Vespri 27 web

Page 1

w w w. i v e s p r i . i t

gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 27 anno X - 11 luglio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Crocetta una fine annunciata di Nunzia Scalzo E tre. Dopo l’arresto di Tutino anche l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino, si dimette. Rosario Crocetta ormai è rimasto solo e abbandonato da tutti; l’unico atto che potrebbe restituirgli un po’ di dignità sono le sue dimissioni prima che il Pd, come annunciato da Fabrizio Ferrandelli, voti la mozione di sfiducia. Non è che anche queste ci sembrino una cosa seria, ma certo, l’atto racchiude in sé una forza dirompente e screditante che difficilmente Rosario Crocetta da Gela potrà rialzarsi. Tuttavia il presidente della Regione sembra dissociato: invece di prendere atto del disastro intorno a sé e stare in compunto silenzio, rilancia accuse e minacce di querele in una girandola di invettive che ormai non impressionano più nessuno. La crisi del Governo regionale è un microcosmo che rappresenta la crisi più generale dell’intera Regione Siciliana. Crocetta è il nocchiero di una nave che affonda senza alcuna possibilità di salvezza. Nell’attesa Saro da Gela strilla e lancia anatemi contro tutti. Dall’altra parte c’è la politica regionale fatta e rappresentata da omuncoli che odiano Crocetta, personaggi che si credono statisti e invece sono soltanto la pietà di loro stessi, gente continua a pag 3

Il fantasma Partite comprate

Siracusa

Dopo la confessione che fine farà il Calcio Catania

Inda: una nuova stagione con numeri record

M. Benanti

pag 3

R. Tomarchio

pag 14

1 Vespri 27.indd 1

01/07/15 19.19


Luglio 2015 - Politica regionale

Sito internet: www.ivespri.it - Iscrizione al Tribunale di Catania n. 7/2006 del 3 marzo 2006 - Iscrizione al R.O.C. N° 14257 - DIRETTORE RESPONSABILE NUNZIA SCALZO CONDIRETTORE FABIO TRACUZZI – EDITING I VESPRI, SOCIETA’ COOPERATIVA Sede legale via Velletri, 26/A - REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Corso Italia, 308 - 95129 Catania - tel. 095.7110894 – fax 095.387171 - UFFICIO DI CORRISPONDENZA DI MESSINA - Via Giordano Bruno, 106 isolato 146 - cap 98123 – Messina VIGNETTE Riccardo Guardone – FOTO Leo - GRAFICA E IMPAGINAZIONE Massimo Malgioglio - CONTATTI - Redazione: redazione@ivespri.it - Foto: foto@ivespri.it - Direttore: direttore@ivespri.it - Abbonamenti: abbonamenti@ivespri.it Amministrazione: amministrazione@ivespri.it - Pubblicità: pubblicita@ivespri.it - Manoscritti, foto, disegni ed altro materiale inviato non verranno restituiti, anche se non pubblicati. - Prezzo di una copia € 1,00 - Arretrati il doppio - Abbonamento annuale € 50,00 Le copie sono inviate entro 24 ore dalla stampa, il recapito avviene a mezzo posta - Modalità di pagamento con vaglia postale, bonifico bancario, carta di credito, Versamento diretto (assegno o vaglia, contanti, o direttamente in sede, contattando il servizio abbonati o il seguente indirizzo email - abbonamenti@ivespri.it). Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DR/CBPA Catania – STAMPA - Aziende Riunite Raffa - Tel: 090.711549 - E-mail: a.riuniteraffa@gmail.com Questo numero è stato chiuso in redazione il 1/7/2015 alle ore 20.00 Distribuito da Ventura Giuseppe Srl - Via Decima Strada, 7 - Zona Industriale - 95121 CATANIA CT - Certificato ADS numero 7130 - anno 2009 rilasciato in data 16/06/2011 Hanno collaborato a questo numero: Maria Garcia, Giuliano Busà, Alberto Cardillo, Nino Finocchiaro, Giovanni Frazzica, Franco Castaldo, Rosa Tomarchio, Saro Faraci, Maurizio Ballistreri, Enzo Trantino, Lella Battiato, Aldo Mattina, Gaetano Marino, Rosario Lizzio

2 Vespri 27.indd 2

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Giudiziaria

Dopo il “terremoto” degli arresti che fine farà il Calcio Catania? di Marco Benanti “Calcio Marcio” e Presidenti “caduti dal cuore”: il caso Pulvirenti. Dove finirà il pallone sotto l’Etna? La domanda che rimbalza da Palazzo di Giustizia (così lo chiamano) ai quartieri popolari è la stessa: in quale categoria giocherà il Catania il prossimo anno? E con quale compagine societaria? “Le società coinvolte negli illeciti rischiano la retrocessione e le persone che li commettono la radiazione. Per la responsabilità diretta la giustizia sportiva prevede questo”. Sono queste le parole pronunciate da Andrea Abodi, presidente della lega di serie B, che ha risposto così su twitter a un tifoso che gli chiedeva la radiazione per tutte le squadre coinvolte. Quindi? “Fuori gioco” Nino Pulvirenti – prima “caduto” al telefono, poi “caduto” nel cuore dei tifosi, ora quasi certamente radiato dal calcio- ci si chiede chi prenderà in mano la società rossazzurra, in questo drammatico momento. Si fanno nomi, ma la “Catania che conta” non sembra proprio attirata dal pallone: Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, due imprenditori che vanno per la maggiore, non sono interessati, malgrado voci che girano… in senso contrario. E allora? Intanto l’indagine (“Treni del gol”) della Procura della Repubblica di Catania va avanti. Dopo gli interrogatori di garanzia, si aspetta il Riesame, fra speranze e battutacce (qualcuno ha ribattezzato la vicenda con un sarcastico “Quel treno per Bicocca”). Il giorno degli interrogatori piazza Verga sembrava sotto assedio: un ingente presidio delle forze dell’ordine, con polizia di Stato, Digos, reparto celere e carabinieri è stato disposto tutto attorno al Palazzo. Il dispiegamento delle forze dell’ordine è stato disposto in via preventiva nel timore della presenza dei tifosi del Catania e di loro

segue dalla prima meschina che non riesce a fare a meno di lui per continuare a galleggiare, figuranti e replicanti di vecchiume e putridume. Chiunque con un po’ di amore verso se stesso in un quadro come questo scapperebbe a

possibili contestazioni nei confronti degli indagati, ma la situazione è rimasta tranquilla. Qualche contestatore c’è stato, ma nulla di particolare: qualche strillo, per una rabbia che ormai non si trattiene più in buona parte della tifoseria, che si sente presa per i fondelli. A maggior ragione dopo l’ammissione davanti al giudice di Pulvirenti. Non a caso, sabato scorso, circa mille ultras hanno sfilato nel centro della città scandendo slogan contro l’attuale proprietà e dirigenza. E sono volate veramente “parole grosse” e riferimenti beffardi anche alla “vicenda windjet”. Ma come stanno le cose? Le cinque partite dell’ultimo campionato finite sotto accusa sono Varese-Catania (0-3) del 2 aprile scorso, Catania-Trapani (4-1) dell’11 aprile, Latina-Catania (1-2) del 19 aprile, Catania-Ternana (2-0) del 24 aprile e Catania-Livorno (1-1) del 2 maggio. Tutto comincia il 21 marzo 2015, quando il Catania perde in trasferta, sul campo dell’Entella. È la 32esima giornata del campionato e quel 2-0 fa scattare l’allarme per il rischio retrocessione: la squadra di Marcolin ha 32 punti ed è scivolata al terzultimo posto. Le indagini della Procura partono dalle intercettazioni telefoniche raccolte all’indomani di quella sconfitta. Anche perché il Catania diventa una “macchina perfetta” che inanella vittorie su vittorie, che la portano a 47 punti. A metà classifica! Cinque partite su cui Pulvirenti ha ammesso la combine. Po-

gambe levate senza voltarsi indietro, Crocetta no. E neppure gli altri, attaccati l’uno agli altri come lo sono il parassita con l’albero nel loro incomprensibile rapporto perverso. In tutto questo a farne le spese siamo sempre noi siciliani. Consiglio spassionato per Crocetta: si di-

sizione completamente diversa quella dell’amministratore delegato, Pablo Cosentino. «Non so nulla di combine, sono estraneo a tutti i fatti che mi contestate, se lo avessi fatto sarei stato un folle e se lo ha fatto Pulvirenti è un folle lui». È quanto ha dichiarato l’ad, secondo quanto riferito dal suo avvocato, Carmelo Peluso. «Non conosco nessuno degli altri indagati tranne Delli Carri, con il quale avevo rapporti di lavoro». “Cosentino dice - ha riferito Peluso - che quello che è accaduto sarebbe stato incompatibile con il suo ruolo nel Catania calcio, il suo ruolo è stato quello di costruire una squadra che doveva essere all’altezza di vincere il campionato. Andare a corrompere per vincere le partite sarebbe stato come ammettere il suo fallimento. Cosentino ha un contratto con il Catania che scade domani mattina, si è già dimesso da ad del Catania e non ha più rapporti con la società e ha detto al giudice che il suo futuro, certamente, non sarà più a Catania”. Si è avvalso della facoltà di non rispondere, invece, Gianluca Impellizzeri, il gestore delle scommesse on line. Il Gip Sebastiano Di Giacomo

ha poi chiamato Nino Pulvirenti, che aspettava nei corridoio assediati da Digos e carabinieri per non permettere a cronisti di avvicinarsi. Con l’ex presidente della società calcistica i suoi difensori, l’avvocato Giovanni Grasso e l’avvocato Fabio Lattanzi. E’ durato oltre un’ora l’interrogatorio di garanzia di Nino Pulvirenti. In pochi minuti è arrivata la convocazione di una conferenza stampa. Il Procuratore della Repubblica Giovanni Salvi ha riferito ai cronisti: “quasi tutti gli indagati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, meno Cosentino e Pulvirenti - ha detto Salvi. Cosentino ha fornito alcuni elementi a giustificazione per l’interpretazione degli elementi a suo carico che noi valuteremo nei prossimi giorni”. Ha aggiunto il Procuratore: “Pulvirenti ha reso un lungo interrogatorio in cui ha ammesso che le partite a cominciare da Varese-Catania sono state oggetto di “acquisto”: secondo le indicazioni di Pulvirenti il costo di ogni partita è stato di 100 mila euro. Pulvirenti ha negato di avere scommesso sulle partite, e ha detto di avere avviato queste modalità di gestione delle partite per salvare il Catania”. E la sua Difesa?

Antonino Pulvirenti ha “ammesso di avere avuto contatti” per “condizionare il risultato di alcuni incontri per salvare dalla retrocessione il Catania”, ma ritiene che i “contatti non abbiano avuto alcuna reale incidenza sull’esito degli incontri”. Lo hanno dichiarato i suoi legali in una nota. “Antonino Pulvirenti, che qualche giorno addietro si è dimesso da tutte le cariche sociali del Calcio Catania – hanno affermato in una nota congiunta il prof. Giovanni Grasso e l’avv. Fabio Lattanzi - ha chiarito oggi la sua posizione nel corso di un lungo interrogatorio dinanzi al giudice delle indagini preliminari, dimostrando in particolare la sua assoluta estraneità al fenomeno del calcioscommesse”. “Pulvirenti –hanno aggiunto i due legali - ha ammesso di aver avuto dei contatti con altri soggetti al fine di condizionare il risultato di alcuni incontri, e ciò al fine di salvare dalla retrocessione il Catania. Ha tuttavia manifestato la convinzione, anche alla luce della lettura degli atti – hanno concluso il prof. Grasso e l’avv. Lattanzi - che tali contatti non abbiano avuto nessuna reale incidenza sull’esito degli incontri in questione”. Dietro l’angolo, c’è il volto duro del Procuratore federale Stefano Palazzi, divenuto famoso ai tempi dello scandalo “Calciopoli” nel 2006. Palazzi ha già dichiarato: “la Procura di Catania ci trasmetterà gli atti di indagine fino ad ora espletati, grazie alla disponibilità dei colleghi della città siciliana che ci mostrano considerazione e fiducia”. Ha aggiunto Palazzi: “in due mesi circa i giudici di Catania sono riusciti a portare l’indagine in un punto così avanzato che ci consentirà di fare chiarezza sui nostri tesserati”. Amen…

metta, lo faccia per i siciliani e per la Sicilia, se è vero che ha fatto voto di non tradirla. Il tadimento non è solo fisico, più spesso è mentale. E niente, non so più come dirlo, ci provo lo stesso: è meglio una fine tragica che una tragedia senza fine... Nunzia Scalzo

3 Vespri 27.indd 3

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Speciale ballottaggi

sdfgMus nes iduntiis dolorem res acearia ssequi te non pa corro quodi cus di Giuliano BusĂ

sfdgAs quodi in restore riamet quam la sunt iliquas aciunt. Sedit possim assit plam quis etum quam quatur molorecere magnatem inimporeped ut as vendamet et rest, etur? Obit eumquis repe omnisit, ut ullitatur repererum ut incid et et as nihic tota sus qui ipsam eos secusdam adi vid ea ipidi doluptibus porepel estemporias velicia voluptat pos doloremped et aut dit ex et, nonsed utem voluptu mquatae solest denis quae experum quibusa nimagnatus vel ilitio essum, none a duciis quisquam dio velit volores ectotaquam, volorerem dipsandes exeriati officitatur? Et aut pratiae liquidunt voloreptaqui rendis et dolecti te volest, odis arum quaspera volenda di niam sunt volupta temquunt volupta quodio conet explibus, consect ecturerum quas voloriosti qui quae quas dolore eiur, nonsequae possit et eos etusci duci ut repelibusae. Agnit eost unti voluptatat et as et inci tecatur, ipsam, consendit haria diatur, iumquatur? Qui deseribusame perspiende omnitatent magnihil ma vero in exernat provid maio. Optiore percius accuptature rerum ut quidem quodi odia derum voluptatur? Orporehent qui si dolora quia a ni con evenis dolut explatusam aceperum faccum quaspel ignatur sus atum eseditia porum harumet et ex esse et est, occaepe rspeles eatur? Quidenienis posam, unt, sitatiam rest utem quis idellic iumquo doluptiunt hitas eost, quod mos vollab in pliquam fuga. Et quodis quatur sim haruptium intiuscipsa quis por atiatam doluptus etum

sdfgsdfgdsgsgdsfg

animenia excesti usdandiciis et estiorendae. Eque natur? Pa eniaerr ovitint pe doloreh enimet, test eicatem fugiamus nonsecto omnis ulparis aperum invent alitas des nis dolupic iaspernam harchicid ma dolenis tionsen duciendae conet omnimporest, con reptatecae re poresec tatiis quia doluptate elende pere num aperum, simil ius alit a peri omnimet ad quatur ma dolorro quam eos sin rest, sunt, omnis estotas mos vollab illenient renis doluptibusam hilibus. Fictatendi sendant dolo optaqui beatet et et intiberro voluptate con ped eossite nestius consequae que eaquodiae sin parumendis que magniam volut eos re atur sime et et ea dolupta tiuntiosa vit, voluptat. Genestius, simus mi, ut ut moloruptius sam quis ditam natiis aut venimus expediatio quunt aut landa pa doluptatur? Ibus mi, cum ipsandemquis est, inulluptatem etur accus, quodit estium fuga. Nam sunturi tiorem ut quis dis magnis as et et quatur aditior rorunt aborit eario et im incturis nos

