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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 18 anno X - 9 maggio 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

I treni veloci (?) Catania-Palermo di Nunzia Scalzo Ma guarda un po’ che fortuita combinazione. Ci voleva una frana per fare in modo che la Sicilia diventasse la degna regione di un paese che si crede moderno e attrezzato, con treni in grado di collegare Catania a Palemo, duecentoventi chilometri circa, in due ore e quaranta. E si badi bene, sono considerati treni veloci. Insomma quello che per i viaggiatori era un incubo improvvisamente si sarebbe trasformato in una passeggiata di salute, e la nostra regione considerata la Cenerentola dei trasporti improvvisamente è stata ribattezzata regione regina. Tutti a dire che è bello e meraviglioso, e finalmente il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, il presidente di Rfi Dario Lo Bosco, il direttore divisione trasporto passeggeri regionale Orazio Iacono e i sindaci di Palermo, Leoluca Orlando, di Catania Enzo Bianco e di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo che fin qui hanno fatto i belli e addormentati, si sono svegliati. E che sveglia. Non sappiamo se ridere o piangere. Se gridare al miracolo o se andare in pellegrinaggio. Ma se questo manipolo di politici pensa di far passare la vicenda come un proprio successo personale da sfruttare su piano politico hancontinua a pag 18

Speciale

Politica regionale

La Sicilia sommersa da una valanga di rifiuti

Bilancio 2015 segna la fine dell’Autonomia

Servizi

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SPECIALE SP

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Un pout pourit… di spazzatura c

di Giuliano Busà Uno scempio cui apparentemente non si riesce a trovare rimedio. Un biglietto da visita pessimo e vergognoso. Le discariche a cielo aperto disseminate lungo tutto il comprensorio che cinge il Par-

co dell’Etna sono una realtà che va avanti da sempre e da che se ne ha memoria non esistono correttivi o deterrenti che tengano. Anzi, a dire la verità nelle zone più critiche non esiste alcun tipo di strumento dissuasore, né tantomeno un pronto intervento della

Protezione civile per pulire, eventualmente e con cadenza fissa, la quantità indicibile di rifiuti di ogni tipo che vengono riversati sul verde e ai lati delle strade. Questa annosa e deprimente problematica non risparmia nessun versante della zona pedemontana.

Partendo da Tremestieri Etneo, passando per Pedara, Tarderia, Ragalna e Nicolosi, lo spettacolo è sempre lo stesso. Stessa situazione se si prova a salire dall’altro versante, quello che da Giarre passa per Milo. Illegalità, ignoranza e malcostume le cause

strutturali: molto semplicemente, lo smaltimento di rifiuti speciali – non è raro trovare pile di pneumatici, materassi, sanitari ed elettrodomestici – costa tempo, denaro e fatica, quindi forti anche di una evidente impunità non sono pochi gli inquinatori seriali che deposi-

Un mare di rifiuti sommerge anche t

La discarica Gruppo Catanzaro di Siculiana di Franco Castaldo E’ possibile, adesso, dopo le audizioni di prefetto, questore e procuratore della Repubblica di Agrigento, conoscere con esattezza lo stato dell’arte, soprattutto giudiziarie e certificazioni antimafia sulle vicende che riguardano le dannate vicende di spazzatura e rifiuti in provincia di Agrigento. Da più parti, recentemente, si sono levate le voci scandalizzate di quanti non vedono di buon occhio la gestione privata dell’acqua ad opera di Girgenti acque, della raccolta e della distruzione

dei rifiuti ad opera del consorzio di imprese capeggiato da Iseda srl (raccolta) e dalla Catanzaro costruzioni (discarica). Adesso è possibile mettere un punto fermo a tutto grazie alle testimonianze rese alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati presieduta da Alessandro Bratti che è venuta in Sicilia nel marzo scorso nell’ambito delle sue prerogative di indagine. Hanno reso dichiarazioni audioregistrate il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, il questore, Mario Finocchiaro, il procuratore ag-

Ignazio Fonzo giunto della Repubblica, Ignazio Fonzo, appositamente delegato dal procuratore capo, Renato Di Natale come i sostituti Brunella Sardoni e Antonella Pandolfi (titolari delle indagini su acqua e rifiuti). Il quadro che emerge è significativo: Procura, Prefettura e Questura hanno indagato e stanno indagando (una parte dell’audizione del procuratore Fonzo è stata secretata), nell’ambito delle rispettive competenze, sia sul versante rifiuti, discariche e raccolta, che su quello della gestione del servizio idrico reso ad oltre mezza provincia di Agrigento.

L’arresto di Gianfranco Cannova Il risultato finale delle audizioni, ma non definitivo (perché potrebbero esserci altre Procure ad indagare o perché le indagini ancora in corso non sono ancora concluse) ci offre la possibilità di capire e sapere cosa è avvenuto in questi anni e quali sono le situazione di criticità (una ad esempio, la depurazione assente in barba alle leggi è molto marcata). Cominciamo, a puntate, vista la enorme quantità della trascrizione con l’audizione del procuratore Fonzo. A parte, (ma tutte a pagina 3) le dichiarazioni di prefetto e questore. Presidente Alessandro Bratti: Nel dare la parola al dottor Ignazio

Il nuovo questore Mario

Fonzo, procuratore aggiunto della Repubblica di Agrigento, faccio una premessa. Sapete la nostra Commissione di che cosa si occupa. Noi vi chiederemo di focalizzare e di cui farci un quadro della situazione, dal vostro punto di vista ovviamente, rispetto alle questioni di cui noi ci occupiamo, magari mettendo in risalto quelle che, secondo voi, sono le criticità maggiori. Poi vi faremo alcune domande. Abbiamo già fatto una serie di incontri preliminari di carattere generale sulla situazione nella regione Sicilia. Come voi sapete, esisteva già una relazione del 2010 che

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LE SPAZZATURA

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a che riempie la provincia fin sull’Etna

tano immondizia di ogni genere e dimensione. Ma si trovano anche rifiuti normali: qui la causa è da ricercare nel rifiuto a prescindere dell’obbligo della differenziata giustamente impostata ed imposta dai comuni. Sinteticamente: c’è chi non ha voglia di separare la

carta dal vetro, l’organico dall’indifferenziato, e quindi carica tutto dentro il cofano dell’auto e parte alla volta di qualche siepe o strada secondaria, gettando poi con naturalezza i propri rifiuti come se le carreggiate e il verde pubblico fossero dei cassonetti.

Capitolo a parte meritano le zone, come le pinete e le aree attrezzate per il ristoro, oggetto di scampagnate ed escursioni di gruppo: il giorno dopo Pasquetta e il 26 aprile la situazione era desolante, quasi mancasse alla base una cultura del rispetto della propria

terra, della natura e del proprio Vulcano. Se l’ignoranza, l’idiozia e la mancanza di rispetto di un bene pubblico e fragile sono un lato del problema, come detto parte della responsabilità è da ascrivere a chi dovrebbe vigilare ma anche sorvegliare e punire,

per dirla con Foucault. Le autorità sono assenti, quasi si trattasse di periferie lasciate al proprio destino, e anche l’Ente Parco dell’Etna che dovrebbe trattare il tema come questione di vita o di morte, per motivi economici e metodici, pare non aver ancora trovato un rimedio adeguato, che non potrebbe essere diverso dall’istituzione di un pervicace sistema di videosorveglianza e dalla certezza della pesantezza delle sanzioni. In attesa che qualcosa si muova e che qualcuno si ravveda, i pochi turisti che dall’aeroporto riescono ad organizzarsi per salire fin sull’Etna, immaginiamo cosa penseranno di questo benvenuto variopinto e maleolente, e che pubblicità questo scempio produca per il nostro già problematico territorio. Le foto parlano da sole.

e tutta la provincia di Agrigento

ore Mario Finocchiaro

Il prefetto Nicola Diomede

denunciava una determinata situazione. Ignazio Fonzo, Procuratore aggiunto della Repubblica di Agrigento: Fummo auditi anche allora. Presidente: Quindi, sapete di che cosa si tratta. Noi stiamo facendo, di fatto, un aggiornamento. Emergono situazioni nuove… Ignazio Fonzo: In melius o in peius? Io ho la sensazione che siano in peius. Presidente: Io, che c’ero l’altra volta, e la collega Bianchi condividiamo questa sua considerazione. Non ci sembra che siano successe cose significative. Anzi, forse qualche problema in più si è aperto. Adesso stiamo acquisendo un po’ di situazioni. Le do la parola, chiedendole se ci fate un minimo di quadro. Grazie. Ignazio Fonzo: Il quadro dipende da dove vogliamo partire. Se dobbiamo partire dal problema dello smaltimento dei rifiuti, voi sapete

bene che nel territorio di Agrigento esiste una discarica, quella di Siculiana, le cui vicende credo siano piuttosto note sin dalla precedente legislatura alla Commissione. Non so di quali aspetti si vorrà approfondire poi la conoscenza. Presidente: Da un determinato anno in poi c’è il tema che riguarda richieste di allargamenti di diverse discariche, tra cui questa di Siculiana, ma anche quella di Catania e quella di Motta Sant’Anastasia. Si è aperta questa diatriba, che conoscete meglio di noi, perché è su tutti i giornali siciliani, e non solo, se di diatriba si può parlare. Mi sembra di capire che vi siano in parte dei risvolti di carattere giudiziario e amministrativo, in parte dei risvolti di carattere più politico generale. Questa è una delle questioni che noi stiamo esaminando. Abbiamo audito gli assessori di prima e gli assessori di adesso. Ignazio Fonzo: Io non voglio

Giuseppe Catanzaro uscire dal seminato delle mie competenze, ma loro sanno che il problema fondamentale nella Regione siciliana nasce dalle scelte, in questo caso, come è noto, fatte dall’organismo politico-amministrativo, di abbandonare, per ragioni che non sto qui a riassumere, la scelta dei termovalorizzatori. Apro una parentesi. Nessuno mi ha mai spiegato tecnicamente quali fossero gli aspetti negativi in ordine alla costruzione dei termovalorizzatori. Se ci sono altri aspetti, questi non mi pertengono, ma tecnicamente non mi è stato mai spiegato perché abbandonare la scelta dei termovalorizzatori e andare su altro. Questo, però, ripeto, fa parte anche della storia giudiziaria di questa regione e, quindi, è inutile tornare qui sull’argomento. Due presidenti di regione sono stati investiti da accuse su decisioni che l’autorità giudiziaria ha ben definito. Per quanto riguarda le disca-

riche, partendo da questo aspetto, nella provincia di Agrigento, come voi sapete, nel territorio di Siculiana, un territorio, peraltro, ad alta densità mafiosa, noto per essere il territorio di origine della famiglia Cuntrera-Caruana, c’è una discarica che sorge su un terreno di proprietà comunale. Per vicende amministrative riconducibili all’assessorato regionale del Territorio e dell’ambiente, quella discarica si è trovata a essere gestita da un’azienda privata che ha ottenuto le autorizzazioni, le Aia, dall’assessorato e che, quindi, ha sviluppato questa sua attività di raccolta e smaltimento. Nel contesto di quest’attività svolta dall’azienda Catanzaro Costruzioni si sono sviluppate altre vicende giudiziarie che credo siano note alla Commissione, o che comunque lo erano già in precedenza. Vi sono state da parte dell’azienda delle denunce, che arrivarono al nostro ufficio, nei confronti di esponenti dell’amministrazione comunale. In virtù di esiti di attività di polizia giudiziaria e anche di decisioni del giudice che venne investito da parte nostra della richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli amministratori del comune di Siculiana venne ritenuta o ipotizzata la sussistenza di fatti collegabili ad associazioni criminali di tipo mafioso. Da quel momento in poi gli atti, ovviamente, furono trasmessi all’autorità giudiziaria competente, che è quella palermitana, e hanno avuto poi

il loro naturale corso. La discarica continua a essere operativa e sostanzialmente risulterebbe essere in regola sotto il profilo amministrativo. Le ultime vicende, che hanno riguardato – credo che anche queste cose siano note alla Commissione – funzionari dell’assessorato tratti in arresto dall’autorità giudiziaria palermitana, non hanno visto coinvolti esponenti della Catanzaro costruzioni. Anzi, sembrerebbero emergere, stando alle risultanze, segnali di segno opposto. Questo per quanto riguarda l’aspetto delle discariche. Nel nostro territorio – questo è un aspetto che gradirei venisse rilevato dalla Commissione – c’è un’altra grossissima problematica, che è quella collegata allo smaltimento delle acque reflue. Il nostro è un territorio nel quale si opera anche da parte di concessionarie come la società Girgenti Acque, che amministra nel territorio di Agrigento proprio l’erogazione dell’acqua, con costi che sono i più elevati sull’intero territorio nazionale. Non esiste, però, alcun tipo di depurazione. Lo sversamento delle acque reflue avviene in mare, in una maniera che, secondo i nostri accertamenti, determina un grave inquinamento ambientale. Credo che questa possa essere sufficiente, come premessa. Se poi da parte della Commissione vi sono degli aspetti da approfondire o comunque da puntualizzare, siamo, ovviamente, a vostra disposizione.

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Maggio 2015 - Opinione

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SPECIALE SPAZZATURA

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I Rifiuti dell’Ilva di Taranto scaricati ad Augusta di Rosa Tomarchio Quello giunto l’altro giorno non è altro che il primo carico proveniente dall’Ilva di Taranto. Appena 10 mila tonnellate in stiva, da caricare sui camion e scaricare nella discarica Cisma di Villasmundo, a due passi da Melilli: una discarica di ben 550.000 metri cubi che dovrebbe ricevere i rifiuti speciali provenienti dalla sola area ad alto rischio ambientale della provincia di Siracusa. Ciò si desume da un parere reso nel marzo del 2008 a firma del dirigente dell’Unità Operativa IV “aree ad alto rischio industrie” dell’assessorato regionale territorio e ambiente, che diventa parte integrante, nelle sue prescrizioni, del decreto di attribuzione dell’Autorizzazione Integrale Ambientale rilasciato dal servizio 2 “V.I.A. - V.A.S.” dell’assessorato regionale territorio e ambiente del dicembre del 2008. Per i Verdi di Angelo Bonelli “è un altro segnale dello smantellamento dell’autonomia siciliana portata avanti dal governatore Crocetta, un ingerenza non indifferente nei confronti di un territorio che, occorre ricordare, attende da anni l’avvio delle bonifiche della zona industriale”. Tutto questo accade mentre si va incontro quasi certamente alla saturazione della discarica Cisma con la terribile conseguenza della creazione di altre discariche sempre a danno del territorio e della salute di chi vi abita. “Radioporto” riferisce che le tonnellate attese tra qualche ora sulla banchina del porto di Augusta superanno le 100 mila in tutto. Nel silenzio più assoluto del governo regionale e degli enti locali. Si arrabbia il Comune di Melilli, territorio dove è ubicata la discarica pronta a ricevere i rifiuti speciali. L’assessore Salvo Midolo non ci sta e mette in evidenza la strana coin-

