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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 20 anno X - 23 maggio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Presidente e carnefice di Nunzia Scalzo Mandiamo in stampa questo numero del giornale senza sapere cosa è successo nel pomeriggio di venerdì (ieri) per quello che era già stato salutato come un evento – la presentazione al teatro Stabile di Catania del libro di Rosario Crocetta, P come poesia e anche come presidente ma azzardiamo due possibili ipotesi su quanto è potuto accadere. O gli organizzatori che hanno inviatato Crocetta hanno covato in cuor loro la speranza che si svegli e capisca come con la sua politica dissennata e priva di senso ha ucciso la cultura e gli enti che la ospitano (anche se è molto improbabile) o, se lo hanno inviatato nella sua qualità di presidente della Regione siciliana, sono dei masochisti senza possibilità di riscatto e allora la smettano di lamentarsi e via andare. Sonopassati passati appena 30 giorni dall’ultima conferenza stampa in cui i responsabili dell’ente lamentavano di non poter pagare gli stipendi e di avere seri problemi con i fornitori per via dei debiti accumulati nel corso diquesti ultimi anni. Lo stesso presidente Milazzo, in un prospetto informativo, illustrava il taglio dei finanziamenti passati da 4 milioni di euro del 2008 a circa un milione e 800mila nell’ultimo anno. Voci attendibili, sebbene non confermate, stimerebbero in 8 milioni di euro i debiti dello stabile di continua a pag 14

Sipario: è arrivato Crocetta Siracusa

Milo

La lirica per rilanciare l’economia

Evade 8 euro: chiuso panificio

Servizi

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A. Cardillo

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Crocetta travolto da una valanga di d d i Maria de lo s Angeles Ga rcia Verso il baratro, con ottimismo - Questa settimana il titolo, bell’e pronto, ci è stato dettato proprio dal governatore. “Si va verso l’emergenza”, ha detto non senza un pizzico di soddisfazione, annunciando ai giornalisti che il crollo, disastroso, del viadotto Himera, sta per diventare addirittura una questione di emergenza nazionale. Si’, avete capito bene. Il governatore è addirittura soddisfatto della circostanza che il governo nazionale, a cui si è votato mani e piedi, sia costretto a intervenire per tentare di dare una soluzione al crollo annunciato – da anni – del viadotto Himera, che ha letteralmente spezzato in due la Sicilia. Abbiamo bisogno di un “tutor” per ogni occasione. Il governo regionale, quando prende una iniziativa, di solito provoca un disastro. Quando va bene solo di natura amministrativa. Quando va mqle, come nel caso del viadotto, il disastro diventa strutturale. Ma a pagare, ormai l’hanno capito tutti, sono sempre e solo i siciliani. Mai i veri responsabili che, immunità o no, riescono sempre a farla franca, con una faccia resistente a qualsiasi mortificazione. Giusto per restare al viadotto, non c’è alcun dubbio che la frana che ha provocato il cedimento, sia nota ai tecnici dell’assessorato al territorio, ai geologi dei comuni interessati, agli operatori della protezione civile e ai tecnici dell’Anas, almeno da tredici anni. Nessuno pero’ si è mai preoccupato di intervenire. Fino a quando la Sicilia non ha fatto un balzo indietro di trent’anni, quando l’autostrada non c’era ancora. Dinanzi a tanta sciatteria, Crocetta si è forse attivato per identificare un responsabile? Certo che no! Ha, anzi, alzato la voce, sostenendo che la regione non sarebbe stata informata da nessuno. Come dire, la scoperta dell’uovo sodo: era la regione, infatti, a dover avvertire gli altri. E a dover prendere l’iniziativa. Ma al governatore va bene cosi’.

Parlando con i giornalisti della situazione del viadotto Himera, il governatore sembra addirittura ottimista: “tempi più celeri rispetto ad analoghe situazioni del passato” – Anche sul caso Expo tutto è chiaro: è colpa dell’ex assessore, degli organizzatori dell’expo e di tanti altri, “perchè il governo non era stato informato!” Nel passato – afferma – in casi analoghi s’è perso più tempo. Ma in quali casi? Quando? E quanto tempo si sarebbe perso in “quei” casi sconosciuti ai più? Domande – ci scuserete – destinate a rimanere senza risposta. Perchè non hanno una risposta. Soprattutto perchè non esiste il termine di paragone con cio’ che oggi non è ancora accaduto. Di cosa è contento Crocetta? Non si capisce. Anche perchè il viadotto chiuso è. E chiuso è destinato a rimanere. A tempo indeterminato. E indeterminabile. Quindi cosa abbiamo fatto più velocemente che in passato? Boh! Andiamo dunque, ottimisticamente, verso l’mergenza. Che è la condizione che meritiamo… L’expo delle meraviglie - Quella del viadotto non è l’unica vicenda in cui l’atteggiamento del governatore lascia un po’ sgomenti e - in verità – anche un po’ interdetti. In sospeso c’è anche la questione dell’Expo di Milano. Che ha visto la regione Siciliana primeggiare a livello mondiale in materia di improvvisazione e disorganizzazione. Ad oggi, mentre il nostro giornale va in stampa, non siamo in grado di capire se il famigerato “Cluster” biomediterraneo “cabriolet”, coordinato dalla regione Siciliana sia aperto o no. Se sia “coperto” o no. Non sappiamo se gli organizzatori hanno finalmente realizzato il tetto e “allacciato” i servizi essenziali. E non sappiamo e se la regione

pagherà i tre milioni di noleggio dello spazio, oppure no. Alla faccia della trasparenza! Ma non sappiamo neanche dirvi se sia stato identificato un responsabile del disastro organizzativo e d’immagine che ha visto fare il giro del mondo alla foto del “commissario” con la scopa in mano, nel disperato tentativo di rimediare all’irrimediabile. Manco a dirlo, sulla vicenda, a abotta calda, Saro Crocetta ha subito convocato una conferenza stampa. Nel corso della quale ha addossato tutta la responsabilità all’unica persona non in grado di difendersi, l’ex assessore all’agricoltura, Ezechia Reale, colpevole di aver firmato il contratto con “Expo”. Ma in quell’occasione non è stato detto nulla, neanche una parola su dirigenti generali, consulenti e funzionari che da med`si si occupano, a tempo pieno, solo di questo. Sebbene, in un primo momento, fossero state minacciate “indagini” interne e clamorose punizioni. Anzi, per complicare la situazione e aggravare i costi, il governatore ha nominato un “direttorio” incaricato di vigilare su tutta la vicenda Expo, compôsto da un nutrito manipolo di fedelissimi. Tutte persone che si aggiungono quindi, al plotone di “regionali” che stazionano da Mesi a Milano e che li’ continueranno a bivaccare fino alla chiusura dell’esposizione universale, ad ottobre inoltrato. Gli annunci della serie “chi ha

Rosario Crocetta sbagliato pagherà”, o “il padiglione rimarrà chiuso fino a nuovo ordine”, sono stati immediatamente seguiti da altri, altrettanto roboanti “non pagheremo un centesimo” , oppure “qualcuno dovrà rifondere il grave danno d’immagine della Regione”. Poi contraddetti, rimangiati, smentiti. Il fatto è che la sitiazione, nei primi quindici giorni di esposizione universale, non solo non è certamente cambiata. Nè in meglio, nè in peggio. Ma permane, sottoposta al giudizio - universalmente sconcertato – di migliaia di visitatori. Mentre qualcuno ha calcolato che la spedizione all’expo costerà, alla fine, circa 13 milioni dieuro. Alla faccia della crisi… Il “filotto” giudiziario - Si’, a palazzo d’orleans, in questi frangenti, c’è stata un po’ di confusione del normale. Pare che, in questo giorni, il governatore sia stato – sia detto in confidenza un po’ frastornato da alcuni pronunciamenti della magistratura. Come accade ormai con una inquietante frequenza, infatti, a palazzo d’orleans sono giunte, a mezzo di una pattuglia di ufficiali giudiziari, una raffica di sentenze destinate, questa volta, a turbare i sonni del “conducator” in salsa sicula. Si’, è vero, di sberle giudizirie a Crocetta negli ultimi mesi ne sono arrivate parecchie. Assorbite tutte con una certa stizzita indifferenza. Ma il “filotto” di questa settimana ha un suo “quid”

particolare. Ha il sapore – amaro e bruciante – della sconfitta personale. Le sentenze fresche di ufficiale giudiziario riguardano infatti, tutte “questioni di principio” nelle quali il governatore la faccia l’aveva messa di sue volontà. Perdinci! Sulla questione “legalità” Crocetta non accetta suggerimenti da nessuno. Ed era stato lui a imporre, a testa alta, la revisione delle liste dei beneficiari dei fondi “pip”, i progetti di inserimento professionale del comune di Palermo. “Niente più fondi pubblici a chi si è macchiato di gravi reati” era stato il diktat moralizzatore. E i baldi funzionari della presidenza, proni e pronti all’ubbidienza, avevano impugnato le loro terribili matite della legalità, cancellando i “rei” e revocando loro ogni forma di sussidio. Peccato pero’ che i progetti di inserimento professionale del comune di Palermo, siano destinati anche – e soprattuttto - al reinserimento sociale degli ex detenuti. Pretendere che degli ex detenuti abbiano la fedina penale immacolata è quindi una clamorosa contraddizione della logica, della fisica e perfino della legge. E cosi’ un manipolo di “cancellati” ha fatto ricorso e ha vinto, a mani basse, ottenendo che la Regione sia costretta a pagare arretrati, interessi e spese legali. Crocetta vive di contraddizioni e di politica. Non c’è dubbio che a lui possa essere concesso di immaginare delle castronerie. Ma i dirigenti della Regione dovrebbero essere in grado di elaborare provvedimenti coerenti con il sistema legislativo. Dovrebbero saper leggere un provvedimento. Ed è lecito immaginare che siano anche in grado di scrivere gli atti conseguenti in maniera coerente con le norme in vigore. E’ chiedere troppo? I fatti personali - Forse si. Lo dimostra il fatto che, sulle questioni più delicate, non è mai la logica amministrativa a prevalere, ma la pervicace, contorta, volontà del governatore. Che impone provvedimenti dagli effetti

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di disastri: “Si va verso l’emergenza” clamorosi. Sia quando vengono assunti, che quando un qualsiasi tribunale, poi, li revoca. Riducendoli a carta straccia. Non c’è niente da fare. Soprattutto quando la questione sta a cuore al governatore, allora diventa un suo “fatto personale”. Rispetto al quale c’è una sorta di “sospensiva” delle leggi e dei regolamenti. E gli uffici sono costretti ad andare a “braccio”, seguendo gli umori e le impuntature del lider maximo. E’ andata cosi’ nel caso del presidente del parco delle Madonie, l’avvocato Angelo Pizzuto, che il governatore ha “licenziato” per ben due volte. E che per due volte è stato reintegrato al suo posto dai tribunali. Spese e costi sono nulla, se si pensa alla paralisi amministrativa di un ente che da due anni non riesce ad avere un vertice “stabile”. Me è accaduto cosi’ anche nel caso dei dirigenti generali nominati da Raffaele Lombardo, che Crocetta ha deciso di licenziare immediatamente dopo il suo insediamento, in barba ai contratti firmati dall’amministrazione, che imponevano scadenze precise, che Crocetta ha volutamente ignorato. Le prime sentenze sono ormai esecutive e la Regione sta già pagando rimborsi da centinaia di migliaia di euro. Per ogni direttore “cacciato”. La somma dei rimborsi sarà stratosferica. E’ diventata una questione personale – manco a dirlo – anche la lite con i ventuno giornalisti in servizio all’ufficio stampa della presidenza, licenziati “per risparmiare” due anni e mezzo fa. Ma in realtà, solo per assumere, al loro posto, alcuni fedelissimi portaborse. La Corte d’appello di Palermo – a due anni e mezzo dal “licenziamento” - si è pronunciata. Almeno due di loro, i più anziani, erano certamente dipendenti. E a loro – indipendentemente dal ricorso costituzionale sulla legittimità della legge di assunzione – la Regione dovrà corrisponde-

re risarcimenti milionari. I fatti strutturali - Accanto a queste “cause perse” in partenza, ce ne sono poi altre, altrettanto “perse”, che riguardano altre debolezze del carattere dell’uomoCrocetta. Contro i giornalisti, contro il presidente del parco delle Madonie, contro i “pip”, Crocetta ha aperto e suscitato clamorose vertenze giudiziarie per evidenti antipatie e incompatibilità con il suo carattere e la sua particolare visione del mondo. Nei confronti di Patrizia Monterosso e Antonino Ingroia, invece, nutre sentimenti di pura ed evidente simpatia ed ammirazione. E anche in questo caso, ha “forzato” leggi e regolamenti. Per favorirli, coccolarli, dimostrargli la sue incondizionata stima… La Monterosso – segretaria generale “esterna” della presidenza - è incrollabilmente a fianco del governatore, sempre, qualunque sia il momento, il contesto. Nonostante le avversità tecnico giudiziarie che sono sotto gli occhi di tutti. C’è la crisi e ci sono i tagli, che impongono riduzioni e ripensamenti anche a proposito dei dirigenti esterni? Ebbene, la Monterosso non si tocca! Anzi le si aumenta lo stipendio. Si dà un incarico al marito. E uno anche a lei. Anzi no, a lei due incarichi, anche tre, in consigli d’amministrazione, enti di gestione, comitati, commissioni. Purchè lautamente retribuiti, si badi. I grillini hanno presentato una mozione chiedendone il licenziamento? Lui la vuole sempre più spesso al suo fianco. La “esibisce”, a mo’ di sfida, anche nel corso delle visite ufficiali. La nomina responsabile di tutto. Rendendola una sorta di “zarina” dal potere assoluto. La corte dei conti la condanna per danno erariale? La regione dovrebbe trattenerle lo stipendio d’ufficio. Lui invece le “ingaggia” il marito, già dirigente regionale, come presidente

dell’ARAN regionale, un ente dichiarato “inutile” che nell’occasione, viene anzi “rivalutato”. Eppoi c’è Antonio Ingroia, l’ex magistrato prestato alla politica, “trombato” alle scorse elezioni nazionali, a cui si era candidato alla presidenza del consiglio, collezionando un gigantesco “flop”. Crocetta per lui farebbe pazzie. Anzi, le fa. Lo nomina a tutto, esponendolo a una serie colossale di “incompatibilità” che hanno provocato, nell’ordine, il “no” del consiglio superiore della magistratura, il pronunciamento del garante anticorruzione, la modifica “ad personam” di una leggesimbolo, quella sul tetto degli stipendi dei manager pubblici. Perchè non solo Crocetta lo incarica di ogni possibile missione impossibile (presidente di riscossione sicilia, commissarioinvestigatore della provincia di Trapani, liquidatore e poi amministratore di sicilia-servizi) ma vuole pagarlo molto di più di quanto, lui stesso, ha deciso di pagare chiunque altro faccia lo stesso mestiere. Per questo da due anni, prova a “forzare” la legge – da lui stesso fortemente voluta - che impone un tetto alle retribuzioni degli amministratori di enti pubblici. Una regola che, evidentemente, vale solo per chi non gli è particolarmente amico… Non solo, ma per dare un lavoro stabikle a un Ingroia ormai disoccupato, rimette in vita proprio sicilia-servizi, società “in house” che cura la informatizzazione della Regione, che lo stesso governatore aveva deciso di liquidqre come ente inutilmente costoso. E per dimostrare quanto conti, per lui, l’amicizia dell’ex magistrato, gli permette anche di riassumere i dipendenti che la giunta aveva deciso di licenziare. Vicenda per cui i due – insieme all’intera giunta regionale – sono accusati di danno erariale. Gli strafalcioni amministra-

tivi - Alla macro-categoria degli strafalcioni amministrativi si puo’ ascrivere tutto cio’ che è accaduto nel settore della formaziuone professionale, che ha generato oltre diecimila nuovi disoccupati. Che ha azzerato la possibilità di una qualsiasi qualificazione professionale per migliaia e migliaia di giovani disoccupati. Che è già costata alla regione condanne per decine di milioni di euro. E che provocherà, inevitabilmente, il taglio di finanziamenti comunitari per milioni di euro. Ma i responsabili di questo disastro colossale, a partire dalla stessa potentissima Monterosso, per passare dall’intoccabile Anna Rosa Corsello e finire al fedelissimo ex capo di gabinetto neo direttore dell’assessorato, sono tutti al loro posto. Fatta eccezione dell’ineffabile assessora Nelli Scilabra, che – adesso – è “solo” segretaria particolare del governatore. Ma pur sempre stipendiata da mamma regione. Alla stessa categoria di disastri, contro cui nulla puo’ neanche la protezione civile, deve essere ascritto anche il nuovo, milionario, contenzioso, con Ustica Lines. La società privata che gestisce – in convenzione con la Regione – i collegamenti con le isole minori. Un servizio essenziale alla vita di migliaia di cittadini che le abitano. E unico sistema di trasporto pubblico in grado di garantire la stabilità dei flussi turistici, che sono la principale risorsa economica delle piccole realtà isolane. Vediamo di spiegare i fatti: la regione, in epoca Crocetta, vara un bando di gara europeo, per trovare una società disposta a gestire i regolari collegamenti con le isole minori. In regime di convenzione, secondo le tariffe stabilite da regione e governo ministero dei trasporti. La gara viene vinta dalla società Ustica Lines. Ma l’unica società che aveva presentato una seconda offerta, che era stata esclusa

per difetto delle documentazione, ha presentato un ricorso. Mentre gli uffici dell’assesorato ai trasporti scoprono che nel bando ci sarebbe stato un errore di valutazione di oltre 10 milioni di euro. Un errore, si badi, tutto da verificare. E comunque ascrivibile a calcoli sui rimborsi da pagare, fatti da uffici pubblici dello stato o della regione stessa. La Regione si preoccupa. Impone a Ustica Lines un rapporto “provvisorio”, in attesa di una serie di informazioni e di approfondimenti. Chiedendo a Ustica Linesi di effettuare comunque i regolari collegamenti con le isole. I mesi passano e la compagnia di navigazione, alla fine batte cassa. Chiede cioè il pagamento delle somme dovute per il primo anno di servizio. La regione infatti, che non è riuscita a uscire dall’impasse, ha infatti “dimenticato” per tutto questo tempo, di pagare perfino gli acconti previsti dall’affidamento provvisorio. Ecco perchè, qualche giorno fa, Ustica Lines, ha deciso di interrompere i rapporti con la regione. E i collegamenti con le isole. Scatenando la legittima protesta dei sindaci e degli abitanti. Oltre che la altrettanto legittima preoccupazione di tutti gli operatori turistici siciliani. A quel punto e solo a quel punto, La regione si è fatta viva. Ha pagato un “acconto” e ha ottenuto che gli aliscafi tornassero a navigare. Ma fino a quando? Anche in questo caso si tratta senza tema di smentita, di errori della regione quindi, che vengono scaricati su una società che ha vinto una gara d’appalto e che per un anno intero ha fornito, a sue spese, un servizio pubblico. Quando i magistrati saranno chiamati a pronunciarsi, come inevitabimente accadrà, su queste vicende, inevitabilmente il danno sarà sempre e comunque della Regione. E la beffa, per i cittadini. Ma, fino a quando potrà durare?

