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gior ni di Cronaca, Politica, Spor t e Cultura

N. 16 anno X - 25 aprile 2015 - € 1,00 ISSN 1974-2932 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Dr/CBPA - Catania

Bruno Contrada e il reato che non c’è

Otto anni fa, solo noi avevano creduto in lui

di Nunzia Scalzo Era il primo gennaio 2008 quando Bruno Contrada ci scrisse una lettera dove diceva: “mi è stato tolto tutto. L’unica cosa che non sono riusciti ancora a togliermi è la dignità”. Io titolavo il mio editoriale: “Come distruggere un uomo”. Indignati e spaventati per come veniva processato un uomo del Sisde che avevano speso la sua vita per lo Stato, avevamo fatto ragionamenti di ogni genere e sorta, parlato con fior fior di giuristi, magistrati, studiosi del diritto ma niente, nessuno che sia stato in grado di darci una risposta su questo genere di reato. Oggi la Corte Europea di Strasburgo dice che Contrada “non doveva essere condannato” per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma per dirla con Ferrara “da anni l’Italia processa le ombre e fa di un simil-reato la sostanza della persecuzione ingiusta degli innocenti fino a prova contraria”. I giudici di Strasburgo hanno ragionato come abbiamo fatto allora noi (il reato o c’è o non c’è); in più hanno ritenuto che all’epoca cui risalgono i fatti, fra il 1979 e il 1988, il reato non “era sufficientemente chiaro e prevedibile e il ricorrente non poteva conoscere nello specifico la pena in cui incorreva per la responsacontinua a pag 9

Autostrada crollata

Catania

Tempi biblici per i lavori: andate a piedi

Il Bellini un bene dimenticato

Servizi

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C. Melchiorre

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Effetto Crocetta: la Sicilia cade a pezzi d i Maria de lo s Angeles Ga rcia Un tracollo annunciato - Quella che registriamo in queste ore è senza alcun dubbio la “cronaca di un crollo annunciato”. E non ci riferiamo “solo” al cedimento dei piloni dell’autostrada Palermo-Catania. No. Ci riferiamo al crollo, anzi al tracollo, di un’isola intera. Sotto gli effetti, prevedibili, previsti e perfino annunciati, del “non governo” crocettiano. Frutto della miscele esplosiva dell’arroganza e dell’incompetenza che rappresenta il motivo conduttore dell’attività imposta, da palazzo d’Orleans, a tutti i settori dell’amministrazione regionale siciliana. Per prima è crollata l’occupazione. Ma – da palazzo d’Orleans – la responsabilità è stata attribuita alla crisi internazionale, alla congiuntura nazionale e – naturalmente – alle scelte dei governi precedenti. E i siciliani hanno creduto e sperato. Poi è crollata l’economia. Ci hanno fatto sapere che la colpa era del contesto mondiale, della crisi delle banche e – manco – a dirlo, delle scelte dei governi precedenti. Tanto è vero che Crocetta, con gli industriali – quelli siciliani – ha deciso di andarci a nozze. E a loro ha affidato nientemeno che le attività produttive dell’isola. E i siciliani hanno atteso. E’ crollata la politica. La legislatura non ha ancora effettuato il giro di boa della sua prima metà e nessuno dei partiti che si è presentato alle scorse elezioni regionali ha – oggi – gli stessi uomini al proprio posto. L’assemblea regionale, il più antico parlamento d’Europa, è diventato il frullatore in cui la “maionese” della politica siciliana è letteralmente “impazzita”. Due terzi dei novanta deputati regionali ha cambiato casacca e seggio parlamentare. In alcuni casi anche due, tre, quattro volte. La maggioranza dei gruppi parlamentari a sala d’Ercole ha una denominazione che nulla ha a che vedere con la lista di nomi, partiti e schieramenti che

Crolli, smottamenti, disastri causa ed effetto di blocchi, tagli e sprechi ecco cosa accade quando l’arroganza si fonde con l’incompetenza: come accade da due anni per effetto della rivoluzione partita da Gela – i siciliani cominciano a pagare gli effetti gravissimi, visibili e fatalmente irreversibili del “non governo”, dei tagli dei servizi per i cittadini e degli sprechi a favore degli amici ha partecipato alla competizione elettorale di appena due anni fa. Da qualche mese è crollata la credibilità del governatore. Dinanzi alla fallimentare verifica dei risultati di oltre due anni di non-governo. La botta fatale è stata quella della formazione professionale, bloccata inesorabilmente dalla scelta scellerata di sfasciare tutto senza costruire nulla. Ma in conto al neo-pappagone di Sicilia viene addebitato il suo personale fallimento nella vicenda Muos. Lo sfascio della programmazione dei fondi europei. Lo sfacelo della sanità regionale, travolta dall’incredibile morte della piccola Nicole, la neonata sballottata da un ospedale all’altro da un inesistente servizio di emergenza neonatale. Insieme alla tragicomica farsa dell’ inesistente scioglimento delle province. Per non dire dell’interminabile carosello di siluramenti, nomine e commissariamenti, fatto sempre ad uso e consumo del consolidamento del suo traboccante strapotere personale. Il problema è che adesso cominciano a crollare i ponti, i viadotti, le strade. Non si tratta più di crolli virtuali. Ma di crolli veri, con tanto di macerie e di cocci. Frutto della politica dei tagli, delle mancate manutenzioni, del blocco degli appalti, della revoca dei finanziamenti, dell’interminabile avvicendamento dei responsabili, delle minacce, delle “indagini” interne, del clima di pesante controllo su tutto e su

tutti che il “cerchio magico” del governatore ha imposto all’amministrazione regionale. Chi non bacia la pantofola del gran Visir è un nemico da abbattere. Con ogni mezzo. Non servono più neanche i fatti. Basta che il governatore annunci una “revisione” di atti, una “ispezione” in un ufficio, per lanciare sugli ignari dirigenti la minaccia e l’ingiuria della commistione, della corruzione, del malcostume. O comunque della “maciugghia”. Mali da cui solo gli emissari del governatore sono dichiaratamente immuni. Per loro stessa dichiarazione. Ci mancherebbe altro... Ecco come scattano gli avvicendamenti, le sostituzioni, i trasferimenti e in alcuni casi anche gli allontanamenti “coatti”, con tanto di licenziamento. Spesso illegittimo. Almeno quando un giudice ci ha messo gli occhi sopra. La giostra del potere - Ben trentatre assessori esterni, tutti e trentatre zoppicando, ignari delle regole, delle procedure e delle leggi regionali, si sono incredibilmente avvicendati alla guida dei tredici assessorati del governo siciliano in meno di due anni. Imponendo, ogni volta, un vorticoso girotondo di dirigenti generali, capi di gabinetto, dirigenti e portaborse. E generando, naturalmente, l’unico effetto possibile: la paralisi di ogni procedura, di ogni pratica, di ogni decisione. Ma non basta la indiscutibile e

Rosario Crocetta prevedibile paralisi. Ci sono altri due fattori, altrettanto visibili e gravi, che hanno portato agli inevitabili effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Uno è legato alla palese “incompetenza” politica e amministrativa che – come è stato spiegato dal governatore - è stato il fattore determinante della nomina di ogni assessore. L’altro è legato al costo – diretto e indiretto – provocato dal passaggio di ciascuno di essi, sul ponte di comando della amministrazione regionale. Ragioniamo – per un attimo – sulla “incompetenza”. Crocetta ha scelto, fin dal primo momento, giusto per citare i due nomi più eclatanti, Franco Battiato e Antonino Zichichi al vertice degli assessorati al turismo e ai beni culturali. Ebbene, Battiato, fin da subito ha spiegato di non voler neanche provare a “contaminarsi” con la macchina amministrativa. Riservandosi il ruolo di “programmatore” degli eventi di richiamo turistico. Ragionamento – da parte sua – assolutamente ineccepibile. Nessuno avrebbe mai potuto pensare di vedere un raffinato uomo di cultura del suo calibro, chino sui faldoni delle pratiche amministrative che riguardano i contributi alle società sportive o alle società alberghiere... E Zichichi? Qualcuno dice di averlo visto “passare” dall’assessorato ai beni culturali forse tre volte, nel breve spazio della sua gestione a distanza, dal