Da sinistra: Enzo Parisi dirigente siciliano legambiente, Midolo e la motonave Rita br cidenza del mancato invito del Comune melillese alla recente audizione della Commissione nazionale d’inchiesta per reati ambientali che, una settimana fa, dirottò tutte le sue attenzioni solo ed esclusivamente sul SIN di Priolo per il quale oggi sono state perse, come è noto, tutte le opportunità di bonifica industriale con la volatilizzazione di ben 50 milioni di euro. Ma torniamo alla nave Rita approdata al porto di Augusta. Enzo Parisi, dirigente Legambiente Sicilia, augustano, segue da tempo la vicenda Ilva. La motonave con carico di scorie pericolose proveniente da Taranto trasporta “polverino d’altoforno” derivato dal trattamento dei fumi. “Una operazione scriteriata – esclama l’ambientalista - perchè si rinnovano ulteriori impatti in una zona che necessita di bonifiche e, semmai, di alleggerimenti di impatti dopo 60 anni di industrializzazione. E invece accade che questi rifiuti tossici vengono scaricati nel porto di Augusta, portati con i camion alla discarica Cisma a Melilli. E cosi a Taranto si prosegue con le bonifiche ed Augusta si continua a inquinare in barba all’alto prezzo pagato dalla popolazione: malformati e morti per tumore. Non è ammissibile che questi episodi avvengano nel silenzio della Regione e delle istituzioni locali contro Roma. Tra un anno

il danno sanitario, ambientale e alle falde sarà aumentato a dismisura. Non è rispettoso per le persone e per l’ integrità del territorio”. La motonave “Rita Br” di 6.699 tonnellate di stazza lorda, battente bandiera italiana ed iscritta al compartimento marittimo di Napoli, è entrata nella rada del porto di Augusta ed ormeggiata all’accosto n° 6 dello scalo. La Commissione d’indagine sulle ecomafie che nei giorni scorsi è stata a Siracusa, non riterrebbe sia necessario indagare su cosa sta succedendo e cercare di comprendere come mai le bonifiche da queste parti non iniziano ed anzi si creano i presupposti per non avviarle mai. Secondo l’associazione ambientalista “l’impressione è che, nell’indifferenza delle istituzioni, si stia riaprendo la stagione dell’attacco al territorio, con la realizzazione di ulteriori inceneritori e discariche da concentrare nel triangolo industriale già fortemente compromesso ed avvelenato”. La notizia dell’arrivo della nave carica di “veleni” ha suscitato preoccupazione ed indignazione in città dove c’è molta apprensione per i rischi connessi allo scarico ed al posizionamento dei rifiuti. Legambiente Augusta chiede alle amministrazioni locali, al Governo Crocetta, ai deputati regionali e nazionali di attivarsi subito in

difesa della salute dei cittadini dell’area industriale Augusta, Priolo, Melilli e di non permettere che un’altra violenza venga commessa nei confronti della popolazione e del territorio. Insomma, non vi è dubbio che con l’arrivo dei rifiuti industriale dall’ Ilva di Taranto la provincia di Siracusa si carichi di ulteriori rifiuti industriali. L’assessore melillese Salvo Midolo mette in evidenza in particolar modo il Comune di Melilli territorio in cui ricade la discarica che smaltirà questi rifiuti, territorio oramai saturo di discariche sparse per tutto territorio comunale. “E’ inaccettabile che oltre a smaltire i rifiuti provenienti dalle nostre zone - afferma Salvo Midolo - arrivino anche rifiuti industriali da altre zone d’Italia, questo comportamento rischia di far diventare il nostro territorio la pattumiera d’Italia, nel caso specifico è da evidenziare che la discarica in cui si conferiranno questi rifiuti non si trova alle porte di Villasmundo come qualcuno erroneamente ha dichiarato, ma comunque nel territorio comunale”. Per la cronaca. Ultimamente l’amministrazione comunale di Melilli si era lamentata per il mancato invito da parte della Commissione speciale d’inchiesta sui rifiuti giunta a Siracusa per un sopralluogo sul Sin di Priolo. Una toccata e fuga in-

somma che trovata il tempo di poter ascoltare Melilli sulla situazione delle discariche presenti sul territorio. Ve ne sarebbero decine, ed un altra in corso di autorizzazione, discarica a cui il Comune di Melilli si è opposto (a tal proposito è stato nominato un legale per difendere in giudizio il Comune melillese sull’opposizione che ha presentato per l’inammissibilità di poter realizzare una discarica di rifiuti non pericolosi in contrada Petraro). “Non solo il Comune non è stato ascoltato – replica Midolo - ma subito dopo il passaggio della Commissione Parlamentare ci ritroviamo l’amara sorpresa di vedere arrivare migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti da Taranto, una violenza inaudita perpetrata nei confronti di una popolazione che vive giornalmente il dramma dell’inquinamento. Sulla questione del mancato invito al Comune di Melilli chiederò ai Parlamentari Nazionali di farsi portavoce ed invitare la Commissione d’ inchiesta sul ciclo dei rifiuti a ritornare in Provincia di Siracusa ed in particolar modo a Melilli per informarli sulla triste realtà locale che giornalmente dobbiamo vivere a causa delle discariche”. Si profila un netto schieramento contro l’arrivo di altri rifiuti speciali nel porto di Augusta. Come se non bastassero gli sbarchi di immigrati.

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Maggio 2015 - Giudiziaria

Pta Giarre: parlano i soci di Fidelbo, era lui che si occupava dell’iter di Marco Benanti

Sentiti i primi testi della Difesa. Il primo luglio sarà la volta dell’ex assessore Massimo Russo Malgrado un avvio rallentato, il processo cosiddetto sul “Pta di Giarre”, ovvero per l’affidamento senza gara del sistema di informazione della struttura sanitaria giarrese, va avanti. L’ultima udienza è stata il momento dei primi testi della Difesa. Ad essere ascoltati sono stati così i dott. Salvatore Sciacca, Salvatore Sciacchitano e Giovanni Benedetto, soci di Melchiorre Fidelbo nella società Solsamb e poi nel consorzio Sdç. Sentita anche un consulente della Difesa, Daniela Giordano, docente del dipartimento di ingegneria informatica dell’Ateneo di Catania. “Un concetto nuovo di sanità – ha affermato Daniela Giordano - che prevedeva l’integrazione

Catena) è comintra gestione saniciato dopo il rintaria e sociale e vio a giudizio nel tra assistenza ter2012: ritoriale e sistema quattro i rinvii a ospedaliero. Due giudizio nell’amelementi fortebito dell’inchiemente innovativi sta sulla proceduall’epoca in Itara amministrativa lia”. Insomma, che aveva portato il progetto della all’affidamenSolsamb era into senza gara novativo. dell’appalto per La Difesa di FiLa senatrice Anna Fiocchiaro col marito Fidelbo l’informatizzadelbo, con gli avvocati Pietro Granata e Calogero i tre soci- ad occuparsi dell’iter zione del Presidio territoriale di Licata, ha rammentato l’incontro amministrativo del progetto. Se- assistenza (Pta) di Giarre, assepalermitano con l’allora assesso- condo quanto detto dal teste Be- gnato alla Solsamb srl, società re regionale alla sanità Massimo nedetto “ha proposto lui Giarre”. guidata da Melchiorre Fidelbo, Russo, insediatosi in quel perio- Prossima udienza il primo luglio marito del presidente dei senado. prossimo, quando è previsto, fra tori del Pd Anna Finocchiaro. I quattro soci dissero a Russo i testimoni, anche l’ex assesso- Tra loro lo stesso Fidelbo, il dell’opportunità legata al finan- re regionale alla sanità Massimo manager dell’Asp etnea Antonio Scavone, l’ex direttore amminiziamento del Ministero per la Russo. Casa della salute: c’era il rischio Ricordiamo che il processo, che strativo dell’Azienda sanitaria della sua perdita per il mancato si celebra davanti ai giudici del- provinciale di Catania Giuseppe cofinanziamento regionale. la terza sezione del Tribunale di Calaciura, e il direttore amminiComunque, era, in particolare, Catania (Presidente Rosa Anna strativo dell’Asp Giovanni PuFidelbo –hanno riferito in aula Castagnola, a latere Mirabella e glisi.

I quattro devono rispondere di abuso d’ufficio e di truffa. Così decise il Gup del Tribunale di Catania Marina Rizza: l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Michelangelo Patanè e dal sostituto Alessandro La Rosa, era stata condotta dalla Guardia di Finanza. Inizialmente, la Procura aveva contestato solo il reato di abuso d’ufficio: successivamente, su iniziativa del Gup Rizza, si è aggiunto anche il reato di truffa aggravata. Al centro dell’inchiesta c’è la delibera n.1719 del 30 luglio del 2010 che ha autorizzato l’Asp di Catania a stipulare un convenzione con la Solsamb per il Pta di Giarre. Una delibera per un appalto milionario -poi revocato- che, secondo l’accusa, sarebbe stata redatta “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”.

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Maggio 2015 - Attualità

Crocetta, i siciliani e l’ottimismo di Claudio Mec Melchiorre Il Governo Crocetta ha accompagnato la Sicilia ad uno dei suoi periodi più bui. E’ di questi giorni la perdita di un’altra bretella stradale importante, questa volta per arrivare o andare via da Caltagirone. Non è semplice vivere in una regione che ha limiti evidentissimi nei trasporti di tutti i tipi ed ormai anche per i trasporti interni. E’ ancora meno facile vivere in una Regione che rivendica la propria autonomia normativa e non la esercita, che parla di sviluppo e retrocede in ogni classifica disponibile, parla di equità e crea sistematicamente disuguaglianza, parla di lotta alla mafia e si ritrova con le proprie antimafie sotto accusa. Per vivere con minori difficoltà avremmo dovuto sviluppare la nostra economia, eppure la Seconda Repubblica italica ha fallito miseramente questi obiettivi. Negli ultimi venti anni i governi regionali non hanno impostato alcuna politica di sviluppo, in compenso hanno fatto non meno di dieci trattative con lo Stato centrale per ottenere più soldi. L’ultimo tentativo è stato fatto da Crocetta che, in attesa di un ricorso della Regione Siciliana per stabilire il diritto ad incassare le accise dei carburanti esatte nella Trinacria, ha fatto un accordo con il Governo di Roma per avere cinquantina di milioni invece di quattrocento. In effetti, non ne avevamo bisogno. Né avevamo bisogno di un bilancio, considerato che l’Assemblea Regionale siciliana al 30 Aprile ancora non aveva approvato il

proprio documento finanziario e di cassa. Il 29 Aprile, con un colpo di mano che certo sarà costato più di qualche risata nei corridoi della Reggia normanna che ospita il Parlamento regionale, i deputati regionali hanno ridotto la disponibilità finanziaria per assumere consulenti della Presidenza, di circa centomila Euro. Le legioni parlamentari hanno ottenuto cioè di far licenziare tre consulenti presidenziali, forse. Ma della crisi regionale, dei fondi comunitari che ancora non possono essere spesi, del progetto di sviluppo della Sicilia, dell’occupazione vera e non retorica da discorso da bar, come e dove se ne parla, come e dove si fa qualcosa? L’impressione è che non se ne parla e non si fa nulla.

Complici di questa situazione balorda sono forse lo strapotere del Pd a Roma e i numeri risicati in Assemblea Regionale Siciliana a Palermo. Ma anche una rappresentanza regionale figlia di un’epoca politica che ormai facciamo fatica anche solo a ricordare. Siamo nel pieno di una crisi equivalente a quella che segnò il passaggio tra Prima e Seconda Repubblica. Come allora, il personale politico non è adeguato alla sfida. Con una differenza sostanziale. Nel 1992-1994 il personale politico di vertice era di spessore e qualità. Le seconde e terze file, spingevano e lottavano per sostituire i vertici potenti di allora, sia pure senza averne le capacità. Oggi, accomunati dall’inadeguatezza, ci sono sia i leaders che gli sherpa.

Ed è normale, in questa situazione di inadeguatezza generale, che tutti attendano prima di prendere una qualsiasi decisione. Di attesa, stiamo morendo. Lo vediamo in tanti aspetti quotidiani. I teatri non hanno più una politica di riferimento. Prestigiose istituzioni come le Orestiadi di Gibellina e Taormina Arte sono di fatto azzerate. Si salvano ancora le rappresentazioni delle tragedie a Siracusa, ma ancora non si sa per quanto tempo, considerato che anche in quell’ambito sprechi e stranezze tecniche si sommano le une alle altre. Le università sono crollate alle ultime posizioni delle classifiche nazionali, che a loro volta sono piuttosto arretrate nelle classifiche internazionali. I comuni non hanno i livelli

di vivibilità che ci si potrebbe aspettare. D’altronde, le speciali classifiche sulla qualità della vita, tengono conto anche della qualità e tempestività dei servizi. E in Sicilia i servizi sono scarsi e di bassa qualità. Insomma, laddove sembrava che ci fossero delle occasioni perse, ora c’è una situazione fallimentare dell’intera regione che non può più reagire alle eventuali opportunità. I siciliani dovrebbero loro prendere la testa di un movimento di autodeterminazione, ma la politica è spesso figlia del livello di fiducia in sé stessa che ha una società, ovvero i suoi componenti. Il Presidente Crocetta è quindi perfetta immagine di questa regione che sta naufragando, continuando a parlare del nulla e che viene tenuta a bada utilizzando i riflessi condizionati tipici di questa regione: le illusioni di un futuro che non c’è, l’orgoglio di un passato che non ci appartiene più, la conservazione di un sistema di vita familistico che ormai è a pezzi, considerato che i due terzi dei siciliani devono sopravvivere con soli ottomila cinquecento Euro l’anno. Ci vorrebbe una punta di ottimismo per recuperare anche la sola idea di sviluppo. L’ottimismo della volontà di cui parlava Gramsci e che fu la parola d’ordine di Craxi, tanti anni fa. Ma occorre una volontà. Che si manifesti, allora. E si cominci a dire a Palazzo dei Normanni, come nelle nostre case, cosa vogliamo fare. Qui, si sentono solo scuse per giustificare incapacità che sono ormai evidentissime.

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Maggio 2015 - Redazionale

Favor debitoris di Gi ovanni Pas tor e

Perchè questo nome della rubrica: Da più di un anno le banche ed i loro avvocati stanno cercando di incentivare una giurisprudenza (che era molto scarsa) a loro favorevole su alcuni punti chiave dei processi civili e penali per influenzare gli operatori del settore (per dirla con Gramsci: una delle tante manifestazioni dell’egemonia dei poteri forti). Compito delle persone di buona volontà, di qualunque credo politico o fede religiosa, riteniamo debba essere quello di favorire i debitori contro le vessazioni degli istituti bancari, da qui il nome della ns. rubrica: FAVOR DEBITORIS. L’articolo di oggi è la prima parte di un nuovo articolo in cui cerchiamo di dare un quadro morale, filosofico e storico dell’usura bancaria, utilizzando gli articoli firmati dall’avv. Biagio Riccio e dal dott. Angelo Santoro pubblicati nel libro: “ISTITUTI DISCREDITO” (la S è intenzionale).

