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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 26 anno X - 4 luglio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Una sola domanda Pulvirenti, perché? di Fabio Tracuzzi Conosco Nino Pulvirenti. E non mi vergogno a dirlo. Anzi adesso che si trova in un mare di guai lo vorrei gridare ancora più forte. Certo, se tutto quello di cui viene accusato dovesse risultare vero la mia stima per quell’uomo subirebbe una scossa notevole. E’ sempre stato gentile, educato, amabile conversatore, Imprenditore di successo, e non solo nel campo sportivo. Il Calcio Catania e gli otto anni consecutivi e magici in serie A, la Wind Jet (creata con l’aiuto determinante di Luigi Crispino creatore di Air Sicilia) fatta fallire perché scomoda, l’acquisto e la ristrutturazione di due dei più belli alberghi di Taormina, il Mazzarò Sea Palace e l’Atlantis Bay, hanno fatto di Pulvirenti un uomo di successo. E, vorrei aggiungere, non ho mai creduto (forse sono un ingenuo) alle tante voci che circolavano sul suo conto di collegamenti con la mafia. In Sicilia, si sa, per un imprenditore, soprattutto se giovane e sconosciuto, è impossibile avere successo. Se successo arriva vuol dire che dietro c’è qualcosa di poco chiaro. Le sue aziende, tutte le sue aziende, sono state rivoltate come un calzino ma mai nulla è stato trovato di losco o di compromettente. E, forse non tutti lo sanno, adesso Pulvirenti continua a pag 12

Augusta

Acireale

Quei cadaveri dimenticati nella sala mortuaria

Caro affitti: botteghe chiuse ma niente sconti

R . T o m a r c h i o pag 14 -15

S. Faraci

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Luglio 2015 - Politica regionale

Tutti chiedono al Governatore di cambiare m d i Maria de lo s Angeles Ga rcia Viaggiare in Sicilia - Fin dal 1400 la Sicilia è stata meta dei viaggi d’istruzione dei giovani intellettuali mitteleuropei. Nel secolo dei lumi, il viaggio fino a raggiungere i confini meridionali del continente divenne quasi obbligatorio per completare la formazione culturale della classe dirigente. Soprattutto dopo l’enorme successo letterario del “viaggio in Italia” di Jonathan Wolfgang von Goethe. E la gran mole di monumenti delle antiche civiltà, immerse nel paesaggio incontaminato dell’epoca, insieme al clima mite e gradevole per gran parte dell’anno, suscitava sempre commenti lusinghieri in tutti i diari di viaggio, che finivano per diventare argomento centrale delle conversazioni nei salotti letterari più esclusivi. Pensate - giusto per farsi un’idea - che l’architetto e poeta Tedesco Friedrich Maximilian Hessemer nelle sue lettere dalla Sicilia all’inizio dell’800, arrivò a scrivere: «la Sicilia è il puntino sulla i dell’Italia, il resto d’Italia mi par soltanto un gambo posto a sorreggere un simil fiore». Roba da far arrossire l’orgoglio del siciliano più appassionato. E pensate in che condizioni è ridotta oggi la Regione che – nell’ottocento – è stata così lodata da personaggi illustri, con grandi disponibilità economiche e un grande bagaglio di esperienza, di viaggi, di cultura… Spezzata in due dal crollo annunciato - da quasi 20 anni - di un pilone dell’unica autostrada che collega direttamente Palermo a Catania. Risultato unico, ma forse ripetibile, della sciatteria di tecnici e politici. Mortificata dal mancato utilizzo dei fondi europei destinati alla realizzazione di nuove infrastrutture, all’incremento del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato e della ricerca scientifica. Piegata, nonostante uno statuto autonomistico addirittura precedente alla Costituzione, ai voleri e ai capricci della politica nazionale e regionale. Una politica a

Maggioranza e opposizione chiedono, in coro, un cambio di passo Crocetta: un crollo non solo politico mentre crescono le spese per la sventurata partecipazione all’expo, la regione diserta il vertice europeo sulle reti europee di trasporto sua volta soggiogata dai ricatti interni del Pd, il grande partito della sinistra italiana, il cui il congresso nazionale dura ormai da oltre due anni… Viaggiare in Sicilia, oggi, sarebbe un incubo anche per quegli antichi, coraggiosi interpreti del Grand Tour: trovare la strada maestra tra ponti crollati, strade provinciali chiuse per mancata manutenzione, colline franate ed eterni lavori in corso, sarebbe difficile anche per gente avvezza a girare l’Europa in carrozza o a dorso di mulo. Altro che grande velocità, o Frecce rosse della nuova generazione… I corridoi europei Eppure una soluzione, almno per la grande viabilità, c’è. Ed è legata ai fondi europei destinati – fino al 2050 – ai cosiddetti corridoi europei della rete “ten-t”, che sta per “trans european network – transport” e rappresenta il grande progetto comunitario per la mobilità. Uno strumento che si affianca ai classici finanziamenti europei. E che la Regione – tranne che in una unica occasione – ha sempre colpevolmente trascurato. La settimana scorsa, tanto per dire, a Riga, in Lettonia, tecnici e politici hanno verificato lo stato di avanzamento dei nuovi corridoi, varati dalla commissione nel 2011. Un’occasione per fre lobby e discutere le priorità operative con il nuovo commissario Violetta Bulc. Un appuntamento in cui si sono ritrovate delegazioni giun-

te da ogni angolo d’Europa. Per l’Italia c’erano i rappresentanti della Regione Liguria, della provincia di Ferrara. Le autorità portuali di La Spezia e Civitavecchia. Perfino l’assessore alla mobilità della provincia di Bolzano. Ma nessuno è arrivato dalla Sicilia. La Regione, come si sa è impegnata – con tutte le sue forze – a spendere milioni di euro per partecipare, disastrosamente, all’expo di Milano con due – dico due – differenti padiglioni. Non sappiamo ancora quali saranno gli esiti della discussione di Riga. Che si vedranno, come tutte le azioni di lobbyng europeo che si rispettino, nei tempi lunghi. Sappiamo solo che al tavolo di discussione la Sicilia non c’era. Nonostante di argomenti da valutare ce ne siano a bizzeffe. E – comunque – non esserci, in questi casi, è sempre una colpa grave. Lo diciamo ricordando – a chi avesse memoria corta – che tra il 30 settembre e il 19 ottobre del 2011, in 20 giorni, solo la presenza assidua della delegazione della Regione Siciliana a Bruxelles, impedì che il “corridoio uno” Berlino-Palermo fosse “cancellato” da Napoli in giù a causa – appunto – della colpevole assenza della Regione dai tavoli in cui si programma il furto dell’Europa. In quell’occasione la Commissione non aveva “saputo” che Messina,

Rosario Crocetta Catania e Palermo – che non erano inserite nell’elenco del ministero delle infrastrutture fossero “città metropolitane” per effetto di leggi regionali. E che il loro bacino di abitanti ne prevedeva l’inserimento nella rete “Core”, che unisce tra loro tutte le città europee con più di un milione di abitanti. L’attività di lobby sviluppata tempestivamente - in quell’unica occasione - dal governo regionale, dai funzionari e dall’ufficio stampa, sollevò il problema a livello europeo e costrinse il commissario dell’epoca, Siim Kallas, a una “correzione” del piano e delle “mappe” della rete Core, che suscitò la curiosità dei giornalisti della sala stampa della Commissione europea. Quel “salvataggio” del collegamento con Malta e i confini meridionali d’Europa, attraverso Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria, ha permesso di comprendere nella rete “ten-t” i porti di Catania e Augusta, gli aeroporti di Palermo e Catania, la rete autostradale e quella ferroviaria. Ma fino a questo momento solo l’aeroporto di Catania ha beneficiato di un finanziamento della rete “Core”. Tutti gli altri soggetti certamente interessati, a partire dalla Regione Siciliana, non hanno trovato il tempo o la volontà di occuparsene. Intenti come sono a governare l’emergenza. L’emergenza continua Già. L’emergenza. Del viadotto

abbiamo parlato. Si sapeva tutto da oltre dieci anni. E la relazione inviata – anche alla magistratura – dai tecnici del ministero delle infrastrutture chiarisce ogni ombra di dubbio. Le carte non si cancellano. Sapeva tutto l’Anas e sapeva tutto la Regione. Ma nessuno ha fatto nulla. Fino al crollo. Per poi “gioire” dell’emergenza, mentre decine di città e di borghi, al centro dell’isola, muoiono di isolamento. Ma è emergenza – tanto per cambiare – anche nel collegamento con le isole minori. Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Ustica sono di fatto isolate. In piena stagione turistica, unica vera fonte di reddito per migliaia di famiglie. La storia è incredibile. Ed è legata, tanto per cambiare, alla incapacità politica del governo e alla cecità burocratica dei funzionari regionali. La Regione, per garantire la continuità territoriale con le piccole isole, mette infatti a disposizione delle società di navigazione un contributo finanziario che garantisce la copertura delle spese per un servizio continuo e regolare. Anche quest’anno la gara era stata fatta con i parametri di sempre. E aggiudicata regolarmente. Ma il governo della legalità ha però avuto il “sospetto” che i rimborsi pagati alle società di navigazione fossero “anomali”. Ha sospeso gli effetti della aggiudicazione e ha ordinato una verifica dei prezzi, che vengono determinati con una complessa procedura a cui partecipano i tecnici del ministero dei trasporti. In attesa di conoscere il risultato di questa verifica. E di sapere se i prezzi sono “in linea” con la media nazionale o se – in ogni caso – fosse motivato un loro incremento, la gara, intanto, è stata annullata. La società che ha garantito il collegamento – che tra l’altro sollecitava da mesi i pagamenti dovuti – è stata costretta a sospendere le corse dei suoi aliscafi. Annunciando, tra l’altro,

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e marcia, ma Crocetta fa finta di non sentire la mobilità del personale imbarcato. Una vera e propria tragedia economica per la società e i suoi addetti, sociale e finanziaria per la popolazione e gli operatori turistici. L’assessorato ai trasporti, per “tamponare” la situazione, ha provato a bandire di nuovo la gara. Abbassando unilateralmente le tariffe del rimborso alle società e “spacchettando” il contratto in quattro parti. Risultato? Per tre volte la gara è andata deserta: nessuna società di navigazione, evidentemente, ritiene economicamente sostenibile l’appalto, che comunque vale milioni. La popolazione delle isole è in stato di agitazione. I sindaci sono mobilitati. Gli operatori turistici temono di vedere contestati e annullati tutti i contratti estivi. L’unica soluzione, a questo punto, sembra la dichiarazione dello stato di emergenza, che dovrebbe essere dichiarata dai prefetti di Trapani,Agrigento e Palermo. Solo dinanzi a una “svolta” di questo tipo la Regione potrà affidare il servizio direttamente e senza gara. Una soluzione che porta con sé un interrogativo emblematico: a

quali tariffe la Regione potrà garantire il servizio? E a chi sarà “affidato”? E’ lecito dubitare che qualche compagnia – visto che nessuno ha fino a questo momento presentato offerte – sia disposta a operare alle tariffe decise da Crocetta e company. E se solo si spendesse un euro in più, si profilerebbe uno scenario pronto per la Corte dei Conti e la Procura della Repubblica. Un bel pasticcio. Le farmacie degli amici E sembra un bel pasticcio destinato ad avere risvolti clamorosi, anche quello legato al bando per assegnare 222 nuove farmacie in tutta la Sicilia. Con un ritardo degno di nota, l’assessorato alla sanità del governo della legalità aveva finalmente esitato la graduatoria che avrebbe dovuto permettere l’apertura delle nuo-

Palazzo D’Orleans ve farmacie. Dico “aveva”, perché il Tar, il tribunale amministrativo regionale, è stato chiamato a valutare la legittimità dei metodi che hanno portato a stilare la graduatoria. E ha bloccato tutto. Rilevando gravi inadempienze – manco a dirlo – da parte della Regione siciliana. Le carte sono finite infatti sotto la lente d’ingrandimento del tribunale su iniziativa di due aspiranti gestori “esclusi” dalla graduatoria. Trecentosettantottesima in Sici-

lia, esclusa dalla possibilità di assegnazione, la stessa richiesta dei due farmacisti - con le stesse referenze - si è invece classificata al novantanovesimo posto in Emilia, dove ha ottenuto l’autorizzazione ad aprire la nuova farmacia. I due esclusi, hanno quindi chiesto che i giudici amministrativi valutassero la legittimità del lavoro fatti dai funzionari regionali. Segnalano come proprio nella formazione della graduatoria, ci fossero delle strane ricorrenze. Intanto nelle parentele di molti “idonei”, risultati parenti, diretti o indiretti, di numerosi deputati e politici regionali o di paludati docenti universitari. Senza tacere della circostanza che la stessa dirigente del servizio farmaceutico, adesso in pensione, risulti essa stessa “assegnata-

ria” di una nuova farmacia. Fatti che, da soli, getterebbero ombre inquietanti su quella che appare più che altro una gestione “politica” e tutt’altro trasparente del bando e dell’attività dell’assessorato. Il Tar, ad ogni buon conto, ha sospeso tutto. In attesa del giudizio di merito. Gli aspiranti gestori, se per un verso esultano per il risultato ottenuto, dall’altro segnalano l’enorme ritardo attribuibile agli uffici regionali. Che – dicono - sotto la spinta della lobby dei vecchi farmacisti, avrebbero ritardato in ogni modo l’esito della gara. Basti pensare – affermano – che la Regione avrebbe potuto e dovuto commissariare, fin dal 2013, i comuni che non avessero aggiornato i loro piani di localizzazione delle nuove farmacie. I commissariamenti non sono mai arrivati. Molti piani comunali sono bloccati. E la graduatoria appare incongruente pe molti aspetti. E’ tutto casuale? Certamente non è esattamente trasparente. E tanto basta a concludere la nostra rassegna settimanale sulle “gesta” del governatore meno amato dagli italiani…

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Luglio 2015 - Speciale ballottaggi

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Luglio 2015 - Elezioni

Amministrative e nuovi equilibri: i vecchi politici messi a riposo di Giuliano Busà La tornata elettorale appena conclusa consegna ai comuni etnei una nuova fisionomia e degli spunti di riflessione che più di altri ci indicano la direzione verso la quale la politica sotto il vulcano si sta muovendo. I vecchi establishment e i partiti sono stati battuti dai nuovi protagonisti dell’amministrazione siciliana, giovani e latori di una nuova metodologia di conduzione delle campagne elettorali. La gestione quasi secolare dei comuni, tramandati per discendenza, si è sgretolata di fronte all’organizzazione dei contatti e alla gestione dinamica del periodo che precede l’appuntamento con le urne. Stesso discorso per le strutture partitiche, che in queste elezioni hanno palesato tutti i limiti della extraterritorialità e dello smarrimento che questo periodo sta mettendo in luce. Praticamente assenti i simboli dei partiti di centro destra, fatta eccezione per Pedara, in cui il Pd era rappresentato da Anthony Barbagallo, nessun partito nazionale ha ottenuto risultati significativi. Anzi, le beghe interne hanno decisamente penalizzato la presentazione dei simboli e delle liste collegate ai partiti, e anche il Movimento Cinque Stelle nel catanese pare essere nella fase discendente della sua parabola, conquistando a stento qualche seggio, non più di uno per consiglio comunale. I quattro comuni etnei principali al voto in questa tornata, Tremestieri Etneo, Pedara, San Giovanni la Punta e Bronte, ci offrono un quadro abbastanza chiaro delle dinamiche politiche appena descritte.

