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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 44 anno IX - 6 dicembre 2014 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

La Sicilia delle brutte figure di Claudio Melchiorre Ci sono cose che abbiamo sotto gli occhi, ma non ci scandalizzano. E facciamo male. La Sicilia non ha bonificato il proprio amianto. I fondi dello Stato e dell’Unione Europea erano disponibili sui nostri conti, ma non sono stati spesi. Pigrizia. Stessa storia per i centri antiviolenza e per la tutela dell’integrità fisica delle donne. Due record. Soldi disponibili e non spesi. Per chi ricorda la polemica sul Ponte Gioeni, ricorderà che l’argomento principe per la demolizione del manufatto fu che c’erano i soldi disponibili ed era un peccato non spenderli. Sull’amianto, sono vent’anni che questo materiale è fuorilegge e considerato senza alcun dubbio tossico. Iniziative istituzionali ce ne sono state. La scorsa primavera, si è detto che finalmente era stata approvata la norma che dovrebbe rendere possibile l’inizio della bonifica del territorio. Somme disponibili: 21 milioni. In realtà era la quarta iniziativa legislativa di questo tenore. Nelle informazioni a corredo della norma si parla in particolare di un paio di siti ex industriali. Nulla si dice delle centinaia di migliaia di immobili che hanno ancora manufatti in cemento amianto, a cominciare dalle canne funarie, per finire con i serbatoi dell’acqua. continua a pag 12

Siracusa e Taormina: tremano i teatri Servizi pag. 12-13

Catania

Politica regionale

L’inutile lettera di Bianco ai cittadini

Il continuo degrado della Sicilia

G . B u sà

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La lenta, lunga, inarrestabile agonia della d i Maria de lo s Angeles Ga rcia La Sicilia sarà bellissima Spiace contraddire Felice Cavallaro, inviato del Corriere della Sera, che ha dato questo titolo alla sua piece teatrale con cui ha voluto ricordare le stragi palermitane che vollero cancellare l’attività giudiziaria di Falcone e Borsellino. La Sicilia non potrà essere bellissima, perchè la Sicilia non ha mai pensato al futuro: lo dimostra la sua lingua, il siciliano, che pur essendo considerato l’humus, insieme al fiorentino, della nostra lingua nazionale, non declina i suoi verbi al futuro. Siculi e Sicani, nel corso dei secoli di dominazioni straniere che ci separano da loro, svilupparono la singolare capacità che permise alla Sicilia e ai siciliani di sopportare ogni forma di violenza, di sopravvivere ad ogni razzia, di resistere ad ogni oppressione. Fenici, greci, romani, turchi, spagnoli, arabi, francesi e austriaci, piemontesi, napoletani, ogni variante di vassalli, valvassori e valvassini, papalini e massoni, mafiosi, dall’alba della storia fino alla seconda guerra mondiale con tedeschi e perfino americani, hanno provato tutti – senza riuscirci – a sottomettere la tempra di questo antico popolo abituato a rendere fertile, sotto i raggi implacabili del sole, la nostra brulla e dura terra. Nei secoli gli invasori che mai furono dominatori, hanno portato via ogni cosa. Ogni barlume di ricchezza. Perfino il nostro futuro. Ma non la dignità, la fierezza. Oggi più che mai il futuro della Sicilia è negato. Da una classe dirigente inadeguata, che sta compiendo l’ultimo atto predatorio, appropriandosi della facoltà di decidere senza averne la capacità. Residuo oltraggio a una dignità già piagata dalla atavica povertà residuata dalle predazioni che si sono succedute nella storia. Non è cambiato niente - Il commento è unanime. Il Crocetta-ter è inadeguato almeno quanto gli altri due governi che l’hanno preceduto. Per il semplice fatto che il “minimo” comune deno-

Piovono giudizi negativi: dal sindacato, dal governo nazionale, dalla magistratura contabile – Il Crocetta ter è uguale agli altri due: aumenta il deficit, diminuisca il dialogo, aumenta la povertà minatore è proprio Crocetta: il governatore più impreparato della storia d’Italia. Non c’è un solo argomento – tra quelli annunciati o affrontati negli ultimi due anni – che non sia diventato, dopo l’approccio governativo, un vero e proprio disastro: dalla nomina dei dirigenti generali alla pseudo riforma della province, dal Muos alle trivellazioni nel Mar di Sicilia, dall’eolico alla gestione delle discariche, dalla formazione professionale al lavoro, dalla programmazione alla gestione dei fondi europei, dal bilancio alla gestione delle società partecipate. Michele Pagliaro, segretario generale della CGIL, lo dice senza mezze parole: il governo amplia il debito dei siciliani ma l’unico risultato utile sta nel parallelo aumento dei siciliani che vivono in situazione di povertà assoluta, che sono già 320 mila e sono in costante, crescente, aumento. Perfino il Ministro degli affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, non ha potuto fare a meno di segnalare le criticità e i ritardi che, in Sicilia, stanno caratterizzando la gestione del piano giovani. L’eredità di Nelli - Oltre che con i suoi problemi endemici, con le sue povertà storiche, la Sicilia deve adesso fare i conti con i guasti della antipolitica contemporanea. L’eredità di Nelli, ad esempio: oltre seimila ex dipendenti degli enti di formazione professionale e circa duemila ex addetti agli sportelli polifunzionali. Gli ottomila nuovi disoccu-

pati siciliani, frutto della – mai vista – “riforma” del sistema della formazione. Nelli Scilabra è stata il killer a cui Saro Crocetta ha armato la mano per cancellare un sistema certamente difettoso, sicuramente sbagliato, a cui è stato sostituito il nulla. Che non cambia lo scenario, se non in peggio. Anche dando per buone le valutazioni per cui la politica, “prima” di Crocetta, aveva creato un “mostro” a cui aveva assegnato il ruolo di gigantesco ammortizzatore sociale, caratterizzato da una forte interdipendenza dalla stessa politica, il risultato dell’intervento crocettiano appare incongruo e politicamente, oltre che praticamente scorretto. Il presupposto da cui muove il “condicator” siciliano non si discosta infatti, da quello che si è voluto “sradicare”. Crocetta infatti ha voluto eliminare ogni scoria dei vecchi rapporti tra politica e formazione professionale, per crearne uno nuovo, a lui gradito, tra formazione e confindustria. Sulla base di quale valutazione è stata fatta questa scelta è un mistero. Ed è un mistero anche la modalità con cui questa direttiva, ampiamente annunciata, dovrebbe concretizzarsi, visto che l’altrettanto annunciata legge di riforma del settore non c’è. O se c’è, ancora nessuno l’ha vista. Crocetta l’industriale de noantri - Il clichè è lo stesso utilizzato nella gestione della vicenda dei consorzi per le aree di sviluppo

Il presidente Crocetta industriale. Passi che nessuno si scandalizzi dinanzi all’incredibile conflitto d’interessi che vede assessore alle attività produttive una “dipendente” dell’associazione degli industriali. Passi che nessuno si scandalizzi se un altro personaggio molto vicino agli ambienti degli industriali siciliani gestisca – senza averne i titoli – il consorzio regionale in cui sono confluiti i patrimoni immobiliari di tutti i consorzi siciliani. Ma dovrebbe scandalizzare il ritardo, immotivato, con cui il governo sta provando ad applicare la legge che prevedeva la costituzione di un consiglio d’amministrazione nella pienezza dei suoi poteri entro la fine di quest’anno. La procedura è diventata così complessa da consigliare al governo, di predisporre un decreto di proroga. Con lo stesso sistema con cui Crocetta e i suoi si sono impadroniti di nove province su nove, non vincendo le elezioni, ma “abrogandole”, in nome di una finta riforma che stenta a vedere la luce. Con lo stesso sistema con cui si proroga la durata dell’attività delle discariche siciliane – pubbliche e private – che nel resto d’Europa sono chiuse da anni: ritardando la realizzazione degli impianti di stoccaggio e riutilizzo dei rifiuti “per filiera”. Con lo stesso sistema con cui sono state bloccate tutte le autorizzazioni per la produzione di energia attraverso il sistema eoli-

co, concentrando le autorizzazioni su alcune grandi installazioni di “solare”, casualmente previste nell’area di Gela. Con lo stesso sistema con cui si sono bloccati i bandi in alcuni settori strategici per la Sicilia: dal Turismo ai Beni culturali, all’ambiente, per “dirottare” la somme verso le graduatorie, tanto lunghe da non essere altrimenti finanziabili, in alcuni settori più consoni alla vena imprenditoriale degli industriali siciliani, a cui il buon Saro è “devoto”. Le trivelle della discordia - A sentire le dichiarazioni del governatore, al mondo dell’industria si dovrebbe non solo ammirazione, ma anche rispetto. Per la infinita generosità che ne contraddistingue l’operato a favore dei siciliani. Prendiamo, ad esempio, il recentissimo caso delle trivellazioni petrolifere al largo della Sicilia. Miopi e ingrati sono quei politici – poco importa se lo schieramento regionale vada dal pd ai cinquestelle attraversando il centro e il centrodestra di sala d’Ercole – che vorrebbero fermare le ricerche di oro nero. Alla Regione – afferma Re Saro - ne verranno enormi ricchezze: dai 300 ai 500 milioni almeno. Che se non sono il tesoro di Aladino, sarebbero pur sempre una gran boccata di ossigeno per le esauste casse regionali. Poco importa che la loro attività aumenti il rischio sismico. Poco interessa che il pompaggio sia a forte rischio inquinamento. Poco

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ella Sicilia, che un giorno sarà bellissima... importa che per ottenere quelle somme “promesse” il governo abbia firmato un patto segreto che “blocca” le royalties, competenza che è – invece – del parlamento regionale. La trivellazione, insomma, s’ha da fare. Anche perchè, in caso contrario, la raffineria di Gela sarebbe chiusa invece che ristrutturata. E’ la politica del nuovo millennio. Il buco che non c’è - Nelle ultime ore, è scoppiato un altro caso di evidente “incompetenza”. La giunta regionale, infatti, ha approvato un disegno di legge che autorizza l’apertura di un nuovo mutuo di 2 miliardi di euro per far fronte ai debiti del settore della sanità. Qualcuno ha dato una sbirciata alle carte e ha scoperto che l’assessore Lucia Borsellino, appena due anni fa, all’epoca di Massimo Russo, nella sua veste – allora – di dirigente generale dell’assessorato, aveva firmato una dettagliatissima relazione in cui si spiegava che la sanità siciliana era ormai diventata tanto virtuosa da aver azzerato il suo deficit. Un deficit, giova dirlo fin d’ora, che non era tutto derivato da “sconfinamenti” nei conti delle aziende sanitarie, ma in gran parte provocato proprio dai ritardi nei pagamenti da parte della Regione che, a sua volta, trovava “ostruiti” - dal deficit – i flussi finanziari dal governo nazionale. Un giro vizioso di ritardi insomma, che aveva portato a enfatizzare la situazione e che le drastiche manovre volute dal governo Lombardo, permisero di azzerare, riallineando la Sicilia al cosiddetto piano di rientro della spesa sanitaria nazionale. Quando, come e da chi sarebbe stato creato questo nuovo “buco” da due miliardi? Se, come dicono alcune malelingue, il buco non sia nella sanità, saremmo di fron-

te a un atto amministrativamente molto grave. Che andrebbe analizzato fino in fondo. Per capire chi ha sbagliato, chi è -eventualmente – in malafede. Ma soprattutto, per capire a cosa servono due miliardi che – stando così le cose – sarebbero “dirottate” verso altre, “oscure” esigenze... Si tratta solo di incapacità? I dirigenti fantasma - Il geometra Crocetta sta per impattare, comunque, con un altro “svarione” amministrativo, di valore ben più elevato rispetto ai due milioni di Euro che la Corte dei Conti chiede a lui e al “suo” presidente di sicilia e-servizi, Ingroia, per le 56 assunzioni nella società informatica regionale. Il movimento cinquestelle ha infatti depositato l’interpellanza con cui si chiede al governo conto e ragione della nomina dei 25 dirigenti generali privi dei titoli di legge, messi a capo della macchina burocratica regionale. Vi raccontiamo la storia dall’inizio perchè è – oggettivamente – surreale. Nel 2002, la Regione mise mano – ancora una volta – alla struttura del suo personale dipendente. In un irrefrenabile impeto elettoralistico, si pensò di creare una nuova categoria di persone “eternamente grate” alla politica. E vennero letteralmente inventati i dirigenti di terza fascia. Nel resto d’Italia infatti, le “fasce” della dirigenza sono soltanto due. E si accede ad esse, esclusivamente per concorso. La carriera dei funzionari – il gradino immediatamente più basso della dirigenza – si sviluppa infatti – dopo l’accesso nell’amministrazione pubblica prevalentemente per anzianità e cooptazione. I ranghi più alti della burocrazia regionale sono infatti affollati da architetti assunti per chiamata

diretta con le leggi sulle diverse sanatorie edilizie e di diplomati e laureati “scaricati” all’interno della Regione dalla legge 285 sull’occupazione giovanile degli anni 80, da centinaia di persone che sono state addette agli infiniti censimenti dei beni culturali, perfino dagli ex marescialli del corpo forestale diventati colonnelli. Ecco, oltre duemila di questi funzionari, in una notte, varcarono la soglia della dirigenza. E alcuni di loro, grazie ad una ardita interpretazione della legge, dopo due anni da capo gabinetto di un assessore, o cinque a capo di una unità operativa, sono diventati “aspiranti” dirigenti generali. Una aspirazione che negli ultimi tre governi ha trovato sfogo nella nomina di molti di loro ai più alti incarichi dell’amministrazione regionale. Con retribuzioni da favola, che adesso Crocetta avrebbe voluto “ridurre” al di sotto della soglia nazionale di 250 mila euro. Ma il problema non è solo nelle retribuzioni di questi signori: il Tar ha sancito che l’idea del governatore era incostituzionale e come tale è stata archiviata. Adesso si vuol far piena luce sulla illegittimità delle nomine. Di cui nessuno, tranne il governo, dubita. Le pronunce dei tribunali amministrative sono già state tante e tutte chiarissime: i dirigenti siciliani di terza fascia non possono essere nominati dirigenti generali. Per ricoprire questo ruolo devono prima di tutto superare il concorso che li promuova in una delle due fasce “vere”. Poi, sulla base di una procedura di evidenza pubblica, il governo potrebbe nominarli dirigenti generali. Ma di questa procedeura, dei concorsi, dei bandi e degli esami non c’è traccia. E c’è anzi il so-

spetto che alcuni dei “nominati” non abbiano neanche i requisiti minimi previsti dall’applicazione “taroccata” della norma statale. Tra i dirigenti c’è più di qualcuno che non è mai stato capo di gabinetto per due anni o responsabile di una unità operativa per cinque. Ma sia – questo sì – politicamente molto appoggiato. Ecco perchè nell’era Crocetta di queste vicende si è solo parlato a denti stretti. Perchè da più parti, a Sala d’Ercole, c’è stata una sorta di esortazione alla prudenza, alla “responsabilità”. Gli stessi cinquestelle, avevano “fiutato” l’anomalia della questione al momento della prima infornata di dirigenti generali crocettiani. E minacciarono, già allora, atti ispettivi mai redatti. Qualche mese fa, dopo il più recente pronunciamento del Tar sul caso della nomina della segretaria generale, i nodi sono pubblicamente venuti al pettine. Ed eccola lì, adesso, l’interpellanza bella e depositata. Adesso il governo – prima o poi- dovrà rispondere. E c’è da giurare che il giorno dopo, gli atti e le dichiarazioni finiranno sul tavolo dei magistrati. La bomba sociale - Da qualche giorno però, i siciliani possono stare tranquilli. Per la prima volta – forse – il governo ha dato prova di essere consapevole di ciò che cova sotto la cenere: una vera e propria bomba sociale. L’affermazione è “fiorita” in bocca all’assessore regionale al lavoro, Bruno Caruso, alla fine di un infuocato, difficile, incontro con i neo disoccupati del settore della formazione. In seimila hanno raggiunto l’assessorato per chiedere conto e ragione della cassa integrazione in deroga promessa dal governatore a tutti gli ex addetti alla formazione professionale.

E l’incontro con l’assessore e la sua dirigente generale, Maria Rosa Corsello, è andato male. Malissimo. Perchè l’assessore, in tutta onestà, ha dovuto raffigurare la situazione per quella che era: un disastro. Il governo nazionale infatti, quasi a risposta della promessa fatta urbi et orbi da Saro Crocetta, ha diramato una nota con cui il Ministeri del lavoro ha spiegato che gli enti di formazione non possono essere considerati – a rigor di legge – delle aziende. E che per i loro dipendenti, insomma, non è possibile erogare la cassa integrazione in deroga. Le regioni, se sono in possesso delle risorse, possono provvedere a carico dei rispettivi bilanci. E la Regione Siciliana, almeno in questa fase, ha un enorme surplus di fondi non utilizzati nei capitoli della formazione, ma non ha certamente un solo centesimo da utilizzare come ammortizzatore sociale per i lavoratori che essa stessa ha portato al licenziamento. E così, molto probabilmente, si è spiegata anche la “furbata” del finto buco da due miliardi nella sanità. Questi signori sono finalmente consapevoli di avere tra le mani una bomba sociale. Ma non cambia nulla. Anzi peggiora tutto. Ed è evidente in maniera solare che loro non sono adeguati a governare neanche un condominio. Ecco perchè, considerato che la bomba è certamente innescata, che loro, non sono degli artificieri, ma dei maldestri incendiari. Ci auguriamo solo che, da qualche parte, ci sia finalmente un “rigurgito” di onestà politica e che si possa realmente cambiare pagina. Subito. Prima che la bomba esploda sotto gli occhi di tutti. Altro che Sicilia bellissima. Altro che futuro...

