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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 19 anno X - 16 maggio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Tutte le strade portano a zero di Claudio Mec Melchiorre La Sicilia è uno scrigno ben custodito. Per sicurezza, stiamo cercando di serrarlo a dovere. Dopo aver perso il collegamento diretto autostradale tra Catania e Palermo, che ci sta facendo perdere anche occupazione nella logistica e nei trasporti, e ritrovarci con strade lesionate sia da e verso Caltagirone che sulla Palermo Messina, ci facciamo pubblicità nel magico mondo dell’Expo. Non ci risparmiamo. Abbiamo investito complessivamente 3,8 milioni per aprire uno spazio in un capannone che, forse per confondere le acque, chiamano “cluster”. Il cluster che è stato affidato alla pagante Regione Siciliana non è stato completato a dovere, se si considera che dentro ci piove. Inoltre, la posizione non sembra essere particolarmente felice. Il giorno dell’inaugurazione il cluster-capannone era isolato, allagato e sporco. Ora, se uno ha una dignità, in questi casi, manda una lettera di fuoco agli organizzatori e, considerato che la Regione Siciliana, come regione autonoma, ha dignità di Stato, manda anche una lettera di proteste vibrante e formale al Commissario dell’Expo cha ha strombazzato a mezzo Mondo che lui ce l’ha fatta. Probabilmente, scrive anche al presidente del Consiglio, per mettere rimedio all’imbarazzo e continua a pag 12

Catania

Expo

L’assessore medico che non cura i mali della città

La Sicilia affonda nel mare della vergogna

G . B u sà

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Servizi

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Maggio 2015 - Catania

L’assessore Scialfa fa il Medico Competente: e Catania chi la cura? d i G iulia no Busà La felicità? Il successo? I soldi? La fama? No, gli incarichi. Ecco cosa cercano gli uomini e le donne nel 2015. Incarichi, sottogoverni, potere: chiamateli come volete, ma è da questi – se ne hai e quanti ne hai – che si misura la caratura di un personaggio pubblico in una città come Catania. Da questo che si misura quanto potere, quanta influenza si è riusciti ad avere alle urne, che si misura quanto una persona “pesi” dal punto di vista politico. Prendiamo il caso di Valentina Scialfa, che è l’ultimo in ordine di tempo. Riportando e riordinando molto semplicemente i fatti: Valentina Scialfa, assessore al Comune di Catania con deleghe a qualsiasi cosa (Università, scuola, cittadinanza responsabile, ma anche sport, e varie altre), è stata da poco nominata anche “Medico competente” all’ospedale Garibaldi di Catania. Fin qui nulla di rimarchevole, non fosse altro che la Scialfa fa l’assessore a Catania, e l’ospedale Garibaldi è, come sapete, a Catania. Tralasciando la ovvia considerazione circa la somma di incarichi, ci piacerebbe comprendere in che modo, all’atto pratico, l’assessore riesca a gestire con dovizia, cura e impegno anche questo incarico, che le frutta – lo riportiamo per dovere di cronaca ma interessa il giusto – 40.000 euro l’anno. Non si poteva affidare quest’incarico a chi non si sta occupando, o dovrebbe occuparsi giorno e notte, delle problematiche di Catania? O meglio, non si potrebbe impedire a chi ha già un incarico pubblico di prendere parte ad altri concorsi o bandi o indizioni varie? A chi, come in questo caso, fa parte di una giunta che, immaginiamo e speriamo, ogni giorno ha mille battaglie da combattere e problemi da risolvere? Ma tant’è. Sempre per dovere di cronaca è giusto ricordare che la carriera della Scialfa come medico – perché fa il medico di mestiere, quindi è giusto che stia al Garibaldi e ancor più giusto se ha regolarmente vinto un bando che era pubblico, qui si contesta

L’assessore Valentina Scialfa la somma di incarichi incompatibili, come qualsiasi impegno si sommi a quello nei confronti di una città intera – inizia proprio al Garibaldi, seguendo le orme del padre, primario in oculistica. E che ad affidare l’incarico, dalla gestazione e nascita travagliata, è stato Giorgio Santonocito, adesso direttore generale dell’ospedale ma già segretario generale del Comune di Catania. Un giro che torna sempre al punto di partenza. Scialfa è “donna” di Giovanni Pistorio, e a lei vanno quasi tutti i sottogoverni che spettano al deputato regionale, perché è così che funziona. Poco importa se sempre lei, sempre in quota Pistorio, è stata segnalata come assessore tecnico e quindi svolge già altra probante mansione. Si diceva della gestazione del bando pubblico indetto dall’ospedale Garibaldi. Il quale aveva già un Medico Competente (figura che funge da raccordo e semplificando da medico dei medici) interno alla struttura ma giudicato insufficiente per i quasi 2000 dipendenti dell’ospedale.

Si è proceduto inizialmente alla pubblicazione di un altro bando interno, con delle delimitazioni ben precise e a norma di legge riguardanti curriculum e titoli che i candidati dovevano possedere. Il bando è stato revocato poco dopo, visto che – pare a causa della specificità dei requisiti, che nessuno dei medici interni alla struttura pare possedesse – nessuno ha presentato domanda in tempo. La seconda indizione alla ricerca del Medico Competente perduto viene quindi tramutata in selezione pubblica, aperta quindi anche a medici esterni al Garibaldi. La commissione incaricata, composta da Giuseppe Giammanco, Salvatore Gullotta, Emanuele Farruggia e Lorella Monaco, ha poi analizzato le credenziali e i titoli degli unici due candidati, la Scialfa e Paolo Cautelo, conferendo come detto alla prima l’incarico di cui s’è detto. Non una poltrona si direbbe, ma la regolare partecipazione ad un bando pubblico e l’ottenimento di un incarico grazie alle credenziali, ai titoli e alla competenza.

Esatto, nulla di più giusto. Cosa aspetta però la Scialfa a dimettersi dall’incarico di assessore? O meglio, perché partecipare alla seconda tornata di un bando per un altro mestiere, un altro lavoro, che presuppone che quello principale, quello per il quale è responsabile di fronte ad una cittadinanza che brama interventi e risoluzioni di problemi, venga accantonato o comunque limitato nel tempo? Riprendiamo le deleghe: Università, Scuola e Manutenzione edifici scolastici, Ricerca, Pari Opportunità, Diritti e tematiche sulla pace, Educazione, Integrazione, Marketing del territorio, Sport. Chi conosce le problematiche della città di Catania sa bene che possedere anche solo una di queste deleghe potrebbe significare una mole di criticità da risolvere e un’agenda ogni giorno piena. Immaginiamo tutte insieme. E immaginiamo tutte insieme facendo anche un altro mestiere. Posto che sulla preparazione e sulle qualità amministrative della Scialfa non c’è nulla da dire – benché,

va detto, non ci ricordiamo iniziative ragguardevoli o memorabili durante il suo mandato in nessuno dei campi succitati – di tutte queste cose non potrebbe occuparsi qualcun altro? Non sarebbe ovvio che se non lei, qualcuno che decide per lei, ossia il sindaco, si rendesse conto dell’incompatibilità di qualsiasi incarico con quello di assessore? Figuriamoci poi un incarico pubblico e importante come quello al Garibaldi. Sarebbe troppo chiedere di rispettare la cittadinanza semplicemente dando l’impressione – non soltanto scrivendolo e facendolo scrivere a caratteri cubitali sui giornali – di lavorare alacremente per questa città e per i suoi innumerevoli problemi? Continuiamo a farci delle domande cui difficilmente qualcuno risponderà, intanto a Catania si fa la gara a chi ha più incarichi, si liberano lungomari e piazze, ma i cancri e le malattie che bloccano questa città restano sempre lì, fermi, in attesa che qualcuno trovi il tempo e la voglia di curarli veramente.

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Maggio 2015 - Giudiziaria

Lo scandalo del trasferimento del tribunale lavoro finisce a processo di Marco Benanti 12 novembre: questo il giorno in cui comincerà il processo che vede al centro l’articolata vicenda del trasferimento del Tribunale lavoro in via Guardia della Carvana da via Verona (dal settembre 2013). Una storia che altrove, ad altre e alte latitudini, avrebbe dell’ incredibile, a Catania è quasi “normale”: di che si tratta? Di una vicenda che contempla, al suo interno, anche un contratto di locazione “a peso d’oro” (800mila euro l’anno), un affitto per un ufficio pubblico divenuto un affare per il privato (l’imprenditore Domenico Toscano), un comune, quello di Catania, che sembrava rivestire di fatto il ruolo del comprimario, non del protagonista della tutela delle ragioni pubbliche: in mezzo tanta indifferenza e “quattro gatti” (forse anche meno) a dire “no”, a protestare. Poi, lo scorso anno, la Procura della Repubblica aveva rinviato a giudizio, a citazione diretta, tre

soggetti legati a questa vicenda. Il 25 novembre scorso, infatti, davanti al giudice monocratico della prima sezione penale del Tribunale di Catania, avrebbe dovuto avere inizio il dibattimento per l’imprenditore Domenico Toscano, il legale rappresentante della società “Domus Enterprice” (c’è da dire che alla “Domus Enterprice” sono successivamente subentrate nel contratto la “Leocam società immobiliare srl”, la “Femacar Immobiliare srl” e la “Leonhouse Immobiliare srl”) Carmelo Russo e il progettista Giuseppe Garilli. Il Pm della Procura della Repubblica di Catania Agata Consoli aveva firmato il decreto di citazione a giudizio. Le imputazioni? Violazione edilizia, falsità ideo-

logica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica utilità e truffa. E com’ è finita? Da una difesa, in particolare dall’avvocato Tommaso Tamburino, si è fatto notare al giudice Eliana Trapasso che per questo tipo di reati (nello specifico, la truffa) è previsto il passaggio dal Gip. Che, invece, non c’era stato: c’era stata la citazione diretta. Di qui, la trasmissione di nuovo degli atti al Pm: per ricominciare daccapo la procedura. A marzo scorso, si è tenuta l’udien-

za preliminare: e cosa è successo? Difetto di notifica e rinvio al 21 aprile. Intanto, il comune di Catania si è costituito parte civile. Alla fine, il 21 aprile è arrivato il rinvio a giudizio del Gip Flavia Panzano: il processo comincerà il 12 novembre prossimo. A quasi un anno da quanto era stato già previsto. Niente di particolare: al massimo si potrebbe prescrivere buona parte del procedimento? Chissà. Vedremo. Intanto, il comune di Catania, con la nuova amministrazione, ha disdetto il contratto, ma il Tribunale lavoro è sempre in via Guardia della Carvana: il paventato trasloco in altra sede non si è fatto ancora. E sembra che non si farà

mai. Anche perché ora l’onere economico è passato al Ministero (il comune prima pagava e poi si faceva rimborsare). Non solo: la nuova sede pare riscuota il gradimento dei magistrati, un po’ meno degli abitanti del condominio che la ospita. Ma si tratta, evidentemente di dettagli. Per la cronaca, in Tribunale per questo procedimento, non si segnalano, anche stavolta, presenze di “indignati”, di “società civili” e altre soggetti presunti “controllori della spesa pubblica”. Nell’indifferenza generale, insomma, al Palazzaccio e alla ex Pretura di Catania, si dipanano vicende giudiziarie che altrove riscuoterebbero attenzioni ben altre e ben alte. La “normalità catanese”, invece, prevede un “canovaccio”-fatto di poco e nullo interesse- già visto, in linea, del resto, con il costume di vita di una comunità di abitanti, animati spesso solo da piccoli interessi personali, non di cittadini.

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Maggio 2015 - Jonica

Lista “Mascali c’è” , FdI” si schiera con Luigi Messina sindaco di Giuseppe Leonardi

Si chiamerà “Mascali c’è” la lista frutto dell’accordo politico tra la componente afferente a Giuseppe Cardillo e Franco Amante e il partito Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale guidato da Alberto Cardillo. I due movimenti avendo constatato la naturale convergenza valoriale e programmatica, dopo aver avviato un giro di consultazioni con le altre forze in campo ritenute compatibili con la natura e lo spirito della lista “Mascali c’è”, hanno trovato agevole sintesi con il candidato Sindaco Luigi Messina, il quale ha pienamente condiviso la piattaforma politicoprogrammatica di “Mascali c’è”. “In un quadro di grande e per certi versi dannosa frammentazione del quadro politico-elettorale, noi di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale -spiega il commissario Alberto Cardillo- trovando un’ottima sintesi politica con gli amici

del gruppo afferente a Franco Amante e Giuseppe Cardillo, abbiamo deciso di dare un contributo alla semplificazione della geografia politica, collaborando alla formazione di una lista comune, forte e capace di garantire in prospettiva futura un contributo alla governabilità della città. Avremmo potuto correre da soli -continua Alberto Cardillo- e avremmo avuto tutte le carte in regola per farlo, ma in questo momento storico Mascali ha bisogno di responsabilità e serietà, e questo richiede che più forze sane possibili debbano unirsi per garantire alla città un’azione di governo stabile, efficiente e legali-

Luigi Messina

taria. In quest’ottica abbiamo anteposto l’interesse generale all’interesse di parte. Sono certo – conclude Alberto Cardillo- che con Luigi Messina Sindaco potremo mettere in campo un serio e radicale progetto di cambiamento per i mascalesi di oggi e di domani”. Giuseppe Cardillo e Fran-

co Amante sono sulla stessa lunghezza d’onda e dichiarano: “con il candidato Sindaco Luigi Messina, assieme alla coalizione che lo sostiene, di cui fa parte anche la lista “Mascali c’è”, si ha l’opportunità di lanciare un forte segnale di discontinuità rispetto al passato, contribuendo a un rinnovamento sostanziale della classe

politica mascalese”. Sugli altri fronti saranno due le liste a sostegno del candidato sindaco Ernesto Pino: Mascali Risorge e Nuova Contea del consigliere comunale giarrese Salvo Camarda. Tre liste sosterranno la corsa alla poltrona di sindaco di Giovanni Pellizzeri: La Nostra Mascali, Patto per Mascali, Futuro per Mascali. L’ispettore Asp Giuseppe Calà, anch’egli candidato sindaco, avrà il sostegno di Noi insieme per Mascali e Mascali Legalità e sviluppo. Carmelo Portogallo, Laura Fazzina, Laura Mannino e Leonardo Zappalà, hanno confermato la loro candidatura a sindaco, sostenuti rispettivamente da una lista. Restano venti giorni di campagna elettorale alla fine della quale tutti si augurano che possa arrivare una nuova amministrazione e un nuovo consiglio comunale capaci di restituire “normalità” alla martoriata citta della Contea.