A Tremestieri Etneo a vincere a fianco del candidato sindaco Santi Rando (già assessore al Comune di Catania) è stata una coalizione eminentemente civica, sostenuta a livello personale – e non partitico o specificatamente politico – da alcuni consiglieri regionali: principali sostenitori il duo SammartinoSudano, ma Rando ha potuto contare sull’appoggio, tra gli altri, anche di Giovanni La Via e Marco Forzese, oltre al sostegno del vicesindaco di Catania Marco Consoli. La caratteristica della campagna elettorale condotta da Rando è stata però, ed ecco la controtendenza rispetto al recente passato e la differenza sostanziale rispetto al competitor Di Stefano, la totale assenza sulla scena pubblica dei succitati onorevoli, mantenutisi dietro le quinte, limitandosi a sposare il progetto civico creato di concerto con la cittadinanza senza interferire con proclami, né pre né post elezione. Sebastiano Di Stefano era invece candidato di partito, del Partito democratico, benché una diatriba ai limiti del ridicolo tra

Giuseppe Berretta e Anthony Barbagallo abbia fatto saltare la lista ufficiale di partito. Incredibile ma vero. La campagna elettorale del candidato sindaco si è delineata come “di sistema”, date le comparsate di deputati nazionali come Giovanni Burtone e del sindaco di Catania Enzo Bianco. Una candidatura strettamente politica, che si è rivelata perdente, anche per i limiti e le stranezze che i partiti portano con sé. Unico movimento a sostegno di Rando è stato il Megafono, la cui particolarità è stata scegliere ovunque il cavallo a vincente. La compagine del presidente Crocetta, coordinata da Giuseppe Caudo, a San Giovanni la Punta ha sostenuto la candidatura di Nino Bellia, impostosi al ballottaggio contro Santo Trovato, espressione della cosiddetta “vecchia politica” del paese, sostenuto tra gli altri dal candidato della lista “Noi con Salvini”. Nonostante la visita, contestata ma molto seguita, di Salvini in persona, la coalizione non ha ottenuto il successo sperato. Contro infatti non c’era un

partito o una struttura politica più forte sulla carta, ma l’unione del vecchio establishment di governo degli ultimi dieci anni. Andrea Messina, sindaco uscente, ha creato e quindi sostenuto la candidatura di Bellia, seguendola passo passo e consegnando in maniera evidente e molto marcata lo scettro del potere cittadino, venendo premiato evidentemente dall’elettorato che gli ha riconosciuto la bontà dell’operato condotto sin lì. Un dato che però evidenzia le pecche di questo passaggio di consegne e di fascia è il larghissimo divario tra le preferenze espresse al primo turno in favore di Bellia e i voti, molti di più, delle nove liste a sostegno. Proprio questa discrasia ha costretto il sindaco neo-eletto al brivido del ballottaggio. Molto più agevole il passaggio di consegne a Pedara: Anthony Barbagallo, conclusi i due mandati, ha indicato quale suo successore Antonio Fallica, chiudendo già a marzo gli accordi con gli esponenti di Forza Italia per la vice-sindacatura e per “chiudere” le elezioni molto prima del tempo. A campagna elettorale già avviata mancavano i competitor di Fallica, nel senso che la coalizione creata e architettata da Barbagallo era talmente inclusiva e stava bene a così tanti che nessuno pare-

va volesse sfidarla. Alla fine i contendenti sono usciti allo scoperto e anche qui l’avvento di Salvini non è servito a nulla. La storia era già scritta e la continuità mantenuta, peraltro con percentuali bulgare (che poi Barbagallo e Fallica siano del Pd in questo caso conta davvero il giusto). Colpo di scena a Bronte: cade Pino Firrarello, u senaturi, e con lui Giuseppe Castiglione, che candida il figlio al consiglio comunale ma viene affossato dalle rivelazioni sulla vicenda Mafia Capitale, che inevitabilmente indeboliscono una coalizione retta su fondamenta ormai datate. Anche qui è Anthony Barbagallo, assieme a Luca Sammartino protagonista assoluto ma meno silenzioso di queste amministrative, ad architettare il colpaccio, andando ad espugnare la città del pistacchio. Graziano Calanna ha battuto Sebastiano Gullotta al ballottaggio, ribaltando non soltanto il risultato del primo turno ma un’intera struttura politica in paese, quasi un mito che adesso è stato sfatato (anche e soprattutto, come sottolineato, per cause esogene). Largo ai giovani onorevoli, alla loro capacità di unire più che di escludere, e di condurre campagne elettorali con toni bassi e pacati, cercando di apparire meno possibile, lasciando spazio ai propri candidati e alle loro idee per il paese. La politica invasiva dei grandi vecchi perde contro questo nuovo modo di affrontare le amministrative. E la continuità politica, basata sui fatti e sull’operato delle amministrazioni, ha la meglio sulla continuità dinastica, basata soltanto sul nome o sulla casata.

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Luglio 2015 - Gela

Con Messinese è partita la nuova era di Gela di Liliana Blanco La nuova era di Gela è cominciata. Il nuovo sindaco si è insediato ufficialmente al Palazzo di Città. Il sindaco del Movimento 5 stelle Domenico Messinese insieme alla giunta. La cerimonia di investitura presieduto dal magistrato Alessandro Laurino, si è tenuta davanti ai cittadini che hanno partecipato con entusiasmo alla breve cerimonia. Abbandonato l’abbigliamento casual l’ingegnere Messinese si è presentato con una tenuta ufficiale, è arrivato con la sua famiglia in largo anticipo rispetto all’appuntamento fissato per le 17; lo aspettavano i consiglieri eletti ,tutti i sostenitori ei gli assessori designati Pietro Lorefice, Simone Siciliano, Ketty Damante, Francesco Salinitro, Fabrizio Nardo e Nuccio Di Paola.“Sono un cittadino come tutti voi, chiamato a svolgere un compito di governo della città; non aspetteremo i 100 giorni per mostrare i risultati del nostro lavoro, da

L’insediamento del nuovo sindaco subito inizieremo a muoverci; lavoreremo insieme a tutti i cittadini - ha detto il nuovo sindaco. Tante scadenze e dobbiamo dare risposte immediate. La prima verifica avverrà entro i primi cento giorni. Aspettiamo i vostri suggerimenti secondo il metodo che si ha contrassegnati sin dall’inizio della campagna elettorale e su questa linea lavo-

reremo per tutti i cittadini”. La giunta è al completo ma le deleghe non sono state assegnate: verranno cucite sulla pelle delle specialità professionale degli assessori. Non c’è stato il passaggio delle consegne perché l’ex sindaco Fasulo non ha consegnato le chiavi al nuovo primo cittadino: in casa Pd è calato il silenzio, mentre al Comune il

clima era festoso, anche se non ci sono stati fuochi d’artificio a cui i gelesi era abituati da qualche anno. Domenico Messinese ha ribadito l’importanza di dare centralità alle periferie, facendo leva su strutture già esistenti come le scuole e le chiese, che da sole e spesso con mezzi propri, trasformano quei quartieri, simili a dormitori, in centri di aggregazione sociale uniformemente distribuiti nel territorio. Ed è proprio facendo leva sulla collaborazione con tali strutture, che rilanciando le periferie si può dare maggiore visibilità al centro storico. Quest’ultimo per contro deve essere riqualificato e rivalutato con interventi che non si limitino, tramite sporadiche Notti Bianche, ad anticipare al giorno prima la spesa che i residenti farebbero il giorno dopo; ma con interventi strutturali in grado di captare anche i visitatori dei comuni limitrofi. Nel programma figura il recupero del patrimonio immobiliare per la realizzazione dell’albergo

diffuso, tramite ad esempio la detassazione delle imposte sugli immobili, oppure, la realizzazione di una cintura di parcheggi tipo autosilo, anche sotterranei, oltre alla riqualificazione integrale di quelli esistenti, oramai in stato di abbandono,la cui funzionalità non sarà quella di mercatini rionali o discoteche come paventato dalla precedente amministrazione, ma con la finalità di poter avviare un sistema di mobilità pubblica che favorisca l’accesso al centro storico a vocazione pedonale, garantendone la fruibilità senza i disagi di una zona ZTL, mai avviata, perché mai programmata in un contesto complesso di mobilità urbana sostenibile. L’assessore designato Siciliano punta l’indice su quegli eventi, come i 2700 anni della storia gelese, tanto sbandierati e mai realizzati; eventi che se ben progettati sarebbero serviti da volano turistico per cancellare quel debito di immagine che Gela ha alla stregua di Taranto.

Celebrata la Giornata del rifugiato Anche il nuovo sindaco di Gela Domenico Messinese ha scelto di partecipare alla Giornata del Rifugiato promossa dalle nazioni unite dal titolo ‘Io So(g)no in Italia’, celebrata nei locali della Croce Rossa grazie alla disponibilità del presidente Anita Lo Piano e di tutti i volontari della sezione Cri gelese. Un centinaio di partecipanti hanno preso parte alla manifestazione di sensibilizzazione sul tema dell’integrazione e dell’accoglienza, insieme ai cinquanta beneficiari del progetto Sprar del consorzio Sol.Calatino, cogestore con il Comune di Gela del progetto che ieri ha ufficialmente festeggiato il primo anno di attività coordinate dai dottori Luigi Russello e Ignazio Bru-

Due mmomenti della Giornata del rifugiato scia. Come dichiara Anita Lo Piano ‘ La Croce Rossa è casa di tutte quelle persone rimaste senza un

punto di riferimento nel Mondo, un luogo che accoglie e abbraccia ogni nazionalità al di là di ogni confine’.

Durante la manifestazione Realizzata con il supporto dell’equipe del centro di accoglienza gelese,si sono susseguiti mo-

menti di riflessione e preghiera, attraverso la lettura di poesie e un minuto di silenzio per le vittime del mare, ma anche balli e musica tribale realizzata con jambè, maracas, bottiglie di riso e l’incantevole tromba suonata dal maestro Samuele Mammano che ha animato una jam session straordinaria. Per l’occasione è stata presentata la pubblicazione ‘Un anno di Sprar’ contenente tutte le attività realizzate nel primo anno dai ragazzi della struttura grazie alla rete di associazioni del territorio. In proiezione anche il film ‘Io sto con la Sposa’ riprodotto in lingua araba con sottotitoli in italiano. L.B.

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Luglio 2015

- Acireale

Saracinesche abbassate, in crisi il commercio al dettaglio di Saro Faraci La crisi dell’economia e del commercio è prima di tutto una crisi di valori e di principi. Basta fare una passeggiata per corso Savoia, ad Acireale, un tempo – insieme a corso Umberto e via Paolo Vasta – culla degli esercizi al dettaglio e luogo privilegiato per fare impresa commerciale. Il posto dello shopping, insomma, con una offerta varia nei settori dell’abbigliamento, delle calzature, dei prodotti per la casa, della regalistica. Adesso si vede soltanto, come nelle foto che vi proponiamo, una sfilza di saracinesche abbassate e di vetrate chiuse. Campeggiano i cartelli “affittasi”, qualche “vendesi”, ma non si vede più l’ombra di un affare. Nel 2014, il numero di imprese commerciali cessate ha surclassato quello delle nuove attività avviate. Il trend è negativo da diversi anni. C’è crisi di molti format distributivi tradizionali: il piccolo commercio al dettaglio ha risentito della pressione concorrenziale dei grandi centri commerciali, ed entrambi se la devono vedere con il boom delle vendite on line che tolto spazio a loro.