Cern di Ginevra. E nessuno mai avrebbe potuto immaginarlo seduto a discutere dei problemi legati ai turni del personale dei musei o, più semplicemente, della graduatoria dri contributi ai teatri popolari... Dinanzi a “incompetenze” tanto nobili e paludate, la Sicilia aveva finalmente pensato al “miracolo”, alla “svolta”, nella gestione della cosa pubblica regionale. Un mito subito svanito, sfiorito, travolto, dalle clamorose “dimissioniestromissioni” dei due mostri sacri della cultura italiana, che – sbattendo la porta - hanno sbugiardato Crocetta, denunciando il miserabile tentativo di manovrare, all’ombra della loro immagine, per perpetuare vecchie, piccole, beghe di potere e consociativismo di provincia. L’ignoranza al potere - Se nulla si può rimproverare a Zichichi e Battiato, appare evidente che responsabilità di scelte e atteggiamenti tanto sfrontati quanto inopportuni, dovesse, fin dal primo momento, essere attribuita al rivoluzionario venuto da Gela. Ma non è accaduto. E così il “geometro” dipendente tecnico del petrolchimico Eni, che dal controllo della pressione nelle tubature è assurto nientemeno che alla guida di una delle regioni più grandi e popolose d’Italia, è diventato un vero e proprio “rais”. Forte del suo modo “gridato” di combattere la mafia dalle poltrone che via via ha occupato, indossata l’armatura dello Statuto autonomistico, Crocetta è diventato un “intoccabile”. E ha cominciato a fare cose tanto spregiudicate da non essere mai state neanche pensabili da un politico vecchia maniera. E’ accaduto così, in questo clima di surreale catarsi, che Crocetta ha smesso i panni del rivoluzionario e ha indossato quelle del Signore assoluto. Ecco come è potuto accadere che alle incompetenze “nobili”, nel silenzio generale, siano seguite le incompetenze “indecenti”. Come quella della portaborse-segretaria del gover-

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zi e resterà per anni divisa in due parti natore, istruttrice di snow board importata da Brescia. E inverosimilmente chiamata – appunto – a sostituire Franco Battiato. O della pseudo-studentessa plurifuori-corso, messa incredibilmente al vertice dell’assessorato alla formazione, che coordina, tra l’altro, le attività dei rettori delle università siciliane. Si badi, l’ignoranza in sé non è certamente una colpa. C’è gente che non ha studiato, né a scuola né per proprio conto. E non possiede una cultura di base. E – per effetto della propria incultura – può anche non rendersi conto dei propri limiti. Può accadere insomma, che una persona inadeguata si trovi a ricoprire un ruolo di eccessiva responsabilità rispetto alle proprie reali capacità. E allora, in questi casi, la responsabilità per tutti i “danni” che possano derivare da una situazione di questo tipo non possono che essere da chi ha effettuato l’”incauto affidamento”. Ed eccoci dunque alle responsabilità, dirette, del governatore. Autore di tutte le scelte che riguardano il suo governo. E sottoscrittore, tra l’altro, dei due decreti di nomina delle due “assessore” meno competenti della storia della Regione siciliana. Mosse, queste due, che hanno irrimediabilmente confermato l’unico vero obiettivo del governatore-piglia-tutto: gestire il maggior numero di assessorati, attraverso dei “prestanome”. Meglio se proni dinanzi al suo strapotere e pronti a tutto per garantirsi la immeritata permanenza nelle stanze del potere. Gli effetti “attesi” - Nasce da queste “scelte” e da queste “incompetenze” il tracollo del turismo siciliano, scomparso dal panorama dei grandi circuiti internazionali. O l’imbarazzo del governo nazionale dinanzi all’inaudito abbandono dei beni culturali siciliani, che rappresentano una quota di ben oltre il 30 per cento dell’intero patrimonio nazionale, ma che sono chiusi o semplicemente e irrimediabilmente sconosciuti ai più. Se poi si aggiunge a questa miscela un pizzico di incompetenza e di ambizione da parte di funzionari “parvenue”, giunti ai vertici dell’amministrazione grazie alle “purghe” ordinate dal governatore, il gioco è fatto. Basta un solo dirigente ignorante a far crollare una organizzazione già malferma di suo. Pensate cosa è accaduto in Regione, con

una infornata di incompetenti improvvisamente insediati nelle posizioni apicali. Il disastro: appalti senza gara, procedure fantasiose, trasferimenti e licenziamenti illegittimi, gare manipolate, graduatorie sbagliate. E chi più ne ha più ne metta. I tribunali amministrativi regionali di Palermo e Catania non hanno mai dovuto gestire un “traffico” di liti contro l’amministrazione regionale tanto ingombrante e... imbarazzante. La Regione ha torto sempre. Comunque si guardino le sue carte, sono in difetto. Qualunque sia la materia, lì c’è l’ignoranza. Non può essere solo frutto del caso. O, peggio, del destino. Anche in questo caso, ciò che accade è frutto della cinica scelta di potere, di selezionare il peggio, gratificandolo, per poterne disporre a piacimento... I “testimonial” del fallimento Erasmo De Angelis, il capo di “italiasicura”, la struttura di missione che da Palazzo Chigi coordina gli interventi sul dissesto idrogeologico in tutta la penisola, non ha dubbi: l’Anas e la Regione hanno la responsabilità del crollo del viadotto Himera, che ha spezzato in due la Sicilia. E il manager renziano ha buon gioco ad affermare le colpe dei due giganti della burocrazia, considerato che nelle casse dello Stato ha trovato 5 miliardi che sono rimasti inutilizzati a causa della sciatteria e della superficialità di chi è responsabile dei controlli. L’Anas, per proprio conto, afferma – ci mancherebbe - di non essere responsabile di una frana “partita” da una località ben distante dall’autostrada. Crocetta, con il suo solito atteggiamento un po’ cialtrone, urla a squarciagola che il suo governo non ha ricevuto alcuna segnalazione. Dimenticando che – semmai – era il suo governo a dover fare le segnalazioni! Lui non sa che l’assetto del territorio, in Sicilia, è di esclusiva competenza della Regione. Che si avvale, per il controllo e la vigilanza, del corpo forestale, dell’agenzia regionale del territorio e – infine – della protezione civile. Per non dire del ruolo e delle competenze del consorzio per le autostrade siciliane. In realtà tutti sanno, da almeno dieci anni, che la zona è interessata da un movimento franoso in progressione. Ma nessuno è intervenuto. Nessuno ha vigilato.

La procura di Termini Imerese, adesso, ha aperto una inchiesta. Ma non sarà facile arrivare all’identificazione dei responsabili “diretti”: proprio perchè da troppo tempo tutti sanno tutto. Ma nessuno ha fatto niente. Ma il crollo dei piloni della Palermo Catania in contemporanea con la riapertura dell’ente fiera di Palermo, che dopo sette anni ha dedicato i suoi padiglioni a una rassegna sulla “mobilità del turismo”, non è l’unica accecante contraddizione di questo primo scorcio di un 2015 che si preannuncia come l’”annus horribilis” dell’era Crocetta. Ben prima di Erasmo de Angelis, il fallimento della rivoluzione crocettiana era riecheggiato nelle affermazioni di un altro testimonial d’eccezione: il ministro della sanità Beatrice Lorenzin. Dinanzi all’inaccettabile tragedia della morte della piccola Nicole, la ministra, messa alle strette dai giornalisti che le chiedevano una valutazione, non ha usato perifrasi. “La responsabilità – disse – è tutta del governo regionale, che rinvia immotivatamente l’attivazione del servizio di emergenza neonatale concordato da tempo con il ministero”. Anche dinanzi a quelle affermazioni, Crocetta si stracciò le vesti, inveì e chiese – invano – l’intervento nientemeno di Renzi. Mi pare di ricordare che in quella circostanza l’assessora alla sanità abbia annunciato – per la seconda volta - le sue irrevocabili dimissioni. La prima volta si trattava del caso Humanitas. Mai seguite dai fatti. Eppoi ci sono state, a fine marzo, le parole del ministro dei beni culturali, Dario Franceschini, che sembrano un vero e proprio epitaffio scritto per ricordare le malefatte del nongoverno di Saro Crocetta. “La Sicilia mi imbarazza e mi fa rabbia” ha detto senza giri di parole il ministro, a chi gli chiedeva una valutazione sui dati del turismo culturale nell’isola. “Se la Sicilia ha bisogno di una mano – ha detto il ministro – siamo pronti a dargliela...” Il commento seguiva a ruota una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato “incostituzionale” – ci mancherebbe altro – una postilla infilata da Crocetta nel bando per l’affidamento dei servizi – libreria, bouvette...- nei siti culturali in Sicilia. Circostanza che co-

