spettacolo nello spettacolo. Venendo alla parte musicale bisogna qualche sbavatura; a partire dal complesso orchestrale che, pur costituito da rilevanti e professionali presenze solistiche (il violino di spalla, il primo flauto, il timpanista…) non raggiungeva però quella omogeneità di suono che solo una orchestra stabile può assicurare. E’ un vero peccato che in una terra come quella siciliana in cui operano due prestigiosi enti pubblici come il Massimo di Palermo e il Bellini di Catania non si riesca a trovare un accordo per utilizzarne le orchestre in occasioni di grande impatto turistico culturale come quelle offerte a Siracusa e Taormina. E non si puà certo dire che Castiglione non abbia più

volte provato a coinvolgerli. Dal canto suo il giovane direttore d’orchestra Jacopo Sipari di Pescasseroli ha fatto del suo meglio per imprimere il segno di una visione coerente, staccando tempi sempre vigili e corretti, che apparivano magari un po’ lenti ma funzionali ad una lettura eminentemente lirica, come è peculiare della melodia belliniana ‘lunga, lunga’; senza peraltro trascurare le accensioni ritmiche, come nel caso di ‘guerra, guerra’ il quale aveva a protagonista il coro lirico siciliano (istruito da Francesco Costa), una compagine che ha dimostrato ancora una volta l’ottimo livello di professionalità raggiunto in modo sempre crescente. In quanto alle voci si registrava il debutto nel ruolo del titolo del

soprano Chiara Taigi. L’artista romana ha affrontato il ruolo con crescente autorevolezza dopo un prudente avvio; Della sacerdotessa druidica la Taigi ha messo in risalto più l’aspetto umano che ieratico, con un dosaggio di suoni che ne rendeva sempre comprensibile il dettato, anche in senso interpretativo e con estrema cura del dettaglio. Accanto a lei l’Adalgisa del soprano Adriana Damato rivaleggiava in bravura dando vita ai momenti più intensi e struggenti, proprio nei due duetti femminili che rappresentano l’apoteosi del lirismo belliniano. Ottima la scelta di affidare finalmente la parte di Adalgisa ad un soprano, così come scritto dal Cigno etneo. Non al massimo l’interpretazione del tenore Piero Giuliacci

nei panni del proconsole romano Pollione; assai titolato nel repertorio pucciniano e veristico (l’anno scorso fu un ottimo Canio in Pagliacci a Taormina e quindi le sue qualità non sono in discussione), Giuliacci è apparso a disagio alle prese con il fraseggio belcantistico belliniano, evidenziando anche problemi d’intonazione; per lui una serata ‘no’ da dimenticare. L’Oroveso di Josè Antonio Garcia era fisicamente imponente e ieratico, come si addice al ruolo, ma non molto convincente in punto vocale. Spavaldo e disinvolto il Flavio di Giuseppe Di Stefano e ben centrata la Clotilde di Anna Consolaro. Lo spettacolo è stato vivamente applaudito; si replica il 10, il 18 e il 25 luglio

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Il libro della settimana

Un quaderno di pregevoli studi sulla città di Mascali di ieri e oggi di Giovanni Vecchio

Sergio Mattarella – Momenti di imbarazzo per il Capo dello Stato in visita a Buckingham Palace. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricevuto dalla regina Elisabetta II è apparso un po’ impacciato, che ha subito cominciato a parlare in inglese. L’interprete non era ancora presente ed è dovuta arrivare in sala di corsa. 3 – a disagio Tony Blair - Quante famiglie indigenti si potrebbero sfamare con la somma richiesta da Tony Blair, secondo la stampa britannica, per partecipare a un forum internazionale sulla fame nel mondo? Una ventina di minuti, al costo di 460mila euro, ovvero 275 sterline (380 euro) al secondo, che darebbero da mangiare a mille famiglie etiopi senza cibo per un anno intero. 0 – laburista o capitalista?