Uno dei tanti esercizi commerciali costretti a chiudere Poi ci sono anche gli esercenti cinesi. Ma questi appena elencati sono elementi di contesto. In alcune realtà cittadine incidono di più, in altre di meno. Si è indebolita la vocazione a fare impresa commerciale. Se è vero che manca la voglia di inventarsi un lavoro connesso al mondo della distribuzione commerciale, è pur vero che proprietari degli immobili e amministrazioni locali danno il loro contributo a peggiorare la situazione. I commercianti per lo più sono locatari di botteghe il cui costo annuo di affitto richiesto dai proprieta-

ri degli immobili è sovente fuori mercato. Quando le richieste dei proprietari arrivano financo alla cifra esosa di 3.000 euro al mese per 120 metri quadri, non c’è attività commerciale che possa reggere un onere del genere. Il famoso “punto di pareggio” tra costi e ricavi non si raggiunge mai. E poi, che genere di attività dovrebbe svolgere un commerciante per ripagare un costo così elevato? Quanto dovrebbe vendere e quanto utile dovrebbe produrre? Oltre alla beffa, anche il danno. Se dichiara meno di quanto gli studi di settore sti-

mano essere gli incassi medi, il commerciante è soggetto ad accertamento tributario. Così, con buona pace delle società specializzate alla ricerca di locale da intermediare per gli affitti o le vendite, il mercato immobiliare è crollato. Chi volesse avviare una attività commerciale in centro non può permettersi di pagare canoni così alti oppure, quando sottoscrive il contratto, mette in conto di avviare presto un contenzioso col proprietario dell’immobile non appena sarà incapace di onorare l’impegno finanziario assunto. Insomma, non paga ma rimane dentro lo stesso. C’è dunque un po’ di irragionevolezza dei proprietari unita ad una mancanza di cultura d’impresa: una cosa è il locatario di un immobile adibito ad uso di civile abitazione, altra cosa è il locatario di una bottega destinata ad attività commerciali, aleatorie per loro natura come tutte quelle d’impresa. Dal punto dei vista dei proprietari, tuttavia, il maggior onere richiesto ai locatari si giustificherebbe con gli elevati esborsi che essi sostengono, le imposte di natura fiscale legate alla proprietà degli immobili e gli oneri derivanti da tasse ed orpelli as-

sociati al cambio della destinazione d’uso quando un immobile è finalizzato ad uso bottega. Si alzano i costi e si trasla il maggior costo sull’affittuario che non è più capace di reggere il contraccolpo. Da parte loro, le amministrazioni locali – quella di Acireale non è da meno – difetta di iniziative e di capacità professionali per fronteggiare questo fenomeno perverso. Non crea incentivi per la localizzazione delle attività in centro storico – ben poco si potrà fare con la zona franca. Non dialoga con i proprietari degli immobili per indurli a ragionare sul fatto che è meglio chiedere quanto basta, purchè venga pagato con regolarità, piuttosto che avventurarsi in richieste esose che non portano da nessuna parte o generano solo contenziosi. Non fa alcuna proposta di marketing territoriale. Ad esempio, per rilanciare il centro storico si potrebbero far arrivare in Sicilia i grandi broker della distribuzione commerciale che fanno da intermediari fra le grandi catene distributive e i proprietari. Chi l’ha detto che il centro di Acireale non possa essere un grande outlet all’aperto di grandi firme della moda?

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Luglio 2015 - Speciale ballottaggi

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Luglio 2015 - Giarre

Giarre, sindaco nel bunker, Li Mura (Pd) all’attacco Il segretario del partito democratico giarrese, Dario Li Mura, subito dopo “l’ Adesso Parlo Io” tenuto da Roberto Bonaccorsi la settimana scorsa, si conferma tra i più fermi oppositori del sindaco. Le parole di Bonaccorsi dal palco di piazza Duomo, non hanno convinto per nulla Li Mura che commenta con una nota la “notte da leoni” del primo cittadino. “Rispetto alle intimidazioni -scrive Li Mura- esprimo incondizionata solidarietà al sindaco. Quanto al dato meramente politico non emerge nulla di nuovo, manca la proposta di soluzioni alla crisi finanziaria. Le insinuazioni mosse dal sindaco contro il deputato Burtone per aver presentato una interrogazione, concordata con la segreteria del pd giarrese, lasciano stupefatti se si pensa che chi parla di “democrazia sotto attacco” si risenta per un sindacato ispettivo, prerogativa dei parlamentari, volto a stabilire la verità sul bilancio del Comune”. Circa 400 persone, coloro che la settimana scorsa hanno assistito al comizio del sindaco di Giarre, Roberto Bonaccorsi. L’evento è stato chiamato “Oggi parlo io” ed in effetti il primo cittadino di parlare ha parlato per più di un’ora, raccontando i fatti e le difficoltà che hanno caratterizzato questi due anni di amministrazione. Per la prima volta il sindaco racconta pubblicamente l’atto intimidatorio subito il 20 novembre con il petardo esploso davanti al suo studio in via Vita-

liano Brancati. Lo stesso primo cittadino ha anche denunciato il furto del proprio Ipad e della propria agenda nella sua stanza in Municipio. “In questo clima ho dovuto lavorare” ripete dal palco a più riprese. “Purtroppo a Giarre c’è ancora chi vuole sovvertire le scelte degli elettori, la democrazia”. Bonaccorsi cerca l’appoggio della folla, cerca il colpo ad effetto, ma dalla folla si levano pochi applausi: “Sono giorni drammatici per la nostra città, ho ritenuto giusto parlare direttamente a tutti voi,mi avete ricambiato con grande entusiasmo”. E poi giù duro contro le opposizioni: “Quei consiglieri che hanno manomesso le schede nella votazione per il presidente del consiglio e quelli che volevano tirarmi l’imboscata con la relazione del ragioniere capo che arriva con tre giorni di ritardo, dovrebbero dimettersi per pudore”. Le stilettate non mancano. Gli attacchi si susseguono, senza mai citarli, a Raffaele Musumeci (“quando

Un comizio di Roberto Bonaccorsi uno fa il consigliere vent’anni di seguito dovreste iniziare a preoccuparvi, significa che è diventato un mestiere”), a Orazio Scuderi (“chi lavora per sabotare l’amministrazione dovrebbe vergognarsi”), a Letterio Lipari (“peggio di Schettino, ha abbandonato la nave nei momenti più importanti per la vita finanziaria dell’ente”), a Tania Spitaleri e Gabriele Di Grazia (“mi hanno riempito di interrogazioni per la riqualificazione di villa Margherita, ma tacciono su quasi 400.000 euro spesi in passato per software mai utilizzati”). E ce ne è persino per un deputato del Pd che Bonaccorsi non nomina (Burtone), che “fa alla Camera interrogazioni sulla situazione economica del nostro Comune

ma aveva sua sorella in commissione d’esame nel concorso dei dirigenti. Mi auguro -aggiunge Bonaccorsi- che la sua richiesta venga esaudita e che tornino gli ispettori del Ministero delle Finanze a verificare le condizioni in cui versa il nostro ente”. Un comizio di mezze parole, tanta acidità e nessun nome. Nessun nome. “Nessuna forza politica sta prendendo distanze dai gravi fatti accaduti, dovrebbero stare in prima linea a denunciare chi gioca con Giarre”, rilancia Bonaccorsi, che però dopo una lunghissima rincorsa è come se iniziasse a rallentare. La piazza aspettava la notizia che la relazione del ragioniere capo che ritiene inevitabile il dissesto, venisse smontata. “I

debiti del Comune -si limita a dire- si sono manifestati di colpo tutti nel 2015, perché? La risposta è nella mia azione di denuncia di ogni illegittimità”. Bonaccorsi parla tanto e spesso in raptus da alterazione, ma la “bomba” che tutti si aspettavano non arriva. Arriva una “bombetta” sul finire del comizio: “Io non mi ricandiderò ma lavorerò con ancora più energia per riportare questa città alla normalità. Nonostante tutto, vado avanti perché voglio mettere fine allo scempio dei soldi di tutti i cittadini. Con me è finito l’assalto alla diligenza, condotto da chi quella stessa diligenza la guidava. Quello che accade passa nell’indifferenza dei partiti, della società civile, di chi si gonfia il petto con parole come legalità ed etica. Non possiamo accettare il tentativo di alterare la democrazia. La politica non è questo. Voglio cambiare questa città con tutti voi al mio fianco. Per questo chi vuole veramente cambiare le cose collabori. Non mi dimetto, completerò il mandato e lavorerò per chi verrà dopo di me chiunque esso sia”. L’analisi conclusiva è che la serata d’inizio estate in piazza Duomo è servita a Bonaccorsi per sfogarsi, ma se il tentativo era quello di cercare sostegno popolare per compensare quello politico perso nei mesi scorsi, beh, si può certamente dire che la missione è fallita. AC

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Luglio 2015 - Agrigento

Potere giudiziario in Sicilia: tutte le caselle ancora da barrare d i Fra nco Ca st a ldo Come si sapeva, il Csm ha nominato Sergio Lari Procuratore Generale di Caltanissetta e Giovanni Salvi Procuratore Generale di Roma. Sono, dunque, vacanti i posti di Procuratore della Repubblica di Catania e Caltanissetta; il Consiglio di Stato, nel frattempo, ha accolto la richiesta di sospensiva della sentenza emessa dal Tar del Lazio e dunque Franco Lo Voi rimane al suo posto di Procuratore della Repubblica di Palermo. La nomina di Lari a Procuratore Generale di Caltanissetta, poi, fa caducare il suo interesse alla coltivazione del ricorso amministrativo, ragion per cui solo Guido Lo Forte insisterà nella battaglia giudiziaria. A proposito di Lo Forte, va detto che sembra non aver interesse alla nomina per il posto di Procuratore della Repubblica né a Catania né a Caltanissetta e se non dovesse vincere la “guerra “ giudiziaria con Lo Voi, a settembre 2016, quando scadrà il suo mandato messinese, potrebbe andare in pensione essendo prossimo ai 68 anni. In questo caso, per la sua successione, sarebbero in corsa – in primis – i suoi attuali aggiunti Vincenzo Barbaro e Sebastiano Ardita (

quest’ultimo, peraltro, leader della neonata corrente della magistratura Autonomia ed Indipendenza, potrebbe puntare all’elezione al Csm nel 2018 ). Intanto, da qui a brevissimo, il Csm dovrà nominare i Procuratori della Repubblica di Enna e Barcellona Pozzo di Gotto. Per Enna la Commissione incarichi direttivi del Csm non ha ancora avanzato proposte, ma in pole position si trova il sostituto procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio, già Procuratore della Repubblica di Mistretta ed attualmente impegnato nel processo d’appello al generale Mario Mori. Per il posto di Enna aveva pre-

sentato inizialmente domanda anche Antonino Di Matteo, ma successivamente egli ha revocato perché, sembrerebbe, avrebbe ricevuto rassicurazioni circa il suo trasferimento alla Direzione Nazionale Antimafia per prendere il posto di Giustino Sciacchitano, che a fine anno andrà in pensione. Per Barcellona Pozzo di Gotto, invece, la commissione incarichi ha già fatto la sua proposta : 4 voti sono andati ad Emanuele Crescenti attuale Procuratore Aggiunto di Palmi, e 2 voti a Francesco Puleio, già Procuratore della Repubblica di Modica. Quest’ultimo, se non dovesse come probabile spuntarla per

Barcellona, potrebbe essere in pectore candidato forte al posto di Procuratore Aggiunto a Messina, lasciato vacante da Ada Merrino, nominata Procuratore della Repubblica per i minorenni nella Città dello Stretto. Sempre a Barcellona Pozzo di Gotto dovrà essere nominato il Presidente del Tribunale ed il nome più accreditato sembra quello dell’attuale Presidente di sezione a Messina Mario Samperi, anche perché altro candidato forte, Alfredo Sicuro, è già stato proposto per l’incarico di Presidente di sezione presso la Corte d’Appello peloritana. Altro ufficio ove probabilmente vi sarà un avvicendamento da

qui a breve è quello della Procura della Repubblica di Gela. Lucia Lotti, infatti, è stata proposta per la Procura di Santa Maria Capua Vetere, e se dovesse essere nominata lascerebbe libero il suo posto attuale entro l’anno. Nessuna previsione può allo stato farsi per la sua successione. Sempre nel distretto di Caltanissetta dovrà essere nominato il Presidente del Tribunale di Sorveglianza, e la corsa è ormai ristretta : a contendersi il posto sono Walter Carlisi e Renata Giunta, entrambi magistrati di sorveglianza il primo ad Agrigento e la seconda a Caltanissetta.