sdfgdfsgdsfgsdfgsdfgfd

alit officiliam ant quasperum re ex est quo et, seditio quam simaio quis et qui se con con re rerro tem faccus serum cuptiist illabo. Et landelis excerit, sedi autas versperum, voluptur repel illo dus cone corum es modis rem et quosant voluptate nia dolla de comnis dio omnihilibust veriti que que nulparum quosandae enimus intia por accuptae con conserovid quiam, consequist, anda erferfernam que conserf ercius sed qui ommolup tatureiur remolorest, serchil loreprecte neces dereprae modistio tenet aut eos pedipicia exceped quiam restem rem reprate ipit, que volorehenis ut qui volorepro blam deratem poreicil magniatis dolore lab iunt ut et pro que magnihi liquae repre ped quamet esti voluptiis alibus quatus dolorum es id ut etureni maximus corrum vollabora ate natem exernatqui bercillitium qui occaborentus abo. Harum hiligna turibust omnis poris simusto velitaque non eostemolut voluptat eum lique pos erro blaborrovid ut facea coreriam quamus explit

es as et es reruptium sumquo to berum fugiae. Ut harum int, cumquiandust odi dus erepudit et que ligenis doluptatur? Oditatur, omnis estem eictiatium imus maximagnimi, tem veliquo et a aut velliqui ius alignimet quossit undipid qui oditate doluptaspiet acerio. Ovid ma nonet volo qui qui in conseque qui simusdae que non corem fugiat unt audia delenda ipis digenem dolora poreius esequatio optatur, eni que volupta quostiorum quidunture nam ipit labor magnihi tiusaecatur? Ugiae. Itatusa volorior seque volorume exeraecus ea voluptatese sus re, quistrum, nobitaepuda enissim eatur sit aut ma con erferume intiis erio minihitios inis ut re perspidem qui teturi a nonseniendae dolor aspedi ut quide persperiore inis aut eum facilla quiditatis que doluptatiam laborerferum cuptaspis soles dolorem autaquos qui ratus eati ut eturendus sam qui con remquaes nullesequas nonsere iciunt, idit dictaecti assunt odis nullabo ruptatis nimporibus atecto

sdfgsdfgsdfgsdfggf

quidella cuptatis idit etur? Si omniamus adicabo. Et faccus aspeles edictem quae voluptat faccab illaccaest, tem volupta dolorep taspernatur, ni blate sinvelis elliquis eaquunt alisi voles earum dipsam, num ilita nullend elluptae. Ut perit porersp erciumenimi, officip idempossit, cones nos as ex et alibus sequibus deniatius seque pererae sequas aboritat es ut ea quam quo teste mos sequaeritata quaepel ictem. Nem venducid etur aut facerecaecae rectaepe non cus modit offic tem qui omnim aut lam sequiscius pero dolut aut quiberumque quatemp orepero vitiorunt que omnimol oruptas qui od modis maionectore verferunt, sunt ut eniet reperit fuga. Is velit, omnist, commodit fuga. Itatius, quamusda derum non placiur? Ferferior molo vendendae ipsam ullaudiste il ea nost, quiae reribus, omnissiminim quam as eaquid unt lab ima voluptas exero eaquist ese dent, sus diat vent la id min corehenet, quam quatio maxim ut que que quis doluptatus, im sint la

4 Vespri 27.indd 4

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Catania

Tiritì: l’ennesimo pasticcio siciliano di Giuliano Busà Motta Sant’Anastasia, ridente paesino della provincia catanese, ultimamente ha davvero poco da sorridere. La questione inerente la discarica della contrada Tiritì continua a tenere banco, spaccando in due l’opinione pubblica. La parte maggioritaria della cittadinanza è ovviamente contraria alla struttura, dato che l’olezzo e i miasmi sono percepibili anche a distanze notevoli rispetto al sito, anche in prossimità di luoghi abitati, attentando quindi alla vivibilità dell’intera zona, che confina con il comune di Misterbianco. La chiusura della discarica, decretata circa un anno fa in seguito all’inchiesta che ha colpito i vertici dell’Oikos, società responsabile della gestione del sito, non ha bloccato il versamento dei rifiuti, che attraverso deroghe regionali che vengono di volta in volta prorogate, prosegue e dovrebbe proseguire fino all’esaurimento dello spazio disponibile. In questi tre anni di passione si sono susseguite molteplici iniziative popolari e civiche che, sia a Motta che a Misterbianco che in maniera congiunta, hanno levato forte il grido di chi non voleva quella discarica proprio dietro casa. In America la chiamano filosofia “Nimby”, not in my backyard, ossia non nel mio giardino: se dovete fare qualcosa di nocivo, inquinante o maleodorante fatelo purché non sotto casa mia, è il concetto. E proprio in nome della salvaguardia della propria quotidianità, della propria salute e del proprio olfatto, i cittadini mottesi e misterbianchesi – capitanati in questa battaglia dal sindaco Nino Di Guardo,

La discarica di contrada Tiritì quello che non vuole gli “sbirri” in consiglio comunale” – hanno condotto diverse iniziative a difesa del proprio territorio. Le critiche in questi anni sono piovute come grandine addosso non soltanto al presidente della Regione Rosario Crocetta (tuttora oggetto di critiche per le delibere che continuano ad autorizzare il conferimento), ma anche ai vertici dell’Oikos e all’amministrazione del paese. Anastasio Carrà, sindaco di Motta, è stato ferocemente attaccato dall’opinione pubblica dei due paesi – e in maniera veemente dal vulcanico Di Guardo – con riferimento al conflitto d’interessi che gli avrebbe impedito una ferma condanna e quindi un impegno concreto nel fermare i lavori della discarica, dato che il figlio sarebbe dipendente proprio dell’Oikos. Poi l’inchiesta Terra Mia e il terremoto che ha condotto al commissariamento e alla finta chiusura dell’impianto. Domenico Proto, presidente dell’Oikos, avrebbe ottenuto favori e corsie preferenziali negli iter autorizzativi da parte del funzionario regionale Gianfran-

co Cannova, in cambio dell’elargizione di pagamenti in contanti, viaggi e auto. L’ennesima storia di corruzione sull’Isola, l’ennesima pagina nera dei legami tra imprenditoria e politica siciliana. Poco o nulla ciò ha però influito sulla risoluzione del problema per gli abitanti di Motta e Misterbianco, che come detto non hanno mai fatto mancare il proprio dissenso. Tra gli attivisti più convinti, Danilo Festa, consigliere di opposizione a Motta, che dichiara quasi desolato: “Ho provato a rappresentare un punto di vista estremo (ma non minoritario): chiusura della discarica senza mezzi termini. Insieme ad altri colleghi, in 6 anni, abbiamo presentato decine di mozioni, decine di ordini del giorno, decine di interrogazioni in consiglio comunale; i Comitati hanno presentato esposti alla Procura della Repubblica, rilasciato dichiarazioni alla stampa nazionale e locale, raccolto firme, promosso ricorsi al Tar e alla Commissione Europea e molto altro ancora. Ma nessuno ci ha mai ascoltato con l’orecchio ge-

nuino di chi prova stupore nel sentire certi misfatti, così ci ritroviamo con l’ennesima proroga al conferimento in discarica, nonostante i numerosi profili di illegittimità nel rilascio dell’Aia e nonostante un procedimento penale ancora in corso per corruzione. Riflettevo sulla possibilità di presentare l’ennesimo documento in consiglio comunale ma, credetemi – prosegue Festa – mi sentirei di prendere in giro me stesso prima ancora che la comunità che rappresento. Non ci credo più, non servirebbe a niente e anzi potrebbe apparire come il patetico tentativo di dire “il mio l’ho fatto” per poi tornare a casa con la coscienza intimamente offesa dalla conoscenza della realtà. E allora si ritorna alla prima domanda e stavolta provo a dare la mia risposta. Fino a dove sono disposto a spingermi? Fino ad atti eclatanti come il pacifico blocco di via Verdi. Ma per farlo servirebbero due paesi disposti a dare questo estremo segnale alle autorità. Una protesta incentrata sulla filosofia della non violenza gandhiana, sulla non collaborazione con il governo e quindi sulla pacifica disobbedienza civile, quella che si fonda su “un’implicita fede nell’assoluta efficacia della sofferenza innocente”. In queste ore poniamoci un po’ tutti questa domanda – conclude – e sentiamoci tra di noi per capire come meglio agire”. Oltre a questa prosecuzione del

conferimento autorizzata dalla Regione, che pare contravvenire a delibere non solo nazionali (ma anche di buon senso), il problema riguarda anche la tempistica nella chiusura e nello smaltimento dei rifiuti presenti, che è una procedura meno semplice di quanto si possa immaginare. La chiusura avverrà nel giro di un anno, mentre saranno ben trenta gli anni che ci vorranno per ultimare i lavori di bonifica, che andranno seguiti e monitorati lungo tutto questo lasso di tempo, onde evitare danni ambientali di proporzioni notevoli, soprattutto per gli abitanti delle zone attigue al sito. Il progetto di chiusura partirà con le operazioni di copertura provvisoria già disposte dalla Regione dopo il raggiungimento della soglia di spazzatura conferita stabilita, atte ad evitare il versamento di percolato e di fumi nocivi. La verifica da parte degli enti di controllo preposti scatterà a partire dal decimo mese: da lì secondo programmi si potrà procedere con la copertura finale. A vigilare su tutto l’iter dovranno essere i commissari nominati dalla prefettura di Catania e nei confronti dei quali i comitati civici No Discarica dei due centri hanno sollevato dubbi anche al viceministro dell’Interno Filippo Bubbico, date le richieste di ulteriori aumenti della soglia massima di rifiuti, poi rifiutata dalla Regione. Quella di Tiritì/Valanghe d’Inverno è una vicenda emblematica sul funzionamento della cosa pubblica in Sicilia: inesattezze, sprezzo della salute pubblica, mazzette e ritardi. La chiusura della discarica come detto è ancora di là da venire e ogni passo della procedura andrà monitorato, non soltanto dai comitati.

5 Vespri 27.indd 5

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Redazionale

Favor debitoris di Gi ovanni Pas tor e

Perché questo nome della rubrica: Da più di un anno le banche stanno cercando di incentivare una giurisprudenza (che era molto scarsa) a loro favorevole su alcuni punti chiave dei processi civili e penali per influenzare gli operatori del settore (per dirla con Gramsci: una delle tante manifestazioni dell’egemonia dei poteri forti). Compito delle persone di buona volontà, di qualunque credo politico o fede religiosa, riteniamo debba essere quello di favorire i debitori contro le vessazioni degli istituti bancari, da qui il nome della ns. rubrica: FAVOR DEBITORIS. L’articolo di oggi è la prosecuzione di quello della scorsa settimana “La tortura nel sistema bancario: i giudici come burocrati del male” in cui cerchiamo di dare un quadro morale, filosofico e storico dell’usura bancaria, utilizzando alcuni articoli firmati dall’avv. Biagio Riccio e dal dott. Angelo Santoro. “E’ l’uso sapiente della tortura che nasce per evitare di subire la revoca degli affidamenti: il meccanismo e la dinamica sono promettenti di un apparente beneficio: il debito (che tale non è) può essere scalzato da un altro debito con ulteriori costi ed interessi, per esempio un finanziamento, un mutuo che va a rateizzare quello originario. Ma il correntista non sa o fa finta di non sapere che il debito originario non esiste o risulta di una cifra lungamente inferiore: purtroppo deve sottoscrivere il piano di rientro, confessando la pendenza senza neppure conoscerne la portata e se sia veramente tale. L’alternativa di una scelta coraggiosa non adottata, quella di adire preventivamente l’autorità giudiziaria, sarà quella di subire una revoca dell’affidamento, una segnalazione alla centrale rischi, una irreversibile ed irriducibile crisi di liquidità. “La tortura si è fatta più discreta, impalpabile, invisibile: più che a martoriare i corpi tende a trattarli con un continuo lavorio sulle menti. Il trattamento disumano e degradante non conferma, né rende evidente la verità del potere. Il potere non ha alcuna verità: anzi la menzogna si eleva a verità. Ma va posseduta la verità e bisogna far di tutto, affinché il suo sistema di repressione venga confermato dalla verità dei rei. La verità non sorge dalla forza del potere, ma dal timore che di esso ne abbia il reo. Sarà infatti questi, l’imputato che immetta la verità forzata nel procedimento giudiziario. Riconoscendosi come colpevole, l’imputato ha l’onere della prova e legittima il potere ad irrogare la sua pena. Forse l’imputato, di fronte ad accuse inenarrabili di cui non sa darsi ragione, ad un certo punto si convince che anche le falsità che confessa possono avere una funzione di ripristino dell’ordine” (Sergio Cusani commento alle “Osservazioni sulla tortura” di Pietro Verri, Collana Volti ed Anime Claudio Gallone editore pagina 25 Milano 1997). “Con il nome di tortura non intendo una pena data ad un reo per sentenza, bensì la pretesa ricerca della verità con i tormenti. Qual è il sentimento che nasce nell’uomo allorquando soffre un dolore? Questo sentimento è il desiderio che il dolore cessi. Più sarà violento lo strazio, tanto più sarà violento il desiderio e l’impazienza di essere alla fine. Qual è il mezzo con il quale un uomo torturato può accelerare il ter-

mine allo spasimo? Col asserirsi reo del delitto su cui viene ricercato: il torturato innocente è spinto ugualmente come il reo ad accusare se stesso del delitto. Dunque i tormenti non sono un mezzo per scoprire la verità, bensì un mezzo che spinge l’uomo ad accusarsi reo di un delitto mai commesso (Verri Pietro “Osservazioni sulla tortura” capitolo nove: “Se la tortura sia un mezzo per conoscere la verità”). “Vollero i giudici cominciar dalla tortura, senza entrare in nulla che toccasse circostanze, né sostanziali, né accidentali, del presunto delitto. Moltiplicarono interrogazioni inconcludenti, per farne uscire pretesti di dire alla vittima destinata: non è verosimile; e, dando insieme ad inverisimiglianze asserite la forza di bugie legalmente provate, intimarono perciò la tortura. E’ che non cercavano una verità, ma volevano una confessione: non sapendo quanto vantaggio avrebbero avuto nell’esame del fatto supposto, volevano venir presto al dolore, che dava loro un vantaggio pronto e sicuro: avevano furia (Alessandro Manzoni, capitolo terzo “Storia della Colonna Infame” pagina 59 edizione a cura di Ferruccio Ulivi Biblioteca Newton 2009). E’ la furia di chi propina la tortura: essa crea il regime dei diritti sospesi, come ha detto sagacemente Michel Foucault. La tortura diventa spirituale, quando colpisce con la sua potenza afflittiva l’incorporeo. Il correntista deve firmare sulla falsa prospettazione di un beneficio momentaneo: il debito non è subito richiesto, ma si spalma nel corso del tempo. Può tuttavia accadere che non abbia la forza, la dovuta e necessaria redditività per adempiere neppure al rateizzo conseguito. E’ qui che il sistema bancario lo schiaccia come uno scarafaggio: la dichiarazione con la quale ha confessato un debito inesistente e riconosciuto una pendenza debitoria, diventa fondamentale prova, affinché la banca possa ottenere un decreto ingiuntivo, che diventi titolo per un’iscrizione di un ipoteca giudiziale ai sensi dell’art.642 Cpc. Si consegue un’esecuzione provvisoria contro il debitore ingiunto, per sua stessa ammissione. E’ la fine dell’impresa e della famiglia dell’imprenditore, perché, a seguito di quella dichiarazione che conferisce il suggello ad un piano di rientro, si è data la stura al blocco di un intero patrimonio, sul quale graverà quell’iscrizione ipotecaria: colpirà anche i fideiussori. Alle fatiche di Sisifo sarà sottoposto il malcapitato ed il torturato. E’ ben noto che la confessione può essere revocata, qualora essa

sia frutto di un errore o di una violenza (2732 c.c). Il piano di rientro è una confessione estorta con tortura: da qui la sua possibile revoca. Lo ha detto la Cassazione con chiarezza adamantina: “In tema di conto corrente bancario, il piano di rientro concordato tra la banca ed il cliente, ove abbia natura meramente ricognitiva del debito, non ne determina l’estinzione, né lo sostituisce con nuove obbligazioni, sicché resta valida ed efficace la successiva contestazione della nullità delle clausole negoziali preesistenti” (Cass. civ. Sez. I, 19-09-2014, n. 19792). E’ possibile che i giudici rivedano le carte, comprendano che la dichiarazione resa dal correntista non sia spontanea, ma estorta con violenza. Si calino nella realtà dei fatti con ostinazione analitica e saranno capaci di cogliere lo spessore delle questioni: scopriranno che il dichiarante non è debitore e quella pendenza non sia tale. Emergerà l’usura sommersa, grazie ad un’analisi profonda condotta con un bisturi che affondi nei fatti rimestati e capovolti. Si capirà allora che sia ingiusto il decreto ingiuntivo reso e la pedissequa iscrizione ipotecaria: sono l’effetto devastante di una causa infelice: la tortura che ha colpito la volontà del correntista rendendola inesistente, perché turbata dall’apocalittico e perverso processo della scelta coartata del “prendere o lasciare”, che la Banca offre con tracotanza. I giudici devono essere coraggiosi e colpire la forza e la risolutezza delle Banche: l’idea centrale che animava il Manzoni, quando scrisse la storia della Colonna Infame, consisteva nell’intuizione di una libertà morale che non ha modo di dare risposte risolutive, ma può trovare il coraggio della provocazione, dell’inquietudine, della discontinuità. E’ quello che si chiede ai Giudici del nostro tempo, quando sono al cospetto delle carte che offrono quelli del ceto bancario: non siano burocrati del male, sapendo di farlo (Leonardo Sciascia, Introduzione a “Storia della Colonna infame” Sellerio Palermo 1981)” L’autore dell’articolo è disponibile a rispondere a quesiti e richieste dei lettori al seguente indirizzo mail: controllalebanche@gmail.com”