L’impunità delle banche al cospetto della peste economica Come ha recentemente ritenuto Raffaele La Capria, (Novant’anni di impazienza, un’autobiografia letteraria editore Minimum fax Roma 2013 pagina 23) un fenomeno, un fatto, è intellegibile e se ne scopre la sua intelaiatura costitutiva, anche se lo si rappresenti attraverso una struttura simbolica. Per il grande giornalista e scrittore partenopeo, rinomato per i suoi elzeviri sul “Corriere della sera” e per aver dato alle stampe il bellissimo libro “Ferito a morte”, lastruttura simbolica costituisce il filo rosso, che conduce alla comprensione del fatto che si intende esaminare. Si vanno dunque ad illustrare, attraverso un processo allegorico, le determinazioni strutturali che il fatto può presentare, comparandolo al simbolo che si intende porre in contraltare. Egli, per esempio, lo configurava nella bella giornata, intorno alla quale ha fatto ruotare i personaggi delle sue storie, sempre alla rincorsa dell’armonia perduta. Attraverso la simbologia della bella giornata si può provare la felicità, l’incantamento della serenità, che consente di dire: “la vita è ciò che accade mentre ci occupiamo di altro”. Intendiamo ripercorrere in questo articolo il grave fenomeno che colpisce chi è inesorabilmente segnalato alla centrale rischi del sistema della Banca di Italia (Delibera C.I.C.R. del 29 marzo 1994 Disciplina della Centrale dei rischi. Coordinamento con le norme del Testo unico delle leggi in materia creditizia e finanziaria). Oramai attraverso la segnalazione si provoca, ineluttabilmente, la distruzione dell’Impresa e si rende incipiente il grave danno: l’impossibilità di poter accedere ad altre fonti di credito, indispensabili per un nuovo processo di intrapresa economica. Chi è segnalato esce dal mondo dell’imprenditoria ed è rimosso dal circuito produttivo. La segnalazione alla centrale rischi rappresenta una gogna, la mormorazione telematica, che porta al pubblico ludibrio, alla definitiva marchiatura del soggetto, non più assimilabile dal sistema. Si pone il segnalato come imprenditore marcio,

come mela bacata, non più affidabile per gli istituti di credito che buttano via, come ciarpame, materiale di risulta, la sua impresa, che deve solo scomparire, fallire e subire, senza che nulla si possa fare altrimenti , il linciaggio morale, scaturito dalle peggiori vessazioni bancarie. Ecco la struttura simbolica: la devastazione che si è provocata con il fenomeno della ingiusta segnalazione alla centrale rischi, assurge oramai a tragedia dell’economia per i suoi effetti perniciosi. Siamo ad una nuova peste con un untore, che però non subirà alcun processo. Infatti anche se le banche dovessero incautamente sbagliare nel segnalare quella impresa alla centrale rischi, perchè non ne sussistano i presupposti, non subiscono nessuna punizione dall’ordinamento. Si evidenzia dunque un vuoto normativo nel sistema giuridico: manca una legge che commini alle banche una punizione, se errano nel segnalare un correntista alla centrale rischi. La struttura simbolica è la peste, perché come appestati sono quelli segnalati è come tali, in modo infamante devono essere allontanati, confinati, spazzati via, perché provocano un ulteriore contagio. La peste è la peggiore delle malattie, perché por-

ta con se separazione, esilio, bestialità. Si è parlato in letteratura di una metafisica della peste, per illustrare proprio una categoria metastorica e filosofica, atta a farci comprendere, simbolicamente, il fenomeno della devastazione e dell’annichilimento umano. Parole mirabili, inscalfibili sono state scritte, in proposito, in un bellissimo romanzo di Albert Camus “La Peste”. E’ ambientato ad Orano, una città tranquilla dell’Algeria. Il romanzo fu scritto all’indomani della seconda guerra mondiale e nella sua struttura simbolica intendeva richiamare il fenomeno del nazismo, che provocò l’Olocausto. Nella poetica del grande scrittore francese una tragedia dell’umanità, di così pervicace portata, non doveva più ripetersi, seppure declinata con altri totalitarismi. Ebbene la peste è in primo luogo separazione, esilio, allontanamento, rimozione: “chi ne è colpito non riesce più a risalire la china, non pensa mai al giorno della sua liberazione dalla malattia, tiene sempre gli occhi bassi, è incagliato a mezza via tra gli abissi e le cime, la speranza con il futuro ricongiungimento con la vita è lontana, si vive nell’abbandono ed i giorni passano senza direzione. Ci si sente come un’ombra errante, spenta in sterili ricordi, radicata nella terra del dolore, con una memoria desertificata: l’unico rimedio è la fantasia: far correre i treni e colmare le ore che passano inesorabili e nell’assoluta inanità, solo con i ripetuti rintocchi di un campanello, sebbene ostinatamente silenzioso” (passim: La Peste Albert Camus Bompiani editore ristampa 2014 pagine da 52 a 58).

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Maggio 2015 - Jonica

Tra Giarre e Mascali, navigare a vista Non si scandalizzi il lettore, l’accostamento delle due popolose cittadine dell’area jonica non evocherà lo scioglimento per mafia della più piccola ma più antica delle due. Le turbolenze giarresi in materia di bilancio, col buco che vieppiù assume le forme di una sabbia mobile dal “catasto magico” (per citare l’immagine evocativa che Maria Corti utilizzò per il suo libro sulle leggende dell’Etna), prima ancora la frammentazione e sottrazione di parti dalla maggioranza consiliare uscita dalle urne e poi ristrettasi nel giro di pochi mesi, come un capo d’abbigliamento di scarsa fattura lavato a temperature troppo alte, l’inconsistenza della giunta e se volete la presenza di questa sotto forma di assenza, in un continuo accentrarsi di decisioni e deleghe nella figura del sindaco e da ultimi i fatti mascalesi con le millanterie sulle numerose liste sulle infinite candidature

di bandierina o di condominio, dicono molto dello stato dell’arte di quella che si suole chiamare classe dirigente ed ancor più del sistema dei partiti. Furono un tempo i partiti a selezionare gli uomini a formarli alla politica, a pensare alle cose prima ancora che a governarle o farle fluire a forza di tattiche e prima delle storie dei singoli c’erano le comunità politico umane che esprimevano quantomeno un “idem sentire”. Sul quando e sul come tutto questo sia imploso, atomizzando le comunità e ricostruendo in maniera fittizia la politica in-

Il Comune di Mascali

torno alle consorterie o nella migliore delle ipotesi intorno a persone di un qualche prestigio si è scritto molto. Noi che ci affacciamo sullo Jonio -e molti altri- ne vediamo i risultati in termini di scarsezza delle politiche amministrative, dello slancio ideale che è al più nella comunicazione e lì rima-

ne relegato tra internet, carta stampata e tv. Le classi dirigenti non esistono perché non vengono da lontano, non scorrono nell’alveo di una storia e non guardano lontano, se tutto deve svolgersi nell’arco di poco più di un mese nell’approssimarsi di una campagna elettorale, se i simboli sono marchi e gli uomini uomini-immagine, la formazione di una classe dirigente diviene non un processo per ampi tratti educativo e selettivo ma una pesca miracolosa. E certo ci sarà chi crede nei miracoli ma non è a questo –o non solo a questo- che può affidarsi

una politica accorta e lungimirante. Non è alla pesca miracolosa che può affidarsi il cambiamento ed in questo la storia di Giarre e Mascali o meglio la cronaca degli ultimi mesi ed anni dovrebbero servire da giovamento. Il cambiamento è perlopiù evocato e non praticato, così come la discontinuità, brandita come arma non seguita, certo neppure si può cedere all’improvvisazione, più maestri dovrebbero guidare i giovani e nel contempo giovani e vecchi dovrebbero fare un dura cernita. Il tema della selezione, dell’allontanamento delle mele marce, dei continisti, dei trasformisti, è il tema: ma chi sarebbe disposto a perdere qualcosa oggi, a sacrificare il presente –o meglio qualche ambizione privata- per un progresso collettivo? La risposta sarebbero i buoni politici, tutto il resto affare di consorterie o velleità individuali. DLM

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Maggio 2015 - Gela

Troppi controlli e divieti, gli inquilini si ribellano d i L il ia na Bla nco Trentasei famiglie di un condominio di Gela, dopo otto anni di attesa, si ribellano contro i provvedimenti adottati, sin dal 2007, dagli organi di polizia che, per garantire la “protezione di 3° livello di rischio” al presidente dell’antiracket gelese, Renzo Caponetti, inquilino del palazzo, priverebbero di fatto i condomini di vari diritti tra cui quello alla proprietà privata. Annunciano perciò ulteriori ricorsi alla magistratura civile e al Tar. L’oggetto del contendere non

sono tanto i numerosi divieti di sosta con rimozione applicati all’area di parcheggio condominiale, antistante l’edificio di 7 piani, ne’ la presenza di telecamere dentro e fuori il condominio “Galassia”, che sorge in via Venezia, nella parte nordest di Gela, quanto il divieto di fermata assoluto che impedisce agli inquilini persino il carico e scarico della spesa, e non facilita la mobilità alle quattro persone disabili che vi abitano e agli anziani non autosufficienti. Un commerciante di mobili, Vincenzo Lanzafame, con negozio al pianoterra dello stabi-

Il Comune di Gela le, ha visto crollare i suoi affari. “La gente non si può fermare e va via”. “Avevo 8 dipendenti

- dice ai cronisti - e ho dovuto licenziarne sette. Siamo in grave difficoltà”.

Per superare questo cortocircuito giuridico, l’amministratore del condominio, Carmelo Aiello, propone il rilascio di un pass ai condomini per consentire loro fermate brevi. Chiede inoltre il ripristino di una precedente ordinanza che garantiva 2 posti di sosta per i disabili. “Non siamo contro la presenza di Caponetti, che va protetto e difeso - dice, Aiello - ma vogliamo la difesa anche dei nostri diritti, in quanto, così com’è articolata, la legge di tutela delle vittime antiracket rischia di trasformare le misure di cautela in un atto d’imperio da regime di polizia”.(ANSA)

Truffa all’Asp di Gela per oltre due milioni di euro La macchina amministrativa di Gela riserva periodicamente delle spiacevoli sorprese che finiscono sui giornali alla voce della cronaca nera. Un altro scandalo piomba negli uffici pubblici di Gela. Questa volta la questione riguarda l’Asp ed i tichet. Sono state accertate 5400 richieste false per ottenere l’esenzione dal pagamento del ticket. Questo ha causato alle casse dell’azienda sanitaria provinciale un buco di quasi due milioni di euro. Tra chi ha approfittato indebitamente dell’esenzione del ticket c’erano anche due insegnati e liberi professionisti. Sono finiti tra quelli che hanno presentato richieste irregolari anche commercianti che hanno chiuso gli esercizi per la crisi economica.

Il velo sulla truffa è stato alzato qualche giorno fa dai militari della guardia di finanza e dai dirigenti del distretto sanitario, diretto da Giuseppe Piva. All’apertura degli uffici gli agenti del commissariato di polizia sono dovuti intervenire per sedare una rissa avvenuto all’ingresso dello stabile dell’Asp che si trova in un quartiere residenziale, fra i più ‘in’ della città. Qualche ora dopo la situazione si è fatta ancora più incandescente e per la dirigenza sanitaria si è reso necessario chiamare rinforzi: sono arrivati anche i carabinieri e nonostante tutto si è diffuso un senso di timore fra i dipendenti rispetto alle proteste dei cittadini inferociti. “Queste scene si registrano ogni anno, quando

arriva il periodo della scadenza delle esenzioni ed è necessario rinnovarle – spiega il direttore del distretto sanitario Giuseppe Piva – al fine di evadere le richieste sempre più numerose abbiamo attivato tre sportelli e chiesto al management dell’Asp n.2 diretta da Carmelo Iacono di potere effettuare anche i turni pomeridiani per evitare assembramenti e file interminabili. Il metodo per evitare questa situazione incresciosa c’è ma non è stato utilizzato e questo ha creato disagi ad utenti e dipendenti: sarebbe bastato che i medici di famiglia, autorizzati a conoscere in anteprima la situazione economica dei pazienti che beneficiano dell’esenzione dal tichet , comunicassero i dati ai loro

assistiti evitando di presentare tempestivamente le autocertificazioni presso i nostri uffici. Gli utenti, anziché essere sottoposti ad attese estenuanti presso i tre uffici di via Parioli, potrebbero inoltrare le loro istanze tramite il portale dell’Asp. Per assolvere a questo compito è stato istituito uno sportello ad hoc anche se, dall’inizio dell’anno, sono state effettuate solo 6 richieste”. Adesso invece è arrivata la massa degli utenti che ha intasato il lavoro degli uffici creando la situazione di disagio ed episodi sopra le righe per i quali è stata necessaria la presenza della forza pubblica. Nel distretto sanitario sono più di 24 mila i soggetti che hanno diritto all’esenzione. Si tratta prevalente-

mente di malati cronici o gravi o con patologie sociali e quanti occupano posti nella lista sempre più corposa dei disoccupati. Finora sono state recuperate 334 mila euro oltre le spese postali . La regolarità delle autocertificazioni che confluiscono negli uffici di via Parioli viene monitorata dal ministero delle finanze attraverso l’ufficio delle entrate. Nei casi di commercianti che hanno chiuso l’attività i titolari di partiva iva non hanno diritto all’esenzione dal pagamento del ticket”. Il rinnovo delle istanze per l’esenzione dei tichet ha creato una nuova emergenza agli uffici Asp di via Parioli, ma di questi tempi tutti cercano di evitare di pagare, ma non sempre ci riescono impunemente.

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Maggio 2015 - Messina

Barcellona Ridolfo ricompatta il Pd, Nania lascia politica di Giovanni Frazzica Mentre Messina (tanto per cambiare!) si dibatte in problemi legati alla spazzatura, Barcellona è diventata ormai la capitale politica dell’intera provincia di Messina, il luogo dove avvengono i fatti. Sul pennone più alto della segreteria di Giusi Turrisi sventola finalmente la bandiera del Pd. La soluzione della travagliata vicenda per l’assegnazione del simbolo del Partito di Renzi a Barcellona, conclusasi, come è noto, con la sua assegnazione alla coalizione che sostiene Giusi Turrisi, è arrivata quando l’altro candidato a sindaco, Giovanni Munafò, con una dura nota, improvvisamente ha accusato il segretario cittadino Francesco Russo di aver mal gestito la fase del confronto con le altre forze politiche e ne ha chiesto le dimissioni usando inaccettabili toni sarcastici: “Rassegni le dimissioni dalla sua carica, per dar modo al Pd cittadino d’avviare quell’azione politica che gli compete per acquisire la dignità ed il prestigio perso – ha scritto A Munafò - Lei è un ottimo professionista, un uomo onesto e leale, un caro amico, ma, dati i risultati del suo operato politico … per favore si dimetta!”. Dopo la lettera di Munafò, Russo, che era stato fino a quel momento il suo più autorevole sostenitore, si è trovato nella necessità di dovere staccare la spina a quella situazione che teneva in vita ma che non rispondeva più ad alcuna logica costruttiva. Per cui, invitato dal Segretario provinciale del Pd Basilio Ridolfo a fare un accordo con i “fratelli separati”, rispose di si ed accettò di andare insieme a lui ed ai quattro presidenti dei circoli del Pd barcellonesi a incontrare il segretario

Paolo Genovese regionale Fausto Raciti a Palermo ed il segretario organizzativo Antonio Rubino per formalizzare l’assegnazione del simbolo alla coalizione di Turrisi, che in tal modo si rafforza e, avendo al suo interno un partito, può contrapporsi giocando alla pari con l’altra grande coalizione in campo, quella guidata dal dentista Roberto Materia, che si caratterizza come polo civico barcellonese, ma che tuttavia vanta tra i suoi alleati i Dr, il partito di cui è leader l’on. Beppe Picciolo, tutt’ora in ascesa nella politica siciliana. Così aumentano anche per Turrisi le possibilità di giungere al ballottaggio, obiettivo che con un Pd sfilacciato appariva oltremodo incerto. Questo dato determinato dalla positiva soluzione barcellonese della vicenda locale del Pd produce anche un effetto collaterale che ha ripercussioni a livello provinciale ed è un alleggerimento della tensione che si era accumulata intorno al Segretario provinciale Basilio Ridolfo accusato spesso di immobilismo. L’unità del Pd nella città del Longano, ottenu-

ta grazie alla sua instancabile opera di mediazione, ora lo ha rende più forte e gli consente di affrontare con maggior serenità l’Assemblea provinciale fissata per l’8 Maggio. Ma a Barcellona si è consumato anche un altro evento di rilevanza certamente provinciale, ma per certi versi anche regionale e nazionale: l’annuncio dell’addio alla politica dell’ex-senatore Domenico Nania, avvenuto in piazza San Sebastiano nel corso di quello che potrebbe essere stato l’ultimo comizio della sua carriera politica. Una piazza che aveva registrato le tappe dei suoi successi e che ora vede i suoi concittadini ammutoliti testimoni di un addio forse precoce. Un comizio che non tutti hanno capito e di cui molti hanno colto solo alcuni passaggi per criticarli o, quantomeno, per giudicarli inopportuni. Giuseppe Picciolo, capogruppo dei Dr all’Ars e Presidente del Pdr, ha invece così commentato l’annuncio del ritiro dalla vita politica dell’exvice presidente del Senato.“Le dichiarazioni pubbliche del se-

Mimmo Nania natore Domenico Nania, che di fatto lo consegnano ad un preciso momento politico di questa città, sono un ulteriore contributo di chiarezza in merito al fatto che il progetto, che stiamo presentando in questi giorni ai barcellonesi, è espressione di una coalizione forte, autorevole e senza sovrastrutture che agiscono nell’ombra”. “Materia – ha poi aggiunto Picciolo entrando nel vivo della campagna elettorale in corso - è il rappresentante di tutti coloro che hanno avuto il coraggio di anteporre al proprio interesse di parte o alle pseudoappartenenze le esigenze e i bisogni di Barcellona. Un progetto nuovo, di prospettiva, con una guida autorevole, autonoma e al di sopra delle parti”. Sulla stessa lunghezza d’onda il candidato sindaco Roberto Mareria che afferma:“Si è provveduto ad una sintesi politica per produrre un grande progetto civico unitario. Le diverse appartenenze partitiche presenti non hanno perso la loro identità, hanno semplicemente sposato un progetto rivolto alla crescita ed allo sviluppo

economico di Barcellona Pozzo di Gotto, del quale sono stato individuato come garante super partes, poiché da diversi anni non appartengo a nessun partito politico. Sebbene abbia deciso di raccogliere questa enorme responsabilità solo venti giorni fa, a giorni saremo in grado di presentare la nostra idea della Barcellona di Domani”. Il programma cui si riferisce Materia è stato concordato e condiviso con i rappresentanti delle 7 liste della sua Coalizione. Materia aggiunge: “Siamo giunti a questi risultati perché utilizziamo il dialogo come metodo. Saremo ambiziosi, ma con i piedi ben piantatati a terra. Ascolteremo ancora eventuali suggerimenti che possano migliorare un crono-programma che per noi rappresenta già oggi un risultato soddisfacente. Cercheremo di essere concreti e mireremo, oltre a garantire la normale amministrazione, diventata oramai straordinarietà, a progettualità alte perché la nostra Città ne ha, senza ombra di dubbio, le possibilità. I giovani saranno al centro di questo progetto ed a loro saranno finalmente consegnate le chiavi del loro futuro”. Giuseppe Sottile, candidato di FdI, spera nella venuta della Meloni a Barcellona, mentre da indiscrezioni pare che nella giunta della Collica potrebbe entrare l’avv. Paolo Genovese.