stringerà il governo regionale a riammettere le società illegittimamente escluse dalle gare di affidamento. Rideterminando gli affidamenti. E risarcendo i danni subiti dalle società. Appena qualche giorno fa - ma questo caso è un caso a parte – anche Maria Elena Boschi, chiamata a Catania da Giovanni Burtone per provare a dare smalto a un pd sonnecchiante, ha “sboccato”, affermando di “sperare che la Sicilia possa evitare il commissariamento, rispettando gli impegni presi con il suo piano di rientro”. L’imbarazzante pensiero “dal sen sfuggito” è stato espresso nientemeno che in faccia a Saro Crocetta, che i veste di “antipatizzante comunista” era corso all’incontro con una delle ministre più vicine a Matteo Renzi. Messo dinanzi al “fatto compiuto”, Crocetta non ha potuto negare di essere sotto il ricatto del governo nazionale. Ma ha provato a sviare il discorso, parlando della mirabolante riforma delle province varata dal suo governo. Non aveva previsto, il poverello, la “stangata” che l’aula gli avrebbe dato appena qualche ora più tardi, bocciando lui e la sua giunta. I tempi supplementari Eggià. La riforma delle province. Finita miseramente. Così come il finto taglio ai costi della politica, con la finta “sforbiciata” a consigli e giunte comunali che avrebbe procurato altri quattrocento nuovi “disoccupati dalla politica”, privandoli di gettoni e indennità. Sfumata, insieme a tutti i proclami e i mirabolanti progetti di una Sicilia più giusta e “progressiva”... La buona stella del governatore è anche lei sbilanciata in avanti rispetto ai tempi della politica. E ha cominciato la sua fase discendente, avviandosi mestamente verso il tramonto, con largo anticipo rispetto alle previsioni e le ambizioni dell’uomo-Crocetta. I quattro “sistemi” attraversati dalla meteora-Crocetta stanno generando nuovi equilibri sia al loro interno che nelle relazioni istituzionali che regolano la loro reciproca convivenza. Cominciamo dal mondo più caro al governatore: la galassia delle antimafie. In cui è in corso un vero e proprio ripensamento dei ruoli, delle funzioni, dei livelli di rappresentanza. In questo contesto Saro Crocetta,

Giuseppe Lumia e Antonello Montante hanno sempre fatto squadra. Adesso che Montante è in disgrazia, per i due “politici” del gruppo è tempo di stare sottotraccia.... Poi ci sono gli industriali. Le disavventure di Antonello Montante rendono meno visibile e meno incisivo il loro ruolo nel “new deal” siciliano. Sebbene saldamente insediati all’assessorato alle attività produttive, insomma, gli industriali siciliani stanno “gestendo” il ramo dell’amministrazione che è a loro più consono. Ma in questa fase non sono in grado di dare alcun sostengo – neanche d’immagine – al governo Crocetta. In viale dell’Astronomia, sede di confindustria nazionale, la voce dei siciliani è diventata improvvisamente flebile... C’è poi l’universo giudiziario, che a Crocetta ha sempre riservato, in passato, un posto da “collaboratore esterno”. Ma l’eccessiva contiguità tra il palazzo di giustizia e i palazzi del potere non è gradito al nuovo procuratore di Palermo. Che, anzi, tiene a marcare le distanze e le competenze. Proprio mentre, sul capo del governatore, fioccano le sentenze di inadeguatezza emesse dai tribunali amministrativi e contabili. Che, alla fine dei conti, sono sentenze e sono emesse da magistrati. E alla fine ci sono gli equilibri di partito e di governo. In cui Crocetta e Lumia hanno finora recitato tutte le parti in commedia. Sono stati a un tempo dalemiani, margheritini e renziani. Sono stati contemporaneamente vicini a sel e alleati del governo. Adesso sono “sotto” il tiro incrociato di tutti. E non ricevono solidarietà da nessuno. Mentre Renzi e Delrio li tengono sotto scacco, con il cappello in mano, nella speranza di ricevere dal governo nazionale l’obolo che permetta di far quadrare il bilancio della regione. Siamo, insomma, ai tempi supplementari. La partita ufficiale, quella giocata dai partiti e dalla politica è finita da un pezzo. Quanto può essere credibile un governo autonomista privo di un proprio sostegno politico, sfiduciato dai partiti e dagli uomini della sua stessa maggioranza e incapace di scrivere un bilancio senza cedere ai ricatti della politica nazionale? Ma soprattutto quanto può durare la sua agonia?

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I Portali: altre sanzioni Asp, ma qualcosa non torna di Giuliano Busà Soliti controlli, procedura ed effetti diversi. Sta facendo discutere l’esito della “spedizione” dell’Asp di Catania per controllare le condizioni dell’attività di ristorazione “Fratelli La Bufala” dei Portali, cui è affiancata la panineria “Burg”. I controlli sono stati effettuati alle 22 di venerdì sera (quindi nel pieno dell’attività e con la sala ovviamente piena e non ad inizio serata) e il comunicato emesso dalla Questura ha scatenato le ire non solo dei gestori ma anche dei responsabili della catena a livello nazionale, certi che quanto rilevato sia stato ingigantito oltre misura. Questo ciò che ha diramato la Pg, e che è stato ovviamente ribattuto a tempo di record da tutti i giornali: “La Pizzeria Fratelli la Bufala – Burg, all’interno del centro commerciale I Portali, doveva essere il primo di una lunga lista, ma ciò che è risultato dall’accertamento non ha concesso il tempo di ispezioni a ulteriori negozi. Basti pensare che sono stati qui sequestrati circa 300 kg di alimenti, tra carne bovina, suina, pollame, salumi e formaggi, per il cattivo stato di conservazione in cui versavano; alcuni, peraltro, sono risultati già scaduti. Cattive condizioni igienico sanitarie, dovute alle gravi carenze di pulizia, hanno imposto il sequestro, operato tramite l’apposizione di sigilli, della cella frigorifera del locale. E le pessime, condizioni igieniche, riscontrate anche nei locali delle cucine – si legge ancora – sono state oggetto di ulteriori sanzioni che si aggiungono a quelle elevate per le violazioni riguardanti la formazione del personale. Infine, un primato: nel corso del servizio, infatti, è stata contestata, per la prima volta a livello nazionale, la sanzione amministrativa derivante dall’entrata in vigore del Regolamento 1169/2011 che dal di-

cembre 2014 pone a carico dei titolari degli esercizi commerciali addetti alla ristorazione, l’obbligo di informare gli avventori circa la presenza di allergeni negli alimenti somministrati”. Apriti cielo. Ai commenti di sdegno su Facebook ha fatto però seguito la reazione dei clienti di fiducia e di chi personalmente conosce i gestori, tanto che per i giorni a seguire il locale ha registrato un afflusso maggiore di clientela, quasi una difesa coi fatti a quanto riportato dalle autorità. Sulla stampa il locale ha risposto per mano dell’avvocato Giugno: “Quale legale di fiducia della pizzeria Fratelli la Bufala - Burg esercente all’interno del centro commerciale I Portali, ritengo opportuno segnalare la fallacità delle informazioni incautamente divulgate ai danni della mia assistita che respinge, fermamente, ogni contestazione. Non mancheremo di dimostrare, nelle opportune sedi giudiziarie, l’infondatezza delle mere irregolarità contestate alla mia Assistita. Ciò che rileva in questa sede è rassicurare la clientela della pizzeria Fratelli la Bufala - Burg esercente all’interno del