6 Vespri 27.indd 6

01/07/15 19.20


Luglio 2015

- Acireale

Riaprire le botteghe del centro con una concertazione fra tutti gli attori di Saro Faraci Crisi del commercio ad Acireale. Ciascuno dovrà fare la propria parte perché il centro storico possa vedere la riapertura di molte botteghe destinate alle attività commerciali nella via Paolo Vasta, in corso Umberto e in corso Savoia. Sono in molti a pensarlo, anche se il dito è puntato in questo momento contro i proprietari degli immobili che, per pagare oneri tributari elevati, chiedono a loro volta esosi canoni d’affitto ai locatori. La pensa così pure il dottore Nino Nicolosi, presidente provinciale degli agenti immobiliari di Catania ed esperto in tema di mediazione. Ad Acireale, come in molti altri centri della provincia di Catania, le saracinesche abbassate – di cui vi abbiamo mostrato qualche foto nello scorso numero – sono segnaletiche di una crisi non solo economica, ma prevalentemente di valori e di fiducia. Non ci crede più chi vuole avviare o riprendere un’attività d’impresa. Non ci credono più i proprietari degli immobili che preferiscono tenere sfitte le botteghe per evitare di prender fregature da locatari morosi. Gli stessi operatori specializzati nell’intermediazione immobiliare sono alla ricerca di nuove idee. Eppure la soluzione al problema è apparentemente più semplice di quanto si pensi. “Bisogna superare i vecchi modelli di fare commercio al dettaglio – è ancora il Nicolosi a parlare. Un imprenditore che oggi volesse avviare un’attività

commerciale deve sforzarsi di pensare a soluzioni innovative, magari di nicchia, evitando di affollare settori nei quali c’è forte concorrenza e, conseguentemente, i margini sono bassi. Penso ai negozi del vintage, per fare un esempio, o agli antiquari. Solo in quel modo il commerciante potrà assicurarsi un giro d’affari che gli consentirà di stare in centro e pagare affitti più alti rispetto a quelli richiesti in zone più periferiche della città”. In pratica - non lo palesa il presidente degli agenti immobiliari ma lo diciamo noi - per permettersi di pagare l’affitto di una bottega sita al centro storico, gli im-

prenditori dovrebbero occuparsi di altro, anziché ad esempio di abbigliamento. In quegli ambiti, infatti, è elevatissima la concorrenza sia delle grandi superfici (oggi in mano ai cinesi) che assicurano l’esposizione di una notevole quantità di merce a costi ridotti sia dei centri commerciali che attirano più clientela e praticano i prezzi più bassi del mercato. Poi non deve mancare la capacità di attrarre la gente nei centri storici, con eventi, manifestazioni culturali, musicali e quant’altro risultasse necessario per veicolare elevati flussi di persone. Del resto anche i centri commerciali stanno operando

da tempo in questa direzione: rendersi attrattivi, per attirare più persone e generare positive ricadute per gli esercizi commerciali posizionati al loro interno. Le affermazioni di Nicolosi non fanno una grinza. Perché mai, con un tempo cosiddetto libero che si riduce considerevolmente, la gente dovrebbe acquistare nei negozi dei centri storici cittadini e non recarsi invece presso i centri commerciali che danno la possibilità di effettuare gli acquisti in modalità di “one-stopshopping”? Bisogna dunque definire una strategia chiara sia di posizionamento dell’identità commerciale di una città sia di

contenuti innovativi di servizio negli esercizi commerciali presenti al centro storico. E Nicolosi liquida velocemente anche la nostra idea di portare ad Acireale i broker delle grandi firme di abbigliamento perché qui, come a Catania, non verrebbero mai in assenza di grandi flussi di potenziale clientela come invece avviene nelle grandi città del Nord. Si rischia, pertanto, la desertificazione. Il sindaco di Acireale sta provando, tuttavia, a cambiare lo stato delle cose. Ci tenta. Nei giorni scorsi Roberto Barbagallo - ci ha comunicato telefonicamente - ha incontrato alcuni proprietari di botteghe site nel centro storico della città, nel tentativo di individuare una strategia concertata per calmierare un po’ i prezzi degli affitti. In pratica, il commerciante che sottoscriverà il contratto col proprietario delle botteghe ad un costo di affitto “più ragionevole” sarà esentato dal pagamento della tassa sulla spazzatura per cinque anni e, sulla base di un fondo ad hoc che il sindaco farà appostare in bilancio, verrà agevolato tanto nel pagamento della tassa per l’uso del suolo pubblico quanto nella corresponsione degli interessi passivi alle banche, qualora ricorresse al credito per investimenti legati all’ammodernamento degli immobili. Ai proprietari, invece, sarà fatto uno sconto sul pagamento dell’Imu, non potendosi ridurre a zero a norma di legge. Altro non è dato aspettarsi al momento, ma è sempre meglio che nulla.

7 Vespri 27.indd 7

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Gela

I primi passi della nuova amministrazione nella direzione giusta? di Liliana Blanco L’amministrazione comunale cambia registro all’organizzazione dei servizi. Via il mercato settimanale dal sito oneroso: torna in via Giovanni Falcone, nel tratto tra via Niscemi e via Tevere. Lo ha deciso il sindaco Domenico Messinese, dopo aver incontrato le organizzazioni di categoria ed aver ricevuto rassicurazioni dal punto di vista sanitario, organizzativo e di controllo. Si tratta in ogni caso di una decisione provvisoria, in attesa di valutare altre soluzioni. “L’amministrazione – ha detto il sindaco Messinese – potrà risparmiare circa 180mila euro annui che utilizzerà per altri servizi. Il mercato tornerà in città, come ci avevano chiesto in campagna elettorale molti cittadini. Saranno loro a scegliere successivamente la sede definitiva tra quelle giudicate idonee”. Gli ambulanti attualmente autorizzati sono 279. Il comune di Gela chiederà loro di pagare i servizi – come previsto dalla legge – per i prossimi tre mesi. Chi non si adeguerà non sarà autorizzato a collocare la propria bancarella nella nuova sede. Al via anche la Zona a traffico limitato (Ztl): niente più vigili o transenne. Le nuove modalità sono entrate in vigore lungo il corso Vittorio Emanuele: stop ad auto e moto nella fascia oraria compresa tra le 18 e le 21. In realtà cambia poco, i divieti c’erano già. Varia il sistema

di rilevamento delle infrazioni, adesso affidato a un “occhio elettronico” che, dunque, non farà sconti a nessuno. Multe per i trasgressori, ai quali verrà contestata l’infrazione del Divieto di transito. La sanzione è di 81 euro oltre alle spese di notifica. Bisogna pertanto fare molta attenzione e tenere in mente la fascia oraria in cui vige il divieto. I più distratti saranno comunque aiutati dai pannelli luminosi posti ai varchi: con la dicitura “Attivo”, in caso di attraversamento del tratto vietato, scatterà la multa. Il sistema si basa su una rete di videocamere intelligenti, collocate ai quattro varchi, tutte collegate a un server, in grado di riconoscere le

targhe dei mezzi (pochi) autorizzati. Esiste infatti una white list di autoveicoli che potranno muoversi all’interno della Ztl: auto di disabili, mezzi pubblici, di soccorso, forze dell’ordine, taxi, vetture e motocicli dei cittadini che risiedono sul corso, ai quali è consentito il transito. A questi ultimi è però permesso soltanto il passaggio per il carico e lo scarico di bagagli o per il parcheggio dei mezzi. «Le videocamere – spiegano dal Comando vigili – sono in grado di riconoscere le auto autorizzate e quelle che transitano violando il codice della strada». L’intera materia è regolata dall’ordinanza 196 del 7 aprile 2015. I varchi con le telecamere saranno

attivi sul corso, in prossimità degli incroci con via Marconi, piazza Umberto I, vie Damaggio Fischetti e Morello. Esiste anche un numero al quale gli automobilisti provenienti da fuori città potranno chiedere informazioni o autorizzazioni temporanee al transito (disabili residenti in altri comuni, fattorini di farmacie ecc.). In questo caso il numero da comporre è lo 0933 939305. Novità sono inoltre previste a partire dalla prossima settimana, con l’introduzione dell’orario estivo. Dal 6 luglio, infatti, il divieto scatterà dalle 19, fino alle 22. I vigili urbani hanno svolto una sperimentazione durata trenta giorni e regolarmente autoriz-

zata dal ministero per le Infrastrutture. Dal 28 maggio scorso gli agenti hanno collaudato l’intera rete di telecamere e il corretto funzionamento delle apparecchiature. Si parte con il servizio. Debutterà il controllo elettronico sull’Area pedonale (Apu) di Macchitella, che sarà in vigore tutte le sere dalle 21 alle 2 della notte. In questo caso l’ordinanza che regola il servizio è la numero 197 del 7 aprile 2015. Il divieto scatta dalla prossima settimana e rimarrà in vigore fino al 10 settembre. Dal 10 settembre, invece, torna in vigore il divieto nei giorni festivi e la domenica. Invariata la fascia oraria, dalle 9 alle 14.

8 Vespri 27.indd 8

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Caltanissetta

Caltanissetta: no alla soppressione della Corte d’Appello Il partito democratico della Provincia di Caltanissetta in prima linea a presidio della paventata soppressione della corte d’Appello di Caltanissetta, che potrebbe rappresentare una grave perdita non solo per l’avvocatura, la Magistratura ma per l’intera società civile. Nei giorno scorsi all’hotel Plaza, prima dell’evento istituzionale ‘giustizia e territorio ‘ (organizzato al Teatro Margherita di Caltanissetta dalla Corte d’Appello, ordine degli avvocati e comune di Caltanissetta), i dirigenti del partito democratico della provincia nissena, il deputato regionale Giuseppe Arancio, il segretario provinciale Giuseppe Galle’, il segretario cittadino Ivo Cigna, il direttore del Cefpas Angelo Lomaglio, il responsabile provinciale giustizia Angelo Licata, il responsabile giustizia segreteria cittadina Antonella Pecoraro, i consiglieri comunali Annalisa Petitto e Francesco Dolce, Vito Margherita componente della direzione regionale e Antonio Sapienza, hanno incontrato l’onorevole pd David Ermini, responsabile giustizia Pd e componente della commissione Giustizia della Camera dei deputati.

La Corte d’Appello di Caltanissetta La presenza all’incontro degli avvocati Pierluigi Zoda, presidente dell ‘ordine degli avvocati di Caltanissetta, Massimo Dell’Utri presidente unione fori siciliani, Filippo Marciante dell’ ordine avvocati di Sciacca e Vincenzo Ciraolo presidente ordine avvocati di Messina è stata un valore aggiunto che ha permesso di far conoscere a Ermini non solo i timori della possibile

soppressione, ma soprattutto i punti di forza della Corte d’appello nissena, da sempre baluardo nazionale nella lotta alla criminalità organizzata. “L’ efficienza e la centralità della corte d’ appello nissena – dicono Angelo Licata, responsabile provinciale giustizia Pd e Antonella Pecoraro, responsabile giustizia segreteria cittadina Pd- e, soprattutto la

peculiare specie dei contenziosi connotati da prevalente stampo mafioso, l’incidenza dei procedimenti celebrati dinnanzi al tribunale dei Minorenni, il quale verrebbe soppresso, unitamente alla Dia, la costruzione di una nuova ala del Palazzo di giustizia cui sarebbe destinata la procura generale, che anch ‘essa sarebbe soppressa, e le cui risorse impiegate per la

costruzione vanificherebbero i risparmi di spesa ipotizzati nei progetti di riforma e che anzi si tradurrebbe in uno spreco di denaro pubblico, l’invito all’analisi dei territori controllati dalla criminalità organizzata: questi gli argomenti forti che nell’ incontro sono fatti conoscere all ‘ onorevole Ermini affinché si faccia portavoce in commissione Giustizia, ove il progetto di legge sulla geografia giudiziaria dovesse andare avanti e di cui si chiede la valorizzazione nell’ottica di conservazione. Ermini, peraltro anch’egli avvocato, ha dalla sua parte manifestato l’ intenzione di valorizzare l’argomento che egli ritiene più forte che è quello della qualità dei processi celebrati, dei tempi di definizione degli stessi e della lotta alla criminalità organizzata. Il Partito democratico della provincia nissena assicura il proprio impegno massimo nella promozione del fiore all occhiello che è la Corte d’ appello nissena, che , anzi proprio per la sua efficienza e centralità merita un potenziamento per il fine superiore della legalità, anche attraverso l ‘ allargamento ai distretti viciniori”. L.B.