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Teatro Metropolitan Catania

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Luglio 2015 - Messina

I messinesi rilanciano in ogni modo il progetto Ponte di Giovanni Frazzica Organizzato da Cosimo Inferrera, illustre docente dell’ateneo peloritano e battagliero sostenitore del Ponte sullo Stretto di Messina, si è tenuto a Roma, presso “Spazio Europa”, il convegno “La Macro Regione del Mezzogiorno”. L’evento, che ha sancito la necessità della coesione territoriale, ha visto la partecipazione di professionisti e professori universitari provenienti da tutta Italia ed ha evidenziato l’importanza dell’Italia nei flussi commerciali euroasiatici. Inferrera ha affermato che il Ponte, collegando il porto di Augusta alle reti Ten, determinerebbe una riduzione dell’inquinamento nel Mediterraneo, in quanto le navi portacontainer in uscita dal canale di Suez non dovrebbero arrivare più fino allo Stretto di Gibiliterra, per poi proseguire verso i porti del Nord Europa. La stessa UE ha calcolato che una ripartizione dei flussi mercantili mediterranei, derivante dalla ottimizzazione del trasporto merci in base alla distanza da percorrere fino a destinazione, ridurrebbe del 50% l’inquinamento da ossido di carbonio, principale responsabile dell’effetto serra. Inferrera ha sottolineato che il Mediterraneo, la cui superficie acquea è pari all’1% dei mari del globo, subisce un traffico navale pari al 33% del totale. Nel corso del suo intervento il prof. Maurizio Ballistreri, giuslavorista dell’Università di Messina, ha ricordato che mentre il tema del Mezzogiorno è stato rimosso dall’agenda politica del paese, il settimanale inglese “The Economist” ha evidenziato l’accentuarsi delle diseguaglianze tra Nord e Sud. Per Ballistreri il maggiore gap

Azione Ponte e, nella foto di destra, al centro Maurizio Ballistreri è quello infrastrutturale, “il cui superamento può avvenire coordinando le risorse comunitarie derivanti dall’Obiettivo 1 per grandi progetti in infrastrutture materiali, porti, autostrade, aeroporti e il Ponte sullo Stretto, e immateriali, a partire dalla banda larga, ritenendo il Meridione una grande macro-regione europea, piattaforma logistica nel Mediterraneo”. Giorgio Diana, professore emerito del Politecnico di Milano che ha contribuito alla redazione del progetto Ponte, ha parlato dei ponti sospesi e della loro interazione con i venti, unici veri nemici di questo tipo di strutture, parlando dell’impalcato “Messina Type” dotato di profilo alare a cassoni separati e di adeguati accorgimenti aerodinamici. Diana si sta occupando della realizzazione del 3° ponte sul Bosforo, dove è in corso il montaggio dell’impalcato. “Per il Ponte di Messina – ha detto Diana – abbiamo studiato troppo, abbiamo voluto approfondire eccessivamente”. Enzo Siviero, ordinario di tecnica delle costruzioni, ha detto: “Venti anni fa ero contrario al Ponte sullo Stretto, ero vittima della cattiva

informazione”- poi ha presentato una carrellata di ponti presenti nel mondo ed ha affermato che l’isola artificiale creata nell’ambito del collegamento di Øresund tra Copenaghen e Malmö è diventata un paradiso naturale. Antonino Galloni, docente alla Cattolica di Milano, ha posto l’accento sulle risorse finanziarie. “Per salvare le banche – ha detto Galloni – si sono bruciati trilioni di dollari. Se una minima frazione fosse invece stata utilizzata per il rilancio dell’economia reale, avremmo potuto realizzare 10 ponti”. L’importanza del corridoio Berlino-Palermo, insieme alla necessità di intercettare il traffico dei container dai porti del nord Europa a quelli del sud Europa è stata evidenziata da Rocco Giordano, Esperto in Economia e Politica dei Trasporti presso la Costantinian University di Providence. Lo stesso concetto è stato espresso dall’ingegnere messinese Giovanni Mollica, il quale ha evidenziato che mentre il Commissario Europeo Siim Kallas si batteva per modificare il Corridoio 1 Berlino-Palermo per farlo giungere fino a Helsinki, vicino a casa sua, molti poli-

tici locali brigassero per la cancellazione dello stesso corridoio nella sua parte meridionale. Paradossale, se si pensa che, riuscendo a fare sbarcare ad Augusta un decimo dei container che circolano nel Mediterraneo, in Italia si genererebbero 11,5 miliardi di nuovo fatturato, 4 miliardi di gettito fiscale e 400.000 posti di lavoro. Anche Mollica ha parlato del ponte sull’Oresund tra Copenaghen e Malmö, dicendo che l’opera ha creato sviluppo in tutta la regione, creando condizioni di crescita anche in ambiti del tutto svincolati dall’infrastruttura in sé, e che ha ridotto, inoltre, l’inquinamento del traffico automobilistico e navale. Giovanni Saccà, Expert per le Infrastrutture ed i Trasporti Ferroviari, ha trattato il tema del completamento del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo e della estensione dei servizi ferroviari alla Calabria e alla Sicilia. Tale corridoio non prevede la continuità territoriale tra la Calabria e la Sicilia (circa 3,3 km), mentre prevede la continuità territoriale tra la Germania, la Danimarca e la Svezia/Norvegia attraverso il superamento di ampi spazi

di mare. Qualche dissenso si è registrato durante l’intervento di Bartolomeo Giachino, sottosegretario del Ministero delle Infrastrutture nel IV Governo Berlusconi. Giachino ha dato colpa al Governo Monti che ha cassato il Ponte con un decreto legge e ha sottolineato l’indifferenza da parte degli ultimi governi di centrosinistra. Molte le obiezioni potrebbero essergli mosse, prima fra tutte perché tra il 2008 e il 2011 il Governo Berlusconi non sia stato in grado di aprire concretamente i cantieri per realizzare un progetto già approvato, ma è stato l’unico rappresentante politico al convegno oltre all’avv. Francesco Attaguile, esponente del Centro Democratico. In occasione della venuta a Messina del Presidente del Senato Pietro Grasso è stata anche improvvisata una manifestazione pro Ponte da un comitato provvisorio animato da Nello Caruso, Antonio Costa e Fernando Rizzo che, insieme a Giovanni Mollica, è intervenuto nella trasmissione “Messina può rinascere” condotta da Roberto Pintaldi e Gianluca Rossellini su Tremedia, per sostenere le ragione dei Si Ponte.

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Il Paginone segue dalla prima era pronto a fare a questa città un altro regalo. Dopo quel gioiello di Torre del Grifo, era pronto, ho avuto la fortuna di vederlo per una pura casualità, il progetto per il nuovo stadio, progetto che sarebbe stato presentato ufficialmente nei prossimi mesi. Lo stadio che, come è noto, sarebbe sorto in contrada Jungetto è certamente il più innovativo di tutta Europa. Un grande regalo che Pulvirenti, il presidente Pulvirenti, si preparava a fare alla città di Catania. Un progetto, mi sia consentito, che dovrebbe, anzi deve, andare avanti a prescindere da come vada a finire questa triste, allucinante vicenda che vede, purtroppo, coinvolto il Catania. Certo, se devo essere, sincero mi sembra alquanto sconcertante che bastavano diecimila euro da versare nelle tasche di un solo giocatore di una squadra avversaria per orientare un risultato. Ma un giocatore, un solo giocatore, può determinare l’esito di una partita. Ma così è e non si può non avere fiducia nel lavoro della magistratura che se ha deciso di intervenire lo ha fatto perché in possesso di prove schiaccianti. Almeno così sembra. Chiarezza sarà fatta, speriamo presto e nel frattempo, atto dovuto, anche Palazzo, capo della procura sportiva, si è messo in movimento e deciderà come e se punire il Catania. Certo la città, questa città, già distrutta da amministrazioni, l’ultima in modo particolare, assolutamente incapaci di rilanciarla e gratificarla, adesso subisce un durissimo colpo alla sua immagine e alla sua già povera economia. Un colpo dal quale sarà difficile, forse impossibile, riprendersi. Non vogliamo dare giudizi certo è che da quando tal Pablo Cosentino, il vice presidente, è arrivato nella società Calcio Catania le cose sono sempre andate peggio. Non è un’ accusa ma un dato di fatto incontestabile. I tifosi,, quelli che il Catania lo hanno nel sangue, lo hanno sempre gridato a voce alta, ma nessuno ha dato loro retta. Adesso è tardi per correre ai ripari. Il danno è stato fatto. Non sappiano esattamente quali saranno la responsabilità della società e del presidente Pulvirenti ma qualcosa è successo. Questo è innegabile. Conosco Nino Pulvirenti e da amico e da giornalista vorrei fargli una sola domanda. Perché? Fabio Tracuzzi

Un’inchiesta giudiziaria che sembra u di Mar co B enanti “Stamu avvulannu” si dice nelle intercettazione de “I treni del gol”: in realtà, l’immagine della città di Catania è in caduta libera. Altro che “volo”! Lo “scandalo del pallone” sotto l’Etna sta avendo riflessi pesanti: questa storiaccia di partite e denari, di gare all’ultimo respiro e di presunte combine per evitare la retrocessione è piombata su una città già disastrata, malgrado i “flash” della propaganda. Catania oggi non attira nessuno: nessun investimento, nessuna novità, nessun miglioramento, a parte quelli immaginati dal Palazzo. Invece, in quanto a scandali e inchieste sotto il vulcano si inanellano “record” o quasi: in meno di due anni, Catania ha assistito alla condanna di un ex presidente della Regione (Lombardo), all’indagine sull’editore che ha segnato decenni della sua storia (Ciancio) e ora da ultimo all’arresto di uno degli imprenditori del “nuovo che avanza”, quell’Antonino Pulvirenti che della squadra di calcio ha fatto un vanto per tanti. Nel frattempo, la città è preda di una crisi profonda, non solo economica, ma anche politica, sociale e culturale. Un “pantano” di fatto, dal quale chi può scappa. In questo contesto, è esplosa l’indagine sul Calcio Catania, che ha travolto i vertici della società e ora rischia seriamente di

Uno fare scomparire dai campionati che contano il calcio per molti anni. La giustizia sportiva, a sentire i vertici del “pallone nazionale”, sarà rapida e inflessibile: si preparano tempi davvero bui. Qualcuno parla di possibile radiazione… Staremo a vedere. Nel frattempo, l’inchiesta della Procura della Repubblica di Catania ha avuto i primi effetti e ora si attendono gli interrogatori degli indagati. Cinque le gare del Catania al centro dell’inchiesta su presunte partite ‘comprate dalla società etnea per evitare la retrocessione della squadra dalla Serie B: Varese-Catania, del 2 aprile 2015, terminata con il risultato di 0-3; Catania-Trapani dell’11 aprile 2015 terminata 4-1; Latina-

Catania del 19 aprile 2015 1-2; Catania-Ternana del 24 aprile 2015 terminata 2-0; e CataniaLivorno del 2 maggio terminata 1-1. Accertamenti sono in corso anche su Catania-Avellino del 19 marzo 2015 terminata 1-0. E qual è stata la prima reazione dagli indagati? “Estraneo” alle accuse contestate e “certo di potere dimostrare la totale estraneità ai fatti”. È questa la posizione del presidente del Catania, Antonino Puvirenti, che attraverso il suo avvocato, Giovanni Grasso, esprime “massima fiducia nella magistratura”. E il mondo del pallone? “La prima reazione è sicura-

mente un grande dolore perché lavoriamo ogni giorno per rendere comunque credibile e per aumentare la reputazione del nostro contesto e questa è una notizia che ci lascia sgomenti. Bisogna reagire immediatamente, continuare il nostro lavoro, l’impegno verrà ulteriormente moltiplicato”. Il presidente della Lega di serie B Andrea Abodi, ha commentato così l’ordinanza di custodia cautelare eseguita dalla Polizia di Stato. “Mi auguro soltanto che le cose vengano chiarite e si sappia la verità il prima possibile –ha continuato Abodi. E comunque, di fronte a certi fenomeni, la risposta in caso di conferma sia dura e faccia capire che il nostro mondo non è disposto ad

I dolori del miracolo Antonino, una di Claudio Mec Melchiorre Antonino Pulvirenti ha una pagina su Wikipedia. Subito è stato registrato il suo arresto per combines sportive. E nella pagina sono segnalati i suoi successi imprenditoriali, a partire da quegli ottanta supermercati che nel centro sud Italia gli forniscono i capitali necessari per allargare il suo piccolo impero nel settore turistico, aereo e sportivo. L’impero fino al 2011 sembra crescere senza problemi. Ma nel 2012 una operazione di recupero crediti dai contorni poco chiari, che ha al suo centro l’aeroporto di Catania, dà il via all’attacco definitivo e mortale alla Wind Jet. In pochi giorni, una compagnia in crescita e che aveva appena aperto nuove rotte internazionali e che vantava un traffico in crescita, con l’aeroporto di Forlì, e non solo quello di Catania, che comincia ad avere bisogno delle attività del vettore siciliano, tutto finisce.

Pulvirenti si batte e cerca di contrastare quelli che ritiene i suoi avversari: Alitalia e la società di gestione dello scalo catanese, in primis. Ma è tutto inutile. Il tentativo di fare una new co, o nuova società che possa ereditare quanto più possibile della precedente, trova l’interesse della regione e poi il suo disinteresse. Sulla stampa, sono chiare le accuse ai nuovi padroni della Sicilia. Né il patron di Wind Jet trova solidarietà nel mondo confindustriale. Il ruolo del massimo rappresentante siciliano della confederazione imprenditoriale, Antonello Montante, favorisce un abboccamento e una promessa di finanziamento da parte dell’Irfis. Ma l’ipotesi cade piuttosto rapidamente, come qualsiasi idea di ripresa. Pulvirenti deve assorbire un colpo che vale molti milioni di Euro. Si concentra sul Catania Calcio.

Antonino Pulvirenti, presidente del Calcio In questo momento difficile della sua vita imprenditoriale, punta sul mercato più rischioso ma che gli aveva garantito ottime soddisfazioni. La società ha in portafoglio molti giocatori, forse anche troppi. Forse il nervosismo, forse la necessità di sentirsi al comando o la tendenza del suo numero due a considerare il Ca-

tania cosa sua, porta Lo Monaco, direttore generale dei miracoli, ad andare via dall’Etna, in malo modo. La sua profezia è secca: tempo due anni e il Catania finirà male. Ne sono passati tre. L’inchiesta è ancora in corso, quindi non possiamo sapere molte cose, ma l’evidenza dice

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a uno “Tsunami”. Fine dell’ “Era Pulvirenti”?

Uno dei paninari della città accettare nessun tipo di accomodamento, nessun tipo di accordo che mortifichi il campo e il valore sportivo della competizione”. Intanto, il capo deIla Procura della Figc, Stefano Palazzi, ha aperto un procedimento sul caso Catania: le prospettive per il Catania sembrano proprio nere. L’inchiesta ha squarciato un velo di ipocrisia dietro il paravento dello “sport più bello del mondo”: I “treni in arrivo” erano i giocatori da avvicinare; gli “orari di arrivo” le maglie che i calciatore avrebbero indossato in campo, così come gli investigatori hanno accertato per la partita contro il Varese. I giocatori corrotti avrebbero ricevuto in media 10mila euro ciascuno.