centro commerciale I Portali circa il travisamento giornalistico dell’accertamento in concreto esitato dalla Pg. Infatti, i 300 Kg di alimenti sono stati sottoposti a sequestro solo perchè sarebbero stati conservati promiscuamente all’interno di un’unica cella frigo grande quanto una stanza di un appartamento. Perché il lettore possa meglio comprendere – scrive ancora l’avvocato – il cattivo stato di conservazione contestato afferisce alla presenza, all’interno della stessa cella frigo, di carne e vegetali ben confezionati e non in contatto diretto gli uni con gli altri. Gli accertatori non hanno, invece, rilevato la presenza nella cella frigo di alimenti avariati o nocivi per la salute che fossero pronti per la somministrazione alla clientela. I pochi alimenti ancora confezionati e già scaduti non erano destinati alla somministrazione bensì alla loro distruzione. Poi ancora una precisazione circa le parole lette nel comunicato ufficiale della questura: “Si rileva ancora che gli Accertatori non hanno rilevato “cattive condizioni igienico sanitarie”, ma semplicemente “presenza di

sporcizia” riferendosi alle tracce lasciate sul pavimento della cella da qualche alimento caduto ai cuochi nelle fasi cogitate di preparazione delle portate. È chiaro che la cella frigo e la cucina sono costantemente puliti ma ciò non impedisce a qualche pomodoro di cadere sul pavimento ed ivi lasciar traccia della sua sfortunata fine. Va smentita seccamente la notizia data circa le “pessime condizioni igieniche, riscontrate anche nei locali delle cucine” che non trova alcun riscontro nel verbale redatto dagli Agenti Accertatori. Non meno infondata è la contestazione circa l’omessa informazione degli avventori della presenza negli alimenti somministrati di allergeni che, per intenderci, sono tutti quei prodotti alimentari che possono provocare allergie o intolleranze. Infatti, in ogni menù a disposizione degli avventori sono specificamente indicati gli ingredienti utilizzati”. E alle ordinarie parole dell’avvocato di parte ha fatto seguito un unicum in questo genere di fattispecie, ossia l’intervento nientemeno che della catena nazionale, evidentemente informata dell’ac-

caduto. Scrive Paolo Aruta, amministratore delegato di Emme Sei, società a cui fa capo il franchising Fratelli La Bufala: “Fratelli La Bufala effettua scrupolosi controlli periodici su tutta la rete degli associati per garantire alla clientela il massimo della qualità e della sicurezza alimentare. Nulla di avariato è stato rilevato, durante il nostro ultimo controllo, all’interno del Fratelli La Bufala-Burg, sito nel centro commerciale I Portali di San Giovanni La Punta (Catania). Siamo contrariati dalla superficialità – prosegue Aruta – con cui sono state diffuse notizie non opportunamente verificate e gravemente lesive dell’immagine del brand e della serietà dei suoi affiliati: Fratelli La Bufala si affianca a quanto già comunicato dal legale del Fratelli La Bufala di San Giovanni La Punta che ha smentito l’esistenza di cibo avariato, e la notizia circa le pessime condizioni igieniche, riscontrate anche nei locali delle cucine riservandosi di dimostralo nelle sedi opportune.” Allora, di chi fidarsi? Dell’autorità giudiziaria o della clientela che compattamente si è riversata al locale nei giorni successivi all’accaduto? Della naturale propensione e pulsione di odio verso chi viene accusato di offrire prodotti scadenti o la più razionale analisi dei fatti, delle parole e soprattutto delle immagini? Si deve prendere sempre la parte di chi controlla o qualche volta si deve anche assumere il punto di vista del controllato, pensando a quanto l’utilizzo di determinate parole – ripetiamo, da verificare – possa influire sulla reputazione e quindi su anni di lavoro? Alla luce delle stranezze di questo controllo e del clamore che ne è scaturito, i dubbi restano e soltanto il dissequestro della cella frigorifera oggetto della contestazione dirà la effettiva portata dell’accaduto.

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Aprile 2015 - Giudiziaria

Appalto Sac: reati tutti prescritti, quindi innocenti di Marco Benanti

Finisce il dibattimento: è passato troppo tempo. Per Raffaele Lombardo e altri termina così un procedimento durato a dibattimento un anno e mezzo Non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Questa la conclusione –per tutti gli imputati- del processo –che ipotizzava il reato di abuso d’ufficio- per l’affidamento nel 2007 alla Pubbliservizi dell’appalto di pulizie dell’aeroporto di cui si è occupata la terza sezione penale del Tribunale di Catania (Presidente Maria Pia Urso, a latere Mirabella e Milazzo). In un anno e mezzo circa si è tenuto il dibattimento: un tempo piuttosto rapido. Forse, quindi,

la tempistica nella fase delle indagini preliminari è stata il prologo della prescrizione? Non si segnalano, infatti, condotte dilatorie delle Difese. Cose che capitano, spesso anche a Catania. Secondo l’ipotesi accusatoria, l’appalto avrebbe portato un ingiusto vantaggio alla stessa azienda che ottenne l’appalto (senza gara) e di fatto - secondo il Pm Angelo Busacca - impedendo alle imprese concorrenti di partecipare. Questa l’Accusa nei confronti

di Raffaele Lombardo, all’epoca presidente della Provincia Regionale di Catania, per cui la Procura aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi di reclusione; la Procura della Repubblica aveva anche chiesto la condanna a due anni per l’allora presidente della

Sac, Stefano Maria Ridolfo, un anno e quattro mesi ciascuno per i componenti dell’allora consiglio di amministrazione della Sac: Michele Sineri, Alfio D’Urso, Sebastiano Paladino e Giuseppe Gitto. Un anno e quattro mesi, era la richiesta di condanna per il direttore generale della Pubbliservizi, Giacomo Di Blasi. “Si è trattato di un affidamento temporaneo della durata di quattro mesi – ha detto Lombardo ai giudici - poi ci furono delle pro-

roghe che dimostrano le difficoltà che c’erano per bandire la gara d’appalto”. In questa vicenda, secondo le dichiarazioni spontanee dell’ex presidente, “non c’è stato nessun utile per la Pubbliservizi nemmeno per quanto riguarda i posti di lavoro”. Di avviso completamente diverso l’Accusa secondo cui ci sarebbe stata “una precisa volontà” nel procedere con l’affidamento diretto per “mantenere gli standard lavorativi e favorire nuove assunzioni”. Finale? “È la degna conclusione di un processo assurdo che non sarebbe mai dovuto iniziare – ha dichiarato Raffaele Lombardo - La soluzione, più che legittima per la pulizia dell’aeroporto, era l’unica che il consiglio di amministrazione potesse deliberare”.

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Aprile 2015 - Attualità

C’è ancora un teatro in questa danza? di Claudio Mec Melchiorre Qualche giorno fa partecipo ad una manifestazione della Foncanesa, al teatro Vincenzo Bellini di Catania. E’ sempre un’emozione entrare in quel gioiello architettonico dai sapori liberty che una città in buona forma e discreta ricchezza si è regalata quasi centocinquanta anni fa. La bellezza del teatro è immediata, come sempre. Assistiamo alla presentazione delle attività della Fondazione, specializzata in contribuzione alla ricerca per le malattie neoplastiche. Impressionante come una famiglia sia riuscita a trasformare il dolore in una occasione di salvezza per tanti altri. Lo spettacolo è bello. La sonorità del teatro splendida. E’ uno spettacolo a chilometro zero. Gli artisti sono tutti patrimonio di Catania. Finisce lo spettacolo e in rappresentanza delle maestranze del teatro sale un applauditissimo ragazzo che da una notizia tragica. “Ringraziamo la Foncanesa per la sua attività e siamo felici di aver contribuito anche quest’anno. Peccato che forse questo sarà l’ultimo concerto che faremo qui. In un certo senso, questa sarà con ogni probabilità una data storica.” Chiude il teatro Bellini? Le persone meno addentro alle cose della città sono spaesate, incredule. Quando, ad inizio serata, il neo assessore ed ex sindacalista Gianni Villari porta il saluto dell’Amministrazione comunale e personale del sindaco Enzo Bianco, viene accolto con educazione. Nemmeno un gesto di