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Pavel Nedved – Moreno, il rapper autore di un clamoroso tunnel ai danni di Pavel Nedved durante la “Partita del cuore”, ha provocato la reazione fallosa e smodata dell’ex campione ceco della Juventus. Qualche minuto dopo l’onta ricevuta dal giovane cantante, Nedved si è vendicato con un fallaccio intenzionale che ha causato l’ira di alcuni tra i protagonisti in campo. Vergogna: proprio da “Rubentus”!! Ma poi sto’ Nedved chi è: ha “rubentato” un Pallone d’oro, ma mediani come Oriali, Beppe Baresi, Bertini, Bedin, Benetti, Gattuso, Trapattoni, Lodetti e lo stesso “rubentino” Furino cosa avrebbero dovuto vincere? Ma Nedved è uno “rubentino” e soffre dopo la batosta con il Barcellona in Champions!! 0 – inqualificabile, sopravvalutato e sofferente!!!! Diana Bracco - Evasione fiscale e appropriazione indebita: l’Expo continua a mietere vittime (giudiziarie!). Diana Bracco, presidente di Expo 2015 Spa, è indagata in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione della Bracco Spa. L’indagine è stata chiusa ed è stato effettuato un sequestro da circa 1 milione di euro. L’ipotesi è che le fatture false siano servite in relazione a lavori su case private e barche. E Renzi che dice? 1 – dimissioni e a casa (quando….?)

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Eugenio Gaudio - “Non devo chiedere scusa di nulla e avrei partecipato anche se si fosse trattato di “Mister Università”. Risponde così il rettore dell’università La Sapienza di Roma Eugenio Gaudio a tutti i docenti che hanno protestato contro la sua partecipazione al concorso di “Miss Università” in qualità di presidente di giuria. E la replica non è solo alle critiche ma a una vera e formale petizione, firmata da molti lavoratori della ricerca. Bravo Gaudio, così si fronteggia l’insopportabile ipocrisia del political correct della “sinistra al caviale”. 6 – coraggioso

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di S par tacus

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Sepp Blatter – Sepp Blatter, l’incontrastato “padrone” del calcio mondiale, dopo aver incassato il quinto mandato a dirigere la Fifa, ha deciso improvvisamente di lasciare il trono. Gli investigatori Usa hanno in mano le prove che la tangente da 10 milioni pagata dal Sudafrica per ospitare i mondiali del 2010 era il segreto di Pulcinella. A Zurigo, tra i papaveri della federazione, tutti erano al corrente della maxi-stecca. E ora: a casa? Nooo, in galera!! - 2 – in galera e con il sequestro dei beni!

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I nostri voti

di, assistente di “Storia della Sicilia” e di “Storia moderna” nell’Università di Catania, la dedica al bosco e alla Contea di Mascali tenendo conto di tutte le testimonianze disponibili e della trasformazione dell’area boschiva nei secoli tra il XVI e il XVII in vigneto e frutteto. Infine lo stesso tratta del culto di San Leonardo Abate in Mascali, da cui possono essere ricavate tante informazioni sulla devozione popolare, prima e dopo la lava che estinse la vecchia città. Francesco Privitera, dirigente del museo archeologico regionale “Ignazio Biscari” di Catania e Maria Rosaria Grasso, archeologo e docente del liceo classico “M. Amari” di Giarre, si soffermano sui risultati delle indagini di carattere archeologico svolte nel territorio e dimostrano che quest’ultimo fu abitato ininterrottamente almeno dall’età ellenistica. Non poteva mancare un capitolo che si occupasse dei terribili giorni vissuti dai mascalesi in occasione dell’eruzione dell’Etna del 1928; il noto giornalista Rai Nino Amante, attingendo a inedite fonti di archivio, ci fa rivivere quei tragici momenti. Della ricostruzione della città in un luogo diverso dal precedente secondo i canoni indicati dal fascismo si occupa Venera Ardita, architetto e docente nell’Università di Catania, e, infine, Leonardo Vaccaro, presidente dell’associazione promotrice della pubblicazione, sulla base di una minuziosa documentazione d’archivio, traccia una panoramica degli eventi che si svolsero tra il 1937 ed il 1940, con la visita di Mussolini e la “travagliata costruzione” del nuovo Monumento ai Caduti della Grande Guerra. Ci siamo soffermati sull’articolazione dei contributi ospitati nell’opera perché, oltre ad essere sintetici quanto basta, sono frutto di ricerca rigorosa e appassionata e offrono al lettore delle informazioni che favoriscono nelle nuove generazioni la conoscenza della storia, dell’economia, dell’antropologia e della toponomastica del territorio, e le aiutano altresì a collocare la Sicilia orientale nel contesto più generale degli eventi che si sono susseguiti dall’antichità ad oggi.