“L’inchiesta – ha detto il procuratore della Repubblica a Catania Giovanni Salvi - nasce dal fatto che il presidente del Catania Calcio Pulvirenti era pressato dai tifosi e temeva anche per la sua incolumità; per questo motivo si è rivolto alla Procura. Le indagini - ha aggiunto - hanno poi preso un filone diverso che ci ha portato a questo risultato, cioè all’individuazione di cinque partite, quasi tutte consecutive, che sono state comprate con i risultati in favore del Catania”. E cosa viene fuori, fra l’altro, dall’intercettazioni? Pulvirenti si dà da fare e ottiene risultati in serie:“ormai l’ho inquadrato il campionato di serie B - lo sentono dire i poliziotti - ...l’anno

prossimo arrivo primo”. In un’altra intercettazione è Giovanni Impellizzeri - l’agente di scommesse on line che, secondo gli inquirenti, metteva a disposizione le “consistenti risorse economiche” che servivano per comprare le partite - a spiegare l’attesa salvezza, incolpando i giocatori: “sono dei deficienti... troppo scarsi... se non ci pensavamo noi per queste cinque partite... eravamo retrocessi veramente”. E poi aggiunge: “ho caricato pure..altre 1.500 euro con la carta di credito...e non li ho potuti manco giocare ...comunque viva lo sport”. Intanto, ci sono anche iniziative ulteriori sul piano giudiziario: il difensore del Codacons, l’associazione di tutela dei consuma-

tori, l’ avv. Carmelo Sardella ha presentato alla Procura di Catania formale costituzione di parte offesa, in rappresentanza della collettività danneggiata dai gravi reati contestati che hanno che hanno portato all’arresto dei dirigenti del Catania. Ma il Codacons ha deciso anche di lanciare una azione risarcitoria in favore dei tifosi delle squadre coinvolte nello scandalo e di chi ha scommesso sulle partite incriminate. Sul sito www.codacons.it sarà infatti disponibile un modulo attraverso il quale tifosi e scommettitori potranno inserirsi nel procedimento aperto a Catania e chiedere di essere risarciti - in qualità di soggetti offesi - per i danni morali e patrimoniali su-

biti. Oltre alla buona fede tradita, infatti, i tifosi hanno sostenuto spese per seguire la propria squadra del cuore (abbonamenti o biglietti per lo stadio, acquisto partite in pay-tv, trasferte, ecc.) mentre gli scommettitori hanno puntato su partite secondo la Procura decise a tavolino. Soldi che ora dovranno essere restituiti dai soggetti responsabili di illeciti. E il sindaco di Catania Enzo Bianco? Ha dichiarato: “provo un sentimento di profondo dolore. Ripongo ovviamente la massima fiducia nella Magistratura catanese che, sono certo, saprà far luce su quanto avvenuto. Trovo positivo il fatto che l’indagine sia stata condotta da investigatori catanesi, segno che la nostra città possiede gli anticorpi per reagire alle illegalità”. “Certo il quadro che viene fuori, di là dalle responsabilità personali che vanno verificate, è quello di un calcio profondamente malato, malsano. Attendiamo adesso di conoscere anche le decisioni delle autorità sportive. Dal canto nostro, siamo pronti a fare tutto ciò che ci compete per salvare la nostra grande tradizione calcistica e tutelare la passione sportiva di tanti catanesi”. La “nostra tradizione calcistica”? Chi? L’Atletico Catania? Ma, in questo caso, se fosse così, visto il tempo che è passato, non sarebbe il caso di sistemare l’ “orologio” del sindaco?

na favola rossoazzurra che non ha lieto fine

del Calcio Catania. A destra tifosi del Catania allo stadio che una squadra con nomi importanti e candidata a tornare in serie A, negli ultimi due campionati, delude sistematicamente. Rischia di retrocedere ancora. A questo punto, secondo le accuse, Pulvirenti si affiderebbe a un circuito di scommettitori e giocatori per ottenere risultati utili a salvare il suo Catania.

L’operazione riesce. Ma il patron del Catania, ex astro nascente dell’imprenditoria isolana, non tiene in sufficiente considerazione, probabilmente, una sua denuncia contro un gruppo di tifosi che portano le loro contestazioni ben oltre i termini sportivi. Forse Pulvirenti sospetta che ci

sia qualcosa di strano nei risultati della sua squadra. Forse ha solo perso la freddezza del giocatore d’azzardo imprenditoriale. Fatto sta che si preoccupa e sporge una denuncia che dà l’avvio a delle indagini che, per paradosso, portano al suo arresto. E a quello di tutti i suoi collaboratori. Il denunciante viene arrestato. Non si sa nulla delle minacce che Pulvirenti avrebbe ricevuto dai suoi tifosi, né degli anomali risultati dei giocatori della squadra rossoblu. Si sa solo che, come accadde con WindJet, Pulvirenti è cattivo e i suoi concor-

renti buoni. Questo catanese genio del male al quale le malefatte non vanno bene fa tenerezza. Oppure fa riflettere. Forse c’è qualcuno che non vuole il successo di Pulvirenti. O forse l’imprenditore di Belpasso, quando si sente in difficoltà, ha la tendenza a peggiorare le difficoltà con un male più grande. Di concreto, anche in questo caso, è che la parabola del Grande Catania è finita. Cosa resterà del centro di Torre del Grifo, della tradizione sportiva catanese, della passione superstite di tanti siciliani che ormai hanno ben poche soddisfazioni dalla vita quotidiana? Questa è la domanda che manca ancora nella grande stampa nazionale. Il Sud si pone come ultima frontiera del regresso italiano. E in tutta Italia e all’estero, rimarrà un’ulteriore macchia: quella della Sicilia che imbroglia e che froda persino nello sport. Avremmo diritto a un risarci-

mento d’immagine. Ma l’impressione è che, in un caso o nell’altro, questo risarcimento sarebbe dovuto ai siciliani e ai catanesi, dai loro conterranei. Che siano Pulvirenti o i suoi nemici. Il Catania Calcio, come Wind Jet, da favola è diventato incubo. E l’idea è che quando guai così grandi accadono, accolti con rassegnazione a tratti soddisfatta o velenosa, le responsabilità non possano essere solo di uno. Questa terra non conosce l’orgoglio di popolo. E pezzo per pezzo, cade. Sempre più in basso, sempre più in povertà, sempre più schiava. Eppure un riscatto arriverà. Il quando, si fa temere. Federico II visse ormai tanti, ma tanti secoli fa. Circa ottocento. Un po’ troppo per sperare in un riscatto e basta. La Sicilia deve imparare a essere Patria o sistema. Purché sia qualcosa. Il Catania Calcio dimostra che la Sicilia al momento non è niente. E’ solo legna marcia per tarli moribondi. Cercasi costruttori di futuro.

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I cadaveri dei migranti da quasi un mese a d i Ros a To ma rchio Domenica 31 maggio, sono appena le dieci quando chiede di ormeggiare al porto commerciale di Augusta la nave della Marina militare con a bordo 454 migranti e i 17 cadaveri recuperati dal pattugliatore “Fenice” durante le operazioni di soccorso nel Mediterraneo. Sulla tragica vicenda, e non è la prima, il Gruppo interforze della Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta non solo per individuare gli scafisti dei quattro barconi su cui viaggiavano i migranti, intercettati nelle acque a sud di Lampedusa, ma anche per accertare le cause del decesso delle vittime. I vivi raccontano più o meno come è andata. Sono 347 uomini, di cui 62 donne e 44 minori, secondo le loro dichiarazioni, di nazionalità sub sahariana ed in particolare i gruppi più numerosi provengono dal Mali, dalla Nigeria, dalla Somalia e dalla Costa D’Avorio. Il comandante della “Fenice”, tenente di vascello Claudia Di Paolo, spiega che i migranti sbarcati sono stati recuperati dalla unità del dispositivo “Triton” in quattro distinti eventi ed erano stipati in gommoni di circa 10 metri. Tutti uomini adulti i cadaveri recuperati. Tra i superstiti anche una donna al sesto mese di gravidanza. Tra poco lo smistamento nei vari centri di accoglienza siciliani. E i morti? Sarà l’esame autoptico a rilevare dati interessanti per risalire alle vere cause del decesso. Frattanto, le 17 salme rimangono nella casa mortuaria dell’ospedale cittadino. Ma il cerchio non si è chiuso. Sinora solo polemiche, di taglio basso, politico. Volano stracci da Palermo ad Augusta, si chiedono le dimissioni del governatore Crocetta e dell’assessore Lucia Borsellino per la cattiva gestione del caso. “Penso che l’accoglienza prima ancora di un dovere civico sia un dovere morale, - dice l’assessore Pino Pisani, che nella vita di tutti

i giorni svolge la professione di medico - siamo stati coloro che hanno accolto umanamente e civilmente e decorosamente per quanto possibile, queste salme e per questioni successive si sono registrati quei momenti poco decorosi. Non è dipeso da precise volontà, semmai Augusta , Asp e Muscatello hanno dimostrato disponibilità ad accogliere , e penso che una politica diversa avrebbe dovuto riversare su altre strutture o su un obitorio comunale e non sulla sala mortuaria di un ospedale che ha precisi servizi da svolgere con altra utenza. In questa occasione pero si è dimostrata ampia collaborazione da parte degli organi sanitari locali e mi è dispiaciuto che ci siano state tante speculazioni senza aver riflettuto prima sulla gravità del caso”. Dello stesso tenore la dichiarazione del sindaco Cettina Di

Pietro: “Ho saputo della visita della Borsellino solo dopo che è andata via da Augusta – spiega la neo eletta mettendo in rilievo il piccolo incidente diplomatico - , partendo dal presupposto che si tratta di una cosa che andava gestita dall’amministrazione precedente, è stata mia premura mettermi subito in contatto coi vertici dell’Asp, come avvocato del Tribunale dei Diritti del Malato, e lo stesso direttore generale Salvatore Brugaletta mi ha spiegato cosa è era successo e la decisione di prendere provvedimenti nei confronti dei responsabili di questa spiacevole situazione. Questo è lo specchio di come il fenomeno immigrazione sia un grosso problema per Augusta, per la realtà portuale, per i dipendenti che fanno straordinari per gestire questa emergenza, i per i pulizieri della Marina Militare che fanno extra non

retribuiti . Di questa incresciosa situazione ho già riferito al ministro per le Infrastrutture, Delrio. Deflagra così il caso “Muscatello”. C’era da aspettarselo. Adesso,a distanza di settimane, è caccia al mostro responsabile di questo orrore: 17 cadaveri lasciati a “marcire” dentro un piccolo obitorio di ospedale già ammalorato di per se. E oggi con l’aggravio di dover ospitare vivi e morti di una estenuante traversata del Mediterraneo. Il caso, che dovrebbe essere tutto giudiziario, per ora è solo politico. Al momento solo una persona sta pagando per tutti. E non è detto che il vero responsabile sia davvero lui. Si dovrebbe andare per gradi ma partendo piuttosto dai piani alti. Intanto è Alfio Spina, il direttore sanitario del Muscatello, a pagare. Con la sospensione dal servizio in attesa di una decisione e di chiarezza

opportuna. “Sono fortemente preoccupato per l’attacco scriteriato, insensato e privo di alcuna veridicità che ieri l’Assessore della Salute e il Presidente della Regione hanno rivolto alla struttura ospedaliera di Augusta e a tutto il personale medico e paramedico”. Così il deputato regionale Ncd Enzo Vinciullo, presidente della commissione ‘Bilancio e Programmazione’ all’Ars. Le accuse, assolutamente infondate, dimostrano 2 cose: o assoluta ignoranza sulla tematica riguardante il ritrovamento di un cadavere la cui morte non è naturale, oppure una volontà inspiegabile di colpire l’Ospedale di Augusta. La Borsellino, che è stata dirigente generale dell’assessorato della Salute durante il governo Lombardo, dovrebbe sapere che l’ospedale di Augusta non era nelle condizioni di accogliere 17 cadaveri, anzi

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e ancora nella casa mortuaria dell’ospedale

Nelle due foto le bare contenenti i cadaveri dei migranti giunti ad Augusta dovrebbe sapere che tutti e 5 gli ospedali della provincia di Siracusa non sono nelle condizioni di accogliere 17 cadaveri. Sfugge forse all’assessore Borsellino, ha proseguito Vinciullo, che i medici e i paramedici dell’ospedale di Augusta non sono andati in giro a raccogliere cadaveri, ma qualcuno glieli ha portati dentro l’ospedale. E cosa potevano fare i medici? Opporsi a una volontà

superiore, lasciando i 17 morti sulla banchina del porto commerciale di Augusta? E allora sorprendono poi le dichiarazioni del dirigente generale, che si allinea sulle posizioni di Crocetta e della Borsellino, senza assumere un atteggiamento autonomo e critico. La verità è che l’ex dirigente generale non ha il coraggio di dire che se oggi l’ospedale di Augusta è in queste condizioni lo si deve

a lei e al suo assessore della salute, Russo, che con notevole ritardo hanno inviato al ministero della salute la programmazione dei fondi ex articolo 20 della legge 67/88, che prevede uno stanziamento di quasi 10 milioni di euro per l’ospedale di Augusta. La verità è che responsabile di tutta questa vicenda sono il Governo nazionale e i dirigenti dei ministeri, che hanno portato 17

cadaveri nel porto di Augusta anziché a Catania, dove la presenza di più strutture ospedaliere avrebbe potuto consentire di distribuire i vari cadaveri nei vari ospedali, senza creare l’ingorgo che invece si è creato all’ospedale di Augusta. Per cui, ribadisco: futili, se non addirittura sciocche, le dichiarazioni di ieri. Insopportabili per una provincia che in un anno ha accolto più di 45000 migranti.

Dichiarazioni che sono assolutamente dannose, ha concluso Vinciullo, perché contribuiscono ad alimentare l’ostilità nei confronti di chi, purtroppo, è costretto ad abbandonare la propria patria, e che hanno come obiettivo finale quello di infangare il lavoro nobilissimo di centinaia e centinaia di volontari, forze dell’Ordine e personale dell’Asp 8 di Siracusa”.