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Maggio 2015 - Politica regionale

Il Paginone

La regione siciliana a grandi passi verso il

d i Maria de lo s Angeles Ga rcia L’ultimo atto - Per favore, che nessuno dica, poi, che non avevamo scritto tutto in anticipo: la missione impossibile dell’azzeramento dell’autonomia regionale siciliana, che il pd aveva affidato a Rosario Crocetta, due anni e mezzo fa, è arrivata al suo ultimo atto. Con il bilancio e la legge finanziaria che l’assemblea regionale sta approvando mentre scriviamo, sul filo di lana del 30 aprile, data ultima consentita dalla legge, lo Statuto autonomistico va, definitivamente, in soffitta. Crocetta, in questo periodo, è riuscito a creare un “buco” che, secondo l’assessore all’economia, Alessandro Baccei, sarebbe di tre miliardi. Ma i numeri veri sono di ben altre proporzioni. Basti pensare che solo dalle somme destinate al funzionamento delle aziende sanitarie, sono “spariti” cinque miliardi di euro. Che il governo ha in parte (due miliardi) coperto con due successivi mutui incostituzionali. Se la matematica non è un’opinione, solo per restare alle cifre della sanità, quindi, bisognerebbe aggiungere i due miliardi di debito contratti con i mutui ai cinque utilizzati in “altra maniera”. Non sottrarli, come fa furbescamente Baccei, alludendo ai soldi che ancora si debbono trovare per coprire il debito che la regione ha nei confronti delle aziende sanitarie. E a queste somme aggiungere poi, correttamente, gli interessi che saranno pagati con i mutui e quelli che la Regione dovrà rimborsare alle aziende sanitarie che, a loro volta, hanno contratto prestiti con le banche per poter continuare a funzionare. Si comprende cosi’ come il disavanzo attuale non sia di tre, ma di quasi dieci miliardi: una cifra folle. Un debito che grava, per intero, sulle spalle dei siciliani. E che costituisce la pesantissima palla al piede dello sviluppo negato alla Regione e ai suoi abitanti. La legge e la politica - Un disavanzo “costruito”, giorno dopo giorno, con procedure che sono “fuori” dalle regole della contabilità pubblica, che è regolata da leggi precise. Il governo infatti non avrebbe mai dovuto né potuto utilizzare i soldi destinati alla sanità per “altre” finalità. Che nessuno ha mai spiegato né rendicontato. Ma non basta. Il governo non avrebbe dovuto né potuto sottoscrivere dei mutui per coprire una esigenza di spesa corrente. I mutui si possono contrarre solo per la realizzazione di infrastrutture. Per aumentare, insom-

L’assemblea regionale, in grandissimo ritardo, vota la legge finanziaria di quest’anno - Sicilia Nazione, il movimento fondato dall’ex assessore Gaetano Armao, denuncia le anomalie del bilancio regionale - la sopravvivenza della Regione legata alle decisioni del governo nazionale ma, il patrimonio a disposizione dei cittadini: per fare scuole, strade, ponti, ospedali. Opere destinate a durare nel tempo e a migliorare la qualità della vita dei cittadini. Un debito fatto per coprire altri debiti grava sulle finanze pubbliche e finisce per produrre l’effetto contrario: fa innalzare le tasse a carico dei cittadini, peggiorando la qualità della loro vita. Il governo non avrebbe dovuto né potuto prevedere nei suoi bilanci, entrare “presunte”, cioè false, o comunque non certe. Lo prevedono espressamente una decina di leggi e lo prescrive in maniera chiarissima la modifica costituzionale che impone alle amministrazioni pubbliche il pareggio di bilancio. Eppure la finanziaria presentata dal governo “prevede” un miliardo di “entrate” legate a un ipotetico accordo con il governo nazionale ancora non scritto né siglato. Un accordo che dovrebbe portare a un contributo “straordinario” di quasi mezzo miliardo e lo spostamento in avanti delle rate di mutuo da pagare alla cassa depositi e prestiti. Con le somme falsamente risparmiate, il governo pensa di erogare i contributi ai comuni e alle amministrazioni locali. Ancora. Il governo non avrebbe dovuto né potuto tenere in bilancio i cosiddetti “residui attivi inesigibili”, le somme cioè che la Regione ha nel tempo previsto di incassare ma che – per vari motivi – non sono più incassabili. La Regione fa finta cioè di poter contare su denari che si sa già che non arriveranno. Per contro, spenderà le somme equivalenti. Generando cosi’ altro disavanzo. Cioè altri debiti. Ma soprattutto, il governo regionale non avrebbe dovuto né potuto sottoscivere con il governo nazionale l’ormai famoso “patto scellerato” con cui ha rinunciato al contenzioso dinanzi alla Corte Costituzionale, che avrebbe portato nelle casse regionali oltre sei miliardi di euro. Lo confermano due sentenze

della scorsa settimana emesse proprio dalla Consulta a proposito delle accise – le imposte sull’energia – che, nelle regioni a Statuto speciale, sono di competenza delle regioni e non dello Stato. Solo da queste sentenze la Sicilia avrebbe ricavato, di qui al 2017, i tre miliardi del disavanzo “ufficiale” riconosciuto da Baccei. Si tratta di comportamenti illegittimi che sono passati sotto silenzio per un preciso disegno politico. I controlli saltati - Eggià. Tutto questo è potuto accadere solo perché in Sicilia sono saltati tutti i sistemi di controllo democratico e costituzionale. Per volontà politica. Mica per caso. Nessuno se n’è accorto, ma – ripetiamo – da due anni almeno è in corso un vero e proprio “esperimento” che conferma il ruolo della Sicilia come “laboratorio” delle forme più avanzate di alchimia politica. L’obiettivo – dichiarato – di partenza, era quello dell’abolizione dell’autonomia regionale, privilegio da sempre “insopportabile” per la politica nazionale. Soprattutto perché, nell’epoca di Raffaele Lombardo e del suo movimento autonomistico, lo Statuto siciliano era diventato un esempio migliorabile certo, ma soprattutto riutilizzabile, nel processo di costruzione del “modello” federalista tanto caro alla Lega. Smontare e rendere inservibile quel modello era diventata una priorità per la sinistra italiana, che aveva abbracciato il modello federalista solo al momento del “ribaltone” nazionale che fu sugellato dalle modifiche al titolo quinto della costituzione. Quelle modifiche, che la sinistra italiana e la Lega – giusto per ricordare - hanno fatto a colpi di maggioranza “contro” la destra. Modifiche – insensate e scellerate – che hanno spalancato le porte a tutti gli sprechi delle regioni italiane: dalle spese pazze dei gruppi consiliari a quelle delle “ambasciate” regionali, dalla incontrollabilità della spesa alle

Rosario Crocetta recentissime “gettonopoli”. Poi la lega si è affrancata anche dalla sinistra. Sull’onda degli scandali e dell’indignazione “antipolitica”, alle ultime elezioni nazionali si è scatenato lo Tsunami grillino. E la sinistra italiana in cerca d’autore, che comunque ha conquistato la guida del Paese, cambiato politica e obiettivi. Decidendo che il modello autonomista e federalista andava annientato. Partendo dalla Sicilia. E chi meglio del leader della “rivoluzione” aglio, olio e peperoncino, avrebbe potuto smantellare il “totem” della storia dell’autonomia in salsa tricolore? E cosi’ il buon Saro, cavalcando scandali e debolezze della politica, ha messo le mani nel “cuore” del sistema siciliano, smontando la formazione professionale, la governance della sanità e quella del territorio. Ha fatto finta di modificare le province e ha asfissiato le autonomie locali, ha modificato la struttura delle aree industriali, ha destrutturato la struttura burocratica usando come clava i privilegi dei regionali, ha svenduto il sistema delle concessioni petrolifere ed estrattive, ha paralizzato l’utilizzazione dei fondi europei, ha unilateralmente rinunciato alle prerogative “pattizie” dell’autonomia regionale, fatto saltare il bilancio e le finanze della Regione. Ha creato – insomma – le condizioni utili affinchè la politica regionale non fosse più “ascara” di quella nazionale, ma ufficialmente e irrimediabilmente subalterna. Un processo pazientemente guidato, in quest’ultima fase, dai “funzionari” del pd ufficialmente e sotto gli occhi di tutti inviati da Roma a gestire l’assessorato regionale all’economia, che è sempre stato il cuore del sistema istituzionale siciliano. Nel silenzio, quasi assoluto dell’opposizione. L’unico ad occuparsi – a tempo pieno - di questa situazione estrema della politica e dell’economia siciliana, è l’ex assessore all’economia del governo Lom-

bardo, Gaetano Armao, che ha perfino fondato un movimento d’opinione, Sicilia Nazione. Sicilia nazione, giorno per giorno, lavora per evidenziare le violazioni dello Statuto, la forzatura di leggi e regolamenti, lo spreco di risorse, che caratterizza l’azione devastante del governo Crocetta. Portano la firma di Armao e dei sostenitori del suo movimento, decine di esposti alla Corte dei Conti, al tribunale amministrativo regionale e al Consiglio di giustizia amministrativa. Anche in occasione della presentazione del bilancio e della finanziaria, pare che solo Sicilia Nazione abbia notato le incongruenze della contabilità del governo. “La Corte dei conti – è stato affermato in conferenza stampa – avrà grosse difficoltà a concedere la parifica su questi documenti contabili. E i deputati che dovessero approvarli, si assumeranno delle gravi responsabilità. Politiche innanzi tutto.” Il commissario epurato - Nel buio della politica regionale, al progetto di Crocetta in realtà, all’interno della struttura istituzionale, si opponeva – di fatto - l’ufficio del Commissario dello Stato: quel Prefetto che, storicamente, aveva dato forma e sostanza al rapporto istituzionale pattizio e paritario voluto dai padri dello Statuto e dai Costituenti. La Regione, liberamente, varava le sue “leggi”. E il Commissario ne valutava la coerenza costituzionale. Il Commissario, per conto del governo nazionale, aveva il compito di esaminare preliminarmente le leggi regionali. E il potere di impugnare, di bloccare cioè, le norme non in linea con la Costituzione e le leggi nazionali. La Regione, dinanzi alle impugnative del Commissario, aveva la possibilità di chiedere un pronunciamento della Corte Costituzionale. In presenza del Commissario, la serie di palesi e stridenti violazioni di leggi e regolamenti che abbiamo elencato non sarebbe

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o il “fallimento”: Bilancio 2015 fine dell’autonomia mai stato possibile. E i precedenti tentativi portati avanti dai governi guidati da Saro Crocetta lo confermano. I bilanci e tutte le manovre finanziarie degli anni precedenti sono state letteralmente “massacrate” dalle impugnative. E allora, ecco la soluzione. La Corte costituzionale ha autonomamente deciso di valutare la costituzionalità dell’attività del Commissario dello Stato. E appena prima di diventare Presidente della Repubblica, provvidenzialmente, Sergio Mattarella, fu estensore della sentenza che ha “epurato” il sistema siciliano del controllo preventivo di legalità. In nome dello Statuto, per carità. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ed è macroscopicamente incostituzionale, oltre che palesemente politicamente scorretto. Giusto per restare alla violazione più recente e più scottante, basta analizzare l’accordo di rinuncia al contenzioso per gridare alla violazione delle più elementari norme della legge e della logica. La materia finanziaria è, in Sicilia, di esclusiva competenza del parlamento regionale. Il governo “propone” bilanci e manovre finanziarie. Ma la parola ultima spetta all’assemblea regionale. Come è possibile quindi una “rinuncia al contenzioso”, ad entrate certe e certificate quindi, sottoscritta unicamente dal governatore? Chi gli ha dato questi poteri? Perché l’Assemblea non è intervenuta? E il bilancio che deriva da questa scelta “unilaterale” chi potrà mai impugnarlo, se il Commissario è stato “cancellato” e il governo nazionale, che ha ereditato il potere di impugnativa, è il “beneficiario” di questa violazione? Bella domanda, direte. A cui non possiamo opporre un’altrettanto concreta risposta. Non l’abbiamo. O meglio, l’avremmo. Ma saremmo accusati certamente di lesa maestà. Perché si basa su un’altra domanda indiscreta: a chi giova la mancanza di controllo sugli atti della Regione?