Voto

“Città di Mascali. Quaderno di studi” (Ed. La Rocca, Riposto, 2012) è una pregevolissima pubblicazione di storia locale a cura dell’associazione culturale “Mascali 1928”, che si è avvalsa del patrocinio e del contributo della Provincia regionale di Catania e del comune di Mascali nonché della collaborazione con la biblioteca Zelantea di Acireale e dell’istituto comprensivo di Mascali. L’opera si propone il nobile scopo di recuperare la memoria nell’educazione e nella formazione dei giovani “in quanto nessuno – come scrive Giovanna Fisichella – deve sentirsi estraneo al contesto storico-sociale in cui vive”. Accanto ai saggi di studiosi locali molto qualificati, nel volume viene rieditata in stampa anastatica l’opera “Mascali” di A. Calì e S. Raccuglia del 1901,ormai quasi irreperibile, che costituisce un punto di riferimento storico ineludibile per il proseguimento della ricerca e per la conoscenza del territorio mascalese prima della colata lavica del 1928, che produsse – com’è noto - la scomparsa quasi totale del centro urbano e di ogni sua attività artigianale, agricola e industriale; l’opera risulta utile anche per la disamina sull’origine del nome di questa località della Sicilia Orientale e dei toponimi locali. Maria Concetta Gravagno, direttrice dell’Accademia Zelantea, delinea la figura di Salvatore Raccuglia, studioso di pedagogia e didattica e appassionato di ricerca storica tanto da dirigere sin dal 1898 una ricca collana di volumi dedicati a diverse città siciliane e, tra l’altro, autore di “Storia di Aci dalle origini al 1528”, pubblicata nel 1906 e riproposta nel 1987 in stampa anastatica. Segue in intervento rigoroso e puntuale anche nei richiami bibliografici di Antonino Alibrandi dal titolo “Appunti e Note sulla Storia di Mascali”. In questo saggio egli si sofferma sull’origine e sul significato del toponimo Mascali, dalla citazione di Gregorio Magno nell’epistola del 593 d.C. fino alle più recenti ipotesi sull’origine greca o araba dello stesso toponimo. Una parte Alibran-

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Luglio 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Numeri a due cifre

Quali sono quei numeri a due cifre AB non nulle e diverse tra loro tali che il loro valore e’ divisibile per il cubo della differenza, in valore assoluto, delle loro cifre?

Potenze

Se dividiamo il numero 2^2492 per 12 che resto otteniamo?

Numeri insoliti

Esistono dei numeri maggiori di 100 e inferiori a 1000 che sommati a 3 sono divisibili per 3, sommati a 4 sono divisibili per 4, sommati a 5 sono divisibili per 5. Qual e’ il piu’ piccolo di questi numeri?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Autolavaggio: 192 minuti; La corsa campestre: 360 minuti; Sequenze numeriche: 10200