Il Teatro Bellini (ph Massimo Malgioglio) disappunto. Ma quelle poche parole affastellate da un ragazzo in smoking sul palco sono una bomba. Lo sarebbero, almeno, in una città ed una regione che vivano davvero il loro tempo. Catania invece è la città dove un esponente politico, ma soprattutto un tecnico, un professore di economia all’università di Catania, altro gioiello in decadenza, denuncia il grave rischio che possa chiudere una delle più prestigiose istituzioni culturali d’Italia, amata dai suoi cittadini al punto che non c’è rappresentazione che non porti a riempirlo, quel grande e bel teatro, e quel che riceve non sono spiegazioni, ma reazioni stizzite e spocchiose. A non non interessa chi abbia vinto le elezioni, interessa sapere cosa ne è delle nostre strade, piazze, palazzi. Ma anche cosa

ne sarà del nostro teatro lirico e sinfonico. Forse il presidente del Consiglio di Amministrazione vorrà spiegarlo alla città, per quale motivo le maestranze del Teatro Massimo abbiano voluto lanciare questo allarme. Se va “tutto bene, madama la Marchesa” perché questa dichiarazione che parla di “ultima rappresentazione in questo teatro”? Non ci rompete le scatole con questa storia della crisi e delle mani legate. I fondi comunitari ci sono, ma non sappiamo a cosa servano, visto che non possiamo commentare un progetto organico e unitario. In realtà, nemmeno un progetto purché sia. Il Comune ha ristrutturato il suo debito, abbassando le quote annuali per pagamento interessi, ma non ha tirato fuori una lira per mantene-

nere la spesa sociale e nemmeno per difendere la cultura. Un milione è stato speso per abbattere un ponte utile, però, sul Tondo Gioeni. E decine di milioni di Euro vengono ogni anno sprecati per continuare a non fare la raccolta differenziata dei rifiuti. Né riusciamo ad essere dignitosi nell’appaltare i lavori per collegare le fogne cittadine con uno dei depuratori più vecchi che siano stati fatti in Italia, ma che ha depurato ben poco, proprio per questo. Non ci dica il sindaco che non è colpa sua. E’ lui il presidente del Consiglio di Amministrazione del Teatro Massimo. E’ lui il sindaco che ha retto questa città per quasi vent’anni, senza risolvere i suoi problemi strutturali, ma fissato con il maquillage. Va bene il trucco, ma la signora Catania

ha bisogno anche di una casa accogliente e di tenere in forma le sue parti vitali. Catania invece è morta. Non ce ne vogliano Scapagnini, ovunque sia ora, o Raffaele Stancanelli, anche lui presente al Teatro nella stessa serata. Noi li abbiamo pesantemente criticati. Ma mai ci hanno tolto il saluto e mai ci hanno risposto con il livore che sentiamo ogni volta che qualcuno critica questa fallimentare amministrazione del nulla. Probabilmente loro sapevano e sanno che chi governa riceve critiche che servono a crescere, se si è capaci di governare. Certo, personalmente mi aspettavo molto di più da chi ha amministrato questa città in passato. Tante volte abbiamo descritto cosa sarebbe accaduto a Catania, senza correttivi importanti. Ora le nostre previsioni fosche si sono realizzate. Ma ancora, si ignora il problema e si continua ad alimentare le bestie che divorano la nostra vita. Sono sempre le stesse, signori amministratori. L’unica differenza rispetto al passato, è che voi di oggi non ascoltate nemmeno. Signor Sindaco, avvocato Enzo Bianco, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Teatro Massimo – Bellini, ci dica: che fine farà il nostro teatro? La stessa fine che sta facendo la nostra città? Non creda che le cose vanno bene. Gli amici che vengono da fuori e che anni fa ci hanno visitato dicono tutti la stessa cosa: Catania sembra quella degli anni 70: sporca, insicura, povera, invivibile. Correggo: negli anni 70 era molto più ricca.

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Aprile 2015 - Redazionale

Dal 16 al 18 aprile 2015, Centro fieristico Le Ciminiere – Catania

Energia, ambiente, ed eco costruzioni: La sfide green di “progetto comfort”

Catania apre le porte al mondo fieristico “Eco”: l’occasione è la settima edizione del Salone nazionale Progetto Comfort, che grazie alle quattro macro aree espositive tematiche – Energia, Ambiente, Eco Costruzioni e Clima – accende i riflettori sull’efficienza energetica e su tutto ciò che ruota attorno alla tematica. La manifestazione è ospitata, fino alle 19.30 di oggi (18 aprile), al centro fieristico Le Ciminiere, nel cuore della città etnea. La sfida è quella di superare le barriere tra domanda e offerta per agevolare il rilancio dell’economia locale: questo fa di Progetto Comfort – organizzato da A2 Communication – la principale manifestazione fieristica del settore nel Sud Italia, mettendo in agenda focus su: costruzioni eco sostenibili, materiali eco compatibili, impiantistica avanzata, installazione dei sistemi di generazione dell’energia da fonte rinnovabile, controllo intelligente dei sistemi gestionali del fabbisogno energetico. Occhi puntati anche sul trasporto efficiente, grazie all’utilizzo di mezzo sostenibili a ridotto impatto ambientale che, oltre al comparto dell’intermodalità, coinvolge anche il settore automobilistico. Imputato come causa dell’attuale elevato livello di inquinamento atmosferico, il comparto delle automobili aspira infatti a un cambiamento radicale nella logica di massimizzare il rispetto dell’ambiente, grazie al crescente numero di modelli dotati di nuove tecnologie e alimentati da fonti energetiche a basse emissioni

(auto elettriche, ibride, a gas). Ridurre l’impatto negativo dei trasporti sull’ambiente, mantenendo inalterate le caratteristiche positive della mobilità, è oggi una delle sfide prioritarie del XXI secolo. «Nel 2015 – afferma il CEO di Progetto Comfort Salvatore Peci – investiamo per diffondere il valore della conoscenza attraverso il sostegno di una moderna prospettiva sulle tematiche energetiche e ambientali, con l’obiettivo di favorirne lo sviluppo territoriale in una visione complessiva. Il nostro lavoro è un esempio di buone prassi e dimostra che la voglia di fare prevale sulle difficoltà, considerando infatti il contesto critico in cui si trova il settore fieristico del meridione d’Italia». «L’area espositiva e gli incontri tecnici all’interno della fiera – aggiunge il direttore Marketing Giusy Giacone – sono punto di riferimento per valorizzare il risparmio energetico, lo sviluppo della bioedilizia, la salvaguardia dell’ambiente e la climatizzazione degli ambienti civili e industriali, studiando un punto di equilibrio tra le politiche istituzionali e le risposte del mondo produttivo e professionale». E i

numeri confermano l’importanza di questa realtà: nei tre giorni dell’evento, cominciato lo scorso giovedì (16 aprile), si contano più di 1.500 progettisti, oltre 3mila professionisti (soprattutto architetti, ingegneri, geologi, geometri), 4mila studenti e docenti del mondo universitario, centinaia di imprese, rivenditori e distributori del settore delle costruzioni e della produzione. Progetto Comfort si candida infatti al ruolo di naturale e privilegiato scenario di incontro tra gli attori sociali dello sviluppo sostenibile e dell’efficientamento energetico, in particolar modo del nostro territorio regionale. Con le nuove direttive si punta entro il 2020 al risparmio del 5-6% sul consumo energetico totale e del 5% sul totale delle emissioni di CO2: la Sicilia, grazie a finanziamenti europei per circa 30 milioni di euro, stanziati a favore dei 390 comuni isolani, e attraverso il Patto dei sindaci, potrebbe

rappresentare un modello di riferimento in Italia, candidandosi a “Distretto Tecnologico delle energie rinnovabili nel Mediterraneo”. Innovazione e sostenibilità per il benessere abitativo e dell’ambiente sono i temi portanti che accomunano i convegni scientifici e tecnici organizzati all’interno del Salone da importanti realtà aziendali e associative. Tra queste Apea (Agenzia provinciale per l’Energia e l’Ambiente) e Agroenergia hanno promosso insieme una giornata di approfondimento sulle tematiche bioenergetiche, dimostrando come lo sviluppo dell’energia legata all’agricoltura è una chiave fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. La Sicilia si affaccia con un certo ritardo nel campo delle agroenergie, ma è comunque anche una delle aree in cui le rinnovabili, soprattutto solari ed eoliche, si sono maggiormente sviluppate. Rilevante anche la presenza e il patrocinio di Anie Energia, aderente alla Federazione ANIE di Confindustria che rappresenta le imprese elettrotecniche ed elettroniche, al fine di favorire la stabilità normativa e lo sviluppo sostenibile in uno dei settori più strate-