Il dibattito sul Bilancio 2015 Il personale regionale - La finanziaria prossima ventura somiglia a tutte quelle precedenti. E’ quasi tutta lacrime e sangue. Tranne qualche ben dosata stilla di miele, riservata al cerchio magico del potere. E’ una legge che toglie ai poveri per dare ai ricchi. O meglio, toglie ai deboli per dare ai forti. E’ una regola generale a cui la politica non riesce a sottrarsi quasi mai, soprattutto nei periodi di “basso impero”, come quelli che stiamo vivendo. Il “taglio” più vistoso e rivoluzionario sbandierato in questi giorni è il taglio agli stipendi e ai privilegi dei regionali. I nostri lettori forse sanno, forse no, che i dipendenti di mamma Regione hanno un trattamento economico e pensionistico “diverso” da quello dei loro colleghi del resto d’Italia. Retaggio anche questo, delle previsioni statutarie. Che avevano tutte una loro nobile origine di alta riflessione politica e amministrativa. Ma che – nel tempo – sono molto spesso state attuate nella maniera più insensata e irrazionale possibile. I padri dello Statuto avevano ragionato pressappoco cosi’: i funzionari e i dipendenti della regione dovranno muoversi in un contesto oggettivamente difficile per il ritardo di sviluppo della loro terra. E dovranno applicare norme e gestire competenze che non hanno similari in nessuna altra parte della nazione. Giusto quindi prevedere che la Regione abbia piena

competenza e autonomia nel gestire il rapporto di lavoro con il suo personale. Prendendo come base il trattamento economico e contrattuale delle altre istituzioni similari, ma con possibilità di migliorarlo. Nel tempo, è accaduto che la “qualità” del personale sia gradualmente diminuita. L’ultimo concorso pubblico risale alla notte dei tempi. E gli organici sono stati ingrossati, a dismisura, con l’immissione di ogni tipo di “ex” dipendenti pubblici, con cicliche sanatorie di finti precari, a partire da quelli dalla famosa legge sull’occupazione giovanile. Per arrivare all’esercito di stagionali impiegati nelle campagne antincendio, passando per i qualificatissimi precari dell’arpa, dei tecnici delle sanatorie edilizie e gli operatori della protezione civile. Un popolo di siciliani che hanno conquistato il miraggio e il privilegio di un posto fisso esclusivamente attraverso la militanza e la selezione politica. E che gode adesso dei privilegi che, settant’anni fa, erano stati previsti per pochi, qualificati operatori. Una incongruenza della politica. Che la politica di questa stagione vuole sanare con una nuova incongruenza, che si somma alla prima, senza cancellarla. Perché razionalizzare l’uso dei permessi sindacali, allineandoli alla media nazionale è un conto. Utilizzare al meglio i fondi destinati allo straordinario, filtrare

acquisti e utenze, disciplinare l’uso delle autovetture e dei telefoni è cosa buona e giusta. Ma tagliare, orizzontalmente, stipendi e indennità è un altro conto. Che ha rilevanza giuridica. La furia populistica dell’antipolitica rischia, insomma, di portare l’amministrazione regionale verso un contenzioso-monstre contro i propri dipendenti. Una prospettiva che, oltre che irrazionale, rappresenterebbe una vera e propria bomba a orologeria per i già precarissimi equilibri finanziari regionali. Cosa accadrebbe se la regione, pensando di riuscire a risparmiare forzosamente un centinaio di milioni si trovasse poi a doverli restituire, moltiplicati e arrotondati da interessi e spese legali? I precedenti non mancano. I tribunali amministrativi quotidianamente censurano le scelte del governo. Sulla cui affidabilità amministrativa ormai è legittimo dubitare. Fortemente. Luci e ombre - Ecco perché il personale esistente andrebbe rapidamente professionalizzato. Con un investimento in alta e media formazione. Attraverso una opportuna, seria e rigida, selezione interna. E un parallelo taglio alle consulenze esterne, al ricorso a tecnici e specialisti di ogni materia, la cui presenza - spesso non oggettivamente indispensabile – costa enormemente e provoca la stizzita, irritata, reazione di quei dipendenti che, pur avendo una buona formazione personale, esperienza

e competenza, vengono spesso utilizzati per funzioni meno gratificanti o diverse da quelle che sarebbero opportune. Non passa giorno, poi, senza la notizia del reclutamento o della ricerca – in un modo o nell’altro – di nuovo personale esterno, destinato a diventare precario interno, per coprire esigenze “estemporanee”. O a tamponare nuove emergenze politiche e sociali, come è accaduto nel caso del nuovo, milionario, stanziamento di bilancio per dare lavoro a un drappello di collaboratori di giustizia. Interessante, ma ambigua, iniziativa, che ha dimostrato le sue debolezze già nel corso della conferenza stampa nel corso della quale il governatore ha presentato – si fa per dire – ai giornalisti i primi due nuovi assunti. I due infatti erano mascherati da grotteschi passamontagna da rapinatori in trasferta. Una misura necessaria – ha spiegato Crocetta – per tutelare il loro anonimato. Comprensibile. Meno comprensibile è il modo in cui queste persone possano svolgere una qualsiasi funzione lavorativa all’interno della Regione. Andranno a lavorare mascherati? Entreranno da sottopassaggi? Non avranno mai colleghi “civili”? Come si farà a pagarli mantenendo il loro anonimato? Come si compileranno le loro buste paga o le valutazioni, obbligatorie, del raggiungimento dei risultati? Chi si occuperà delle loro “pratiche” personali? Che nome ci sarà nei loro cartellini segna orario che sono anche di “riconoscimento” del personale regionale? Domande tutte queste che meriterebbero una risposta chiara e comprensibile. A meno che Crocetta, nel frattempo, non sia riuscito a organizzare una sorta di dipartimento autonomo e supersegreto, in cui i nuovi dipendenti regionali incappucciati possano muoversi liberamente interagendo tra loro solo con nomi in codice…una sorta di Mossad in brodo di Trinacria. Ma fateci il favore…

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Maggio 2015 - Comunicato stampa

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Maggio 2015 - Siracusa

Comune, nuovo prestito milionario per pagare gli stipendi di Rosa Tomarchio E anche stavolta gli stipendi dei dipendenti comunali sarebbero salvi. Ma il mese prossimo, quando si ripresenterà la stessa situazione, perchè si ripresenterà, sarà punto e a capo. Non resta altro da fare, chiedere un ulteriore prestito. Oggi dalla Tesoreria del Comune è partita la formale richiesta di deliberazione del provvedimento da parte della Giunta. A cui non resterà altro da fare, se non procedere con la richiesta di ampliamento delle somme richieste all’Unit Credit per poter cosi onorare la mensilità di aprile del personale. La richiesta è, ovviamente, esosa. Si parla di 20 milioni circa da estinguersi entro dicembre 2015. I dipendenti tirano oggi un sospiro di sollievo, ma restano comunque in ambasce perche sanno che il disagio si ripresenterà. Hanno saputo del ritardo dei pagamenti di aprile proprio a fine mese, tre giorni fa. “Anche noi abbiamo mutui e scadenze da pagare - esclama un dipendente comunale che preferisce restare nell’anonimato per ovvi motivi - eppure, loro cosa fanno? Continuano a dare incarichi esterni, nuovi consulenti, addirittura sembrerebbe che una dirigente andata in pensione sarebbe stata richiamata a lavoro come consulente esterna. Questo perchè, a loro dire, non ci sarebbe nessuno in grado di svolgere il lavoro allo stesso modo, al meglio. I cittadini devo sapere!”. Questo sfogo resta anonimo e comunque una voce nel deserto. La stragrande maggioranza dei dipendenti comunali preferisce tacere, forse teme “punizioni esemplari” dall’alto. Ma c’è qualcuno che si indigna,

e non poco, pur copadri e prendosi il madri che volto, ma hanno alle prestando prese con la sua rable scadenze bia: “Tutti di mutui e si lamenprestiti. Di tano, ma seguito la nessuno ha nota della il coraggio Ragioneria: di parlare “Considedice - tace rato che a pure l’opcausa dei posizione ritardi dein consigli accreglio comuditamenti nale che è dei trasferiinformata menti erabenissimo riali e redi quanto Il palazzo del comune e la richiesta delibera prestito gionali, accade ogni fine mese al Comune. Come mai amministrazioni che hanno an- nonchè dell’incasso dei tributi neanche la politica parla?”. Sti- nunciato il dissesto o che avreb- posti in riscossione, si verifica pendi di aprile salvati, ma il pro- bero superato il “pre” ormai da un deficit di cassa tale da non blema, a monte, resta e si ripre- tempo. (Avola, Floridia, Augu- consentire all’Ente il pagamensenterà inevitabilmente anche il sta, etc...). Vedi la recente pro- to di spese obbligatorie quali prossimo mese. Come ama dire testa Anci a Caltanissetta. Colpa stipendi e relativi oneri riflessi, spesso il vice sindaco Italia, “il dei presunti buchi finanziari la- rate di mutuo e altre obbligapesce puzza dalla testa”. A que- sciati in eredità dalle precedenti zioni contrattuali per il 2015. sto punto, ci sarà alla base una amministrazioni? Anche. Ma Vista l’autorizzazione all’ancattiva gestione delle finanze è inequivocabile che qualcosa, ticipazione di Tesoreria emespubbliche da parte degli enti lo- ora, non funziona come dovreb- sa dalla Giunta municipale per cali? Non mancano le aggravan- be, prova ne è il documento che l’anno 2015 con deliberazione ti: mancati trasferimenti erariali, attesta la richiesta di prestito da n. 191 del 18/11/2014 nei limiti rubinetti a secco alla Regione e parte della Ragioneria del Co- dei tre dodicesimi ; visto che il quindi mancato passaggio di mune alla Giunta Garozzo. Non Comune di Siracusa ha già fruliquidità ai comuni; non solo, solo, poi ci si mette l’aggravan- ito dell’anticipazione concessa ad aggravare la situazione ci si te dei costi della politica. La integralmente ; visto che il Cometterebbe la già preannunciata notizia ha scosso e non poco gli mune di Siracusa può chiedere ondata di evasione fiscale alla animi dei dipendenti comunali, l’ampliamento da tre a cinque vigilia della riscossione della già messi a dura prova: a Pa- dodicesimi dell’anticipazione tassa sulla spazzatura. Molti non lazzo avrebbero fatto ingresso di tesoreria in base al Digs n. pagheranno per mancanza di li- altri quattro consulenti esterni, 4 del 28/01/14 art. 2 co 3 bis; quidità “familiare”. Situazio- due incarichi all’ufficio Europa, visto il regolamento comunale ne ad imbuto da cui è difficile altri due all’ufficio Energia. Si contabilità, per le ragioni espouscirne, forse non impossibile. parla di 12mila euro l’anno cia- ste in parte motiva, si propone Ovviamente, il Comune di Si- scuno. Cifre che comunque non alla Giunta la deliberazione racusa non è il solo. Stessa si- inciderebbero, alla fine, sui con- del seguente dispositivo: 1- Le tuazione emergenziale anche in ti destinati al pagamento degli premesse formano parte intealtri comuni siciliani, in provin- stipendi dei comunali. Ma che grante della presente proposta; cia di Siracusa sono diverse le fanno in ogni caso arrabbiare, 2- di richiedere al Tesoriere

comunale - Unit Credit Spa, la concessione dell’ampliamento dell’anticipazione di Tesoreria di ulteriori 2/12 pari a euro 20.196.058,00 da estinguersi entro il 31/12/2015; -3 di autorizzare il Tesoriere a rivalersi di quanto dovutogli, in dipendenza dell’anticipazione di tesoreria, su tutte le entrate fino alla totale compensazione della somma anticipata e relative competenze, con carico dello stesso di liquidare di liquidare le competenze con regolare staffa c/o altresì prospetti dimostrativi analitici; 4- di utilizzare l’anticipazione di che trattasi in conformità alle vigenti disposizioni di legge; 5 - di corrispondere gli eventuali interessi relativi alla suddetta anticipazione con emissione regolare mandato di pagamento e di far gravare gli interessi stessi al pertinente intervento del bilancio di previsione 2015; 6 - di dare atto che gli interessi sull’anticipazione di tesoreria decorrono dall’effettivo utilizzo delle somme e saranno commisurati all’Euribor. 3 (tre) mesi /365 media mese precedente la fine di ciascun trimestre oltre lo spread di 2,5 % e saranno liquidati per trimestre solare sul codice di bilancio 1010306 cap, 1475 a voce “interessi passivi su anticipazione di tesoreria” che presenta bilancio pluriennale anno 2015 la disponibilità di Euro 560.000,00 da utilizzare nei limiti di legge; 7 - di autorizzare a carattere continuativo, l’utilizzo in termini d cassa delle somme a specifica destinazione su richiesta del servizio finanziario del Comune; 8- di rendere la presente deliberazione immediatamente eseguibile ai sensi dell’art. 134 , comma 4, del Digs n.267/00”.

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Fiume Simeto, il presidio chiama a raccolta le amministrazioni locali d i Chia ra Bua

Non capita spesso che dei privati cittadini si riuniscano e si diano delle regole per il bene della comunità in maniera del tutto spontanea, ma è proprio quello che da quasi un decennio sta accadendo nella Valle del fiume Simeto grazie al “Patto di Fiume”, un piano di natura contrattuale per la promozione dello sviluppo della Valle del Simeto in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale. I soggetti firmatari del Patto sono tre: l’università degli studi di Catania, il presidio partecipativo (formato sia da singoli cittadini che da associazioni) e i dieci comuni della Valle del Simeto (Adrano, Belpasso, Biancavilla, Centuripe, Motta Sant’Anastasia, Paternò, Ragalna, Regalbuto e Santa Maria di Licodia). Mentre, però, l’università e il presidio partecipativo hanno già espletato tutte le formalità necessarie per apporre la firma che sancirà la nascita effettiva del patto, le amministrazioni comunali si sono finora dimostrate poco ricettive. Al fine di spronare gli amministratori locali a fare la propria parte approvando le delibere consiliari, necessarie per la sottoscrizione della convenzione quadro del patto di fiume Simeto, il presidio partecipativo ha organizzato giovedì 23 aprile, ad Adrano, un incontro pubblico a cui sono stati invitati gli amministratori dei dieci comuni della Valle: a loro è stato chiesto di impegnarsi pubblicamente affinché le delibere vengano approvate nel più breve tempo possibile. «Il presidio si è costituito il 27 febbraio - ha affermato Silvana Ranza, presidente del presidio partecipativo del patto di Fiume Simeto -

Un momento dell’incontro e a destra la prova dell’impegno preso dagli amministratori

e l’università di Catania ha deliberato la convenzione, mentre i Comuni finora hanno soltanto rallentato la nostra azione. Soltanto due Comuni, Centuripe e Regalbuto, hanno già fatto il loro dovere, mentre gli altri otto sono ancora fermi, in attesa di non si sa bene cosa. È necessario che capiscano l’urgenza del momento, che il loro continuo rimandare rischia di far perdere al loro stesso territorio un’opportunità unica di crescita e di sviluppo». Secondo quanto indicato nel documento che enuncia gli obiettivi e i valori che stanno alla base di questo ambizioso progetto, il Patto di Fiume Simeto si prefigge lo scopo di «migliorare la qualità della vita delle comunità antropiche, viste come interdipendenti dalle altre specie viventi e dalle risorse naturali della Valle, incrementando le opportunità lavorative, culturali, sociali e affettive, sia per i vecchi che per i nuovi abitanti attraverso la rilettura di valori ed errori del passato; la riconfigurazione delle politiche e delle pratiche dell’abitare sulla base di un principio di ricucitura del rapporto tra uomo, società e ambiente; l’attuazione

dei principi dell’economia sostenibile e solidale (riuso, riciclo, inclusione sociale, equità, emancipazione, legalità); la rigenerazione del rapporto tra le comunità insediate e il sistema fiume, inteso non solo come asta fluviale ma come territorio (componenti ambientali, sociali, produttive, ecologiche, ecc.), basato su un sistema di valori e regole condivise». Punto di forza di questo progetto è la società civile e la sua forza di aggregazione, un aspetto che ha colpito i dirigenti del ministero per lo sviluppo economico, i quali hanno deciso di inserire il patto di Fiume Simeto all’interno della “Strategia nazionale per le aree interne”, un piano di sviluppo destinato alla valorizzazione del territorio. A causa, però, dell’inadempienza delle amministrazioni comunali, la Valle del Simeto rischia di essere esclusa dal piano del ministero perdendo così un’incredibile opportunità. Chiamati a raccolta, gli amministratori locali hanno presenziato all’incontro organizzato ad Adrano e hanno annunciato che a breve approveranno le delibere consiliari. «L’incontro di oggi - ha commentato a conclusione del dibattito

Silvana Ranza - ha portato ad un grande risultato: dopo mesi e mesi di promesse e di ritardi, le amministrazioni dei Comuni che non lo hanno ancora fatto si sono pubblicamente impegnate ad approvare entro il 5 maggio 2015 le delibere consiliari, con le quali sottoscriveranno la convenzione quadro del patto di Fiume Simeto. Siamo molto contenti di essere riusciti ad ottenere questo impegno pubblico da parte dei sindaci, dei presidenti del consiglio, degli assessori e dei vari delegati presenti all’incontro, i quali, durante i loro interventi, si sono tutti dimostrati finalmente entusiasti di entrare a far parte di un progetto così importante per il nostro territorio. All’indomani dell’approvazione di tutte le delibere consiliari - ha proseguito la presidente del presidio - potremo comunicare al ministero che il patto di Fiume è pronto e si potrà così far partire il laboratorio, che, in sinergia con i tecnici del ministero, lavorerà alla coprogettazione della piattaforma progettuale. Inoltre, i tre soggetti portanti del patto - università, presidio partecipativo e comuni - potranno finalmente riunirsi per ap-

porre la firma ufficiale che sancirà la nascita, a tutti gli effetti, del Patto di Fiume Simeto». Il patto ha inoltre già individuato una sua governance, per darsi delle regole e delle linee guida, che è rappresentata da un’assemblea all’interno della quale saranno presenti tutti i soggetti firmatari: i dieci sindaci, il rettore dell’Università e due rappresentanti del presidio Partecipativo sederanno in quello che è una sorta di parlamento della Valle. «Si tratta di una novità assoluta per il nostro territorio - ha dichiarato David Mascali, uno dei due rappresentanti del Presidio all’interno dell’assemblea - per la prima volta i cittadini avranno la possibilità di sedere al tavolo delle decisioni per prendere attivamente parte allo sviluppo di progetti per la crescita della Valle, attraverso un meccanismo partecipato. Quello che abbiamo messo in piedi è un nuovo modo di intendere e di attuare la gestione di un territorio così vasto e così problematico come quello della Valle del Simeto: tutto verrà discusso e deciso insieme perché tutti i membri avranno esattamente lo stesso peso».