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Maggio 2015 - Jonica

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Maggio 2015 - Giudiziaria

Catania “in bolletta”: clamoroso, il Massimino pignorato! di Marco Benanti Sono “tempi duri” per il comune di Catania: i problemi finanziari e debitori sono ormai cronici. E, ogni tanto, spuntano fuori situazioni piuttosto imbarazzanti, che, al di là di una certa teatralità, fanno impressione, anche solo per l’immagine di Palazzo degli Elefanti. L’ultima di questo tipo, finita su tanti siti d’informazione e rimbalzata agli “onori” della cronaca, con aspetti piuttosto surreali, riguarda lo stadio “Angelo Massimino”, un tempo “Cibali”, il “mitico Cibali”, dove il Catania d’un tempo batteva le “grandi” del calcio italiano. Cos’è successo? L’impianto sarebbe a rischio pignoramento per dei crediti vantati da un’impresa impegnata un tempo in un appalto riguardante l’asse viario di San Giovanni Galermo. Nel dettaglio, è stato formalizzato dall’azienda “Europea 92 spa” di Montaquila, in provincia di Isernia, un pignormaneto, per 4,1 milioni di euro, dell’impianto calcistico, dell’ex pretura, di azioni e quote di società partecipate dal comune di catania Asec Spa, Amt spa, Società degli Interporti Siciliani Spa; Sidra Spa; Catania Multiservizi Spa; Sostare srl. Alla base di tutto una sentenza del Tribunale di Catania del maggio 2012. Per tutti i beni è scattata la richiesta di sequestro da parte della per coprire l’importo dovuto dal Comune, ritenuto colpevole, secondo il Tribunale, di non aver consentito alla società di portare avanti un lavoro appaltato nel 1999. Lavori appaltati per un importo di 4.881.313,68 euro, diventato

Veduta aerea dello stadio Angelo Massimino, un tempo Cibali nel 2001 di 5.124.386,88 euro. Le strutture e le società restano però in uso all’Amministrazione comunale di Catania perché sono “beni indisponibili”. La “Europea 92 Spa” - subentrata alla vincitrice dell’appalto, la Cooperativa Costruttori – ha ottenuto la condanna del comune al pagamento di 2.733.972,20 euro, oltre interessi e spese legali, in relazione alle cosiddette “riserve” che la “Europea 92 Spa” aveva iscritto relativamente all’esecuzione dei lavori “di urbanizzazione nel piano di zona di San Giovanni Galermo”. Un credito il cui importo, comprensivo di interessi e spese legali relative anche ai pignoramenti che negli anni

sono stati eseguiti ammonta a 3.381.186,26 euro. Proprio il riferimento alle “riserve” arriva anche dall’ingegnere Tuccio D’Urso, già direttore generale e responsabile dell’ufficio poteri speciali del comune ai tempi dell’amministrazione Scapagnini. D’Urso sottolinea che, ai loro tempi, “l’impresa fu pagata fino all’ultimo centesimo. Poi altra cosa è la questione delle riserve, riserve dovute alla ritardata espropriazione dei terreni ed ai conseguenti ritardi nei lavori, problemi che sotto la mia gestione furono risolti”. Dal Comune di Catania spiegano che “la sentenza è provvisoriamente esecutiva”, che è “pendente un ricorso in appel-

lo che si pensa di vincere” e di “non avere pagato perché non c’è la certezza di avere restituita la somma” da parte dell’azienda in caso sentenza di secondo grado favorevole all’ente locale. “Un’azione meramente dimostrativa e priva di effetti pratici, tesa a forzare la mano creando clamore sui media per ottenere più di quanto spetterebbe loro”. Così, infatti, l’assessore al bilancio del Comune di Catania Giuseppe Girlando ha commentato la notizia. “Parlo di azione dimostrativa ha sottolineato Girlando - con cognizione di causa, poiché, se la sentenza di primo grado emessa nel maggio del 2012 è provvisoriamente esecutiva, da

una parte le strutture e le società restano in uso all’Amministrazione visto che si tratta di beni indisponibili, ossia vincolati, e dall’altra abbiamo presentato un ricorso in appello che l’Avvocatura comunale pensa di vincere”. Girlando ha sottolineato che, pur essendo la sentenza esecutiva, il Comune non ha ancora pagato perché l’impresa non ha fornito quelle garanzie che, in caso di sentenza di secondo grado favorevole all’Ente, avrebbero consentito all’Amministrazione di avere restituite le somme. L’Assessore ha reso noto inoltre che il Comune ha presentato all’impresa anche una proposta di transazione che è stata rifiutata. “Da qui - ha spiegato - la sensazione che gli avvocati dell’impresa stiano cercando di forzare la mano con atti che creino clamore il ‘pignoramento’ di beni palesemente indisponibili e per una cifra ben superiore a quella di 2,7 milioni. L’Amministrazione ha però il dovere di difendere il denaro dei Catanesi e quindi attende la conclusione del giudizio di appello”. Dalla “Europea 92 Spa” rilevano che “il Comune di Catania non ha inserito nel 2013 il debito nel bilancio inviato alla Corte dei conti, propedeutico all’approvazione da parte del Governo nazionale del Piano di riequilibrio finanziario” e che sulla vicenda ha “inviato un esposto alla Procura della Corte dei conti di Palermo”. In sostanza, la vicenda, cominciata nel ’99 (amministrazione Bianco), è andata avanti con le successive giunte Scapagnini e Stancanelli. Ma la soluzione non è arrivata.

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Maggio 2015 - Catania

Pasticcio Pd: litigano gli onorevoli e “scoppia” la lista a Tremestieri di Giuliano Busà

Il Partito Democratico catanese continua ad auto-sabotarsi. È impressionante come le dinamiche che anche a livello nazionale portano il Pd ad essere il primo nemico di se stesso si rivelino tali anche a livello locale: in provincia di Catania non è certo la prima né sarà l’ultima volta che i democratici mettono a repentaglio reputazione ed esiti di elezioni per via di faide interne che evidentemente non riescono a risolvere in casa. Stavolta l’hanno fatta davvero grossa: il Pd non avrà infatti una propria lista alle amministrative che i prossimi 31 maggio e 1 giugno eleggeranno il nuovo sindaco di Tremestieri Etneo. Perché? Semplice: perché Anthony Barbagallo, sindaco uscente di Pedara e consigliere regionale, e Giuseppe Berretta, già sottosegretario alla Giustizia, si sono continuati a fare la guerra a colpi di candidati, al punto da “fare scoppiare” la lista. Il Pd avrebbe dovuto appoggiare Sebastiano Di Stefano, in passato vicino a Lino Leanza, e quindi tra i nuovi entrati nella compagine democratica mediante quel metodo di cooptazione così tanto discusso dalla base del partito. Di Stefano è entrato nella sfera democratica attraverso l’area di Barbagallo ed ha quindi demandato a lui la gestione della lista collegata, che sarebbe dovuta essere la quinta a sostegno della sua candidatura a sindaco. L’intervento di Berretta e la voglia di inserire propri candidati in ruoli di vertice ma soprattutto lo scontro sugli assessori de-

signati ha creato il caso: Barbagallo ha spostato i suoi candidati in un’altra lista, facendo sì che quella del Pd rimanesse sguarnita, salvo qualche superstite. La mattina della presentazione delle liste si è provato a riempirla con alcuni nomi improvvisati, ma oltre al problema della rappresentanza di genere mancava tra le indicazioni indispensabili al momento della compilazione un dato fondamentale, il secondo da inserire dopo il nome della lista stessa: il nome del candidato sindaco. Ha fatto quindi male Di Stefano a fidarsi degli onorevoli del Pd, che evidentemente hanno più a cuore l’imposizione gerarchica all’interno del proprio partito che l’applicazione stessa di questo potere. Risultato: il Pd è fuori dalle elezioni per Tremestieri. Le reazioni a questo pasticcio si sono sprecate e sono provenute da tutte le direzioni. Di Stefano, ritrovatosi di punto in bianco con una lista in meno, ha ammesso: “Oggi siamo costretti ad arrotolare striscioni e manifesti già stampati, di chi aveva annunciato a gran voce la propria candidatura, evidentemente, da un giorno all’altro, alcuni soggetti non hanno più condiviso la nostra politica di rinnovamento e cambiamento. Siamo certi che il Pd – prosegue – che ha ancora una volta rinnovato il suo sostegno a supporto del nostro progetto e che mi auguro non tradisca le aspettative dell’elettorato, prenderà provvedimenti nei confronti di chi ha cambiato rotta, seguendo strade divergenti e gironzolando da un candidato all’altro”.

odore di trasformismo e da una candidatura calata dall’alto. Ora arriva la mancata presentazione della lista e infine persino le minacce dal provinciale: una pagina di certo poco edificante”. La Pulitano prosegue: “Apprendiamo Giuseppe Berretta con stupore e con rammaEnzo Napoli ha convocato una rico le parole di Enzo Napoli, conferenza stampa già il giorno secondo cui chi non sostiene dopo l’assurda esclusione del- Di Stefano in queste elezioni, la lista, assumendosi le respon- non potrà iscriversi al Pd per sabilità politiche dell’accaduto due anni; queste affermazioe dichiarando che “il candidato ni suonano tanto di minaccia, sindaco del Pd a Tremestieri è ma forse Napoli e Torrisi non e resta Sebastiano Di Stefano”, ricordano come, in tempi reprecisando inoltre che “tutti centi e in diversi comuni, ad coloro che sosterranno duran- esempio Motta Sant’Anastate la campagna elettorale liste sia, autorevoli esponenti del contrapposte a quelle di Di Pd si candidarono in altre liStefano non potranno iscriver- ste, in disaccordo con il cansi al partito per due anni”. La didato imposto dalla segreteria toppa peggio del buco da parte provinciale”. Secondo Enzo di Napoli, che aizza contro di Napoli, il candidato e la lista sé e contro questo nuovo corso proposti dal circolo del paese del partito le ire dei militanti erano troppo deboli. Su questo e dei puristi democratici. Dal replica ancora il circolo stesso: circolo Pd di Tremestieri Et- “Non è vero che la proposta di neo sono i primi a dissentire: un candidato sindaco del Pd “Non puo chiamarsi Pd un par- era troppo debole come dice tito che, pur di vincere, va con- Enzo Napoli, la verità è che tro i propri iscritti: il lavoro di con il nostro candidato sindadue lunghi anni fatto nel ter- co non si sarebbero potuti fare ritorio dal nostro circolo – ha accordi sottobanco di alcun detto il segretario del circolo genere e tutto sarebbe avvetremestierese Rosalia Pulita- nuto alla luce del sole. Dopo no - è stato spazzato via in un la loro gaffe per la non preattimo da arrivi last minute in sentazione della lista, quella

del segretario provinciale rappresenta solo una indicazione di voto, che il circolo può, in totale autonomia, decidere di non seguire: non ci risulta – conclude – che lo Statuto preveda che chi non sostiene un candidato sindaco Pd, imposto dai dirigenti provinciali, venga espulso dal partito”. Il Pd di Tremestieri Etneo sosterrà infatti Mario Ronsisvalle, mentre venuti meno i vincoli di partito, il candidato forte della lista esclusa, Alessandro Zinna, ha deciso di sostenere Santi Rando. Questo il commento di Zinna sulla vicenda: “Dopo un’attenta riflessione sono convinto che qualcuno abbia avuto paura del successo e del riscontro che avrei potuto avere e mi sono ritrovato praticamente da solo all’interno della lista del Pd. Ciononostante – ha proseguito – ho deciso di onorare il mio impegno, a differenza di quanti a poche ore dalla presentazione delle liste si sono affrettati a migrare altrove. Le energie, le idee e il tempo spesi in questi ultimi sette anni sul mio territorio sono l’emblema della genuinità del mio impegno politico per Tremestieri; in questo momento così particolare per me, Santi Rando mi è stato vicino, mi ha rassicurato, riconoscendo le mie qualità umane e le mie competenze amministrative – conclude – esclusivamente votate al bene comune, che sono certo di poter realizzare insieme a lui per l’unica priorità che ho e che sono contento di condividere con lui, ossia riqualificare Tremestieri”. Il solito Pd che scoppia insomma, e i pezzi finiscono dappertutto.