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Bianco scrive “Non gettate cartacce”. Ma niente soluzioni d i G iulia no Busà

Al culmine della critica e dell’attenzione mediatica nei suoi confronti, il sindaco di Catania Enzo Bianco ha deciso di scrivere alla città. Lo ha fatto, in particolare, all’indomani dell’aggressione subita, episodio che, agli occhi della cittadinanza, gli ha donato l’aura della vittima e non del colpevole di parte delle problematiche al centro della discussione e delle lamentele in città. Lo ha fatto in maniera quanto mai didascalica, riempiendo le pagine dei giornali che l’hanno rispettosamente pubblicata senza filtri o commenti di ovvietà e moralismo. Leggiamone i passaggi più significativi. “Scrivo questa lettera all’indomani dell’ennesima scossa ricevuta dalla città. Non mi riferisco, ovviamente, all’aggressione da me subita, anche se colgo l’occasione per ringraziare tutti i catanesi per le innumerevoli manifestazioni d’affetto ricevute, o ad altri episodi, ma a quell’operazione “Caronte” che ha dimostrato come l’economia sana della città sia pesantemente condizionata da quell’intreccio mafia-affari-politica che abbiamo sempre denunciato”. Piccola parentesi politicamente scorrettissima: la letteratura politica – ultimo in ordine di tempo è il cult House of Cards – è piena di storie di politici in difficoltà mediatica che ricorrono ad episodi spiacevoli, come una tentata aggressione, per risollevare la propria immagine agli occhi della gente. Per onestà intellettuale, avendolo

liberamente pensato, liberamente lo si scrive. Proseguiamo. “Sappiamo tutti di non dover mai abbassare la guardia nella lotta contro la criminalità, organizzata e non, anche se in altre zone d’Italia, nord compreso, la situazione non è affatto migliore, come dimostra la recente classifica del Sole 24 ore”. Dopo le ovvietà, ecco il moralismo didascalico: “Noi però dobbiamo superare l’illegalità anche di certi piccoli gesti quotidiani: parcheggiare male, gettare in terra le cartacce, non rispettare il bene comune. Cose apparentemente banali ma che hanno pesanti ricadute economiche per esempio sul turismo: Catania è splendida, ma viene sporcata, svilita, mortificata dalla mancanza di educazione di alcuni, troppi, suoi abitanti. Dobbiamo recuperare il rispetto, di noi stessi e degli altri, se vogliamo intraprendere la strada della legalità. Il rispetto, e non il disprezzo, delle regole del vivere civile. E delle persone che quelle regole incarnano, come l’operatore di polizia stradale, Giovanni Santoro, malmenato pesantemente da un automobilista che protestava”. Sacrosanto il riferimento all’agente Santoro, ma se a Catania il turismo è assente ingiustificato le responsabilità vanno ascritte anche e soprattutto alla mancanza di

Enzo Bianco

una adeguata pianificazione amministrativa, poi vengono le cartacce. Poi momento-lacrime: “La crisi spinge i più deboli alla disperazione di chi si sente abbandonato. Per questo vogliamo incrementare, con l’assessorato al Welfare, i servizi finalizzati all’ascolto e all’assistenza, non soltanto psicologica ma anche per fornire indicazioni pratiche sugli uffici o sulle organizzazioni che possano dare un supporto. Chi ha problemi non va lasciato solo e a volte anche soltanto una parola di conforto può essere importante per superare un momento critico”. Si legge ancora: “Anche quando si prendono pugni in faccia, bisogna subito rialzare la testa, rimettersi in piedi e riprendere, orgogliosamente, la propria strada”. Un riferimento al proprio episodio, che prepara la stoccata paternalistica: “Se dunque nel Paese c’è un clima pesante, di contrapposizione, di odio, che a volte esplode sui social media o in qualche trasmissione televisiva suggestionando chi non ha sufficiente personalità o cultura o chi ha una mente debole, occorre voltare pagina. Dobbiamo tor-

nare ad aprirci, imparare a fare rete, a collaborare, a evitare le contrapposizioni egoistiche per scegliere non il male minore, ma il meglio per tutti”. Dopo qualche riferimento ai lavori in perenne cantiere, Bianco tocca infine il tasto dell’orgoglio cittadino: “Noi Catanesi dobbiamo tornare a pensare in grande e per questo i nostri obiettivi non possono essere soltanto di breve termine. Dobbiamo pensare a investire nello sviluppo, grazie a imprenditori coraggiosi che devono sapersi scommettere di più e ai nostri straordinari ragazzi, ricchi di intelligenza e creatività. La nostra forza è nel nostro meraviglioso territorio, che l’Umanità ha indicato come suo Patrimonio e del quale, ricordiamocelo sempre, noi Catanesi siamo prima di tutto i custodi. È su questa nostra terra dobbiamo puntare, perché essa non ci tradirà mai. Rimbocchiamoci le maniche, dunque, con serenità. E mettiamoci a lavorare tutti insieme, senza divisioni e senza egoismi”. Una sorta di chiamata alle armi ma anche un angelus recitato dal pulpito sindacale, una raccomandazione a che tutti si comportino bene quando escono di casa, come se bastasse questo a cambiare le sorti di una città. Come se non fosse utile, poi, ogni tanto, se e quando capita, sfrutta-

re un’occasione del genere per prendersi qualche responsabilità, per dire che se le cose non vanno ancora bene è anche perché l’amministrazione non ha ancora trovato le giuste misure, ma tranquilli, ci rifaremo, stiamo lavorando per voi. Di più: perché certe volte chi doveva decidere ha proprio sbagliato. E invece di sbagli “dall’alto” manco l’ombra nella lettera del sindaco alla città, come se fosse bastato un pugno in faccia e l’aver accolto le scuse dei genitori dell’aggressore a cancellare delle evidenti e comprovate responsabilità, anche mediatiche e comunicative (la Virgin ad Acicastello resterà negli annali). Fa bene allora Maurizio Caserta a commentare: “Sicuramente esistono studi, in possesso della nostra amministrazione, che mostrano che, a seguito di interventi di personalità autorevoli che invitano al rispetto della legge, il tasso di illegalità di un territorio si riduce. Quegli stessi dati e quegli stessi modelli devono pure mostrare che il sistema giudiziario, le forze di polizia, il sistema educativo, non riescono da soli a fronteggiare la diffusa illegalità di cui soffrono i nostri territori, rendendo necessario l’intervento risolutivo dei sindaci”. E in effetti è lecito credere che un sindaco abbia armi più efficaci di una lettera di raccomandazioni per risolvere i problemi della propria città. Sarebbe ora di non nascondersi dietro un pugno (anche in faccia), lasciare perdere le belle parole e fare qualcosa. Anche sbagliando, purché si chieda scusa.

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L’Europa è un nano in balia degli Usa di Gi ovanni Ar i zzone In un mondo che sta cambiando immensamente, l’Europa diviene sempre più piccola e irrilevante, prigioniera di regole e schemi assurdi quanto soffocanti che essa stessa s’è data, e più che mai condizionata dai desideri d’un vecchio monarca, gli Usa, che il resto del pianeta riconosce sempre meno. La crisi in cui la Ue è impantanata viene da lontano, certo, e molto ci sarebbe da dire su cause e conseguenze, ma l’incapacità d’affrontarla è tutta sua ed è figlia dell’ipocrita costruzione di un’Unione che per l’ottuso egoismo dei singoli Paesi non è e non sarà mai politica. Per non prendere atto d’un fallimento, si cercò la scorciatoia dell’Euro, una moneta senza Stato, senza Banca Centrale garante di ultima istanza, senza un’unica politica fiscale ed economica, insomma, senza un’unica entità politica dietro: una mostruosità che rovesciava la logica delle cose, che vede la moneta venir dietro al resto. La verità è che per evitare che il peso politico di una Germania unificata divenisse preponderante, ciecamente si prese la via di un’Unione economico-finanziaria, facendo un favore colossale a Berlino coi risultati che abbiamo tutti sotto gli occhi: invece che una Germania politicamente europea, abbiamo un’Europa economicamente e finanziariamente tedesca. Ma il problema è pure che un’entità simile è e resta

un nano politico, in balia dei suoi componenti più rilevanti (vedi ancora Germania) e facile preda delle potenze globali che si confrontano per spartirsi il mondo; ne abbiamo prove a iosa e da ultimo nella crisi Ucraina. Semplificando brutalmente la cosa, spogliandola dai tanti orpelli con cui l’hanno infiorata i media, laggiù si sono scontrati dapprima gli interessi di Germania e Russia: Berlino, che da anni intesseva pazientemente legami con Mosca, ambiva a un’egemonia regionale sui Paesi dell’Est, e intendeva che questo le venisse riconosciuto trattando da pari a pari con il Kremlino. La crisi sobillata per le strade e culminata nell’oscuro massacro del 20 febbraio, aveva trovato una soluzione negoziata la notte del 21, quando Germania, Russia, l’allora presidente Yanukovyc e rappresentanti dei movimenti della rivolta si-

glarono un accordo che bene o male accontentava tutti, ma Washington non intendeva permettere una conclusione della crisi che avrebbe creato un’area di collaborazione euro-russa da cui sarebbe stata tagliata fuori, e neppure che la Germania, in autonomia, assurgesse a potenza regionale riconosciuta. Così mentre l’inchiostro sugli accordi era ancora fresco, scattava un autentico colpo di stato che, attraverso la mobilitazione di una piazza manovrata faceva saltare tutto, conducendo al disastro che c’è adesso: un Paese è stato destabilizzato e spezzato in due da una guerra civile i cui morti si contano già a migliaia; Russia ed Europa, due aree naturalmente complementari (ricchissima di risorse naturali la prima, di know-how e potenzialità industriali la seconda) sono state messe l’una contro l’altra, spezzando relazioni in-

trecciate per decenni; la Nato è stata rivitalizzata, ridandole uno scopo surrettizio che aveva ormai perso da tempo, coll’additare un nuovo nemico. Il tutto a costo zero per gli Usa, che per sovrappiù tentano d’imporre alla Ue il proprio trattato commerciale Ttip per ingabbiarla definitivamente. Chi sconta il costo per l’obbedienza ai disegni dello Zio Sam sono ancora e sempre le economie europee, più che mai avvinte in una crisi senza fine e impedite a utilizzare il proprio sbocco naturale; la Russia, dal canto suo, si volge a Oriente, dove s’è ormai spostato il baricentro del mondo e sigla accordi colossali con la Cina e con gli altri soggetti di quell’area. E l’Europa? A Pechino, dove il Presidente Xi Jinping ha mostrato al mondo la potenza del Dragone illustrando i tre progetti strategici che, disegnando un

nuovo ordine, ne allargherà l’influenza dal Mar Giallo alle porte dell’Europa attraverso tutta l’Asia, gli Stati della Ue erano pigmei balbettanti; eppure uno di quei progetti, la Nuova Via della Seta, prevede una serie di colossali investimenti infrastrutturali per unire la Cina proprio all’Europa. Lo stesso Obama ha dovuto abbozzare, costretto ad accettare che il mondo è divenuto ormai multipolare, che sempre più Paesi emergono e scelgono il proprio posto, con buona pace delle tradizioni a Stelle e Strisce. Ma gli europei andranno come sempre in ordine sparso, chiusi nel loro imbarazzante egocentrismo, condannandosi all’irrilevanza, ma sempre di conserva ai “desiderata” dello Zio Sam; un monarca sempre meno ascoltato nel vasto pianeta, ma sempre ubbidito nella piccola Europa, anche quando per essa implica costi altissimi.

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DICEMBRE 2014 - Redazionale

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Usura in aumento. Da palazzo di giustizia la conferma d i Marco Bena nt i Lo scorso anno, un’operazione dei carabinieri della compagnia di Acireale scompaginò quella che –secondo investigatori e inquirenti- era una vera e propria associazione a delinquere su base familiare, dedita all’usura. A distanza di oltre dodici mesi, è cominciato, dopo il rinvio a giudizio del Gup Francesco D’Arrigo su richiesta del Pm Alessandra Chiavegatti, con un rinvio immediato, il processo davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Catania (presidente Maria Pia Urso a latere Mirabella e Catena). Organizzatore di questa speciale “sodalizio” sarebbe stato Rosario Fichera, figlio dell’81enne Camillo, anche lui coinvolto, e ritenuto la “mente” e al vertice della famiglia. A fare da esattori sarebbero state anche delle donne. Un ruolo emancipativo, si direbbe. Le indagini erano state avviate durante un’inchiesta per una ra-

pina alla filiale di Ragalna della Banca popolare di Lodi in cui era coinvolto Rosario Fichera. E’ così emersa la presunta attività di usura gestiva da una famiglia che avrebbe avuto i connotati di un’associazione per delinquere dedita alla concessione di prestiti a favore di privati o titolari di attività artigianali e commerciali, sui quali gravavano tassi usurari che arrivavano toccare soglie oscillanti tra il 10 ed il 20% al mese (120-240% annuo), con punte, in un caso specifico, anche del 20% al giorno, ovvero il 600% al mese. Il capo sarebbe stato l’anziano Camillo Fichera, in base ai “clienti”, avrebbe deciso il tasso da applicare ai prestiti elargiti; attorno a lui sarebbero ruotate le figure degli altri associati, in primis il figlio Rosario. I problemi per le vittime sarebbero state scattate in caso di mancati o ritardati pagamenti; era in questi casi che sarebbe entrato in gioco Rosario Fichera il quale, anche dal carcere, avreb-

be mandato le sue donne, ovvero la moglie e la madre, a riscuotere direttamente presso gli esercizi gestiti dalle vittime o a casa delle stesse. In alcune circostanze, per le riscossioni, il 51enne si sarebbe avvalso di altri personaggi esterni all’associazione, che avrebbero concorso nel reato solo per singole operazioni. Le donne avrebbero giocato un ruolo di esecutrici di ordini, disposizioni ricevute dai vertici. I loro compiti sarebbero state relative alle riscossioni dei crediti dovuti dai cattivi pagatori o dai ritardatari, che relativi alla pattuizione delle condizioni dei prestiti. E quali sarebbero state le cause di questo ricorso all’usura? Bisogni personali della famiglia, difficoltà economiche delle attività e, cosa da non sottovalutare, l’indebitamento dovuto al vizio del gioco. Non a caso, numerose sono le parti offese: sono 13, in particolare commercianti. Non a caso, è contestata anche l’ipotesi di re-

ato di favoreggiamento: perché in talune circostanze, ci sarebbe stato una sorta di aiuto ad eludere le investigazioni dei carabinieri da parte di taluni indagati a favore di altri. Questa vicenda, che attende naturalmente i dovuti eventuali riscontri in sede dibattimentale, prima di qualsiasi nota di condanna definitiva, rientra in un contesto generale, economico e sociale, che si fa ogni giorno sempre più cupo: di recente, sono stati diffusi dati su base nazionale dalla Cgia di Mestre. Che fanno riflettere. Come quello riguardante il fatto che 100 miliardi in meno sono stati erogati negli ultimi due anni dalle banche. Un dato che fa incrementare di molto il rischio di surua. I numeri più preoccupanti sono ancora una volta nel Mezzogiorno. Primo posto tra le regioni a rischio per la Campania, seguita da Calabria ed Abruzzo. Anche in Sicilia la situazione è preoccupante. Secondo questa classi-

fica, la nostra regione occupa, infatti, il quinto posto, registrando un alto tasso di rischio usura. Non potendo rivolgersi alle banche e con la disoccupazione in crescita, chi ha la necessità di recuperare del denaro trova non poche difficoltà. Proprio su questa realtà si insinua il rischio usura. Una condizione di progressivo rischio per un fenomeno in aumento esponenziale, come già evidenziato, non molto tempo fa, anche nella relazione sullo stato della giustizia a Catania redatto dai vertici della magistratura etnea. Famiglie disperate ed imprese sull’orlo del fallimento non trovano altre soluzioni. Sperano di poter far fronte agli usurai, ma la morsa in cui si ritrovano schiacciati toglie il più delle volte non solo quel po’ di denaro rimasto, ma anche la dignità personale. E tutto questo talora solo per fare fronte a scadenze fiscali, oppure ad un imprevisto di vita, come un infortunio o un grave incidente.