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Premio alla solidarietà “Marcello Giuffrida” per dire basta alla guerra di Lella Battiato L’Auditorium del dipartimento materno-infantile Arnas, diretto dal prof. Giuseppe Ettore, svolge un lavoro che porta la vita, non è solo un medico ma mette tutto il cuore e l’impegno, al presidio ospedaliero “Garibaldi-Nesima” (direttore sanitario Beppe Giammanco), ha ospitato la IV edizione del premio “Marcello Giuffrida” nel decennale della scomparsa, anima storica del gruppo volontari di Catania, che ha dato un contributo notevole alle attività di protezione civile ricoprendo incarichi di rilievo nazionale. A promuovere la manifestazione l’associazione Amici del volontariato Marcello Giuffrida, presieduta da Enzo Zappulla, che ha sottolineato in modo esaustivo l’alto valore didattico e sociale del tema “Stop alla guerra, sorridiamo alla Pace. Cento anni di guerra bastano!”, in forte sintonia col luogo, destinato alla nascita della vita e con l’attualità: “la nostra Associazione ha tra i grandi scopi, non soltanto quello di presentare un premio da assegnare a studenti delle scuole secondarie e un premio da destinare ad una associazione o persona che si sia distinta nel campo dell’attività di volontariato o della protezio-

Zumbo, Giammanco, Caffo, Muscarà, Lanteri, Incorpora, Di Fazio, Ettore, Zappulla (Foto Andrea Tricomi) ne civile, ma divulgare attività di aggregazione e impiego libero mediante attività culturali, ricreative e conviviali in genere”. Un evento quest’anno, per l’argomento posto, in linea con le problematiche attuali che richiama la drammatica esperienza della guerra, che ha lasciato una traccia profonda negli animi, e spinge a una riflessione per comprendere la sua disumanità “la morte si sconta vivendo”. Oggi, dopo che si sono spenti i focolai di guerra nella ex Jugoslavia e in Cecenia, se ne sono accesi altri in Ucraina e la comunità europea, non essendo giunta a divenire una vera e propria entità politica sovranazionale, si trova a che fare con una crisi di identità, mentre incombe sul

vecchio continente la minaccia dei movimenti jihadisti islamici, migranti del mare e il cimitero marino. La commissione, fra i numerosi componimenti pervenuti (temi, poesie, disegni, fotografie), ne ha selezionati cinque appartenenti a ordini di scuole differenti, assegnando buoni-libro a Serena Bonaventura, Salvatore Buscemi, Claudio Pagano, Francesca Sposito, Giovanna Valenti, e consegnati da Giuseppe Di Fazio, Giovanni Ferrara, Martina Giuffrida, Annamaria Polimeni, Stefano Scammacca, mentre un attestato è andato a tutti i partecipanti. Emozionato il pubblico presente alla lettura dei componimenti letti con straordinaria vocalità dall’attore Agostino Zumbo.

Riflettori puntati sulle opere di guerra di Salvatore Incorpora scultore pittore e scrittore, presente la figlia Gemma Incorpora. Fulvia Caffo, sovrintendente ai Beni culturali di Catania, ha illustrato con incisività, sulla scorta dell’autobiografia dell’artista, “Quell’andare”, un diario di memorie scritto negli anni ’80 e pubblicato nel 1992, attraverso testi e immagini pittoriche. Una storia di Salvatore Incorpora come “militare internato italiano” (la sigla Imi fu data dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, deportati nei territori del Terzo Reich nei giorni successivi alla proclamazione dell’Armistizio di Cassibile settembre 1943), che ha lasciato tra il nazismo e la prigionia un segno indelebile che si riflette in tutte le sue opere, ma trionfano anche le madri-archetipo simbolo della vita. “Le opere di Incorpora sono importanti affinché la memoria rimanga viva nelle giovani generazioni, ha sottolineato Fulvia Caffo, tuttavia assistiamo nei giorni odierni ad una nuova barbarie perpetrata dal terrorismo islamico che afferma il principio di distruzione del patrimonio storico-artistico, con l’assalto al museo archeologico del Cairo e a quello del-

la città di Mosul, veri e propri crimini di guerra, condotti per l’annientamento della civiltà. In questo contesto, ha evidenziato, rivolgendosi alla folta platea di giovani presenti, si colloca il monito dell’art. 9 della Costituzione italiana sulla salvaguardia e la tutela del patrimonio storico-artistico”. Il presidente onorario dell’associazione, Ata Lanteri, compagna di lavoro e di vita di Marcello Giuffrida, ha voluto precisare la necessità di “diffondere, seguendone l’esempio, la cultura del volontariato raccontandolo in un prossimo volume che conterrà una ricca documentazione fotografica dell’attività svolta in occasione degli eventi calamitosi – ha riferito visibilmente commossa – in cui mio marito Marcello e i suoi collaboratori furono impegnati”. A conclusione gli interventi musicali di Emanuele Boscarino alla chitarra e del gruppo corale “The Secret Chord”. L’altruismo sociale, evento della coscienza è stato il fil rouge della giornata in un contesto scientifico come l’ospedale, è anche biologicamente il risultato di un meccanismo genetico evolutivo, e la manifestazione nel migliore dei modi ha consolidato e diffuso la mission della giornata.

Nuovi paradigmi per il mercato del lavoro. A Economia c’è Start Up Your Business di Saro Faraci Un modello di Università Capovolta è possibile. Lo sanno bene gli studenti di Economia aziendale dove, unitamente a lezioni e attività formative tradizionali, c’è spazio anche per quello che loro chiamano “unconventional”. Lezioni gestite dagli stessi studenti, testimonianze di imprenditori e professionisti in aula, lavori di gruppo e perfino il Teatro d’Impresa, una formula innovativa della didattica sperimentata dalla prof.ssa Giorgia D’Allura per spiegare le dinamiche conflittuali nelle imprese familiari. Una Università Capovolta dove è possibile che alcuni studenti, dismessi per qualche mese i panni dei discenti, diventano loro stessi docenti, organizzatori e animatori delle attività didattiche, mettendosi al servizio di altri colleghi in una sorta di grande “gioco di squadra” dove a guadagnarci è

La foto di gruppo di fine giornata l’intero sistema universitario, non solo i fortunati beneficiari di queste iniziative. Lo sanno bene gli studenti di Economia aziendale che hanno appena finito un esaltante percorso formativo, sulla carta concepito per trasferire loro cultura d’impresa e delle start up, ma che si è trasformato presto in una esperienza di vita. Una parentesi, per carità, nella loro articolata

carriera universitaria ma, come insegna la matematica, dentro le parentesi si possono risolvere anche equazioni complesse che servono poi a dare soluzione all’intero problema. Quello dei giovani rimane sempre il problema del lavoro, non nascondiamoci dietro un dito. Ma se in un’aula universitaria c’è modo di imparare pure come avvicinarsi al mondo del lavoro con

maggiore consapevolezza delle proprie capacità, questo percorso formativo è tutto oro colato per i giovani. Dice Daniele Pecoraro, studente di Economia Aziendale e team leader di Meishi, una proposta di start up che si è aggiudicata l’edizione 2015 di Start Up Your Business – Un Vulcano di Idee, recentemente conclusosi al Dipartimento di Economia e Impresa. “Il mercato del lavoro oggi non segue più i paradigmi precedenti, ma ne sta esplorando ed inventando di nuovi. Per questo sono importanti attività didattiche che arricchiscono lo studio sui libri, affiancandolo a percorsi in cui lo studente testa sé stesso sulle abilità oggi richieste per fare la differenza. Congiungere teoria e pratica aiuta a rompere la zona di comfort ed incentiva la crescita personale e professionale. Ciò che si studia acquisisce un sapore nuovo, diventa motore di realizzazione e crescita tangibi-

le sul momento”. Daniele Pecoraro e i suoi colleghi Giorgio Di Cataldo e Alessandro La Rosa, Valentina Orifici e Danila Pelligra hanno concepito una proposta di start up molto originale “Meishi” – la creazione di una “app” che permette la creazione e la condivisione di biglietti da visita in formato digitale – e, superando la concorrenza di altri dodici gruppi, si sono aggiudicati Start Up Your Business – Un Vulcano di Idee, dopo aver partecipato a sei incontri seminariali tenutisi a Marzo al dipartimento di Economia ed impresa, magistralmente pensati ed organizzati da un team di loro colleghi – Federica Giangrande, Alessandra Misuraca, Daniele Murgo e Francesco Spampinato – che hanno allestito un evento di grande impatto mediatico, il Contest Day, svoltosi nella splendida cornice di palazzo dei Chierici a Catania il 23 aprile scorso.

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Maggio 2015 - Attualità

Federproprietà Sicilia: verso uno sviluppo sostenibile del territorio d i Mic h ele Pa la ma ra * La “pianificazione partecipata” è ormai una realtà consolidata. I cittadini hanno diritto a prendere parte alle scelte riguardanti il loro territorio. Singoli o associati, possono pronunciarsi sulle ipotesi di assetto e trasformazione previste dai piani e programmi urbanistici. D’altra parte anche i professionisti del settore hanno diritto a prendere parte alle scelte legislative in materia urbanistica. L’art. 12 dello Statuto Siciliano recita chiaramente: “I progetti di legge sono elaborati dalle Commissioni dell’Assemblea regionale con la partecipa-

zione della rappresentanza degli interessi professionali e degli organi tecnici regionali”. Nel settore dell’edilizia, oggi in Sicilia, sono numerose le problematiche e le difficoltà che i professionisti riscontrano giornalmente nel groviglio di norme arretrate riguardanti la gestione del territorio. Altrettanto numerosi sono i temi che meritano sempre più frequenti occasioni di dibattito: riqualificazione, trasformazione, recupero, tutela e valorizzazione del patrimonio storico e architettonico, tanto per citarne alcuni. Addetti e non addetti ai lavori sono più o meno concordi

nell’affermare ormai che servono apparati normativi basati sul cosiddetto “territorio zero”, cioè sulla rigenerazione di aree e strutture esistenti, riducendo al minimo l’impatto ambientale. Il principio ispiratore deve essere un generale contenimento dell’ulteriore crescita dell’occupazione di suolo per fini edificatori. Federproprietà, che si pone l’obiettivo di tutelare nei confronti delle istituzioni gli interessi della proprietà edilizia curandone lo sviluppo in armonia con l’ambiente ed il territorio, volendo promuovere una ecosostenibile pianificazione urbana, al fine di

elaborare e condividere l’obiettivo prioritario di tutela e riqualificazione del territorio entro cui rilanciare, fin da subito, il processo di ripresa economica e sociale della regione, intende sollecitare l’amministrazione messinese e i politici siciliani, e a tal fine organizzerà il convegno dal titolo “Messina: verso uno sviluppo sostenibile del territorio”. Il tema rappresenta quel momento necessario di rottura con il passato, ed è l’avvio di quei processi di trasformazione del territorio mirati alla sostenibilità ambientale e alla migliore qualità della vita, da offrire ai cittadi-

ni attraverso la realizzazione di città più vivibili. Ma altri spunti interessanti, come il risanamento dei grandi poli Industriali, il nuovo PRG di Messina, e il “social housing”, come strumento di perequazione urbanistica, emergeranno dall’incontro. Il Convegno si svolgerà nel prossimo mese di giugno a Messina, con la partecipazione di esponenti del mondo accademico, politico, istituzionale, giudiziario, dell’informazione, degli Ordini professionali. *Consigliere Ordine Architetti Messina – Federproprietà Messina

lavorando sul contratto di servizio con Trenitalia. E’ chiaro che difendiamo gli interessi pubblici e il contratto di servizio va collegato al miglioramento della rete dei servizi e della rete altrimenti rischiamo di far cose che non hanno senso”. Che moltissime cose tra quelle che hanno fatto sono prive di senso è una verità incontrovertibi-

le. Che Crocetta ne prenda atto è buon segno. Ma il colmo il presidente della Regione lo ha raggiunto quando ha affermato: “Non si può dire che la risposta della pubblica amministrazione sia stata lenta, è stata velocissima. Ma lo stato d’emergenza deve essere dichiarato immediatamente, dobbiamo arrestare la frana altrimenti non ha senso

sistemare la strada. Parlerò col ministro Delrio e il sottosegretario De Vincenti, e porrò l’urgenza della dichiarazione di stato d’emergenza, perché quello potrebbe accelerare anche i lavori della ferrovia. Abbiamo 316 milioni di danni che richiedono interventi immediati. Non possiamo aspettare la prossima frana per dire che nessuno lo ha

segnalato, lo stiamo segnalando in tutte le salse. Stiamo dicendo che non si può procedere in questo modo”. Già. Anche noi lo stiamo dicendo in tutte le salse che non si può procedere in questo modo. E abbiamo pure capito, e da un pezzo, tutte le scientifiche mosse di scopone… Nunzia Scalzo

continua dalla prima no sbagliato strada. Come mai prima ci volevano 4 o 5 ore per fare la tratta Catania-Palermo e ora magicamente sono diventate due ore e quaranta. E c’è dell’altro. I collegamenti giornalieri previsti sono 14, sette all’andata e sette al ritorno; il costo del biglietto è di 12 euro e 50. E non è finita. Il prode Saro Crocetta ha detto: “Stiamo

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Maggio 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche Marchionne, la retribuzione e la partecipazione dei lavoratori di Maurizio Ballistreri

Si sono scomodati gli istituti della partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali e l’azionariato dei dipendenti, dopo l’annuncio dell’ad di FCA (FiatChrysler) Sergio Marchionne, di un nuovo sistema retributivo fondato su di un “bonus” aggiuntivo al salario di base, una sorta di premio di risultato. Il nuovo sistema proposto da Marchionne non è fondato su di un accordo contrattuale e assomiglia alle vecchie e obsolete indennità di gratifica, concesse unilateralmente dalle imprese, con in prospettiva la cancellazione della contrattazione collettiva. Altro è la partecipazione! Negli Stati Uniti i rappresentati del sindacato dell’auto, l’Uaw, sedevano nel consiglio di amministrazione di Chrysler, forti di strumenti finanziari potenti

come il fondo pensione e l’assicurazione sanitaria dei dipendenti e in Germania (e in molti paesi europei) è da decenni operante il sistema duale degli organi delle grandi società di capitali: con i rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di sorveglianza che affianca il comitato di gestione espressione dei soci. Né la proposta di Marchionne configura la partecipazione dei lavoratori al capitale d’impresa. Sicuramente è tempo di sperimentare, finalmente, anche in Italia uno degli strumenti della democrazia economica: l’azionariato dei lavoratori. Si tratta di una forma di partecipazione dei lavoratori alle vicende dell’impresa e, in particolare, ai risultati economici sia nella ipotesi della partecipazione agli utili, legando una parte della retribuzione al profit sharing, su cui esiste una vasta letteratura economica (con proposte innovative come quelle di Martin Weitzmann e del Premio Nobel James Meade); sia con i piani di azionariato, secondo il modello ESOP diffuso prima negli Stati Uniti e poi in Gran Bretagna. L’Unione europea guarda con favore a tale strumentazione, avendo emanato una Raccomandazione del Consiglio, la n.92/443, in materia di “partecipazione dei lavoratori all’economia delle imprese”, con un particolare interesse verso

l’azionariato dei dipendenti allo scopo di far sviluppare “accanto al processo di integrazione economica, la dimensione sociale del mercato europeo”. Più complessa, dal punto di vista giuridico, la situazione nel nostro Paese. Nel nostro ordinamento la Costituzione pur non prevedendolo non esclude la possibilità dell’azionariato dei lavoratori, che potrebbe essere ricondotta ai profili attuativi dell’articolo 46 in materia di partecipazione dei lavoratori nelle imprese. Il codice civile poi, prevede due ipotesi in materia. La prima derivante dall’art. 2349, che disciplina la fattispecie dell’assegnazione gratuita da parte di una società per azioni di azioni ai singoli dipendenti; la seconda, prevista dall’art. 2441, relativa all’offerta aziendale di azioni di nuova emissione ai propri lavoratori. E sempre nel quadro civilistico, relativo alla partecipazione dei lavoratori al rischio d’impresa, è opportuno richiamare il disposto dell’art. 2099, terzo comma, che prevede forme retributiva collegate agli utili aziendali. Esistono dunque, riferimenti normativi, comunitari e nazionali, per introdurre anche in Italia l’istituto dell’azionariato dei dipendenti, al di fuori di datate visioni paternalistiche di stampo paleocapitalistico.