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Il Tribunale per i Minorenni contro lo sfruttamento del lavoro minorile di Lella Battiato In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, l’Aimmf (associazione italiana magistrati per i minorenni e la famiglia, zona sud – sezione Catania, segretario Elisa Maiorca, ha presentato iniziativa nel cortile del Tribunale per i Minorenni in memoria di Iqbal Masih, pakistano, tessitore di tappeti, portavoce dei diritti dei bambini lavoratori, ucciso a dodici anni il 16 aprile 1995. In apertura i saluti della presidente del Tribunale per i Minorenni Maria Francesca Pricoco, che in modo esaustivo ha tratteggiato le problematiche di una società in crisi la quale mette da parte i bambini, sottovaluta la dispersione scolastica e la formazione professionale, con lo sfruttamento nell’impiego illecito e criminale del loro lavoro, schiavizzandoli “sottraendo tempo non più recuperabile nel periodo della loro crescita, nell’incapacità di ascoltarli e di investire sui loro pensieri; oggi ricordiamo Iqbal, eroe ucciso dalla mafia dei tappeti. Siamo felici di ospitare in questo ufficio minorile questa bella iniziativa della sezione catanese AIMMF”. Conclude “noi adulti abbiamo il dovere di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono all’aquilone di Iqbal di prendere il volo. Perché ogni volo mancato è una perdita insanabile per l’intera collettività”. Attualmente in Italia vi sono 260mila minori tra i 7 e 12 anni coinvolti in attività lavorative e 30mila sono a rischio sfruttamento. L’intervento del Procuratore Caterina Ajello ha dato un notevole contributo

all’evento spiegando “La legge non vuole che venga alterato il processo di crescita e di sviluppo psicologico e intellettuale del minore con un accesso precoce al lavoro, il fenomeno dello sfruttamento nasce sovente da un circuito perverso: disaffezione scolastica, incremento analfabetismo e abbandono scuola – ingaggio del minore in un lavoro sottopagato con orari assurdi continuativi ed anche notturni; spesso il minore cerca di liberarsi e viene agganciato dai circuiti malavitosi, rischio molto alto in questo territorio, con problematiche socioeconomiche e afflitto dalla presenza di organizzazioni criminali”. L’assessore ai lavori pubblici Saro D’Agata ha affermato “iniziativa ben riuscita a favore della città ma soprattutto di Librino, su cui in particolare l’Amministrazione intende intervenire anche in riferimento al superamento dell’evasione scolastica con la realizzazione delle scuole superiori”. Per concretizzare l’evento coinvolgendo il pubblico, il preside del Liceo Artistico “Emilio Greco” Massimino e Francesca Di Mauro, hanno presentato il progetto mu-

rales finalizzato alla realizzazione di opere sul tema del lavoro minorile all’interno del cortile del TM, con la collaborazione degli allievi dell’istituto e sarà completato il prossimo anno. L’avv. Murgo, promotrice del progetto “Diritto allo studio per ragazzi meritevoli senza famiglia” ha spiegato il percorso a sostegno dell’istruzione, in collaborazione con il Tribunale per i Minori che ha decretato il loro collocamento presso comunità alloggio fino al conseguimento della maggiore età, l’Università di Catania, l’ERSU, alloggio mensa e un contributo economico mensile offerto dalla sezione Fidapa Riviera dei ciclopi Catania. Emma Seminara, giudice TM, ha illustrato in maniera partecipata e sentita le attività educative, frutto anche della riflessione avviata dagli operatori sulla figura di Iqbal, svolte all’interno dell’IPM Bicocca e di Acireale con un invito alla comunità a costruire percorsi di vita di alto livello “non rinunciate a sognare, sarete supportati economicamente”. Librino tanto temuto e bistrattato dalla città ha bisogno di asili, verde e ha tanto

di positivo perché è il simbolo della città tutta, ma offre questa sera la leggerezza della musica”. Ha allietato la platea con brani significativi di musica popolare educativi l’orchestra “MusicaInsieme a Librino”, nata come progetto del Rotary Club Catania, su iniziativa di Loredana Caltabiano, attiva nei locali della Parrocchia “Resurrezione del Signore” e presso il Centro Talitakùm della Caritas diocesana. Valentina Caiolo è la coordinatrice del Progetto, e il coro polifonico è diretto da Alessandra Toscano che sottolinea “Accogliere e conoscere musica di altre culture sicuramente amplia le conoscenze del bambino, l’incontro con ciò che è diverso che non deve rappresentare una “perdita” o un “pericolo” piuttosto una crescita”. Interessante la performance reading dell’associazione “Leggére” con Maria Giovanna Italia, Giulia Denaro, Andrea Pujades, che hanno letto testimonianze di minori con vissuti di sofferenze e sfruttamento “sono dovuto diventare adulto prima del tempo”. Un pomeriggio ricco di eventi sociali e tanta ammirazione per la presentazio-

ne dell’attività del “Punto Luce” di Save the Children gestito in partnership con il CIS (Centro Sportivo Italiano) con particolare riferimento al laboratorio di fotografia. A chiusura è stato presentato con successo il docufilm “Terranera” sul lavoro nero, lo sfruttamento minorile e il caporalato nelle campagne della Sicilia Orientale, con volti che raccontano storie (compresi bimbi di 8/9 anni) caricati su fatiscenti pulmini destinati all’inferno lavorativo senza regole. Gli autori - il sindacalista della Cgil Massimo Malerba e il regista Riccardo Napoli - hanno seguito il percorso di due sindacalisti di strada, Alfio Mannino (segretario generale della Flai) e Nino Mandrà, componente di segreteria, impegnati a contrastare l’illegalità nelle campagne. Il segretario generale Giacomo Rota chiarisce “Per la Cgil questo comunicare all’esterno la difficile realtà lavorativa attraverso le immagini e le denunce, è un esperimento importante. Per strada abbiamo conosciuto almeno tre facce della “Terra Nera”: lavoratori, lavoratori extracomunitari e locali”.

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Un romanzo originale o un poema fuori del comune? di Johann Lerchenwald Qualcuno se lo è chiesto, e tra questi, una giurata del premio Viareggio. “Pur affondando le sue radici nella tradizione,”, ha scritto all’editore quella che è fra l’altro un’esperta di Dante, “si presenta con rime e ritmi di rara e divertita novità.” E, dopo che sono stati resi noti i finalisti: “Ho difeso l’originalità dell’opera, ma i libri segnalati alla giuria erano tanti (...) Se tutti gli editori fossero come Lei, anche la produzione sarebbe migliore. Ormai girano solo prodotti pre-confezionati come al supermercato e i libri originali sono sempre più rari (...)” Il romanzo in versi, di Lodovica San Guedoro, si annuncia tutto già nel titolo: “D’Argolo e Ginevra trasgressive le avventure”.

Queste avventure non avranno tuttavia niente di eroticamente licenzioso... La “licenziosità” è tutta nel trasgredire i divieti alla gioia e al gioco che incombono da ogni lato su due giovani creature, che, giunte al fatale bivio, preferiscono tuffarsi nella vita piuttosto che intristire e invecchiare precocemente come la società domanda ed esige. Niente ha in comune questo romanzo felice e autentico, ambientato nei lontani anni ’70, con la maggior parte dei tentativi di rivisitazione fattine fino a oggi in libri e film. Inizia con un alquanto tumultuoso e irregolare matrimonio in Campidoglio, ispirato semplicemente dalla promessa della nonna della sposa di largire un milione a ciascuno dei nipoti all’atto delle nozze... E si conclude con un capitolo, inti-

La copertina del libro tolato “Il mulo rapito”, in cui è narrato come, loro che odiavano le automobili e non avevano la

patente, ricevettero in dono una Simca 1000, e accintisi, malgrado tutto, a prendere la patente, non la presero invece, di come inoltre l’automobile donata fu loro successivamente negata, e di come venne infine da loro stessi rubata... Nel mezzo, tutto un vivido e scintillante sgranarsi di avventure di straziante comicità o la rievocazione di ricordi di penetrante malinconica dolcezza. La casa trovata, dopo ardue ricerche, sull’ariosa collina romana di Monteverde vecchio, altro non è che un garage riadattato dal proprietario, un nobile napoletano decaduto. Ma per Argolo e Ginevra diventerà il luogo dove avverranno cose mirabili, frutto della loro inesauribile fantasia e della loro indomita vitalità. Il cuore dell’opera batte tuttavia in Sicilia, dove si

svolge il loro viaggio di nozze, descritto nel capitolo “Dei dì perduti in cerca”. Ci basti citare questo passaggio:“Tutti i ricordi delle estati lì campate, e dei Natali, tutte le tracce delle varie età passate, dei nonnini, dei cugini, di tutta la brigata amata, dei visi, dei risi, dei pianti e delle grida, in una si fondean rimembranza, oh, quella stanza! Guai a chi toccata mai l’avesse, il suo semplice ordine, l’umil sua bellezza profanati avesse!” I tre fiori, freschezza, irruenza e irriverenza, legati insieme con il nastro della poesia... Lodovica San Guedoro D’Argolo e Ginevra trasgressive le avventure Felix Krull Editore € 17,56 Pagine: 162

Dragonfly days: una nuova iniziativa per conoscere le libellule di Pietro Frazzica Si è tenuta nei giorni scorsi a Messina, nella suggestiva cornice dei Colli S. Rizzo, presso il Centro Polifunzionale dell’Azienda Regionale Foreste Demaniali, la prima edizione dei Dragonfly Days, un’iniziativa divulgativa di rilievo nazionale, istituita dal Centro Studi Invertebrati della Società Italiana di Scienze Naturali e dalla Società Italiana per lo Studio e la Conservazione delle Libellule Odonata.it, che ha visto la realizzazione di cinque eventi in giro per l’Italia tra il 19 e il 21 giugno. Coordinatori dell’edizione locale della manifestazione sono stati i Naturalisti nonché membri della Società Italiana di Scienze Naturali Dalila Giacob-

Una libellula e un momento della giornata be e Salvatore Restivo. Hanno accompagnato i numerosi partecipanti lungo una visita guidata presso lo stagno del Centro Polifunzionale, illustrando loro le

tematiche riguardanti la biologia, il ruolo ecologico e lo stato di conservazione delle libellule e dei loro habitat, le problematiche connesse al loro declino e

le misure da adottare per la loro salvaguardia. La raccolta di dati per l’aggiornamento dell’Atlante delle libellule italiane, attraverso la banca dati online orni-

tho.it, costituisce un’ulteriore finalità che i Dragonfly Days si propongono di perpetuare anche nel corso delle successive edizioni.

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Luglio 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Per il mezzogiorno una nuova stagione di riformismo di Maurizio Ballistreri

“Il Nord balza in avanti e il Sud collassa”, ha scritto pochi giorni or sono “The Economist”, riproponendo il tema dell’arretratezza del nostro Mezzogiorno, purtroppo rimosso dall’agenda politica del nostro paese. Alcuni dati. In sette anni, dal 2007 al 2014 su 943.000 italiani che hanno perso il lavoro, il 70% sono cittadini del Sud; tra il 2001 e il 2013 si sono spostate dalle regioni meridionali 700 mila persone, prevalentemente giovani tra i 15 e i 34 anni, e l’Istat prevede che nei prossimi cinquant’anni il Sud potrebbe perdere un quinto della sua popolazione, qualcosa come oltre 4 milioni di persone che si sposterebbero verso il Nord Italia oppure oltre frontiera. Critichiamo tanto la Germania, e a ragione per le stolide politiche di austerity imposte all’Europa, però i tedeschi hanno vinto la scom-

messa della riunificazione post1989, inglobando un territorio molto più ampio del nostro Sud attraverso un grande flusso di aiuti comunitari, utilizzati al meglio e non sprecati tra mafie, clientelismi politici e tangenti. Ma questa condizione può mutare, poiché dalle recenti elezioni regionali è scaturito un quadro politico che vede il Meridione uniforme al governo nazionale, con un ruolo guida del Partito democratico. Una grande opportunità quindi, per rilanciare il Sud, pur nella sua asimmetricità sociale ed economica, all’interno di un’azione unitaria, basata su di una programmazione generale degli interventi, che consideri il Mezzogiorno come una macro-regione in cui investire, selettivamente sul territorio, in infrastrutture, cultura, industria, ricerca e capitale umano, per riagganciare, come l’obiettivo di medio periodo, il resto del paese. A disposizione ci sono significative risorse finanziarie, a partire da cosiddetto “Piano Juncker”, che prevede stanziamenti a regime per 315 miliardi di euro, oltre ai “Fondi strutturali” per le aree meno sviluppate, in gran parte inutilizzati (si veda la Sicilia!) o, peggio, dissipati in micro-interventi. Bisogna ripartire dalla infrastrutture, quale motore di un ciclo di sviluppo che stimoli occupazione e domanda, in primo luogo per strade e autostrade, porti, aeroporti e ferrovie,

così come si deve investire sul capitale umano, in primo luogo sulle penalizzate università meridionali rispetto a quelle del Nord. Il problema, insomma, e quello della modernizzazione di sistema del Sud, per ridurre forti diseguaglianze territoriali. Ma per fare questo, il tema del Mezzogiorno, ai giorni nostri, non si può ridurre solo alle risorse finanziarie, poiché il più grave problema negli ultimi venti anni, quelli della cosiddetta “seconda Repubblica”, non risiede soltanto nelle risorse economiche da mobilitare, quanto nella degradazione nella gestione della cosa pubblica, con la degenerazione della classe politica, non solo meridionale, e la drammatica diffusione dell’economia criminale. Serve un vero riformismo meridionale”, come quello del grande economista e senatore socialista Manlio Rossi Doria, protagonista all’alba della Repubblica della battaglia per la riforma agraria, basata sul “pragmatismo strutturalista”, agli antipodi dagli stereotipi del meridionalismo frutto di ideologismi astratti e manichei; Rossi-Doria, già nel 1948, scrisse ad un altro illustre meridionalista, Gaetano Salvemini: “Continuo il mio lavoro nel Mezzogiorno convinto come sono che l’unica cosa che conta è lavorare sodo attorno a problemi concreti”. Un monito per il governo nazionale e la politica del nostro Sud.