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Sodano: “La discontinuità di Bonaccorsi? di Alberto Cardillo

Per dieci anni ha retto le sorti del Comune di Giarre. Una donna -a torto o a ragione- spesso sola al comando nel mare di una politica fatta di lupi e sciacalli. Parliamo di Teresa Sodano, sindaco di Giarre dal 2003 al 2013. Per capire con più distacco cosa sono realmente stati i suoi dieci anni di amministrazione e come vede l’attuale azione del sindaco Bonaccorsi, abbiamo deciso di incontrare proprio lei, l’ex sindaco ripudiato un anno fa da Pippo Pagano e dalla coalizione da lui ricomposta. Signora Sodano, sono passati diciotto mesi dalla vittoria elettorale di Roberto Bonaccorsi. La luna di miele con la città e con la maggioranza che lo sostiene sembra essere agli sgoccioli. Lei conosce bene gli attori della maggioranza di centrodestra dato che la quasi totalità di questa è sovrapponibile a quella che sostenne la Sua amministrazione. Quale discontinuità, qualora l’abbia ravvisata, ha notato nell’azione di Roberto Bonaccorsi? Questa maggioranza non è uguale, è più scadente della mia. La discontinuità è stata nel non fare. Le cose che ho lasciato Io sono sotto gli occhi di tutti, un lavoro enorme durato anni, sacrificando la mia vita ogni giorno per dieci anni dalle sei di mattina alle dieci di sera. Qual è la discontinuità? Aver tolto i telefonini ad alcuni dipendenti? Questo comporta solo disservizi. Mi hanno riferito che, per esempio, una sera hanno dovuto cercare a casa un operaio che era di reperibilità perché era stato privato del telefono di servizio. Che senso ha bloccare una macchina amministrativa per queste piccolezze? La macchina amministrativa, inoltre è stata bloccata anche a livelli più alti, tant’è che Lui stesso (Bonaccorsi, ndr) se n’è reso conto e ha rimesso al proprio posto dirigenti che all’epoca del Suo insediamento per Lui erano il male assoluto, ora sembra non possa farne a meno. C’è un’assenza totale di programmazione e di visione futura. Mi sembra si viva solo di

spot… Però, mi faccia aggiungere qualcos’altro… Prego. Ho notato, specie negli ultimi mesi del mio mandato, che molti hanno aspramente criticato la mia azione amministrativa, anche voi de I Vespri… Vero, sempre alla luce del sole e senza secondi fini. Sì, certo questo lo so e lo riconosco, però, se si sapesse veramente quello che abbiamo fatto per questa città, specie nel confronto con il nulla attuale, non si parlerebbe ancora male della mia gestione. Dieci anni davvero straordinari. Ma il tempo è galantuomo. Ma Lei non ha nulla da rimproverarsi, magari dal punto di vista del rapporto diretto con la città e con alcuni settori sani della sua maggioranza che spesso cercarono - invano- di dialogare con Lei e con il suo entourage? Guardi, dal punto della comunicazione sì, ho qualcosa da rimproverarmi. Ma deve comprendere che noi correvamo come i pazzi, realizzando quasi giornalmente opere utili alla città. Cose che per noi erano di ordinaria amministrazione, non pensavamo a fare proclami. Oggi anche l’ordinarissima amministrazione viene enfatizzata come una cosa dell’altro mondo. Bonificare caditoie o asfaltare strade in precarie condizioni era per me un atto dovuto che non richiedeva alcuna grancassa. Abbiamo capito che a Lei sta antipatico Bonaccorsi… No, a me da fastidio il suo modo di porsi come l’unico uomo della provvidenza. Un atteggiamento intutile, tra l’altro, perché i nodi vengono sempre al pettine con il tempo. La questione dell’Ospedale è emblematica. Cosa è andato a fare a Roma dal Ministro Lorenzin? Cosa ha ottenuto dopo che gli hanno giustamente detto che lo Stato non ha competenza con quanto avviene nella gestione della rete ospedaliera siciliana? Ha fatto solo una bella foto a margine di un incontro certamente cordiale fissato dal il Sen. Pippo Pagano. Stessa cosa vale per il volantinaggio di agosto tenuto nei pressi dello svincolo dell’autostrada. Un amministratore i problemi prova a risolverli distribuendo volantini? Ma

Roberto Bonaccorsi

davvero il Comune si è ridotto a strategie da supermercato? Sono allibita. Però il sindaco rivendica il successo della non chiusura immediata dell’Ospedale, dopo la decisione maturata in Commissione regionale sanità nella quale Lui era presente… Anche questo è finzione. Già il giorno prima dell’annuncio di Bonaccorsi il deputato Pd Di Giacomo della Commissione regionale sanità, aveva detto che i nove ospedali inizialmente indicati dal governo Crocetta per la dismissione non andavano chiusi. Tant’è che la Borsellino, facendo marcia indietro, aveva già detto che si andava verso una moratoria di un anno mettendo questi nosocomi sotto osservazione. Tornando all’azione amministrativa, Bonaccorsi ha fatto del salvataggio dei conti comunali il suo cavallo di battaglia con l’ormai famoso “Salva Giarre”. Ha affermato di aver trovato un Comune dissestato e di averlo ricondotto all’ordine finanziario. Come replica? Il vero dissesto l’ho trovato Io undici anni fa. In dieci anni sono stati pagati oltre 20 milioni di euro di debiti, fra debiti fuori bilancio e per servizi resi. Pensi che quando mi insediai stavano tagliando la luce del Comune, dovetti così procedere al piano di rientro. Trovai 13 milioni di euro di debiti per servizi resi, la fila dei fornitori iniziava veramente da villa Margherita. Insomma, abbiamo fatto un’opera di risanamento notevolissima. Nel 2012 l’unico incidente che ha interrotto questo percorso è stata la mancata approvazione di nuove aliquote Imu da par-

sono 356 mila euro e altri 137 mila per la scuola di Carruba. E poi la rotatoria di via Luminaria, finanziata nel 2013, per un importo complessivo di 567 mila euro. La ristrutturazione dell’ex pescheria di via Calderai. Ancora, il Teresa Sodano recupero del te del Consiglio perché già i macello di Piazza Ungheria Consiglieri erano in campagna che era una discarica a cielo elettorale ed hanno pensato al aperto, oggi è un luogo boniloro orticello. Questo ci fece ficato e di pubblica fruibilità. venir meno delle somme che Gli scavi del Campo Santo squilibrarono il bilancio. vecchio per una cifra intorno Ma nonostante tutto il nostro ai 180 mila euro complessivi, piano quinquennale di riequi- anche questo era una discarilibrio era valido. Poi è arrivato ca quando arrivai. Sempre per Bonaccorsi che ha insensata- questa zona ottenni 850 mila mente prolungato il piano a euro per il rifacimento di piazdieci anni, enfatizzando la si- za De Andrè e per le scalinate tuazione a più non posso. che qui vi arrivano da piazza Duomo. Poniamo l’ipotesi che avesse 100 mila euro dal Ministepotuto continuare il Suo man- ro dell’Interno per il restauro dato, al posto di Bonaccorsi della Cripta della Chiesa del cosa avrebbe fatto? Convento. Avrei continuato il lavoro fat- L’arredo urbano di piazza to. Tenga conto che ho ammi- Duomo e piazza Arcoleo non nistrato per dieci anni sempre l’abbiamo rifatto noi? E il riin una situazione di predisse- facimento di piazza San Fransto. In questa situazione mol- cesco? Vogliamo parlare della to grave- che ereditammo- ci segnaletica turistica? ingegnammo nel reperimento E l’apertura e la messa in fundi finanziamenti e con questi zione della zona artigianale realizzammo moltissime opere dove la mettiamo? di godimento pubblico, molte Per il Duomo ci occupammo di queste sono state finanziate della restaurazione delle pale e devono essere realizzate, al- d’altare, più altri 300 mila cune sono state inaugurate da euro per riparare le infiltrazioBonaccorsi… ni d’acqua. E non finisce qui, mettiamo anche 1 milione di Qualche esempio? euro per la messa in sicurezza Cominciamo da quando mi in- complessiva sempre del Duosediai. Trovai le strade invase mo. dalla cenere vulcanica e otten- Chiudo con il trasferimento ni 100 mila euro per la pulizia degli uffici comunali -prima in dalla protezione civile. Solo affitto- presso la struttura fino per i privati ottenemmo 8 mi- a quel momento abbandonata lioni di euro per la messa in si- di via Federico II e il comcurezza delle abitazioni dopo pletamento del parcheggio di piazza Jolanda. il terremoto del 2002. E poi, le scuole, ne misi in si- Mi fermo qui ma potrei concurezza più di dieci e ne furono tinuare con decine e decine di fatte due completamente nuo- altri interventi, senza citare, ve. Alla fine ho lasciato 500 naturalmente, l’ordinaria ammila euro per la palestra della ministrazione. Macherione -tanto per tornare Però al Duomo i lavori sono ai nastri tagliati da Bonaccor- rimasti a lungo bloccati… si per opere da me realizzate-, Sono rimasti bloccati perché la e ancora per questa scuola vi Regione non pagava, tanto che

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si? Inaugurare le opere da me finanziate” è dovuto intervenire il Vescovo, perché Bonaccorsi non era stato capace di incidere minimamente. Il contratto quarantennale con la Giarre Parcheggi è stato oggetto di una pioggia di critiche. Oggettivamente non sembra essere molto equo. Oggi lo sottoscriverebbe con le stesse modalità? No. Oggi non rifarei quella operazione, per tutte le cattiverie e le falsità che sono state dette. Però i quarant’anni di affidamento di uno spazio pubblico per la completa ed autonoma gestione delle strisce blu sono un fatto… Fu una necessità, non si può pensare che la Giarre Parcheggi potesse rientrare dalla spesa di 1 milione e 800 mila euro solo col multipiano. Mi consenta, abbiamo fatto un’opera di civiltà completando quello che era un mostro nel cuore della città. E poi sulle strisce blu: in tutto il mondo occidentale i commercianti chiedono il turn over dei parcheggi, perché se non c’è dove lasciare l’auto nessuno va a comprare. Si è sentita tradita da coloro che per dieci anni l’hanno sostenuta ed oggi l’hanno di-

Il municipio di Giarre

menticata se non ripudiata? Ovvio. In campagna elettorale quel che più mi ha amareggiato è stato il fatto che la mia coalizione di centrodestra -che fino all’ultimo giorno mi ha sostenuta- per scelta del Sen. Pippo Pagano è andata a prendere un candidato non condiviso con me, caricando sul carro vecchi personaggi che in tempi non sospetti avevo messo ai margini della compagine amministrativa, e dicendomi per questo di mettermi da parte. Sono stata lasciata da sola, e loro hanno fatto una campa-

gna elettorale vergognosa fatta di discredito e insulti. Ma non mi dolgo oggi, Io ho la coscienza a posto e loro vivono sulla rendita di quello che Io ho fatto per la città. Certo, ritornando indietro penso che avrei fatto bene a dimmettermi subito dopo la mancata approvazione delle aliquote Imu, denunciando tutto quanto veniva ordito alla spalle mie e della città. Però nella città serpeggiava un certo malcontento nei suoi confronti, è innegabile… Sì, lo so, ma la grandissima

parte di questo malcontento fu dovuta alla questione dei rifiuti. La città fu oggettivamente in condizioni degradanti in quelle settimane in cui vi erano discariche ovunque, ma quello fu tutto un piano preordinato. Quindi secondo Lei vi fu una regia dietro l’emergenza rifiuti dell’anno scorso? Certo, Io dovevo finire così: totalmente screditata, poiché avevo anche osato esporre denuncia in Procura per la situazione che era maturata intorno alla raccolta dei rifiuti.

Tornando all’attualità, qualcuno ha detto che, ad esempio, qualche giorno fa abbiamo rischiato un’alluvione per la decennale incuria della sua amministrazione sul tema del rischio idrogeologico… Una enorme falsità. Se ci fosse stata un’alluvione sarebbe stato per colpa di chi non ha bonificato le caditoie. Tutti ricorderanno che alla fine del mio mandato vi fu una copiosa caduta di cenere vulcanica, da allora le caditoie non sono state pulite, solo oggi, ad un anno e mezzo di distanza si sta intervenendo. Le dico di più, per il rischio idrogeologico la mia amministrazione ottenne 3 milioni di euro, 1 milione a S. Maria la Strada e gli altri 2 milioni per la zona confinante con Santa Venerina. Non so quanti altri Comuni siciliani sono riusciti ad ottenere tanto. Teresa Sodano si vede ancora in politica? Sì, ma non direttamente. Certamente non più candidata sindaco. Resto disponibile per i tanti amici che ancora mi contattano per sostenere iniziative meritorie, specie se volte a coinvolgere più donne in politica.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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DICEMBRE 2014 - Nisseno

Il vescovo di Piazza Armerina sul pagamento dei sacramenti d i L il ia na Bla nco Papa Francesco stupisce ogni giorno con la sua azione ‘di pulizia’ della chiesa cattolica. Un nuovo Francesco che, a distanza di 800 anni, sembra essere stato chiamato da Dio per ‘ricostruire la sua casa. L’ultima iniziativa è quella dell’eliminazione del ‘pagamento’dei sacramenti, una questione che ognuno si è posto ma che nessuno ha mai affrontato. Del resto nella storia della chiesa del 1400 figura anche la vendita delle indulgenze per la liberazione del peccato, pratica contesta da Lutero. Abbiamo rivolto alcune domande su questo argomento al vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, Mons Rosario Gisana. Eccellenza come si regolerà la

mo un prezziario regionale, approvato di recente, che prevede 8 euro per una messa in suffragio, ma alla luce del concetto di offerta le messe si celebrano per tutte le anime defunte, sia che Mons Rosario Gisana i parenti che le richiedono ofDiocersi armerina alla luce delle frano 5 euro o cento”. indicazioni del Papa? L’arcivescovo della Diocesi di “L’ideale sarebbe eliminare il con- Monreale, Pennisi, ha ribadito cetto del denaro come pagamento che bisogna applicare il prezziario e introdurre quello delle offerte, se pubblicato dalla Cesi. si vuole che possono essere com- Ma come sarà il futuro economisurate in base alle possibilità mico della Chiesa? economiche del fedele. Noi abbia- “Noi viviamo di provvidenza. L’8

per mille che i fedeli versano con la dichiazione dei redditi riesce a coprire in parte le esigenze della chiesa, poi ci sono le offerte. Ricordiamo che le chiese devono essere pronte a ottemperare ai doveri di qualunque cittadino: le utenze (energia elettrica, acqua, spazzatura) per questo il denaro serve. Questo però non vuol dire che si debba aumentare qualche voce, come a volte avviene e noi dovremo essere vigili quando avviene qualche episodio di questo tipo, perché succede. Altro argomento è quello che concerne il mantenimento dei seminari per cui serve il denaro che spesso non è sufficiente per gli studi dei futuri sacerdoti, a cui famiglie non sempre possono contribuire e che noi siamo tenuti a supportare per avere sempre nuovi giovani che rappresentano

la messe della chiesa che verrà”. E i sacerdoti possono vivere dignitosamente? “Certo, hanno i loro proventi modesti. Quelli che insegnano nelle scuole percepiscono il loro stipendio e possono vivere dignitosamente. A meno che non abbiano esigenze non conformi alla regola: parlo di vestiario griffato o altro? “Questo dipende dalla conversione di ognuno di noi. Per aiutare i sacerdoti servono tante preghiere, per tutti anche per me, perché gli uomini di Dio, in quanto tali sono esposti alle tentazioni e solo la preghiera li può aiutare. Non diabbiamo giudicare ma pregare”. Che ne pensa dei vescovi che prendono soldi per le loro visite? “Dico solo che io non ne prendo, da tempo”.

Al comune di Gela un’inchiesta nuova al giorno

Di inchiesta in inchiesta. Al Come di Gela non c’è pace. A fine mandato l’amministrazione sta subendo un colpo dopo l’altro. Dopo l’inchiesta sulla RsA in cui è coinvolto l’ex direttore generale che si è dimesso subito dopo e dirigenti titolari ed incaricati spunta un bando assegnato con procedura negoziata senza rispettare le norme del Testo Unico degli appalti Pubblici al comune di Gela. Coinvolti la società di parcheggi Blu Line Service e il dirigente

Generale pro tempore. Terremoto al comune di Gela a seguito di alcune perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza che ha eseguito i decreti emessi dalla Procura della Repubblica. Gli uomini della Guardia di Finanzia hanno effettuato dei controlli a tappeto con accertamenti vedrebbero coinvolti una società di parcheggi, la Blue Line Service s.r.l., e il dirigente generale del comune di Gela all’epoca dei fatti ( il dimissionario antonio

Mauro). Le indagini riguardano infatti l’affidamento con procedura negoziata, (senza cioè la pubblicazione di bando prevista dal Testo unico degli appalti pubblici) per il servizio di sosta a pagamento e parcheggi multipiano assegnati alla Blue Line Service s.r.l. L’attività di perquisizione ha riguardato i locali della sede della società coinvolta e gli uffici del comune di gela. Il reato ipotizza-

to è abuso in atti d’ufficio. Gli accertamenti riguardano in particolare la regolarità della procedura di affidamento del servizio e l’accertamento del possesso dei requisiti previsti dalla normativa in capo alla predetta società. La vicenda ha risvolti complessi e proprio per avere piena cognizione degli atti ante e post affidamento, si è reso necessario acquisire presso i competenti uffici del ·comune di Gela i documenti indispensabili per la ricostruzio-

ne esatta dei fatti e per accertare che tutti i pubblici Funzionari abbiano rispettato le norme e i principi di diritto amministrativo di imparzialità ed indipendenza della P.A. sia con riferimento ai procedimenti in materia di appalti pubblici di servizi, sia nell’accertamento della sussistenza dei requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi in capo alle società partecipanti alla procedura negoziata. L.B.