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Maggio 2015 - Attualità

Diritto, pensioni e leggi nel Paese delle farfalle di Claudio Mec Melchiorre Stavo leggendo che nel Paese delle farfalle non sapevano come far tornare i conti. Allora, il re delle farfalle decise di approfittare di una vecchia consuetudine del posto. Tutti quelli che avessero dato a qualsiasi titolo dei soldi al re, quello se li sarebbe tenuti. E li avrebbe restituiti, solo a chi diceva lui. Era un modo strano di gestire il Paese delle Farfalle, e quando, grazie ad una guerra di liberazione, il Paese diventò una democrazia, si stabilì che le leggi dovevano essere imparziali e rispettate e che i cittadini avevano gli stessi diritti dei sovrani. Il Paese delle Farfalle diventò un posto dove le leggi erano buone. Lo stesso non accade in Italia. In Italia è un pezzo che non c’è più il re, ma i sudditi non hanno gli stessi diritti del sovrano. Il sovrano ora è uno statolatro (con la t significa che adora lo stato, finché è lui a gestirlo). E’ rappresentato da un governo che, nel tempo, da vent’anni a questa parte, ritiene che una volta espugnato Palazzo Chigi, tutto sia a lui dovuto. Un paio d’anni fa, Monti e la Fornero bloccarono le indicizzazioni delle pensioni a quanti avessero percepito pensioni tre volte superiori alla minima. Parliamo di pensioni lorde da 1600 Euro, pari a circa 1400 nette. A distanza di due anni, si scopre che quel provvedimento era incostituzionale. Le motivazioni sono semplici. Le pensioni sono salario differito, vale a dire soldi del percettore che li riceve in un

tempo lontano, rispetto a quando ha lavorato, per garantirsi il diritto ad un reddito da anziano. Mia madre, per esempio, che lavorò per venticinque anni, scoprì che il suo datore di lavoro non le aveva versato i contributi per cinque anni. L’Inps volle che lei versasse i contributi per la seconda volta, prima di concederle la pensione. Quando finì la bega, mia madre, a causa di un brutto e devastante male, dopo solo un anno dalla concessione dell’assegno, morì. Lo Stato aveva fatto un buon affare. Non sempre, infatti, il salario differito verrà goduto dall’avente diritto. Che è una persona, non un questuante. E spesso, nella terza età, muore. Ma non basta. A causa di gestioni assolutamente clamorose e allegre, l’Inps non è in grado di erogare le sue prestazioni. Pochi ricordano, ad esempio, che le pensioni attuali vengono garantite da un gioco infame. L’ente infatti ha un fondo che si chiama “Gestione separata”. In quel fondo finiscono i soldi di quanti non hanno avuto un contratto di lavoro regolare. E’ un fondo ricchissimo, in teoria. In pratica, è vuoto. Il perché è presto detto: l’ente Inps prende i soldi dal fondo gestione separata, che non darà diritto ad alcuna prestazione, e li usa per altro. Dalla Cassa Integrazione, alle pensioni. Prossimamente all’Aspi, il nuovo trattamento di disoccupazione

che non ha finanziamento. Possiamo ben dire che i nostri soldi per la previdenza, non sono amministrati con trasparenza. Ma la cosa che impressiona è che il governo attuale, diretto da un giovanotto che si è fatto assumere dal papà come dirigente, il giorno prima di diventare presidente della Provincia di Firenze, per mettersi a carico dell’Inps da vecchio, in modo furbesco, intende usare un trucco per non restituire i soldi ai pensionati che hanno diritto a ricevere la pensione. Le argomentazioni sono: non possiamo sforare l’equilibrio di bilancio, non possiamo dare tutti questi soldi a gente che prende pensioni ricchissime, non possiamo dar retta alla Corte Costituzionale che ha cassato la norma Fornero con una maggioranza risicata. Partiamo dall’ultima. Se fosse possibile decidere quando le sentenze della Corte Costituzionale possano essere nobilitate

dalla certezza, in base al numero di giudici che votano a favore o contro le norme, il diritto sarà meglio che lo buttiamo nella spazzatura. Ridicolo che chi è al governo sminuisca in modo così cialtronesco una decisione della Corte. Un tempo, quando c’era la stampa libera, il governo sarebbe stato sotterrato già per questa dichiarazione ridicola. Aberrante Poi, che non si possano restituire somme alle quali hanno diritto, ai pensionati, perché considerati ricchi, è aberrante. I pensionati hanno versato delle somme nel salvadanaio. Ora un governo vorrebbe impedirgli di usare il salvadanaio e i soldi in quello contenuti. Come se andassimo in banca a prendere i nostri soldi, e allo sportello ci dicessero: “Mi dispiace signore, lei ne ha troppi. Un po’ di questi soldi decidiamo noi a chi darli.” Aberrante due. Infine, il governo dice che non può sforare l’equilibrio di bilancio per restituire i soldi ai ricchi pensionati. Di nuovo: come dire che la stessa banca di prima ci dicesse: “Sa, abbiamo dei problemi di cassa come gruppo, abbiamo pensato di tenerci i suoi soldi per mettere a posto le cose.” Aberrantissimo si può dire? Aberrante tre, sicuramente. Questo governo si sta comportando ancora peggio del governo Monti che ha scritto e ideato male la legge. Perché tenta, con

trucchi da circo di quart’ordine, di non restituire somme che la Corte Costituzionale ha chiaramente definito indisponibili da parte del sovrano di governo. Ma il governo, e il suo club di giovani e meno giovani esaltati, tende a non considerare nulla che non gli piaccia. Anche sulle pensioni. Se avessero voluto fare un provvedimento equo, avrebbero potuto provare a trovare una soluzione per tutte quelle pensioni non dovute e non supportate da contributi. Oppure, ancora più correttamente, dare corpo alla spending review. Non è stato il bullo di Firenze a dire un giorno: “Otto miliardi? In un bilancio di ottocento, li trovo in cinque minuti.” Crediamo che un simile governo, dovrebbe trovarli quei cinque minuti. In un anno non c’è ancora riuscito. Tranne per mandare a casa chi doveva trovare le spese da tagliare. Crediamo che un partito che è tanto cambiato in pochi mesi, dal garantismo forse eccessivo alla sistematica cancellazione di qualsiasi forma di ragionevolezza e concordia sociale, che instilla odio ogni giorno tra i suoi cittadini, debba essere elettoralmente punito. Noi non siamo e non dobbiamo essere il Paese delle Farfalle prima della rivoluzione. Perché noi i re non li vogliamo e li abbiamo già cacciati. Dal punto di vista diretto, il Mec, nelle sue sedi, sta consigliando molto semplicemente di inviare all’Inps una diffida ad adempiere la restituzione delle somme dovuta dall’Inps, immediatamente.

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Maggio 2015 - Jonica

Milo, evade 8 euro: gli chiudono il panificio. Vergogna di Alberto Cardillo

In Italia si sa, il “pesce piccolo” è quello che alla fine della fiera si ritrova oggetto della severità dello Stato in tema di rigore fiscale. Vi raccontiamo la storia di Gaetano Marino, da quasi trent’anni unico panettiere di Milo, paese di un migliaio di abitanti ai piedi dell’Etna. Gaetano, in paese e sulla stampa, ha raccontato tutta l’amarezza due settimane fa, quando la Guardia di finanza di Riposto ha posto i sigilli agli ingressi del suo panificio, la classica “putìa” appresso alla porta di casa, lungo la strada per la montagna. L’Agenzia delle Entrate ha contestato a questo piccolo imprenditore la mancata emissione di quattro scontrini , uno all’anno, dall’estate del 2011 all’autunno 2014, per un incasso totale, udite udite, di otto euro e trenta centesimi! È proprio l’ammontare decisamente irrisorio della cifra che sembra stridere nettamen-

numerosi anziani, che difficilmente si muovono di casa, di Milo e delle contrade vicine. «Le autorità competenti –ha dichiarato il titolare del panificio ad un’emittente locale- dovrebbero riflettere sull’entità del danno che Il cartello esposto dai proprietari del panificio a seguito della chiusura forzata questa chiusura arrechete con l’entità della sanzione scotti a Milo, fino a lunedì trolli della Guardia di finanza. rà, non solo a noi titolari e ai erogata sulla base del decreto scorso e ferie forzate, non pa- Le irregolarità, tuttavia, fini- lavoratori che ci danno una legislativo n. 471/1997 che, gate, per i quattro dipendenti scono per sommarsi e deter- mano, ma all’intera nostra con le successive modifiche, impiegati nel forno. Il panet- minare «punizioni illogiche», piccola comunità – ha sottodisciplina i provvedimenti per tiere, persona per bene ben a dispetto dei valori effetti- lineato Marino - Mi chiedo se violazioni non penali in mate- voluta in paese, ha sempre vamente in gioco. Una set- la legge sia davvero uguale ria di imposte dirette e Iva: sei sottolineato di aver pagato timana difficile quella della per tutti o se, in realtà, appligiorni di sospensione della li- «puntualmente, e per questo chiusura del panificio, specie candola si creano solo dispacenza che consente l’esercizio mi sono state ridotte a un ter- per la mancanza del servizio a rità che ostacolano l’econodell’attività. zo» tutte le multe che hanno domicilio che la famiglia Ma- mia del paese e il lavoro della Insomma, niente pane e bi- fatto seguito ai diversi con- rino organizza per rifornire i gente».

Giarre: il buco finanziario è anche buco politico, la città deve svegliarsi di Dario Li Mura

Il Sindaco di Giarre aveva precisato che di “fabbisogno” e non di “buco” si trattava. Si dia il nome più politically correct, quello più tecnicamente appropriato o quello che meglio rende l’impostura delle parole usate per descrivere fatti spiacevoli. I milioni di euro che per cui sarà complicato trovare copertura sono divenuti più di tre volte i circa tre milioni di euro di cui parlava il sindaco, più dei 5 venuti fuori da notizie di stampa. Aveva minimizzato Roberto Bonaccorsi, aveva prospettato soluzioni rapide e leggere: spalmare i debiti dilazionabili, fare ricorso ad appositi accantonamenti e via mar-

ciare verso sorti magnifiche e progressive. Niente di tutto ciò, l’indefinitezza sull’esatto ammontare frutto di una gestione da rito misterico della spesa comunale ha fatto sì che si concretizzasse la peggiore delle ipotesi per gli equilibri di bilancio del comune. La relazione del dirigente dell’area finanziaria se per un verso fa chiarezza sull’ammontare dei debiti dell’ente d’altra parte apre la strada ad una serie di interrogativi che gettano nuove ombre sul comune e la sua amministrazione: possibile mai che tali ingenti somme siano sfuggite alle ricognizioni debitorie eseguite a più riprese? Come è possibile che un sindaco tecnico sia rapidamente passato da affermazio-

ni del tenore di “ho salvato a Giarre” a una grama strategia di limitazione del danno e di rinvio della questione? Esistono ragioni politiche e ragioni tecniche che indicano soluzioni contrastanti a tale grave situazione? Al di là del cattivo suono e dal negativo potere evocativo della parola “dissesto” cosa distingue la presente situazione giarrese, caratterizzata da ingenti debiti e tassazione elevatissima, da qualsiasi altro comune che ha fatto ricorso a tale procedura? Per quanto tempo ancora si tenterà di tirare a campare senza dare al problema una soluzione definitiva? Fino a quando le ragioni personali di cursus honorum prevarranno sul bisogno della città di rag-

giungere una stato di stabilità economica e serenità politica? Troppi calcoli di interesse rendono le risposte a queste domande al momento molto variabili e il punto è che uno dei peggiori ceti politici di sempre ha prodotto negli ultimi undici anni circa un disastro amministrativo chiamato Giarre. Una serie di facce e nomi esperti di trasformismo sono la più grande incompiuta della città: una classe dirigente da damnatio memoria e e se qualcuno adesso vuole scaricare tutta la colpa sui dirigenti faccia pure ma sapendo in coscienza che sono stati solo il contorno di questo teatro e chi risponde alla città sono sempre i politici. In questa landa desolata non

può rimanere esente da colpe la popolazione se il consenso si raccoglie sull’asse assistenziale-clientelare e “u dutturi” è il perno del sistema qualche rimprovero va mosso anche ad una coscienza civica –per così dire eufemisticamentedormiente. Che fare allora? Fare della “impresentabilità” non una categoria legale o da codice etico dei partiti ma una categoria del pensare civile della città, ricondurre le responsabilità dell’andamento della città a quelli che l’hanno governata in questi ultimi anni e poi alzare la testa, guardare avanti, pensare una città migliore. Rimboccarsi le mani e cambiare tutti e tutto e farla davvero migliore, più giusta.

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Maggio 2015 - Lettera al direttore

Lettera al direttore

La villa di Acireale: storia di uno scandalo senza fine Da Biagio Fichera, riceviamo e pubblichiamo: La Villa Belvedere di Acireale, non ancora collaudata e inaugurata 13 mesi fa, forzatamente, dall’ex sindaco Nino Garozzo, sta provocando seri problemi di incolumità per il presentwe e per il futuro. Pochi giorni fa, trovando una delle transenne aperte, ci siamo avventurati dd entrare, ebbene, abbiamo fatto una scoperta eclatante. A parte gli alberi caduti (adesso è tutto transennato), e i sedici lecci da eliminare ed altri ancora da controllare, abbiamo trovato la pavimentazione “mobile”, composta da uno strato di panno e una rete in plastica a nido d’api, quella che dovrebbe contenere il “pietrisco”, staccata alla base dove poggia tutta la composizione. Nessuno sapeva di questa inquietante situazione. Si parlava di intervenire per bloccare il pietrisco con materie incollanti, cosa assurda! In tutta la zona, dove è stato poggiato il pietrisco, dovrà essere tutta smantellata e sostituita con eventuale cocciopesto. Questo intervento, comporterebbe una

Da sinistra: Colonnine Cafè Chantant già resturate, il selciato di panno e una delle tante botole spesa che si aggirerebbe intorno ad un 1.000.000 di euro. Ma…l’impresa sarebbe disponibile, con la collaborazione “assurda” della Soprintendenza? A questo punto ci rivolgiamo al Sindaco Roberto Barbagallo e all’on.Nicola D’Agostino, affinché prendano immediate iniziative nei confronti delle Imprese. Inoltre, ci fa riflettere il silenzio assoluto dell’on.le Basilio Catanoso. Noi, stiamo facendo questo appello, ma sappiamo che il Giardino Pubblico, rimarrà chiuso a tempo indeterminato. Soltanto il Sindaco, ing. Barbagallo, potrà, in parte, sciogliere qualche nodo, denunciando le ditte

appaltatrici. Sappiamo anche che ci sarebbe il rischio che la Comunità Europea, chieda la restituzione delle somme assegnate per il recupero della ex “Villa”. Si vocifera di eliminare gli “alberi” malati, Gli “alberi” non possono essere eliminati e neanche sostituiti; in questo caso chi dovrebbe pagare il costo di tutta l’operazione? E dire che l’amministrazione aveva istituito una commissione d’inchiesta. Ma quale inchiesta, se la colpa, in parte, è della Soprintendenza. Non parliamo del Café Chantant. Le colonnine restaurate appena un anno fa, si sono sbriciolate sotto i nostri occhi,

come se fossero composte di farina, mentre le pareti interne, sono piene di umidità e di muffa. Ecco i risultati dei lavori! Dato il silenzio di chi potrebbe dirci qualcosa, in data 7 maggio 2015, è stata depositata presso il Commissariato di Polizia, una raccolta di firme con una dettagliata documentazione da inviare alla Procura della Repubblica. Non vogliamo soffermarci tanto, circa la sparizione delle panchine, delle ringhiere, del restauro della statua di Aci e Galatea, quello della fontana dei putti, ed altro. Tante sono le cose, tante da farci riflettere e capire che la nostra Villa, è stata sfregiata

in modo profondo e non si potrà mai più rimarginare questa ferita. Ci rivolgiamo al Sindaco, all’assessore ai LL.PP.,ad eventuali politici; intervenite, prima che la colpa possa cadere anche sulle vostre spalle. Noi tutti, in particolar modo coloro che hanno firmato la petizione, siamo in attesa di vostre risposte e che le Ditte, facciano subito il loro dovere. Lo faranno? Vuol dire che vorranno chiudere le loro attività per sempre e andare a godersi un po’ di “fresco” in altro giardino. Cav. Biagio Fichera (ed i firmatari della petizione)

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Maggio 2015 - Agrigento

asdfSedi officta estemquid et oditatem nonsend itatent abo. Ut et d i L il ia na Bla nco asdfEquia prae consequo doluptaest quiaepudipis quia ilistio min poriandis mi, tore ne voluptatet volorit inis am abo. Tatiae. Nequi assinve llitat. Optatur arionsecum rem reiur? Animinias es namet explatusa quo totat. Udipsanis rem et, cusant ut experfe ribusame parum et aliquiae. Et apis erro omnissitem abo. Nequi consequate prem int quodipsa dio is vollorr oreria doluptatio. Et lant quam faces earcit lab in rem dolut est, cusda de volorerum ut quis aut et volupta tiusdae pelescia voluptatibus eatur sequide bitatur, voluptas iliquam ium recaessunt liquist verspe num nus, explabo repudit que exeris volessum quae parum faccaborrore plab ipsae simet occabo. Nate nossequae. Neque eicatur aliatque volorio. Nam fuga. Eped es debitatia peraturis in porpore, qui ullecum re pa nullabo rrovid unt verum eum quatur? Isi cuptate is doluptatem. Lent. Minciatis rectotate exces dolorem laceptatis nulpa explis essequam sus dolupta tionseque derfera ventia nam soloraere non nulla dolupit aut latet, tem. Ut explit illupidicae senisti umquae. Ut fugiam fugia nit magnis ea estiaec tiorem aut faccatem re nos explab intiis sinimet ad molupid quis dolore conectur, quis aut aligentias que peribus aspidel iandese quamusam landa dolupta tectam quia dolorerore num incipsa muscidelis dolupta tiatio omnimus alibea vel magnatur,

asdfasdfasdfasdfsadfsadfas ulparumqui sa si rero et doluptatur si ratem velenist, con nus ra conse volectio blandis min et velles maximaximo offici res rerum lab int. Esciusda dolor simet ipsuntur, offictam ad essit ut lacea con re sumquatem excea doluptatquo magnihici dolo odiatur? Ihici inim harum aliciisquam, sam, vitet volum veribea nestibea velende etum quos sinvenet atem con ene parum fugitibus

vel mos dio corae vollaborum sequi od ulluptinvent et aut volorem exeres dernatinum ipiciendis aut officatia nonsece perchilitis modis estis esedi totas et ut verrorit, secuscia desequi squiatiatque vellaccus perferem repudit atquamenisit ma cum aut dolum estis pe dolupta tatatentia que ella quam vel inihiciis cus imporem estiisti bla am eum fuga. Enet qui dolo volorioris abo. Ut ad quatiaes

ma as solorate volenes aspit a coreicil illaceatur, sus a nihilis veni nonem et dolupta cum re eumquam exerfer epudio vollupicitat que et liquiatus, quame dis rerrorae labo. Oditae eum lam eario. Et veliberio videliqui verum ut rerioritis volupta temquo ommolor itatqui busciis a perem quatin cus ut et de volore plit, consedio in porerionesto con pre nit que et ullaboratium erovita taquia is vollace

raeribus rerorum qui nem. Nem facienda pore venditas de poreprorem inti quae laces aliquat. Explis etur sendandi que et este nitis aut archiligni comnis si archili stibus intur, suntiusdaest expedicat qui odit mintem qui consend andendi tatias volorum quam veliquatest venda pro con repudi bla qui doloritem doloria seque comnihilit hici utent ma voluptat iliatum re parum quistii sciligenis aliquae ne d