Da la foto della

settimana

(La giustizia secondo Renzi) I vantaggi di essere amici del “Principe” di Enzo Trantino Non stiamo scadendo nella politica politicante, (quella di parte cioè) perché il personaggio che riguarderà le nostre riflessioni sfugge ad ogni catalogazione, rappresentando tale ibridismo (secondo canoni tradizionali) da essere identificabile con tratti distintivi della sinistra, del centro e della destra. Che sia un bene o un male, questa sì è politica che non riguarda la nostra rubrica. Noi ci intestiamo il servizio al costume e da esso restiamo ispirati. Quindi, torniamo sul “pezzo”. C’erano una volta l’amnistia e il condono: si cancellavano i reati o si “abbuonavano” in tutto o in parte le pene. Le scelte parlamentari scatenavano battaglie ideologiche tra i sostenitori dei diritti civili, fedeli al principio che il carcere inutile non redima, ma porta altro carcere e gli oppositori che si battevano per la difesa della società che non può sopportare il delitto punito in nome della legge, e la sanzione vanificata con eliminazione o forti sconti, sempre in nome della legge. C’eravamo lasciati a questo punto, quando il conterraneo di Machiavelli, al secolo Matteo Renzi, scoprì un nuovo istituto: la “benedizione”. In breve: la polemica continua a divampare sulla “legge Severino” e sulla “retroattività” prevista dalla stessa. Berlusconi ne viene investito e trafitto: eliminato. L’ex sindaco di Salerno, dello stesso partito del premier, incappa nella severiniana previsione legislativa, con la certezza (allo stato delle cose) di non potere essere presidente della regione campana, se eletto nelle prossime elezioni di fine maggio, perché “ineleggibile“, avendo riportato condanna in primo grado per reato che comporta l’inibizione per le cariche pubbliche elettive, immediatamente fulminante. A Genova, poi, la candidata renziana, Raffaella Paita, indagata per la mancata allerta dell’alluvione locale perché assessore regionale alla Protezione civile (omicidio colposo multiplo, e altri reati) viene investita da altro…. alluvione politico, ma “ha ricevuto il pieno sostegno di Renzi”, il “Principe” neomachiavelliano (…o machiavellico?). Ma non si era parlato (caso Lupi, da ultimo) di “opportunità politica”? Il partito, invece, dice: “alzati e cammina per la tua avventura elettorale. Nessuno tocchi Raffaella”… E’ procedere… “italicum” che non sorprende: la legge si applica agli avversari, si interpetra per gli amici. (Mi sovviene lo scrittore Bernanos quando ricorda: “Le democrazie non possono fare a meno di essere ipocrite più di quanto i dittatori di essere cinici”. E a chi dare conto se si riesce a essere ipocriti e cinici? Presenti esclusi, sia chiaro). Sorprende invece, da modesti intenditori, il nuovo istituto della “benedizione”, che, annullando il Parlamento, viene inventato e praticato dalla “bolla” renziana. Berlusconi ha perciò sbagliato indirizzo: né al Capo dello Stato (grazia) né a Strasburgo (?) doveva rivolgersi, ma al potere … minossian-renziano, che “giudica e manda secondo chi avvinghia”. La riflessione nasce mentre a Pompei si proietta “il futuro più interessante del passato” (verbo renziano). Un sepolto vivo di quella disastrosa eruzione, che ci tiene a non apparire, commenta: “Meno male che ce ne siamo andati in tempo”.. ..

Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!

Liceo statale “G. Lombardo Radice” - Via Imperia, 21 - Catania 19 vespri 18 ok.indd 19

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Maggio 2015 - Spettacolo

L’arte di arrangiarsi fra leggi razziali e “liberazione” d i L e lla Ba t t ia t o

Roma il 16 ottobre del 1943, siamo in piena guerra e chi può cerca di cavarsela sempre allo stesso modo, ridendo e scherzando. Un giorno che ancora oggi fa rivivere l’orrore e il lutto per il rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti. È il tema di “Ladro di razza“, la commedia divertente ma ricca di pathos di Gianni Clementi in scena al Teatro Ambasciatori per il cartellone firmato da Tuccio Musumeci. Protagonisti Massimo Dapporto, con l’incomparabile performance di Susanna Marcomeni, ma indimenticabile anche il personaggio di Blas Roca Rey, con la regia di marco Mattolini. Massimo Dapporto interpreta magnificamente il ruolo di un modesto ladro e truffatore Tito, abituato a inventarsi la vita e, uscito dal carcere per furtarelli, borseggi e truffe, sapendo che un usuraio “cravattaro” al quale deve troppi soldi lo sta cercando, non torna a casa propria per sfuggire alle inevitabili bastonate. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Conosce casualmente una ricca zitella ebrea, Rachele, che vive da sola in un appartamento lussuoso del ghetto al centro di Roma, occupandosi degli affari che furono del padre, ereditandone il benessere. Sarà lei la sua vittima. Tito la corteggia e, dopo un’estenuante resistenza del-

Due momenti dello spettacolo (foto: Le Pera)

la donna, riesce finalmente ad entrare nelle sue grazie. Ormai è di casa e pronto per il furto, in cui coinvolge anche l’amico fornaciaio, che fra l’altro frequenta una cellula politica di partigiani per contrastare i tedeschi. Oreste tenta di convincerlo che è pericolosissimo, i tedeschi rubano già tutto a tutti, deve stare attento. Tito ha saputo dei 50 chili d’oro che la comunità ebraica ha dovuto raccogliere per impedire che centinaia di ebrei fossero uccisi dai tedeschi, che appunto volevano oro. Sa pure che in casa ci sono soldi e argento, però è l’alba del 16 ottobre 1943. Ma il piccolo uomo Tito, opportunista e vigliacco, scoprirà in sé un inaspettato coraggio che gli consentirà un grande riscatto. Oreste decide di lasciare tutta la re-

furtiva già messa nei sacchi per pietà verso Rachele e fuggire, Tito prima lo segue e poi torna indietro per solidarietà verso quella donna in fondo sincera e innocente. Decide di non lasciarla sola nel momento più terribile, quello della deportazione: sceglie di diventare ‘ladro di razza’ per stare con lei e chissà, magari lavorerà in Germania dopo non averlo mai fatto nel suo paese… L’uso del dialetto romano porta facilmente a ricordare certi film neorealisti di De Sica e Rossellini, indagando in chiave di tragicommedia un momento della nostra Storia, in cui tanti italiani in difficoltà cercavano di sopravvivere, anche travestendosi per realizzare piccole truffe. Una scenografia minima ma essenziale, che presenta sul

Una chiacchierata con Dapporto Suo padre attore di carriera e gentleman quale futuro immaginava per lei? “Non voleva ch’io facessi la sua gavetta ma io chiarii subito la mia posizione: Non t’interessare alla mia carriera, gli dissi e m’iscrissi all’Accademia. Ma al secondo anno cominciai a lavorare in piccole cose e dal 1971 al 1984, tra teatro, cabaret, doppiaggio, operetta, fu gavetta anche per me. Ma fu una fortuna: se avessi completato sarei sicuramente rientrato in famiglia”. Sul palcoscenico Ladro di razza è un uomo che si riscatta e si riabilita “Vivo de’espedienti per far soldi ma la sua nobiltà d’animo verrà fuori quando incontra una ricca zitella ebrea grazie a cui potrà andare a vivere in un’agiata casa del ghetto di Roma dove, in realtà, aveva progettato un furto. Ma

lei si innamora di lui e lui le si affeziona tanto da fare una scelta tragica e inattesa. Si ride spesso poi Clementi cambia marcia”. Carlo Dapporto, suo padre, come si relazionò col “regime”? “Sulle prime fu affascinato dalla retorica di Mussolini così come noi siamo stati catturati dai colpi di testa di Grillo; poi t’accorgi che sono molte parole e pochi fatti. Durante la guerra (lo “scartarono” perché si ammalò dopo il servizio militare) mio padre, come i De Filippo, recitava sempre salvo quando, al suono della sirena, i teatri si svuotavano. All’epoca papà raccontava una barzelletta politica che non piacque allo Stato maggiore tedesco e un colonnello la volle sentire. Me la son fatta sotto, se non rideva erano dolori, raccontava mio padre. Ma perfino il tedesco rise”.

medesimo palcoscenico, suddiviso da un invisibile muro di differenza di ceto sociale e quartiere, i due spazi abitati da Oreste e da Rachele, entrambi davanti agli occhi di tutti ma illuminati solo uno alla volta. La commedia efficace si accompagna alla storia della seconda guerra mondiale con molti momenti di affascinante comicità che si alternano a momenti di condivisione e commozione grazie al talento degli attori di essere umani e umoristici, La recitazione dei tre attori funziona bene in un perfetto incastro di emozioni, oltre alla bravura del regista, Marco Mattolini, che conduce tutti i movimenti come fosse la direzione di un film, con tanti momenti di bel teatro per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo

stremo, ma ancora capace di orgoglio; un lavoro che si può estendere anche alle cronache attuali. Il regista sottolinea “Scene e costumi citeranno quindi quel mondo evidenziandone affettuosamente l’appartenenza ad un immaginario collettivo che è divenuto proprio di tante generazioni successive, fino alle più recenti. Il cast che mette insieme per la prima volta attori di provenienza diversa, ma tutti romani non solo in termini anagrafici, li fa cimentare con la bella lingua popolare romana (e non romanesca, per carità!) reinventata da Clementi, con la capacità, la leggerezza che gli ha fatto conquistare palcoscenici e pubblici italiani e stranieri”. Il testo che cattura, intreccia le vicende dei tre con le trame del destino che a volte sa trasformare i poveri diavoli in veri eroi. Il finale con un Massimo Dapporto che riscuote grande successo, un attore “di razza” che lascia senza fiato. A chiusura dello spettacolo, far grandi applausi, Blas Roca Rey portavoce del cast evidenzia “oggi commossi dalla Liberazione, abbiamo ripercorso la storia terribile del nostro Paese: sono trascorsi 70 anni e riconosco ai partigiani, mio padre mia madre, che hanno salvato e ricostruito il Paese; finiamo la tournée il 25 aprile 2015, iniziata il 16 ottobre 2013”, Susanna Marcomeni evidenzia “gli ebrei erano più cittadini degli altri deportati nei campi, ed erano più laici”.

Il cast Massimo Dapporto (Tito), Susanna Marcomeni (Rachele), Blas Roca Rey (Oreste) regia Marco Mattolini foto di scena Le Pera

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Maggio 2015 - Spettacolo

Le galanti turcherie ideate da Mirabella d i Al d o Ma t t ina Una commedia per musica piena di gioia di vivere: E’ “Il turco in Italia”, opera dell’allora ventiduemme Giochino Rossini su testo di un Felice Romani anch’esso all’inizio della sua folgorante carriera di drammaturgo (nel 1814, anno di composizione del “Turco” aveva 26 anni). Una turcheria, quindi, com’era ancora di moda a quel tempo, ma dal carattere tutto particolare: “seduttiva e galante” la definisce il regista Michele Mirabella che con questo spirito si accosta all’insolito capolavoro rossiniano suggerendo una dinamica elegante e preziosa supportata dal bell’allestimento scenico di Giovanni Licheri e Alida Cappellini, cui si devono anche gli sfavillanti costumi. Stiamo parlando, naturalmente, dell’ultimo titolo in scena al Teatro Massimo ‘Bellini’ per la stagione lirica 2015. Scene decisamente ‘all’antica’, con tante quinte dipinte, dal gusto esotico con un fondale tutto partenopeo (con tanto di Vesuvio sullo sfondo), coperto solo alla fine da una fitta architettura turca calata dall’alto. Una continua e pacifica convivenza interrazziale fra zingari, italiani, turchi (con buf-

Due momenti dello spettacolo fi turbanti colorati), fra i solisti, il coro e i festosi ballerini che riempiono spesso la scena in un tripudio di allegria e movimenti acrobatici ben assemblati dalla coreografa Silvana Lo Giudice. Ed è proprio l’aspetto visivo a catapultarci felicemente all’interno di una vicenda che potrebbe sembrare fiabesca ma che possiede non pochi elementi di modernità; perfino “insolita” per Rossini, dicevamo all’inizio, il quale reduce dal fresco successo dell’Italiana in Algeri (dell’anno precedente), imbocca una strada nuova, più attenta alla commedia di costume che alla rutilante successione di arie e concertati. Addirittura a Prosdo-

cimo, il poeta ‘deus ex machina’ di tutto l’intrigo, viene negata una qualsiasi forma di ‘Aria’. Quest’ultimo, interpretato con imperiosa capacità mimetica oltre che vocale dal basso Giulio Mastrotodaro, ‘realizza’ una commedia in divenire osservandone i protagonisti da dietro i sempre presenti occhiali scuri; teatro nel teatro, insomma. Se il nuovo allestimento deponeva favorevolmente, anche la parte musicale ha contribuito alla riuscita dello spettacolo, sia pure senza scomodare la storia dell’interpretazione. Briosa e attenta alle sfumature agogiche la direzione di Leonardo Catalanotto, cui l’orchestra ha risposto

con prontezza; gradevole e in dinamica partecipazione il coro istruito da Ross Cragmile; puntuale e pulito l’apporto al cembalo di Sebastiano Spina. E veniamo ai solisti di canto: Il principe turco Selim è stato interpretato, ancora una volta, dal basso Simone Alaimo; adesso che la voce non è più quella di un tempo l’artista mette a frutto tutta l’esperienza e la capacità con cui ha affrontato infinite volte questo personaggio. Anche il soprano Silvia Dalla Benetta ha rivelato chiaramente di avere dimistichezza col suo ruolo (Fiorilla) anche se la voce mostrava qualche rudezza nei passaggi di registro

in quella che si rivela una parte decisamente ostica ed impervia. Di Mastrotodaro abbiamo già parlato; al tenore palermitano Giorgio Misseri era affidato il ruolo di Don Narciso, affrontato con raffinata tecnica belcantistica e spavalda propensione verso il registro acuto mentre il Don Geronio del baritono Marco Filippo Romano si muoveva con disinvoltura scenica e sicurezza vocale. Antonella Colaianni e Salvatore D’Agata, rispettivamente Zaida e Albazar completavano in buona sinergia il novero dei personaggi. Il pubblico si è divertito ed ha applaudito con viva partecipazione.