9 Vespri 27.indd 9

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Giarre

La Corte dei Conti al Comune: dichiarate il dissesto o ci pensiamo noi! d i S pect a t o r Finisce così la lunga stagione dei numeri, due anni di conti sbagliati con un sindaco che trattenendo per sé la delega al Bilancio e intestandosi un fallimentare Piano di risanamento segna irrimediabilmente la sua sorte. La Corte scrive molto ma conclude così: “Questa Sezione, accertata la situazione di grave inadempimento rispetto agli obiettivi fissati dal piano, già dalla successiva verifica, che verrà svolta sulla base dei dati comunicati a questa Sezione entro il termine del 15 luglio 2015, potrà valutare, anche sulla base delle relazioni che saranno richieste al responsabile del servizio finanziario ai sensi dell’articolo 153 ed al collegio dei revisori ai sensi dell’articolo 239 del Tuel, di adottare, qualora non abbiano già provveduto autonomamente gli organi intestatari dei relativi poteri, i provvedimenti che si riterranno necessari per salvaguardare il risanamento finanziario dell’ente”. Sotto il profilo giuridico e contabile la via è stretta per tentare soluzioni diverse dal

Il sindaco Roberto Bonaccorsi dissesto, che potrebbero essere dettate solo da ragioni puramente politiche e di immagine –salvare la faccia-, è la stessa Corte a chiarire:”Sulla base delle predette premesse si deve anche considerare che la dichiarazione consiliare del dissesto, come rammentato dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato (sentenza n. 4/1998), non va a detrimento dell’ente ma serve ad avviare un percorso di risanamento virtuoso volto a favorire il ripristino degli equilibri di bi-

lancio e di cassa e la piena funzionalità dell’amministrazione assicurando il risanamento finanziario e, al contempo, la salvaguardia dell’esigenza della necessaria parità di trattamento per i creditori.” Il Dissesto come ultima speranza per un comune alla deriva, sembrerebbe paradossale eppure è quello che si può leggere tra le righe ed è ciò che un’amministrazione dedita al culto del proprio IO, della propria vis (forza) comunicativa, tutta eterea e inutile ai fini

Il comune di Giarre dell’incisività dell’azione politica, non vuole ammettere. Non si provino adesso maramaldesche operazioni di dissimulazione del reale stato dell’ente, la Corte per la “rappresentazione sottostimata delle passività” afferma:” A questo riguardo, considerato che l’approvazione del piano è intervenuta in data 18 settembre 2014 e che la stessa è stata preceduta da apposite richieste indirizzate dalla Sezione, tra gli altri approfondimenti, ad individuare l’eventuale esistenza di debiti

o passività ulteriori rispetto a quelli indicati nel piano approvato dall’organo consiliare, non può non far scaturire le consequenziali responsabilità in capo ai soggetti che hanno prodotto la richiamata documentazione”. Per Bonaccorsi questa Delibera depositata il 16 Giugno 2015 è molto più che un banale campanello dall’arme, segna il passo ad una amministrazione asfittica che non ha espresso nulla se non il culto dei numeri e di questo culto ha fatto un’eresia.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

10 Vespri 27.indd 10

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Messina

I magnifici cinque che scuotono la politica messinese di Giovanni Frazzica In un momento in cui sembra regnare il massimo disimpegno, l’on. Bernardette Grasso si attiva concretamente per difendere Messina e la sua Provincia. Ecco due brani significativi del Disgno di Legge che ha presentato all’Ars:“Sono individuati i sei liberi Consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani, composti dai comuni delle corrispondenti province regionali ed i tre liberi Consorzi comunali di Palermo, Catania e Messina, i quali includono sia i comuni facenti parte delle rispettive aree metropolitane sia i restanti comuni delle corrispondenti province regionali e costituiscono le Città metropolitane. Le Città metropolitane, pertanto, sono configurate come liberi Consorzi comunali con una specifica vocazione metropolitana atta ad attribuire loro ulteriori funzioni. In ordine alla delimitazione territoriale, l’impianto è in linea con le previsioni della legge Delrio, relativamente alla corrispondenza tra le Città metropolitane e le province regionali, con la possibilità dell’istituzione di nuovi liberi Consorzi comunali nonché del passaggio ad altro ente intermedio a determinate condizioni”. E specificamente per la Città una norma che salvagurda la continuità territoriale:”L’articolo 30 prevede, al fine di consentire una più efficiente mobilità dei cittadini residenti nell’area dello Stretto di Messina, la stipula di appositi accordi tra la Regione e lo Stato, la Regione Calabria e la Città metropolitana di Reggio Calabria, con la partecipazione dei comuni di Messina e Reggio Calabria”. Ma c’è anche CittadinanzAttiva che

Bernadette Grasso veglia sui cittadini messinesi scrivendo al Direttore Generale dell’ASP. “CittadinanzAttivaTribunale del Malato, ha preso atto, con grave preoccupazione, dell’articolo pubblicato da Gazzetta del Sud, col titolo:” Visite Mediche, distrazioni di troppo - C’è chi incassa direttamente “dimenticando” di versare la parcella all’Ospedale”. L’attività cosiddetta “intramoenia” si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai Medici Ospedalieri, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’Ospedale dove operano a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa, che in parte va alla struttura ospedaliera ed in parte al medico che effettua la prestazione. Purtroppo, come evidenziato dal cronista, il modus operandi di alcuni, ci auguriamo pochi, Medici Ospedalieri non è moralmente e deontologicamente accettabile, mentre siamo certi che la maggioranza svolge la propria attività con scienza e coscienza. Ed è pertanto per tutelare, oltre che i cittadini, anche l’onorabilità di questi ultimi che la invitiamo ad

assumere tutte le idonee misure conseguenti”. La nota è firmata da Salvatore Vernaci, Giuseppe Pracanica e Angela Rizzo. E passiamo alla pubblicità degli atti del Comune. “E’ urgente la modifica della norma che impedisce ai cittadini di avere libero accesso alle informazioni relative al dibattito politico e all’iter dei provvedimenti deliberativi”, così scrivono in una nota indirizzata al segretariodirettore generale, Antonino Le Donne, i consiglieri comunali, Luigi Sturniolo e Nina Lo Presti. Ciò nasce dalla richiesta fatta dal deputato regionale M5S Valentina Zafarana, dei verbali delle Commissioni Consiliari e dal diniego del Comune ad esibirli sulla base dell’arti. 59 del Regolamento del Consiglio comunale. “Riteniamo, però – aggiungono i due consiglieri - che ci sia un equivoco di fondo sulla natura degli atti che vengono redatti a memoria delle sedute. Se è vero, infatti, che la pubblicazione del Verbale viene oggi vietata dall’art. 59 e che, al suo posto, il Presidente di Commissione può redigere un comunicato racchiudente le risultanze

Pippo Pracanica della seduta, è vero anche che la natura del Resoconto è del tutto diversa”. Il consigliere del Megafono Angelo Burrascano invece cerca di portare alla luce una serie di presunte anomalie e chiede la revoca in autotutela di quasi tutti gli affidamenti dei servizi sociali dopo che già nei mesi scorsi aveva dichiarato guerra alle cooperative che vincono gli appalti con discutibili ribassi del 100% che, seppur legittimi, lasciano tuttavia qualche perplessità. Blitz dei Carabinieri nell’ufficio Risanamento dopo l’esposto dei consiglieri Zuccarello e Sindoni che, di tanto in tanto, fanno delle azioni di controllo atti, trovando per altro una mole enorme di documenti su cui intervenire. Ora sembra che sia iniziata l’indagine sul bando 2014 per gli alloggi popolari acquistati dal Comune con i fondi del risanamento. I Carabinieri hanno effettuato un blitz a Palazzo Zanca per acquisire gli atti relativi al bando e la documentazione che ha portato al blocco della procedura. Le carte finiranno direttamente sul tavolo del pool pubblica amministrazione della Procura, dove

appena qualche giorno fa si erano recati i consiglieri comunali Zuccarello e Sindoni. Sotto esame la delibera con la quale l’arch. Maria Canale, dirigente del Comune, avrebbe assegnato le case individuate dopo la ricognizione effettuata col bando 2014 dell’Assessore Sergio De Cola. Quattro le Ditte ammesse in graduatoria: la “Effe D” e la Tuttedil, con sede in via Scalinata Domenico Moro, allo stesso civico, la “Siracusano Felice e C”. Il bando richiedeva la certificazione di abitabilità subito o entro i sei mesi dalla pubblicazione. Attenzionati anche gli alloggi della “Anfa” di via la Farina e dell’immobiliare “Parco delle Felci” e una lunga serie di alloggi singoli tra San Giovannello, Bordonaro, le case rosa del rione Taormina. I Fondi destinati dalla Regione erano 7 milioni e mezzo, vincolati alla pronta reperibilità ed assegnabilità degli alloggi, massimo sei mesi, quindi entro settembre 2014. L’esposto dei due consiglieri riprende le segnalazioni di alcuni inquilini delle palazzine entrate in graduatoria.

11 Vespri 27.indd 11

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Politica regionale

Il Paginone

Caso Tutino: l’arresto del medico del gover

d i Maria de lo s Angeles Ga rcia La legge del contrappasso L’arma più usata da Saro Crocetta, la denuncia vera o presunta, comunque annunciata di fatti sempre e comunque da verificare, si è rivolta contro di lui. E il suo governo è stato praticamente travolto dall’arresto – vero e concreto – del suo “medico personale”, quel Matteo Tutino, preso da Gela e imposto come primario a Villa Sofia, a capo di uno dei reparti più prestigiosi di chirurgia plastica in Sicilia. Ma Tutino non aveva – dice qualcuno – né i titoli, né i meriti scientifici neanche per ambire a un incarico del genere. Pare che proprio l’intimità con il governatore gli abbia permesso di scavalcare medici più anziani e più titolati, di superare le oggettive difficoltà legate ad alcuni incidenti giudiziari abilmente sottaciuti. Perfino di sopravvalutare alcuni attestati rilasciati da ospedali e istituzioni del nord e del sud america, che il ministero della pubblica istruzione – in Italia – aveva escluso che potessero essere assimilati a titoli accademici. Ma si sa. Le regole e il rigore si applicano ai nemici. Si interpretano invece, e molto elasticamente, nel caso degli amici. Come la tradizione più consolidata della politica locale ci ha più volte dimostrato. Fin dall’epoca borbonica, fino all’era della rivoluzione crocettiana. Ed è accaduto così che il governatore gay con l’animo “sbirresco” ha indiscutibilmente “sostenuto” il suo personalissimo ginecologo. Che, inebriato dal potere, pare abbia poi abusato della sua posizione “forzando” a sua volta regolamenti e procedure ospedaliere. Per modellare glutei, sagomare nasi, sbiancare sfinteri… a cura e spese dei cittadini siciliani. Queste, almeno, le accuse. Che i magistrati certamente avranno valutato con attenzione, prima di arrivare alla decisione di bloccare l’attività del medico del presidente con un provvedimento tanto eclatante come l’arresto. Quelle che escono dal palazzo di giustizia sono ancora notizie parziali e frammentarie. Che ar-

Lucia Borsellino annuncia per la terza volta in sei mesi le sue dimissioni da assessore alla sanità – Crocetta, in conflitto con Matteo Renzi e Davide Faraone, in rotta di collisione con Alessandro Baccei, già colpito duramente dalle dimissioni di Ettore Leotta e Nino Caleca, adesso boccheggia isolato e senza più maggioranza rivano – è vero – a confermare una serie di mefitiche maldicenze che circolavano da mesi nei corridoi della politica. Quella che è certa è l’attività, serissima, dei magistrati e degli investigatori, che hanno raccolto centinaia di elementi, lavorando per lungo tempo a una indagine scaturita da esposti e denunce presentati dallo stesso Matteo Tutino, che segnalava quelle che – secondo il suo punto di vista – erano manchevolezze dei suoi colleghi di reparto. L’inchiesta, pian piano, ha dimostrato la correttezza dei medici accusati da Tutino. E ha – invece – aperto squarci inquietanti – affermano gli stessi magistrati – sull’attività, i metodi e i comportamenti dello stesso primario. E così, testimonianza dopo testimonianza, fascicolo dopo fascicolo, Tutino è finito in manette. Mettendo nei guai lo stesso Crocetta e in croce Lucia Borsellino. Sul tavolo dell’assessore, infatti, giaceva un sostanzioso carteggio che documentava la “guerra” di Tutino contro i suoi colleghi. E che era stato completato – da tempo – dalle “controdeduzioni” sia degli interessati, che dei sindacati dei medici ospedalieri. Carte che rappresentano una situazione per lo meno deprecabile, che meritava per lo meno un approfondimento sul piano sia amministrativo che disciplinare. Ma le carte – casualmente - sono rimaste nei cassetti. E’ arrivata prima la procura della Repubblica, che non ha avuto esitazioni né riguardi nei confronti di nessuno. Tanto è vero che nelle

carte dell’inchiesta compare – e ne è stata data notizia – anche il nome dello stesso governatore. Anche Crocetta avrebbe dovuto subire un intervento operatorio che qualcuno, in ospedale, ha considerato “imbarazzante” per l’amministrazione pubblica. Tanto imbarazzante da essere annullato. E da dover essere svolto – poi – in una clinica privata. Le dimissioni annunciate - Al momento in cui “i Vespri” va in stampa, Lucia Borsellino ha “annunciato” le sue irrevocabili dimissioni. E ha convocato i suoi più stretti collaboratori per completare alcune pratiche “urgenti” prima di ufficializzare il suo abbandono definitivo al governo della rivoluzione permanente ed effettiva. Mentre il governatore, arroccato a palazzo d’Orleans, è riuscito a non commentare in alcun modo l’inchiesta, facendo sapere che farà tutto il possibile per convincere “Lucia” a non mollare. Come se si trattasse di un problema personale della figlia del magistrato ucciso dalla mafia. E non di uno scandalo che lo coinvolge pienamente. Almeno dal punto di vista etico e politico. Lo schema è sempre lo stesso. Visto – nel caso della Borsellino – almeno altre due volte negli ultimi sei mesi. L’assessora alla sanità ha annunciato – ma non ha mai presentato – le sue dimissioni la prima volta in occasione del “caso” Humanitas, la clinica privata autorizzata ad aumentare i suoi posti letto mentre si tagliavano nei piccoli ospedali delle isole e dell’interno della Sicilia.

Rosario Crocetta Quella volta Lucia fu messa all’angolo dalle grottesche bugie del governatore. I deputati avevano “scoperto” di questa variante del piano sanitario regionale in aula, per caso. E scoppiò la bagarre. Crocetta disse di non saperne nulla. Negò e spergiurò. Ma vennero fuori le carte. Che dimostravano la piena volontà politica della giunta, corroborata da una delibera e da un vero e proprio “contratto” che aveva indotto la clinica addirittura a ampliare i suoi padiglioni. Crocetta e la Borsellino, si affrettarono a annullare gli atti. Ma la clinica ha fatto ricorso al Tar. Ed ha avuto ragione: il contratto firmato con la Regione è valido a tutti gli effetti. Che sia stato opportuno è tutta un’altra questione… Così come è un’altra questione quella politica, irrisolta, del comportamento di un governo che riesce a non dar conto di quello che fa. Né di come lo fa. Soprattutto quando – come in questo caso – è difficile capire se sia stato più giusto autorizzare l’ampliamento dei servizi o revocarlo. Adesso, comunque si voglia leggere la vicenda, la società privata che gestisce la Humanitas realizzerà in ogni caso i suoi posti letton in forza di una sentenza. E i cittadini avranno la possibilità di avere cure ed assistenze che l’amministrazione pubblica non è in grado di fornire. Anche se nessuno ha mai spiegato quali siano i meccanismi che regolano queste scelte. Né è chiaro quali sia la scelta del governo regionale: la stessa giunta ha prima autorizzato e

poi revocato l’autorizzazione. Qual è la stategia? Ma quello dei posti letto non è l’unico imbarazzo “caduto” addossso a Lucia Borsellino. Una seconda volta, ricorderete, l’assessora ha irrevocabilmente annunciato di voler mollare la sua carica, dopo la morte della piccola Nicole, la neonata spirata in ambulanza mentre i centralinisti del 118 cercavano – invano – di supplire alla colpevole, mancata attivazione del servizio di emergenza neonatale in Sicilia. Il ministro della sanità – allora – spiegò in televisione che la Sicilia è l’unica regione inadempiente rispetto a un programma già attivo nel resto d’Italia. L’attivazione del sistema di emergenza neonatale, avrebbe permesso di razionalizzare le disponibilità di posti letto nell’isola e di coordinare i servizi di soccorso. Nessuno può certamente dire – oggi – se il meccanismo, funzionate, avrebbe potuto salvare la vita della piccola nata a Catania in una clinica privata. Nessuno sa spiegare il ritardo, se non come effetto di una guerra di posizione tra potentati medici e politici, che l’assessorato non ha ancora risolto. Mentre una bambina innocente ha perso tragicamente la vita. Ebbene, in quella occasione, né il governatore “antimaciugghia”, né la Borsellino, erede di cotanto nome, hanno avuto una sola parola – pubblica – di scuse o anche solo di solidarietà rivolto alla famiglia della piccola Nicole. Ricordiamo come fosse oggi, che l’unica reazione dell’assessora fu una piccata risposta alla ministra. Quasi una lite tra prime donne. E – anche in quel caso – l’annuncio dell’abbandono. Condito dalla inevitabile tour de force “per completare alcune pratiche urgenti”. Mentre palazzo d’Orleans spargeva fiumi di miele per convincere l’assessora a restare in carica. Qualche giorno fa, il terzo giro di “malefiure”, terzo annuncio. Il copione non si recita certo a soggetto. E l’assessora che – come tutti dicono – era stata la foglia di fico, il “bollino blu” dell’antimafia gridata e mai ve-