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Maggio 2015 - Messina

Giornata mondiale dell’infermiere per Florence Nightingale e Navarra d i Giovanni F ra zzica

In occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, il Presidente, Salvatore Feliciotto, unitamente al Consiglio direttivo del Collegio IPASVI della provincia di Messina, ha promosso, in onore ed alla memoria del professore Salvatore Navarra il Corso ECM: “Il buon uso del sangue – il percorso dal donatore al ricevente”. L’inizio dei lavori è stato preceduto da una cerimonia nel Palazzo dei Congressi dell’A.O.U. Policlinico Gaetano Martino, per ricordare che quest’anno ricorre il decennale della scomparsa di Navarra che, tra i tanti meriti che hanno caratterizzato il suo percorso professionale e le tante onorificenze che gli sono state conferite, ha avuto anche la sensibilità di accettare di essere Presidente onorario del Collegio IPASVI di Messina. Salvatore Navarra, è stato tra l’altro, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Messina e Direttore sanitario del Policlinico Universitario ed autore di oltre 300 pubblicazioni, sia in campo clinico che sperimentale, con cui ha contribuito al progresso della Chirurgia Generale. All’evento hanno partecipato personalità del mondo accademico, politico e sindacale cittadino. In rappresentanza dell’AOU Gaetano Martino, che ospitava la manifestazione, sono intervenuti Giovanna Volo, Direttore Sanitario del Policlinico, Andrea Alonci Direttore del Centro di Medicina Trasfusionale del Policlinico, ed Michele Navarra che ha ricevuto una targa ricordo in memoria del padre nel decennale della scomparsa. Giovanna Volo, che oggi è il Direttore sanitario, ruolo che fu ricoperto da Navarra, si è detta particolar-

nel servizio all’uomo”. La scelta appare quanto mai opportuna e raccoglie ampi consensi, come dimostra il fitto calendario di iniziative promosse dai Collegi e dalle Associazioni, che ormai tradizionalmente si concentrano intorno a quella data anche nel nostro Paese. Il 12 maggio è così diventaSalvatore Feliciotto, presidente Ipasvi Giovanna Volo, direttore sanitario policlinico to l’occasione mente onorata di partecipare portò notizie delle gravissime fattore principale nello svi- per far sì che la professione alla celebrazione di un così condizioni in cui venivano cu- luppo di malattie. Individuò infermieristica “parli un po’ di importante personalità, che rati i feriti. Il 21 ottobre 1854 cinque requisiti essenziali che sé” con i ricoverati negli ospelei comunque non ha mai avu- Nightingale partì con 38 in- un ambiente deve possedere dali, con gli utenti dei servizi to l’opportunità di conoscere, fermiere volontarie addestrate per essere salubre: aria pulita, territoriali, con gli anziani, con si è detta altresì felice della da lei per la Turchia e ai primi acqua pura, sistema fognario i medici e con gli altri operacelebrazione in onore di Flo- di novembre giunse a Scutari efficiente, pulizia, luce; ag- tori della sanità, con i giovani rence Nightingale, personag- quartier generale della spedi- giunse anche requisiti come che devono scegliere un lagio straordinario nel mondo zione britannica in Crimea, silenzio, calore e dieta, non voro, con tutti coloro che nel della scienza e della medicina presso Sebastopoli. All’ospe- essenziali, ma positivi. L’In- corso della propria vita hanche, tra l’altro, da un enorme dale militare Nightingale e le ternational Council of Nurses no incontrato o incontrerancredito al genere femminile. sue infermiere scoprirono che (l’ICN è una Federazione di no “un infermiere”. Non sono Salvatore Feliciotto, nella sua i soldati feriti erano mal curati più di 130 Associazioni nazio- mancate in sede di conclusiorelazione ha voluto spiegare nell’indifferenza delle auto- nali infermieristiche, che rap- ni le dure prese di posizione che si è scelto proprio questa rità: il personale medico era presentano più di 13 milioni di del Presidente Faliciotto, che data perché il 12 maggio 1820 sovraccarico, le medicine era- infermieri nel mondo) ricorda è anche interlocutore della nacque, in una famiglia parte no scarse, l’igiene trascurata, questa data celebrando in tutto Commissione Sanità dell’Ars, dell’élite borghese britannica, le infezioni di massa comuni il mondo la Giornata interna- nei confronti del Governo reFlorence Nightingale, fonda- e spesso fatali, la cucina non zionale dell’Infermiere. Dagli gionale e dell’Assessore Bortrice delle Scienze infermie- attrezzata. Le infermiere puli- anni 60 in Italia si inizia a ce- sellino. “Giocano sulla pelle ristiche moderne. Profonda- rono a fondo l’ospedale e gli lebrare il 12 maggio, ma nel degli infermieri – ha detto Femente cristiana, e ispirata da strumenti e riorganizzarono 1980 la Federazione nazionale liciotto assumendo i toni del quella che lei considerava una l’assistenza. Al suo ritorno in Ipasvi decide di sostenere in sindacalista – perché i soldi chiamata divina, annunciò alla patria, raccogliendo materiale prima persona l’iniziativa, an- per tutte le altre cose li trovafamiglia di volersi dedicare per la Royal Commission on nunciandola sul suo “Notizia- no sempre. E’ forse venuto il alla cura di persone malate ed the Health of the Army, Nigh- rio”. L’intento dichiarato dal tempo di parlare coi colleghi indigenti. Dal 22 agosto 1853 tingale fece comprendere l’im- gruppo dirigente è quello di delle altre province e concoral 18 ottobre 1854, Nightinga- portanza degli aspetti igienici richiamare l’attenzione dell’o- dare la data in cui far partire le fu sovrintendente all’Insti- nei luoghi di cura, tanto da dar pinione pubblica sui valori di da ogni città dei pulmann catute for the Care of Sick Gen- loro priorità anche in tempo cui è portatrice la professione richi di infermieri per andare tlewomen di Londra. Qualche di pace e in campo civile. La infermieristica: “una profes- ad occupare l’Assessorato alla tempo dopo l’inizio della sua teoria di nursing è incen- sione che trova il suo signifi- Sanità regionale”. Dalla sala è guerra di Crimea la stampa ri- trata sul concetto di ambiente, cato più originale e autentico partito un forte applauso.

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Maggio 2015 - Attualità

Il Paginone

Cluster biomediterraneo: la grande

di Ro sa To ma rchi o L’ex assessore della Giunta Crocetta Ezechia Paolo Reale, indicato dal Crocetta, nel orso di una conferenza stampa, come il responsabile del fallimento cel cluster BioMediterraneo in quanto era stato lui a firmare, quando era assessore in carica, lòa convenzione da tre milioni di euro con i responsabili dell’Expo, ddice adesso l sua, in una articolata relazione, su quanto accaduto. “Il presidente Crocetta nella sua conferenza stampa non sa esattamente di cosa parla o prova a sollevare cortine fumogene dove è tutto molto chiaro. E se al presidente, con il quale ho lealmente seppur brevemente collaborato in Giunta impegnandomi al meglio per la mia Sicilia in condizioni assai difficili, posso concedere il beneficio del dubbio del non essergli stata fornita una corretta e completa informazione e di non avere memoria sufficiente di ciò che delibera, in mezzo ai mille problemi della terra che amministra, ben strana mi appare la presenza al suo fianco dell’attuale assessore all’agricoltura proprio nel momento in cui si cerca di riversare su altri, compreso me, le responsabilità di un fallimento che dignità imporrebbe di assumersi in prima persona a coloro che del Cluster hanno negli ultimi mesi assunto meriti e vanti nel corso delle numerose conferenze stampa, alle quali, peraltro, ha sempre partecipato da protagonista quel Dario Cartabellotta che oggi nessuno, a parte me, sembra aver mai conosciuto. Per chi possa aver creduto a questo maldestro tentativo di fuga dalle evidenti responsabilità, desidero precisare e documentare:

Il 14 novembre 2013 la 1. società EXPO Milano 2015 ha pubblicato un “avviso pubblico per manifestazione di interesse alla stipula dell’accordo per la gestione del Cluster Bio – Mediterraneo”. L’avviso conteneva già, 2. come doveroso, tutti i dati essenziali dell’accordo, compreso il costo, indicato come minimo, di € 3.000.000,00. Il 18/11/2013 la Giunta 3. Regionale, personalmente presieduta dal presidente Crocetta con delibera n. 371, deliberava di individuare nell’assessore regionale all’agricoltura il soggetto coordinatore per tutte le attività inerenti il Cluster Bio – Mediterraneo. 4. Tra gli allegati alla delibera il report di una riunione interassessoriale tenutasi il 9/9/2013 nella quale l’allora assessore all’agricoltura Dario Cartabellotta, alla presenza, tra gli altri, di un componente del suo ufficio di gabinetto ed oggi consulente per l’internazionalizzazione del presidente Crocetta, indicato a verbale solo come “Sami”, illustrava la posizione della Sicilia all’interno del Cluster Mediterraneo. In virtù dei poteri a lui 5. derivanti dalla carica ricoperta e da quella delibera di Giunta l’allora assessore all’agricoltura Cartabellotta presentò, in risposta all’avviso pubblico, la manifestazione di interesse della Regione Siciliana – Assessorato all’Agricoltura alla gestione del Cluster. In data 12/12/2013 ven6. nero aperte le buste dei partecipanti all’avviso pubblico. 7. In data 11/03/2014 la società Expo Milano 2015 comuni-

Ezechia Paolo Reale cò l’esito della gara proclamando aggiudicataria la Regione Siciliana Assessorato all’Agricoltura. In data 14/04/2014, e 8. quindi a gara già aggiudicata da oltre un mese, ed a patti e condizioni ben note ed immodificabili perché contenute nel bando pubblico, il presidente Crocetta revocò la nomina del precedente assessore Dario Cartabellotta e nominò me come nuovo assessore all’agricoltura. 9. Dopo numerose e difficili interlocuzioni in data 17/9/2014 in questa mia veste (più che sufficiente in virtù del sin troppo calpestato Statuto Autonomo della Regione Siciliana) ho stipulato la convenzione attuativa, come legale rappresentante di quell’Assessorato che aveva partecipato al bando pubblico aggiudicandosi la gara, ottenendo peraltro miglioramenti significativi rispetto al testo predisposto originariamente dalla società aggiudicante escludendo, ad esempio, il divie-

Dario Cartabellotta to di vendere nel cluster prodotti siciliani ed il divieto di ottenere sponsorizzazioni private per singoli eventi culturali. Alla stessa convenzione, peraltro, come primo allegato può trovarsi proprio la citata delibera di Giunta Regionale n. 371 che conferiva, ove necessario, i relativi poteri rappresentativi all’Assessore, ed il decreto assessoriale n. 85/GAB del 2014, predisposto dall’Ufficio di Gabinetto, e quindi dalla struttura burocratica di vertice dell’Assessorato, di autorizzazione alla sottoscrizione della convenzione e di reperimento della copertura finanziaria, tutta interna all’assessorato. 10. Il 22/10/2014, appena un mese dopo la sottoscrizione della convenzione, il presidente Crocetta revocava il mio incarico assumendolo ad interim sino al 3/11/2014 data in cui lo attribuiva al nuovo assessore, avv. Caleca. Questo è tutto ed è estremamente

Cluster biom

semplice, limpido, documentato ed incontrovertibile. Del fatto che il Presidente Crocetta non abbia avuto conoscenza nel 2013 del contenuto del bando di partecipazione ad EXPO Milano 2015 al quale ha partecipato l’Assessore all’Agricoltura (all’epoca Cartabellotta) in base ad una delibera della sua Giunta Regionale e che non abbia poi avuto conoscenza neppure della convenzione attuativa da me firmata, il cui contenuto, peraltro, è riproduttivo del bando, posso dolermi, e mi sorprende, ma è certamente un problema suo e del suo staff e non di altri. La partecipazione dell’Assessorato alla guida del Cluster non è certo avvenuta a sua insaputa, non fosse altro che per la ripetuta attenzione della stampa, e sia il bando che la convenzione non sono atti segreti, ma facilmente reperibili su internet. Per essersene disinteressato a tal punto vuol dire che il presidente non ha mai assegnato

Expo story, il presidente Crocetta “Pila Sono due le Sicilie presenti all’Expo. Anzi, erano. Una istituzionale, l’altra “mediterranea”. Ed è quest’ultima ad aver fatto le valigie sbattendo la porta della vetrina internazionale milanese. Dunque, non è la Sicilia ad aver abbandonato l’Expo di Milano. Ma è la Sicilia che ha abbandonato il coordinamento del cluster biologico del Mediterraneo. Mentre prosegue a riscuotere discreti consensi la Regione Sicilia al padiglione Italia, esce fuori di scena quella Sicilia capofila del famigerato cluster di Biodiversità nel Mediterraneo, un padiglione a parte che avrebbe accolto per pochi giorni sotto la sua egida 11 paesi del Mediterraneo che non avrebbero altrimenti potuto permettersi l’affitto di una strut-

tura. Bene. E fra tutti, qual era il padiglione peggiore? Ma quello del cluster biomediterraneo, naturalmente. Così indecente al punto che il responsabile del coordinamento, nominato dall’ex assessore Ezechia Paolo Reale, Dario Caltabellotta (che è stato anche lui ex nella giunta Crocetta) avrebbe chiesto il diretto intervento del ministro Martina. E dell’attuale assessore Nino Caleca che, a quel punto, fa sapere di non aver ancora provveduto al pagamento dei fondamentali tre milioni di euro per la gestione del cluster siculo-mediterraneo all’Expo. E così, dopo una serie di batti e ribatti, il governatore Saro Crocetta chiede l’inevitabile conto all’oste. Chi paga? In ordine di apparizione sarà Carta-

bellotta a cui il presidente rifila la stessa tecnica dello scaricabarile anche nei confronti del predecessore Ezechia Paolo Reale. Non solo. Crocetta ha anche l’ardire di inviare una commissione d saggi per risolvere il gap cluster Expo. Ma alla fine tutto si risolverà nella solita bolla di sapone: la Sicilia si ritira da capofila del cluster del biomediterraneo e l’inevitabile brutta figura rimediata davanti al mondo intero. Molto più grave di quanto apparentemente può sembrare. La Sicilia perde l’ennesima occasione mondiale di diventare allettante a livello internazionale. I motivi? I soliti: burocrazia elefantiaca, disorganizzazione e politica dell’incertezza, dopo cinque anni di chiacchiere e bei proclami.