gici e avanzati nell’ambito del panorama industriale italiano. Il percorso di aggiornamento è stato arricchito inoltre dagli incontri curati dall’Aiat (l’Associazione Ingegneri Ambiente e Territorio che ha promosso un focus sul sistema dei rifiuti in Sicilia), dall’Inbar (l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura – sezione di Catania che si è occupato del tema della riqualificazione architettonica), e dall’Anis (l’Associazione nazionale Ingegneria della Sicurezza che è intervenuta sulle nuove opportunità per professionisti e imprese in tema di salute e sicurezza). Tra i numerosi partner commerciali new entry di grande prestigio è quella del Gruppo Wurth, leader mondiale nella distribuzione di prodotti e sistemi per il fissaggio e il montaggio presente in 84 paesi con più di 400 aziende. Patrocinio prestigioso anche quello ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Si aggiungono al considerevole bacino di realtà nazionali e locali che supportano da sempre il Salone, l’Università degli Studi di Catania, numerosi Ordini professionali ed enti di categoria. Progetto Comfort dunque si conferma anche quest’anno strumento operativo per offrire al cittadino, al professionista, al manager, al rappresentante istituzionale e universitario, una Agorà nello spazio dell’Ambiente, del Territorio, dell’Energia. www.progettocomfort.org

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Aprile 2015 - Acireale

Terme, la Città si fa avanti timidamente con qualche proposta d i Saro F a ra ci

Terme di Acireale, una storia senza fine. I fatti di rilievo sono due. Il primo è il pressing dell’amministrazione Barbagallo sulla dirigenza regionale: il primo cittadino, l’on.D’Agostino, qualche consigliere comunale, i consulenti e i rappresentanti del Forum si sono già recati a Palermo due volte e continueranno, difficoltà logistiche permettendo, fin quando la vicenda del bando non sarà risolta. Ai tempi di Nino Garozzo, sindaco uscente, gli unici viaggi a Palermo erano quelli delle carte e delle pratiche. Il secondo fatto è l’impegno concreto della città di Acireale a fare la propria parte fino in fondo, senza sottrarsi ad alcuna responsabilità anche sul piano politico. Sono ipotesi al momento e tutte da verificare sul piano della fattibilità. Sembra che Barbagallo, per sgravare il bando dalle pregiudizievoli riguardanti i terreni di Pozzillo e una parte dello stabilimento dell’Acqua Pozzillo , si sia detto disponibile

a compensare il credito che vanta l’amministrazione comunale di Acireale con l’acquisizione di tali cespiti. Se praticabile, questo significa che il potenziale investitore privato non dovrà farsi carico della “zavorra” Pozzillo, dato che su essa insistono fino al 2018 alcuni diritti di superficie di alcuni privati. Inoltre, l’on. D’Agostino insieme alla collega Angela Foti vorrebbe promuovere un disegno di legge, di iniziativa popolare, per annettere la proprietà delle Terme al Comune di Acireale, liberando così la Regione, finora unico proprietario, di tutti gli oneri connessi. Sono ipotesi, come dicevamo, ma quanto meno, nell’asfittico dibattito politico

di spese legali”. Inoltre i giudici europei hanno ritenuto che il regime carcerario cui era sottoposto era incompatibile con lo stato di

sul futuro sviluppo economico della Regione, sono iniziative che smuovono un po’ le acque intorpidite da decenni di “mala gestio” degli stabilimenti e soprattutto di inerzia della burocrazia regionale. Bisogna valutarne la fattibilità tecnica e comprenderne la condivisione sul piano politico, dato che Crocetta, Baccei, la Li Calzi e i dirigenti regionali dei rispettivi dipartimenti parlano tutti lingue diverse. Il “colpo di coda”

della città di Acireale, seppur tardivo, da sempre auspicato dal Forum permanente promosso dal Lions, ci sta tutto e il sindaco Roberto Barbagallo non si è sottratto alle sue responsabilità. Nei prossimi giorni, con gli uffici tecnici comunali, si provvederà all’aggiornamento delle schede tecniche sullo stato degli immobili di pertinenza delle Terme di Acireale SpA. Presto in Consiglio, come informa il capogruppo di Cambiamo Acireale Giuseppe Ferlito, si potrebbe votare un documento in cui la Città di Acireale assumerà i propri impegni per salvare le Terme. Il dibattito cittadino si ravviva un po’ e, per fortuna, non è solo il Forum, ormai operativo

da quattro anni, a doversi fare carico di tutto: sensibilizzazione, proposizione, denuncia e analisi dei fatti. Sviluppo Italia Sicilia, l’advisor regionale, sta lavorando al bando. I contenuti del bando dipenderanno molto da come quelle pregiudizievoli (Pozzillo e il debito con Unicredit) verranno affrontate. Il tempo incalza, Unicredit batte cassa; a settembre si dovrebbero corrispondere oltre due milioni di euro per evitare che gli immobili di viale delle Terme finiscano all’asta. Qualcuno il debito dovrà pur pagarlo e di sicuro dovrebbe essere il nuovo gestore privato, il quale chiederà però altri benefici: ad esempio, una durata più lunga della concessione e qualche sconto nel canone annuo da corrispondere alla Regione. Insomma, carte più carte e ancora carte. Le Terme avrebbero dovuto erogare prestazioni specialistiche facendo uso delle acque termali. E’ da vent’anni e passa che vanno avanti invece facendo uso della carta termica dei fax. E oggi delle mail. Così va la vita.

salute, ma ciò non ha impedito ai tribunali italiani, si legge nella sentenza di Strasburgo, di concludere che le patologie di Contrada “non erano gravi”

o che “non era impossibile o molto difficile” curarle in prigione. Uno schifo cui si è rimediato appena in tempo. Contrada ha

84 anni e gli ultimi 23 li ha passati penando tritato da un meccanismo infernale. Tiriamolo fuori. Una volta per tutte. Nunzia Scalzo

Le Terme di Acireale

continua dalla prima bilità penale che discendeva dagli atti compiuti”. E perciò “lo Stato italiano deve versare all’ex agente del Sisde 10 mila euro per danni morali e 2.500

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Aprile 2015 - Gela

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Democratici sono pazzi per il simbolo di Giovanni Frazzica Quanto può valere il logo del partito di Renzi in una competizione locale? Nessuno lo sa, eppure tutti lo vogliono a Milazzo come a Barcellona. Località in cui, al momento, le situazioni non sembrano essere del tutto definite e definibili e si procede in punta di Statuto e talvolta anche di Codice civile. La parlamentarizzazione dei partiti, avvenuta progressivamente negli ultimi i anni, da ancora ruolo a dei deputati che vedono i comuni dove vota innanzitutto come aree di influenza del loro potere. Il cittadino finirà col capire che quella del simbolo è una battaglia finta, una inutile misurazione di muscoli, che i problemi stanno da tutt’altra parte e che solo tornando a fare politica si potrà cambiare il destino di queste comunità della provincia messinese. Nei giorni scorsi l’intervento della segretaria organizzativa regionale sulle richieste per l’assegnazione del simbolo del Pd ha fatto aumentare le polemiche e le tensioni. Il segretario cittadino del Pd, Francesco Russo, ha scritto:“Non considero quella dichiarazione del responsabile organizzazione del Pd Sicilia, Antonio Rubino con cui si assegnerebbe il simbolo alla maggioranza del partito sulla base del voto espresso da un gruppo di dirigenti nel corso di una riunione alla presenza del segretario Basilio Ridolfo e della deputazione regionale. Nessuna comunicazione ufficiale in merito è stata inviata alla segreteria cittadina e per questo ritengo che la partita non sia chiusa, la direzione provinciale affronte-

rà la vicenda nella sede più opportuna per farlo”. Nella vicenda barcellonese gioca un ruolo fondamentale l’on. Giuseppe Picciolo, leader regionale dei Dr, che nella vicina Milazzo ha scelto di sostenere il candidato della sinistra Pd Giovanni Formica, mentre a Barcellona, per delle considerazioni che ha voluto spiegare con una lunga nota di cui riportiamo dei brani, ha scelto di sostenere Roberto Materia. “Noi riteniamo che a Barcellona, anche a differenza di altre località dove esistono le condizioni per cui più facilmente degli investitori privati possono intervenire, il ruolo dell’Amministrazione comunale sia ancora fondamentale ed insostituibile per impostare, lanciare ed assecondare politiche di sviluppo del territorio – scrive Picciolo - la città sta rasentando il punto massimo di decadimento. Con una disoccupazione alle stelle e senza che si sia materializzata in questi anni nessuna idea capace di dare prospettive, abbiamo ritenuto che il tempo di lasciare una popolazione così consistente in balia della sperimentazione di soggetti provenienti dalla cosiddetta “società civile” dovesse considerarsi finito”. Per Picciolo