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Maggio 2015 - Jonica

Giarre, la prima morte a causa della chiusura dell’ospedale? Picchiato selvaggiamente e indagato. Non saranno momenti molto piacevoli per Mauro Manmano, medico di geratria dell’ospedale di Giarre. È lui il primo, e finora unico, destinatario di avviso di garanzia nell’inchiesta della Procura di Catania sulla morte di Opresia Chiappazzo Del Popolo, la paziente di 67 anni vittima di un infarto nella notte il 2 e il 3 maggio. È sempre lui, il “reperibile” del reparto, giunto subito in corsia dopo le pressanti richieste dei familiari della donna colta da infarto, a essere stato aggredito dal figlio della donna, il giarrese di 38 anni Giuseppe Reitano, che gli avrebbe violentemente scagliato addosso una fioriera procurandogli lievi escoriazioni. Il medico, ieri in permesso per malattia, si è riservato di presentare denuncia per lesioni. Ma ieri pomeriggio, nella sua abitazione di Gravina, ha ricevuto dai carabinieri la notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Un atto “tecnico”, dovuto, che prelude alla nomina di un perito di parte in un atto irripetibile come l’autopsia disposta a breve dal sostituto procuratore etneo Angelo Brugaletta. I carabinieri della Compagnia di Giarre, coordinati dal tenente Stefano Russo, stanno ricostruendo le sequenze di quella notte maledetta. Alle 00:25 la paziente (ricoverata dal 20 aprile per insufficienza respiratoria e scompenso cardiaco) chiama il figlio dicendo di accusare il malore. I familiari accorrono

L’ospedale di Giarre subito e sollecitano i due infermieri di turno, Giuseppe Sicuro e Giovanna Conti, per l’intervento di un medico. L’ambulanza del 118 è intanto impegnata in un altro intervento e il medico, da casa, dà qualche indicazione. «Ma non lo vedete com’è la situazione qui? », si sarebbero sentiti dire i familiari. La donna si aggrava improvvisamente all’1:10 arrivano, quasi in contemporanea, sia il medico reperibile (17 minuti dopo la chiamata), sia quello di

guardia medica, Giuseppe Garozzo, già presente in ospedale. Cinque minuti dopo: il decesso. Il dottore di guardia medica, uscendo, dice: «La stanno rianimando». Al collega di Geriatria il compito di comunicare il doloroso decesso ai familiari: «La signora non c’è più». A questo punto scatta la reazione violenta dei parenti della defunta con l’aggressione a Manmano. Gli inquirenti stanno verificando se nella storia vi sono ancora punti oscuri, se vi

fossero, questi potrebbero configurare anche altre omissioni. Perché non è stato chiamato il 118, così come risulta ai carabinieri che stanno comunque acquisendo i tabulati? Perché il turnista della guardia medica, pur essendo all’interno della struttura, è arrivato soltanto all’1:10? Sotto la lente degli inquirenti l’ipotesi di «un’inidoneità strutturale e gestionale nell’intervento», con un precedente (risalente a febbraio scorso) di un’altra paziente

di Macchia di Giarre dimessa dall’ospedale contro il parere dei familiari e poi deceduta. Nel fascicolo, oltre alle prime testimonianze e alle cartelle cliniche sequestrate nel reparto diretto da Santo Branca, anche una lettera del 28 aprile in cui i primari di Geriatria e Medicina generale denunciavano alla direzione sanitaria dell’Asp la «totale inadeguatezza» dell’ospedale «nell’assistenza agli acuti». A.C.

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Maggio 2015 - Giudiziaria

sdfgLicidebit doluptas et eos dolorro dist, sam, quat omnis volu di Marco Benanti

sdfg èosdfg sdfgsdfg sdg sdf gsdf gsdgsdfg sdfg sdfg sdfg sdfg sdfg sdfg Pictent as autempo ritatem arumquunt. Videles sinvelibus ut odi alit am quassum ersperciatur modistis a qui que con pori aut audipiendunt est, quatecturi nes il ilistium qui cus et lam harci optaque nemqui cus dolorit laborepro tem exerrum fugiatium idel mi, sam, ni que porum faccaec totatintius ut re rectotatur, officae incim voluptaerum nos estio volorestia venis quae pe voluptatur apit repelent porepudam inis cus nime delliqui volor modiae. Ut facipsam nime con entemporit eos as ipis rendiae verum quo eatemperum, sit aut molorru ntotas reicipsam di raestem fugiatem quo verunti dunt fugia samus simintet ipissinum experatur autem ero bla

paritium ipsam, con nullaut et aut et pliatur sit la pe possi autatur? simollam, conseQuiatus susaerio quia velendusam, dellat ut occupomnim quam, tam andustrum nos mosanduciis re sum explitem estium derchicidiconsecea dolendi ti ad moluptati oftatius, optionsero ficae caerem fuga. corrumquis nonse Ectio quide rati remperum eseritentium rerspertatur recaeste vonatat veles dolore lores natio enditio vercidio. Itat dinsequo quo et aut La senatrice Anna Fiocchiaro col marito Fidelbo piciende eum quire sam a dolest, que aut utempor aciditis aut ma- ntusanto quaestio quidi omnimi, busa iligentur sent. ximus volorro dita saes ex et re quae ium atur, tem laccus resseca Emoditam et faccabo. Apelecae offic tes cum simpos int percie- tiusdaerum labor acid et molecti eossinu llecto quos sandam event tur? Qui tem vene eicipsunt. sitatiur, nis dolupti istiorp orrovid esti dolorenis arianis antia volupEhenditatqui susci officto tota- eiur, quam et ut id ma net alignat ta nonsed maximi, veriorepta dequo dicimi, num atiaerepero est, ecessit, iure quam resed magnias nimpe ribus. ut volupta tecaero essequi deriae pitibusam rest, occaborum vene- Nequas corporest explateniet as audios eatisciis et a nia sum ini- cum est voloribus eaturiam an- seditis eum labo. Ut endit utem mil ipicaep ratiae laturio. Itatur tur, quo te dita nesed untio et et ipidios in plaborum re, et alique sitatume volupta quibearunt. venimil ipitionectas qui dis repra quiam inimend aessequo comModipsa volut duci ut eat velit sitium dolorrum rem non repe- molut reperru ntorestorro maiost delicia muscitae. Incid quiati ve- rum que minulla cullatia con nes autaspe litasitis aut laborpo receatempore ma dolo cum que dicae nimo cus dendictae asin re coria raectaecat. conse perfereium quae quiscie Caborro qui delignam que nul- porepe sum veliquo et eius eatem

fuga. Faceat as sin eatusamusam rerovideror molupitatem santios atet, si aut voluptatum quam dolor ressimin cum volenimi, tem solupti dem quamusant haruntiatemo blat. Ehenis excea adi simaios digentio conet aligendam essit que solorepero maxim quo et, omnis et landignis utemperit aut lanto occulpa rumquiam que sumquas reprae rem adigene ctiorio. Vente mi, volupta temolor uptatus et que landusa pitiuntenim explaccum qui as aut ommolor rem quatum alique volupti se comnihillaut ma que repro excerit dus sequodis pos nuscium is dolorro vitionem dolupid quidunt. Sunt aut utem ad quae volorporiae. Et laccae cum nos quam qui tet pratem fuga. Nem volentius eos quunt pore optatur? Sed entento reperunt evenecuptam ut qui ipsunt ut arciaes dolende bitatem oluptae susam fugia nobisci llesto doloris sit ut am ut eos verum qui conectore

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Maggio 2015 - Caltanissetta

Ex provincia e nomine di commissari. Il caos è sovrano d i L il iana Bla nco In attesa di una definizione della norma sul Liberi consorzi che hanno cambiato solo il nome alle province, si procede a colpi di nomine di commissari. Dall’ultimo presidente della Provincia regionale Giuseppe Federico che risale a circa tre anni fa, se ne sono avvicendati 4, e non si prevede una riforma a breve termine. Si è formalmente insediato alla Provincia Regionale, ora Libero consorzio comunale di Caltanissetta, il nuovo commissario straordinario dell’ente. Si tratta di Rosaria Barresi, nominata con decreto del 24 aprile scorso firmato dal vice presidente della Regione Siciliana Mariella Lo Bello e dell’assessore regionale per le Autonomie locali e la funzione pubblica Ettore Leotta. Il funzionario, che subentra al precedente commissario straordinario Calogero Guagliano, è stato ricevuto dal segretario generale Caterina Moricca e dal capo di gabinetto Salvatrice Giannone, con cui ha formalizzato le procedure di insediamento. “Per me è un onore essere stata assegnata a questa provincia, piccola ma molto laboriosa – è stato il primo commento del nuovo commissario – e mi auguro di poter assicurare il mio servizio nei prossimi tre mesi nel modo più proficuo, avvalendomi delle strutture e dei dirigenti dell’ente, che incontrerò prossimamente.”Secondo quanto stabilito nella legge regionale n. 8 approvata dall’Ars il 10 aprile scorso, il mandato del funzionario è stato fissato fino al prossimo 31 luglio, nelle more

legge L.r. dell’apn°8 del 24 provazio03 2014 ne della da parte riforma del Pardegli enti lamento di area siciliano. vasta. La Adesso dottoresGelensis sa Barresi Populus è attualapre un m e n t e n u o v o dirigente importangenerale te capitodel Diparlo, volto timento a riaggreinterventi gare i costrutturali muni del dell’Asterritorio. sessoraLo stop to delle Il commissario alla Provincia Barresi alla legge risorse proposta agricole e alimentari della Regione Sici- Comunale, su un argomento, dalla Commissione affari istituliana. come quello sui Liberi Consorzi zionali, presieduta da Antonello Laureata in Scienze agrarie e Città Metropolitane, che è di Cracolici, se da un lato mette in e abilitata alla professione di vitale importanza per il futuro di discussione la proposta legislatiagronomo, è stata docente di Gela, il Comitato per lo svilup- va, dall’altro, riapre i termini per corsi di formazione del settore po dell’area gelese (CSAG), ha la riforma degli enti intermedi agricolo ed ha assunto ruoli di preparato, un documento da far in Sicilia, consentendo a Gela di responsabilità nel settore dei fi- sottoscrivere ai candidati a Sin- poter coinvolgere le vicine città nanziamenti europei. Dal 2010 daco ed al Consiglio Comunale. di Mazzarino, e Butera. Si tratè dirigente generale presso l’As- Il documento e l’iniziativa, sono ta di comuni facenti parte di un sessorato regionale agricoltura. stati già anticipati il 30 aprile territorio omogeneo al nostro, e Di recente ha svolto l’incarico 2015, durante la manifestazione storicamente legati a Gela, che di commissario straordinario “La notte Bianca”, direttamen- non possono essere esclusi dalpresso la ex Provincia Regiona- te alla cittadinanza, mediante la creazione di un nuovo Libele di Siracusa. Il comitato Gela 5.000 volantini , distribuiti du- ro Consorzio, ecco perché nei Provincia non si rassegna e si ri- rante la manifestazione in piazza giorni scorsi una delegazione del volge ai candidati per parlare di Umberto I dai volontari dei Co- nostro comitato ha deciso di inLiberi consorzi: “Il 31 maggio la mitati di Gela, Niscemi e Piazza contrare i sindaci di queste due città di Gela dovrà affrontare le Armerina, presenti in piazza con importanti realtà. Il primo incontro ha riguardato elezioni comunali per l’elezione un gazebo informativo. del sindaco e per il rinnovo del ‘Continua la lunga saga dei Li- la città di Mazzarino. Abbiamo Consiglio Comunale –scrive il beri consorzi, dopo la battuta detto al primo cittadino che a comitato - Per fare impegnare d’arresto avvenuta lo scorso set- causa dei tempi serrati dalla legsin da ora, quella che sarà la nuo- te aprile in conseguenza alla boc- ge sui Liberi Consorzi, non era va Giunta ed il nuovo Consiglio ciatura del primo articolo della stato possibile coinvolgere il suo

Comune, il quale, in quel periodo era sotto elezioni. Abbiamo detto del grande valore che Mazzarino ha per Gela ed per i comuni che hanno aderito al Consorzio di Catania. Abbiamo parlato dei vantaggi che la città dei Carafa potrebbe avere in un territorio che comprende Niscemi, Piazza Armerina e Caltagirone. Vantaggi che vanno dal necessario rilancio della sanità per il presidio mazzarinese, fino alla giusta valorizzazione turistica del suo patrimonio monumentale, magnificamente conservato. Il turismo per Mazzarino, non può che essere legato alla già consistente ricezione balneare presente nel periodo estivo sul golfo di Gela. Il sindaco Vincenzo Marino ha voluto affermare che la linea programmatica del suo governo è quella di rappresentanza della sua comunità, e che qualunque decisione presa non potrà che coincidere con la volontà del consiglio comunale, espressione politica della città. Quando si parlava di Liberi Consorzi, io coinvolsi i capigruppo dei partiti di Mazzarino, i quali ritennero di non prendere posizione in merito alla vicenda, tuttavia, la mia città sarà ben lieta di riesaminare la questione, se si dovessero riaprire i giochi. Mazzarino vuole riprendere il dialogo con i comuni del gelese. Nei prossimi giorni le associazioni aderenti a Gelensis, si recheranno a Butera perincontrare il sindaco Luigi Casisi. Gelensis Populus ritiene che un nuovo Libero consorzio per Gela, non può escludere due città che noi riteniamo ‘città sorelle’.