Ed ecco poi il rituale festival delle attenuanti post “mala fiura”. Ma quanto può essere utile nell’era del multimedia partecipare ad un Expo? E’ una vetrina utile ai grandi brand, etc… con altre scusanti che lasciano il tempo che trovano. Rimane il fatto che la partenza del cluster con la Sicilia in testa è stata fallimentare con ancora residui di calcinacci, infiltrazioni d’acqua, sporco. In aggiunta ai problemi tecnici anche una scarsa segnaletica dai luoghi centrali della manifestazione ed in generale una superficialità nell’organizzazione che lascia esterrefatti. Ma cosa è successo realmente al Cluster? Le ipotesi non mancano. Per esempio. Come si sa, Dario Cartabellotta era stato nominato

responsabile del cluster dal successore dall’altro ex, il siracusano Ezechia Paolo Reale. Tra i compiti anche quello di controllare, verificare e se necessario sollecitare gli interventi all’interno dell’aria fisica dedicata La conferenza st al Bio-Mediterraneo, in modo da evitare proprio quello che poi sarebbe successo. Una responsabilità certamente attribuibile a Cartabellotta, non v’è

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nde menzogna del presidente della regione

ster biomediterraneo, così nelle intenzioni al fatto alcuna importanza, nonostante si trattasse della partecipazione ad un’esposizione universale. Mi pare molto chiaro, poi, che la pessima figura rimediata non c’entra nulla con la convenzione, ma moltissimo con l’incapacità o, appunto, il disinteresse di chi doveva coordinare e gestire le attività. Quanto alla nomina, che pare mi venga rimproverata, del dott. Dario Cartabellotta quale RUP (responsabile unico del procedimento) per l’esecuzione della convenzione, dico semplicemente che sono assai stupito che oggi nessuno più conosca questo simpatico signore ed implicitamente si voglia far pensare che egli possa essere un soggetto di mia scelta e di mia esclusiva fiducia, paracadutato da Marte sul Cluster della Sicilia. Il dott. Cartabellotta, già assessore regionale all’agricoltura su nomina del presidente Crocetta, dopo la revoca dell’incarico

assessoriale è tornato, previa delibera della Giunta Regionale, a svolgere il suo precedente lavoro, che era quello di direttore di dipartimento della Regione Siciliana nell’assessorato all’agricoltura. Nonostante le regole della (brutta) politica sconsiglino di avvalersi del proprio predecessore, che un minimo di rancore è umano che lo porti, a me è sembrato assolutamente naturale che la persona, direttore regionale in forza al mio assessorato con responsabilità, affidatagli dalla Giunta Regionale, di vertice di un dipartimento e che aveva piena conoscenza dell’attività che egli stesso aveva iniziato, continuasse ad occuparsene, seppur non più come assessore, ma nella sua ordinaria veste di direttore di dipartimento, dando così utile continuità all’azione dell’amministrazione regionale nel suo complesso. Nessun incarico esterno, quindi, né alcun criterio preferenziale. Solo una logica ed ovvia indicazione del funzionario di vertice del mio assessorato, per un’attività alla quale ho sempre assegnato grande importanza. Scelta effettuata nell’alveo dei miei poteri, garantiti dallo Statuto Regionale e corroborati dalla delibera della Giunta Regionale del 2013, e nell’esclusivo interesse pubblico, anche laddove

l’interesse personale poteva consigliarmi di fare certamente altro. Credo sia ben chiaro a tutti che prima di diventare assessore all’agricoltura non avevo mai visto in vita mia il dott. Cartabellotta che, con recenti nomine presidenziali, ha anche assunto incarichi commissariali di prestigio, a riprova della stima e della considerazione della quale sino a ieri godeva nel suo ambiente, che non è il mio. Io non ho ravvisato alcuna necessità di istituire sul dott. Cartabellotta controlli ulteriori rispetto a quelli già molto stringenti previsti dalla legge, se non quello di prevedere, su sua richiesta e dopo l’inizio delle attività organizzative, il possibile ausilio di un revisore dei conti, che immagino egli abbia poi richiesto al nuovo assessore. Ma che il coordinatore e responsabile del Cluster Bio – Mediterraneo non sia l’Assessore all’Agricoltura e che a lui non competano tutti gli atti di indirizzo e controllo che ritiene opportuni per assicurare la migliore riuscita dell’evento non esiste qualcuno, se non chi non teme il ridicolo, che possa in buona fede affermarlo. Io ho terminato il mio incarico in ottobre, appena un mese dopo la firma della convenzione con Expo Milano 2015 ed ancor prima che avesse inizio da parte dell’Assessorato l’organizzazione dell’evento, avviata il 6 novembre 2014 con l’avviso pubblico a manifestare interesse per partecipare al Cluster. Sono passati, quindi, ben sei mesi da allora. Non si dica che, pur ritenendo utili altri controlli, non si è avuto il tempo di nominare tutte le ipotizzabili commissio-

ni di vigilanza, di ispezione e di controllo. Forse è piuttosto utile chiedersi quale proficua attività in questi sei mesi gli organi politici possono documentare di aver svolto in relazione ad un evento non secondario quale il coordinamento e la gestione degli spazi comuni del cluster di un’esposizione universale. Il vero è che la responsabilità di una gravissima perdita di immagine per l’intera Sicilia si può provare poco dignitosamente a scaricare su un comune cittadino come me, che con ogni evidenza non c’entra per nulla, ovvero può essere addossata, se si vuole, ad un semplice funzionario come il dott. Cartabellotta, ma i grandi assenti resterebbero comunque quei responsabili politici dotati di poteri di indirizzo e di controllo, che non si sono mai occupati, salvo che per le conferenze stampa, di un evento che invece avrebbe richiesto grande e continua applicazione - ivi comprese le costanti interlocuzioni con il Ministero dell’Agricoltura, con la società Expo Milano 2015, con i Commissari Unici dei paesi del Mediterraneo aderenti al Cluster e con lo Steering Committee dell’Esposizione Universale - ed una visione non provinciale dell’evento che evidentemente è completamente mancata. E che non ci si preoccupi di eventuali danni, dei quali dovrà rispondere economicamente la società Expo Milano 2015 che, proprio all’art. 10.1 della convenzione da me sottoscritta, si è impegnata formalmente, disattendendo poi l’obbligo, a completare i lavori in tempo utile affinchè l’assessorato regionale potesse svolgere le sue attività. Chi mastica qualcosa di diritto sa

bene che non è necessaria la previsione di alcuna penale per chiedere ed ottenere il risarcimento del danno per l’inadempimento di un obbligo contrattuale e che, anzi, in questi casi la previsione di una penale può essere un limite perché non consente di ottenere eventuali ulteriori danni maggiori. Voglio, infine, farmi due domande e darmi le risposte. Avresti voluto fare di più ? Si. Contro la mia natura, e non avendone fortunatamente bisogno perché vivo del mio lavoro, avevo addirittura informalmente offerto la disponibilità a dare continuità al mio lavoro in un ruolo di coordinamento che vedevo necessario e che mi avrebbe consentito di attivare quella programmazione, mancata, che ritenevo e ritengo necessaria per dare successo al Cluster, all’Assessorato all’Agricoltura ed alla Sicilia tutta. Si è ritenuto di poterne fare a meno e ne ho preso tranquillamente atto. Ti sei pentito di aver sottoscritto la convenzione per la gestione del Cluster ? No. Orgogliosamente rivendico di avere fatto la mia piccola parte per dare alla mia terra una meravigliosa opportunità che tanti altri stanno fruttuosamente ed intelligentemente cogliendo. Se c’è qualcosa, in questa vicenda, della quale dovrei pentirmi è questione tutta interna al movimento di Sicilia Democratica del quale è espressione l’attuale assessore all’agricoltura e del quale io oggi sono vice segretario regionale, peraltro in un difficile momento nel quale il segretario regionale, l’on. Lino Leanza, è impedito per ragioni di salute a svolgere il suo compito.

Pilato” se ne lava le mani e accusa altri

po operativo. L’evento pare sia costato 14 milioni di euro (11 di fondi UE e 3 milioni direttamente attinti dalle casse regionali per il Cluster). E si parla già di scandalo alla siciliana, appena risolto da Crocetta con l’infallibile erenza stampa di Crocetta sul fallimento Expo metodo dello scaricabarile: a dubbio, senza però dimenticare quel punto Caleca si precipita a nel caos oceanico chi ci rimette è bloccare i 3 milioni di euro, Crosempre il pesce più piccolo, spes- cetta nomina una commissione so il più esposto perché sul cam- di consulenti (Giulio Guagliano,

Maria Mattarella, Giovanni Bologna, Giuseppe Nasello, Claudio Basso, Vincenzo Palizzolo, Sami Ben Abdelaali) per commissariare l’ormai “bruciato” Cartabellotta. L’ultimo comunicato di Caleca infatti, segna di fatto il licenziamento dell’ex assessore: “La gestione del Cluster Bio-Mediterraneo – dichiara l’assessore in carica all’Agricoltura – si è immediatamente rilevata carente sotto tutti i profili. La Commissione appena nominata, d’intesa con il Presidente Crocetta, è innanzitutto una commissione ispettiva, mai richiesta dal responsabile del cluster Dario Cartabellotta”. Ma qualcuno si aspetta le dimissioni anche dell’intero governo Crocetta per questo ennesimo fallimento. Tra questi, sicuramente

il deputato regionale Enzo Vinciullo (NCD) : “In un momento nel quale si fatica tantissimo per cercare di convincere qualche investitore a spostare l’attenzione sulla nostra isola, l’ennesima dimostrazione di incompetenza e superficialità può diventare quasi un colpo di grazia che solo una netta soluzione di continuità può, forse, arginare”. Ma c’è la polemica dentro la polemica: “La decisione di prestare ancora una volta alcune importanti opere d’arte si è dimostrata demenziale e irriguardosa verso il grande patrimonio siciliano: siamo in mano a dei dilettanti allo sbaraglio. All’Expo la Vucciria di Renato Guttuso è esposta in modo vergognoso in una specie di discoteca di borgata,

gli Acrolidi di Morgantina e “Il sorriso”di Antonello da Messina sono dispersi nella calca e sottratti al loro contesto, mentre il Cluster Biomediterraneo è un autentico ghetto”. Lo dichiara il coordinatore nazionale di Green Italia Fabio Granata che aggiunge: “Adesso basta: questi incompetenti guidati dal governatore Crocetta vadano a casa, con la loro pletora di consulenti e saltimbanchi, perché la misura è colma”. E mentre Gibiino di Forza Italia pretende le scuse pubbliche di Crocetta, ai siciliani resta l’amara constatazione di ritrovarsi, ancora una volta, con un pugno di mosche in mano e con l’ennesima occasione mondiale sprecata. R.T.

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La lirica di Siracusa, un grande evento e un boccata d’ossigeno pe d i Rosa To ma rchio

“Non si discute, sull’utilizzo del sito decide la Regione con la Sovrintendenza, ma non si può soprassedere davanti a un evento cosi importante dal punto di vista economico e di ritorno di immagine per la città?”. Con queste parole il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, cerca di arginare i toni di una vecchia polemica, quella dell’utilizzo del Teatro Greco che come si sa accuserebbe qualche “defaillance” statica sul fronte est dell’antica cavea, propria sopra l’Orecchio di Dionisio. Una cattiva fruizione del sito che potrebbe, secondo la Soprintendenza e qualche ambientalista, danneggiare ancora di più le antiche pietre del Temenite già abbastanza “usurate” dal calpestio dei 120 mila spettatori assicurati agli spettacoli Inda da maggio a giugno. Qualcuno teme che il prolungamento della stagione degli spettacoli sino a luglio, anche quest’anno con la seconda edizione della Lirica e del Balletto, potrebbe arrecare ulteriore danno al sito archeologico, ma non solo, ciò che preoccuperebbe di più agli addetti ai lavori sarebbe il conseguente slittamento dei lavori da eseguire adesso più che mai. Si pone un giusto quesito, anzi due: ma perché intervenire proprio in estate quando il Teatro è sicuro attrattore per eventi e per turismo in genere? E poi, se è proprio cosi stanno le cose che si chiuda il Teatro Greco a tutti, anche all’Inda. Ipotesi, questa ,assai peregrina visto che dopo 101 anni la macchina organizzativa non è giusto che si blocchi di colpo. Ne vale l’immagine della città. E su questo il sindaco Garozzo, che è anche presidente Fondazione Inda come da statuto, è irremovibile: “Si spostino gli interventi di ripristino a marzo o subito dopo l’estate, piuttosto, e si dia il via alla stagione del Teatro classico e della Lirica coi loro 6000 spettatori a sera”. Ipse dixit, cosi sarà. 6000 presenze in una sera, già. Cifra record anche per Festival Euro Mediterraneo di Enrico Castiglione che da Taormina per il secondo

L’Aida del festival Euromediterraneo dello scorso anno a Siracusa

anno sbarca anche a Siracusa. Una valenza turistica irrinunciabile – esclama Seby Bongiovanni di Siracusa Turismo Camera di Commercio -. Eppure , avverto la sensazione di ostracismo nei confronti della stagione lirica e ancor peggio verso lo sviluppo economico e turistico di questa città. C’è qualcuno non ancora meglio identificato che mette i bastoni ad ogni tentativo nostro di programmazione seria e lungimirante. A Siracusa è sempre più difficile pianificare eventi per tempo: non si comprende che gli eventi sono crescita e non solo per il capoluogo ma per tutta la Sicilia. Il riscontro in termini numerici è evidente in città”. Si, ma a quale sorta di ostracismo si riferisce Bongiovanni? In parte anche alla vecchia vicenda della fruizione del teatro greco durante gli spettacoli. Ma che genere di spettacoli per una struttura che ha conosciuto solo il teatro classico e qualche concerto di musica leggera, Premio Vittorini compreso? Al contrario del vicino Teatro Antico di Taormina. In medio stat virtus. “Trovare la necessaria conciliazione tra tutela e l’esigenza di creare sviluppo”. Una strada assolutamente percorribile per l’assessore al Turismo e Spettacoli Francesco Italia che aggiunge entrando nei

dettagli tecnici: “Si potrebbero, per esempio, prevedere delle strutture più leggere per salvaguardare il sito archeologico – dice Italia – Non dimentichiamoci che lo sviluppo turistico di ogni città d’arte passa attraverso anche gli eventi di grande rilievo ,ed il teatro greco a Siracusa è l’unico luogo adatto ad accogliere eventi di portata mondiale in grado di attrarre migliaia di spettatori. E poi, se proprio si deve parlare di riduzione della fruizione del sito, dovrebbe essere applicato lo stesso metodo anche per le visite giornalieri dei turisti mattina e pomeriggio, creando dei percorsi alternativi che non coinvolgano le pietre”. Ma veniamo ai numeri che poi sono quelli che contano. L’Aida di Enrico Castiglione, dati alla mano forniti da Siracusa Turismo, ha fatto registrare in un solo mese un incremento del 18% dell’affluenza turistica. Ciò ha voluto significare alberghi pieni, cosi come bar e ristoranti. Buoni incassi anche per i negozi del centro storico. E se a livello locale giudizi e previsioni erano rosei, da Palermo si percepisce di contralto quella sorte di ostracismo di cui sopra. “Ostracismo per via della burocrazia – afferma il direttore artistico Castiglione- per le solite lungaggini in assessorato regionale abbiamo perso il concerto di

Ludovico Einaudi. Per fortuna, siamo riusciti a prendere letteralmente per i capelli la etoile Abbagnato e le grandi stelle dell’American Ballet e dell’Opera di Parigi. Si rinnovano le convenzioni con gi albergatori di tutta la provincia e con i tour operator siciliani e nazionali. La macchina è già rodata, ma si potrebbe fare molto di più se non fosse che la Soprintendenza ha dato l’ok solo per 4 repliche. Siamo pronti ugualmente a inseguire i successi ottenuti lo scorso anno pur con nove mesi di ritardo nella programmazione e senza agosto. Anche io penso che prima di tutto viene la tutela del bene monumentale. Ma ciò, mi auspico, debba valere per tutti gli organizzatori di grandi eventi. Per quel che ci riguarda siamo stati sempre pronti a fare segue dalla prima Catania. Nel frattempo i toni delle polemiche mentre scrivo incedono verso gli acuti perché il teatro, organizzatore dell’evento, ospita il responsabile della sua fine, il suo carnefice, colui che ha tagliato i fondi per i teatri e la cultura come mai nessun altro presidente aveva neppure pensato fare; Rosario Crocetta è il principale imputato per il danno che lavoratori, fornitori e creditori del teatro subiscono

un passo indietro”. Continua anche il braccio di ferro con la Regione. Come fa rilevare Castiglione, l’EuroFestival va avanti da sé, senza il contributo economico degli enti pubblici. “Siamo stati esclusi dal bando perché la Regione ha detto che mancava un documento su 77 pagine di incartamento presentato – dichiara Castiglione – documento poi per fortuna recuperato nella posta pec e che ci ha permesso di fare ricorso in tempo e giungere ad un mediazione con la Regione per ben due volte. Tutto viene pagato coi nostri incassi, maestranze locali e cast. Ricordiamoci pure che siamo ospiti dell’Inda a cui paghiamo un noleggio delle attrezzature sceniche cosi come paghiamo la Regione Siciliana per l’uso del teatro. Nonostante, la circolare assessoriale indiche che a quegli enti che garantiscano flussi importanti di spettatori la concessione del sito spetta gratuitamente. Coi soldi del botteghino paghiamo sei giardinieri per ripulire il sito per il mese di luglio, le pulizie per i bagni piu altri servizi vari, personale tecnico indicato dall’Inda perche conosce bene il teatro, sino ad arrivare a una cifra di 80 mila euro”. Con la stagione della lirica, da mesi; il responsabile per cui i vertici dell’ente indicono conferenze stampa ogni due per tre a denunciare lo stato di totale abbandono in cui versa il teatro; il presidente della Regione siciliana che non si dà da fare per procurare i fondi e tirare fuori lo Stabile dalla situazione in cui versa. Tutto si preannuncia molto caldo, in un senso o nell’altro, e comunque andrà non sarà un successo. E, di certo, niente standing ovation né per l’uno né per gli altri. Nunzia Scalzo

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o per tutta l’economia della città. I lavori al teatro? Dopo l’estate che di norma va programmata tre anni prima, il ritorno di immagine sarà assicurato. Castiglione anche per quest’anno ha fatto partire le offerte per Rai Uno e e Rai 5 per l’eurovisione dell’evento al Teatro Greco che debutta il 4 luglio al Teatro

Greco di Siracusa. Alla luce dei fatti anche il sindaco Garozzo alla fine ammette che da Palermo arrivino venti di “ostracismo”. “Devo ammettere pero che con gli assessori Li Calzi e Purpura le cose stanno cambiando in meglio - afferma il primo

cittadino aretuseo .- Davanti a un’amministrazione regionale schizofrenica chi ne soffre è la città di Siracusa”. Eppure, il Teatro greco è un monumento “stressato”. “Non si può fare confusione – tuona Mariella Muti ex soprintendente ai Beni Cul-

turali di Siracusa – il Teatro Greco è un unicum, penso che sulla programmazione è possibile avviare un dialogo pensando a un piano di gestione anche col coinvolgimento della lirica che, secondo me, merita una sezione speciale. Personalmente,

ritengo che i lavori vanno fatti dopo l’estate e in fretta, permettendo ai turisti di poter continuare a fruire del sito archeologico. Del resto, per restaurare la Cattedrale io ci ho impiegato un anno e senza mai chiudere un giorno”.