Lorenzo Italiano a Barcellona non si può più giocare, è tempo di concentrarsi sulla realtà amministrativa, che è difficile, perché le risorse sono contingentate, ma ciò non toglie che, se si opera virtuosamente ed in sintonia con le forze politiche, non si possono raggiungere dei buoni risultati. “Nella prima fase di questo percorso preelettorale – prosegue il leader Dr abbiamo cercato di impostare un dialogo politico affiancandoci al Pd a cui avevamo affidato anche il compito di fare una proposta per il candidato sindaco, senza valutare i valori numerici della precedente competizione elettorale, che avrebbero giocavato a

nostro favore, perché ritenevamo che il Pd potesse trovare unità intorno al nome di un suo dirigente altamente rappresentativo e che insieme si potessero affrontare le elezioni. Quando il canto di alcune sirene aveva purtroppo distolto dalla linea unitaria diversi esponenti del partito di Renzi, e ciò diventava pertanto ostativo nel condividere delle scelte politiche importanti, abbiamo ritenuto che fosse il caso di confrontarci con delle proposte moderate che andavano maturando tra le tante forze, movimenti ed associazioni, che pur colte di sorpresa, non volevano rinunciare ad offrire il loro contributo alla rinascita della città. La cosa che ci ha dato tranquillità fu che molti, nell’ambito di questa aggregazione di movimenti civici di diversa estrazione che si è venuta a creare, erano orientati a dare fiducia a Roberto Materia, un uomo politico che abbiamo già sperimentato quando ha svolto altri importanti incarichi dando prova di competenza, correttezza e affidabilità. Riteniamo pertanto – conclude Picciolo- che, in questa fase così complicata, la sua esperienza e la sua sensibilità possano essere preziose per superare questo

momento delicato della politica e della gestione amministrativa del Comune”. A Milazzo quindi l’avv. Giovanni Formica corre più tranquillo ora che sa di poter contare sull’importante sostegno del partito dell’on. Picciolo. Accanto a lui anche Franco Scicolone, consigliere comunale uscente e uomo di grande esperienza, già segretario della sezione del Ppi di Milazzo. Lorenzo Italiano, unico candidato ufficiale del centrodestra, dopo cinque anni di lavoro tenace, ci riprova, vuole riprendere il filo da dove ha lasciato, senza rimorsi. Lorenzo Italiano ha presentato la sua candidatura in un comitato pieno di giovani che si stanno avvicinando per la prima volta alla politica. Accanto a lui due veterani: Franco Cusumano, già capogruppo dell’Udc, partito che ha abbandonato recentemente, e l’ex presidente del consiglio Saro Pergolizzi. Carmelo Pino, Sindaco in carica, gode del pieno appoggio di Stefania Scolaro e di Salvatore Gitto, aderenti al Pd, oltre che di tanti uomini del suo entourage di diverse provenienze politiche. Nella mischia tanti altri concorrenti tra cui Barbara La Rosa, socialista, sola donna in gara, Peppe Marano, ambientalista Carmelo Formica, medico e Salvatore Presti, Pd, interessato, come Formica e Pino, ad acquisire per se il simbolo del partito. In effetti la questione del simbolo a Milazzo pare definita, ma è solo sopita, i tre contendenti, come i pistoleri del vecchio West, sono pronti a premere il grilletto al primo movimento sospetto. Anche qui, tutti pazzi per il simbolo!

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Il Paginone Musumeci si liberi dei pesi morti di Fabio Tracuzzi Al peggio non c’è mai fine. Lo sappiamo tutti. E quindi sappiamo tutti che Rosario Crocetta non è peggio che possa capitare a questa terra già martoriata. Ci auguriamo solo che, quanto meno, passato il ciclone gelese Crocetta ci sia un po’ di tregua, un lasso di tempo sufficiente a farci riprendere, respirare. La campagna elettorale, diciamolo, si è già iniziata: Nello Musumeci ha riaperto ufficialmente le ostilità lanciando la sua candidatura con la speranza che vecchi tromboni del centro destra si mettano di mezzo, come nelle scorse elezioni, con il risultato di far rivincere il gelese. E,francamente, non riusciamo a capire come ci si possa presentare ancora fianco a fianco con personaggi del calibro (si fa per dire) di La Russa e Briguglio o, peggio ancora, Nania da Barcellona. Se Musumeci vuole avere una sola possibilità di vincere e quindi governare la Sicilia deve dire con chiarezza sin da adesso che allontanerà questi rimasugli del centrodestra e farà largo ai giovani, ma non per forza dal punto di vista anagrafico, ma nello spirito e nel modo di fare politica. Musumeci non dimentichi che fu proprio l’allora senatore Nania a mettere il veto per il suo rientro in Alleanza Nazionale e quindi nel centro destra. Elezioni che il centro destra perse contro le truppe cammellate di Romano Prodi. Una manciata di voiti, appena 25 mila… .E quanti voti prese Musumeci? Proprio 25 mila. Un grande intuito politico Nania e Briguglio, non c’è che dire. Eppure sono angora a galla anche se hanno bisogno di un bastone che li tiene su quando invece, politicamente parlando, bisognerebbe spingerli a fondo. Non servono a niente e a nessuno. Ora che la Sicilia è materialmente divisa in due tutti ci accorgiamo dell’inadeguatezza di questo governo ci ha fino ad ora guidato. Ci sarebbe solo da vergognarsi, mandare tutti a casa e andare avanti. Ma questi signori a casa non ci vogliono andare. Si credono bravi e indispensabili per la Sicilia e i siciliani. E al momento non è stata trovata alcuna valida soluzione alternativa al crollo, perché di crollo, si tratta del viadotto. Andatavene casa, nessuno vi rimpiangerà. O forse qualcuno vi ha fatto credere il contrario?

Stancanelli: “Il Pd è diventato il ricettacol d i Alb er to Car di llo La Sicilia crolla. Crollano le strade e le autostrade, crolla la credibilità di Crocetta, del governo regionale e di un’intera classe politica. Per approfondire il tema dell’infinita caduta della nostra regione nel burrone della crisi politica, sociale e finanziaria, abbiamo deciso di sentire il parere dell’ex Senatore e Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli. Avv. Stancanelli, la Sicilia crolla sotto tutti i punti di vista, eppure sin dai tempi della Dc non si era mai visto un partito così “forte” e organicamente collegato con gli uomini del governo romano come il Pd. Viene da chiedersi come mai la Sicilia non ne tragga alcun vantaggio. Come si spiega tutto questo? Io sono convinto che tutto quello che si muove attorno al Partito Democratico non è nell’ottica di un progetto di governo. Vi è una confluenza di interessi, perché questo partito è diventato il ricettacolo di tutti i coloro i quali stanno sempre al potere, sia col centrodestra sia col centrosinistra. Addirittura provo grande simpatia per tutti gli elettori di sinistra che giustamente in passato sono stati legittimamente orientati verso il Pd e oggi vedono il loro partito, per l’appunto, ridotto a ricettacolo.