La stupefacente Fine del Tempo di Olivier Messiaen Sono state tre settimane di intenso studio intorno ad una pagina tra le più alte e profonde dell’intero Novecento Musicale. Laboratori, conferenze di studiosi (titolo generale “Il suono dell’estasi”) per affrontare, alla fine, una esecuzione o meglio una performance con tanto di allestimento scenico, proiezioni e ed esplicativo accompagnamento attoriale, del “Quartetto per la fine del tempo” di Olivier Messiaen. Attori della manifestazione l’Associazione ‘Ingresso Libero’ in collaborazione con la Fondazione Lamberto Puggelli e il Dipartimento di Scienze Umanistiche della Università degli Studi di Catania. Il tutto tra il Coro di notte del Monastero dei Benedettini e il Teatro Machiavelli dove, alla fine si è svolta la performance sotto forma di ‘prova aperta’. Il progetto, ideato da Renata Gambino, Riccardo Insolia, Giuseppe Montemagno e Grazia Pulvirenti, ha avuto il suo naturale

Due momenti dello spettacolo compimento nell’esecuzione del “Quatuor pou la Fin du Temps” per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte, una delle più sconvolgenti pagine del Novecento Musicale, concepita e rappresentata nel 1941 all’interno dello Stalag VIII del campo di prigionia di Görlitz, al confine tra la Slesia e la Polonia. Ispirato all’Apocalisse di Giovanni, il Quatuor è una stupefa-

cente riflessione sul Tempo, in assoluto; il tempo dell’uomo, la fine del tempo preconizzata dall’Angelo dell’Apocalisse: “Il mistero di Dio – infatti – si consumerà nel giorno in cui risuonerà la tromba dell’ultimo angelo”. Ma anche il tempo musicale, quello che Messiaen adopera con grande complessità nella sua composizione, tra valori aggiunti, ritmi aumentati, diminuiti, non

retrogradabili, pedali ritmici. E’ una composizione dalla complessità strutturale che mette a dura prova le capacità degli interpreti, sottoposti ad un impegno sicuramente di grande perizia tecnica e virtuosistica ma, anche e soprattutto, a compenetrarsi in un abisso di sensazioni ed emozioni che lasciano senza fiato. Lorenzo Mazzamuto, violino, Carmelo Dell’Acqua, clarinet-

to, Gleb Stepanov, violoncello e Graziella Concas, pianoforte hanno offerto una prova interpretativa mirabile, ricca di tensione e ineccepibile in punto tecnico. L’accurato intervento attoriale di Emanuela Pistone ‘cuciva’ le otto parti in cui è articolato il Quatuor. La performance era poi arricchita da una vera e propria installazione scenografica, a cura di Darko Petrovic, con elementi video, all’interno di uno spazio aperto all’interno del quale gli spettatori erano posizionati in modo da renderli quasi partecipi. La regia di Grazia Pulvirenti Puggelli dava complessiva unitarietà all’intera viva installazione. Uno spettacolo di grande impegno etico che i suoi realizzatori hanno voluto dedicare, oltre che alle vittime della Shoah, anche “alle tante, troppe vittime di un esodo drammatico che coinvolge direttamente il ‘nostro mare’ e la nostra isola”. A. M.

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Maggio 2015 - Rubriche

Il libro della settimana

Il pensiero di papa Francesco sull’economia che “uccide” di Giovanni Vecchio

Enrico Letta - Ma Enrico Letta perché aspetta il 1 settembre per dimettersi da deputato invece di farlo subito? C’entra qualcosa che a settembre 2015 sono passati 2,5 anni dall’ inizio legislatura e quindi per i deputati si incrementa il vitalizio come se la legislatura fosse stata intera? 2 – un altro furbetto….?

Giuseppe Graselli - Il leghista Giuseppe Grasselli, candidato sindaco a Canossa (Reggio Emilia) insulta Selvaggia Lucarelli al grido “zitta pu….!”, “colpevole” di aver pubblicato su Facebook un messaggio di cordoglio sull’ultima strage dei migranti. La Lucarelli lo chiama in diretta: Grasselli, imbarazzatissimo, alla fine si scusa. La Lega pensa di scaricarlo e anche la moglie si arrabbia. 0 - improbabile

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Nanni Moretti - Al cinema a vedere, con tutta la buona volontà di questo mondo, il nuovo film di Nanni Moretti, “Mia madre”. Ecco la prima scena e non accade nulla, ecco la seconda, la terza. Il film è iniziato da mezz’ora, scorre lì, inesorabile, invisibile, inesistente sullo schermo, e dopo un po’ che si attende uno straccio di emozione sullo schermo non arriva ancora, di più, non arriva mai, non c’è proprio: zero emozione, zero senso del lutto incombente, zero sceneggiatura, zero mondo degli affetti, il nulla. - 1 – il nulla, come sempre!!

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Giulia Adamo – Quando era inquilina dell’ARS, prima di Forza Italia poi dell’Udc, veniva giudicata la più “glamour” a Palazzo dei Normanni. A leggere le spese contestategli dalla Procura di Palermo nella qualità di capogruppo si capisce il perché: ha pagato con i fondi del Gruppo parlamentare liquori e vini con un assegno da 1.600 euro. Ma l’onorevole marsalese ama anche le griffe. Per questo avrebbe disposto il pagamento o il rimborso di 440 euro per una borsa Louis Vuitton, cravatte e carrè di seta “Hermes” per 1.320 euro, una borsa Bagagli da 145 euro. 1 – glamour, a spese nostre!!

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Giampaolo Panza – “In Italia nazismo e fascismo non sono stati sconfitti dalla Resistenza. È una verità che non piace a molti, ma è la verità. Sono stati sconfitti dagli Alleati, in particolare dagli angloamericani e non solo”. La lotta di Liberazione fu “una guerra civile, un affare di due minoranze. Erano ragazzi di 18-19-20 anni. E si sono trovati in un conflitto bestiale. La retorica resistenziale accredita la ferocia soltanto ai fascisti e certo che erano feroci, ma i partigiani lo sono stati nello stesso modo, hanno compiuto eccidi e torture”. Finalmente qualcuno fuori dal coro della retorica resistenziale!! 8 – coraggioso!!

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Matteo Renzi – Il “New York Times” svela l’irrilevanza assoluta del povero Renzi: “Obama sapeva dei due ostaggi morti ma non disse nulla a Renzi” nella visita del 17 aprile”. 0 – irrilevante

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di S par tacus

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I nostri voti

atto della finanziarizzazione dell’economia e della speculazione conseguente per molti, anche tra i cattolici, è considerato tuttora il migliore possibile, ma non siamo di fronte ormai al capitalismo classico che dall’accumulo della ricchezza prevedeva una ricaduta favorevole per il benessere dei cittadini. Siamo ben oltre. Infatti quel modello non funziona più e il papa propone con l’esortazione “Evangelii Gaudium” una riflessione seria sul rapporto tra economia e Vangelo, che lo stesso riprenderà nell’enciclica in preparazione. Alla base del ragionamento di Bergoglio – sostengono gli autori – non c’è che la radicalità evangelica dei Padri della Chiesa, oltre alla continuità con l’insegnamento della dottrina sociale formulata dai suoi predecessori, soprattutto Leone XIII (“Rerum Novarum”), Pio XI (“Quadragesimo anno”), Paolo VI (“Populorum Progressio”), Giovanni Paolo II (“Sollecitudo rei socialis”, “Laborem exercens” e “Centesimus annus”), Benedetto XVI (Caritas in veritate”) e chiaramente espresso nel n. 1908 del “Catechismo della Chiesa Cattolica” nel quale si parla del bene comune che richiede il benessere sociale e dovesi afferma che lo stesso sviluppo non è che la sintesi di tutti i doveri sociali. In esso è espressamente scritto che ”spetta all’autorità farsi arbitra, in nome del bene comune, fra i diversi interessi particolari. Essa però deve rendere accessibile a ciascuno ciò di cui ha bisogno per condurre una vita veramente umana: vitto, alloggio, salute, lavoro, educazione e cultura, informazione conveniente, diritto a fondare una famiglia, ecc…”. La dottrina sociale della Chiesa, dunque, dice no ad un mondo governato dai “tecnocrati della finanza”. Il libro propone infine le interviste su temi economico-finanziari a due personalità del mondo cattolico che hanno collaborato a vario titolo con la Santa Sede: Ettore Gotti Tedeschi e Stefano Zamagni, che esprimono punti di vista diversi. L’ultimo capitolo dà la parola a papa Francesco e porta un titolo emblematico: “Pauperismo? No, Vangelo”. Un libro da leggere per capire, meditare e anche per agire, ciascuno secondo la propria sensibilità.

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“Papa Francesco. Questa economia uccide” dei giornalisti vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi (Edizioni PIEMME, Milano 2015) è un libro che registra non solo gli interventi formali ed estemporanei di papa Francesco sul tema dell’economia ai giorni nostri, ma descrive anche le reazioni alle sue parole da parte dei commentatori soprattutto statunitensi ed anche di alcune frange dello stesso mondo cattolico italiano, oltre che di quello laico. Il nocciolo della questione consiste nelle dichiarazioni del pontefice che si esprime con estrema chiarezza su un tema “sensibile” perché pone in discussione non solo o non tanto la mancanza della dimensione etica nell’economia, quanto invece l’elemento strutturale del sistema che l’economia e la finanza globalizzata stanno imponendo con conseguenze gravi sugli uomini e le donne, sul lavoro e la qualità della vita sociale ed economica: “Quando al centro del sistema non c’è più l’uomo ma il denaro, uomini e donne non sono più persone, ma strumenti di una logica ‘dello scarto’ che genera profondi squilibri. I mercati e la speculazione finanziaria non possono più godere di autonomia assoluta”. Egli invita a stare attenti alla “finanza selvaggia” perché il denaro deve servire, non governare; pertanto occorre denunciare in modo netto i modelli di economia “disumani”. Le reazioni non sono mancate: il frequente riferimento alle periferie, agli ultimi, sempre comunque nella visione evangelica, non è piaciuto a certi editorialisti di quotidiani finanziari o a esponenti del “Tea Party” americano, i quali hanno lamentato che questo papa latinoamericano “parla troppo dei poveri” o anche che “non capisce granché di economia” o addirittura “è un papa marxista”! Come constatano i due autori, vaticanisti molto ben accreditati, “delle disuguaglianze sociali e dei poveri è ammesso parlare, a patto che lo si faccia di rado. Un po’ di carità e un pizzico di filantropia, conditi da buoni sentimenti, vanno bene, mettono a posto la coscienza. Basta non esagerare. Basta, soprattutto, non azzardarsi a mettere in discussione il ‘sistema’”. Il sistema in

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Maggio 2015 - Rubriche

Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Equazioni

Maurizio e’ alle prese con il seguente polinomio. X^4 - 17X^2 + 16. Se il prodotto delle sue soluzioni fa 16, quanto vale la somma delle medesime?

Numeri a quattro cifre

Un posto in comune

Michele, Giuseppe e Andrea abitano nello stesso condominio. Condividono il medesimo posto auto. La regola condominiale stabilisce quanto segue. Michele puo’ utilizzare il posto auto ogni 7 giorni. Giuseppe lo puo’ utlizzare ogni 12 giorni. Andrea puo’ utilizzarlo ogni 5 giorni. Se l’01 gennaio 2015 hanno iniziato a condividere il posto auto, in quale data tutti e tre avranno il medesimo diritto a utilizarlo?

Lucia e’ alle prese con una serie di numeri a 4 cifre ABCD non nulle e diverse tra loro. Tali numeri sono divisibili per quelli che si ottengono da essi togliendo le prime due cifre piu’ significative. Qual e’ il numero piu’ alto di questa serie di numeri?

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Primavera: 68 minuti circa; Polinomi: 6/4; Differenze: A = 4, B = 7, C = 2, D = 3

Il film consigliato

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Cake

Siamo colonia in tutto e per tutto. E rischiamo di perdere pure l’identità

Un film di Daniel Barnz. Con Jennifer Aniston, Anna Kendrick, Britt Robertson, Sam Worthington, Lucy Punch

di Danila Intelisano

In fondo Cake è un film più facile di quello che qualcuno avrebbe potuto sperare o temere. E non solo per la presenza di una star come Jennifer Aniston in un ruolo di quelli che piacciono molto a chi deve parlare bene dei film o proporli per un premio. Si parla di dolore, di paura, di suicidio e morte, di consolazione e di scappatoie. Ma in fondo di speranza, anche se la retorica sottesa alla vicenda è un elemento che vale la pena trascurare per meglio godere del viaggio. Immedesimandosi, per quanto possibile. La sofferenza di Claire Bennet d’altronde è qualcosa con la quale è facile empatizzare, istintivamente. Meno se tenuti a distanza dal cinismo e una scorrettezza politica nella quale alcuni potrebbero faticare a riconoscere normalità, o sincerità. Ma in fondo l’umanità di un protagonista tanto duro è innegabile, soprattutto per le sue paure e pulsioni autodistruttive. Come la sua capacità di far presa, a meno di non restare delusi dal troppo sarcasmo della parte comedy o dall’eccessivo dolore di un contesto drammatico. In un percorso tutto sommato prevedibile incrociamo così una serie di personaggi più interessanti di quel che il film lascerebbe supporre (Adriana Barraza su tutti, ma senza trascurare Sam Worthington e la ‘eterea’ Anna Kendrick). Accompagnati per altro da battute e situazioni che la bella (nonostante il trucco) Jennifer rende credibili e coerenti. Dal suo rifiuto a partecipare a teatrini falsamente consolatori, o ad acconsentire a una pietà ‘dovuta’, al suo confrontarsi con la propria codardia… o giudizio, coscienza, ipocrisia, egoismo e rabbia che dir si voglia. Meri strumenti dei quali servirsi. L’innecessario contorno di visioni, cicatrici e didascalismi vari non rovina il tono generale di una storia che non si prefiggeva certo uno scavo inedito o particolarmente intenso, ma che - nemmeno troppo - tra le righe torna a battere sul nervo scoperto del consumo di medicinali negli Stati Uniti, affrontato anche da alcuni film del recente Tribeca Film Festival (Franny con Richard Gere o il documentario Prescription Thugs). Un film che offre più occasioni di quelle che sembra. Un road movie, anche, a suo modo e in un modo molto particolare, considerato come la protagonista viaggia in auto. Eppure sono due viaggi, di segno completamente opposto, a segnare le tappe che finiscono per farle accettare una vita diversa, ma soprattutto la vita che le è rimasta, la propria.

Cristoforo Colombo è ritornato qualche giorno addietro, ma Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci e Michelangelo, solo per citarne qualcuno, sono di qualche secolo più vecchi, eppure l’Italia, a dispetto della sua storia millenaria, sembra una delle più arrendevoli colonie Americane. Maria è diventata Mary; l’aperitivo, Happy hour; gli acquisti, shopping. Abbiamo adottato la festa di Halloween, i Fast Food, gli Store, gli American Bar, i telefilm, le basi militari e i presidenti del consiglio in genuflessione. Siamo le vittime docili delle armi di distrazione di massa del capitalismo. Risultato: un controllo lento e temerario sulla nostra cultura, sulla lingua, sul territorio e persino sui gusti. Ma la pizza no! La regina Margherita se ne risentirebbe davvero e non possiamo farla abdicare. Siamo alle porte dell’Expo, che vuole rilanciare soprattutto i prodotti agroalimentari italiani e sapete che succede in una pubblicità? I genitori chiedono al figlio quale pizza desideri e il piccolo incosciente risponde: Happy Meal! E i bravi indigeni traslocano dalla pizzeria al McDonald’s, ad avvelenarsi con i cibi precotti americani. Siamo una delle colonie più fragili e ci lasciamo imporre persino il modo di respirare da una nazione potente economicamente, ma senza storia e senza cultura. Siamo servi rassegnati e prigionieri senza più terra e senza più sogni. Sarà uno scherzo, a questo punto, fare uso di microspie, e quant’altro, per controllare e condizionare la nostra esistenza interamente, mentre le porte della prigione si chiuderanno per sempre. Scusate l’insistenza ma la libertà di scegliere, almeno a letto e a tavola, facciamo che resti in nostro potere. Cosmo ma è questa la liberazione tanto esaltata? Andiamo nelle nostre pizzeria e nelle nostre trattorie e insegniamo ai nostri figli l’autonomia e l’orgoglio nazionale. Portiamo i nostri figli a mangiare il nostro pesce e fuori gli invasori; noi sosteniamo la regina napoletana famosa in tutto il mondo. E, per cortesia, che Maria continui a chiamarsi con il suo nome.

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