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DICEMBRE 2014 - Messina

Il Pd invita Ferrandelli a Messina, Pastorelli (Psi) interviene a Milazzo di Giovanni Frazzica La presenza di Fabrizio Ferrandelli a Messina ha modificato il calendario dei lavori del Pd messinese che ha douto rinviare di quattro giorni l’insediamento del nuovo Coordinamento provinciale del Partito. Tuttavia, nella stessa giornata, ma con inizio alle ore 20, il tenace segretario del Pd, Basilio Ridolfo, dopo aver consentito ai suoi dirigenti di partecipare alll’ncontro col parlamentare palermitano, ha proceduto all’insediamento del coordinamento cittadino del Pd. Ferrandelli, nella chiesa di S. Maria Alemanna, ha discusso con associazioni e quadri del Pd provinciale la proposta di legge sull’immigrazione da lui presentata all’Ars. La Sicilia non ha ancora una legge sull’immigrazione. Al territorio che da anni svolge il ruolo di frontiera dell’Europa per migliaia di persone che approdano sulle sue coste dopo drammatici viaggi attraverso il Mediterraneo, manca ancora uno strumento legislativo fondamentale. A farsi promotore di un disegno di legge sul tema Fabrizio Ferrandelli, che era accompagnato da Antonella Monastra, candidata alla segreteria regionale in contrapposizione a Fausto Raciti. La proposta di legge Ferrandelli, già passata al vaglio della 1° Commissione dell’Ars, sancisce il riconoscimento dei diritti inalienabili dell’uomo per ogni migrante e la creazione di due organismi distinti: la Consulta dei migranti e l’Osservatorio. Al dibattito hanno partecipato tra gli altri, Fulvio Vassallo Paleolo-

Fabrizio Ferrandelli go, professore dell’università di Palermo, Sergio Cipolla, presidente Ciss ed il sociologo Marco Orioles dell’università di Udine. “Per la prima volta si affronta il fenomeno in modo organico – dice Ferrandelli - Vogliamo affrontare il tema in termini progressisti quale noi siamo e non di propaganda, poi si dovrà affrontare la questione anche a livello Europeo. Puntiamo ad un piano triennale che sia di programmazione e non continua emergenza. Nella stesura della legge abbiamo coinvolto diversi interlocutori del settore, io stesso provengo dal mondo del volontariato. La legge che proponiamo vuole essere uno strumento per garantire i diritti e vigilare, troppo spesso sentiamo di abusi su minori e donne e certamente non ci laviamo la coscienza solo presentando una proposta di legge. Dobbiamo ottenere con il nostro impegno una vera giustizia sociale. Questa legge si propone la tutela dei diritti fondamentali degli immigrati; ciò attraverso l’eliminazione di ogni

Maurizio Ballistreri

barriera nell’erogazione di ogni servizio di competenza regionale tra cui in primis’: l’assistenza sanitaria; l’istruzione e la formazione professionale, l’inserimento al lavoro. Occorre, infine, promuovere il valore di una cittadinanza riconosciuta all’uomo in quanto tale, a prescindere dalla sua appartenenza ad una determinata entità politica statuale”. Nel decreto legge è sottolineato inoltre che: “Le politiche della Regione sono finalizzate ai seguenti obiettivi: garantire e tutelare il riconoscimento dei diritti inviolabili della persona; favorire la valorizzazione delle culture di origine e le tradizioni delle persone straniere; assicurare il contrasto dei fenomeni di razzismo, xenofobia, discriminazione e lo sviluppo di azioni positive volte all’inclusione sociale e al superamento delle condizioni di marginalità, di sfruttamento e di violenza relative ai soggetti stranieri socialmente vulnerabili ed in particolare le donne e i minori, favorire la cooperazione

con i paesi d’origine”. Verrà istituita una Consulta che svolgerà: “funzioni di proposta in materia di integrazione sociale, formulando proposte propedeutiche alla programmazione regionale e dei provvedimenti di legge in favore degli immigrati e proposte per lo svolgimento di studi e approfondimenti o di intervento presso il Parlamento e il Governo per l’adozione di opportuni provvedimenti per la tutela dei destinatari della legge e delle loro famiglie”. A Milazzo, città in cui a maggio prossimo si svolgeranno le elezioni amministrative, Maurizio Ballistreri, segretario provinciale di Messina e membro della direzione nazionale Psi, ha organizzato un convegno sul tema: “Milazzo Green? Un futuro possibile”. Dopo la sua relazione introduttiva, al dibattito, seguito da una folta platea di associazioni, moderato dalla responsabile nazionale del Terzo settore del Psi, Barbara La Rosa, sono intervenuti Amedeo Gitto, segretario Psi della zona Tirre-

nica; Giuseppe Marano, esperto di siti a rischio ambientale della Federazione provinciale dei Verdi di Messina, Domenico Sciannimanico, esperto in ingegneria del territorio, Antonio Giardina, legale esperto dei siti a rischio ambientale e Franco Scicolone, consigliere comunale e responsabile della sezione milazzese del Movimento Azzurro. Le conclusioni sono state affidate a Oreste Pastorelli che ha sottolineato l’importanza di mettere in sicurezza la zona industriale di Milazzo. “Dopo la risposta del ministero dell’Ambiente alla mia interrogazione, in seguito all’incendio avvenuto nella Raffineria di Milazzo, monitoreremo la revisione delle autorizzazioni integrate ambientali e le Ispezioni dell’Ispra - ha affermato Pastorell - si puo’ sognare una Milazzo rispettosa dell’ambiente, nonostante lo sviluppo industriale? Le riconversioni in poli industriali “verdi” di Gela e Porto Marghera sono gli ultimi esempi che del cambiamento possibile. Il nostro territorio è stato messo a dura prova, ma i segnali che ci sta restituendo sono una campanello d’allarme perche’ non si perda piu’ tempo. Un decreto regionale del 2002 aveva già dichiarato la Valle del Mela, Area ad alto rischio ambientale, ma la messa in sicurezza ed il rilancio turistico-commerciale della zona, previsto dal provvedimento non è avvenuto, l’aumento di malattie e di morti per tumore è il frutto di una politica industriale legata al guadagno a tutti i costi”.

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DICEMBRE 2014 - Attualità

Il Paginone

A rischio il Teatro Greco di Siracusa?

segue dalla prima Ovvio dedurre che 21 milioni non serviranno a bonificare la regione, ma solo a fare lavorare alcune strutture, soprattutto ospedaliere, o della bonifica. Nella più rosea delle aspettative, saranno bonificate un migliaio di piccole strutture o i siti industriali citati con distratta attenzione. Ma saranno spesi? Lecito dubitare. La norma ricalca sostanzialmente norme similari del 1995 e inserite nel Por 20002006 e in quello successivo. Tutti insieme, i fondi che avrebbero potuto essere spesi sommano cento milioni. Insufficienti per una bonifica definitiva e totale, in ogni caso, ma tranquilli, nessuno li ha nemmeno considerati. Storia simile può essere raccontata per i contributi per la costituzione di centri anti violenza femminile. Nel 2012 lo Stato italiano vara una norma ad hoc per il finanziamento di centri contro il femminicidio attivi o la creazione di nuovi. Alla Sicilia spetterebbero tre milioni di Euro. Serve però il partenariato con l’ente locale. Di fatto nessuno partecipa: fondi non spesi. Sembra una storia di ordinaria incapacità. Devo fare una confessione personale. Tempo fa lavoravo per un’azienda. Lavoravamo anche noi con la Pubblica Amministrazione. Spesso nascevano problemi di carattere amministrativo. Arrivavamo rapidamente a soluzioni basate sul parere del funzionario responsabile del procedimento, ma quasi sempre era a nostro carico riuscire a far muovere le carte da un ufficio all’altro, da un ufficio all’altro. E’ la nostra malattia. La Pubblica Amministrazione è veramente immobile. Senza un privato che la faccia marciare, non si muove. In un assessorato regionale, dove ero andato per ottenere la firma su un mandato di pagamento senza il quale erano in pericolo gli stipendi, fui apostrofato da un funzionario: “questo documento ha una data di protocollo odierna, caro signore”, mi disse. Io sapevo perfettamente che avevo dovuto pregare il “carrellista” di portarla subito all’ufficio competente. Risposi che doveva essere soddisfatto dell’efficienza del suo assessorato. Lui, imperterrito: “Signore, so perfettamente che prima di tre giorni la corrispondenza qui non arriva. Già il fatto di avere questa carta tra le mani, oggi, per me è un’anomalia.” Che i giorni siano tre, venti sessanta o trecento, non viene considerata un’anomalia, invece. E di questo muore la Sicilia. Due storie dello stesso tenore le

ho sentite negli ultimi giorni. Il Palazzo di cemento di Librino, a Catania, nei prossimi mesi sarà risanato. Il direttore dei lavori però ha lamentato che lo Stato non ha finanziato tutta l’opera. Ha escluso dal finanziamento per la ristrutturazione, proditoriamente, il teatro sottostante. Lo stesso ha dichiarato che avendo già finanziato il recupero di quel teatro, Roma non ha voluto dare un secondo finanziamento per fare la stessa cosa. Imperdonabile, certo. Ma possiamo parlare anche dell’asfalto di una strada di Catania, Via Palermo. Asfaltata a metà, con fondi del Comune di Catania, perché erano in previsione lavori dell’Enel. L’azienda elettrica aveva in effetti richiesto il permesso per fare questi lavori di scavo e posa dei tubi lo scorso aprile. Al momento, regna il timore che gli scavi si debbano fare dalla parte asfaltata e non l’altra. Il dubbio che serpeggia è che per sicurezza si poteva chiedere all’Enel di fare i lavori comunque prima della stesura del nuovo manto, per sicurezza. Invece il rischio è che si debba rompere un manto nuovo a pochi mesi dalla sua messa in opera, avendo lasciato libera la parte sbagliata della strada. E’ la Sicilia bellezza. E nel migliore dei casi è disorganizzata, incapace o indolente. Nel peggiore dei casi è invece colpevole e mossa da funzionari che hanno progetti o disegni che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico. La cosa che fa impressione è che più sono chiacchierate le opere, meno sono indagate. E più di una volta abbiamo visto processare innocenti. Come i dirigenti del Comune di Catania, costretti ad avallare un bilancio quasi sano quando la Corte dei Conti lo definiva in dissesto. Inguaiati dal desiderio di evitare un danno che sempre meno sembra dannoso. La cosa che fa rabbia è che queste facezie siciliane ci diano sempre meno lustro sul piano nazionale. Il villaggio globale ci ha scelto come faro dell’inefficienza e della mala amministrazione. Ogni volta che veniamo scoperti con fondi non spesi per opere utili e socialmente desiderabili, mettiamo un altro mattone nel pregiudizio contro di noi. Un diavoletto suggerisce che andrà a finire male anche con il completamento delle fogne del capoluogo etneo. Vedremo se riusciremo a non realizzare anche questa opera che fino ad ora ci sta garantendo la dispersione nell’ambiente di miliardi di metri cubi di liquami per i quali paghiamo carissimi oneri di depurazione.

di Ros a T omar chi o Mentre il sindaco - presidente Giancarlo Garozzo annuncia al Travel Marketing di Londra il cartellone 2015 degli spettacoli classici Inda, giungono notizie abbastanza allarmistiche dalla Soprintendenza di Piazza Duomo: pericolo di crollo per il Teatro Greco di Siracusa. Il punto è, la situazione è talmente da grave da mettere a repentaglio la stagione e una intera economia che ruota attorno ad essa? La storia, in realtà, non è affatto nuova e si ripropone con una certa prepotenza ogni volta accada, guarda caso, un cambiamento politico elettorale o avvicendamenti di manager. Le lotte intestine all’interno del PD, il divorzio da Crocetta, la politica che si insinua ferocemente negli enti di sottogoverno, la rotazione obbligata in Soprintendenza, subito dopo l’allontanamento di Beatrice Basile e dell’ex amica, l’assessore regionale ai Beni Culturali e poi all’Ambiente Mariarita Sgarlata, alimenta più che un dubbio in merito alla vicenda che vede ancora al centro del dibattito l’utilizzo finale del Teatro Greco. Dopo una prima sperimentazione con la Lirica lo scorso luglio, stagione dai responsi lusinghieri sotto ogni punto di vista, oggi si riapre la voragine dove far cadere dentro Inda e soprattutto Turandot di Castiglione, voluta all’epoca dall’ex assessore Sgarlata. Non solo, a guidare l’Inda, da qualche mese, siede il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, forte espressione renziana in città. Ma è mai possibile azzardare questa ipotesi di “ammutinamento” proprio da Garozzo, che ha tanto a cuore, ora, le sorti degli spettacoli della vecchia Fondazione proprio nell’anno del

In queste due foto il Teatro Gr suo debutto? Letta così, la notizia, ripetiamo, non nuova, circa il paventato crollo della parte settentrionale del Colle del Temenite, siamo all’incirca sopra all’Orecchio di Dionisio, sembrerebbe il dietro le quinte di una boutade squisitamente politica. Ma, in effetti, che genere di rischio si corre? E come intende muoversi il neo soprintendente? Calogero Rizzuto, giovane architetto siracusano, è stato chiaro: “Dalla tutela del bene monumentale non si può prescindere”. Come dire, chi se ne frega se saltano Inda e Lirica, prima di tutto la salvezza del teatro e degli spettatori, ovviamente. Perché la parte interessata ai crolli sarebbe quella sopra l’Orecchio di Dionisio, in

termini di spettatori, circa 3000. Un bell’ammanco per le casse Inda e della Lirica. Dunque, l’ipotesi di aprire i cantieri e di bloccarli per due tre mesi non sarebbe l’optimum per gli amministratori dei due enti. Ma facciamo un doveroso passo indietro. In realtà, Rizzuto riprende l’allarme lanciato nel 2008 dal suo predecessore, Mariella Muti, e dal sovrintendente emerito a vita, Beppe Voza. In tandem lavorarono a un progetto di recupero dell’antica cavea, insospettiti dai crolli di calcinacci di alcune aree del teatro all’aperto, avanzando la richiesta di finanziamento alla Regione di 3 milioni di euro. Del progetto e dei soldi non se ne seppe più nulla. Dopo sei anni Rizzuto

E Taormina prepara una stag Teatro antico di Taormina- E’ già caos. Dopo la lunga e intensa stagione dello scorsa estate si pensa già alla prossima e a giudicare dalle voci che girano se ne prepara un’altra ancora peggiore di quella dello scorso anno. Vediamo di scoprire cosa si sta preparando. Quasi uno spettacolo, più o meno di qualità lo scorso anno, difficile quindi fare di peggio eppure a Taormina stanno per riuscirci. Si preparano infatti tre ben stagioni liriche, una differente dall’altra con direttori artistici diversi. Un’assurdità che solo in Sicilia,solo al Teatro antico di Taormina si può verificare visto che chiunque può avare il teatro pagando il canone al P arco archeologico e poi or-

ganizzare quello che vuole. Anche una festa privata. Una mancanza di regole che non è più sopportabile. Non solo per la salvaguardia del monumento ma anche per l’immagine e il decoro di Taormina. Aspetto questo che sembra non interessare ai politicanti, chiamarli politici è troppo, di turno. Ma procediamo con ordine. La stagione lirica a Taormina da oltre sei anni è stata affidata al maestro Enrico Castiglione che, tra l’altro, è anche direttore artistico di Taormina Arte. E, negli anni, le opere di Castiglione hanno sempre fatto registrare successo di pubblico e di critica soddisfacente. E proprio questa aspetto che fatto venire l’acquolina in bocca

ad altri organizzatori. E così il prossimo anno, nel mese di agosto in particolare ci sarà una concentrazione “pazzesca, di opere liriche con Enrico Castiglione che ha già annunciato da tempo la trilogia sivigliana, Carmen, il Barbiere di Siviglia e Don Giovanni, .Stinchelli, che ebbe modi di farsi disprezzare a Taormina anni fa quando presentò una fischiatissima Cavalleria Rusticana con il il tenore che dal palco fece il segno delle corna verso il pubblico e tutta Italia parlò di quel gesto che denigrò l’intera Taormina. Ma Stinchelli ha avuto, dagli amministratori taorminesi, il permesso di tornare e mettere in scena il Nabucco, 16 e 18 agosto, con