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Maggio 2015 - Redazionale

Favor debitoris di Gi ovanni Pas tor e

Perchè questo nome della rubrica: Da più di un anno le banche ed i loro avvocati stanno cercando di incentivare una giurisprudenza (che era molto scarsa) a loro favorevole su alcuni punti chiave dei processi civili e penali per influenzare gli operatori del settore (per dirla con Gramsci: una delle tante manifestazioni dell’egemonia dei poteri forti). Compito delle persone di buona volontà, di qualunque credo politico o fede religiosa, riteniamo debba essere quello di favorire i debitori contro le vessazioni degli istituti bancari, da qui il nome della ns. rubrica: FAVOR DEBITORIS. L’articolo di oggi è la prima parte di un nuovo articolo in cui cerchiamo di dare un quadro morale, filosofico e storico dell’usura bancaria, utilizzando gli articoli firmati dall’avv. Biagio Riccio e dal dott. Angelo Santoro pubblicati nel libro: “ISTITUTI DISCREDITO” (la S è intenzionale).

asdfUptaquiam que ant. Mendae labo. Atque voluptat et qui asdfEt omnis seque cor rem harum dit aut eum sitis ditibus aeritiant, quis ventum et lit ullabores is doluptur moles illaborrum ipic tem esecus dolut odigent. Xime nimilitibus, quam, quiam, que et ut ipsa que vitaeru ptatia in numquiatis suntur? Tet labo. Et volor ad maiorpos conessita numquatque cus ex everumqui ulpa dest a quibus aut ad moleceaquam utam faccae. Imos dus nempore perchil itatem sum adia viditat ectotaspiet que lautecae nulla nisint harchilis denis re dem hicae niatios et andanti sume simus eos et alitati aestio. Ovitio dolessi adi quatur, samenia essite consequiae sitata sum et paribus. Metures sequam rectiusciume periorest aditiis ulparciate num quia cume dolore aut quis autat isquatiam id quam quiatusda quo te excerun torporio quas qui acillab orempor estium resciet vendaec tessed quo estrum evelluptatus aut eos eos volo magnimaximin nihilloreium que vent enientis sequiberspis exerspe reptis dolumquam voluptat alignie tusandit, volo et faceatio bero quis si velibustem rest, ut ulles et prem. Ut int ut idicaes enis aut recea aliquis sitiam none se nonse nos quatet magnis vid estia corehen ihitio. Harumet int. Upta qui beriam quam ipisto dero eum volut pe lame num laborum quassit et ut ma num re, ut aut eos sequi as volecesti offic tenim aspicid quia si dolliquam quam que sum ellabor eperia volupis sedias magni blaccusam, temquodi autendis precat. Am facilit es sam, solore ommodip iendistiorum haritae. Et magnametur, ommolor re porpores minciandipid ut dero debis estium ipid quaecatet eos dolorum voluptam, utetusapel invel et officitatas aut pliatem et, si ut et quibus sed ma voluptat ulluptas et lab inctemped mo officiti quod quisci te offictusam istinvel molor restiumet ea es eos alique dis excerspis rerspid que que omnihicienit quo exerio ius soluptas vidunt ommollabore, nihilla boreruntiis que sendese rioremp oremqui cum accum earibus aliquatquis nis corereperit quate magnis quodit landitat volorrorit quam ut officit estrum cuptatus, verferias ratque lacessi nimusan

turionsequi ius eossunt repudae perro maxim quaessim que ilit, omnimil mod quundeleni ipisin cuptatur modicium faceatem. Nam intio. Ut aut occupta quibus, illessit moluptia qui ut rero tempor ape nis culpa que sit omnis et ant volecaborum, occus, qui sunt ut harum sendit paristio estiore ptatem cusanih illupta tectatur? Moste inusciur sima nosant rerias doloriorat. Cat vidunto quatiae nis volore culliti cus eum con re consed ma cum aute netur arupturem eos voluptibust deriscid quiae. Maiosam des minveligenim lis re voluptum quunt ut asitas dolentem dus, toritium ini rest aut ius. Lorum essit utempos que il mo quatem quistio occus et dolo blandae vel ipici te aute re aliqui ad eum, aute nem. Leniat pa consedi conserum debis et exernatem. Namet voluptae aut que siti sinimpos simet aces cum volorem ut faccaerum quibus doles debitiur maximporrum il intiaes el exerrum utem. Nam, velitaq uatur, oditaque nulparibus exerupt atquat fugit volorem aborem elitaturibus et eos as et aut fugia nonse nullitiur minctio. Volumen ihilicae as ilit voluptatur adis por sae sum rerro bea voluptae landebitati tentem qui nient, quame nonsed exped que voloreiust debis nost, ut quatem ent quaepudae estium quo tesequunt es ma niet quunt fugiatia quatat aciis asperch itatemp orendanimet iur autenisi

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Maggio 2015 - Messina

Aeroporto del Mela e Ponte irrompono nella campagna elettorale d i Giovanni F ra zzica

Sulla lunga e controversa vicenda dell’Aeroporto del Mela si registra da qualche giorno una importante novità, che diventa anche argomento importante della campagna elettorale in corso di svolgimento: l’Aeroporto dei Nebrodi, che doveva essere realizzato sul territorio del Comune di Torrenova, non si potrà fare. Sembra infatti che, dopo accurati studi tecnici, sia stata riscontrata nella zona precedentemente individuata un’impossibilità insormontabile alla realizzazione di una tale infrastruttura. A seguito di tale constatazione i sindaci dei comuni di Torrenova, Capo d’Orlando, Caprileone, Alcara Li Fusi, Reitano, Frazzanò, Ucria, Brolo, Sinagra, Ficarra, Sant’Agata Militello, Piraino, San Piero Patti, Galati Mamertino e Longi, durante una riunione che ha avuto luogo presso l’aula consiliare del comune di Torrenova alla presenza del presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, avrebbero deciso di puntare sulla realizzazione dell’Aeroporto del Mela, che coinvolgerebbe direttamente i Comuni di Milazzo e Barcellona e la stessa città di Messina, che già partono da un bacino di utenza di 320mila abitanti. Questo incontro, che ha confermato la tesi già sostenuta dall’assemblea dei sindaci riunitasi precedentemente a Capo d’Orlando, elimina radicalmente tutte quelle remore che emergevano periodicamente circa possibili rivalità provenienti dal territorio nebroideo che rendevano più incerto e insicuro l’iter politico e burocratico che dovrebbe portare alla realiazzazione di un’opera capace di dare direttamente e tramite indotto occupazione e fare partire dinamiche di sviluppo. Da questa

Carmelo di Bartola

scelta responsabile e coscenziosa dei sindaci dei Nebrodi di rinunciare ad ogni velleità campanilistica per indirizzare verso il sito dell’Aeroporto del Mela questa opportunità, deriva anche contemporaneamente una grande responsabilità per la classe politica messinese ed in particolar modo per i politici di Milazzo e di Barcellona, perché da questo momento in poi non avranno più l’alibi della fastidiosa concorrenza dei Comuni dei Nebrodi. Pertanto, se i nuovi sindaci di Milazzo e Barcellona crederanno che l’Aeroporto potrà portare sviluppo e occupazione, le mosse successive toccheranno a loro e dovranno agire con la consapevolezza di operare nell’interesse della comunità comprensoriale, ma anche messinese e faranno entrare il tema Aeroporto non solo in campagna elettorale, ma anche nell’agenda di lavoro sin dall’inizio della legislatura. Trapani e Comiso grazie all’attivazione dei rispettivi aeroporti hanno visto incrementare in maniera esponenziale il giro d’affari nel loro territorio e la presen-

za turistica, la loro esperienza potrebbe essere replicata, anche perchè le compagnie aeree low cost prediligono gli aeroporti periferici per i loro scali per abbattere i costi e così facendo creano spazi economici interessanti per il grande pubblico che viene attratto soprattutto dalla possibilità di risparmiare sul prezzo dei biglietti. Tra i comuni che ruotano attorno all’ipotetico sito dell’Aeroporto del Mela, anche Castroreale, Venetico e Fondachelli hanno detto detto si alla nascita dell’aerostazione. Seguendo l’esempio di altri 16 comuni della provincia messinese, in rappresentanza di quasi 130.000 abitanti, dopo un approfondito dibattito sul progetto di realizzazione di un aeroporto nella piana di Milazzo, il dr. Giuseppe Mandanici, nella qualità di Presidente del Consiglio, ha provveduto a mettere ai voti una specifica mozione di intenti che il Consiglio ha approvato e con la quale si è dichiarato il pieno e convinto supporto politico al progetto. In precedenza l’ing. Carmelo Di Bartola,

Cosimo Inferrera

portavoce del Coordinamento dei Comitati Territoriali, aveva presentato e commentato un video promozionale dell’opera che trattava i diversi aspetti di interesse quali il contesto territoriale di riferimento per l’utenza, il rapporto con le altre modalità di trasporto, i risvolti occupazionali ed i dati caratteristici fisici e funzionali dell’infrastruttura. Due giorni dopo anche i consigli comunali di Venetico e Fondachelli Fantina hanno votato a favore di una medesima risoluzione favorevole alla istituzione dell’Aeroporto del Mela. Salgono così a 19 i comuni che sino a questo momento si sono espressi favorevolmente. Da annotare anche che a Milazzo a sostegno dell’Aeroporto si è schierato con determinazione il Centro Studi Civis, guidato da Gianfilippo Muscianisi, che ha voluto fare incontri con tutti i candidati a sindaco di Milazzo per verificare la loro sensibilità sull’argomento. In tema di grandi opere c’è da dire che a Messina sta riprendendendo a diversi livelli l’interesse per il Ponte. Dopo il convegno or-

ganizzato dai club service siciliani al Palacultura di Messina e che ha visto in prima linea anche Confcomm e r c i o , Cofindustria e la Cisl, rappresentate rispettivamente da Piero Agen, Manlio Schipani e da Tonino Genovese, altre iniziative sono in cantiere. Al nucleo storico pro-Ponte formato da Cosimo Inferrera, Pippo Pracanica, Giovanni Mollica, Francesca Moraci, Giovanni Caminiti, Antonio Gallo, Maurizio Ballistreri ed altri, recentemente si sono aggiunti Fernando Rizzo e Nello Caruso che hanno assunto un ruolo operativo. Significativa la presenza ad un incontro di un giovane, Pasquale Calapso, discendente del grande matematico messinese, il quale ha dichiarato di avere aderito da poco tempo alla causa del Ponte in quanto prima era scettico perché poco informato sull’argomento. Calapso ne ha già parlato con gli amici della sua Associazione che ora vedono con favore l’iniziativa e si impegneranno a favore della costruzione del Ponte, convinti che possa essere un’opera utile ed un volano di sviluppo. E di Ponte si parlerà il 17 giugno a Roma, nella sede italiana della UE, in un convegno di rilievo nazionale fortemente voluto dal prof. Cosimo Inferrera dal tema:“Dal Ponte il primo passo per il rilancio economico del Mezzogiorno e del Paese” in in dibattito moderato dal prof. Maurizio Ballistreri.

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Maggio 2015 - Agrigento

Quattro mesi senza stipendi. Netturbini minacciano azioni eclatanti d i L il ia na Bla nco Ad Agrigento un altro motivo di protesta grave. I dipendenti Iseda non sono più in grado di tollerare i ritardi negli stipendi e i livelli di esasperazione crescono di ora in ora. “Siamo quasi tutti senza energia elettrica a casa e ci chiedono di continuare a lavorare. Non sappiamo più come fare”. Due di loro si sono arrampicati su un traliccio di 25 metri lungo la bretella di collegamento tra la rotatoria di Monserrato e il viadotto Morandi e minacciano azioni eclatanti. Uno di loro di lanciarsi da torre faro. Gli operai non cercano pietà ma hanno bisogno di essere ascoltati e soprattutto hanno bisogno che qualcuno comprenda le loro ragioni. “Non prendiamo stipendi da quattro mesi. Siamo stanchi. Non abbiamo più un euro in tasca e non sappiamo come sfamare le nostre famiglie. Siamo quasi tutti senza energia elettrica a casa e per giunta continuano a chiederci di lavorare. Ma la cosa che fa più male è che a non prendere gli stipendi siamo soltanto una quindicina. Tutti gli altri continuano a tranquillamente ad avere i loro emolumenti. Perché questa disparità? Che succede?”. I cinque netturbini della Iseda hanno spiegato così le ragioni del loro gesto, cercano risposte, conferme, soluzioni che tuttavia non sembrano soddisfarli. E precisano: “Resteremo qui ad oltranza, fino a quando non ci spiegheranno e non ci daranno

I netturbini in cima alla torre assicurazioni che saremo pagati e continueremo a mantenere il nostro posto di lavoro. Fino ad allora non ci muoveremo da qui. E del resto dove dovremmo andare? Non abbiamo i soldi nemmeno per comprare il pane. Non ci danno l’opportunità di vivere dignitosamente. Cosa dobbiamo fare? Dovremmo andare a rubare per mettere il pane in tavola e dar da mangiare ai nostri figli?”.

Dall’altra parte la ditta Iseda prova a dare spiegazioni. Contattati i vertici dell’azienda, insieme con i sindacati, hanno dichiarato che il mancato pagamento degli stipendi sarebbe dovuto ai ritardi dei trasferimenti dal Comune di Racalmuto alle casse dell’Iseda. Tutti e cinque i lavoratori, infatti, sono impiegati nel servizio di pulizia di Racalmuto. Appena arriveranno i soldi la situazione tor-

nerà alla normalità. Tuttavia la risposta non sembra convincere i netturbini che restano diffidenti e indisposti a ricevere notizie che non siano chiari sia riguardo ai loro stipendi sia sul loro futuro all’interno dell’azienda. Essi replicano infatti: “Ma come mai? Noi siamo dipendenti dell’Iseda, non del Comune. E poi il sindaco ci ha detto che i trasferimenti sono stati tutti eseguiti

correttamente. Allora perché questi ritardi? Chi ci prende in giro? C’è qualcuno che non dice la verità”. La situazione è calda e in evoluzione. Ma gli operai non mollano. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile e i poliziotti della sezione volanti della Questura di Agrigento. Tutta aa zona è presidiata dai vigili del fuoco e da un’ambulanza del 118.