12 Vespri 27.indd 12

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Politica regionale

vernatore affossa il governo. Galeotta fu la denuncia ramente praticata da Saro Crocetta, stavolta pare veramente decisa a tornare nel suo “privato”. Dure sono state le prove a cui è stata sottoposta la sua dignità. Gravi, gravissime ferite hanno certamente provocato le accuse che le sono state mosse sul piano etico e quello politico per le bugie sul “contratto” con la clinica privata. E laceranti per la sua sensibilità, devono essere state le polemiche legate alla morte della piccola Nicole, alle accuse di negligenza e di acquiescenza, di cinismo e servilismo nei confronti del potere politico. Ma – a quanto pare – insopportabili le sono risultate le accuse per aver indiscutibilmente protetto il medico del governatore, finito in manette. Una storia torbida, zeppa di detti e non detti, di ammiccamenti. E di “svarioni” amministrativi che la magistratura sta valutando con grande attenzione. Trascinare il nome dei Borsellino nell’agone della politica non deve essere stato facile. E nella scelta, certamente ponderata, ci stava la critica alle scelte dell’amministrazione. E’ stato possibile sopportare anche la critica alle scelte più nettamente politiche. Ma essere trascinata in mezzo a una inchiesta che finirà inevitabilmente per diventare un torbido “noir” a luci rosse, è certamente troppo… L’impassibile Crocetta - La Borsellino, come ricordavamo, è il terzo assessore a lasciare il governo nel breve lasso di dieci giorni. Il primo a mollare è stato l’assessore agli enti locali, Leotta. Stando delle fatiche del tortuoso percorso tra Catania e Palermo dopo la chiusura del viadotto Himera. Scusa quasi pietosa, per nascondere l’imbarazzo di non essere riuscito a portare a buon fine la ormai famosa riforma delle

Matteo Tutino province, che era stata avviata e subito impantanata da Patrizia Valenti, all’epoca vice presidente della giunta. E che neanche la breve permanenza a Palermo della Castronovo, pupilla del ministro Delrio era riuscita a sbloccare. Sulla poltrona dell’assessorato, è subentrato Giovanni Pistorio, primo “politico” a entrare a far parte del governo della rivoluzione. E proprio questa nomina ha portato, come in un effetto domino, alle immediate dimissioni dell’assessore all’agricoltura, Nino Caleca, che ha “lasciato” dinanzi a quello che la nomina di Pistorio, secondo lui, ha rappresentato. Che l’inserimento di Pistorio crei più problemi di quanti ne risolva è nelle cose. Ma si tratta di una scelta politiche di cui, evidentemente, il governatore non può che essere consapevole. Ma che la circostanza in sé rappresenti un motivo insopportabile per rimanere alla plancia di comando dell’agricoltura siciliana si appalesa – anche in questo caso – come una pietosa bugia. La “tenuta” di Caleca infatti era già stata messa a dura prova

dallo scandalo della disastrosa partecipazione milionaria della Regione all’Expo. Le conache di qualche settimana fa documentano senza bisogno di commento lo scontro tra lui e il governatore. Senza contare il fatto che, noto penalista “prestato” - come si dice - alla politica, Caleca ha evidentemente fiutato con un buon margine d’anticipo l’odore della tempesta giudiziaria che si stava addensando sul governo regionale. E ha deciso di essere lui a dare il benservito al governatore… Un capitolo a parte, nella carrellata sulla tenuta politica del governo, meritano i rapporti con Matteo Renzi e la folta pattuglia renziana guidata da Davide Faraone. Il premier infatti non ha aperto il portafogli. E Crocetta invoca, ormai a gran voce, il rispetto del “patto” che avrebbe dovuto permettergli di pareggiare il bilancio regionale grazie a una congrua “elargizione” romana. Renzi, di contro, non gli risponde neanche. E fa arrivare foschi messaggi di sventura sull’esecutivo, minacciato di commissariamento ad ogni piè sospinto. Crocetta, a sua volta, non si fa mancare nulla e svillaneggia, a

ritmo costante, un giorno Davide Faraone, proconsole del premier in Sicilia, e il giorno dopo Alessandro Baccei, luogotenente di Graziano Delrio. I deputati del pd, partecipi a pieno titolo di questa bagarre, prendono parte anche loro al coro. Prendendo parte ora per il governo nazionale, ora per quello regionale, in un difficilissimo gioco di equilibrio che serve ad allungare ogni giorno, di un giorno di più la più inconcludente e inefficace legislatura della storia dell’autonomia. Treni, elicotteri, aliscafi - Piccola, piccolissima, nota di chiusura. Per segnalare tre casi tre, di gare d’appalto taroccate che – nel silenzio generale – stanno provocando grossi imbarazzi politico-amministrativi. Anche in previsione degli inevitabili risvolti penali che le caratterizzeranno a breve termine. Della gara per il collegamento con le isole minori (con gli aliscafi) parliamo – solo noi – da tre settimane. E ancora non è accaduto nulla di nuovo. Dopo che la Regione ha annullato, per motivi non certamente chiari, la gara con cui il servizio era stato affidato, le nuove licitazioni bandite per sostituire con tre

operatori l’unica società di navigazione attualmente in servizio, sono andate deserte. Il collegamento con Ustica, Lampedusa e Pantelleria – a singhiozzo – prosegue solo in emergenza. In attesa che l’emergenza dichiarata ufficialmente permetta di affidare l’incarico a una qualche società disponibile a operare per la Regione. Una piccolissima notizia, qualche giorno fa, ha fatto il giro del web narrando le gesta di una società che avrebbe truccato la gara per il servizio antincendio, truffando milioni alla Regione. Resta da appurare – affermano gli investigatori – se all’interno dell’amministrazione ci fossero dei “partner” disponibili ad agevolare, per così dire, l’esito della gara. Aggiudicata all’unico consorzio in grado di presentare una offerta valida. E il sospetto è appunto sulle considerazioni che hanno indotto l’amministrazione a porre alcune condizioni “specifiche” nel bando, che sembra “cucito” su misura per escludere interferenze esterne. Un velo di inquietante silenzio stampa avvolge anche la terza gara certamente “taroccata”, questa volta direttamente dall’amministrazione regionale. Il Tribunale amministrativo regionale ha infatti annullato le procedure con cui la Regione stava per acquistare una trentina di milioni di treni. Sì treni. Perché il piano trasporti prevede questa nuova attività mista gestita dalla Regione insieme a Trenitalia. Ebbene, una società sarebbe stata – dice il tar – arbitrariamente e immotivatamente esclusa dalla gara. Per ben due volte. Ricorsi e controricorsi hanno dato ragione ai privati esclusi. E adesso la Regione dovrà prendere in considerazione l’offerta che non era arrivata sul tavolo dei commissari di gara. Perché? E perché nessuno parla di un caso certamente grave?

13 Vespri 27.indd 13

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Siracusa

Tragedie greche, anche quest’anno numeri da record Evidentemente, l’unico evento che l’Expo di Milano non ha attaccato né intaccato sono stati gli spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa giunti al termine. Numeri da record per il cinquantunesimo Ciclo, un evento di rilevanza internazionale. “Si temeva dapprima che la grande esposizione potesse assorbire, in qualche modo, anche i fruitori classici del nostro teatro – ammette il regista Walter Pagliaro, del Cda Inda - , ma per fortuna è stata una festa ben riuscita dell’arte, una celebrazione a cui annualmente partecipa tutta la città per parlare insieme di poesia, amore, con le parole insostituibili dei grandi vati per la nostra crescita umana”. Ma c’è tanto da fare ancora. Ne è consapevole lo stesso Pagliaro: “Penso che si possa fare molto di più - dce- e mi batterò per questo. Intanto incrementare le giornate lavorative Inda, chiederemo la collaborazione dell’intero Cda, per produrre anche d’estate e d’inverno, non solo a Primavera. Anche con soli appuntamenti di nicchia purché l’Istituto rimanga sempre attivo, in continuo movimento senza mai fermarsi. Pienamente d’accordo il sovrintendente Gioacchino Lanza Tomasi: “Ho contribuito poco al successo di quest’anno – ammette il musicologo internazionale – probabilmente il successo è stato dovuto a un particolare incremento dei lanci sulla stampa, molti miei amici intellettuali sono venuti qui in teatro a Siracusa , tra questi moltissimi intellettuali, e sono rimasti letteralmente estasiati. Anche questa è pubblicità valida. E poi sottolinierei i risultati soddisfacenti della Scuola dell’Inda in termini di formazione e preparazione musicale. Dice bene il ministro Franceschini “valorizzare le grandi cose conosciute nel mondo”. E l’Inda è tra queste”. Perché Seneca? Una scelta ardua, innovativa. Sarà di nuovo in cartellone nel 2016 con Fedra. Giusto per riprendere quel filone sul senso di crisi della demo e del teatro della passione. Altro obiettivo creare rapporti internazionali, si inizia dai teatri di Spagna e Francia per poi tentare il “colpo” a Londra dove i teatri dei greci pare stia attraversando un buon momento. Inda che si internazionalizza, dunque, con Medea di Seneca diretta da Paolo Magelli sarà messa in scena il 13, 14 e 15 luglio al Colosseo

di Roma. La stagione 2015 sta regalando grandi soddisfazioni alla Fondazione Inda pronta a tornare all’Anfiteatro Flavio, nella capitale, per una iniziativa imperdibile che a Ifigenia (foto: Franca Centaro) distanza di 15 anni riunisce il monumento ita- dazione Inda Giancarlo Garozzo liano più conosciuto nel Mondo -. Quest’anno abbiamo registrato e l’Istituto nazionale del dram- oltre mille presenze e 200 mila ma antico che da oltre 100 anni euro di incasso in più rispetto al rappresenta un unicum nel pano- 2014. Questo ci fa comprendere rama internazionale. Nell’anno quanto la Fondazione sia dinadel Giubileo del 2000, la Fon- mica e rappresenti una eccezione dazione Inda promosse insieme a livello nazionale considerando al ministero dei Beni culturali il lo stato di salute della cultura in “Progetto Sofocle” presentando Italia. Siamo soddisfatti anche Antigone, allestita dal Centro perché abbiamo i bilanci in ordid’arte drammatica di Teheran, ne ma questi risultati ci spingono Edipo Re del Teatro Nazionale a fare sempre meglio e in questa di Grecia, ed Edipo a Colono del direzione vanno gli spettacoli che Teatro Nazionale di Tel Aviv. Per allestiremo a Roma. Sotto questo questa nuova apertura del Colos- punto di vista voglio ringraziare seo al teatro, invece, si è scelto il ministro dei Beni culturali Dadi puntare su uno dei personag- rio Franceschini che ha voluto gi simbolo della drammaturgia con forza questo evento che per classica e del teatro, Medea. Il noi rappresenta una importanprogetto è stato voluto fortemen- tissima vetrina internazionale”. te dal ministero dei Beni cultura- L’Inda è già al lavoro per ripeli insieme alla Fondazione Inda, tere e migliorare i numeri della la Sovrintendenza speciale per stagione 2015 anche il prossiil Colosseo, Mondadori Electa e mo anno quando per il cinquanRai. La Fondazione Inda si con- taduesimo Ciclo di spettacoli ferma così una eccellenza e un classici saranno messe in scena patrimonio di tutto il Paese. Uno “Elettra” di Sofocle, “Alcesti” di status confermato anche dai nu- Euripide” e “Fedra” di Seneca. meri del cinquantunesimo Ciclo Il testo di Sofocle, rappresentato di spettacoli classici che ha otte- nel 1956, nel 1970 e nel 1990, e nuto l’Alto Patronato della Presi- l’opera di Euripide, in cartellone denza della Repubblica e ha fatto nel 1992, sono in programma dal registrare oltre 115 mila presen- 13 maggio al 19 giugno 2016. La ze con un incasso che ha sfiorato tragedia di Seneca, invece, sarà i 3 milioni e 300 mila euro. Con messa in scena dal 23 al 26 giu“La trilogia del mare” che ha vi- gno al Teatro Greco di Siracusa sto l’allestimento delle tragedie per poi partire in tournée nei più “Le Supplici” di Eschilo, diret- importanti teatri antichi. “Condita da Moni Ovadia, “Ifigenia in vido pienamente l’idea del miniAulide” di Euripide con la regia stro Franceschini – ha spiegato di Federico Tiezzi e “Medea” di il sovrintendente dell’Istituto, Seneca affidata a Paolo Magelli, Gioacchino Lanza Tomasi – di l’Istituto nazionale del dramma rilanciare turismo e cultura attraantico ha superato il numero verso la valorizzazione di grandi di spettatori della stagione del monumenti, musei e personalità. Centenario, nel 2014, quando Anche per questa ragione per il in un’altra annata da record le prossimo anno stiamo pensando presenze furono 114 mila con a un tour nei teatri classici come, un incasso di poco superiore ai 3 solo per fare qualche esempio, milioni di euro. “Il risultato della Pompei e Benevento”. “E’ asinimmaginabile stagione 2015 è una grandissima solutamente soddisfazione anche perché non quello che riusciamo a fare in era scontato considerando che termini di spettatori – ha aggiunl’anno scorso abbiamo celebrato to il consigliere delegato Walter il centenario dell’Istituto – ha di- Pagliaro -. Il Ciclo di spettacoli chiarato il presidente della Fon- classici si conferma ancora una

Supplici (foto: Franca Centaro)

Da sx Pagliaro, Garozzo e Lanza Tomasi volta come una festa del teatro e dell’arte. E’ proprio per questo che sono assolutamente convinto della necessità di estendere la nostra attività che non deve fermarsi a giugno ma proseguire con altre iniziative, anche di nicchia, sia in estate che nel periodo invernale. Nessuno di noi vuole accontentarsi di questi risultati lusinghieri”. A produrre gli spettacoli, curandone ogni singolo dettaglio, è stato come sempre l’Istituto nazionale del dramma antico che anche quest’anno, tra attori e maestranze, ha creato un indotto economico importante per tutto il territorio. Senza contare gli allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico, sezione “Giusto Monaco”, che sono stati impegnati nelle tragedie “Le Supplici” e “Ifigenia in Aulide” strappando grandi applausi al pubblico del Teatro Greco e ottenendo a più riprese i complimenti da parte dei registi. Una conferma, questa, del lavoro portato avanti durante tutto l’anno nella preparazione degli attori del futuro. La Fondazione, dunque, si dimostra ancora una volta non solo capace di attrarre migliaia di persone ma anche di creare opportunità di lavoro. La stagione 2015 ha visto anche l’allestimento della ventunesima edizione del Festival internazionale del teatro classico dei giovani a Palazzolo Acreide. La manifestazione si è confermata il più importante festival di teatro classico dedicato ai giovani con oltre 1.500 studenti e 53 scuole

provenienti da tutto il mondo. Grande successo anche per il tradizionale convegno internazionale di studi “Il dramma antico sulla scena contemporanea” che ha riunito esperti arrivati da tutto il mondo e per lo spettacolo conclusivo dei corsi dell’Accademia d’arte del dramma antico con i giovani che si sono esibiti alla Latomia del Paradiso, nel parco archeologico della Neapolis, davanti a migliaia di persone, insieme a Moni Ovadia e Mario Incudine. Un momento indimenticabile in occasione della “Giornata mondiale del rifugiato”, celebrata per il nono anno dall’Istituto, con i ragazzi, dai 5 anni in su, impegnati nello spettacolo “Alla ricerca di una terra straniera più amica della nostra patria”. Ieri sera, 28 giugno, ma anche stasera e domani, a Palazzo Impellizzeri, in via Maestranza in Ortigia, è invece in programma il saggio finale degli allievi del terzo anno dell’Accademia. I giovani attori presenteranno la commedia “Lisistrata” di Aristofane con la regia di Mauro Avogadro. Sul futuro dell’Accademia è intervenuto anche il presidente Garozzo. “La nostra idea – ha detto Garozzo – è quella di capire se sia possibile utilizzare anche solo parte della sede storica del liceo classico Tommaso Gargallo come sede dell’Accademia. E’ nostra ferma intenzione fare crescere sempre di più questa realtà anche ottenendo il riconoscimento universitario”. R.T.