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DICEMBRE 2014 - Attualità

usa? Allarme che si ripete ad ogni cambio di equilibri politici

Teatro Greco di Siracusa e in basso a destra il Teatro Antico di Taormina vuole cavalcare la stessa tigre, ripropone un suo progetto di recupero, facendo appello ad uno dei massimi luminari del restauro lapideo, e inserendolo nel novero dei fondi Poin per un ammontare di sei milioni di euro. Ma la storia è ancora più datata di quanto non sembri. Nel 1988, per le stesse ragioni si mise in discussione il Bolscioi di Mosca al Teatro Greco. L’evento si farà col prevalere del ritorno d’immagine per la città e per una sicura ricaduta economica interna. E così fu negli anni a venire e così sarà anche in futuro. Del resto, perché fermare la macchina organizzativa degli spettacoli per quei soli due, tre mesi di guadagno assicurato, e non pensare al restyling del Teatro nei 9

mesi restanti? Perché creare allarmismo tra l’Inda e il Festival del Mediterraneo di Castiglione quando i contratti e gli impegni sono stati già assunti e sottoscritti con gli artisti e le prevendite inizieranno tra poco a decollare in nome di quella “benedetta” programmazione? Perché far scoppiare la bomba proprio ora invece di spegnere la miccia a tempo debito? Da Palazzo Greco, sede Inda, fanno sapere che basterebbe aprire il cantiere ad agosto 2015 e concludere i lavori entro marzo 2016. Semplice se non fosse che in Sicilia si conosce la data d’avvio e mai quella della consegna nei tempi regolamentati dalla legge. La verità è che dei cedimenti al Teatro Greco, nel corso dell’ultimo venten-

nio, ne sono stati a conoscenza tutti i soprintendenti ai Beni Culturali, dalla Ciurcina a Rizzuto, e come già detto, esisterebbe un progetto di massima di messa in sicurezza e di restauro dai tempi di Mariella Muti che nessuno ha mai portato a termine. Il Teatro greco è poi passato di mano dal servizio di Tutela Archeologica a quello del Parco della Neapolis. E’stato così effettuato un sopralluogo del massimo esperto italiano di restauro lapideo che ha sentenziato la concretezza del rischio ma che con adeguate accortezze si può ridurre. Ma allora, che tipo di attacco è? E’ un attacco all’Inda e quindi politico? O un attacco per gettare discredito sulla gestione della Soprintendente post Ma-

riella Muti coinvolgendo pure gli ex Orazio Micali, Ciurcina e Basile. Quest’ultima, è palese, ha lasciato in eredità all’attuale Rizzuto il progetto di recupero e lui se lo sta intestando tranquillamente, essendo consapevole di trovarsi alla guida di un ente fortemente esposto ad azioni giudiziarie. Gli ambientalisti accusano da sempre la Soprintendenza di essersi girata dall’altra parte quando in Teatro si facevano buchi, si piantavano chiodi o tubi innocenti sulla roccia. Tutti zitti, dalla Muti a oggi”. Nel 2014 con la Basile si vuol cambiare regime, e si mette a punto un preciso progetto “verde” di recupero della cavea. Ma la Basile viene allontanata per i fatti noti (la concessione per la realizzazione della piscina di superficie nella villa dell’ex assessore Sgarlata) e cosi tutto scivola tranquillamente nelle mani di Rizzuto. “Invece di fissare una volta per tutti i punti rigidi di un regolamento ferreo, stanno tentando ancora una volta di blindare il Teatro Greco – sbotta il verde Peppe Patti – da Baglioni in poi ci sono state delle incursioni non molto chiare, Bocelli, Ferrari, etc…non sono un talebano della conservazione per la conservazione, ma occorre sapere una volta per tutte cosa

si intende fare al teatro greco e cosa no. Insomma, avere un teatro correttamente “sfruttato” perché sarebbe un peccato vedere il teatro greco di Siracusa ridursi come quello di Taormina di cui di originale orami resta ben poco”. Si pensò di aprire in alternativa l’Anfiteatro Romano e l’Ara di Ierone, luoghi di ugual prestigio alla stessa stregua del teatro, basto pensare vi danzò il grande Nureyev negli anni Ottanta. Ma utilizzare gli altri siti significherebbe mantenerli in perfetto stato e invece oggi sono completamente abbandonati e ricoperti da sterpaglie. Mancano i fondi e manca il personale addetto, rispondo dalla Regione. Eppure, l’ex Sgarlata aveva trovato il modo per ripulire l’Anfiteatro, affidarlo ai Forestali precari. Argomento delicato quello della gestione dei Beni Culturali, cosi come il caso Novamusa che pare sia sfuggito di mano a Crocetta. Ma sembra che tutto in Soprintendenza a Siracusa debba risolversi definitivamente, spirano venti nuovi: in arrivo tre super “custodi”. Infine, le proposte provocatorie, il sale delle polemiche sull’utilizzo indiscriminato del Teatro Greco: costruire una copia perfetta. Un nuovo Teatro Greco, assolutamente fedele all’originale, completamente scavato nella roccia, inserito in un contesto turistico e ricettivo tale da costituire non soltanto un contenitore culturale di gigantesche capacità, ma una straordinaria attrazione turistica. Usiamo questo Nuovo Teatro Greco per gli eventi, spettacoli, concerti, rappresentazioni, cinema e quant’altro. Un incredibile esempio di archeo-architettura forse unico al mondo.

tagione caos con tre festival lirici: che vergogna biglietti già messi in vendita. E si parla anche di altrui due titoli non ancora annunciati. In più ha prenotato date al teatro antico anche il maestro Veronesi che dopo aver tentato l’assalto al Teatro Bellini e a Taormina Arte ecco che si propone , cona una sponsorizzazione pesante del Pd (prima lo sponsor era Fini) come direttore di opere: e del resto è questo il suo mestiere. Ma vi rendete conto dell’immensa confusione.? Pensate se a Verona o in qualsiasi altri teatro è possibile una situazione del genere. Perché si verifica a Taormina quindi? Perché si va avanti in assoluta mancanza di regole dove chi vuole il teatro può prenderlo: basta pagare.

Nessuno è chiamato a dare un giudizio di merito su quello che si vuole rappresentare. Basta pagare. E il discorso appena fatto per la lirica è uguale a quello della musica leggera con un concerto dopo l’altro . Un vero e proprio scandalo al quale la Regione, si la Regione (utopia?) deve mettere fine e affidare a Taormina Arte la gestione del teatro. Che sia Taormina Arte a decidere quali spettacoli sono degni di essere rapprsentati e presentati al teatro antico. Solo Taormina arte dall’altro della sua esperienza e imparzialità e abilitata farlo. Un discorso vecchio e di facile soluzione ma proprio per questo senza soluzione. Antonio Reina

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DICEMBRE 2014 - Il libro

Carmelo, beato lui (Il vulcano Stromboli e il cane Pipino) E’ nata la prima fatica letteraria del giornalista Fabio Tracuzzi Carmelo, beato lui (Il vulcano Stromboli e il cane Pipino), edizioni Giuseppe Maimone editore. I colleghi Michele Nania e Rino D’Alessandro hanno accompagnato Fabio Tracuzzi nella presentazione del volume. Pagine che raccontano, foto che accompagnano. Un libro, un insieme di pagine. Un atto d’amore. Verso un uomo,Carmelo, suo padre, e verso un’isola, Stromboli. Carmelo col suo cane (Pipino) e la montagna (Stromboli). Ma raccontare Carmelo è impossibile se non lo vedi, lì su quell’isola nera, straordinaria magica. E oggi dopo anni, tanti e comunque ancora troppo pochi, conoscere Carmelo diventa quasi indispensabile per chi ha amato Stromboli com’era e che, malgrado tutto, continua ad amarla. E tra scritti inediti, pagine corrette e articoli di giornalisti che hanno frequentato Stromboli e Carmelo , Fabio Tracuzzi cerca, riuscendoci, di ricomporre magie e momenti forse dimenticati o comunque relegati in un angolino del nostro cuore. Carmelo, più di venti anni fa, diceva, lui che l’aveva vissuta da sempre, che “ Stromboli non è più come era una volta”. E viene fuori un legame in un certo senso carnale fra don Carmelo e il vulcano che diventano simili complementari, l’amore e la rabbia che esplode improvvisa, la ruvidezza, Stromboli com’era e com’è diventata E come era

Chi è Fabio Tracuzzi

La copertina del libro di Fabio Tracuzzi edito da Giuseppe Maimone una volta? Con queste pagine si riesce a farlo capire, a far scoprire le pulsazioni di questo scoglio nero. Un libro per tutti quelli che arrivano e sono tanti, sempre di più, ai quali non sembra interessare più di tanto di dove si trovano, cosa vivono, cosa sentono, cosa respirano. Attraverso queste pagine, queste foto, questo atto d’amore l’autore riesce a far capire loro un po’ di più di questa isola straordinaria. E il rispetto che merita. Un libro per tutti quelli che, e sono ancora tan-

ti anche se molti non vengono più, che hanno vissuto Stromboli con Carmelo e che adesso si mimetizzano in un angolino dell’isola schiacciati dai rumori e dalla maleducazione dei nuovi visitatori. In attesa perenne che il peggio passi e che si possa tornare alla Trave o al Capitello(i due ristoranti di cui si parla anche nel volume)per una serata da ricordare, Un tuffo nel passato? Un’operazione nostalgica? No, piuttosto una speranza in un futuro migliore per Stromboli.

Giornalista. Da sempre e per sempre. Comincia a 20 anni la collaborazione con il quotidiano La Sicilia con Luigi Prestinenza e Candido Cannavò maestri di giornalismo. Dopo otto anni di lavoro abusivo, ma utilissimo per la formazione umana e professionale, nel 1976 è assunto dal quotidiano Il Gazzettino e lascia per la prima volta la Sicilia trasferendosi a Mestre e diventando giornalista professionista nel 1980. Subito dopo lascia spontaneamente Il Gazzettino per trasferirsi a Stromboli e aprire, insieme ai suoi tre amici più cari: Checco, Leone e Michele, una pizzeria: L’Ombrellone Rosso. L’anno successivo, il 1981, riceve una telefonata da Pippo Fava. “Sono il direttore di un nuovo quotidiano che uscirà a Catania, Il Giornale del Sud, vieni a lavorare con me?”. Risposta immediata. “Si”. Quando Pippo Fava fu licenziato fu l’unico di tutto il giornale ad andare via con lui. E insieme decisero di formare una cooperativa di giornalisti e fare un giornale in proprio, finalmente e totalmente libero. Nacquero così la cooperativa Radar e I Siciliani . Con I Siciliani l’esperienza più importante e non solo da un punto di vista professionale. Quando Pippo Fava fu ucciso dalla mafia lascia di nuovo Catania e viene assunto a Milano dall’agenzia Ma-

gazine, fondata dal giornalista Rai Beppe Viola, un gruppo di lavoro straordinario che confezionava libri e articoli “gestendo” le firme dei più noti giornalisti televisivi o personaggi dello sport. Magazine edita anche il settimanale Pallavolo che realizza per tre anni con la collaborazione di altri colleghi oggi tutti affermati giornalisti professionisti. Ma il richiamo della Sicilia è sempre forte e dopo tre anni, rifiutando offerte prestigiose , torna a casa e viene assunto a La Sicilia. Occupandosi, tra l’altro, di turismo comincia girare il mondo. Ma non riesce a stare fermo più di tanto e nel 1996 ha inizio la sua collaborazione stagionale con Taormina Arte come responsabile dell’ufficio stampa e della comunicazione. Dopo un paio di anni lascia anche il quotidiano La Sicilia per dedicare tutto il suo lavoro a Taormina Arte dove resta per 16 anni. Poi il licenziamento “politico” . Comincia a collaborare con il settimanale I Vespri del quale diventa poi condirettore. Intanto un giudice decide che quel licenziamento da Taormina Arte era illegittimo e torna al suo posto di capo ufficio stampa a Taormina Unico denominatore l’amore: per la sua famiglia, per i suoi figli, per poche donne veramente amate, per il suo lavoro e per la sua Isola. Stromboli.

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DICEMBRE 2014 - Siracusa

Pupi Avanti incontra gli studenti siracusani di R os a T omar chi o

“Pensare alla gioia”. L’esortazione di Papa Francesco arriva sino al Santuario della Madonna delle Lacrime, in un clima di trepidante attesa, l’arrivo delle spoglie di Santa Lucia tra meno di un mese, proprio come dieci anni fa. All’apertura dell’anno accademico dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio. 222 iscritti fra iscritti, uditori, ospiti, laureandi provenienti da Catania, Ragusa ed Agrigento. La più giovane allieva ha19 anni, la più anziana 93, la dolce signora Enza. L’apertura dell’anno accademico si è svolta alla presenza del vescovo Salvatore Pappalardo e dell’emerito Giuseppe Costanzo, e di un ospite di grande spessore, un laico credente, dall’aspetto apparentemente burbero, schivo, nei fatti una personalità carismatica che conquista subito, con sorpresa, la simpatia del salone affollato che si alzerà in piedi in una pioggia di applausi nel momento del congedo del maestro di vita. Il maestro Pupi Avati. Che affascina tutti, sin da subito, con la sua imprevista autoironia. Lui è tutto il contrario di ciò che sembra. Il rettore del Santuario, Don Luca Saraceno, apre per l’occasione le porte del Tempio Mariano, mentre don Nisi Candido spalanca alla città i cancelli del “suo” San Metodio annunciando subito l’auspicata collaborazione con il preside Liotta dell’Istituto San Paolo di Catania. “Pensare alla gioia”, quel pomeriggio l’ha anche ripetuto in tutte le salse pure Avati ripercorrendo a man bassa le tappe salienti della sua vita, del suo percorso di fede, ereditato dalla madre, e della sua carriera (da clarinettista della provincia bolognese “pentito” perchè folgorato dal cinema e dalla scrittura, a regista e produttore affermato). Cultura e sensibilità, basta e avanza per descrivere Avati, a cui si aggiunge la sua sapienza di vita. Nessuna lectio magistralis, difatti, ma una chiacchierata tra amici, all’incirca 500 che si affetteranno a fare incetta del suo ultimo

Nelle foto Pupi Avati durante l’incontro libro “La grande invenzione”, ancora una nota di ironia autobiografica. Per questo ma per molto altro ancora, Pupi Avati verrà insignito il prossimo 12 dicembre, nell’ambito del Terzo Millennio Film Fest della Cei, da parte della Conferenza Episcopale Italiana, del prestigioso Rdc Awards Tv&Cultura. Per Avati, il miracolo esiste, non si tratta di coincidenze o casi fortuiti. Probabilmente la pensa cosi anche don Nisi Candido quando nel 94 da giovane seminarista, impattò per la prima volta su Avati costretto quasi a vedere il suo “Magnificat” al cineclub imposto dal direttore del seminario di allora al posto dei mercoledì di Coppa. Quella volta il Milan vinse 4 a 0. Da allora fu “amore” per Avati, esclama sarcasticamente l’attuale direttore del San Metodio, lanciando uno sguardo d’affetto al maestro del cinema contemporaneo. “Quelle di Avati sono storie vere, autentiche perché sono quelle dei perdenti – afferma Candido che è anche responsabile del Settore dell’Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale – in maniera diamantina i suoi film fanno emergere la gioia di un artista che non ha nascosto la sua fede cristiana e cattolica”. Che cos’è la verità per Pupi Avati? “La verità non esiste – ci dice – e non c’è verità se non c’è la menzogna. Personalmente, io incarno la menzogna, a cominciare dal nome insolito che porto. Lo giustifico raccontando una panzana, che mi madre da ragazzetta si era invaghita di un tipo….ovviamen-

te non è vero. Io ho bisogno della menzogna, ho bisogno di sentire solo complimenti anche finti che mi convincano che ho fatto il film più bello della mia vita pur non essendo vero. Sono stato capace di mentire anche a me stesso e di finire per credere che ognuno di noi è qualcosa di eccezionale”. La gioia è anche la possibilità di esprimere il proprio talento. Pupi Avati quando ha capito la sua vera identità artistica? “Partiamo da un presupposto che l’identità non te la suggerisce nessuno, né la scuola né la famiglia. L’identità propria è qualcosa che parte da dentro. Personalmente, ho scoperto abbastanza tardi quale era la propensione. Ero un timido. Da giovane mi guadagnai il nomignolo di Peppino Camparino per quei due campari soda che ogni volta doveva buttare giù per attraccare con una ragazza. E’ stata la musica a sbloccarmi, ed ecco la mia prima identità, mi avvicinai allo studio del clarinetto e dopo qualche anno ero il miglior clarinettista della provincia bolognese. Avevo scoperto un sogno! Ma non fu per sempre, conobbi un talento più bravo di me, e così andai in crisi per cinque anni. Dal clarinetto passai al pesce findus e scopro che il talento non è per tutti. Ma mi sbagliavo, evidentemente. Qualche anno incontro il cinema, per caso, in una sala davano “Otto e mezzo” di Fellini. Uscii folgorato, corsi subito al bar Niagara dai miei amici e dissi: “Ragazzi, proviamo ad avere un altro sogno, facciamo cinema”. E pare sia andata meglio della musica. Avati ha detto più volte

che crede ai miracoli. Nulla accade per coincidenza. E qui cita la parabola della “gioia dell’anello debole” e la famosa telefonata di Dino De Laurentis sempre al famoso Bar Niagara. “La famosa pernacchia, direi, in seguito ai miei primi due debutti, due flop. Ho resistito, però, e mi feci venire una bella idea: un film con Paolo Villaggio che a quel tempo era l’attore più richiesto. Una sera vado a cena da Tognazzi, dove sapevo che avrei incontrato Villaggio. Che quella sera lì non volle darmi retta, mi sfuggiva a qualsiasi approccio. Forse, non gli piacerà la mia idea, pensai. E così lasciai il copione sul tavolo e abbandonai nel bel mezzo la festa dai Tognazzi. Tornando a casa meditavo di cambiare lavoro. Era la fine del sogno, il secondo. Poi il miracolo. Quindici giorni dopo una telefonata da Parigi, sempre al famoso Bar Niagara. Era Ugo Tognazzi. Aveva letto il mio copione, quello che non ha mai letto Villaggio a cui diedi poi una parte secondaria. Fu un trionfo. Cosa era successo? Franca, la moglie di Tognazzi, aveva per sbaglio messo in valigia di Ugo il mio copione. Miracolo! Quel giorno appresi la lezione di vita più grande: quando vi sentite deboli e insicuri ditelo ai vostri colleghi, rivelate i vostri aspetti più fragili ai vostri soci o collaboratori. Otterrete maggior considerazione e credibilità”. Avati dice che anche rischiare provoca gioia. Il rapporto con la madre Iris, profondamente religiosa e praticante, che credeva ai miracoli, gli regala un album con su scritto “I film di Pupi”. Un

bell’auspicio. Dopo 70 primavere, che concezione ha della vita Avati? “Lo riassumo così. Sapete qual è il momento della giornata in cui ognuno di noi si sente migliore? Quello prima di addormentarsi. Io sono ormai arrivato in cima alla collina. Ma proprio quando si ha la sensazione che si sta scollinando, a quel punto, incominciamo a ricordare la giovinezza. Inizia il nostro disapprendere. Ecco che la vecchiaia ci fa assomigliare sempre di più ai bambini, ai quali ci accomuna la vulnerabilità. E qual è il quadro meraviglioso della vita se non quello di tornare in cucina per partecipare alla cena con i tuoi familiari?”. La “gioia” di credere. Da dove ha preso la forza? “L’ho ereditata sicuramente da mia madre. Ancora oggi, spesso, mi siedo nella panca dove soleva sedersi mia madre, a San Giacomo, intorno alle 5,30. E prego Dio di esistere. C’è bisogno di credere, nel mondo c’è tanta sofferenza e più mi convinco di essere un privilegiato. Ormai abbiamo solo la fede a cui aggrapparci. Ai sacerdoti darei un consiglio: perché nelle omelie non viene ricordato quanto è difficile credere? Quante certezze oggi sono un po’ da rimettere in piedi? Credere, per me, è essere amati. Dio c’è mentre sono in treno, al cinema, quando sto in mezzo alla gente. E sento amore”. Cosa vuol dire amare il prossimo,oggi? “Giocare nell’ambito delle regole. Anche quando gli altri prendono la scorciatoia”.