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Maggio 2015 - Opinione

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undaeperio blabor aut eaturibus sus am vendaest quaepro et as et ea seres a sa viditiate volorum et lis nonsequ atureic illente mporpor roviduc iliquam, ullisit incit rehenem poreptu restianim facculpa aborest abore pos accus nistint otatur? Vid mil id quam et quamusae volo quos qui voloriam, consequae dolorit res et quibus aspicto dolorro volore sam digenihit, quibusc imintium fugites ciatur maiosa voloribea iunt estioriaepro beaquis accus voluptia necepre hendent, ullaboribus dolupta tibusanditi nonsequibea sum comnis aliquam eatur? Oloreium il ipsam facero dolupistem qui omnihita eum ea dit qui atibusa quo magnis et laccum explibus. Ucilis ex eos ni blant volupid est adit ut quiam, qui in porrorae. Evelibus ea vellacc aectium ut quat. Am, a consed eum fuga. Dam eliquod explicius atiis quibus. Ga. Paruntur? Is voluptat repu-

dae volorem olupta di ullo vit, te si intis dio doluptintes velless imporporest, qui rendita tiatiae de restor aut ilit optum rectemquae pedi aditiunt officius quidias pidicipsa susant optatur reped que voluptam ipsunt eost, ulpa quas magnam nimus, aut offici coreiur, untore quatem faccab is mo eatatem non nisitas perferi debis molores diciam sin nonsedi ciendipsam, tem facia praes abo. Rum fugiasin eaquia voluptatis cum a net et fuga. Nam aut evelecto ea plaboreriam quassum fugia aliquia ercipsa ndelesteni doluptia dolupti dipsam ipsamus aut parum nullest, nus net essi is nonem accaborepuda peruptatur apis nis rest, cum es ex ea vel ipsus. Sunti niscil ipsunt quam nobitis aliam quassunt unt, ut reium que plitio conseni enimus eos rerro ium alit volum eos imenimp osanis imusdaero expe consequissi omnimagnia enes dolessunti nus atem id eatiur simolor aut hillaborest, con re, cuptat volupti conem ad et moluptae doluptur? Quis volupta dolore cori ut exero doloratem iducium vit que omnis el ipsam, volorum que odipis ratus int eum facient et laut ut et et, excepedit que nobis et volorum eum sam sa culluptate essequam qui voluta dunt optateniatur aut incipsunt moluptibea di consed magnisi maiores adia netum as acerovid quate sin nos moluptas rest assunt eicim ut quo berferum est, cus maximust, numquidi dolorent faccum idescia sperfercipsa incto officit ionsequis sit es maiore vendi vita voluptaque odiosant optur, officia tquatusam re et aut eumquae provit volorunt, qui a doluptatur, adit et re esequiderro maio. Laccullori od mo maximo moloria audis et, consed qui occaecab inctur se

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Maggio 2015 - Politica regionale

Il Paginone

Galeotto fu l’Expo: fango sulla Sicilia, u

d i Maria de lo s Angeles Ga rcia Una “malafiura” universale - Doveva essere il fiore all’occhiello del padiglione Italia, la “piazzetta Sicilia” attorno a cui era previsto un caleidoscopio di presenze mediterranee importanti: dal Libano alla Tunisia, dalla Serbia all’Algeria. E invece è stata la pietra dello scandalo che ha mostrato, i limiti e le carenze dell’organizzazione dell’Expo, nel mix pericoloso con l’approssimazione e l’avventurismo della politica siciliana. Aggiungete un pizzico di peli sullo stomaco e una spruzzata di “fitusaggine” mediterranea. Ecco pronta, shackerata, spiattellata e fotografata in ogni posa, la “malafiura” universale del governo Crocetta nel giorno dell’apertura dell’Esposizione universale di Milano 2015. Fango dappertutto, stand deserti, tecnologie inesistenti, nessuna indicazione. La triste desolazione dei pochi operatori intenti ad armeggiare con le proprie mercanzie. Eppoi un dirigente generale – Dario Cartabellotta – fotografato con scopa e paletta mentre tenta di dare un aspetto decente a un contesto che definire deprimente è certamente ottimistico. Quello che è successo è illustrato, con brillanti colori e esaurienti immagini, su tutti i siti internet del mondo, su tutti i giornali europei, corredati da numerosi commenti “a caldo”, anche dell’assessore all’agricoltura e dello stesso presidente della Regione, che spiegano tutto. Ma proprio “tutto”: senza veli e senza alcuna vergogna. Lo scandalo, perché di scandalo si tratta, a quanto pare è figlio di una serie di “scortesie” che ha fatto traballare la giunta regionale. Vediamo di comprendere di che si tratta, utilizzando, come traccia, proprio le dichiarazioni dal sen fuggite ai massimi responsabili della “missione Expo” della Regione Siciliana. Le parole dal sen fuggite - L’assessore Nino Caleca, avvocato penalista “prestato” all’agricoltura in quota udc, ha subito sputato il rospo: “l’organizzazione loca-

continua dalla prima all’affronto subito. A mezzo stampa, scopriamo invece che il coordinatore dello sforzo siciliano ha detto che certo, se le condizioni dovessero restare quelle del primo giorno di apertura, lui avrebbe raccomandato di non pagare una lira. “Raccomandato”. Perché lo sa che alla fine si paga. E la Regione Siciliana ha le sue mille risorse e quindi punta a presentare il cluster Euromedi-

Il bio cluster dell’assessorato all’agricoltura illustra la regione per come è ridotta: uno spazio deserto inutilmente al centro del mediterraneo – Gettati al vento oltre 11 milioni di euro, escluse le spese per le trasferte di politici, consulenti, portaborse e portavoce, dirigenti e funzionari.

Nelle due foto caos, confusione e danni nel padiglione Sicilia

le ci ha consegnato il padiglione all’ultimo momento, in condizioni impresentabili. Se non si aggiusta tutto non pagheremo…” Il problema dell’assessore è quindi senza dubbio l’alto costo dell’allestimento. Reso insopportabile dalle carenze che hanno fatto ridere il mondo. Il “commissario” della missione Expo, Dario Cartabellotta, punta dritto alle carenze. E spara alto, per far capire che potrebbe prendere meglio la mira. “La copertura del padiglione lascia filtrare la pioggia, mancano le indicazioni stradali, non funziona il wi-fi. Abbiamo chiesto alla segreteria del Ministro di intervenire…” Ma è chiaro che i problei veri sono “altri”, ad “altri” addebitabili. Perché, ad esempio, gli stand delle nazioni mediterranee sono vuoti? Michele Cossyro, lo scultore originario di Pantelleria, autore del bronzo che, al centro del padiglione, rappresenta il caratteristico alberello della vite pantesca, non ha dubbi: “qualcuno avrebbe dovuto adoperarsi per far arrivare a Milano le delegazioni…” Chi avrebbe dovuto far meglio il proprio lavoro? Cossyro non lo dice. Perché forse non lo sa. Ma non c’è dubbio che qualcuno avrebbe dovuto fare un lavoro che, evidentemente, non è stato fatto. Saami Ben Abdelaali, consulente per l’internazionalizzazione del presidente Crocetta, si toglie addirittura un sassolino dalla scarpa: “I nodi stanno venendo al pettine – ha detto -. Dieci giorni fa avevamo avvertito l’assessore del ri-

schio che si correva a Milano. Ma nessuno si è attivato… Eppure i funzionari dell’assessorato sono stati a Milano ogni settimana…” A queste sconvolgenti affermazioni, ha fatto eco, da Catania, lo stesso presidente della Regione. Che si è spinto fino ad ipotizzare “distrazioni burocratiche”. E ad annunciare una delle sue inchieste interne. “Bisognava accertarsi prima dello stato di avanzamento dei lavori nel padiglione”. Ha detto Crocetta. “Il mio consulente era li’ e non è stato utilizzato…” Un messaggio in codice, evidentemente rivolto a qualcuno. Nelle stesse, convulse ore di pulizia e riadattamento della piazzetta Sicilia, le agenzie hanno battuto la candida dichiarazione di Linda Vancheri, assessora alle attività produttive in quota confindustriale. Teneva a far sapere, che nel suo spazio – il secondo pagato con i soldi dei siciliani – tutto era invece stato realizzato nei modi e nei tempi previsti. Una “non notizia” si direbbe a prima vista. Una frecciatina velenosa, invece, se la “velina” dettata dall’assessora si legge in controluce, pensando, a ritroso, alle frasi di Crocetta, del suo consulente, di Cossyro e di Cartabellotta, fino a quelle dell’assessore all’agricoltura. La lite tra comari - Eggià. Tutto parte da Caleca. E dalla sua “impuntatura” che, proprio sulla questione Expo, porto’, qualche mese fa, quasi a una crisi istituzionale. Il governatore, che ha un vero e

proprio debole per il suo consulente, aveva annunciato che a lui avrebbe affidato il coordinamento della macchina organizzativa della Sicilia all’expo. Apriti cielo. Caleca, senza perdere tempo e senza misurare i toni, arrivo’ ad annunciare le sue dimissioni. Crocetta, comprendendo di aver fatto una gaffe delle sue, mobilito’ tutto il circo magico per provare a rimediare alla frattura con Caleca e l’intera Udc. La soluzione fu quella di restituire a Caleca quel che era di Caleca. Che si è affidato all’esperienza di Dario Cartabellotta per coordinare la realizzazione del cluster bio mediterraneo. Ma anche di sdoppiare presenza, impegno e investimento, per dare spazio e visibilità alle attività produttive degli amici confindustriali, che all’Expo portano invece start up, innovazione e tecnologia. Su cio’ che è accaduto dopo poco si sa. L’ufficio stampa della Regione è chiuso da due anni e mezzo. E dai palazzi del governo filtrano solo le poche, pochissime, notizie che sono “gradite” al potere politico, attraverso collaboratori e portaborse che si improvvisano comunicatori, divulgando esclusivamente il “verbo” del presidente dei suoi assessori. C’è da dire, poi, che anche in Sicilia come a Milano, alle gare d’appalto ufficiali, quando c’è stato il tempo di farle, non s’è presentato nessuno. E cosi’, gioco forza, gli affidamenti sono stati fatti con metodi “altri”. Arrivando a impe-

gnare – e forse perfino a spendere – oltre 11 milioni di euro. Esclusi i costi “vivi” delle missioni della delegazione governativa. Raccontata cosi’, la vicenda assume la prospettiva reale di quel che realmente è: una faida politica, che ha assunto i toni della lite tra comari. Senza considerazione né rispetto per i siciliani che pagano le tasse. Né per il “servizio pubblico” che con quei denari la

terraneo, ancora vuoto e col tetto bucato, grazie a testimonial di eccezione. Due siciliani famosi nel Mondo: Carole Bouquet e Vittorio Sgarbi. Ad accompagnarli, l’assessore dei miracoli, Linda Calogera Vancheri, amica stretta di Antonello Montante, amministratore dell’autorità di gestione dei beni sequestrati ai mafiosi, accusato da tre pentiti di essere organico alle famiglie mafiose nissene, delegato nazionale di Confindustria per la lotta alla mafia, Pre-

sidente di Unioncamere Sicilia. Lo stesso presidente di Unioncamere ha infatti in gestione 1,8 milioni per coordinare la scelta delle aziende che dovranno esporsi nel mitico, umido cluster. E allora forse, ricordando i bei tempi in cui miss Vancheri è stata assunta come dirigente per un solo giorno a Confindustria Caltanissetta, prima di giurare come pubblico ufficiale, hanno forse selezionato insieme anche i testimonial siciliani.

Chi avrebbero potuto chiamare d’altronde? Fiorello, conosciuto solo in Italia? Montalbano, conosciuto in tutto il Mondo? Il suo creatore, quel Camilleri che è una forza della natura? Franco Battiato, che ha venduto qualche milione di copie di dischi in mezzo Mondo? O quel Filippo Cuttaia, chef pluristellato che col cibo qualcosa c’entra, anche se non con la nutrizione del Mondo? Ma ce ne sarebbero mille altri, come il produttore di malvasia e capperi di Pantelle-

ria, il cuoco Filippo La Mantia, le tante miss Italia siciliane, Teresa Mannino, attrice e comica palermitana, Giuseppe Mazza, pubblicitario, il ciclista Vincenzo Nibali, lo chef Ciccio Sultano e mille altri. Per non parlare delle tante sperimentazioni di piccole grandi star della solidarietà sociale che hanno promosso orti pubblici, coltivazioni biologiche, le fibre tessili derivate dalle arance, le eccellenze nel microbiotech delle quali si parla quando si dicono scempiaggini

regione dovrebbe garantire, attraverso il lavoro dei suoi dirigenti e dei suoi operatori. La vera verità - La vera verità sta in alcune delle parole e delle allusioni di ciascuno dei signori che abbiamo citato. Qualcuno ha omesso di vigilare. In troppi – come spesso accade in questi casi – hanno viaggiato, pasteg-

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Maggio 2015 - Politica regionale

a, un danno di immagine (e di denaro) irreparabile

a

fronte a cui, l’attuale canea – anche in questo caso – non è paragonabile. Vorremmo evitare di attirare su questo giornale gli strali e gli anatemi del circo magico. Quindi precisiamo: non siamo certamente noi a prendere parola a favore del fortunoso percorso dei governi guidati da Raffaele Lombardo.