La Norma di Bellini la prima volta al Teatro Greco E’ stata presentata, nella sala Archimede del Comune di Siracusa, la seconda Stagione Lirica del Festival Euro Mediterraneo. Dopo il successo della prima edizione, con un’applaudita Aida di Verdi, quest’anno sarà la Norma di Vincenzo Bellini ad aprire il prossimo 4 luglio l’attesissima seconda edizione, che prevede altre tre recite (il 10, 18 e 25 luglio): un vero avvenimento se si considera che il capolavoro belliniano viene messo in scena per la prima volta nella storia nell’area archeologica della Neapolis. Anche quest’anno il nuovo allestimento e la regia sono firmate da Enrico Castiglione in coproduzione con il Festival Belliniano di Catania; I costumi, come di cosueto, sono di Sonia Cammarata. Una produzione che si presenta di pregio anche sul piano musicale con il Coro Lirico Siciliano, istruito da Francesco Costa, e l’Orchestra Sinfonica Bellini Opera Festival. In scena un cast artistico d’eccezione, con autentiche star della lirica internazionale per un capolavoro operistico così complesso ed imponente, come il soprano Chiara Taigi nel ruolo del-

La conferenza stampa della Norma. Al centro il maestro Castiglione e il sindaco Garozzo la protagonista, il tenore Piero Giuliacci in quello del generale romano Pollione, Nancy Fabiola Herrera come Adalgisa, e ancora Giuseppe Distefano in Flavio e Anna Consolaro come Clotilde. Artisti, come si vede, ben noti al pubblico estivo siracusano e taorminese, che negli scorsi anni hanno avuto modi di apprezzarli ripetutamente. Un progetto esclusivo che con

questa seconda edizione prosegue e consolida il cammino del Festival Euro Mediterraneo, avviato e realizzato dalla produzione e organizzazione della Fondazione FEM e promosso dal Comune di Siracusa, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Siracusa Turismo, dall’Associazione Noi Albergatori di Siracusa, grazie alla disponibilità dell’Assessorato ai

Beni Culturali della Regione e della Soprintendenza Archeologica di Siracusa, sull’onda di un successo senza precedenti che già lo scorso anno ha suscitato un plauso generale: non solo quando la notizia dell’apertura del Teatro Greco di Siracusa alla lirica ha fatto il giro del mondo, ma soprattutto al termine della prima edizione per gli straordinari risultati raggiunti, racco-

gliendo consensi in primo luogo da parte dei promoter del turismo internazionale e dall’intero settore alberghiero siciliano, in considerazione della presenza di un pubblico eterogeno, giunto dai cinque continenti, che ha determinato incrementi per la Città di Siracusa di oltre il 18% nel solo mese di luglio dello scorso anno. Unico neo le lungaggini burocratiche messe in atto sia dalla Regione sia dalla Sovrintendenza, con il risultato di dover rinunciare ad una parte della programmazione prevista in prima battuta, la Turandot come secondo titolo, il pianista e compositore Ludovico Einaudi, il ballerino Roberto Bolle ed altro ancora. La programmazione del Festival Euro Mediterraneo 2015, prevede comunque anche una serie di concerti e balletti di indubbio richiamo: Tra gli appuntamenti più importanti il Gala di Eleonora Abbagnato, star della danza mondiale, che si terrà l’11 luglio e un Concerto Straordinario che si terrà il 24 luglio, con un cast di fama mondiale a sorpresa.

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asdfIbus dit a con none verum veniam verovit, nonserae exped ut d i L e lla Ba t t ia t o

asdfOptasincia quas aliam repudaecerit earchil loreritatium ius maio ipicab is as mo is re nos dissiti nvelectiunt, quo to ipsape nimpe ped quatur? Di cusandusae. Etur, evercid quam, cus volor sitatent volestius eaquaerios ea denis re as voloriatur audis eos ex esequiam illupta dolent molore, incit laut pores aut fuga. Ut faceaquo volut quos ne dicae sum hillabo rrundes totatectaqui unt quaecumet quatem quam, sequam non everro et perrore sequaspe molupis mil magnimaximus reptate mil ipidusam, consequidest quatium facepelis nat inimpor ibusam nonsequ odipis everi dollupt ibusapidus, verferspis magnimusam lande voluptassim dia sitem earum derfero quas si sitatecus aut asimolo renecusa nos dolum rerfernatia vel maximol uptatqu iaspisit voluptatque conse peliqui dolorro ommolendebis cuptatum voluptaquis et quisque doluptat. Ab id qui volorum que cus. Estiori in nis aspero berume voluptatius solles con re nullesserum venimin ctatureped maximillab id quibusam nes re ligenihilis sus et vent. Orehendae. Occae. Od ulparci andanis imaximilibus alicatemquam nos voluptaquid unt aut pa de vel explati scillit ionsequatur, nonsed exernatus etum utemolu ptiberor mil magnien dandaestis ad qui odio et repre cori blantur? Dolo molores ciaturiatem del et quas accatur, acit mi, qui nus entium qui ducient eatio dolupta sperro debitio ssecatem as re natur rempos eost aditintia volendae. Nihilli quibus volorem volorit aectati dicil et es se as nonem re voles ipsaero

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ribus, nus inis receper untorum harchicienit fuga. Et rem volorro eium evenemq uamuscitam fugia volenihilla si occus. Parchil iscitessus, occum repremo lorrum qui bea sequid quostiae providuci ventus et ducit esed ut omnihilit il magnisqui cuptatia in recte nusam as et volorpore que essequatum commo et ad eum harum, vitatenimus sequis ma nonsequodia parume dello dolor min re, que acestrunt id eos nia volene laborit quiam aut quatqui busapernam illignam velectinus poressi aperitio. Udaes pedio te re nient eos solupid eliqui consequias cullaccab ipsunt pos delessit rae simaxime dolest, sitatem osapelit la dolest verum exped quatque nulparita nonectiis endios sed ullabore dolorum et etustruptat rero del in pedic tentem. Nam quam hicaboris audiate mporporepero molestrum ent aut eum, unt, ommos remped et am quam a que in reicius etur, quiber-

cidus, eriatur epelign isciendignis que perchit unt maion natemoloreri que numque nobit excesci intur, opta vel millesc iisimi, ent quam etus dolor aboreriberae et, totatiu ndamusanitas ea veritae nihit periorum rest, sed molenda ernatem porehent utatatur asit, erum abo. Et officipic te magnam que plitiusa nullescit quate estiatiusa sunt. Ori ut volorpost quo ditem assequa tiistrunt, is ex et excearum venderume idelique nataece perfere, apit ent am liquibus, quatur, que nosametus, cor miniaepudis a necus dolum quosae porehen imosam sinus, qui dolupta nos moloriatur, nimuscia cusdam laciis ipsapic to que in pa que natium, omnissinum volorem est quis qui asi dus. Am isi nimusaped ernate dolorest quata susa netum quam nonsequis apis et eossuntem as ium hit ut es nus eius dendae plaut repellenis re velignihit adigentis dolo bea dolecum quundita-

tem seque vel iuntias pidigen dentia volo mo vollautemqui volesti uscitatibus essit la qui dolessi adi optiis aut exeratur res rae sam as adipsa de plab istiur res ius as aut que velesse quiamus excearum rem de ent lab invenimus, sitasit ut la non ex exero is estiae venis excepeles et expel maio evellab orerunda di corem qui blabo. Culloribust, qui temperae porem doluptat explam et, volorer spedis deles utemporibus de ium et accabo. Vit et et erum quia adi te pratiatium quo te dist, escipic iditiae re que restis ea dolupta doluptia sam doluptaturia veliquam inumquis dicitis adi aut volest offic tecus et volenimincia por arum as ut prepe endis ut aditatur, intis nonserc hilici adipicae nulpa iliquia et eiumquamenis abor aut eum in rem. Et que et faceat liciisq uibusdandio beatur aliquia cuptat et alit aut qui rendis et re earum repudis sinvelent a dus. Antio. Ga. Ut ut in conet

alicia veles natur sollenimus maximpore, to beriam sitibus alis aut vollaute solo torepre nis sitiostios dipsa con enis ut eliquam, consecabo. Nimpor as que reium ut et velestrum inti odit, veni omnia quas adit aut rem liae miliqua ssunt. Ovitati consequaspis et et esequam harcien dictasperum dolupic iasit, non et aceribus coribus, con nonem comnimped enda solesci picias dipsam in rerion repediciis aut mint. Omnis ente quatium hictur? Hiciatur a conseque ped et mo voluptio. Ostio doluptas est, ipsus. Arum in nia dunt. Pudandissit venisinihil idusam aborerionem erferferio. Te ex ene is delisquibus magnature, tem quunduntio dollaces eumque none voloriorem veliquae resti vel entint facepratint eniatem. Ersperf errovitios il milligendae. Ut maiorpo rrovitatur? Busam fugite sae. Ita digendebis re pa natem quiatae et

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Maggio 2015 - Attualità

Liberarsi della violenza maschile si deve. Si può di Danila Intelisano Dignità donna é la prima associazione antistalking (347/9987845) nata a Catania nel 2013, le cui socie fondatrici sono donne vittime di violenze fisiche, sessuali e psicologiche. E’ sostenuta da medici, psicologi e forze dell’ordine; Antonella Sturiale ne è oggi, la presidentessa ma soprattutto, é una donna che ha vissuto il baratro per sette lunghi anni. Ci incontriamo vicino la fontana dell’Amenano: affabile, occhi grandi, corporatura piccola e capelli a monella. E’ una donna diretta e determinata nella sua voglia di parlare e di vivere. Ha sposato giovanissima colui che definiva un principe azzurro, ma i fatti si sono rivestiti di calci, pugni, volgarità verbali, coltelli puntati alla gola e decine di viaggi all’ospedale Cannizzaro. Lui la accompagnava sicuro del suo silenzio e lei taceva e guardava se stessa sprofondare ogni giorno di più, ma senza reagire e, nonostante la esortazione dei medici a salvarsi la vita, continuava a proteggere

il suo carnefice infliggendo a se stessa la morte. Chi eri Antonella? La vittima e al contempo la carnefice di me stessa. E’ strano, ma credevo nel mio amore per lui ad ogni costo e lo giustificavo. Molte donne tacciono a causa di famiglie bigotte e ignoranti o di violenze subite nel passato. Per mancanza di autonomia, anche economica, o di una forte carenza affettiva, come per instabilità caratteriale. Per lungo tempo, prima del risveglio, crediamo di essere noi le colpevoli che provocano tali reazioni. Non vogliamo capire e ci chiudiamo a riccio, anche quando, in un letto, ci fanno sentire prostitute e noi, per disprezzo e dolore, chiediamo al nostro carnefice un compenso economico. Quanta sofferenza e rabbia nei suoi occhi, quando i ricordi escono come un fiume in piena, come se volessero essere liberati e poi eliminati dalla mente di Antonella, che spesso invocava la morte, quando la parola dura

si imprimeva nel suo cuore e i lividi sul suo corpicino di adolescente. Si può amare il proprio carnefice? Forse é un alibi alla paura di vivere, di parlare. Avevo vergogna e mi sono isolata con la mia anima ferita. Come e perché tuo marito si trasformava in carnefice? Ha visto il padre massacrare di botte la madre e pensava che fosse la strada giusta per imporsi. Come uno schizofrenico, passava celermente dalla normalità alla violenza e al pentimento, ma in quei momenti io diventavo bestia da mattanza. Debole, depresso e arrogante, non si accorgeva di un bimbo nascosto sotto il tavolo, che piangeva e lo supplicava di lasciare la madre. Quella creatura di tre anni era il nostro bambino. Ero la sua valvola di scarico, senza motivi precisi, o comunque troppo futili per quelle reazioni. Scaricava su di me tutta la rabbia che aveva dentro lui e nei rapporti intimi

si comportava come se fossi un oggetto da usare e disprezzare con le sue spalle girate un attimo dopo. Quando e perché hai deciso di liberarti? Un giorno ho guardato mio figlio e me stessa, come davanti uno specchio, e mi sono detta che la mia vita era, come per tutti, un dono da non sciupare e sono scappata. Hai mai desiderato avere qualcuno vicino al tuo dolore? Solo Dio. Lo invocavo e per anni mi sono sentita sostenere da una brezza amorevole che ha alleviato la mia sofferenza e ha asciugato il sangue del volto tumefatto. Mia madre mi chiedeva soltanto se fossi io a provocare mio marito ed io comunque, fuggivo dagli altri, per paura del giudizio e del pregiudizio. Soltanto il diritto alla vita, soprattutto di mio figlio, mi ha risvegliato definitivamente. Chi è oggi Antonella. Una donna che ha abbattuto le catene della sua prigione e, pas-

so dopo passo, ha ricostruito la sua vita in un giardino pieno di sole, come la consapevolezza, il talento artistico, l’amore di madre e il rispetto per la mia dignità. Ho annullato paure e complessi e ho respirato aria nuova: un nuovo amore, il mio nipotino, le mie poesie, le mie sceneggiature teatrali. Ho fortificato la mia parte debole e oggi affronto con audacia anche le prove più difficili, come la mia artrite reumatoide. Mi sono ridestata da un coma vegetativo che solo la mia volontà poteva combattere.. Cosa consigli alle donne che hanno la tua stessa esperienza? Reagite, parlate, denunciate. Lasciate andare via per sempre le persone che non sono destinate a voi. Noi vi aspettiamo in associazione, per trovare insieme la liberazione e la rigenerazione. Ho vissuto un terremoto che mi ha scosso fino alle viscere, ma ora sono libera e un giorno, chissà, mi perdonerà e perdonerò.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Maggio 2015 - Redazionale

Favor debitoris di Gi ovanni Pas tor e

Perchè questo nome della rubrica: Da più di un anno le banche ed i loro avvocati stanno cercando di incentivare una giurisprudenza (che era molto scarsa) a loro favorevole su alcuni punti chiave dei processi civili e penali per influenzare gli operatori del settore (per dirla con Gramsci: una delle tante manifestazioni dell’egemonia dei poteri forti). Compito delle persone di buona volontà, di qualunque credo politico o fede religiosa, riteniamo debba essere quello di favorire i debitori contro le vessazioni degli istituti bancari, da qui il nome della ns. rubrica: FAVOR DEBITORIS. L’articolo di oggi è la prima parte di un nuovo articolo in cui cerchiamo di dare un quadro morale, filosofico e storico dell’usura bancaria, utilizzando gli articoli firmati dall’avv. Biagio Riccio e dal dott. Angelo Santoro pubblicati nel libro: “ISTITUTI DISCREDITO” (la S è intenzionale).