Da la foto della

settimana

(Nuvole dense su Re Sole) I “ballottaggi” opera del diavolo di Enzo Trantino Il credente in Dio deve ammettere il diavolo; il bene è infatti tale se l’avversario assediante è il male. La dittatura del bene rischierebbe di essere noiosa. Non può da tale regola non discendere che il diavolo sia se non l’inventore almeno l’ispiratore del “ballottaggio”. Tutti sanno che restano sul ring i due candidati più forti alla fine di una tornata elettorale; qualcuno ha trascurato però che non si incrociano (per insistere sulla immagine del ring) due guantoni contro altro paio di guantoni, ma due contro un numero imprecisato, che, alla vigilia, nei comuni da ballottaggio, si scazzottavano tra loro. Poi, il ritorno di Natalino Sapegno… I più giovani o i più incolti diranno: chi era costui? Nessuna meraviglia: la Provvidenza nella misura dei confini della propria potenza fu sconfitta dall’ignoranza, illimitata per espansione. Quindi Sapegno. Maestro di letteratura sosteneva che spesso in essa convergono tante discipline innominate. Così avviene per il “ballottaggio”; scelte politiche (si fa per scrivere) inomologabili si guardano negli occhi e decidono: “tutti contro il primo”. E, dati recenti alla mano, spesso vincono. La confusione è quella che voleva il suo brevettatore (o ispiratore). Sarà babele “diabolica”, ma nessuno è così ingenuo da non averla prevista alla vigilia, convinto di una risposta secca e liquidatoria: “Peggio di così non è possibile”. Quindi, feste in piazza, foto, abbracci, spumante. Ma il pericolo si allarga. Non crollano “roccaforti” su cui il presidente e la discepola prediletta contavano sino a mostrarsi “sereni”; ma, a seguire, una cascata di amministrazioni “fedeli” alla vigilia. Non basta? Non basta. Perché non sembra escluso che di “riforme” si campa (vero Boschi?), ma si può anche morire. Difatti, la “filosofia” renziana era la seguente: “vengo da uno strepitoso 41 per cento; asfalterò avversari e soprattutto “nemici” (quelli interni, cioè). E vero che contro c’è il 60 per cento, ma chi è il pazzo a scommettere che Babele si trasformi in coro? Quindi, l’“Italicum” introdurrà il ballottaggio, e dall’alto del mio risultato vedo pezzi di politica addentarsi tra loro perché inconciliabili nelle ambizioni, e, se resta tempo, nei programmi”. E per un momento si sentì Re Sole. Ma le nuvole, più numerose del Sole, si guardarono e pensarono: “e se unite seppure divisissime, lo mandassimo a casa? Il diavolo malignamente commentò: “Altro che Averroè. Sono stato io ad inventare i numeri, perciò la cifra più alta per il ballottaggio è sempre inferiore alle cifre restanti. A meno che Renzi non conquista la maggioranza assoluta….”. Scoppiò in Italia una risata che sembrò tuono…

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Pocahontas all’Abc: viaggio di emozioni in un mondo magico e attuale di Lella Battiato Al teatro ABC, grande successo per Il Regno delle Favole che ha portato in scena il musical Pocahontas, presentato da Luca Maugeri, da un’idea delle direttrici Maria Chiarenza e Tatiana D’Arrigo, con la collaborazione degli insegnanti della scuola dell’infanzia, le coreografie del maestro di danza Danilo Randazzo e i costumi della sartoria Loriale. Il Regno delle Favole, per la chiusura dell’anno scolastico ha voluto mettere in scena il musical Pocahontas, tratto dalle magiche favole Disney, accompagnata da musiche indimenticabili, da parole e canzoni che fanno parte del nostro quotidiano, una storia che appartiene a tutte le culture. Il tema si coglie dalla sua contestualizzazione storica ben precisa: la colonizzazione delle Americhe da parte degli inglesi. Sin dall’inizio, come rimarca lo scenografo creativo e innovativo Danilo Randazzo, “si evince la disputa tra Inglesi e Indiani, gli uni volti a civilizzare i “selvaggi” gli altri a difendere la propria terra da qualsiasi forma di alterazione umana. A mitigare entrambi le parti è la figura di Pocahontas, saggia figlia del capo tribù e bellezza esotica, di cui si innamora l’inglese John Smith, sempre circondata dagli spiriti della natura, nelle vesti delle madri-natura, che la proteggono e la guidano nelle sue scelte”. “Il messaggio che vogliamo trasmettere, come osserva Mary Chiarenza con incisività e profonda riflessione, è quello di abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, vogliamo che gli uomini affratellati da una solidarietà cosciente e voluta cooperino volontariamente al benessere di tutti; una società costituita e

Un momento dello spettacolo adatta a fornire agli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile morale e materiale, poiché la vittoria perfetta si ottiene evitando lo scontro”. Uno spettacolo, dalle cromie forti con costumi che esplorano le latitudini e le longitudini di stili, arricchiti per l’occasione grazie all’estro creativo versatile delle registe, costumiste e coreografo, di interessanti e infinite sfumature che hanno coniugato la ricerca dell’armonia tra funzionalità ed estetica, ma anche la consapevolezza etica e sociale tra civiltà del vecchio continente e l’esuberanza spontanea e solare della civiltà orientale, entrambi parte del background culturale, riuscendo a fare entrare lo spettatore contemporaneamente in due mondi magici il cinema e la contemporaneità. Una fiaba catartica con funzione sociale e psicologica

che aiuta a risolvere conflitti interiori e serve alla crescita del bambino, che si immedesima nel protagonista della fiaba, e compie un viaggio alla scoperta di se stesso se i genitori gli sono accanto, e il lieto fine rappresenta la speranza che un giorno gli ostacoli della vita si potranno superare, come osserva Taty D’Arrigo con schiettezza e sensibilità “Quest’anno abbiamo voluto puntare per accontentare anche i ragazzi più grandi sul mondo della colonizzazione, e il fil rouge è quello dell’antitesi guerra e pace, due parti opposte che si vogliono fare guerra e Pocahontas le rappacifica portando alla riflessione che la via dell’odio non porta da nessuna parte”. La seconda parte dello spettacolo saggi di danza punta sulla classica, con un omaggio alla danza popolare siciliana, la tarantella;

la moderna, esaltando l’amore e la gioia di ballare; il latino-americano, enfatizzando il fascino della donna nelle sue movenze sinuose. In maniera estemporanea, prescindendo dal contesto ludico, è stato presentato un Pas de deux - contemporary coreografato ed eseguito dal maestro Danilo, che ha voluto puntare l’attenzione sulla sensibilità nei confronti dei diversamente abili. Uomini e donne, seppur privi di gambe e braccia, sono riusciti a realizzare il proprio sogno (nell’atletica leggera, nella danza o nelle arti grafiche), sullo sfondo si è potuto leggere il chiaro messaggio: “a volte tutto ciò che abbiamo sembra essere dovuto, ma non lo è. Bisogna superare le barriere dentro di noi per superare quelle al di fuori (Papa Francesco). (...) Laddove la realtà si ferma, la fantasia continua (...) nulla vi

è di impossibile, basta non smettere di sognare”. Una kermesse che ha regalato un irresistibile racconto di vita, con monologhi poetici che raccontano figure nascoste che vivono dentro di noi adulti e adolescenti insieme ad arrangiamenti evergreen. Lo spettacolo alla fine si conclude con la consegna dei diplomi ai bambini che dalla materna passano alle elementari, poiché hanno concluso un percorso di vita; gran finale a sorpresa la consegna delle targhe alle ragazze del doposcuola di terza media accompagnate da un’emozionante lettera che ha suscitato vigorosi e lunghi applausi della platea. “Questa sorpresa è per voi piccole donne ... tante volte durante gli anni ci avete regalato pasticci, disegni, lettere... adesso siamo noi che vogliamo dedicarvi queste poche ma sentite parole. Questo non è un addio perché noi per voi ci saremo sempre. Andate con fiducia nella direzione dei vostri sogni e che ogni attimo non sia sprecato. Credete in voi stesse e ripetetevi che siete delle grandi persone. Vi amiamo Mary e Taty”. Con le direttrici sul palco, una compagnia completa, un corpo di ballo con una formula vincente: un gruppo “forte” che ci fa respirare il fascino di una serata trascinante, esaltante, tutto ritmo e armonia.

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Il quintetto Sikelios rappresenterà il Bellini di Catania all’Expo Milano 2015 d i Al d o Ma t t ina Un viaggio nel viaggio , tra i luoghi , la storia ed i miti della nostra Isola, tra musica e poesia, quello che attenderà il pubblico presente a Milano il 2 luglio presso il Padiglione Italia , dove il quintetto Sikelios ( Marcello Spina, Antonio D’Amico - violini; Aldo Randazzo - viola; Antonio Di Credico- violoncello; Salvatore Todaro - baritono e voce recitante) , in rappresentanza del Teatro Massimo Vincenzo Bellini eseguirà il concertospettacolo “Il viaggio può avere finalmente inizio- Cronache dal Grand Tour!” “Non c’è luogo che io desideri vedere quanto la Sicilia» scriveva Berkeley nel 1713. Da Maupassant a Dumas passando per Goethe e Brydone le memorie di viaggio diedero vita al fenomeno del “Grand Tour”, grazie al quale innumerevoli uomini di cultura , viaggiatori curiosi e intraprendenti , raggiunsero la Sicilia e se ne innamorarono. “E il viaggio può aver finalmen-

Matteo Musumeci te inizio…! Cronache dal Grand Tour…” ripercorre questo itinerario in una forma inedita tra musica e poesia. Ad aprire il viaggio musicale le note di “Sud”, quartetto per archi in La minore del compositore catanese Matteo Musumeci, che attraverso i suoi temi , il ritmo, il calore, la passione, la gioia e la preghiera,descrive tutti gli stati d’animo del Sud, qualsiasi sud del mondo. Sempre di Musumeci sarà inol-

tre eseguita “Stormy time” trascrizione per quartetto d’archi dalla Prima Sinfonia e come omaggio al nostro Vulcano il baritono Salvatore Todaro eseguirà la romanza “Passanu i jorna” dall’Opera lirica “ Aitna/Etna”. E ancora le note della celebre romanza da camera “Vaga, Luna che inargenti “ di Vincenzo Bellini, il canto d’amore “Mi votu e mi rivotu” , ed i Canti popolari di Eliodoro Sollima. Un viaggio scandito dalla musi-

Il Quartetto Sikelikos ca di celebri autori tutti siciliani e le letture di brani tratti dalle Memorie di viaggio di Grandi Viaggiatori nella nostra Isola: “La speronara - Impressioni di viaggio- “ di A. Dumas; “Viaggio in Sicilia ” di G. de Maupassant, Viaggio in Sicilia di Goethe, che saranno recitati da Salvatore Todaro. Note e poesie che scandiscono e delineano unitamente , un viaggio nella “sicilianità”, passato e presente! Una riscoperta

delle radici storiche, musicali e culturali della più vera identità siciliana che conduce lo spettatore verso un viaggio onirico , un orgoglioso omaggio alla Sicilia ed al nostro grande Vulcano Etna. Un viaggio che ripercorre, con le parole ed i suoni, i sentieri dello spirito che questa terra ha saputo tracciare nel tempo nella memoria di chi ha intrapreso il Grand Tour! Un’ immagine “fotografica”, poetica e magica della nostra isola!

Gesù, figlio dell’uomo, tra De Andrè, Gibran e Puglia Da tre anni circuita, con immutato interesse e successo, un lavoro teatrale nato nel 2005 e rimasto accantonato per qualche anno. Rappresenta probabilmente la maggiore fatica del poliedrico autore-regista ed attore catanese Emanuele Puglia. Stiamo parlando di “Si chiamava Gesù”, approdato nella suggestiva corte del Castello Ursino nell’ambito dell’estate catanese. E’ uno spettacolo composito, non sai bene se definirlo teatrale, musicale, poetico o riflessivo; probabilmente è un po’ di tutto ciò. Lo si evince già dalle matrici cui Emanuele Puglia ha attinto: L’album “la buona novella” di Fabrizio De Andrè e “Gesù figlio dell’uomo” del poeta, pittore e filosofo libanese, emigrato in America, Kahlil Gibran (autore, fra l’altro, dell’ancor più celebre “Il Profeta”). Ma Puglia non si è limitato a collazionare brani che per la loro diversa natura potevano causare anche contraddizioni ed, in ultima analisi, fornire materiale per realizzare una sorta di Musical, oggi tanto di moda. E’ andato ben oltre costruendo un percorso personale e coerente fino a mostrare e teatralizzare una visione struggente, poetica ed anche di-

Matteo Musumeci sincantata della figura di Gesù. Un Gesù estremamente umano ma portatore di un messaggio universale di spiritualità e di amore, attraverso le ‘testimonianze’ dei personaggi presenti sia in De Andrè sia in Gibran. Gibran inventa una corale massa di voci-personaggi (ben 77) alternando quelle di nemici e discepoli, personaggi reali (Maria, Ponzio Pilato, Giuda…) ed altri di sua invenzione (Il logico, il filosofo, Susanna…); tutti evocano la figura del Figlio di Dio a partire da loro stessi, sottolineandone, più che la mansuetudine, la forza, il vigore, la

ribellione alla lettera della legge. Per Gibran Gesù è soprattutto “il figlio dell’uomo e rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell’essere” (Isabella Farinelia). La suggestione di De Andrè, invece, poggia sul doppio binario della musica e della parola, la sua è una visione laica ma non meno ricca di tensioni emotive e, pur nell’apparente provocazione, perfino etica. Il merito di Emanuele Puglia è stato quello di riuscire a fondere, nel suo ‘racconto’, le diverse anime delle due ‘fonti’

Il Quartetto Sikelikos con un lieve intervento testuale che li cuciva senza increspature e senza tentare (per la parte musicale) di ‘imitare’ De Andrè, bensì esaltandone la chiarezza espositiva. Una prova attoriale e canora che Emanuele Puglia ha condiviso Con Carmela Buffa Calleo in una avvincente ‘gara’ di bravura che li ha visti conquistare un pubblico attratto sia dalla intensità del testo, sia dalla elegante e coinvolgente rielaborazione musicale dovuta al lavoro di arrangiamento di Gianluca Cucchiara. La collocazione all’aperto nella corte ferdinandea ha per-

messo oltretutto uno sfruttamento registico a tutto campo delle belle scene ideate dal compianto Giuseppe Andolfo, unitamente ai colorati costumi oggetto di continui ‘travestimenti’, fino alla completa utilizzazione di velari, abiti, tuniche mano a mano utilizzati e dismessi. L’accorto uso delle luci permetteva anche la realizzazione di veri e propri quadri plastici, acme dei quali la crocefissione ottenuta con semplici velari rossi e l’immagine finale raffigurante una poeticissima Pietà cui i due bravissimi interpreti hanno dato forma e luce. A.M.