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DICEMBRE 2014 - Redazionale

Ordinanza emessa dal Tribunale di Trento in data 02.10.2014 Con ricorso ex art. 615 c.p.c. dd. 19.05.2014 e contestuale istanza di sospensione dell’esecuzione, i debitori esecutati proponevano opposizione nei confronti del creditore procedente Cassa Rurale di Fiemme BCC., al fine di ottenere dichiarazione d’improcedibilità della procedura esecutiva immobiliare azionata sub. RG. ES. xxx/2012, attesa la nullità del titolo esecutivo e l’applicazione di interessi usurari ab origine di cui all’atto di apertura di credito fondiario in conto corrente dd. 29.12.2008. Con ordinanza d.d. 15.07.2014, il G.E. rigettava l’istanza, non ravvisando la sussistenza di un apprezzabile fumus, e la violazione del tasso soglia nella determinazione degli interessi, essendo stati convenuti, quelli moratori “in sostituzione e non in aggiunta a quelli corrispettivi”. Avverso l’ordinanza veniva pertanto proposto reclamo ex art. 669 terdecies c.p.c. dd. 30.07.2014, ove veniva ribadita nuovamente: a) l’inidoneità del contratto di apertura di credito in conto corrente a costituire valido titolo esecutivo, con conseguente nullità degli atti compiuti; b) la nullità della clausola relativa agli interessi, attesa l’usurarietà degli stessi. La linea difensiva della Banca, ampiamente confutata e

disattesa dal Collegio, si è invece spiegata da un lato, per la sussistenza del requisito di certezza del credito vantato e dall’altro lato, per la non usurarietà degli interessi pattuiti, stante “asseriti” errori di calcolo e d’individuazione del tasso soglia. Con ordinanza dd. 2.10.2014, il Tribunale di Trento, in composizione Collegiale, ACCOGLIEVA il reclamo proposto dai debitori esecutati, sospendendo l’esecuzione forzata iniziata dalla Cassa Rurale di Fiemme BCC s.c.a.r.l. Al riguardo il Collegio ha avuto modo di evidenziare come il contratto di apertura di credito fondiario in conto corrente, azionato in via esecutiva dall’istituto di credito, non sia riconducibile nell’alveo applicativo dell’art. 474 c.p.c., poiché lo stesso “non ha ad oggetto un credito esattamente determinato e, quindi, liquido”. Prosegue il Collegio, “al momento della stipula non vi è stata (come nel mutuo) ef-

fettiva erogazione di una determinata somma di denaro a favore dei correntisti, laddove la Cassa Rurale dichiarava di concedere un finanziamento fino alla concorrenza massima della somma capitale di € 300.000,00 per la durata di 19 mesi (…). Si vede bene allora che il contratto in sé non indica un credito liquido, dipendendo la quantificazione del credito della Cassa dall’entità delle somme concretamente utilizzate dai correntisti, ed essendo invece necessario il rinvio ad altra documentazione. Il contratto non appare pertanto idoneo a costituire titolo esecutivo, a nulla valendo la prospettata non contestazione delle somme richieste

per capitale né l’inerzia serbata dagli esecutati per alcuni anni dopo la notifica del precetto contenente quella indicazione del credito, atteso che una condotta processuale siffatta non può sopperire all’inesistenza, che è invece sostanziale, di un titolo per un credito esattamente liquido nel suo ammontare come l’art.474 c.p.c. impone”. Il Collegio, pertanto, ha dichiarato l’INESISTENZA sostanziale del titolo posto dalla Cassa Rurale a fondamento del pignoramento immobiliare, sospendendo conseguentemente la procedura esecutiva, non potendo peraltro la stessa procedere sulla base dei soli interventi depostati

medio tempore dagli ulteriori creditori, essendo intervenuti in una procedura NULLA (Sezioni Unite dd. 07 gennaio 2014 n. 61). Ciò posto, il Giudice dell’Esecuzione, con ordinanza dd. 28.10.2014 disponeva la sospensione delle vendite con e senza incanto relative ai beni immobili pignorati, fissate per il giorno 14.11.2014.

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Alberio e Coco: “Vogliamo lasciare un’impronta con il nostro operato” di Chia ra Bua “Impronta”: questo è il nome che i consiglieri del Comune di Adrano Agnese Alberio e Salvo Coco hanno deciso di dare al nuovo gruppo consiliare da loro formato dopo la scissione con il gruppo “Symmachia”. Una separazione avvenuta alcuni mesi fa a seguito della decisione dell’allora vice sindaco Angela Anzalone, esponente di spicco di “Symmachia”, di abbandonare prima la giunta e poi il gruppo di maggioranza legato al sindaco Pippo Ferrante. La presentazione ufficiale del nuovo gruppo consiliare ci ha fornito l’occasione per rivolgere alcune domande ai due consiglieri, i quali hanno non solo analizzato le tappe che li hanno condotti all’allontanamento da “Symmachia”, ma hanno anche parlato della loro nuova iniziativa social “Segnala la buca #Adrano”. «Il nostro gruppo consiliare - ha spiegato Agnese Alberio - in realtà è nato già al momento della nostra candidatura visto che formavamo la coppia di nomi che era possibile votare in virtù della doppia preferenza. A quel tempo, anche se parliamo soltanto di un anno fa, eravamo candidati tra le fila della lista civica “Symmachia” di cui condividevamo pienamente gli obiettivi e gli ideali. Insieme abbiamo lavorato davvero bene, fino a quando però gli assessori Anzalone e Zignale hanno preso la decisione di uscire dalla giunta guidata dal sindaco Ferrante: mentre all’inizio abbiamo deciso di supportare questa scelta, nel momento in cui è stato deciso di abbandonare il gruppo di maggioranza, io e Salvo abbiamo capito che quella non poteva essere la strada giusta da percorrere. Molto semplicemente non volevamo disattendere le promesse fatte ai cittadini: siamo stati eletti all’interno della maggioranza e fino a quando rimarranno i presupposti noi continueremo a farne parte, non

perché siamo legati alle poltrone ma per la nostra volontà di fare davvero qualcosa, perché facendo parte della maggioranza possiamo portare avanti più progetti e quindi possiamo fare molto di più per i nostri cittadini». «Proprio per questo - ha aggiunto Salvo Coco - abbiamo scelto il nome “Impronta”, un sostantivo che da solo spiega perfettamente quelli che sono gli obiettivi che ci siamo prefissati all’inizio di questa nostra avventura nel 2013. Noi vogliamo lasciare un’impronta, un segno tangibile sia attraverso la nostra attività consiliare, che attraverso le iniziative, social e non, che abbiamo in cantiere e che abbiamo intenzione di portare avanti con serietà e impegno». I due giovani consiglieri hanno quindi definitivamente voltato pagina, anche se la politica ci insegna che nulla è davvero definitivo, e sembrano non mostrare alcun rancore nei confronti dei loro ex compagni d’avventura, i consiglieri Carmelo Salanitro e Pietro Carmine Franco: «Loro hanno preso la loro decisione e noi la nostra - ha dichiarato Agnese Alberio - certamente non la condividiamo ma non siamo qui per criticarli. Ciascuno di noi, in base alla sua storia personale e politica, è libero di fare quello che ritiene più giusto, io non volevo fare parte di situazioni politiche legate a vicende precedenti al mio ingresso in consiglio e a cui non ero legata. Faccio loro i miei migliori e credo non ci sia altro da dire visto che ormai le nostre strade si sono separate». «Ci siamo lasciati senza alcuno strascico - ha sottolineato Salvo Coco - loro hanno deciso di tirarsi fuori un apparentamento, che loro stessi avevano scelto, ad un anno di distanza da quell’accordo. Io e Agnese, invece, siamo rimasti dove eravamo perché i cittadini con il loro voto avevano deciso che quella doveva essere la mag-

Agnese Alberio e Salvo Coco gioranza alla guida della città». Nonostante la loro giovane età e la relativa inesperienza politica e amministrativa, i consiglieri Alberio e Coco hanno le idee molto chiare su quello che è il loro ruolo e il modo migliore per perseguire i loro obiettivi. «Fare politica ad Adrano è stimolante - ha spiegato Coco - perché ogni giorno si presenta una nuova sfida, devi costantemente gettare il cuore oltre l’ostacolo. Inoltre essere giovani è bello, da un punto di vista politico, perché ti permette di avere delle idee molto più fresche rispetto agli altri, ma al tempo stesso alcune volte ti mette in una posizione scomoda perché non si ha la piena conoscenza della macchina amministrativa. Per questo motivo il team di cui facciamo parte è composto da giovani e meno giovani perché vogliamo che le nostre idee possano di-

ventare fatti, e per far questo è necessario essere accompagnati da qualcuno che abbia una certa esperienza in questo campo: da qui deriva la nostra decisione di proporre il nome del prof. Calambrogio come nuovo assessore della giunta Ferrante». Nei giorni scorsi i due consiglieri comunali del gruppo “Impronta” hanno presentato alla cittadinanza una nuova iniziativa di pubblica utilità legata al social network Facebook: gli abitanti di Adrano avranno infatti a disposizione uno strumento veloce, multimediale e soprattutto visibile a tutti per poter segnalare quelli che sono catalogati come disservizi stradali, ossia le care vecchie buche che tanti fastidi arrecano a chiunque si avventuri per le strade cittadine. «Quella di “Segnala la buca #Adrano” è la nostra seconda iniziativa social - hanno spie-

gato Alberio e Coco - e visto il successo riscosso da “Adrano in bici” abbiamo pensato di utilizzare uno strumento come Facebook non soltanto per attirare l’attenzione dei cittadini su un progetto come quello delle passeggiate in bicicletta, ma anche per offrire loro la possibilità di segnalare in maniera estremamente veloce le sconnessioni del manto stradale all’interno della nostra cittadina». Come spiegato dai due consiglieri comunali, le segnalazioni verranno costantemente monitorate e verificate per venire poi inoltrate agli uffici di competenza in modo da poter procedere celermente con le riparazioni. «Siamo consapevoli - ha dichiarato Salvo Coco - del fatto che i cittadini possano recarsi in qualsiasi momento all’ufficio comunale di competenza e segnalare la presenza di una buca, ma sappiamo anche che non è semplice districarsi nei complicati labirinti in cui spesso si trasformano gli uffici pubblici. Proprio per questo motivo abbiamo pensato di creare questa servizio su Facebook in modo da semplificare le cose, facendo convergere tutte le segnalazioni verso un unico orecchio estremamente ricettivo. Inoltre abbiamo anche pensato a chi non è presente sul social network creando un apposito numero di telefono (3491367565) che sarà attivo tutti i venerdì dalle ore 16.00 alle 19.00». «Il nostro intento - ha concluso Agnese Alberio - è portare avanti il concetto di democrazia partecipata, per cui alla nostra azione all’interno del consiglio comunale cerchiamo sempre di accompagnare quante più attività possibili che prevedono il coinvolgimento attivo della cittadinanza. Inoltre questa iniziativa segna la prima collaborazione ufficiale con il neo assessore alla manutenzione Vincenzo Calambrogio, a cui vanno i nostri migliori auguri, e al quale siamo legati da una profonda stima personale e politica».

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All’alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania, convegno dell’Accademia italiana cerimoniale d i L e lla Ba t t ia t o Il convegno inaugurale dell’Accademia italiana cerimoniale, immagine e comunicazione (Aicic) sul tema “Il cerimoniale e la comunicazione: fattori di sviluppo per un principio di legalità” si è svolto nella sala conferenze dell’Istituto Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania. Ha dato il benvenuto Daniela Di Piazza, dirigente scolastico dell’Istituto, che evidenzia “la sinergia della scuola con le istituzioni, focalizzando il problema dell’affermazione dell’essere e del comportamento, poiché la forma è il contenitore della sostanza, ed è quello che ci induce ad essere”; e Francesco Raneri, presidente nazionale Aicic osserva “Il cerimoniale parte dalla scuola, è da lì che partono le buone maniere e l’input per una buona crescita ed educazione” continua “bisogna scommettere e occorre un pizzico di passione” e cita la frase di Rita Levi Montalcini “Rare sono le persone che usano la mente, poche quelle che usano il cuore, ma pochi che usano entrambi” e fa notare spesso l’incapacità dell’uomo è comunicare, ma il vero problema è che non ascoltiamo”. In apertura l’allievo dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” Catania Salvatore Brischetto, trombettista allievo del prof. Antonio Torrisi, ha eseguito l’Inno di Mameli, il dirigente scolastico tiene a sottolineare il momento significativo dell’inno, “con l’auspicio che “L’Italia s’è desta”, sia un input: l’orgoglio di sentirsi nazione per il benessere della società e voi giovani, oggi siete i carbonari di questa secolo, ma tutto ciò passa attraverso il principio di legalità”. Il convegno è stato patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono intervenuti illustri relatori: Silvana Genova, capo del Cerimoniale Presidenza Regione Siciliana,

Alcuni momenti del convegno ha spiegato “Il cerimoniale riguarda la vita di rappresentanza ufficiale e diventa regola delle relazioni pubbliche, osservando il principio di trasparenza secondo le normative vigenti”, spiegando l’evoluzione del cerimoniale, definizione antiquata, chiarisce adesso esiste il Cerimonialista: il personaggio, il protagonista”. Luigi Ciampoli, Procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma, che ha sottolineato “Il cerimoniale è propedeutico al contrasto tra politica e magistratura, ed è la soluzione del problema con il rispetto dei propri ruoli”. È fondamentale il binomio procedura e diritto sostanziale con il suo cerimoniale procedurale, che ha la sua ratio come indossare la toga: l’affermazione di essere, che afferma il principio di legalità e l’uomo così abbandona la sua natura fragile, è un abito che resta ed è un processo di immedesimarsi nel personaggio con i suoi doveri”. A conclusione del convegno l’intervento di Teodoro Giovanni Risino, Generale di brigata della Guardia di Finanza, e le testimonianze di alcuni studenti delle scuole primarie “V. da Feltre” e “G. Carducci”, secondarie “K. Wojtyla” (Hamadou Kande) e dell’Uni-

versità Catania Federica Faro, Dipartimento di Scienze politiche e sociali, sul cerimoniale nelle scuole. Simona Carfì, psicoterapeuta, ha dato un interessante contributo sulla comunicazione, spiegando il rapporto che si istaura tra madre ed embrione. In chiusura Pino Santangelo, segretario nazionale Aicic, ha offerto al dirigente scolastico e ai relatori il volume dal titolo “Associazionismo, sussidiarietà ed etica” edito Santangelo Editore, chiarendo: “sussidiarietà e legalità debbono convergere nel principio dell’etica”. Sono pervenute le lettere di Angelino Alfano, Ministro dell’Interno presidenza del Consiglio dei Ministri, Francesco Galetta, Dirigente ufficio onorificenze ed araldica Presidenza del Consiglio dei Ministri, Artis Bertulis, Ambasciatore della Lettonia. Per lo staff di presidenza Accademia Aicic hanno partecipato: Santo Amarù, Vicepresidente vicario, Antonio Bordi, Vicepresidente, Pino Santangelo, Segretario, Gabriella Buffardeci, Tesoriera, e Daria Ciccia. Durante la manifestazione un parterre ricco di dirigenti scolastici e operatori del settore, fra le Autorità e istituzioni: Marco Dell’Arte, dirigente Commissariato Polizia di Stato di Lentini, Paparo

Lorena, in rappresentanza del Questore di Catania, Pulvirenti Antonino, Capitano di fregata ufficio stampa Maristaeli, Ridolfo Massimo, Caposervizi comando Base aeromobili G. Costiera Catania, Maruccia Cosimo, Generale Polizia stradale dirigente compartimento Sicilia Orientale, Capodicasa Antonio, dirigente polizia stradale Siracusa, Don Stefano Coco, presidente Anac, Micheletti Renato, Comandante base aeronautica Maristaeli, Dott. ssa Antonina Latino, Maurizio Maggio, Tenente Colonnello (in rappresentanza del Comandante Sicuso di Sigonella), Ferrara Luigi, L.ten capitaneria di porto di Catania, Di Paola Nunzio Santi, Console della Lettonia, Calì Chiara, Console di Malta, Bizzarro Arturo, Console della Grecia, Lorefice Vincenzo, presidente comitato provinciale Unicef Catania.