Nexum, la prigionia per debiti: la manomorta immobiliare delle banche “Quell’anno per la plebe romana fu come se avesse inizio una seconda libertà, perché cessò l’asservimento per debiti: la legislazione al riguardo mutò per la libidine ed ad un tempo per l’enorme crudeltà di un usuraio. Fu questi, Lucio Papirio, cui si era asservito a causa dei debiti paterni Caio Publilio, il quale, mentre avrebbe potuto per la sua età e la sua bellezza suscitare pietà, ne eccitò invece l’animo alla libidine ed all’oltraggio. Vedendo nella sua fiorente giovinezza un soprappiù di guadagno che egli poteva ricavare dal proprio credito, dapprima tentò di adescarlo con discorsi osceni; quindi poiché quello rifiutava di porgere orecchio a tali obbrobriose proposte, cominciò a spaventarlo ed a ricordargli, di tratto in tratto, la sua situazione; infine, comprendendo che egli più consapevole della sua condizione di nato libero, che non dello stato presente, ordina che sia denudato e che si portino le verghe. Straziato dalle battiture, il giovane si precipitò nella via, lamentandosi della libidine e della crudeltà dell’usuraio; allora una gran folla di gente, eccitata sia dalla compassione che la sua età suscitava e dall’indegnità dell’affronto, sia dal pensiero del proprio stato e di quello dei propri figlioli, si riversò nel Foro, e di là, in massa ,nella Curia; i Consoli costretti da quel improvviso tumulto, convocarono il Senato e, mentre i senatori facevano il loro ingresso nella Curia, la gente mostrava loro, gettandosi ai piedi di ciascuno, la schiena straziata del giovane. Quel giorno fu spezzato per l’iniqua prepotenza di un solo uomo, un vincolo che costituiva un’efficacissima garanzia di credito e si ordinò ai Consoli di proporre al popolo che nessuno, a meno che non avesse commesso un misfatto, fino all’espiazione della pena, fosse tenuto in ceppi o in catene; che fossero i beni del debitore, non il suo corpo, a rispondere del debito. Così gli asserviti furono liberati e si provvide per l’avvenire ad impedire l’asservimento per debiti” (Tito Livio Storia di Roma

dalla sua fondazione Libro VIII paragrafo 28). E’ questa la storia che suggella la nascita dell’obbligazione come un normale vincolo giuridico (vinculum iuris), nel quale alla responsabilità personale, per un debito assunto, subentra quella di natura patrimoniale. Tito Livio scrive: “che fossero i beni del debitore, non il suo corpo, a rispondere del debito. Pecuniae creditae bona debitoris, non corpus obnoxium esse”. Secondo quanto riferiscono le fonti romane il fatto avvenne nel 326 avanti Cristo: fu promulgata la Lex Poetelia Papiria de nexis su proposta dei Consoli C. Petelio Libone e L.Papirio Cursore. Tale legge rese possibile l’abolizione del nexum, il vincolo di schiavitù che legava un debitore ad un creditore, come forma di garanzia per l’adempimento di un debito assunto. Dal racconto di Livio capiamo che il creditore usuraio era anche libidinoso: voleva soddisfare un suo anelante appetito sessuale; agognava il corpo del giovane bello, che schiavo per i debiti del padre, si ribellò alle sue obbrobriose e licenziose offerte. Perciò fu frustato e la sua schiena straziata suscitò la compassione del popolo e dell’antico Senato. Da quel giorno fu spezzata l’iniqua prepotenza. “Essa vietò che i cittadini in stato di nexi fossero trattati dai loro creditori con manette e ceppi (in nervo aut compedibus), aprendo con ciò la via al principio per cui la responsabilità del debitore vada limitata ai beni patrimoniali e non va estesa alla sua persona” (Antonio Guarino Storia del diritto romano Jovene editore Napoli 1998 pagina 299). Le XII Tavole prescrivevano: “dopo ciò, il creditore può mettergli le mani addosso e trascinarlo in giudizio. Se il debitore non paga la condanna e nessuno garantisce per lui, il creditore può portare via con sé il convenuto in catene. Lo può legare con pesi di almeno 15 libbre. Il debitore

può sfamarsi come desidera. Se egli non riesce a sfamarsi da solo, il creditore deve dargli una libbra di grano al giorno. Se vuole può dargliene di più”. La garanzia per un debito poneva il debitore in uno stato di autopignoramento, al servizio del creditore: l’obbligazione consisteva in una signoria del creditore sul debitore o un suo figlio, considerato come soggetto di un patrimonio. “Le XII Tavole consideravano il nexum come fonte di obbligazione contrattuale. Finchè si trattava di obblighi sorgenti da delitti, la prigionia del debitore nulla aveva in sé di eccessivo e di urtante, ma quando si trattava di obblighi sorgenti da un contratto, in modo particolare il mutuo, essa poteva sembrare e sembrò infatti strumento crudele di dominazione della classe più ricca su quella più povera. Noi sappiamo che la questione dei nexi, cioè dei prigionieri per debiti fu una delle più ardenti nella storia antica di Roma e gli scrittori che ce ne parlano ci dicono che l’abolizione del nexum, che era il negozio mediante il quale tale prigionia si costituiva, per opera della Lex Poetelia Papiria venne salutata come una conquista politica e civile ad un tempo (Giovanni Pacchioni Diritto Romano Utet Torino 1910 paragrafo102 pagina 379). Prima della Lex Poetelia Papiria de nexis era questa la condizione del debitore, avvinto dalla schiavitù del debito. Il debitore era considerato addictus, schiavo del suo creditore, il quale in qualità di dominus poteva anche ucciderlo.

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Maggio 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Il 1o maggio: le diseguaglianze, le povertà tra Expo e Corte costituzionale di Maurizio Ballistreri

E’ stato un Primo maggio che tra lo scintillio dei padiglioni dell’Expo a Milano e le contestazioni violente degli antagonisti, con le dimesse manifestazioni sindacali, è sembrato rappresentare, quasi plasticamente, la crisi dei valori di eguaglianza nell’era del capitalismo globalizzato trionfante, segnata dalla retorica del merito e dalle virtù della competizione; valori il cui baluardo, almeno in Italia, sembra essere diventata solo la difesa del costituzionalismo democratico-sociale, come testimonia la sentenza della Consulta sulle pensioni, contro la sciagurata “legge-Fornero” del governo oligarchico dei tecnici di Mario Monti. Così, la Corte Costituzionale ha, ancora una volta, ribadito l’imprescindibilità del principio di uguaglianza letto nella prospettiva dei diritti sociali, di cui l’articolo 3 della nostra Carta

fondamentale, sostenuto al tempo della Costituente con vigore politico e culturale dal socialista Lelio Basso, costituisce il paradigma. L’art.3 è una norma-principio in base alla quale si è formato l’humus, alla fine degli anni ’60 del Novecento nel nostro paese, che ha consentito l’estensione del catalogo dei diritti sociali, anche grazie alle grandi lotte sindacali del tempo, e per la costruzione di istituzioni democratico-sociali, non immemori della lezione della Repubblica di Weimar, lo “Stato sociale costituzionale”, oltre il formalismo delle istituzioni liberaldemocratiche. Luigi Ferrajoli, illustre filosofo del diritto e allievo di Norberto Bobbio, individua proprio nel principio di eguaglianza sostanziale, attraverso la declinazione dei diritti sociali, l’aspetto fondamentale del costituzionalismo, l’elemento di saldatura che unisce “le tre classiche parole della Rivoluzione francese: liberté, égalité, fraternité”, quale presupposto dei diritti di libertà e fondamento del principio di fratellanza quale solidarietà sociale. Ma la crisi economica, concentrata soprattutto in Europa, disarticola ogni giorno diritti, tutele sociali, lavoro, con l’aumento di quel disagio sociale che papa Francesco ha sintetizzato nella mancanza di “pane e dignità del lavoro”, nel mentre assistiamo all’esaltazione acritica del mercato, assurto paradossalmente a

modello di eticità dei rapporti tra le persone. Si dirà: il mercatismo, nelle sue vari declinazioni, rappresenta ormai un trend lungo nel sistema economico e sociale occidentale, che ha le sue origini agli inizi degli anni Ottanta del secolo trascorso, quando, in nome del dogma neoliberista e delle politiche economiche monetariste, con Reagan e la Thatcher imperanti in America e Gran Bretagna, si delineò l’attuale assetto del sistema capitalistico mondiale, integrato dai processi di costruzione dell’Unione europea secondo le prescrizioni di Maastricht, e teorizzato sin dal 1975 dalla Trilateral, che aveva proprio nella democrazia e nei principi di eguaglianza il bersaglio privilegiato. Spetterebbe ad una nuova sinistra, diversa da quella dei riformismi soft delle (contro)riforme sociali, il compito di elaborare nuovi modelli socio-economici, di recuperare rappresentanza e senso collettivo e, soprattutto, svolgere politiche alternative a questo scenario in cui diseguaglianze sociali, vecchie e nuove povertà si fondono con una sorta di progetto politico neo-oligarchico. Un “programma fondamentale”, mutatis mutandis, come quello che, con grande coraggio e innovazione, la socialdemocrazia tedesca elaborò nel 1959, facendone un modello per tutta la sinistra riformista (vera) europea.

Da la foto della

settimana

Con l’Europa investiamo nel vostro futuro! Vespri 20.indd 19

(Il “polo” di SR: + 1.341 % in 10 anni) La Sicilia raffina il carburante dei barconi di Enzo Trantino Il ricatto è perfetto, cioè legale. Tutti noi siciliani assistiamo agli sbarchi di un autentico popolo di migranti. Un vero esodo. Ognuno che riveste ruolo istituzionale ha una ricetta da recitare in Tv intimando solidarietà alla Europa, la quale, da grande coccodrilla, finge di piangere su tanta sventura, mentre chiude a doppia mandata le frontiere. “Piangeteveli voi” è la risposta, nelle cose, all’invito inascoltato del Papa. E, per mostrasi in linea con gli Stati importanti, persino la Val d’Aosta dichiara che non può ospitare nessuno, perché troppo impegnata a organizzare l’habitat degli stambecchi. Mentre si svolge questo film, il “Quotidiano di Sicilia” spara un titolo che non lascia spazio al dubbio: “Barconi alimentati col gasolio siciliano”! E’ avvenuto che “quasi tutte le raffinerie della Libia hanno chiuso i battenti o sono state distrutte a causa del caos politico-militare. Così le raffinerie siciliane vivono una impennata economica senza precedenti, esportando il grezzo raffinato” per un valore che è variato da 41 milioni di euro a oltre 700 milioni, in poco più di dieci anni. (Il prodotto raffinato a Siracusa registra “più 1.341% di export sul 2004”). Fermiamoci a riflettere. Abbiamo iniziato il pezzo chiamando in causa il ricatto legale. Così è. Tu, industria siciliana, raffinando il nostro prodotto (dicono i libici) realizzi montagne di profitti. Libertà di mercato vuole che tutto proceda nelle regole. Perché, se noi siciliani per ragioni che non hanno bisogno di illustrazioni, decidessimo di lasciare a secco i barconi, la ricaduta in negativo sarebbe l’evaporazione di ben 700 milioni di euro. Il ricatto libico così ragiona: tu non raffini, io perciò non ti pago e tu Sicilia sprofonderai in un altro disastro economico. E siccome la libertà d’impresa è costituzionale, il conto torna. Alfano, da ministro siciliano, potrebbe convocare i propri esperti per studiare l’eventualità di un buco nella tela. Noi, intanto, spostiamo l’asse del ragionamento: dove vanno a finire le tasse sul prodotto raffinato? Al Nord, ovviamente, sede legale delle compagnie petrolifere. Se, quindi, visti i vantaggi economici e l’inconcludenza di una classe politica dove quasi tutti enfatizzano questo problema, e il problema sorride beffardo e resta tale, perché gli sbarchi non vengono dirottati, nelle regioni beneficate dal… danaro libico? Al Nord, cioè. Ci fermiamo sicuri di avere parlato al vento. In Sicilia la più grande industria resta quella del “nulla”. Con tanto di brevetto, come vi abbiamo dimostrato, utilizzando provvide informazioni: il “nulla” made in Sicily.

Liceo statale “G. Lombardo Radice” Via Imperia, 21 - Catania 19 13/05/15 19.36


Maggio 2015 - Spettacolo

Le giornate europee per lo scompenso cardiaco: prima causa di ricovero d i L e lla Ba t t ia t o

L’Europa celebra in questi giorni le giornate dello scompenso cardiaco, una condizione invalidante che si verifica quando il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo, l’Aisc (associazione italiana scompensati cardiaci) ha organizzato iniziative, ed è stata presente anche a Taormina in piazza Duomo con un gazebo per la distribuzione di materiale informativo, la manifestazione si è conclusa al Policlinico nella sede di via Santa Sofia. Esaustive le dichiarazioni di alcuni pazienti sui problemi che comporta la loro patologia, ed il supporto infermieristico rappresentato da Sara Di Fazio. Aisc ha come referente cardiologo per la Sicilia orientale Giuseppe Leonardi, responsabile Unità oprativa “scompenso cardiaco grave” al Policlinico V. E. Catania. Il futuro non è roseo: nei prossimi vent’anni si prevede un aumento del 25% e oggi sono oltre 600mila gli italiani coinvolti e spesso lo associano all’infarto. La manifestazione ha proseguito con il convegno organizzato dal Leonardi, che ha coinvolto specialisti del settore a confronto da Roma e da tutta la Sicilia Orientale, con focus sulle strategie di cura in rapporto anche

ai costi sociali, poiché spesso si accompagna ad altre patologie e lo peggiorano. Nel corso del convegno si è avuta anche testimonianza di pazienti aderenti all’ Aisc che, con debita assistenza, hanno avuto gravidanze a termine o sono stati supportati con assistenze meccaniche al circolo, o trapiantati. Il seminario si è svolto in due sessioni: la prima ha trattato le infezioni su apparecchiature cardiologiche; moderatori i direttori Patanè, cardiochirurgia ospedale (Messina); Vasquez Cardiologia (Milazzo) e Bruno, malattie infettive (Barcellona P. G.); sono intervenuti il professor Fatuzzo, direttore scuola specializzazione nefrologia università Catania, Calvagna Cardiologia (Taormina), Mignosa e Cavallaro cardiochirurgia Ferrarotto Catania, Maria Concetta Fornito della medicina nucleare Garibaldi Catania, spiegando le infezioni nei pazienti dializzati, nei Pace Maker, nelle assistenze meccaniche al circolo (i cosiddetti “cuori meccanici”), come scoprirle e curarle, e gli organi coinvolti. La seconda sessione si è rivolta allo scompenso cardiaco acuto e le infezioni delle basse vie respiratorie: moderatori nel settore medicina d’urgenza Passalacqua (Taormina), Valvo

Un momento dell’incontro

(Siracusa). Ha introdotto, presentando il Network internazionale di ricerca great (Global Research on AcuTe conditions) con parole di apprezzamento per la scelta di “un argomento di interesse collettivo”, Salvatore Di Somma, direttore medicina d’urgenza e pronto soccorso, Ao Sant’Andrea - Sapienza Università Roma. Ha trattato la gestione dei pazienti con dispnea in Pronto Soccorso Carpinteri direttore Medicina urgenza Ove, Catania. Per il paziente con scompenso cardiaco e infezioni delle vie respiratorie, l’argomento è stato affrontato in maniera incisiva e approfondita da Carlo Vancheri, docente malattie apparato respiratorio università Catania e da Leonardi che sottolinea “Numeri e costi in

crescita se si considera che lo scompenso cardiaco è la più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con oltre 65 anni, con una frequenza di reospedalizzazione a 30 giorni del 25 % e ad un mese del 50%. La metà dei nuovi ricoveri sono attribuibili alla insufficienza cardiaca mentre l’altra metà viene attribuita alla presenza di comorbilità. A causa dell’invecchiamento della popolazione, è previsto un aumento, con elevato utilizzo di risorse (attualmente 2-2,5% della spesa sanitaria totale, 60-70% per le ospedalizzazioni). Una organizzazione dedicata consente di ridurre i re-ricoveri. Modello ottimale di assistenza a livello ambulatoriale è organizzato da Leonardi al Policlinico Catania, presso la Cardiologia diretta da Tambu-

rino: opera da oltre 20 anni, mentre nelle fasi avanzate può essere necessaria un’assistenza più intensiva ospedaliera per offrire altre soluzioni come il trapianto cardiaco o il cuore artificiale, o quella domiciliare integrata per i pazienti più anziani; segue più di 1400 pazienti, affetti da scompenso cardiaco e cardiomiopatie provenienti da tutta la Sicilia (2^ popolazione in Italia nel database della Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri), circa 60 trapiantati cardiaci e due pazienti con assistenza ventricolare meccanica. Il congresso è continuato spiegando il management dello stato infettivo nel paziente in emergenza con Iacobello, malattie infettive (Ferrarotto). Sono seguite delle vivaci e interessanti discussioni sull’argomento; interessante la sessione moderata da Marchese e Di Vincenzo, laboratori analisi (Ospedale V. E. Catania), Squadrito (Mcau Giglio, Cefalù), con la proiezione di un video didattico di Di Somma che ha acceso la discussione sui marcatori di infezione in pronto soccorso “Oggi stiamo sperimentando una nuova molecola, la Serelaxina, che se utilizzata nelle prime ore dall’arrivo del paziente in pronto soccorso potrebbe avere effetti molto positivi sulla sopravvivenza del paziente stesso”.