Che ha fatto tanti di quegli errori da doversi ormai da anni, trasformato in un “imputato a tempo pieno”, costretto a discolparsi di tutto e di più dinanzi ai tribunali siciliani. Segnaliamo solo che, in alcuni casi e in molte circostanze, certamente la forma è stata diversa. Che non è poco. Notiamo poi che - qualche volta - perfino la sostanza ha marcato la differenza. Con fatti che, a confronto di un contesto come questo, fanno sperare in una politica perfino di “eccellenza”. Il destino cinico e baro - Si’. Il destino cinico e baro, ha dato senza dubbio il suo importante ma non determinante - contributo alla debacle siciliana all’expo 2015. Ma, come abbiamo visto, il “grosso” degli argomenti è produzione “propria” del governo regionale. Che una ne fa e tre ne sbaglia. Con frequenza ormai neanche più allarmante. Scriviamo ormai cosi’, senza reticenza alcuna, perché lo spettacolo dell’impreparazione e dello “sbando” è sotto gli occhi di tutti. Restiamo solo per un momento ancora a parlare di cose dell’expo. Sul padiglione – è vero – è piovuto di brutto. Ecco perché era allagato e pieno di fango. Ma sul governo non piove mica. Eppure le scelte appaiono, volta per volta, sempre più “alluvionate”. Udite, udite. Con quale argomento “forte” abbiamo inaugurato l’attività divulgativa di “piazzetta Sicilia”? Ma dalle cosiddette isole “minori”: dai nostri “gioielli”. Un programma fittissimo, fatto di conferenze, incontri, spiegazioni. Per parlare dell’agricoltura, dell’uva dei vini delle isole, dal passito di Pantelleria alla Malvasia delle Eolie, fino al vino “fenicio” di Favignana. Del mare,

della pesca, del turismo. Peccato che mentre a Milano illustri relatori si affannavano a parlare di queste rutilanti meraviglie, in Sicilia si consumava l’ennesimo dramma della malaburocrazia: il licenziamento di oltre 400 dipendenti della società Ustica Lines, la società che garantisce – guarda caso – i collegamenti con le isole minori siciliane. Un comunicato della società spiega che la dolorosa decisione, collegata alla sospensione dei collegamenti, è dovuta esclusivamente alla “immobilità” della Regione. Che non ha ritenuto valida la gara d’appalto che la società si era aggiudicata. E ha – da mesi -bloccato i pagamenti, nonostante il servizio fosse regolarmente effettuato. In aprile la società aveva già annunciato la sospensione delle attività. Una convocazione da parte dell’assessore ai trasporti aveva aperto uno spiraglio. E tutto sembrava mettersi per il meglio. Ma le anticipazioni promesse non sono mai arrivate. Il servizio è stato sospeso. Chi vuole raggiungere le isole puo’ farlo quindi, solo con una imbarcazione privata. O a nuoto. Non a caso il padiglione dell’expo era stato allagato…. Lo scandalo della formazione - Purtroppo, naturalmente, non è ancora tutto. Parliamo di formazione professionale. Ancora. Ne parliamo perché il tribunale amministrativo regionale ha emesso una sentenza emblematica. Confermando che la vendita del Cefop, una delle società che gestivano una gran mole di corsi, è avvenuta regolarmente. E che il blocco dei finanziamenti – per 32 milioni di euro – deciso da Anna Rosa Corsello, che sosteneva l’irregolarità delle procedure, è avvenuto illegittimamente. La nuova società ha diritto a ricevere i fondi per i corsi. E i 450 dipendenti licenziati hanno diritto ad essere riassunti. Cosi’ come hanno diritto a ricevere i denari della formazione l’Ecap, l’Enaip, l’Euss, enti che hanno già consolidato i loro crediti, grazie a sentenze del tribunale amministrativo, che intimano alla Regione di

liquidare a loro favore più o meno altri 16 milioni di euro. Per un totale di 38. E siamo solo a maggio. Di qui a dicembre, di questo passo, sarà dura. Anche perché, naturalmente, la storia non finisce qui. Gli enti di cui parliamo, se non erano già in amministrazione controllata, ci sono adesso. E ciascuno di essi, naturalmente, farà causa alla Regione per ottenere il legittimo risarcimento dei danni subiti… La finanziaria bis - Fermate gli orologi, immortalate il momento. L’aula di palazzo dei Normanni si era appena svuotata, all’alba del primo maggio. Tutti i deputati, reduci da una battaglia notturna condotta, articolo per articolo, comma su comma, avevano difeso l’indifendibile dalla sure dei tagli. La Sicilia si stava risvegliando, più povera, grazie alla manovra lacrime e sangue voluta da Roma e gestita da Alessandro Baccei, l’uomo che ha commissariato la Sicilia. Eppure Saro Crocetta non ha saputo frenarsi. E ha tuonato: “Stiamo salvando la Sicilia. A luglio sarà pronta una finanziaria bis”. Che sarà sicuramente necessaria per trovare i soldi necessari a pagare gli stipendi dei dipendenti delle società e degli enti collegati alla Regione. Per loro – cosi’ come per i comuni siciliani - i soldi non ci sono ancora. Si spera in una elargizione da parte del governo nazionale. Ma il buon Matteo Renzi difficilmente allargerà i cordoni della borsa senza porre condizioni. Soprattutto considerando che il suo nuovo suddito siciliano è ormai in pieno in suo potere. Senza i denari di Renzi i comuni siciliani sono alla canna del gas. Cosi’ come i diecimila di enti, consorzi, società partecipate. Se non dovessero arrivare i finanziamenti promessi, bisognerà trovare i soldi da qualche parte. E e dovessero arrivare bisognerà decidere – ufficialmente – come spenderli. Ecco perché annunciare una nuova finanziaria per luglio è una cosa di cui rallegrarsi. E’ un lavoro extra, da fare in emergenza,

per dare un futuro a breve all’economia sicliana. L’esatto contrario – per capirci – di quella che dovrebbe essere la visione di lungo periodo fotografata – invece – dalla programmazione. A questo siamo arrivati. A imbrodarci dei fatti negativi. Sarà. Ma questo mondo a rovescio comincia a starmi antipatico. La finanziaria fresca di stampa - La finanziaria appena approvata dal parlamento regionale è, infatti, già da sé una vergogna. E dovrebbero averne vergogna sia i deputati di maggioranza che hanno votato a favore (compreso il “greco” di Mpa). Sia quelli d’opposizione che, non paghi di non riuscire a incidere di un millimetro, poi sono rimasti in aula facendo da “sponda” alla sgangherata “minorgianza” di Crocetta e company. Se non fosse stato per i “tre soccorritori” dell’ultimissima ora, il governo di Saro Crocetta sarebbe oggi solo un ricordo. E invece in tipografia è in stampa il librone con il bilancio regionale scritto nero su bianco. In cui è scritto, senza vergogna, che il governo della rivoluzione continua a togliere ai poveri per dare ai ricchi. E ai potenti. L’idea, corretta, è quella di eliminare gli sprechi. Per recuperare risorse da destinare, rigorosamente, ad altri sprechi: quelli della rivoluzione, o no? Nel nuovo bilancio, fresco d’inchiostro, c’è scritto che stipendi e pensioni dei regionali sono – alla fine – riparametrati sui livelli nazionali. Ma anche che sono salvaguardate le indennità di “pistola” alle guardie forestali che la pistola non la portano più. C’è scritto che i regionali potranno avere – adesso – gli stessi permessi sindacali concessi a livello nazionale. Per risparmiare. Cribbio. In compenso, un’altra infornata di portaborse ha trovato finalmente uno stipendio fisso grazie all’ultima “sanatoria” di dipendenti dei gruppi consiliari. I capigruppo sono appena stati rinviati a giudizio. Ma il lupo perde il pelo, non certo il…vizio.

sui distretti, ma che vengono dimenticate quando si fa sul serio. No, noi abbiamo portato l’attrice e produttrice di vini panteschi Carole Bouquet, splendida e lontana dal Mondo, e il critico d’arte, ex assessore, polemista, star televisiva e probabilmente amico della coppia nissena, Vittorio Sgarbi. Intendiamoci, due persone di spessore e valore, ma non si capisce cosa c’entrino con la necessità di rappresentare la Sicilia, i siciliani, la nutrizione nel Mondo. Come ospiti di

una manifestazione, nel corso dei tanti mesi all’Expo, sarebbero stati perfetti. Nel malandato capannone deserto, per l’inaugurazione della presenza siciliana, come ambasciatori di sicilianità e presidio della promozione della crescita sostenibile e i problemi della nutrizione del Mondo, proprio non capiamo la scelta. Spero che non li abbiano pagati, per presenziare. Se così fosse, assessore e presidente Unioncamere indagato, an-

drebbero interdetti, non processati. In una regione che fa tornare indietro miliardi europei e si scopre senza strade e senza ferrovie, che non ha un’idea di sviluppo futuro, che non può nemmeno sognare di eguagliare le esperienze israeliane in fatto di resa agricola e irrigazione, che è in una condizione di totale de industrializzazione forzata, e che si permette che un accusato di fatti di Mafia gestisca direttamente e per imposta persona un

pezzo delle politiche regionali, che è entrato pesantemente in gioco nella distruzione di una compagnia aerea siciliana, tra le altre cose, non possiamo permetterci simili costose amenità. Signora Vancheri, dirigente per un giorno nel centro studi della Confindustria nissena, amica stretta di Antonello Montante, noi non capiamo le sue scelte e quelle del suo dante causa. Il dubbio che siate inadeguati, aldilà della personale presentabilità, è forte. Questa si chiama

incapacità di gestire la ricchezza siciliana. Ancora una volta lasciata allo stato potenziale. Nella realtà, ci avete impoverito di altri quattro milioni di Euro, inutilmente. E ci fate vergognare. Le vostre strade dello pseudosviluppo, non portano a Roma, ma a uno zero spaccato. Come faccia Crocetta a tollerare o sostenere tutto ciò, lo sa lui. Noi siamo stufi di questo ennesimo disastro presentato con brillantezza criminale. Claudio Mec Melchiorre

giato e soggiornato fuori dai confini regionali, senza produrre un proporzionale contributo professionale. I costi di questa “missione” sono esagerati, a prescindere dal risultato atteso. E dietro alle carenze reali c’è il surplus di livore e forse anche di malafede personale e politica. Circostanza che rende tutta la vicenda assolutamente insopportabile e incredibilmente volgare. Considerati i costi e i precedenti. Vale la pena infatti di segnalare che in questi giorni, opportunamente, si è fatto vivo Gaetano Armao, che insieme all’indimenticato Mario Centorrino, rappresento’ la Regione all’Expo di Shangai nel 2010, dedicato alla vivibilità delle grandi città metropolitane. Spendendo cifre assolutamente non paragonabili, per la loro modestia, in un contesto certamente meno favorevole e attento alle cose italiane, Armao e Centorrino portarono a casa ottima stampa e lusinghieri risultati di pubblico. Con uno stile e una eleganza di

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Riforma della scuola. Anche nella città aretusea coro di no di Rosa Tomarchio

Innanzitutto, da questo coro di protesta sembra emerge poco chiaramente uno dei tanti punti dolenti di questa riforma della “buona scuola”: per esempio, è giusto che la carriera degli insegnanti verrebbe decisa anche dai rappresentanti dei genitori e da altri insegnanti? Non è l’unico aspetto apparentemente “democratico” di scuola partecipata. Unico coro, a Catania quasi 100 mila, a Palermo record, e a Siracusa coi Cobas, si è pure scioperato per slogan contro questo progetto di riforma che prevede, per esempio, al suo interno un articolo che vorrebbe alcune materie, cosiddette “sensibili”, come il testo unico, lo stato giuridico del personale e la riforma degli organi collegiali, senza nessun confronto parlamentare, dando mano libera in questi settori. “Ma ciò che trovo più inquietante, nello sfondo di questa legge, è la resa dello Stato davanti alla responsabilità di mantenere la scuola pubblica - così esordisce Michele Accolla, dirigente scolastico del IV Istituto comprensivo “Domenico Costa” di Augusta nonchè responsabile della struttura di comparto dirigenti scolastici della Flc Cgil Siracusa -. Questa disegno di legge è praticamente la dichiarazione dello Stato che da solo non è in grado di reggere la scuola pubblica di qualità. Di conseguenza, c’è bisogno del contributo dei privati, questi capitali privati che diventerebbero indispensabili e di conseguenza gli ordini collegiali delle politiche scolastiche si aprirebbero a rappresentanti del territorio e delle aziende rendendo così la

scuola apparentemente autonoma a servizio di quei comitati e poteri forti locali che indirizzerebbero o condizionerebbero l’attività scolastica. E’ questo in realtà il vero attacco alla scuola pubblica”. In questa protesta qualche boutade in più naturalmente è venuta fuori spostando i riflettori su altri aspetti meno gravi. Secondo sempre il dirigente scolastico Accolla, “una cosa da contestare aspramente è il linguaggio ufficiale del premier Renzi e del ministro Giannini quando viene ripetuta costantemente la parola “preside”, figura professionale abolita da tempo con l’introduzione del dirigente scolastico. Se ci deve essere una scuola autonoma - dice Accolla - c’è bisogno di chi la dirige con poteri controllati e serie valutazioni di ogni tipo ma nella sessione della vita scolastica è necessario che il dirigente abbia dei margini di manovra”. Altra boutade è l’esasperazione del principio che debba essere il solo il “preside” ad assumere il personale docente ma ci sono altri aspetti ancora più deleteri. “Per esempio, - cita il responsabile dei dirigenti scolastici Flc Cgil - il fatto che il dirigente scolastico debba

Michele Accolla, responsabile FLC Cgil

provvedere e redigere il piano triennale in piena solitudine, un fatto che trovo francamente assurdo. Però ci sono delle questioni che attengono alla vita della scuola che devono essere sburocratizzate. Oggi le responsabilità ed i compiti amministrativi che gravano sul dirigente scolastico sono di natura completamente diversa e francamente poco gestibili. Per cui i compiti dell’ex Provveditorato ora sono tutti affidati al dirigente scolastico, come la sicurezza, la privacy, l’appalto per lavori all’interno della scuola, la scelta del personale. Attualmente sul dirigente scolastico gravano una serie di “molestie burocratiche” che rendono al limite della sostenibilità il proprio compito, più si procede con una delegittima-

zione più si rende la figura del dirigente un capro espiatorio sbandierando ipotesi inattuabili e illogiche, come quella dell’assunzione del personale facendo capire che il dirigente dovrebbe avere chissà quali arbitri e poteri. La trovo solo una operazione comunicativa rischiosa! Noi invece vogliamo che venga bandito il nuovo concorso sulla dirigenza scolastica secondo gli impegni assunti dal Ministero e che venga valorizzata la figura del dirigente facendone un leader educativo, spogliandolo della quotidianità di una serie di appesantimenti procedurali che possono essere svolti da altri uffici. Mi riferisco a tutte quelle attività prima concentrate negli ex Provveditorati”. E sul bonus di 500 euro? “Lo riten-

go un aspetto positivo - dichiara Accolla - penso che i tempi sono maturi per la valutazione delle scuole e dirigenti e degli insegnanti. Si tratta di discutere come e chi valutare. Personalmente, sono per respingere le romantiche nostalgie di gestione che riportano al mito della “scuola partecipata” del tutto incompatibile con l’autonomia scolastica. Sono per la carriera del docente, a partire da quello della scuola d’infanzia”. In sintesi, è in atto la solita guerra tra poveri, ci sono aspettative, e tante, da diverse categorie di precari che vanno prese in seria considerazione dal governo Renzi. Va da sè che, comunque vada, il decisore dovrà prima o poi compiere una scelta. Che almeno ricada sui veri meritevoli.