Hanno collaborato al raffinato ed elegante pranzo dell’Alberghiero “Karol Wojtyla”, insieme agli allievi, i docenti Galati Alfio, Sapienza Giovanni, Leonardo Francesco, Torrisi Orazio, Sergio Perricelli e Carmelo Bucceri che ha coordinato il cerimoniale ed Emilia Scalia; gli assistenti Musumeci Giuseppe, Quattrocchi Salvatore, Patanè Katia e Florio Davide. Il dirigente scolastico Di Piazza chiude la manifestazione ringraziando i presenti e soprattutto il personale della scuola. Il fil rouge della giornata è il richiamo ai valori, che sono caduti, e anche trasmettere il diritto alla legalità in una società permeata da illegalità e la scuola è il bacino dia accoglienza dei giovani che si formano e ad qui parte il senso di cittadinanza, che induce il giovane a guardare gli altri e non solo se stesso”

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La pagina delle rubriche Dal conflitto al dialogo sociale per la riforma del lavoro di Maurizio Ballistreri

La bufera sull’articolo 18 non accenna a placarsi e lo scontro, lungi dal rievocare il conflitto sociale classico, che come ricordava un esponente di spicco del pensiero liberaldemocratico del ‘900 Ralf Dahrendorf è “fisiologico” in una società democratica, appare come un combattimento di wrestling, la lotta libera americana che si combatte per lo spettacolo e il pubblico. Forse uno dei problemi è la indisponibilità del premier Renzi a qualsiasi forma di dialogo sociale con i sindacati, neppure con quello che si mostra più ragionevole, la Cisl, rispetto alla Cgil (ed alla Fiom!) e ad una Uil spostatasi dal tradizionale riformismo a posizioni più radicali,

Da la foto della

settimana

forse più per esigenze tattiche che per scelta strategica. Il dialogo, in questa fase, sarebbe servito ad illustrare che il compromesso raggiunto sui licenziamenti disciplinari, tipizzando le fattispecie per le quali i giudici possono sentenziare il reintegro, è un significativo passo avanti e che assieme, governo, imprese e sindacati, si potrebbero impegnare a rendere effettivamente operativi gli istituti strategici del Job Act. In primo luogo la scrittura di un vero codice del lavoro, di tipo semplificato, chiaro e intelligibile, in luogo della miriade di norme, frutto di una produzione legislativa alluvionale tipicamente italiana, che impedisce chiarezza sui rapporti di lavoro e in materia di controlli. Poi, una generale riforma degli ammortizzatori sociali, secondo il modello sociale europeo della “flessicurezza”, per indennità in favore di chi perde il lavoro o è senza occupazione, con percorsi di formazione-riqualificazione professionale legati a politiche attive del lavoro e, cioè, efficaci ed efficienti servizi per la ricollocazione di inoccupati e disoccupati. Si tratta di quella gestione della “condizionalità” (il rapporto virtuoso tra la frui-

zione dei sussidi pubblici e la disponibilità all’impiego), magari con la creazione di un’Agenzia nazionale del Lavoro, che superi la frammentazione delle competenze, unificando i diversi soggetti pubblici, e il ruolo improduttivo delle Regioni, per governare l’incontro fra domanda e offerta, temperando così il depotenziamento delle tutele in caso di licenziamento economico e per alcune tipologie di quello disciplinare. Certo, le riforme sociali abbisognano di risorse pubbliche, che, grazie al Fiscal Compact e all’austerità by Merkel, sono difficili da reperire. Ma è opportuno dire, che bisogna avere alla base un disegno programmatore condiviso sul piano sociale e, magari, riprendendo, sul terreno della politica macroeconomica il tradizionale obiettivo delle socialdemocrazie europee: la piena occupazione, memori, a sinistra, della denuncia del grande economista italiano, di scuola keynesiana, Federico Caffè, contro la “non politica per la piena occupazione”, secondo cui e nel fallimento del mercato, spettava soprattutto allo Stato il ruolo di “occupatore di ultima istanza”; di occupazioni utili ovviamente.

(Rischiare la vita per… vivere?) Tra i tanti nani spuntano gli eroi civili di Enzo Trantino Pare che il Re romano Tarquinio il Superbo, ricevendo una delegazione straniera, munito di un bastone terminante con una falce, la invitò a una curiosa passeggiata in un campo di papaveri, dove, passando, tagliava quelli più alti, perché non svettassero. Così assicurandosi la qualità media-mediocre, così spiegando il messaggio che Roma non tollerava creste e pavoni. Noi, di professione “posteri”, senza titoli a favore della superbia, ne abbiamo di troppi per conoscere la mediocrità di tanti. Così, fingendo democrazia e impostura, riteniamo che gli eroi civili, quelli che senza nome e senza foto sfidano ogni giorno la morte per compiere doveri vari, siano chincaglieria “retorica”, che ovviamente disturba chi reclama solo diritti, senza mai rimboccarsi le maniche. Quelli che il mio amico Giovanni Burtone, definisce “i già stanchi, dopo essersi alzati a mezzogiorno” (Foto d’autore!). Tutto quello che in estrema sintesi vi raccontiamo, avviene in Libia, dove “l’inferno” ha sostituito la normalità, dove la vita è mestiere incerto. L’ingegnere Zakaria Franka, dopo avere descritto la desolante situazione di negozi italiani aperti “senza clienti”, solo a fini di riciclaggio internazionale, della soppressione di circoli, scuole e lingua italiana, spiega la sola realtà che interessa l’Italia: il traffico di barconi di disperati che cercano le nostre spiagge, ma salpano verso l’ignoto. L’ingegnere spiega che si è determinato a lasciare e aggiunge un particolare agghiacciante: “Dall’Italia mi scrive solo gente che vuole venire in quest’inferno. A lavorare qui! Pensano che una guerra civile sia sempre meglio della loro crisi”. Lavorare col rischio di morire solo perché si è pagati per lavorare è notizia fuori dai nostri ascolti. I dipendenti ENI, per esempio, sono questi fantasmi attivi che dribblano le pallottole vaganti, perché la morte è nel conto. Quelli che si alzano a mezzogiorno, non conoscendo la vita, non possono immaginare la morte. Maestranze e operai italiani in Libia sono, purtroppo, concittadini di quanti tra crisi e pericoli per la vita, hanno già scelto di correre il rischio. “Eroi civili” è la sola definizione che il rispetto ci impone. I flaccidi, gli orizzontali, i rinunciatari, i vinti nati vecchi, tornino nei loro giacigli. Anche oltre mezzogiorno. Tanto sono inutili…

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Un giardino invisibile che incombe sulle anime di Aldo Matti na Con una nuova produzione de “Il giardino dei ciliegi”, l’ultimo dramma scritto da Anton Checov alle soglie del Novecento (1904), il teatro stabile di Catania ha inaugurato, al teatro Verga, la sua lunga stagione 2014-15. Grande affresco concepito in un momento storico di transizione, il passaggio dalla servitù della gleba agli albori della rivoluzione d’Ottobre, il Giardino dei ciliegi possiede una carica di attualità che non si limita a descrivere un luogo, la Russia, ma gruppi di anime sofferenti che appartengono all’Umanità tutta. Il personaggio del mercante Lopachin, per esempio, con la sua cinica capacità di rivalsa nei confronti di un’aristocrazia decaduta di proprietari terrieri (identificata nei fratelli Ljuba e Gaev), possiede una singolare affinità con il Don Calogero Sedara del Gattopardo. Ma l’attenzione di Checov è rivolta soprattutto, come peraltro in tutti i suoi lavori, a quell’universo di perdenti, di individui sconfitti nella fragilità delle loro coscienze, personaggi “inquieti e sognatori i quali richiedono interpreti che non ‘recitano’ ma ‘vivono’ sulla scena, per incarnare quell’umanità docile alla sofferenza che con Checov era nata”, secondo la visione di Konstantin Stanislavskij, regista ed attore che tenne a battesimo i capolavo-

Kristian Zimerman ri dell’autore moscovita. Giuseppe Dipasquale nel dirigere la pieces (dopo averla anche tradotta ed adattata) sottolinea l’aura di maestosa lentezza che caratterizza il lavoro dove, come afferma lo stesso regista, c’è un elemento che è “un protagonista invisibile, un elemento condizionante dell’intreccio dell’azione, o se si preferisce dell’inazione; questo elemento è il giardino stesso, tanto partecipe ma mai effettualmente presente nella sua forma». Sola presenza sono quei grossi tronchi, stilizzati tra gli elementi scenografici di Antonio Fiorentino, i quali incombono sempre più fino a cedere alle impietose scuri che, alla fine, segnaleranno l’avvenuta distruzione del giardino per fare posto ad una lottizzazione selvaggia, il nuovo che avanza. Un ‘nuovo’ che forse per la prima volta nel teatro di

Checov è visto anche come una speranza negli occhi e nei cuori dei due ‘giovani’ del gruppo familiare, Anja e Trofimov; solo loro nella distruzione del giardino non vedono la fine ma l’inizio di una nuova vita, mentre nella vecchia proprietà abbandonata rimane il vecchio cameriere Firs, solo e dimenticato da tutti. Lo spettacolo proposto dallo stabile ha tutto il sapore delle grandi epopee storiche, secondo una tradizione che da sempre accompagna l’attività del teatro catanese. L’allestimento però, nel suo minimalismo e nel lancinante e, a volte, abbagliante uso delle luci chiare (sapientemente realizzate da Franco Buzzanca), ne sottolinea la modernità,la atemporalità, quasi in contrasto con l’opulenza dei tantissimi costumi realizzati da Elena Mannini, diversi in ognuno dei quattro

passato, ma inquieta per ciò che le riserva il futuro. Pippo Pattavina era un concreto Lopachin, particolarmente esplosivo al momento della sua rivalsa sociale: “Io l’ho comprato, il Il giardino dei ciliegi giardino dei ciliegi adesso atti, quasi a seguire l’evoluzione è mio! Mio!”. A Guia Jelo era dei cangianti stati d’animo dei riservata una parte molto caratpersonaggi. I movimenti di sce- teristica, piuttosto caricaturale, di na dovuti a Donatella Capraro, ‘maga’ dall’improbabile accento lenti e statici in sinergia con la tedesco, opportunamente istrurealizzazione registica, vengono ita dall’illusionista Salvo Testa, ravvivati dai chiassosi interven- “Raptus”, con tanto di cagnolino ti dell’agguerrito intervento dei al seguito. Gian Paolo Poddighe giovani allievi del IV anno della era un austero e triste Gaev, ItaScuola d’Arte Drammatica “Um- lo Dall’Orto il vecchio maggiorberto Spadaro”. domo, Alessandra Costanzo era Un lavoro così ricco e comples- Varja mentre la coppia dei due so richiede, naturalmente, un’al- giovani innamorati, Anja e Trofitrettanto compatta compagnia di mov, era affidata a Matilde Piana attori dalle grandi risorse profes- e ad un singolare Angelo Tosto sionali. L’elemento vincente è (nei panni di un trentenne!). Castato l’equilibrato apporto di tutti, millo Mascolino, Aldo Toscano, magari non ai livelli eccelsi che Annalisa Canfora, Cesare Bionla storia dell’interpretazione ci dolillo e il bambino Alessandro ha consegnato, ma complessiva- Giorgianni completavano il numente di buona resa. Su tutti spic- trito cast. Molto accurate e dal cava il tratto nobile ed elegante di giusto sapore d’epoca le musiche Magda Mercatali nel disegnare composte da Germano Mazzocuna Ljuba un po’ sognatrice, un chetti e registrate da un pregevole po’ malinconica quando ricorda il sestetto di fiati ed archi.

Nella Badia di S.Agata una stagione ‘In Cordis Jubilo’ Con un gran gala in occasione della Festa di Santa Cecilia ha avuto inizio nella Badia di S.Agata la prima Stagione concertistica di musica classica e sacra organizzata dal Gran Coro Lirico Siciliano, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Catania. La stagione prevede complessivamente 7 concerti fino al 9 maggio 2015. La manifestazione era stata precedentemente presentata nel corso di una conferenza stampa tenutasi all’interno della chiesa. Il Gran Coro Lirico Siciliano, fondato nel 2008, è oggi con-

siderato uno dei più importanti cori a livello nazionale; sin dalla sua nascita è diretto dal basso Francesco Costa con la direzione artistica del soprano Giovanna Collica; maestro collaboratore è la pianista Annalisa Mangano, presidente il controtenore Alberto M. A. Munafò. La particolare cura della vocalità e del gusto e la versatilità dei componenti l’organico, permettono di affrontare sia il ricercato ed esigente repertorio sinfonico e sacro che il robusto repertorio lirico tradizionale. Formato da Artisti del Coro provenienti da tutta

la Sicilia esegue concerti, spettacoli, opere liriche con ottimo successo di pubblico e critica e viene regolarmente scritturato nei teatri presenti sul territorio regionale, nazionale ed estero. Annualmente realizza il “Premio Canticorum Sacerdos” (tra i premiati Mons. Antonio Parisi, Mons. Giovanni Tiralosi, Mons. Giuseppe Liberto, Mons. Nunzio Schilirò, Mons. Marco Frisina, Don Fabio Massimillo) e il “Premio Sicanorum Cantica” (tra i premiati Alfredo Troisi, Vincenzo Marrone D’Alberti, Enrico Castiglione, Sonia Cammarata, Gianfranco Pappa-

lardo Fiumara, Clara Polito, Roberto Carnevale, Maria Dragoni, Denia Mazzola Gavazzeni, Fioretta Mari, Domenico De Meo, Guia Farinelli Mascagni, Cesare Orselli, Maria Rosa De Luca). Entrambe le manifestazioni godono dell’Apprezzamento della Presidenza della Repubblica, del Senato, della Camera dei Deputati e il Patrocinio del Presidente del Consiglio. Queste le prossime manifestazioni: 30 Dicembre ore 20:30 “Puer Natus Est”, Concerto di Natale. 17 Gennaio ore 20:30 “Armonie

Barocche”, Musiche di Bach, Mozart, Vivaldi, Purcell. 1 e 4 Febbraio ore 19 “Agatha Laetissime”, Rassegna di musica sacra di autori catanesi dedicata alla Patrona della città etnea in Prima Esecuzione. Musiche di Frontini, Platania, Geremia. 21 Marzo ore 20:30 “Crucifixus”, Concerto di musica vocale e strumentale sulla Passione. 5 Aprile ore 19 “Et Resurrexit”, Concerto di Pasqua. Musiche di Mozart per soli, coro e orchestra. 9 Maggio ore 20:30 “Ave Maria”, Liriche per voce e pianoforte. A.M.

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DICEMBRE 2014 - Spettacolo

La stagione sinfonica 2014-15 del Teatro Massimo d i Al d o M a t t ina Singolare presentazione della Stagione Sinfonica 2014-15 del Teatro Massimo ‘Bellini’; o sarebbe meglio dire non-presentazione. Non è stata ancora effettuata alcuna conferenza stampa. Non è stata data alcuna comunicazione ufficiale, però la stagione nella sua interezza è consultabile sul sito istituzionale dell’Ente. C’è da chiedersi in quanti ne siano venuti a conoscenza e se gli abbonati sapranno in tempo che il diritto di prelazione è previsto (o sarebbe meglio dire era previsto) dal 25 novembre al 10 dicembre, mentre le nuove sottoscrizioni saranno dal 10 al 20 dicembre. Sembra che il nuovo veicolo di informazione sia sempre più la sola Rete, ma ci si domanda quanti frequentatori abituali del teatro (che tradizionalmente abbracciano una fascia di età non proprio giovanile…) abbiano dimistichezza con Internet. Tant’è, la Regione (Il Presidente innanzitutto) ritiene che una Istituzione teatrale pubblica possa fare a meno dell’Ufficio stampa e qundi

Mario Brunello

Ute Lemper

Nicola Piovani

non c’è bisogno di tenere rapporti con la stampa. Gli abbonati si arrangino… Con lo stesso sistema, comunicazione sul sito, gli abbonati (‘tutti’?) della stagione 2013-13 vengono informati che il 16 e 17 dicembre 2014 verrà recuperato il concerto ‘saltato’ il 14 e 15 dicembre dello scorso anno. La nuova Stagione Sinfonica prevede 16 concerti e si aprirà il 20 dicembre (con replica il giorno successivo in turno B) con un concerto sinfonico-corale diretto

da Gunther Neuhold; in programma la Sinfonia n.35 “Haffner” ed la Messa da Requiem K.626, entrambe di Mozart. Il 23 dicembre ci sarà il concerto natalizio dell’Italian ensemble, Coro di voci bianche del Conservatorio di Palermo. Si riprende il 26 gennaio 2015 per andare avanti fino al 28 maggio. Prevalgono i concerti sinfonici e sinfonico-vocali per i quali vedremo sul podio vecchie conoscenze e qualche novità: il direttore artistico Xu Zong ne dirige-

rà due (il 6-7 febbraio e il 27-28 febbraio), il primo con musiche di Rossini (lo Stabat Mater), il secondo con Beethoven e Richard Strauss (Vito Imperato, violino, Vadim Pavlov, violoncello e lo stesso Zong al pianoforte per il triplo concerto del musicista di Bonn), ma si esibirà anche in recital pianistico il 2 marzo (musiche di Brahms e Beethoven). Altri direttori saranno Alexander Vakoulsky, James Meena, Hubert Soudant, José Cura, Jean Claude Casadesus, Alevtina Ioffe e Nico-