14 Vespri 27.indd 14

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Augusta

E i tre commissari escono di scena in assoluto silenzio di Rosa Tomarchio Per quanto i riflettori dell’opinione pubblica siano giustamente puntati sui primi passi del Sindaco eletto e della sua Giunta Municipale, in città non sono passate inosservate le modalità scelte dalla triade commissariale Librizzi, Cocciufa, Puglisi per uscire di scena. In tanti si chiedono infatti perché i Commissari Straordinari, dopo 27 mesi di mandato, non abbiano tenuto un incontro pubblico aperto alla cittadinanza, nel corso del quale fare un consuntivo della loro azione di governo e, nel contempo, salutare la Città; in fondo sarebbe stato un atto di rispetto nei confronti della comunità intera. Altri si interrogano perché non abbiano ritenuto opportuno convocare quanto meno una conferenza stampa nella quale illustrare i risultati del loro operato o, ancora, perché si siano congedati senza neppure porgere un saluto istituzionale ai dipendenti e funzionari dell’ente con i quali hanno condiviso anni di lavoro. Molti, perplessi, vorrebbero conoscere i motivi del frettoloso addio commissariale. Sono queste le domande che in questi giorni rimbalzano sulle bocche degli augustani che, per quanto apparentemente “distratti”, a certe iniziative ci tengono; come suole dirsi, la forma a volte è sostanza. I Commissari Straordinari, invece, sono andati via limitandosi ad un burocratico, formale e freddo scambio di consegne con la neo Sindaca Di Pietro, magari decantando le lodi del loro operato, peraltro, in perfetta continuità con quello della precedente amministrazione sciolta per mafia, come un semplice confronto tra i due periodi di governo ampiamente dimostra. Come allora interpretare tale loro comportamento. Leggerezza, superficialità o gaffe istituzionale? Non crediamo a questa tesi; vista la levatura istituzionale dei commissa-

I tre commissari ministeriali ri, tutti componenti di apparati prefettizi, se così fosse, sarebbe ancora più grave! Propendiamo invece per una scelta da parte dei Commissari ben ponderata, consapevole, pensata da tempo. Quasi a volere rimarcare un distacco netto con una realtà “controindicata” (per usare un termine ampiamente utilizzato nella relazione di scioglimento per mafia), come a non volere concedere alcuna confidenza non solo a dipendenti e funzionari comunali, ma nemmeno ai comuni cittadini rispettosi, questi, sempre e comunque dell’autorità costituita. Ma, a dire dei bene informati, forse l’uscita di scena in sordina è da ricercare nella piena consapevolezza da parte dei Commissari Straordinari di non essere stimati, come i lacchè scodinzolanti, sempre in azione ad Augusta, hanno fatto loro credere per anni. Nessuna cerimonia di commiato dunque; nulla. Snobbata la città, snobbati i cittadini, snobbate le categorie produttive e sindacali, snobbata persino la stampa, quella stessa stampa tanto adulata durante il loro mandato e magari più volte “ripresa” per la mancata o troppa attenzione posta su una notizia piuttosto che su un’altra. Se da una parte, in linea di principio, un commissariamento rappresenta sempre un fatto

traumatico per la vita democratica di un Comune, dall’altro - sforzandosi di cogliere il lato positivo - esso dovrebbe offrire un’opportunità di rilancio per l’intera collettività cittadina in ogni sua espressione non solo politico – amministrativa, ma anche sociale, culturale ed economica. Non è stato così, purtroppo, per Augusta. In tal senso la Commissione Straordinaria ha fallito. Potendo operare con pieni poteri, ma soprattutto libera dai condizionamenti politici di piccolo cabotaggio che per anni hanno condizionato la vita amministrativa, la Commissione Straordinaria, forte ed autorevole perché nominata direttamente dal Capo dello Stato, avrebbe potuto e dovuto affrontare con decisione problemi storici della città, dalla stesura del P.R.G. alla modifica del P.A.R.F. con l’allaccio al depuratore consortile I.A.S. facendo seguire alle semplici enunciazioni verbali, cui solo alcuni “ingenui” applaudivano l’estate scorsa, gli atti amministrativi concreti. La Commissione, in quanto organo istituzionale terzo, fuori dall’agone politico e dedito alla trasparenza, avrebbe potuto e dovuto, ad esempio, fare chiarezza sui conti del Comune, pubblicando l’intero piano di rientro con i relativi allegati, dai

quali i cittadini avrebbero potuto comprendere quanti sono in realtà i debiti del comune, quali siano le loro cause, le date in cui essi sono sorti e persino i nomi e cognomi dei creditori, piuttosto che alimentare il balletto delle cifre (prima 40 milioni, poi 62, poi di nuovo 40) sostenendo ostinatamente, anche sulla stampa nazionale, lo stato di dissesto dell’Ente, senza però mai dichiararlo. Anzi, addirittura, dopo la bocciatura del piano di rientro predisposto da fior di consulenti ed esperti lautamente compensati, ha proposto bizzarri ricorsi “in via cautelativa”, dichiarati poi inammissibili, dalla Corte dei Conti di Roma. Al di là quindi di una gestione ordinaria “notarile”, ricca di sottoscrizioni di suggestivi protocolli in diverse materie e di roboanti iniziative rimaste però anch’esse senza alcuna concretezza (tutti ricordiamo ad es. l’estate scorsa l’annuncio dell’imminente utilizzo del bene confiscato alla mafia), si ha l’impressione che quella del Commissariamento sia stata per la nostra città un’opportunità mancata. Nemmeno una conferenza stampa dunque. Forse per evitare l’imbarazzo di rispondere a domande impertinenti sull’utilità di nominare una pletora di sovraordinati ed esperti, l’ultimo dei quali nominato

proprio nel Febbraio 2015 (!!!) in “pianificazione Urbanistica” pur essendo già presente una sovraordinata nella stessa materia; sulla paralisi dell’ufficio sanatoria che nel 2014 ha esitato appena 62 pratiche a fronte di una media ben superiore negli anni passati; sulla perdita di finanziamenti europei ammontanti a svariati milioni di euro come per l’area artigianale P.I.P. o per il piano Thapsos Hyblon Tukles ( 6 milioni di euro) per servizi sociali. Nessun incontro con la stampa allora; forse per schivare eventuali richieste di spiegazioni sull’azione amministrativa condotta in materia ambientale (criticata di recente persino da Legambiente) e, questo, nonostante la presenza del sovraordinato proprio in materia ambientale o sul parco del Mulinello e quello dell’Hangar che, nonostante i diversi bandi pubblicati, continuano a restare di fatto non fruibili alla collettività. O, ancora, forse magari per dribblare possibili chiarimenti richiesti sull’iter espropriativo relativo al parcheggio da realizzare a Sant’Elena o sulla procedura per demolire la fatiscente piscina comunale. Su queste e tante altre domande avrebbero dovuto rispondere; ma è meglio andare via, senza nemmeno un saluto!

15 Vespri 27.indd 15

01/07/15 19.20


Luglio 2015 - Gela

16 Vespri 27.indd 16

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Agrigento

Valle dei Templi e case abusive: verso la demolizione di Franco Castaldo Il monito del procuratore aggiunto della Repubblica, Ignazio Fonzo, per due volte era stato perentorio. O provvedete ad abbattere le case abusive rientranti nella zona A del vincolo Gui Mancini perimetro della Valle dei templi o procederemo senza indugi e nel rispetto della legge contro chi tali obblighi viola. E, al secondo richiamo, le risposte sono arrivate. Attese ed inevitabili. E’ il Comune di Agrigento – città elevata a simbolo dell’abusivismo edilizio – a rispondere nei termini che ci si attendeva. E lo ha fatto con il nuovo dirigente del settore VI – Territorio e ambiente – avv. Antonio Insalaco. Netta la risposta inviata alla Procura: “Con riferimento alle demolizioni in oggetto indicate, si comunica che il Comune ha individuato, giusta determina dirigenziale del 18/ 06/2015 il personale tecnico e amministrativo incaricato di appaltare, previa redazione di specifico progetto, i lavori di demolizione di manufatti edilizi abusivi. Il relativo progetto è già stato consegnato, dal gruppo di progettazione, per le approvazioni tecnico-amministrative in data odierna e, pertanto, entro pochi giorni si procederà ad indire la gara per appaltare i lavori. Per gli immobili ricadenti in zona archeologica, a seguito dei numerosi incontri con i tecnici della Soprintendenza, sarà fissata, nel breve termine, ulteriore riunione con il Prefetto di Agrigento. La S.V. verrà costantemente aggiornata degli ulteriori sviluppi del procedimento”. Dunque ci siamo. E’ legittimo pensare che lo scarica barile sia finito e che adesso si andrà avanti con celerità e concretezza. Come per gli immobili abusivi di Capo Rossello e Scala dei turchi della

Il cartello che reclamizza il borgo Scala dei turchi, in alto a destra la Valle dei Templi e sotto il procuratore aggiunto-Ignazio Fonzo cui demolizione tutti si prendono i meriti ma che senza l’intervento della Procura non sarebbero mai caduti. I provvedimenti attualmente esecutivi all’interno della Zona A del Gui Mancini della Valle dei Templi, ovvero l’area che fin dal 1968 è a inedificabilità assoluta, sono in tutto una decina. Gli abusi edilizi all’interno del si archeologico sono in totale circa 650 e finora gli unici edifici demoliti sono quattro scheletri nel gennaio del 2001 e un garage confiscato alla mafia nel marzo del 2000. La Zona A del Gui Mancini, i cui confini sono pressochè quelli del Parco archeologico della Valle dei Templi, è estesa circa 1.200 ettari e sin dal 1996 è stata inserita nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità Unesco. Sarebbero anche stati individuati gli immobili abusivi, che dovrebbero essere oggetto di abbattimento, nella Valle dei Templi. Le strutture sono collocate in un’area che va da Maddalusa a Poggio Muscello. Tra loro non solo case allo stato grezzo ma anche un ovile. Questo gruppo di 20 unità fanno parte di un più ampio numero di edifici abusivi costruiti nell’area del parco

archeologico che si attesta intorno alle 630 unità. Tutto dovranno essere demolite ma per le prime 20 dovrebbero esserci tempi più rapidi in quanto sono già stati acquisiti al patrimonio della Soprintendenza di Agrigento. La vicenda, dopo anni di immobilismo, ha trovato il suo sbocco dopo che la Procura della Repubblica di Agrigento, con missive firmate dall’aggiunto Ignazio Fonzo, ha posto, senza mezzi termini, un ultimatum: “Le amministrazioni procedano senza ritardo, nell’ambito delle rispettive competenze, all’esecuzione delle sentenze notificate da questa autorità giudiziaria che hanno disposto la demolizione di immobili abusivi edificati nella zona A del vincolo Gui Mancini nella Valle dei Templi”. La lettera, notificata all’Ufficio tecnico del Comune di Agrigento, alla Soprintendenza e al Parco archeologico della Valle dei Templi di fatto diffidava. gli enti, avvertendoli in caso di perdurante inadempimento si potrebbero configurare i reati di abuso d’ufficio e di omissione di atti d’ufficio facendo presente che i provvedimenti della magistratu-

ra e le leggi obbligano il sindaco a procedere, come atto dovuto, alla demolizione e al ripristino dei luoghi e che la Regione ha potere sostitutivo in caso di inadempienza. E sempre restando in tema va aggiunto che il “Borgo Scala dei turchi” un complesso residenziale per vip nell’omonima incantevole zona, posto sotto sequestro dalla Procura di Agrigento, resterà sotto chiave. La Corte di Cassazione ha definitivamente sancito la legittimità del provvedimento di sequestro togliendo ogni speranza alla “Co.Ma.Er”, la società di Siracusa che aveva iniziato i lavori per realizzare il villaggio dei vip. La Procura dopo accurate in-

dagini avrebbe accertato che il progetto (villette con tanto di piscine a ridosso dalla scogliera di marna bianca), sarebbe stato portato avanti “in una situazione di totale illegalità”, per una serie di difformità rispetto alle autorizzazioni, violazioni di norme e vincoli, ed anche e soprattutto perché dal lontano 1991 una legge avrebbe vietato a tutela del sito, di realizzare ogni tipo di opera edilizia. La Co.Ma.E.R. Immobiliare s.r.l., proprietaria del sito aveva anche inviato una serie di richieste di risarcimento danni, nei confronti di tutti coloro i quali a vario titolo, avevano procurato dei danni alla società che stava costruendo a Realmonte.

17 Vespri 27.indd 17

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Attualità

Ascolto e comunicazione i due pilasti dell’Alberghiero È stato realizzato un happening all’istituto alberghiero “Karol Wojtyla” che ha richiamato molti partecipanti riscuotendo notevole successo. Un evento inserito nel progetto “Una scuola per pensarsi: teatro ascolto e comunicazione” per la creazione di un laboratorio teatrale e all’apertura di uno spazio-ascolto per studenti, alle tecniche di modellamento per insegnare e apprendere. Responsabile dello spazio-ascolto, comunicazione al servizio della scuola Antonio Pittalà insieme a Enza Ciraldo, entrambi garanti del progetto. Una giornata dedicata dalla scuola ai ragazzi per pensare “got talent Alberghiero’s” , per esprimere le loro emozioni ma anche per scaricare i loro problemi, le loro difficoltà in sinergia con il mondo della famiglia, degli amici, attraverso il canto, la danza, la musica e le poesie. È una possibilità offerta dall’istituto di incontro e confronto che ha avuto la condivisione di tanto pubblico, con performance alquanto creative e innovative; tutti hanno cantato e ballato insieme personale docente e collaboratori in modo libero… È un

modo anche per agganciare i giovani all’esterno attraverso lo spettacolo, offrendo un servizio territoriale. Si sono esibiti nei loro virtuosismi alla chitarra Di Stefano Salvatore, docente di inglese con il figlio Giuseppe. Hanno collaborato alla realizzazione dello spettacolo finale: La danzaterapista Stefania Micale la musicoterapista Vera Loiacono insieme agli allievi dell’istituto alberghiero e i ragazzi del corso serale: Consoli Agata, Diblanca Andrea, Faro Ele, Greco Greta, La Rosa Cristal, Nicotra Gaia, Panebianco Marco, Platania Giorgio, Pellegrino Simona , Tosato Costanza; per il corso serale Astorina Federica, Strazzulla Graziella , Cuba Peppe. Il dirigente scolastico Daniela Di Piazza entusiasta per la partecipazione e il successo dell’evento ha sottolineato “La Scuola rappresenta uno spazio indispensabile per la crescita sia di studenti che di insegnanti. Questo avviene all’interno di un contesto di relazione in cui “essere” diviene spunto di osservazione per colui che osserva. I cambiamenti sociali a cui assi-

stiamo richiedono grandi capacità di adattamento sia da parte di chi insegna che da parte di chi apprende. Nella scuola si sente sempre più l’esigenza di fare esperienza pratica e apprendere strategie per poi potersi spendere sia nell’interazione con gli altri che nel mondo del lavoro”, continua soddisfatta “ci sono ragazzi che in classe non parlano, qui hanno espresso le loro pulsioni emotive, hanno parlato dando il meglio di se stessi”. Pittalà fa notare con rammarico che c’è stata una richiesta di partecipazione talmente alta, che alla fine non si è potuto soddisfare per tempo e si augura al prossimo incontro di recuperare. Rimarca con toni incisivi “un’attività altamente formativa che grazie all’Istituto, offre con lo spazio di ascolto a tutti gli studenti e non solo, il laboratorio di teatro per sviluppare competenze pratiche in un clima relazionale positivo, volto all’apprendimento e al benessere; l’esibizione fiale è stata la sintesi della positività dell’iniziativa per far conoscere competenze sociali e assertive nel rapportarsi con gli altri”. Il progetto

Un momento dell’evento durante l’anno ha offerto la possibilità di incontro e confronto con i genitori per comprendere le difficoltà che naturalmente

possono sorgere nei rapporti con i figli. È un sostegno alla crescita. L.B.