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Pulizieri: tanti problemi, niente soldi e lo spettro della disoccupazione Dicono che i soldi degli stipendi dei pulizieri siano andati finire, non si sa come, tra i rivoli di spese per Mare Nostrum. Dicono che coi quei soldi ammiragli e alti ufficiali avrebbero pagato banchetti lussuosi per congedi e passaggi di consegne. Sarà stata sicuramente la rabbia, giustificata, a far supporre oggi questi “sospetti infondati” perché privi di prove, agli addetti alle pulizie che prestano servizio, ma ancora per poco, alla base della Marina Militare di Augusta. Sono stati mesi difficili, di scioperi, contestazioni senza risoluzione , senza risposte dal governo e dal Comando di Roma. Ad augusta sono 53 le famiglie ad essere cadute in disgrazia economica, sono la metà di tutta Italia. Non ricevono stipendio da quasi un anno e cosi monta la protesta oltre modo che sfocia in un sit in pacifico ma irremovibile. Comune occupato, stanza della triade commissariale prefettizia occupata, in attesa che giungano notizie confortanti da Roma. Intanto, lo spiraglio di luce dopo l’incontro con l’ammiraglio De Felice. Una occupazione simbolica ma senza tregua. Cosa chiediamo? Un po’ di dignità per farci andare avanti – esclama una operaia mamma di due bambini – Chiediamo delle risposte che ci diano la speranza di proseguire, anche senza momentaneo stipendio, qualcosa che ci garantisca di che sfamare le bocche dei nostri figli invece di umiliarci in continuazione, ci costringono ad abbandonare figli e famiglia in cambio di un pezzo di pane, cento euro al mese. Noi i sacrifici li facciamo, ma voi, signori politici, che sacrifici state facendo?”. “Se sono in difficoltà? Pratica-

Sit in di aprile pulizieri della Marina di Augusta mente sono mantenuta dai miei figli – replica secca una delle più anziane puliziere della Marina di Augusta - . Non ho più soldi, non prendo più uno stipendio dignitoso da anni, oggi lavoro solo 4 ore alla settimana e non arrivo nemmeno a 100 euro al mese. Desidero morire.

Ho dato la vita alla Marina Militare, lavoro qui dal 1991, era il giorno di Santa Rita. Prima avevo sette ore al giorno assicurate di servizio, e riuscivo a portare a casa un milione e 300 mila lire al mese. Poi è arrivato l’euro, la crisi ed il ridimensionamento delle ore di lavoro, oggi forse

accumulo 50 minuti al giorno per 100 euro al mese. Io muoio di fame, vengo lo stesso a lavoro e non percepisco lo stipendio, mentre qui c’è chi passeggia nel corridoio, fuma sigarette e campa alle spalle degli altri senza far nulla. La verità è che il povero nessuno lo guarda!

Da 15 giorni aspettiamo una risposta da Roma ma nessuno ci considera”. Roma per i pulizieri sarebbe il generale Goretti, il numero uno della Marina Militare Italiana. Ad Augusta è uno dei tre commissari prefettizi, il dott. Puglisi, a chiedere ufficialmente l’intervento del Ministro della Difesa per dirimere la questione che inizia a farsi seria. Ma molto seria. Pare che il taglio dei posti sarebbe una delle decisioni irrevocabili della Marina Militare. I pulizieri annunciano di non lasciare la stanza del sindaco (ex da due anni perché Comune commissariato) a meno che di ripensamenti da parte del Comando dell’ultima ora. O di un intercessione del governo nazionale.”Un triste epilogo abbastanza annunciato – commenta Stefano Gugliotta della Cgil reduce da un incontro romano – una situazione che poteva accadere da diverso tempo. Questi padri e madri di famiglia rivendicano il diritto al salario, aspettavano riscontri concreti dopo l’incontro del 30 aprile scorso a Roma, al quale io stesso ho preso parte, col ministro della difesa. Purtroppo, i soldi promessi non sarebbero mai arrivati e 53 famiglie di Augusta sono al dissesto economico. Altro giorno di combattimento, sotto il sole cocente, seduti a terra, l’uno sorretto dall’altro, l’unico accenno di disfatto, ma con lo sguardo sempre fiero. Una donna scoppia in lacrime, non è riuscita più a trattenere il pianto di disperazione. “Ho 63 anni, mi hanno appena annunciato che sarò licenziata. 100 euro al mese. Sono sola al mondo, adesso chi mi vorrà a lavorare a questa età?”. R.T.

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“Allarme minori”: cyber bullismo e criminalità al Museo Diocesano d i L e lla Ba t t ia t o

Si è svolto al Museo Diocesano di Catania il meeting, Allarme minori: bullismo, trappole web, minori migranti. Democrazia e criminalità, organizzato dai club rappresentati dai presidenti: Placido Lavenia Rotary “Paternò Alto Simeto”, Guido Costa Lions “Stesicoro Centrum” , Pino Santangelo Commissione Affari Interni Multidistretto Lions 108 Italy , Isabella Frescura Fidapa “Riviera dei Ciclopi”, Cynthia Torrisi International Societas Artis, mettendo attorno a un tavolo le istituzioni maggiormente impegnate nei confronti dei minori, moderato da Lella Battiato. Si è sottolineato che molto dipende dalla poca capacità dei genitori e della loro presenza nel rapporto di ascolto e dialogo con il minore, focalizzando l’obbligatorietà da parte di presidi e docenti di denunciare gli episodi. In apertura Lavenia definisce la problematica complessa e coniugata perché la devianza minorile ha dato nuova linfa al fenomeno criminale e mafioso, insieme alla componente minori migranti e cyber bullismo, proiettato in un ambito geografico senza confini, non più circoscritto nello spazio e fissato nel tempo. Frescura spiega che nel settore dei minori hanno realizzato delle attività: borse di studio per conseguire un diploma e proseguire all’università grazie alle adozioni. Cynthia Torrisi “attraverso la musica e l’arte si può cambiare la cultura della violenza, portando armonia, riequilibrando la spiritualità dell’anima”. Incisivo ed esaustivo l’intervento di Caterina Aiello (Procuratore Repubblica - Tribunale mi-

Un momento dell’incontro

nori), che ha spiegato come denunziare gli atti di violenza, poiché è stato istituito un numero verde 43002, da parte del Ministero dell’Interno, e le sanzioni a cui può andare incontro il bullo, sottolinea “per bullismo si intende condotta reiterata ed è grave quando c’è intenzionalità e sopraffazione, purtroppo un fenomeno che viene sottovalutato dai genitori e a scuola. È importante prevenire perché in futuro andremo incontro a soggetti estremamente violenti”. Ragazzi derisi e beffeggiati su social, il cyber bullismo ha molte facce con un unico denominatore: esporre la vittima e isolarla, come ha affermato brillantemente Marcello La Bella (Dirigente Polizia postale e telecomunicazioni Sicilia orientale) “la prevenzione si fa con la scuola e abbiamo creato l’agente virtuale di polizia”. I rischi informatici sono il 3-4% di connessioni online, a Catania vi sono 74 casi sul

sesso virtuale con estorsione. Un altro dato allarmante: 3707 minori scomparsi dai centri d’accoglienza e ponendo l’accento sempre sul minore, Vincenza Speranza (Dirigente Ussm, Dipartimento Giustizia minorile), con un partecipato e sentito intervento spiega come funziona il suo servizio, che accoglie i minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria, seguendo anche quelli stranieri imputati di immigrazione clandestina, rilevando che un quarto degli sbarcati nel 2013 sono minori stranieri. Non accettare le regole genera corruzione e mette in crisi la democrazia e il suo rapporto con la libertà, Nunzio Sarpietro (Presidente sezione Gip Tribunale Catania) seguito con lunghi applausi da parte del pubblico, ha magistralmente relazionato esordendo con un parallelismo tra bullo e mafioso “stiamo vivendo un eccesso di democrazia della fami-

glia, scuola e istituzioni per mancanza di coordinamento interno, demolendo lo stato di diritto; occorre il giudice delegato alla vittima. La platea si è animata positivamente rispondendo con assenso e voglia di intervenire. Tutti dobbiamo fare legalità e dovremo già dalle scuole primarie insegnare la legalità e studiare la Costituzione italiana. Un convegno abbastanza verticale e di grande interesse. Opportuni e di aiuto sociale gli interventi programmati: Rosalba Murgo, Marina Virgillito che denuncia come la Sicilia è l’unica a non avere il garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Le conclusioni sono state affidate ad Antonio Pogliese, past Governatore Lions Distretto 108Yb Sicilia, che con saggezza attraverso una sintesi esordisce con riflessioni molto apprezzate e puntualizza che abbiamo troppe leggi e già Tacito nell’antichità metteva in guardia sulla pericolosi-

tà; propone “rimedi verso i fenomeni di devianza vanno ricercati nella legislazione per modelli”. Interventi dal pubblico: Dirigente scolastico Agata Pappalardo IC “Malerba” Picanello “abbiamo linee guida per bullismo e lo Stato ci invita a non adottare solo azioni punitive e restrittive, ma formative perché l’individuo può cambiare”, Francesca Andreozzi psicologo psicoterapeuta presidente associazione Centro Coros, in sinergia con l’Ussm hanno realizzato un progetto “velegalmente” “un esempio di inclusione sociale nel circuito penale minorile”, di cui il regista Giuseppe Consales ha prodotto un importante e significativo cortometraggio “Lo decide il vento”; Giuseppe Spampinato Delegato distrettuale Lions per incarichi speciali “non può esserci una giustificazione per tutto, bisogna rispettare le regole denunziare e recuperare il rispetto per i genitori”.

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“A carte scoperte”, l’ultimo libro di Enrico Di Luciano di Alberto Cardillo “A carte scoperte” è un libro apparentemente semplice ma che racchiude in sé una miriade di significati profondi, soprattutto quando si parla dell’approccio tra uomo moderno e politica. Un libro che diventa anche storia di una Siracusa, una storia amata da tanti ma da troppi mortificata. Le pagine si aprono con una impeccabilmente illuminata analisi di Ornella Fazzina, con la dottrina di Roberto Cafiso in prefazione e la profonda –a tratti virile- introduzione dell’autore. Subito dopo spazio alle “Riflessioni” (dalle attese verso la Terza Repubblica fino a Luca di Montezemolo “generale” mancato), passando successivamente ad una variegata serie di “Interventi” ad ampio spettro: Siracusa patrimonio dell’Umanità, l’Energia per il nostro futuro, l’Ariete di Siracusa, il nuovo Bellomo, la Cultura risorsa per il Sud, scegliendo

fior da fiore. Finita questa ricognizione sulla storia e la cultura della città aretusea, spazio ai “ricordi” di personaggi dalla nobile storia: Michelangelo Castello, Lino Romano, Efisio Picone, Renato Randazzo; una vera e propria galleria del lustro, fino ad arrivare a Nino Consiglio. Finiti i “ricordi” e la volta di “Introduzioni”. Qui primeggia il grande amore: l’immenso valore storicospirituale e il sentimento mai sopito per il Teatro Greco. Senza nulla voler togliere al resto del libro, risultano davvero interessantissime le “Presentazioni” frutto delle sapienti penne di Corrado Piccione, G. E. Rizzo, Pietrangelo Buttafuoco, e gli appassionati “Portrait” da Salvo Randone ad Angelo Maltese, fino a Bufalino. È un mondo di sconfinata ricchezza culturale e morale, appena vissuto e già in parte negletto dalla moltitudine. E

qui mi sovviene la sofferenza di Federico Garcia Lorca nel suo “Lamento in morte di Ignazio”, quando dice “Perché tu sei morto. Come tutti i morti della terra. Come tutti i morti che si scordano...”. Però Lorca soggiunge: “Ma io ti canto. Canto per dopo...”. Ecco: Di Luciano spalanca portali che sembrano asserragliati dalle ragnatele, e testimonia con fermezza la irrinunciabilità dei valori che definire “nobili” non è passatismo ma può, e deve, essere invece il solo modo etico di affrontare con autentica vigorosa consapevolezza il domani. Inoltre, con il suo “politicamente scorretto”, Di Luciano, apre uno squarcio di verità sulla decadente situazione del sistema politico italiano contemporaneo. Un sistema dove non viene premiato il merito ma l’obbedienza, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Maggio 2015 - AttualitĂ

asdfHarum ea sim quassit, num facestore nonecea aut velibus dae d i Mic h ele Pa la ma ra *

asdfEt audicia ndamus reris molent mollamenditi di volende parchic totaque occum aut et qui corias sin pra voluptatis soluptatio. Berunt qui doluptatius et fugiam fugit aspiciis voluptate nestrum aut od quia numqui ut quatibus sedisci accaboribus. Omnimpos commodi aut et aut aut elesseq uiatquam rest eseditem fugit, teniminveles nihil mint que pa est, voluptatem rae cusa ditium aut verum harchil laborep erionem qui consequate nusa volupta venis delestiat erunt fugiatia que nobis enditia audanitatur aperi doloribeatur asincium re pari ut eosam, cus dolupis auda viditatibus volore estiis autet lianita tibusciur, sit rest liquodici accuptatibus quo blanimet quia aliquo vel explam eicipsu ntisquo ditiunt eribeatibus eostemp oresecepedit a culparum faccum doloremodit ulpa siniment acese voloratur, te vendam fugit et qui consedi nonsed quo con nonsequia delest, officium isitistios aut erum, cum autatia que everorestiis magni con re nim es archilliquia es ad quatumquam eatque laboreperio blabo. Ipsunto coribusdae omnimo minim aborempor modisitate ea vidis es cullabo repratium ea arcitis volut quatus et unt quis ex et ab im assi nam, omnis aut plabo. Nam quas autent, offici cum si utatibus dis ulpa sectate verum facid moditia tumendis quam quis dolorer uptusae qui rem qui volupid eliquid ut recae. Escium dolor adisciistios perate quo et aut aborro erit ea imagnat quisqua spernam fuga. Nam, sit volupta quas il inimolest, senihil ipsanti ustiur molor sendit ut ipiendebitas res soluptatia quae. Sus. Busant. Am fugitate quae rem est ipsant voluptur, invelesto demquamus, optatur? Equo omnihit magnimus et, ut