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Il libro della settimana

Intensità di sentimenti nel primo romanzo di Angelo Vecchio di Giovanni Vecchio “Peppino tornava …” (EdilStampa, Roma 2015) è il primo romanzo di Angelo Vecchio (non è parente del recensore), ingegnere ed architetto, nativo di Santa Venerina e dal 1980 componente di uno Studio Consociato di Architettura e Urbanistica in Acireale. Una scrittura limpida, una narrativa evocativa della memoria che tocca le corde più profonde dell’animo umano, una descrizione dei contesti essenziale ed efficace. Si racconta la vita di Peppino a cominciare dalla prima adolescenza vissuta nel mondo rurale di Badia, un quartiere di Santa Venerina, dove la sua famiglia e quelle dei parenti vivono in case modeste senza né luce né acqua e con il frutto del loro lavoro svolto nel vigneto ereditato dagli antenati e con la raccolta delle olive. La vita è difficile e c’è molta emigrazione. Siamo nel passaggio dall’800 al ‘900 . L’autore ci presenta la figura di un onesto lavoratore, senza vizi se non quello del fumo, legato da un vincolo viscerale con la sua terra siciliana ed etnea in particolare, ma costretto a recarsi in Australia per raggranellare un po’ di denaro per ricostruirsi una vita e tentare di dimenticare la grande sofferenza patita per la morte della giovane moglie Lucia, una cugina a cui si era legato affettivamente, ricambiato, sin dall’età adolescenziale. Il romanzo ci presenta i ricordi del personaggio principale dai primi passi di un amore sincero e profondo per Lucia, prima fortemente contrastato dai parenti, all’esperienza della prima guerra mondiale. Infatti, nel 1917, dopo la disfatta di Caporetto, furono chiamati alle armi anche i “ragazzi del ‘99” e Peppino, ricevuta la cartolina, vive i momenti tragici degli assalti contro il nemico e gli stenti della trincea, fortunatamente si salva ma viene preso prigioniero dai Tedeschi e si scontra anche in questa situazione con situazioni al limite della sopravvivenza (baracche non riscaldate, vestiti leggeri e freddo pungente, rancio scadente). Ma da lì pensa alla sua Lucia, alla quale scrive e, grazie alla collaborazione di una parente, riesce a far pervenire le sue lettere, ma è anche interessato alla sua vigna, ai lavori necessari nelle varie stagioni. Finita la guerra, spera nel ritorno immediato, che invece viene rinviato per accertamenti sulla cattura ed eventuali responsabilità penali e messo, assieme a

Ettore Leotta - L’assessore regionale alla Funzione pubblica, Ettore Leotta, sarebbe orientato a rassegnare le dimissioni dalla giunta guidata da Rosario Crocetta. La scelta collegata a ragioni di carattere personale. Leotta, ex magistrato amministrativo in pensione, è entrato in giunta in quota Udc a gennaio scorso, al posto di Marcella Castronovo, anche lei dimissionaria. Difficile convivere con Crocetta!! 5 – in bilico con decoro

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Vincenzo De Luca – Quando Maurizio Crozza lo imita non si capisce quale sia l’originale (esilarante quando insulta gli avversari politici all’insegna del “sono personaggini!”). Ma per il sindaco-sceriffo di Salerno non sono giorni facili: la Legge-Severino ne impone la decadenza da Governatore della Campania e non basterebbe John Wayne per resistere ai bounty-killer della legge. 1 – in fase di caduta Mirello Crisafulli – A volte non si capisce che bisogna mettersi da parte e così, l’ex deputato regionale per tre legislature, assessore regionale, deputato e senatore nazionale (dai capelli pitturati di nero e dal look da “boss”) è stato “trombato” alle elezioni per sindaco di Enna. Aveva dichiarato che avrebbe vinto “anche per sorteggio”, ma adesso urge il ritiro! 0 - caduto

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Ignazio Marino – La tempesta dell’inchiesta “Mafia Capitale” e le inefficienze della sua giunta hanno da tempo annunciato il “benservito” di Renzi a Ignazio Marino, il sindaco querulo e barbadotato, che cerca di resistere, perché si sa: la poltrona piace! 2 – in bilico

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Mario Alloro - Il deputato regionale dei democratici Mario Alloro ha dichiarato: “Il mio partito rifletta seriamente se proseguire l’esperienza di governo a sostegno di Crocetta o se non sia il caso di ridare la parola agli elettori”. 6 – un alloro per lui!!

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Segolene Royale - Dopo le frasi pronunciate contro la Nutella (“Dovremmo smettere di mangiarla”), spiegando che l’olio di palma contenuto nel prodotto è uno dei maggiori responsabili della deforestazione, il ministro dell’Ambiente francese Ségolène Royal ha fatto marcia indietro e si è scusata su Twitter. Forse le è girata la testa sui tacchi a spillo troppo alti o pensa ancora Al suo ex-marito, il presidente Francois Hollande…? 2 – confusa

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di S par tacus

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I nostri voti

tanti altri, in quarantena per paura che possano trasmettere malattie infettive. Il viaggio è lungo ma Peppino ritorna e qui si apprezzano le descrizioni dei sentimenti di Peppino quando intravvede la sua amata terra tra Catania e Taormina, Grande festa al suo ritorno, ma in mancanza di lavoro e guadagno, decide di chiedere la ferma per tre anni nell’arma dei carabinieri e viene trasferito a Milano. Ha sempre la sua Lucia nel cuore e la terra etnea. Un altro ritorno e i preparativi, superate alcune perplessità dei genitori e degli zii, per il matrimonio con Lucia, che finalmente avviene per la felicità dei due. Ma i tratta di un breve periodo di gioia perché, scoperta la gravidanza, viene consigliato alla giovane donna di ricorrere ad un aborto, che espletato con sistemi “artigianali”, la condurrà ad una precoce morte. Da qui riprende il discorso avviato all’inizio di questa recensione. La vita di Peppino risulta difficile, non riesce a rassegnarsi e rimane fedele alla sua Lucia, rinunciando a sposarsi di nuovo, nonostante delle buone possibilità. Riprenderà il suo lavoro nei campi e insisterà nella sua solitudine con il fumo che, però, dopo qualche anno lo condurrà alla morte. Si intrattiene nella piazza o al bar per parlare con qualche amico (bella la descrizione della vita di paese) e poi torna sempre inconsolabile a trascorrere le notti tra sogno e realtà. Bisogna riconoscere che questo è “un romanzo – come si legge nel risvolto di copertina – che unisce una grande intensità di sentimenti allo svolgimento semplice e chiaro. Un libro che racconta senza sbavature il dovere di vivere, l’impegno per migliorare le proprie condizioni, l’amore pieno di rispetto e mai tradito. Valori vissuti dal protagonista Peppino con linearità, perfino nella solitudine”. Ci sono tratti nell’opera di vera poesia come quando, ad esempio, viene descritto il ritorno con la nave dall’Australia o quando si aggira tra i suoi “pallido e stralunato” e solo in campagna ritrova una pace profonda. La lettura di questo libro fa bene allo spirito, ci porta una testimonianza credibile e sincera, un mondo di valori che oggi sembrano perduti, ma che costituiscono forse l’aspirazione nascosta e inconsapevole dell’uomo del nostro tempo, che non trova la felicità nell’effimero e nell’edonismo dominanti.

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Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

La somma delle cifre

Dovete trovare il piu’ piccolo numero intero a due cifre AB non nulle e diverse tra loro e tale che, aggiungendo la cifra “4” sia in testa che in coda, il numero ottenuto risulti divisibile per la somma delle sue cifre.

Giorni passati

Che giorno era il 15 giugno 1647?

Somme

E’ data la somma riportata in figura. A B C 8 + 2 B 8 A + 4 3 1 C = ________________ 1 2 B 8 0

trovate i valori non nulli e tra loro diversi delle incognite A,B e C in modo che la suddetta operazione risulti verificata.

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Numeri a cinque cifre: 98747; Vendemmia: 6 giorni; Somme: A=8, B=7, C=4, D=2

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Teneramente folle Un film di Maya Forbes. Con Mark Ruffalo, Zoe Saldana, Imogene Wolodarsky, Ashley Aufderheide, Beth Dixon Mark Ruffalo accarezza la bipolarità di un uomo che soffre, tra le altre cose, di sindrome maniaco-depressiva, in una commedia drammatica dove il peso della conflittualità con il prossimo, dell’isolamento, sono qui trattati con caotica intimità e leggerezza, fino a costruire l’ossatura di un film tenero e colorato sul tema dei disturbi mentali e sulla possibilità di convivere con essi senza il peso dello stigma sociale. L’attore è infatti Cam, un uomo affetto da disturbo bipolare, padre di due figlie, e sposato con Maggie (Zoe Saldana), nella Boston degli anni ’70. Il protagonista maschile, dopo un ennesimo ricovero in rehab, si trova a dover essere l’unico responsabile della vita quotidiana e dell’educazione delle bambine. E qui emerge la prima originalità del racconto. In Teneramente folle i soldi sono pochi, i problemi tanti, ma l’impressione, anche grazie a uno stile registico da documentario osservativo e alla buona tenuta del tono da commedia indipendente americana, è che l’epilogo felice nonostante le difficoltà della malattia, ricercato anche da altri film sul tema (su tutti, Il lato positivo), sia l’approdo finale di un viaggio originale dal punto di vista del realismo dei rapporti umani, e dell’ambientazione freak e retrò accuratamente ricostruita.D’altronde nel film c’è un’intimità, quella della famiglia Stuart, che emerge con naturalezza anche grazie al ritmo slegato della narratività lineare, qui priva di una trama vera e propria ma scandita dal normale scorrere delle stagioni. Qualcuno, vedendo il film, urlerà al ritratto semplicistico e buonista, ma in ultimo, nonostante l’appannamento degli angoli più duri della vicenda, l’esordio alla regia di Maya Forbes è un tentativo riuscito di narrare un disturbo complicato, nella sua dimensione umana e filantropica e in un contesto sociale “alternativo”. Sono proprio i ruggenti anni ’70, protagonisti di un clima possibilista sull’intera società statunitense, a fare da trait d’union tra lo stile di vita imperfetto degli Stuart e quello di un’America libertina, che proprio in quegli anni rompeva molti schemi sociali e politici, per fare posto ad un’ideale di vita molto più aperto alle diversità e fortemente allergico al modello del conformismo esistenziale ad ogni costo.

Basta bimbi sfruttati. Basta di Danila Intelisano Osservare un bimbo per strada, ancora stretto al seno materno, ma già condannato, agli albori della sua vita, a stendere una mano. Osservare tutti i giorni minori sporchi, abbandonati, sfruttati dagli stessi genitori, nascosti e pronti a ricevere dai bimbi l’incasso del giorno, crea dolore e amarezza, per quello che non riusciamo ad essere. Nel mondo, le vittime predilette sono 168 milioni e in Italia 340 mila, tra cui molti coinvolti in lavori pericolosi; il volto oscuro del destino a cui li abbiamo condannati, forse senza appello. Noi pensiamo di essere miliardi, eppure, se riflettiamo, siamo uno parte dell’altro, l’uno legato al destino dell’altro, perché dipendenti l’uno dall’altro. E l’urlo, agghiacciante e inascoltato, dei bimbi nelle miniere, nelle industrie, nelle strade, nelle terre, dove le piccole schiene si piegano al duro lavoro, ci appartiene quanto neanche immaginiamo, nel flusso della vita. Li attende un futuro compromesso dall’evasione scolastica, dal rischio, forse calcolato, delle deviazioni, della prostituzione, della delinquenza, che non conosce alternativa, ma solo violenza. E i vinti aumentano, e formano generazioni dove le nostre azioni e le nostre volontà saranno quelle cause-effetto che non troveranno più distinzione, e neanche soluzione, ma soltanto distruzione planetaria. E dove vive un bimbo infelice, là saremo noi che siamo gocce d’acqua di un unico immenso oceano. La paura di vivere, di amare e di morire gonfia i desideri di un ego, ormai, obeso. Ma i bambini sfruttati e abbandonati che sono i nostri figli verso chi e cosa andranno? O pensiamo davvero che non ci appartengano? Forse fa paura, Cosmo, fermarsi e guardarsi dentro? Diceva un attore comico famoso che ognuno ha il diritto di essere stupido, ma in questo nostro tempo, in cui il potere si è confuso proprio nel talento della logica, stiamo clamorosamente abusando di tale diritto. Se semino un grande campo con la gramigna, perché sono indifferente ai bisogni altrui, dopo io stesso cosa mangerò?

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