18 Vespri 27.indd 18

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Il lavoro e il “grande fratello” di Maurizio Ballistreri

Ormai appare chiara la “mission” politica, e gli interessi economici retrostanti, del Job Act: disarticolare il ruolo sindacale (grazie anche ai tanti errori delle confederazioni!) e ripristinare la primazia datoriale in azienda. Coperta dal clamore della polemica sulla fine dell’art. 18 per i contratti a tempo indeterminato e a full time, era rimasta in ombra un’altra delega del Jobs Act, sempre in materia di modifica dello Statuto dei lavoratori: quella sui controlli a distanza dei dipendenti.

Da la foto della

settimana

Infatti, l’art. 4 della legge 300 del 1970 consentiva alle aziende di utilizzare sistemi per fini organizzativi e produttivi, attraverso cui controllare la prestazione dei propri dipendenti, previo accordo con i sindacati e, nell’ipotesi di mancata intesa, con decisione assunta dall’Ispettorato del lavoro competente per territorio. Nell’ipotesi di violazione di tale obbligo, a seguito di installazione di tecnologie utili al controllo a distanza dei dipendenti senza alcun accordo o autorizzazione, si poteva esperire un’azione presso il Tribunale del lavoro, attraverso cui ottenere la rimozione delle stesse. Con il Job Act, tale disciplina vincolistica unita alla tutela processuale per i lavoratori viene meno, con la cassazione di un’altra delle prerogative contrattuali dei sindacati sui luoghi di lavori, anche se l’obbligo di stipulare accordi con le rappresentanze sindacali in azienda permane per gli impianti audiovisivi. Sul piano della cultura giuslavoristica il provvedimento in questione è in linea con le altre novelle

in materia di tutele del lavoratore, da quelle sui licenziamenti individuali alla possibilità di ricorrere al demansionamento, certamente meno garantistica sul piano dei diritti individuali del lavoratore e di schietta matrice produttivistica, intesa come il primato degli interessi aziendali rispetto alla tutela della persona nello svolgimento della prestazione di lavoro subordinato, in linea con la concezione lavoristica e personalistica della Costituzione. Si può parlare di una destrutturazione del modello giuslavoristico fondato sul riequilibrio tra la supremazia del datore di lavoro e i lavoratori, apprestando verso questi ultimi delle tutele di bilanciamento dei poteri imprenditoriali. C’è chi ha parlato, circa tale norma, dei rischi del “Grande fratello”, con un richiamo non allo show televisivo ma al celebre romanzo dello scrittore anti-totalitario di cultura libertaria George Orwell, “1984”, con una regressione, sul terreno della cultura giuridica del diritto alla privacy dei cittadini, definito di terza generazione.

(Gli scandali del calcio) Delitto contro la gioia di Enzo Trantino Si nasce scalciando. A ben considerare è la prima attività motoria di una creatura umana. La quale, crescendo, (soprattutto se maschio), ha l’istinto incorporato di praticare i calci ad una palla prima, e, andando avanti nelle “elementari”, formare squadrette e così iniziare il gioco embrionale del calcio. Avanti negli anni, indipendentemente dalle proprie esperienze (che felice ricordo il tornare a casa stremati per essere andati dietro a una palla di pezza, poi di strisce di copertoni incrociati, e, finalmente, alla “sfera” di cuoio. Era la prima misura della spensieratezza). Si chiamava “passione”, non gioco, non sport: solo così, passione. Perché passione rimane, fortificandosi nell’amore per la “squadra del cuore” (questa la corrente definizione). A volere essere analisti, il calcio è lo sport che richiama la democrazia compiuta: al gol (il momento in cui il cuore scoppia nel petto) si assiste a scene ordinarie nel ripetersi. Abbracci tra sconosciuti, tra ricchi e poveri, tra giovani e anziani, tra uomini e donne: tra “tifosi” cioè. Democrazia compiuta perché uguaglianza spontanea, senza ceto, senza età, senza distinzione. Ci risulta di un giovanissimo padre disoccupato, che commosso per la nascita del primo bambino, lo strinse al cuore, lo posò nella culla, baciò la moglie-ragazza, e corse con la vespa per il derby verso lo stadio. Chi non vi si recava, si incollava al video e non voleva sentire ragioni per non interrompere il rito. Alcuni partecipavano alle trasferte, contraendo debiti o affidandosi a imbrogli perché c’era il “Catania” e tutte le angustie della vita (rate, scadenze, impegni) venivano rinviate: c’era il Catania, l’inno alla gioia! Poi, per essere vicini all’attualità, campionato bellissimo, alle spalle delle prime (ottava!), quindi, il purgatorio della salvezza, e, infine, l’inferno della retrocessione. Fu, a questo punto, che si affacciò la disperazione; improvvisamente il miracolo: una serie di partite vinte in sequenza (ben cinque), sino alla salvezza! (Cronaca di ieri). Si tirava il fiato, si ricominciava a sognare col potenziamento della squadra (che a gennaio sembrava competitiva), si aspettava il nuovo stadio… Quando, il terremoto interruppe il racconto… Non rovistiamo nella spazzatura, occorrono calma e carattere. La Procura approfondirà le indagini, il giudice ordinario e sportivo pronunceranno sentenza: resta la speranza che sia evitato il disastro. La città non lo merita, la passione ferita non dovrebbe essere oltraggiata. Se i fatti sono veri, la vergogna non deve seppellirci. In altra diversissima occasione abbiamo vegliato anche noi, a Roma, coi tifosi incatenati. Si protestava per non essere sepolti vivi. “Lassù” nessuno ha mai amato il “Catania…”. Si ricominci, se il caso, dai campetti di provincia; se non si riuscirà subito a sognare, si allontanino, almeno, gli incubi e il calcio farà purtroppo parte delle tante difficoltà che affliggono la città, destinata a vivere senza pensieri, forse solo per S. Agata. I bambini, intanto, continueranno a nascere scalciando.

19 Vespri 27.indd 19

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Spettacoli

Corti animazione e musica live per l’hot flowing pixel festival di Lella Battiato Nell’anfiteatro del Cus di Catania si è svolto il hot flowing pixel festival, giunto alla quinta edizione, iniziativa patrocinata e coordinata dall’università di Catania, dall’Accademia Belle Arti e Cus, realizzato dall’Image processing laboratory (Iplab), associazione catanese di ricercatori interessati al trattamento delle immagini digitali, che fa parte del progetto “Studiate con noi” offrendo numerose attività artistiche, teatrali, cinematografiche, musicali e di spettacolo dedicate agli studenti ed ai giovani catanesi nella estate 2015. L’iniziativa interessante e di prestigio ha coinvolto la Cgil col segretario generale Giacomo Rota che ha presentato in questi giorni all’Expo il documentario “Terranera”, “evento sociale che coinvolge giovani universitari lavoratori”. La scuola di arrampicata libera del Cus Catania ha completato dal lato sportivo e il presidente Luca Di Mauro chiarisce “l’evento ospita la serata con un programma che coinvolge tutti gli studenti universitari, grazie a più sistemi di spettacolo; una sinergia tra musica, cortometraggi di computer grafica, robotica insieme allo sport, in modo che le discipline si valorizzano le une con le altre”. Una rassegna di corti d’autore di animazione e-computer grafica selezionati in rete dal comitato tecnico-artistico coordinato dai docenti Alessandro De Filippo (storia e critica del cinema, dipartimento di scienze umanistiche) e Giovanni Gallo (computer grafica, dipartimento di matematica e informatica); incontro tra studi tecnici di informatica,

Un momento del festival ingegneria, umanistici e d’arte, con la collaborazione di docenti e studenti. Gallo afferma con intensità “un progetto con l’obiettivo da parte dell’università che si vuole aprire ai giovani e creare spazi di creatività”, continua chiarendo “l’evento ha per oggetto la presentazione di una forma di cinema molto speciale: i filmati brevi (da due a sette minuti) realizzati solo con tecniche di computer grafica e digitalmente, e sono state selezionate solo opere indipendenti, prodotte da piccoli laboratori e da studenti di tutto il mondo”. Un folto pubblico di giovani ha accolto con entusiasmo la kermesse variopinta e multiculturale: accanto alla proiezione dei corti di animazione, sono stati proiettati trailer di produzioni di giovani siciliani e presentate in-

novative esperienze di Computer Vision curate da Giovanni Maria Farinella, e esperienze di robotica coordinate da Corrado Santoro del dipartimento di matematica ed informatica dell’ateneo etneo, e dal suo team di studenti che ha recentemente partecipato a1 campionato Eurobot per la 18ma edizione a Yverdon Les Bains in Svizzera. L’uniCt Team nella serata ha svolto delle simulazioni di gara dei robot “Tano” e “Lapone”. La progettazione, costruzione e programmazione dei robot impegna il team per circa 8 mesi di lavoro nella competizione internazionale, nelle gare si fronteggiano i robot in modo autonomo di due squadre diverse e devono evitare di scontrarsi con l’avversario cercando di accumulare il maggior punteggio possibi-

le, portando a termine quante più azioni possibili; il tema di quest’anno è stato “Robomovies”, ovvero il cinema. L’Università di Catania, ormai da 10 anni partecipa a questa competizione con un gruppo di studenti che si rinnova di anno in anno. Santoro fa notare “Nonostante i pochi fondi a disposizione del team, la costanza e sopratutto lo spirito di squadra siamo riusciti a realizzare delle buone macchine. Il progetto ha un elevato valore didattico, e permette agli studenti di acquisire conoscenze e capacità di problem solving, utili per il loro ingresso nel mondo del lavoro”; è coadiuvato da Santi Passarello dei Laboratori Nazionali del Sud. Il team è composto da studenti di ingegneria elettronica, ingegneria meccanica ed informatica: Marco Alfonso, Giu-

seppe Tummino, Fabio D’Urso, Dario Messina, Giorgio Privitera, Federico Bertolo, Michele Bellocchi. La kermesse ha visto anche l’esibizione musicale degli “helle trix” e “Stipsy King” gruppo sotto sforzo per una musica catartica, composto da dieci a quindici elementi che suonano da vent’anni producendo musica e testi, lider è il mite Cannavaro, composto da una sezione fiati, 4 elementi per tastiera, chitarra basso e percussioni insieme a cantanti coristi e chiker, animatori video. A chiusura è stato presentato con successo il docufilm “Terranera” sul lavoro nero, lo sfruttamento minorile e il caporalato nelle campagne della Sicilia Orientale. Gli autori Massimo Malerba (Cgil) e il regista Riccardo Napoli, hanno seguito il percorso di due sindacalisti di strada, Alfio Mannino (Flai) e Nino Mandrà. Giacomo Rota chiarisce “Per la Cgil questo comunicare all’esterno la difficile realtà lavorativa attraverso le immagini e le denunce, è un esperimento importante. Per strada abbiamo conosciuto almeno tre facce della “Terra Nera”: lavoratori, lavoratori extracomunitari e locali”. L’attenzione è stata data dalla freschezza espressiva di idee e innovazione tecnica.

20 Vespri 27.indd 20

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Spettacoli

Un’intensa estate musicale catanese (e non solo) d i Al d o Ma t t ina Se c’è una cosa che la crisi finanziaria della cultura musicale siciliana ha profondamente modificato, anzi completamente azzerato, è la teoria del “nemo profeta in patria”. Cerchiamo di spiegare: in anni non lontani, ma sicuramente prima del 2008, Catania era terra d’approdo di musicisti provenienti da ogni parte dell’Italia e dall’estero; c’erano sicuramente nomi di prestigio e, addirittura, l’organizzazione e la produzione delle manifestazioni era affidata non di rado a grosse agenzie del nord. Catania provvedeva solo a pagare, e non poco. E’ stata un’epoca di grandi sprechi, versati sull’altare della qualità, spesso vera, a volte solo presunta. Per gli artisti locali erano tempi ‘magri’, a prescindere dal talento. Era quello che mi piace definire ‘provincialismo all’incontrario’: tutto andava bene purchè fosse ‘straniero’. Poi è arrivata la crisi e, poiché secondo gli economisti, “con la cultura non si mangia”, sono arrivati i tagli, sempre più feroci, che nello spazio di qualche anno hanno condotto gli enti di produzione musicale e le associazioni culturali (non solo musica, ma prosa, arte, ecc…) sull’orlo del baratro. Ecco così passare da un eccesso all’altro, dalle spese pazze con sprechi vari all’azzeramento pressocchè totale. Come risolvere la cosa? Rivalutando gli artisti locali che, guarda caso, presi per la gola costano anche poco (o niente!). L’estate musicale catanese, quest’anno, è intensa ma basata interamente sullo ‘sfruttamento’ delle forze locali. Prendiamo il teatro Massimo; quasi ogni sera c’è un concerto, realizzato nei più bei luoghi barocchi della città. E’ bastato frazionare orchestra e coro e, come per incanto, i professori d’orchestra e i maestri del coro stanno dando vita alle formazioni più disparate: quar-