Ritorna alla vita il Grand’Organo della Cattedrale Una doverosa presentazione in due tempi, il primo al Museo Diocesano per illustrare le caratteristiche dell’organo, dopo le delicate fasi del restauro che lo hanno riportato ‘in vita’, il secondo in Cattedrale per la fastosa inaugurazione che ha raccolto una folla straripante nell’ascolto del primo concerto affidato a Jennifer Bate, artista inglese oggi fra le più acclamate organiste al mondo. L’organo della Cattedrale di Catania è uno strumento pressocchè unico; gli esperti hanno spiegato che ha ‘due anime’, una francese ed una italiana (siciliana). Realizzato, infatti, dalla ditta francese Jaquot nel 1877 (che pochi anni dopo aggiunse una terza tastiera, “Clavier de Bombarde”, per amplificarne il volume), fu revisionato ed ulteriormente ingrandito nel 1926 dalla ditta Giudici e Laudani. L’attuale restauro è dovuto alla ditta Mascioni. Al Museo Diocesano è stato presentato il volume che accompagna il lavoro di restauro e la storia dell’organo; accurate ed esaustive le relazioni svolte dagli organisti Diego Cannizzaro e Carmelo Scandurra e dall’organologo Luciano Buono oltrechè dallo stesso Andrea

Emozionante è stato poi il concerto inaugurale che ha mostrato un organo estremamente versatile e dal suono ora vellutato ora corposo, sotto le esperte mani di Jennifer Bate, in grado di inondare di suoni le grandiose navate della Cattedrale. E’ stato offerto un repertorio molto vario che comprendeva autori di area tedesca (Bach e Mendelsshon), inglese (Stanley, Walond e Festing) e francobelga (Franck, Vierne, Langlais e GuilL’Organo del Duomo di Catania mant) in un Moscioni e da Maurizio Isabella, arco temporale che spaziava dal alla presenza dell’Arcivesco Sal- Settecento al Novecento. vatore Gristina. A.M.

la Piovani (il 10-11 aprile con il proprio oratorio ‘Pietà). Tra i solisti protagonisti di recital ricordiamo il violoncellista Mario Brunello insieme al pianista Uri Caine con un “Bach Networks”, il pianista Dominique Merlet (Beethoven e Brahms), il pianista Kristian Zimerman, mentre torna, dopo tanti anni, la cantante Ute Lemper in “Last Tango in Berlin”. Come si intravede si tratta di una stagione di tutto riposo, rispettando prevalentemente il repertorio storico tra l’Ottocento e il Novecento, utilizzando le forze interne (orchestra, coro e solisti) con qualche integrazione esterna (per i direttori e qualche solista); probabilmente il massimo che oggi si possa pretendere da una istituzione che, pur non navigando nell’oro, fa del suo meglio per restare competitiva; e meno male che può contare su artisti (ed anche tecnici) di comprovata professionalità. In attesa di tempi migliori con le ‘stelle’ che una volta erano di casa ed oggi risplendono più all’estero, con qualche rara eccezione nazionale.

Bellini: Alba Giardina nuovo Sovrintendente? Teatro Bellini, se ci sei batti un colpo. Da quanto il Sovrintendete signora Rita Gari ha deciso che era arrivato il momento si mettere di fare da parafulmine all’incapacità della politica(locale e regionale) presentando le sue dimissioni circa due mesi addietro (scadenza naturale del mandato a gennaio) il Teatro sembra caduto nell’oblio. Niente si sa: del passato, del presente e soprattutto del futuro. Della stagione sinfonica, presentata ufficialmente solo in rete in pochi sanno anche perché, gli abbonati del Bellini, come fascia d’età, non sono proprio in gran confidenza con la rete. Poi c’è il problema della nomina del nuovo sovrintendente. In un primo momento si era sparsa la voce, da noi riportata, che la scelta potesse cadere su Enrico Castiglione. Ma dall’interno del teatro fanno sapere che mai offerta ufficiale è stata fatta a Castiglione. E questo era risaputo si era infatti parlato di contatti informali tra il sindaco e il maestro. Si è fatto anche il nome di Harald Bonura, già nel Cda del Bellini, uomo di

fiducia di Bianco sin dai tempi della prima sindacatura con consulenze a mai finire in tutti i campi. Il nome di Bonura è ancora sulla lista del sindaco. Ma di nome ce n’è anche un altro e che gira in questi giorni, quello di Alba Giardina già assessore ala Cultura della prima Giunta Bianco oltre venti anni addietro. Un’altra figura legatissima al sindaco catanese. Come dire: Bianco non dimentica mai gli amici e, a uno a uno, li ripesca tutti. Adesso ci vengono a dire che Bianco starebbe anche cercando di convincere Rta Gari a restare seduta su quella poltrona che, al momento, è talmente scomoda e nessuno pare voglia andare ad occuparla. E si perché il nuovo Sovrintendente sarà chiamato a fare delle scelte talmente dolorose che lo renderanno impopolare e odiato. Soldi pubblici non ce ne sono più ma al Bellini sono in tanti che fanno finta di non ave capito e difendono a denti stretti, non il posto di lavoro come è giusto fare, ma i privilegi. E questo non è più accetabile. Fa.Tra.

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DICEMBRE 2014 - Rubriche

Il libro della settimana

Rivitalizzare dal basso la democrazia locale di Giovanni Vecchio Fa bene alla coscienza civile di ciascuno di noi la lettura di un saggio rigoroso e propositivo come “Discutere e agire” a cura di Giacomo Balduzzi e Davide Servetti (Interlinea Edizioni, Novara 2014). L’opera porta come sottotitolo “Una sperimentazione di democrazia deliberativa a Novara”; infatti da più di due anni si parla di democrazia deliberativa e l’Associazione Territorio e Cultura onlus ha elaborato un interessante progetto denominato SpeDD (acronimo di Sperimentazione di Percorso di Democrazia Deliberativa) che si sta implementando nella città di Novara, ma che è condivisibile nella parte teorica e adattabile alla varietà delle situazioni reali di medie e grandi città italiane. Lo scopo principale è quello di “risvegliare, anche con azioni concrete, i valori di solidarietà e di responsabilità sociale che spesso risultano sopraffatti dalla parte peggiore della società”. L’obiettivo fondamentale del progetto trova la sua dimensione operativa in un metodo in grado di promuovere “la coesione sociale, intesa come coscienza della propria appartenenza a una società più estesa della propria famiglia o delle proprie frequentazioni abituali, comprendendo la comunanza dei problemi e la titolarità di una responsabilità ulteriore rispetto a quella personale”. La Fondazione Cariplo decise di finanziare questo progetto perché era in sintonia con l’idea lanciata dalla Fondazione sul “Welfare di comunità”. Questa iniziativa rappresenta un’alternativa rispetto alle proposte provenienti direttamente dalle istituzioni locali, ma non vuole avere una caratterizzazione antagonistica, bensì realmente collaborativa per la comprensione dei problemi, la presa di coscienza collettiva e l’individuazione di percorsi risolutivi. Si tratta di un itinerario complesso che richiede delle diverse tecniche integrate per agevolare il confronto argomentato che si sviluppa dal basso. Nel primo capitolo del libro ci si sofferma sulla base conoscitiva necessaria per poter condurre con successo la discussione assembleare, il secondo rivolge la sua attenzione alla formazione degli operatori destinati a svolgere la funzione di facilitatori, allo scopo soprattutto di “evitare che il cambiamento

Alessandra Moretti - Alessandra Moretti, candidata alla Regione Veneto rilascia un’intervista al Corriere della Sera e si scaglia contro chi chiude le donne belle nel recinto delle “belle e sceme”. Il problema qui non è la bellezza di lady Moretti. Non la ceretta all’inguine o l’estetista da cui l’eurodeputata dice di recarsi coscienziosamente una volta alla settimana. Quello che preoccupa è il volo a precipizio fatto dalla lady nel trappolone teso dal giornalista Nino Luca, accettando di rilasciare un’intervista in cui si elogiano il proprio bel faccino, le proprie qualità di cuoca e di cantante alla soglia delle elezioni cui è candidata. 3 – vuoto, a perdere…..

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Elena Magno – Parliamo di un’eccellenza siciliana, una giovane studiosa che non ha preso l’aereo per l’estero. Elena Magno, 28enne, ericina di nascita, palermitana d’adozione e per qualche mese prestata al capoluogo etneo per un’esperienza formativa sulla gestione dei siti Unesco. Ha presentato un progetto all’interno dell’iniziativa del Parco dell’Etna Meglio Parco, insieme al Corpo Forestale, Provincia di Catania, Comuni interessati, Marines di Sigonella, Confambiente e decine di associazioni di volontariato ambientale, e così si puliranno i siti più sporcati di rifiuti abbandonati, all’interno dell’area protetta. 7 – ambientalista, consapevole

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Alessandro Baccei - Il decreto “salvaimprese”, con decisione della Regione siciliana di accendere un mutuo da un miliardo per ripianare i debiti con le aziende, potrebbe essere solo un antipasto. Il governo Crocetta, infatti, ha chiesto al Ministero dell’Economia di accendere un altro mutuo. Un mutuo della portata doppia rispetto al precedente. Due miliardi di euro. Da pagare in comode rate da 70 milioni di euro l’anno. Soldi che pagheranno i siciliani, visto che il governo ha deciso di coprire gli interessi tenendo ai valori massimi le aliquote Irpef e Irap. E Spartacus commenta: “ci voleva questo nuovo ‘scienziato” all’assessorato all’Economia della Regione siciliana, mandato da Renzi…!”. 0 – “scienziato”

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Renato Accorinti – Il sindaco free-Tibet di Messina ha festeggiato lo “scampato pericolo” della decadenza: il Consiglio di Giustizia Amministrativa di Sicilia ha rigettato il ricorso presentato dal suo competitor nelle elezioni del 2013. Accorinti così ha dichiarato: “continueremo come e con più determinazione di prima!”. E i messinesi tremano… 1 – determinato, sui disastri!

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Stephan Schmidheiny - “Ora basta processi ingiustificati, lo Stato italiano mi protegga”: così ha reagito il magnate svizzero dopo la sentenza della Cassazione che ha prescritto i reati commessi all’Eternit e ha aggiunto “Violati in passato i principi del giusto processo, i giudici hanno costruito una teoria del complotto”. 0 – il complotto? L’eternit contro i cittadini!

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Matteo Renzi – Il premier, sempre meno sorridente…., ha dichiarato dopo il G20 in Australia, che se dovesse perdere le sue battaglie si ritirerà nel Paese dei canguri. Già, affinità: tra saltatori… 2 – politico, del salto…..

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di S par tacus

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I nostri voti

sia illusorio o porti a conseguenze che non migliorano realmente la qualità della vita collettiva”. A tal fine si dovrà prendere coscienza che la novità della deliberazione richiede di “essere introdotta e portata avanti in maniera incrementale, con una continua verifica dei risultati ottenuti e un monitoraggio attento degli esiti e dell’impatto delle azioni intraprese”. Il terzo saggio espone alcuni problemi che si pongono a proposito dell’individuazione e del coinvolgimento dei partecipanti all’assemblea deliberativa, che dovranno essere rappresentativi ”dei mondi sociali e dei diversi ambienti presenti nella città”, anche con la collaborazione della Caritas, del Comune e dell’Università. Il quarto contributo è di tutto rilievo in quanto descrive puntualmente il quadro normativo esistente ed esamina la possibilità dell’estensione in contesti diversi di questi percorsi di democrazia deliberativa, alla luce soprattutto degli Statuti comunali. L’ultimo saggio approfondisce alcune questioni di metodo e di impostazione evidenziando che “di fronte alle difficoltà da parte delle istituzioni locali di dare risposte all’emergenza della crisi attraverso trasferimenti economici e attivazione di nuovi servizi a causa delle restrizioni della spesa e del minor gettito delle entrate fiscali, una grande risorsa può venire dalla possibilità da parte della comunità di acquisire, attraverso la deliberazione, maggiore consapevolezza dei problemi, ma anche delle possibili vie d’uscita e cooperare attivamente con le istituzioni in un’ottica di sussidiarietà orizzontale. L’opera nel suo insieme affronta tutte le questioni aperte da parte dell’innovazione proposta e merita non solo di essere letta, ma anche conosciuta da parte di chi opera nel sociale, nell’ambito dell’associazionismo, nelle varie forme di volontariato e di chi è stato investito con suffragio popolare della gestione dell’amministrazione comunale: tutti possono rintracciare nelle proposte rigorosamente fondate contenute nel libro spunti per migliorare la vita delle comunità e rivitalizzare la democrazia dal basso ricucendo il rapporto spesso sfilacciato tra la popolazione locale e gli amministratori.

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DICEMBRE 2014 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Numeri a tre cifre

Dovete trovare un numero a 3 cifre non nulle ABC tale che il suo valore sia uguale alla somma dei tre numeri a due cifre AA, BB, CC. Qual è questo numero?

Contagio

Un virus ha infettato due computer di un laboratorio. Ogni giorno il virus infetta un numero di computer pari al triplo di quelli che ha gia infettato. Per infettare tutti i computer, il virus ha impiegato 10 giorni. Qual è il numero minimo di computer presenti nel laboratorio prima del contagio?

A Luigi è stato dato il seguente numero 1 2 3 4 5 4 3 2 1 Luigi deve ottenere da esso un numero divisibile per 17 sostituendo solamente due cifre con la cifra “4”. Qual è il numero che cerca Luigi?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Cioccolattini: 44; Somme : A = 6, B = 6, C = 2; Penne e matite: 1 penna = 2 euro, 1 matita = 4 euro

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Il segreto di Italia REGIA: Antonello Belluco. SCENEGGIATURA: Antonello Belluco ATTORI: Romina Power, Gloria Rizzato Italia Martin, interpretata da Romina Power ha un segreto che si porta dentro da tutta la vita. Quando la nipote si sposa, torna a Codevigo, il suo paese di origine che non vede da 55 anni, dove è costretta a fare i conti con il doloroso passato di una cittadina coinvolta in una delle stragi più feroci compiute dai partigiani. Siamo nel 1945 quando la brigata di Arrigo Boldrini, interpretato da Andrea Pergolesi, entra nel paese abbandonato da tedeschi e fascisti in rotta. L’illusione per la popolazione che la guerra sia finita, dura poco. Gli uomini col fazzoletto rosso iniziano a una mattanza ancora rimasta impunita. L’argomento affrontato da Belluco non rende facile una valutazione serena dell’opera in questione. Tuttavia il film, realizzato a basso budget e quindi con tutte le limitazioni che si possono immaginare, non sembra voler emettere alcun giudizio morale bensì rappresentare l’occasione per tornare a raccontare della Resistenza in modi nuovi. Perché in pratica vi fu una vera e propria guerra civile italiana, con migliaia di morti, tra cui molti innocenti. Le immagini vanno fino in fondo e mostrano i processi-farsa, i prelevamenti notturni di ex fascisti dei quali non si seppe più nulla, ma anche di gente per bene che non aveva mai torto un capello ad anima viva, e di azioni brutali che ancora oggi vengono definiti “atti di guerra”, una formula ambigua per etichettare vendette e regolamenti di conti. Una cosa è certa. Nel film la reputazione dei partigiani è messa a dura prova se non fosse che la convincente interpretazione dell’attore marchigiano Fabrizio Romagnoli nel ruolo del partigiano buono servirà quantomeno a placare le inevitabile polemiche.

Il tempo del non ascolto di Danila Intelisano Corriamo così sicuri verso la fine che anche le parole sane, generose e prudenti sembrano roba da De Amicis! Parole che parlano di noi e di quello che sentiamo, la cui assenza nelle nostre giornate ha determinato un ulteriore passo verso l’indifferenza e la disumanizzazione. Ad un angolo di strada osservo fiumi di persone passare e parlare frettolosamente, ma resta di loro una eco di note stonate. Ma ci siamo mai ascoltati? Siamo un dizionario coniato dall’aggressività, dalla violenza e dalla volgarità. Un tempo, persino quando si litigava, il linguaggio era cauto e le parole d’umiltà e di gratitudine emozionavano. Ma la rassegnazione appartiene ai deboli, come certe mode agli idioti. Coraggio! Ricordiamo insieme parole sbiadite che, per fortuna, hanno una garanzia valida per l’eternità e possono ritornare e convincere l’uomo che chi ferisce, come dice il proverbio, di spada perisce. Che nostalgia del signor “permesso”, per non parlare dell’umile “ti sono grato”. Che tristezza vedere morire il dolcissimo “grazie”! E che dramma osservare il coma del “ti voglio bene” o del “perdonami”. Parole che esaltano come un verso del Leopardi o come i Girasoli di Van Gogh. Che fanno riflettere, accordare, confortare e salvare. Riconciliare e innamorare. Oppure raggelare e lacrimare, perché sporcate dall’oblìo della modernità, dell’arroganza e dell’ipocrisia. E sono parole squilibrate, esagerate o indifferenti che sbigottiscono e lasciano un vuoto incolmabile. Mentre cammino, una mamma riprende il linguaggio scurrile del figlio che risponde: “Ma vattene a quel paese!” Ragazzino so che ti faccio sorridere ma un tempo non molto lontano, o quasi, avrei risposto: “Scusa mamma”. Chissà cosa pensano di questo mondo i nostri vecchietti Cosmo! “Restiamo allibiti ma immutati. Ma le cose e le persone preziose prima o poi ci mancano e le riportiamo alla luce come anfore antiche nascoste per secoli sotto terra. Non si vedono ma continuano ostinatamente ad esistere e resistere contro ogni tempo”.

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