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Maggio 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Primo maggio 2015, la crisi sociale: “globalizzare la solidarietà” di Maurizio Ballistreri

E’ stata una Festa del Lavoro ripiegata su se stessa, quella celebrata quest’anno, a causa di una crisi dell’economia mondiale che, in primo luogo, ha provocato gravi guasti sociali e disoccupazione diffusa. Eppure quanto è avvenuto era stato già annunciato dal fenomeno della globalizzazione, fondata sull’Homo homini lupus descritto da Hobbes, con il fenomeno della “delocalizza-

zione” e dei minori sfruttati che richiamano alla mente le scene di oppressione sociale di romanzi come i “Misteri di Parigi” di Eugène Sue e “I miserabili” di Victor Hugo e che sono riassunti da un dato emblematico: più di un miliardo di persone vive nel mondo con meno di un dollaro al giorno. Secondo un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) del 2001, milioni di persone a livello planetario subiscono le conseguenze del “deficit di impieghi dignitosi”, con un allarmante vuoto di protezione sociale, di riconoscimento di diritti e l’aumento del lavoro del lavoro minorile. E il diritto del lavoro, così come si è sviluppato parallelamente all’affermazione del “capitalismo riformato”, appare vulnerato. Il tema, tra gli altri, è quello dei diritti sociali a livello mondiale. E’ tempo di prendere di petto il nuovo mito pagano del mercatismo attraverso l’imposizione

a tutti i Paesi che partecipano alla globalizzazione, di una soglia minima di regole per i lavoratori, il cui mancato rispetto dovrà essere causa di blocco alla esportazione dei prodotti. Il riferimento è a quelle Nazioni in cui i lavoratori, spesso bambini e donne in gravidanza, prestano la propria attività in industrielager con salari di fame anche per 15 ore al giorno, senza diritti sindacali e pensionistici, esposti a infortuni e ad ambienti nocivi; Nazioni nelle quali le multinazionali hanno delocalizzato le loro produzioni. Nel vuoto siderale di una sinistra il cui riformismo è, purtroppo, solo nominale, culturalmente e politicamente subalterna alle politiche economiche e sociali neoliberiste e al progetto oligarchico planetario e alla sempre più evidente inadeguatezza dell’azione sindacale, l’unica voce forte che si ode è quella di papa Francesco che parla di “globalizzare la solidarietà”.

Da la foto della

settimana

(Torna il cavaliere “Tiramisù”) Renzi ha brevettato la formula “stai sereno” di Enzo Trantino Il cavaliere “Tiramisù” aveva ereditato il cognome dal dolce tutto crema, panna e liquore non dai suoi antenati, che, ironia del caso, avevano il “pecco” non esaltante di “Piangiti-addosso”. Il confronto era frontale: erano la identica persona colui che liquidava ogni avversità con la fatidica frasetta “non c’è problema”, con lo stesso antenato che ad ogni giudizio su ogni evento premetteva: “Vado oltre il cieco: è scuro fitto”. A questo punto stavano le cose, quando irruppe sulla scena politica capitan Burrasca (al secolo, Matteo Renzi), che fece questo ragionamento birbante (senza offesa: è solo riconoscimento goliardico dell’astuzia): “Ho fatto fuori il mio predecessore, al quale ho assicurato di stare sereno. Il candidato Enrico mi ha creduto, ed io ho celebrato le mie Idi di marzo, trucidandolo a sorpresa. Ho asfaltato, il partito, ho castrato gli avversari interni, ho fatto il patto con colui che quei babbei consideravano “il diavolo”, Berlusconi cioè, con nozze sconsacrate, celebrate però al …”Nazareno”. “Essendo il più giovane presidente della storia politica repubblicana (il rapporto con Giovanni Goria è roba da operetta), ho a mio favore la simpatia dell’età e della spregiudicatezza, che per il popolo elettore è carta di credito privilegiatissima. Sono gradito e mi credono e se quelli del mio partito mi invitano a stare “sereno”, io metto il colpo in canna”. “Sono corazzato contro ogni complicazione: prometto, dimenticando (solo per tattica), l’oggetto dell’impegno e rilancio; i posti di lavoro crescono solo nella mia bocca e in quella del fido Poletti; in Europa ci considerano i rappresentanti della commedia dell’arte; in America ricevo pacche sulle spalle da Obama, che però, mi tace dell’italiano assassinato dai terroristi, (parlo di Lo Porto, vittima della violenza prima, della reticenza dopo); a chi chiede lavoro (tutti, tranne i corrotti e pochi altri) io rispondo con l’Italicum, che lascia immutata, secondo natura, la cronaca delle cose socialmente asfissianti, ma ci assicura un posto nella storia (!?) delle riforme; l’Italia crolla, ma tutti, secondo verità, sanno che io ho ereditato un Paese di cartone fradicio; il “tesoretto” era una burla e invece è stata creduta come “bella pensata”, mentre il “caffè pagato” (gli 85 euro al mese) hanno reso più umiliati gli offesi, che però gradiscono. Tutto procede bene, credetemi, e non vi dico di stare “sereni” perché non mancano mai i malpensanti…”. Così ragionava il Matteo nazionale (curiosità: S. Matteo, il santo delle tasse!), quando apparve il cavaliere “Tiramisù”, che uscendo dai racconti popolari della provincia siciliana, temeva d’incontrare l’antenato “Piangiti-addosso”. Cicerone dalla tomba ripeteva “Ma fino a quando….”. Ma lo diceva in latino e gli specialisti della materia, anziani professori precari, erano impegnati a lottare per la sopravvivenza. Perciò angosciati, non volendo essere “sereni”, non gli davano conto.

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Maggio 2015 - Spettacolo

Una giovinetta che nessuno piange scuote il pubblico dell’Istrione In scena a Catania riscuotendo enorme successo al teatro L’Istrione, nell’ambito della stagione teatrale 2014-15 “Le voci dentro” con l’abile regia di Valerio Santi Per una giovinetta che nessuno piange, scritta nel 1965 da Renato Mainardi drammaturgo veneto, dopo quasi cinquant’anni lontano dai palcoscenici teatrali. La sua produzione comprende otto pièce, ed è stata portata in scena al teatro Eliseo di Roma nel 1972 con Carlo Alighiero ed Elena Cotta, un’attrice delicata e dotata di naturale signorilità, per la regia di Arnoldo Foà, e poi dimenticata. La commedia rappresenta con una originale messa in scena la rappresentazione della mediocrità di una parte della società falsa ipocrita e marcia, in cui però vi è ancora una piccola parte intatta, tersa, insofferente, che guarda in faccia la realtà e cerca, spesso con insuccesso, di migliorarla, come evidenzia il regista, “una società disgregata tra ieri e oggi con l’ambizione di far sentire il pubblico testimone di questa fragilità conducendolo all’indagine interiore. Un viaggio affascinante e una lettura folgorante del testo, con un cast di attori emozionanti, che simboleggia senso e sovra-senso, con un perfetto equilibrio tra reale e metaforico. Una storia senza tempo né luogo, la cui collocazione potrebbe essere la stessa di oggi, di ieri, di domani, in una casa o in un’altra, in un giardino o in qualunque altro posto, in un contesto sociale povero, modesto, borghese o addirittura nobile; una storia che vive dal giorno della sua scrittura così come adesso, dopo cinquant’anni. Mainardi, autore di svariati soggetti cinematografici come Gli Onorevoli con Totò e Peppino, Questo Mondo

Proibito con Regina Seiffert e Monique Wateau, Parigi O Cara con Franca Valeri, Vittorio Caprioli e Fiorenzo Fiorentini, lascia tra le sue opere, precisa Valerio Santi, “una pièce intensa, pregnante, di grande attualità, che mette in risalto la perversione della pedofilia e di una società egoista. Attraverso i suoi personaggi infatti, crea un vero e proprio trattato sull’egoismo, dove ciascuno agisce per se in funzione delle proprie convenienze, senza curarsi delle ragioni e delle sofferenze altrui. Così facendo, i personaggi e i loro drammi vivono all’interno di un labirinto senza via d’uscita, capace di mutare ad ogni sbocco la posizione che ognuno occupa per sé e per gli altri all’interno della storia, rendendoli pertanto vittime e carnefici al tempo stesso”. Il regista protagonista, si è anche occupato della scenografia e delle musiche rendendo felice la fusione dei tre piani (solenne, riflessivo e leggero), vestito di sottile ironia, facendo sì che lo spettatore possa vedere lo spettacolo così come lo immagina il regista “Per questo spettacolo ho scelto di realizzare una messinscena quasi astratta, fuori dagli schemi; un atmosfera aspra e cupa

Alcuni momenti dello spettacolo

avvolge le tre diverse ambientazioni in cui si svolge la storia. Un angusto e lugubre laboratorio di pittura, vecchio, sporco tanto quanto chi vi ci abita, polveroso, colmo di latte, secchi, barattoli di vernice, angoscianti sculture e manichini in sottana impiccati al soffitto (frutto della brutale perversione di Bartolo) è laddove si svolge la prima parte della storia. Totalmente opposto è lo studio di casa del fotografo Giulio e della moglie Lorenza (figlia di Bartolo) in cui è ambientata la seconda parte della storia. Una stanza to-

talmente asettica, divisa al centro da una vetrata in cui dietro vi è un tavolo sospeso in aria attraverso dei fili che rappresenta (oltre al rapporto

oscillante tra marito e moglie) la camera oscura del fotografo, camera in cui vi sono esposti i suoi sviluppi unicamente bianchi, la cui immagine appare diversa ad ogni spettatore poiché di propria immaginazione. Terza ed ultima ambientazione della pièce è il giardino di casa di Bartolo, composto da quattro sgabelli e due lanterne, giardino da cui s’immagina di vedere la laguna Veneta, la nebbia, e quello che i personaggi, coi loro volti truccati di bianco come pupazzi e gli abiti grigi alquanto grotteschi, definiscono «Una città che ti uccide a poco a poco, e affonda i pezzi nei suoi canali...». Un atteggiamento pirandelliano nel brano di critica al progresso e al tema dell’estraneità dell’uomo di fronte alla società e alla natura. Santi sarà in scena con la Brigata d’arte di Belpasso, come protagonista di Un Matrimonio perfetto. Il teatro L’Istrione chiuderà la stagione con L’eredità dello zio canonico di Antonino Russo Giusti un classico della drammaturgia di tradizione popolare reso celebre grazie al prestigio di Angelo Musco e successivamente di Turi Ferro e presenterà domenica 17 maggio domenica la nuova stagione teatrale intitolata “Servo di scena”. Lella Battiato

Il cast Per Una Giovinetta che Nessuno Piange di Renato Mainardi Personaggi e Interpreti Valerio Santi – Bartolo Raniela Ragonese – Gilda Francesco Russo – Giulio Marina La Placa – Lorenza Concetto Venti – Giovanni Simona Manuli – Elviretta Regia, musiche e scenografia: Valerio Santi

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Maggio 2015 - Spettacolo

Lo strano Compleanno di Harold Pinter d i Al d o Ma t t ina Sembra essere l’anno di Harold Pinter allo Stabile etneo che, dopo aver proposto ‘Il ritorno a casa’ con la magistrale regia di Peter Stein, ritorna alle origini della drammaturgia pinteriana presentandone la prima opera in tre atti, ‘Il compleanno’, andato in scena per la prima volta a Cambridge il 28 aprile 1958. Non fu un successo, i critici del ‘Times’ lo definirono “una commedia in cui i personaggi parlano a vanvera, vagano per il palcoscenico in un delirio senza senso». Presentava però il tema caratteristico di tutto il teatro di Pinter: la claustrofobica ambientazione in una sola camera e l’arrivo improvviso di personaggi esterni che destabilizzano l’apparente normalità e la quotidianità dei personaggi. Così anche in questa ripresa catanese affidata alla regia di Fulvio D’Angelo che ne è anche uno dei protagonisti. Un grigio interno piccoloborghese con un tavolino al centro, due uscite ed una scaletta interna che porta alle stanze in affitto della piccola pensione (realizzati da Giovanna Giorgianni con il contributo delle luci di Franco Buzzanca): vi si svolge la storia di Stanley (Liborio Natali), pianista fallito dal passato ignoto, ospite unico della pensione, gestita da Meg (Alessandra Costanzo), insieme al marito Petey (Leonardo Marino). La colazione iniziale, rito quotidiano, offre il destro ai dialoghi pinteriani, un ciarlare apparentemente fatuo ma che cela tensioni, contraddizioni, crisi non decifrabili. Personaggi apparentemente normali che svolgono dialoghi ripetitivi e abitudinari. L’immobilismo dei protagonisti, intrappolati nelle

Qui sopra Harold Pinter, a destra una scena della reppresentazione e a destra Fulvio D’Angelo quotidiane routine della vita domestica sembra destinato a sbloccarsi nel momento in cui emerge un elemento di suspence e mistero: l’arrivo alla pensione di altri due ospiti. In Stanley si insinua la paura, anche se agli spettatori non è dato conoscerne il motivo. I due personaggi, Goldberg e McCann (impersonati rispettivamente da Fulvio D’Angelo e Giampaolo Romania) si muovono con fare da gangsters ma agiscono da subdoli “moralizzatori” mettendo subito alle strette Stanley in un interrogatorio serrato, attribuendogli presunte (e mai chiarite) colpe, evidenziandone debolezze e vigliaccherie, scavando dentro di lui, spronandolo a venire a patti con una parte di sé che egli voleva, evidentemente, dimenticare. La festa di compleanno allestita da Meg per Stan, con il contributo dei due nuovi ospiti sta al centro dello svolgimento della commedia l’uomo vuole evitarla, salvarsi, anche se non si capisce da cosa. Il party inizia. Petey è assente, Stan resta paralizzato al centro. Segue una rapida successione di azioni sceniche: l’infida

seduzione della giovane vicina di casa Lulu (Ramona Polizzi) da parte di Goldberg, la miserabile ubriachezza di Meg in compagnia d’un disinibito McCann. Scende un buio improvviso: Stan esce fuori di testa e tenta di strangolare Meg, poi di violentare Lulu; cala il sipario. Si riprende con una mesta parodia dell’inizio; le parole sono le stesse ma si respira un’aria di rassegnato abbandono. Meg sembra non ricordare l’aggressione, Lulu rinfaccia a Goldberg l’adescamento, ma anche lei non sembra rammentare lo stupro tentato. I due sgherri trascinano un muto e immobile Stan, ripulito e pronto per la partenza. Il protagonista viene condotto via, ignote le reali motivazioni. Appare sconnesso e afasico, incapace di intendere la tardiva raccomandazione di Petey, vera chiave di gran parte dell’opera di Pinter: “non farti mai dire ciò che devi fare”. Ma ormai è stato ricondotto ad una piena omologazione. La fine lascia attoniti e senza risposte; il riferimento al Castello di Kafka appare evidente come pure l’assurdità dei dialoghi di Beckett.