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Maggio 2015 - Spettacolo

Sinfonica al Bellini. Casadesus sul podio, Cominati al piano d i Al d o Ma t t ina C’è stata una ennesima sostituzione nel terzultimo concerto della stagione sinfonica del ‘Bellini’. Il pianista Roberto Cominati è subentrato, all’ultimo momento, alla prevista Zhang Zuo senza fare rinpiangere la pur celebre pianista cinese. Nato a Napoli, presso il cui Conservatorio ha iniziato gli studi, Cominati si è poi perfezionato con Aldo Ciccolini e successivamente con Franco Scala, alla celebre Accademia Pianistica di Imola, conquistando nel 1993 il primo premio al prestigioso ‘Concorso Busoni’ di Bolzano. Non era facile l’impegno previsto dal concerto catanese poiché la locandina, interamente dedicata a compositori francesi, prevedeva per lui l’esecuzione del Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in sol minore, op.22 di Camille Saint-Saëns, una pagima che mette a dura prova le capacità tecniche del solista (si pensi al virtuosismo trascendentale del finale, Presto) ma richiede anche grande maturità interpre-

Jean-Claude Casadesus e Roberto Cominati tativa nell’approccio espressivo e nel fraseggio melodico. Doti che Cominati ha evidenziato fin dall’incipit, un’anomala cadenza che trasgredisce le regole formali del Concerto, pur nell’ambito di una classicità che mai viene meno. Colpisce, nel pianista napoletano, l’estrema naturalezza con cui affronta anche le parti più impegnative senza mai perdere una lucidità ed una chiarezza di suono veramente esemplari. Alle reiterate richieste di bis l’artista ha risposto con l’esecuzione di una delicata pagina di Astor Piaz-

zolla. E veniamo al contributo orchestrale. Sul podio era una delle più acclamate bacchette della terra di Francia, Jean-Claude Casadesus. Prestigioso direttore, oggi ottantenne, appartenente ad una delle più celebri ‘dinastie’, la quale ha fornito, a tutt’oggi, ben cinque generazioni di musicisti; alla seconda, infatti, si possono ascrivere i celebri pianisti Robert e sua moglie Gaby oltre a Gisèle, attrice, madre del Nostro e Sociétaire onoraria della Comédie Francaise; Jean-Claude appartiene quin-

di alla terza generazione. Decine e decine di compositori, strumentisti e cantanti, il cui capostipite, Louis, discendeva dalla Spagna e che hanno dato un importante contribuito alla musica francese. Sotto l’accurata ed elegante guida di Jean-Claude Casadesus, l’orchestra del Massimo ha dato una bella prova di raffinatezza esecutiva e di pregnanza timbrica, alle prese con un programma che metteva in mostra i rutilanti colori e timbri dell’Ouverture da ‘Le roi d’Ys’ di Édouard Lalo, le rarefatte e sognanti atmosfere so-

nore del ‘Prélude à l’après-midi d’un faune’ di Claude Debussy, i corrosivi ritmi di danza de ‘La valse’ di Maurice Ravel. Un magnifico concerto che ha evidenziato le doti professionali e mimetiche di un’orchestra, quella catanese, capace di passare, a pochi giorni di distanza, dalle italianissime e debordanti note del rossiniano ‘Turco in Italia’ alle raffinatezza strumentali del repertorio francese Otto-Novecentesco. E il pubblico ha apprezzato oltremodo.

Per scrivere il proprio futuro. Partire o restare a Catania? Partire o restare a Catania è il dilemma di moltissimi giovani del territorio, specialmente gli universitari. Per provare a capirne di più, padre Giovanni Notari, gesuita, dinamicissimo parroco della chiesa Crocifisso dei Miracoli, dove ha pure allestito un’aula studio aperta fino a tarda notte, ha organizzato un incontro, cui ha partecipato il prof. Rosario Faraci, presidente del corso di laurea in economia aziendale del nostro ateneo e delegato del rettore al trasferimento tecnologico e all’imprenditorialità. Dunque: partire o restare a Catania? Per il docente universitario invitato all’incontro, non si può rispondere a cuor leggero ad un interrogativo del genere. I luoghi comuni non servono in questi casi. Partire o restare è spesso un falso problema. Partire o restare è una questione

Il gruppo dell’incontro di mentalità: quanta gente, pur rimanendo a Catania, è più aperta mentalmente di chi parte ma

poi altrove dove si trova finisce per rimanere chiusa in se stesso. Partire o restare è una questione

articolabile a diversi livelli: se, quando (prima o dopo la laurea?), come (lavorando o con

una borsa di studio?) e soprattutto perchè partire. Partire o restare, sia per necessità che per opportunità, è una decisione, per fortuna mai irreversibile, che non può rimanere dissociata dalle altre scelte, di vita e personali, che i giovani sono chiamati a compiere, le scelte d’amore. Il dibattito che è seguito alle provocatorie riflessioni del prof. Faraci è stato molto animato. Diversi gli interventi degli universitari presenti i quali hanno lamentato che l’Università non è sempre utile nelle fasi di discernimento e, un po’ distante dal mondo del lavoro, non assolve pienamente alla sua funzione formativa. Il prof. Faraci ha ricordato che è sempre possibile un modello di università capovolta, che riporta il giovane al centro del processo di apprendimento, ma bisogna avere più coraggio nel sapere innovare.

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Il libro della settimana Giuseppe Macherione, giarrese, poeta e patriota, ricordato da una scrittrice torinese di Giovanni Vecchio “Dall’Etna alle Alpi. Giuseppe Macherione” di Carla Casalegno (Edizioni del Capricorno, Torino 2013) è un testo dedicato al giovane poeta, giornalista e patriota giarrese Giuseppe Macherione, morto a soli 21 anni a Torino dove si era recato nel 1861 per assistere all’insediamento del Parlamento del nuovo Regno d’Italia e alla proclamazione di Vittorio Emanuele II, re d’Italia. Era nato il 22 marzo 1840, di salute cagionevole e dalle doti intellettuali straordinarie manifestatesi sin dai quattordici anni, diede prova del suo precoce ingegno sul piano letterario saggistico, giornalistico e, soprattutto, come animatore politico per l’unità d’Italia. Fu deciso assertore della necessità che la Sicilia superasse il suo isolamento per inserirsi in un contesto nazionale più ampio che le avrebbe permesso di respirare un’aria di progresso e di libertà (almeno così il giovane giarrese ardentemente sperava. La particolarità del libro consiste nel fatto che l’autrice, insegnante di Lettere e scrittrice, non è siciliana, abita a Torino nell’edificio che fu la sede del soggiorno torinese di Macherione, e una lapide si trova poco al di sopra dell’antico ingresso al palazzo di via Garibaldi al numero civico 4, a pochi metri di distanza da quella di un altro patriota, Goffredo Mameli, autore dei versi dell’attuale inno nazionale, spentosi nel 1849. La lapide di Macherione fu collocata, su richiesta alla municipalità torinese di un comitato promotore con sostenitori a Torino, Roma e Catania, il 22 maggio 1861, redatta dallo statista Paolo Boselli, che così recita: “In questa casa - morì a ventuno anno - Giuseppe Macherione - da Giarre - vocato alla gloria dell’ideale - per genio di poesia e virtù di cuore - fulgenti nell’ispirata giovinezza – siciliano ardente d’italiana fede unitaria –nel pensiero nell’opera nella penna – pronto e saldo in ogni cimento – per la nuova vita della Patria”. In

Fabio Fazio – E a proposito dei disordini all’Expo sentite il conduttore-comico strapagato dalla Rai (e quindi dai contribuenti italiani) cosa ha detto: “devastazioni a Milano? tutto misurato e circoscritto!”. Chissà cosa ne pensano i milanesi che hanno avuto distrutti i negozi e le auto? - 2 – decerebrato?

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Maria Lo Bello - I fondi sono destinati a rimanere bloccati. Con un messaggio neanche troppo velato: il rischio è che spendendoli possa essere provocato un danno erariale. Tanto più che, se la Regione siciliana non si adeguerà spontaneamente entro un mese, arriverà un commissario. Il Cga blocca i fondi per il progetto Prometeo. La nuova tegola amministrativa che sconvolge il mondo della formazione è arrivata ieri mattina, dopo il ricorso di un ente di Monreale rimasto fuori dai finanziamenti. A quando le dimissioni dell’assessore alla Formazione (in attesa di quelle del presidente della Regione Rosario Crocetta….)? 1 – a casa (con la Giunta e l’Assemblea Regionale Siciliana)

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Peppino Impastato - Trentasette anni fa, il 9 maggio del 1978, veniva assassinato dalla mafia Peppino Impastato. Nell’occasione a Siracusa gli è stata intitolata una strada, dopo una raccolta di firme promossa dall’associazione 100 passi. Iniziative per ricordare il giovane di Cinisi che sfidò Cosa nostra si sono svolte in tutta Italia, per un martire dell’antimafia (non della mafia sicula dell’antimafia….). 8 – martire vero della mafia

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Angelino Alfano – Il ministro (?) degli Interni del governo di Pittobimbo ha apostrofato il leader della Lega Matteo Salvini, perché sprovvisto di laurea. Certo, che visti i risultati del laureato in legge (??) Angelino Alfano, con il suo viso intelligente, lo sguardo panoramico e i fallimenti nell’ordine pubblico e la sicurezza a Milano, in occasione dell’inaugurazione dell’Expo, c’è da dubitare dell’utilità delle lauree conseguita come la sua! -1 – laureato, in… fallimenti

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Elsa Fornero – Ricordate il ministro del lavoro del feroce governo anti-sociale di Monti Mario, che tagliò le pensioni piangendo? Già, la Fornero: perché non addebitare a lei e al premier dell’epoca (l’uomo delle banche… e di Bildelberg) i costi della sentenza della Corte costituzionale, che quel taglio ha dichiarato illegittimo con il futuro esborso per lo Stato di una cifra tra gli 8 e 16 miliardi di euro? 0 – paga…e piangi!!

Papa Francesco – E in mezzo agli squilli di tromba retorici in occasione dell’inaugurazione dell’Expo una voce si è levata ben al di sopra di tutte, quella di Papa Francesco: “Pensate a chi ha fame!”. 8 – un grande!

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di S par tacus

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I nostri voti

effetti, la sua breve vita “fu attraversata dalle trame della grande storia”. L’autrice, dopo aver delineato il profilo essenziale del Nostro, si sofferma sulla descrizione del territorio etneo, a beneficio di coloro che non lo conoscono, su Giarre, la contea di Mascali e le Sette Torri, anche se talvolta c’è qualche imprecisione, che non scalfisce, tuttavia, il disegno lineare della scrittrice. Il terzo capitolo è dedicato completamente alla “breve stagione di vita” di Macherione, di cui si ricostruisce la vita familiare (penultimo di sette fratelli), la sua formazione (allievo intelligente e creativo), i gravi lutti familiari, l’attività di studente in giurisprudenza nell’Università di Catania, e, finalmente, il vigoroso e incessante impegno politico e civile, con particolare attenzione al 1860 quando fondò e diresse a Catania il giornale trisettimanale “L’Unità e l’Indipendenza” e collaborò a tante altre testate, tra le quali “Il Sud”. Quindi la decisione, dopo l’impresa garibaldina, i plebisciti per l’annessione, l’opera di Cavour e i proclami di Vittorio Emanuele II, quando il suo sogno di un’Italia Unita si stava realizzando, di partire per Torino per essere presente a Palazzo Carignano alla riunione del nuovo Parlamento, nonostante il clima rigido e la sua salute malferma. Belle le pagine in cui vengono descritti i suoi ultimi giorni. Tutta la seconda parte dell’opera, invece, approfondisce la personalità del giarrese, si sofferma sulle pagine edite ed inedite (molte di queste ultime sono depositate nei cassetti della biblioteca comunale di Giarre in attesa di essere esaminate e pubblicate), sull’amicizia con i coetanei Giovanni Verga e Luigi Capuana, mentre il sesto capitolo tratta del “patriota” ripercorrendo “a volo d’uccello” le vicende storiche e politiche della Sicilia e dell’Italia nel Risorgimento. Un’opera dal sapore didattico, che aiuta a non dimenticare un protagonista di quel momento storico e un personaggio poliedrico e fervente patriota della nostra Isola.

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Maggio 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Virus

Un virus ha infettato due computer di un laboratorio di ricerca. Ogni giorno infetta il triplo dei computer che ha gia’ infettato. Sconfitto il virus si viene a sapere che il numero complessivo dei computer infettati é pari a 2049. Quanti giorni ci sono voluti per sconfiggerlo?

Tredici

Avete un numero a due cifre non nulle AB. Aggiungete 1 sia in testa che in coda ad AB. Ottenete, dunque, il numero 1AB1. Qual é il piu’ grande numero AB per cui il numero 1AB1 risulta divisibile per 13?

Numeri a 3 cifre

Luca é alle prese con una serie di numeri a tre cifre non nulle ABC e inferiori a 500. Ogni numero di questa serie e’ tale che la differenza, in valore assoluto, tra il numero stesso ed il numero 999-ABC, é pari ad un quadrato perfetto. Qual é il piu’ piccolo di questi numeri?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Numeri a due cifre: 13, 91; Autolavaggio: 144 minuti; Moltiplicazione: A=1, B=2, C=6

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

The Gunman Un film di Pierre Morel. Con Sean Penn, Idris Elba, Javier Bardem, Ray Winstone, Mark Rylance. Un lavoro tutto sangue e sentimento, dove al posto di un canonico Bruce Willis, compare l’attore Sean Penn al suo primo film d’azione. The Gunman di Pierre Morel, presentato in anteprima internazionale al Bif&st 2015, ha l’aspirazione di coniugare una struttura visiva fortemente improntata su sequenze violente e dinamiche, con la raffinatezza di una trama che non sembra voler dimenticare la rilevanza della questione sociale e umanitaria in Africa. Sull’insieme, domina Sean Penn in versione Rambo, qui nei panni di un ex-contractor attivo in Congo il cui passato poco rispettabile torna con prepotenza a minacciarne l’esistenza. Accanto alla star americana, in un ruolo da protagonista su un set a cavallo tra l’Europa e l’Africa, anche l’italianissimaJasmine Trinca. Eppure nonostante l’attesa di vedere Penn muoversi in sequenze d’azione mozzafiato, il film risulta essere un’opera piuttosto claudicante sia dal punto di vista del ritmo, sia dal punto di vista del messaggio politico-sociale. Il contesto umanitario rimane decisamente abbozzato sullo sfondo, dove il richiamo all’atteggiamento spregiudicato delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo non va oltre la caratterizzazione generica di un nemico imperscrutabile e pericoloso che si muove nell’ombra e contro il quale combattere per aspirare a una società migliore. Penn, lotta, spara, fa sfoggio di una trasformazione fisica notevole, ma la pellicola è un racconto decisamente ruvido, imperfetto che non rende giustizia né alla complessità della questione, né al talento delle star internazionali coinvolte. Oltre al protagonista, il cattivissimo Javier Bardem, e la brava, pur ricoprendo un ruolo decisamente poco approfondito dal punto di vista della caratterizzazione, Jasmine Trinca, fanno del loro meglio per infondere calore a personaggi eccessivamente aridi di complessità e oltremodo stereotipati. Insomma, l’idea di fondo del film, sorretta da uno script al quale ha collaborato lo stesso Penn, ovvero la sfida di dimostrare che anche passati i cinquant’anni si possono interpretare ruoli esclusivamente fisici, seppur condivisibile, non rende certo giustizia al talento raffinato dell’attore losangelino. Perché The Gunman è un film dalla corporeità essenzialmente muscolare che non convince nemmeno dal punto di vista dell’azione dura e pura.

Potremmo essere lasciati un po’ soli? di Danila Intelisano Il nostro amico Cosmo ha raggiunto la sua casa in montagna; ha abbandonato il suo cellulare, il telefono fisso ed è andato a sostare sotto l’ombra delle sue querce, prima di ritornare a lottare per conquistare un po’ di pace. Per comprendere la sua scelta analizziamo una nostra giornata tipo. Al mattino, relativamente presto, sei sotto la doccia e trilla il telefono; corri perché può essere un’emergenza e, invece, il buongiorno si vede dal mattino, che inizia con le proposte dei gestori telefonici che si annunciano, all’incirca, ogni ora. Ritorni a pranzo accaldato, o infreddolito e stanco, cerchi di afferrare un tozzo di pane che male ingoi e peggio digerisci; stavolta sono i gestori di pay tv che, tenacemente, riescono a invadere ripetutamente il pranzo e il breve riposo. Ore serali, sempre ai pasti; il dialogo con figli e marito si conclude con le proposte dei gestori di gas e luce. Invadono, insistono, scuotono il sistema nervoso, sono come eserciti armati di zanzare che pungono mentre godi di un raggio di sole. Ed é inutile chiedere di essere depennati anche dal consorzio umano; sono caparbi e maleducati. Sono un’associazione a delinquere contro la pace e l’intimità. Sono in rivalità tra loro, ma in combutta contro la nostra regolarità. Sono i nemici della libertà. Talvolta posseggono il numero del tuo cellulare e i tappi per le orecchie falliscono. Si annunciano con una cantilena che logora e il loro orario preferito è quello postprandiale, quando cerchi di riappacificarti qualche istante con te stesso e con la vita. Sono tanti, ma cantano la stessa canzone stonata e magari tu stavi sognando. Neonati e ammalati emettono vagiti e lamenti, ma non importa: questa è la nostra società e questa è la tanto celebrata libertà. Ci piacerebbe riposare, litigare, parlare in pace e ogni tanto persino pensare. Potremmo essere lasciati un po’ soli? Lo so, siamo italiani col vezzo del 25 Aprile. Ma quando siamo stati occupati non sapevamo!

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