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Poltergeist Un film di Gil Kenan. Con Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Jared Harris, Saxon Sharbino, Nicholas Braun Another one bites the dust. Un altro remake - o reboot, come qualcuno aveva cercato di vendere questo nuovo Poltergeist non riesce a eguagliare il film originario cui si ispirava. Ma in questo caso, oltre al giudizio piuttosto netto in merito, davvero non si identificano motivi o spunti nuovi che possano aver giusitifcato il tentativo di rinnovare il cult del 1982 di Tobe Hooper. Son scelte. Legittimo tentare di rinnovare una storia che tutti conosciamo, ma forse c’erano altri modi. Piuttosto che restarle fedele nello sviluppo, richiamandola in continuazione con ammiccamenti ecitazioni (divertente quella del cucchiaino piegato, quasi fastidiosa la fretta con cui viene giocata la carta del ‘cimitero’), e distanziandosene con una sequela di manifestazioni talmente esplicite e insistite che finiscono per richiamare alla mente più il convento dei cappuccini di Via Veneto a Roma piuttosto che terrorizzare con il loro ‘ineffabile’. Anche la scelta di cambiare l’estrazione sociale della famiglia protagonista (più benestante allora) poteva esser un elemento da sfruttare maggiormente, per radicamento, scelte immobiliari, relazioni e tensioni, magari per costruire una ambiguità maggiore tra i diversi piani di realtà e percezioni. E invece tutto viene inghiottito da un confuso sfruttamento di effetti già visti e di stereotipi banali. Non c’è un vero climax, che non sia dato da un accumulo di questi elementi, con un crescendo di intesità e ‘dimensioni’ più che della tensione. Che non si accumula, non supportata da una regia e una fotografia piuttosto piatte. Lo stesso Sam Rockwell resta sprecato in un ruolo così superficialmente girato, né possono molto di più i suoi colleghi grandi e piccini (nonostante la scelta di un diverso ‘eroe’ mandato a recuperare la piccola rapita). Probabilmente a loro va il plauso maggiore. Quanto meno per aver avuto il coraggio di accettare dei ruoli che nel 1982 si guadagnarono l’etichetta di “maledetti”, visto che le due attrici che interpretarono le figlie di Craig T. Nelson nel film di Hooper morirono entrambe in giovanissima età e in situazioni violente legate a questo titolo.

L’amicizia bene incommesurabile di Danila Intelisano Come un uomo e una donna, come il mondo e l’universo, come un bimbo e il genitore, il senso e la forma. Come la luna e il sole, le parole d’amore e il battito del cuore. In due é meglio per ricordare e per dimenticare; per emozionarsi, per confrontarsi, per piangere e per ridere. Per stare vicini e allontanare il vuoto della solitudine; per comunicare, lontani da intrusi meccanici e aridi. Amicizia per guardarsi, per crescere e donarsi. Amicizia, terra di unione, di consolazione e di espressione; di umanità e di compassione. Terra di semplicità, di verità e di conquista come il coraggio e l’indissolubilità. Preziosa e necessaria, come il seme per la terra e il lievito per il pane. Amicizia per produrre, lottare, litigare e riconciliarsi. Come opportunità per esprimersi e ascoltare nelle sere, quando tace la fatica del giorno e le onde del mare. Amicizia per inventare, immaginare e creare, come Giorgio e Luigi che hanno deciso per l’hobby condiviso: un corso di scrittura. O Laura e Giovanna, per uno di cucina. Insieme si può fare: sport, giardinaggio, pittura e ancora, leggere, passeggiare e osservare. Confidarsi, sbagliare e chiedere scusa. Amicizia per vivere e morire meno soli, per pentirsi, migliorarsi, imparare ad ascoltare e insegnare a tacere. Per ritornare a conoscersi e riconoscersi, per risvegliarsi dall’apatia del cuore e dalla malinconia. Amicizia per ribellarsi, per correre e preoccuparsi. Per sconfiggere le paure e sentire ansimare quella parte di noi, soffocata nel buio dei fondali dell’anima, che vuole risalire per unire e per non abbandonare il fanciullino, che non vuole essere dimenticato. Amicizia per sentire nel silenzio un altro essere vibrare e insieme essere liberi e volare. Amicizia per perdonare. Per stringesi le mani nel dolore e per bere un bicchiere di vino, con te, amico Cosmo, che sei le mie braccia e le mie gambe, i miei occhi e i miei sogni. Grazie amica mia. In due è sempre meglio, ma se siamo di più è ancora più bello.

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