E’ un testo sicuramente difficile, surreale nella sua apparente normalità; contiene una dietrologia volutamente nascosta o, semplicemente, inesistente. L’approccio registico di Fulvio D’Angelo probabilmente forza un po’ troppo la mano appesantendo la pieces; alterna momen-

ti di stanca (i famosi silenzi di Pinter?) a frenetiche e compulsive azioni (come il quadretto iniziale, in parte in maschera). Alla fine si esce dal teatro un po’ innervositi, un po’ annoiati e ciò senza nulla togliere all’impegno ed alla bravura di tutti gli interpreti.

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Il libro della settimana

“Finisterre”, un romanzo breve e avvincente di Orazio Caruso di Giovanni Vecchio

Paolo Bonolis/Antonella Clerici - La magnificenza della serata di inaugurazione dell’Expo è stata svalutata dalle presentazioni buffonesche del duo Clerici e Bonolis: abituati l’una ad andare a ruota libera a La Prova del Cuoco, l’altro ai quiz Mediaset dove impazza con le sue gag, la coppia si è rivelata completamente inadatta a una serata così di grande prestigio, trasformata in una conduzione da parrocchietta o da cinemino di provincia. 2 – clown!! Tito Boeri – l’economista voluto da Renzi alla guida dell’Inps, Tito Boeri, sembra una sorta di “Capitan Fracassa”, con tutti i suoi annunci irrealizzabili, tra questi “ricalcoliamo tutte le pensioni col sistema contributivo”. Panico tra i pensionati, oltre che sicura incostituzionalità: ma Boeri sa che la Corte Costituzionale difende i pensionati? 0 – incostituzionale!

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John Key - Ha suscitato un piccolo scandalo e le proteste delle femministe, il comportamento del primo ministro conservatore della Nuova Zelanda John Key, che ha dovuto scusarsi per aver tirato ripetutamente i capelli a coda di cavallo di una cameriera di un caffè di Auckland. Amanda Bailey di 26 anni ha reso pubblica la vicenda su un blog per descrivere come il primo ministro le abbia tirato la coda di cavallo numerose volte in un periodo di sei mesi. 0 – come il suo quoziente intellettivo! Giuliano Amato – Sembrava proprio Topolino corrucciato l’ex premier, ex ministro del Tesoro e degli Interni, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio di Bettino Craxi, ex vicesegretario del Psi, ex presidente dell’Antitrust, ex presidente della Treccani, ex consulente del governo di Monti Mario, ex presidente dell’Istituto di ricerca della Cgil, docente universitario in pensione e solo Dio sa di cosa altro (per un totale mostruoso di vitalizi!!) alla cerimonia per le onorificenze al Quirinale. Forse Giuliano Amato, attuale giudice costituzionale (altro appannaggio pubblico), avrebbe voluto stare al posto del Capo dello Stato Sergio Mattarella…. 1 – invidioso?

Voto

Giampiero Mughini – Parole sante del bizzarro giornalista-scrittore: “che mondo è il nostro che nel giorno in cui alcune centinaia di delinquenti da strada riescono a mettere a ferro e fuoco la capitale industriale del nostro Paese - e per giunta nel giorno che inaugura la sacrosanta scommessa dell’Expo, del tentativo di mettere in vetrina la bellezza e l’innovazione italiana - noi stiamo qui a soppesare le dicerie da mentecatto di un Fedez qualsiasi?” 7 – efficace

Voto

Raffaele Lombardo – Sapete perché è passata la Finanziaria regionale? L’opposizione esce dall’Aula per verificare se c’è la maggioranza. Dopo scene rocambolesche, la manovra passa. Decisivo il voto favorevole di Greco dell’Mpa. Che ci sia ancora l’asse Lombardo-Lumia-Crocetta…..? 6 – distante dalla politica….e presente…..?

di S par tacus

Voto

I nostri voti

al momento dell’incontro con i tre, ha già abbandonato anche l’insegnamento e si appresta a partire come volontario per l’Africa. Nino, nel momento culminante di una sua attività professionale che sta per aprirgli luminose prospettive, scappa via e rinuncia a entrare nell’ambito della vita di un uomo di successo: c’è in lui qualcosa che lo spinge a fuggire, un bisogno impellente, che gli altri non capiscono ma non possono farci nulla. Ben delineati i personaggi, oltre allo stesso Nino, dal “talento infruttuoso” ma dall’eloquio affascinante che fa cadere facilmente nelle sue braccia le donne, a Martina, musicista raffinata e sensibile che realizza se stessa soprattutto nell’attività di concertista, a Tommaso, uomo proteso verso le strade del successo nell’ambito del cinema e della pubblicità, vecchio collaboratore dello stesso Nino, che trova inaspettatamente a Pachino assieme alla sua donna. La narratrice è attenta a quanto succede e ce ne dà un resoconto per quanto le è possibile vedere o presumere. La musica nel racconto svolge un ruolo importante e in parte risolutivo per il superamento dei contrasti tra i protagonisti. Ma soprattutto va sottolineata la descrizione della terra del profondo Sud, identificata come “Finisterre“, anche se noi lettori comunemente abbiniamo questa denominazione all’estremo lembo della Spagna nei pressi di Santiago di Compostela, dove nel Medioevo si riteneva che finissero le terre emerse. L’autore del romanzo ha colto il richiamo tradizionale per indicare un percorso verso l’estrema punta della Sicilia, ma che il principale protagonista, come un novello Ulisse, supererà per inoltrarsi sull’altra sponda del Mediterraneo in un mondo da esplorare e nel quale dare qualcosa di sé, lontano dal frastuono della cosiddetta civiltà occidentale.

Voto

“Finisterre”, di Orazio Caruso (Sampognaro e Pupi editori, 2015) è un breve e avvincente romanzo di un docente, drammaturgo e regista, nativo di Viagrande, che lascia il segno per la scelta narrativa essenziale per linguaggio, numero limitato dei personaggi , descrizione di ambienti e paesaggi e il racconto attraverso il vissuto di una pianista affermata, figlia di un siciliano di Pachino trapiantato a Vicenza dove divenne vice direttore della rinomata biblioteca ”Bertoliana”: a lei è affidato il compito di narrare la storia che vede come protagonisti la collega violoncellista del nord Martina, animo estremamente sensibile che non aveva mai conosciuto la Sicilia, il fratello della narratrice Nino Rapisarda, personaggio dal vissuto complesso in cui si mescolano i richiami artistici che lo porterebbero per le sue doti a svolgere l’opera di regista e il richiamo forte dell’estremo lembo della Sicilia, da dove il padre proveniva e dove portava la famiglia per le vacanze estive perché vi aveva lasciato il suo io più profondo. Il quarto personaggio è Tommaso non siciliano, legato a Martina ma forse incapace di cogliere gli aspetti più profondi dell’animo di lei. Il Natale è alle porte, Martina parte per la Sicilia all’insaputa di Tommaso assieme alla collega narratrice che vuole andare a trovare suo fratello che da quattro anni non vede e che si è trasferito in Sicilia, dopo che bruscamente aveva abbandonato tutto e tutti per andare a insegnare nelle scuole elementari dell’estremo Sud. Dal momento dell’incontro delle due donne con Nino e poi con Tommaso, giunto in macchina trafelato nell’isola, si sviluppa la vicenda che invitiamo a leggere per conoscerla nei dettagli talora imprevedibili. Quello che si può subito mettere in evidenza è la personalità di Nino, che,

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Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Numeri a due cifre

Quali sono quei numeri a due cifre AB tali che il loro valore é uguale al quadrato del prodotto delle cifre per la somma delle medesime?

Autolavaggio

Giuseppe impiega 48 minuti per lavare la sua automobile. Lavorando insieme a Michele impiega 36 minuti. Quanti minuti impiegherebbe Michele per lavare, da solo, la macchina di Giuseppe?

Moltiplicazione

E’ data l’operazione riportata in figura. A 4 C B x B A 4 x C B A = __________________ A 9 4 B 9 A 0 B 8

Trovate i valori delle incognite A, B e C, non nulli, in modo che la suddetta moltiplicazione sia verificata. Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Equazioni: 0; Un posto in comune: 24 febbraio 2016; Numeri a quattro cifre: 9856

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Child 44

I cervelli talentuosi fuggono. Da noi restano vecchi e disperati

Un film di Daniel Espinosa. Con Tom Hardy, Noomi Rapace, Gary Oldman, Joel Kinnaman, Paddy Considine

di Danila Intelisano

E sono quattro. Quattro film negli ultimi quattro anni. Quattro occasioni per vedere fianco a fianco - o uno contro l’altro - Tom Hardy e Gary Oldman, vere colonne portanti di questo Child 44: Il bambino numero 44, trasposizione cinematografica del libro di Tom Rob Smith affidata a Daniel Espinosa (Safe House). Un poker servito, il loro, che probabilmente costituisce la mano vincente di un film che come spesso accade vive un rapporto ambivalente con il bestseller dal quale è tratto. Non poche - e non veniali - le libertà prese dal regista svedese di origine cilena, ma critiche e meriti possono tranquillamente prescinderne e orientarsi direttamente sul prodotto portato sul grande schermo. Un film fatto di contrapposizioni, forti, forse più che sulla carta, e di coppie. Quella di Oldman e Hardy (più vicini alle atmosfere del meraviglioso e inarrivabile La talpa che ai passati Lawless o Il cavaliere oscuro - il ritorno), magnetici e intensi come non riescono ad essere completamente Noomi Rapace o Vincent Cassell e Paddy Considine. Ma la responsabilità sembra essere più ascrivibile alle indicazioni date agli attori (anche al protagonista, a tratti troppo marcato nella sua caratterizzazione) che alle loro capacità interpretative. Brutalità e disperazione contribuiscono a creare una cornice che già da sola risulta plumbea per definizione - ché la politica di controllo e manipolazione del regime sovietico non è certo una novità - e che può valersi di scelte di scenografia e luci decisamente più felici. Peccato che lo stesso non possa dirsi dello scellerato caos linguistico di cui potrà godere chi affronterà una versione originale nella quale l’incoerenza e l’insensatezza regnano sovrane, con abbozzati quanto insistiti accenti sovietici ad accavallarsi a quelli britannici di molti degli interpreti. Non un film perfetto, per ritmo ed equilibrio, né per coralità, eppure un film dal quale vale la pena farsi tentare, non foss’altro per la capacità di coinvolgimento che mostra, forse più per meriti ‘ambientali’ che cinematografici. Con una buona dose di pazienza e di disponibilità a colmare i vuoti narrativi con un pizzico di fideismo e di fascinazione.

In attesa della seduta laurea di una piccola amica, aguzzo l’udito di tanti neo laureandi. L’esodo di molti buoni cervelli è già programmato; attendono soltanto il meritato 110 e lode per fare le valigie. Ingegneri, medici, economisti e via dicendo, vanno ad arricchire altri paesi dove trovano contratti vantaggiosi, stipendi adeguati e possibilità di carriera. Dopo tanto sacrificio - dice Laura - sono costretta a lasciare la mia città imbruttita e abbandonata; i miei genitori hanno fatto immensi sacrifici e non certo per vedermi passeggiare ai giardini pubblici. Non posso e non voglio penalizzare il mio talento. Un giorno - interviene Andrea - nel Meridione resteranno vecchi e stranieri affamati. Sono in tanti emozionati per l’obiettivo raggiunto, ma depressi per il futuro incerto e pensando sin da adesso, anche all’adattamento in un altro paese e alla lontananza dagli affetti più cari. In Italia, o é disoccupazione o lunga attesa; quindi, l’ossatura del paese fugge in America, in Francia, in Germania, ovunque vi sia lavoro e dignità, e abbandona forse per sempre una terra mendicante, senza garanzie e senza progetti. I talentuosi si organizzano ancora prima della seduta di laurea e da noi arrivano altri disperati. I cervelli ricchi ed eleganti emigrano insieme al loro patrimonio umano e culturale e, mentre i nostri atenei sfornano preparazione e produttività, gli altri se li beccano. Troppi giovani vivono il mercato dell’incertezza e la fuga avanza come una valanga. Sono circa trenta su 100 che esportano le loro intelligenze dove aumenta la ricerca e il progresso, mentre da noi diminuisce la produttività e aumenta la popolazione bisognosa. Cosmo tu ricordi il dopoguerra quando molti uomini erano costretti ad emigrare. Cambiano i modi e i tempi ma gli uomini restano disonesti, incapaci e avidi e il risultato è il medesimo:scappare per salvarsi la vita. I giovani hanno bisogno della loro terra ed essa dei loro talenti ma, come sosteneva Federico De Roberto, Repubblica o Monarchia, il tarlo dell’uomo è il potere.

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