Concerto Corale Badia S.Agata

Quintetto Sikelikos e Matteo Musumeci tetti e quintetti d’archi e di fiati, solisti, cori a cappella… Si scopre così la grande professionalità dei nostri artisti, e per giunta a costo zero (o quasi). La nemesi si è completata, prima servivono solo ‘per contorno’, ora sono protagonisti unici. Come al solito non esiste una via di mezzo che contemperi le varie esigenze. Spulciamo un po’ fra le esibizioni degli ultimi giorni: Badia di Sant’Agata; un’interessante concerto corale ha visto il coro

del Bellini esibirsi a cappella (con l’ausilio del solo pianoforte elettrico per l’intonazione e brevi interventi). Un programma che ha messo in luce le varie competenze dell’ensemble, spaziando dalle composizioni sacre di Rossini, Tomarchio, Mawby a quelle profane di Dowland, Kern e a motivi tradizionali, in un excursus che comprendeva dal Rinascimento al Novecento. Un lavoro di cesello compiuto dal maestro del coro Ross Craigmile con l’ausilio, quale direttore

ospite, di Carmelo Crinò, docente presso l’Istituto di alta cultura musicale ‘Vincenzo Bellini’ (altra benemerita istituzione catanese che sforna fior di artisti). Ospite anche Valeria Fisichella, giovane talento catanese dalla voce di soprano estesa al jazz e al pop. Chiostro di ponente del Monastero dei Benedettini: Vadim Pavlov, primo violoncello dell’orchestra etnea (nativo di S.Pietroburgo) si produce in un raffinatissimo recital per violoncello solo accostando la Spagna di Gaspar Cassadò alla Georgia di Khachaturian e alla Germania del grande Johann Sebastian Bach (la monumentale Suite n.6 per violoncello solo), mostrando una tecnica interpretativa che nulla ha da invidiare ai più prestigiosi solisti dello strumento. Il teatro Sangiorgi è stato invece lo scenario utilizzato quale vetrina per l’esibizione di un giovanissimo, strepitoso talento pianistico (ha solo 15 anni, è catanese ed un curriculum di premi da far paura), Nicolò Cafaro, allievo interno dell’Istituto Musicale Bellini, il quale ha presentato, stupendo l’uditorio,

un impegnativo programma comprendente nella prima parte pagine di Chopin e Schumann e nella seconda il Concerto per pianoforte e orchestra n.3 di Beethoven, con l’ausilio di un eccellente ensemble orchestrale (frutto sinergico dei professori del Massimo e di elementi dell’Istituto Musicale) diretto da Renato Siracusano, altra eccellenza uscita dalla fucina dell’Istituto Musicale etneo. Chiudiamo questa rapida carrellata citando l’esibizione, svoltasi ad Acireale, al Palazzo del Turismo, da parte dell’Ensemble Sikelikos, altro gruppo emanazione del Teatro Massimo ‘Bellini’, scelto oltrettutto dall’ente etneo per rappresentare il teatro (e la Sicilia) all’EXPO di Milano. Un concentrato di sicilianità che è emerso dalla lettura di celebri ‘viaggiatori’ impegnati in quello che veniva definito, tra la seconda metà del Settecento e l’Ottocento, il “Gran Tour”: le pregnanti pagine di Alexandr Dumas padre, Guy de Maupassant, Wofgang Ghoete sono state lette da Salvo Todaro, nella doppia veste di recitante e baritono, il quale è stato accompagnato dal quartetto d’archi formato da Marcello Spina e Antonio D’Amico, violini, Aldo Randazzo, viola e Antonio Di Credico, violoncello. Tra le musiche eseguite emergevano quelle di Matteo Musumeci, dal carattere spiccatamente lirico imbevuto della passione mediterranea, in particolare alcuni estratti: dal quartetto d’archi in la minore “Sud”, dall’opera ‘Aitna’(la romanza ‘passanu i jorna’) e dalla Prima Sinfonia “Stormy time” (in questo caso trascritta per quartetto d’archi dall’originale versione orchestrale). Altro siciliano doc era l’Eliodoro Sollima dei ‘Canti popolari’. Suggestivo ed esplicativo il titolo con è stata presentata la manifestazione: “Il viaggio può avere finalmente inizio – cronache dal Grand Tour”.

Liceo statale “G. Lombardo Radice” Via Imperia, 21 - Catania Con l’Europa investiamo nel vostro futuro! 21 Vespri 27.indd 21

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Rubriche

Il libro della settimana

“Milano Pistis”, un noir a tinte forti con personaggi irredimibili di Giovanni Vecchio

Lucia Borsellino - Perché la dignità del dimissionario assessore Caleca non è contagiosa? Perché i rimanenti assessori non lasciano il barcone del governo regionale già affondato? Forse per l’indennità? Forse per un potere che non esiste? Perché Lucia Borsellino non si dimette, continuando a fare la foglia di fico, con il cognome di un eroe, al nulla cosmico di questo governo? 4 – foglia di fico

8

4

Luigi Di Maio - “Per fermare gli sbarchi basterebbe creare delle agenzie in Nord Africa dove gli africani possano fare la domanda d’asilo. Chi non ha i requisiti è inutile che si metta sul barcone, potrà solo essere respinto”: così, l’esponente di spicco del Movimento 5 Stelle. Domanda: ma Grillo dove li trova questi geni? 2 – geniale….. Nino Di Guardo – Il sindaco di Misterbianco, già deputato all’Ars, rivolgendosi ad un consigliere comunale maresciallo dei Carabinieri: “Gli sbirri non hanno cosa fare, se ne debbono andare gli sbirri perché ci fanno schifo”. Che vergogna: dimissioni, subito!!!!! 0 – a casa!!!!

Voto

7

Giovanni Pistorio - L’ingresso in giunta di Giovanni Pistorio quale assessore alla Funzione Pubblica (!!!) chiude il cerchio (magico) della totale continuità tra Crocetta (ma non aveva detto “Io in giunta non voglio uomini del passato, come Giovanni Pistorio o Rosolino Greco. Questa si chiama restaurazione, non cambiamento”?), e Lombardo Raffaele. Chi furono i registi del discusso patto tra Lombardo e Pd all’epoca? Il senatore Beppe Lumia (e la Confindustria di Lo Bello e Montante…) da una parte e il democristiano Giovanni Pistorio dall’altra. Il tandem si riunisce oggi, chiudendo il cerchio, magico, attorno a Palazzo d’Orleans. Dove regna ancora Patrizia Monterosso, il segretario generale con laurea in Pedagogia voluta dall’uomo di Grammichele ma già benedetta da Cuffaro. Totò “vasa vasa” prima, Lombardo poi anche nel curriculum di Pistorio, che col presidente di Raffadali fu assessore alla Sanità, incappando in una condanna della Corte dei conti. 3 – per tutte le stagioni

Voto

Laura Antonelli - E’ morta, in solitudine, dopo un’esistenza tormentata, l’attrice Laura Antonelli, icona sexy degli anni ‘70, che ha ammaliato più di una generazione di italiani. A novembre avrebbe compiuto 74 anni. 8 – attrice cult

Voto

Alfredo Reichlin - Il novantenne ex dirigente del Partito comunista Alfredo Reichlin, mai estremista nel vecchio Pci ma un compassato borghese di idee progressiste, durante i lavori della minoranza “di sinistra” del Pd, ha sganciato una bomba al premier spaccone: “Renzi è un ignorante” che non può asfaltare i valori del centrosinistra perché se lo fa “è uno stupido”. Parole sante!! 7 – politico saggio

Voto

di S par tacus

Voto

I nostri voti

annotazioni, non proprio generose, per gli investigatori italiani impegnati, assieme a quelli francesi, che cercavano di venire a capo dei protagonisti del colpo e di recuperare i preziosi sottratti alla gioielleria. Buona la caratterizzazione dei personaggi principali come il bandito Robert, capo spietato del clan dei marsigliesi, del fratello maggiore Vito, sfortunato e inevitabilmente gregario, di Jo Le Maire, l’italo-francese che si potrebbe definire l’eminenza grigia o il grande vecchio, capace di muovere i fili delle attività criminali e di farla franca grazie ai suoi trascorsi nella Resistenza e alle sue “coperture” in alto loco. Interessante anche la figura della ballerina tunisina Sherazade, dal fascino irresistibile e con un neonato dappresso, figlio di un rapporto avuto con un altro personaggio della mala parigina e che entrerà in gioco anche nella rapina. Come si legge nel risvolto di copertina, quelle dei personaggi principali e di quelli secondari sono “vite dure, con ombre, passioni, ansie e speranze, un’umanità con un passato impossibile da far dimenticare e un futuro senza possibilità di redenzione”. Il romanzo si snoda nella parte centrale in modo organico, mentre la prima e l’ultima parte seguono un modello di scrittura che richiama il diario o la notazione burocratica al fine, forse, di dare una caratterizzazione quanto più realistica dei contesti e delle vicende narrate. Questa prima prova letteraria di Pappalardo costituisce una buona premessa per ulteriori prove, sempre più perfezionate nel percorso narrativo, e con trame tra reale e immaginario. Ad ogni modo, a parte qualche piccolo “scompenso”, l’opera è meritevole di attenzione e la proponiamo come lettura estiva, specialmente agli estimatori del noir.

Voto

“Milano Pastis” (Neropromo 2015) è il primo romanzo del giornalista Davide Pappalardo, acese di origine, ma che ha operato a Roma ed ora svolge la sua attività a Bologna. L’autore trasferisce la sua esperienza di redattore su fatti concernenti la criminalità organizzata in un’opera di più ampio respiro, che ha come fulcro la clamorosa rapina nella centralissima gioielleria Colombo di via Monteleone a Milano avvenuta il 15 aprile 1964 ad opera della banda dei marsigliesi, ma poi la stessa si snoda in una serie di avvenimenti e descrizioni frutto della fantasia del giovane scrittore, che racconta comunque con grande realismo la vita, le convinzioni, le azioni e il linguaggio di criminali incalliti che sono giunti, con un percorso frastagliato e per nulla gratificante, tra casualità, abbandono, mancanza di affetti, frustrazioni e perenne precarietà, alla devianza, all’illegalità e alla violenza al fine di sopravvivere. Il condizionamento del modello di vita rende i personaggi pronti ad avventurarsi in rischiose attività criminose al fine di ricavarne un utile materiale. Infatti in tutto il romanzo, a parte alcuni passaggi che danno spazio a qualche momento di intimità, si respira un’aria soffocante, densa di sospetti, di intrighi, di gretto opportunismo. Non si intravvede alcuna speranza, non c’è possibilità di riscatto sociale, se non con il furto di una grande quantità di preziosi nell’ambito di una rapina architettata nei dettagli, che è stata consumata dalla banda in soli quattro minuti. Accanto ai fatti di Milano, rimasti nella memoria collettiva (perché effettivamente accaduti), nell’opera troviamo dei riferimenti ai tentativi golpisti in Italia nell’estate del 1964 (“Piano Solo”) e non mancano

3 2 0

22 Vespri 27.indd 22

01/07/15 19.21


Luglio 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Autolavaggio

Giacomo impiega 64 minuti per pulire la sua automobile. Lavorando insieme a Gianni impiega 48 minuti. Quanti minuti impiegherebbe Gianni per pulire, da solo, l’automobile di Giacomo?

La corsa campestre

Giuseppe, Andrea e Marco sono tre atleti. Devono compiere un giro di pista. Se Giuseppe impiega 8 minuti per compierlo, se Andrea ne impiega 10 e Marco 9, dopo quanti minuti si ritroveranno tutti e tre al punto di partenza?

Sequenze numeriche

Una sequenza a1,a2,...,a100 di numeri reali e’ tale che la media aritmentica tra due termini consecutivi sia sempre uguale al doppio dell’indice del secondo termine (ad esempio (a3 + a4)/2 = 8). Quanto vale la somma dei cento numeri della sequenza?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero La somma delle cifre: 19; Giorni passati: sabato; Somme: A=5, B=6, C=7

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Contagious Un film di Henry Hobson. Con Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Laura Cayouette, J.D. Evermore E’ dal 2011 che la storia di Contagious (Maggie, in originale) cerca uno sbocco, uno schermo. A lungo rimasto nella famosa Black List delle sceneggiature ancora non adattate per il cinema, alla fine anche questo ‘Zombie Movie’ decisamente sui generis è riuscito a diventare realtà. Grazie probabilmente alla decisione del maggio 2013 di Arnold Schwarzenegger di vestire la doppia veste di protagonista e produttore del film. In fondo metà di questo film è proprio lui; come non essere attratti dal roccioso Commando (e presto di nuovo Terminator) nei panni di un contadino del midwest alle prese con una giovane figlia affetta dal necroambulist virus che sta trasformando le persone in zombie? Purtroppo, per noi e per la produzione, l’altra ‘metà’ è proprio l’idea alla base, nata dalla fantasia di John Scott 3. Non tanto un problema di scrittura, che lo sviluppo della vicenda non ha problemi a tenere legati a sé gli spettatori, quanto semmai una sorta di gestione superficiale degli attori e dei ritmi. Una mancanza di equilibrio e di lucidità che forse trova la sua motivazione nel fatto di essere l’Opera Prima diHenry Hobson. Ma se la citazione è presente, è certo - e meritoriamente - non sottolineata in maniera pedante, anzi affidata alla sensibilità dei vedenti. In questo senso consapevolezza e rassegnazione (per quanto non sempre sostenute con coerenza) sono paradossalmente il sostegno di chi non sa scegliere tra le opzioni a disposizione per uscire da un’impasse inevitabile. Un movimento costante e illusorio attraversa una serie di barriere concentriche poste intorno all’epicentro Maggie - da quelle personali, alle familiari o sociali - per riportarci ineluttabilmente al punto di partenza. Cambiati. Identici. Ed è interessante lo studio di un contesto fin troppo abusato, privato di fatto dei suoi stessi connotati (o connotanti, visto che di zombie se ne vedono decisamente pochi) e vissuto da un punto di vista diametralmente opposto al solito. In questa cornice è proprio la giovane co-protagonista Abigail Breslin, più del tanto bistrattato Schwarzy, a risultare meno credibile e troppo costruita, deludente insomma, anche per la teorica possibilità di sfruttare un personaggio dalle maggiori sfumature (all’ex governatore della California basta spesso la presenza scenica e una certa fissità triste nello sguardo per portare a casa la giornata). Facile quindi che risaltino maggiormente certi personaggi di contorno, niente affatto banali, e una cura tecnica non indifferente, quanto a effetti, trucco, fotografia e inquadrature. Di certo estetizzate oltre il necessario (tanto da far pensare a un nuovo recupero di scene scartate da Malick) e non esaltate da un montaggio che fosse stato più asciutto e razionalizzato avrebbero potuto alzare di diversi punti il giudizio finale.

Auguri alla Finestra sul mondo di Danila Intelisano Per te, che vuoi essere di tutti e con tutti, con una parola onesta e semplice. Lontana dall’ambiguità e dalla pusillanimità. Che vuoi ascoltare, comunicare, capire e condividere. Per te che, nella modestia, vuoi lottare contro la corruzione, l’arroganza e l’ipocrisia; che non ti svendi, che non sbiadisci e non ti arrendi. Per te, la cui parola urla piccole verità senza paura, che sei libera nel pensiero e nell’anima, che respiri umanità e vuoi trasmettere il miracolo della vita, come chi non vuole arrivare, ma viaggiare, non vuole correre ma passeggiare, non vuole avere ma essere. Per te, che non sei unica o particolare, ma vuoi fare riflettere, sostare, unire ed emozionare; che vuoi sentire le menti pulsare e i cuori galoppare. Per te, che la parola è pensata e partorita per dare coraggio, per ribellarsi e per amare. Per i bimbi e i canuti, per gli adolescenti, per i gioiosi e i depressi, per i ricchi e per i poveri e per ricordare che tutto si spegne e finisce, tranne la dignità, l’onestà e l’orgoglio di avere vissuto senza timore di perdere e di morire. Per te, che fai sorridere o piangere, o lasci indifferenza, per le parole infantili e indifese, come i valori e i talenti del cuore. Che al mattino ti alzi con tenacia e ostinazione, che sei piccola, ma discuti come i grandi, mentre ti dimeni e piangi per il creato, per la fame, la fatica, l’incoscienza e l’inconsapevolezza. Per gli emarginati, per un fiore che nasce e per il dolore di un bambino. Per le parole mai stanche e mai sopite che vogliono vagare, imparare, elaborare e donare. Per te che scrivi di sogni e bisogni. Per te che raccogli per le vie delle città cocci di umanità, per crescere e ricordare che proveniamo da un pianeta dimenticato e deriso, ma indistruttibile: Amore. Per te, che non passerai di moda, perché i sentimenti non hanno tempo e spazio. Auguri per il tuo primo compleanno “Finestra sul mondo”, che sei nata e morirai libera, come il vecchio Cosmo che ci accompagna con i suoi tanti anni di saggezza e non si arrende nel marasma della vita.

23 Vespri 27.indd 23

01/07/15 19.21


Vespri 27.indd 24

01/07/15 19.21


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.