Filippo Stancanelli Detto questo, è chiaro che non ci può essere nessuna soluzione ai problemi siciliani se la politica di Crocetta è soltanto annunci per quanto riguarda la sua persona, antimafia parlata e gridata più che compiuta e protezione di tutti coloro che sono interessati solo a gestire il potere. Basta vedere i nomi di chi oggi è con Crocetta e di chi oggi appoggia la maggioranza per rendersi conto di quello che sto dicendo. Ecco perché è necessaria non una contrapposizione di schieramenti, ma un appello a tutti gli uomini liberi della Sicilia, comunque la pensino, che vogliono ribellarsi a questo stato di cose. Ecco perché abbiamo lanciato un messaggio forte su un uomo, Nello Musumeci, che ha

le sue origini culturali, politiche, ideali, ma che ha dimostrato nel corso della sua attività politicoamministrativa che quando assurge a uomo delle istituzioni sa essere garante di tutti. Dovendo scegliere su chi buttare dalla torre tra Crocetta e i dirigenti del Pd siciliano, lei chi butterebbe? Senza dubbio i dirigenti del Pd siciliano, perché Crocetta lo conosciamo, recita la sua parte, è un personaggio che incarna, come ha spiegato benissimo Pietrangelo Buttafuoco nella su “Buttanissima Sicilia”, quell’anima teatrale insita nello spirito di un certo modo di fare politica in Sicilia. Il Pd ha la responsabilità dello sfascio attuale, un partito che contro Crocetta ne

Il pub ha dette di tutti i colori ma nel momento in cui la sua classe dirigente è entrata nella stanza dei bottoni, con gli assessori, con i capi di gabinetto, con burocrati vari, tutto è tornato allo stato “ottimale”. Crocetta lo manderanno via i siciliani. Non c’è la possibilità che lo mandi via il Pd? Questo non lo so, non so se ci saranno colpi di teatro. Fatto sta che il Pd oggi è il rappresentante di tutti gli interessi peggiori della Sicilia. Parlo della classe dirigente del Pd, non dei militanti o degli elettori, questi sono più nauseati di quanto lo siamo noi, per un motivo ben preciso: loro ci hanno creduto, l’elettore di sinistra c’ha creduto nella ri-

Sicilia tagliata in due, Siracusa di Ros a T omar chi o Insorgono i sindacati contro il governo Renzi al grido “Vogliamo la Catania-Lentini-Ragusa”. La manifestazione di protesta è per sabato 18 e l’urlo di ira non mancherà di travolgere pure il governo Crocetta, cosi come preannunciano i venti dell’opposizione che, frattanto, approfitta del delicatissimo momento politico all’interno del centrosinistra, per tentare la ricostituzione dell’antica unità perduta. Intanto, la prima critica è diretta al neoministro delle Infrastrutture e dei trasporti nominato dal Presidente del Consiglio Renzi, Graziano Delrio, “Brutto esordio per lui – rimbrotta Enzo Vinciullo, deputato Ars del Ncd - si è immediatamente premurato di inferire, con tutta la sua forza, il colpo di grazia sulle speranze dei siciliani che attendevano da lungo tempo la realizzazione dell’autostrada Catania-LentiniRagusa, escludendo decisamente tale opera dal Piano delle infrastrutture strategiche. Secondo il vice presidente vica-

rio della commissione Bilancio e programmazione all’Ars, appare chiaro che il ministro accetta di fare in modo che la pericolosissima S.S. 194 Catania-Ragusa continui a mietere vittime e per questo non faranno mancare la loro presenza sabato mattina alla manifestazione indetta dai sindacati confederati per contestare l’ingiusto provvedimento preso dal ministro Delrio e invitare il governo nazionale a rivedere questa decisione insopportabile solo a sentirla. Una difesa d’ufficio a favore del dimissionario Lupi, quella ingaggiata dall’alfaniano Vinciullo che adesso cerca di riprendere in mano la situazione in tema di grande comunicazione e opere importanti rimaste al palo in provincia di Siracusa. Dal viadotto Targia, da due anni chiuso al traffico per rischio di crollo. Una essenziale via di fuga a detta anche della Protezione civile tra la città e la zona industriale. Eppure, non si riescono a intercettare i fondi necessari, cinque milioni di euro; il neo assessore

ai Lavori pubblici Liddo Schiavo nei giorni scorsi è stato ricevuto a Palermo in un altro viaggio della speranza; al ponte di Cassibile (anch’esso a rischio di crollo) che collega Avola e dunque il sud est al capoluogo aretuseo in alternativa all’autostrada che è anch’essa al centro di polemiche. Insomma, Sicilia divisa in due in tutte le sue ramificazioni. Ma ci sono le eccezioni. Ci sono i ponti e viadotti che potrebbero crollare da soli, cronaca annunciata, ma ci sono anche i ponti che vengono rasi al suolo senza un apparente motivo. A Siracusa, c’è un esempio fulgido, il ponte dei Calafatari che collega l’isolotto di Ortigia alla terraferma. Uno dei tre ponti, dopo quello storico Umbertino e quello moderno di Santa Lucia, detto “gobbo” per la sua arcata a campana. Nessun documento ufficiale comproverebbe l’avvenuta rimozione del ponte dei Calafatari. Ne è convinto il consigliere comunale Salvo Castagnino che ha chiesto all’amministrazione la prova carico e la relazione tecnica che obbligava

l’immediata rimozione. Ma al Comune pare non ci sia traccia alcuna di tali documenti. A questo punto, la scoperta ha del sensazionale. “Infatti, - come spiega Castagnino - non esiste nessuna relazione prodotta ma una risposta degli uffici che dichiarano come si sia “ritenuto ovvio, in via induttiva supporre che lo sta-

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acolo dei peggiori personaggi della politica siciliana”

Il pubblico intervenuto alla manifestazione di Stancanelli e Musumeci voluzione, ma oggi è stato tradito. Gli elettori vedono chi oggi governa il Pd, chi è entrato nel Pd, non faccio nomi ma basta fare una rapida carrellata e ci si rende conto di cosa si parla. Vede, ci possono essere le conversioni dei singoli, ci mancherebbe altro, si può cambiare idea, ma quando cambia idea un’intera classe dirigente che si sposta da uno schieramento all’altro, ecco, qua comincia ad esserci puzza di bruciato. La Sicilia danza sul burrone del fallimento finanziario, che, qualora si avverasse, comporterebbe gravi conseguenze sulla tenuta sociale della regione. In questo momento così grave lei quale soluzione intravede all’orizzonte? E poi, sabato

scorso con Nello Musumeci avete chiamato a raccolta un grande popolo attorno all’idea di un nuovo movimento civico. Nel centrodestra c’è una proposta di seria alternativa? Guardi, lo ripeto ancora una volta, secondo me non è più questione né di centrodestra né di centrosinistra. I siciliani sono stanchi delle formule, dei partiti, di taluni personaggi e del loro personalismo. I siciliani chiedono un progetto chiaro e diverso. Ecco perché mi sono permesso di lanciare non un nome per il nome –Nello Musumeci, ndr-, ma un nome attorno a cui devono coagularsi le forze migliori della Sicilia, quindi non il solo centrodestra ma tutti coloro i quali ritengono che questo si-

stema di potere debba essere abbattuto, e questo lo possono fare solo gli uomini liberi che sono in tutti gli schieramenti. Che poi ci siano anche le forze del centrodestra, responsabili anche loro dello stato della situazione con la loro litigiosità e incoerenza, perché dobbiamo tenere presente che forse il centrodestra è maggioritario nel sentire della gente ma è politicamente inesistente: si richiamano al centrodestra l’Ncd che è al governo con Renzi, Forza Italia che fa finta di essere all’opposizione permettendo a Renzi di fare porcherie istituzionali di cui tutti sono ormai consci, Fratelli d’Italia e la Lega Nord che sono da soli all’opposizione della sinistra. Non esiste una

strategia e una regia comune. Per questo preferisco parlare di unione civica con tutti coloro che condividono un progetto di vero cambiamento. La candidatura di Nello Musumeci è quindi una candidatura civica, che parte naturalmente dalle idee e dai valori di un personaggio che ha dimostrato di saper amministrare, di essere coerente non passando da una parte all’altra. Nel mio piccolo, quando ho avuto la responsabilità di amministrare il Comune di Catania, pur avendo le mie connotazioni politiche, tutti possono affermare che Io sono stato disponibile a tutti gli incontri, ho parlato con tutti, mi sono confrontato con tutte le forze politiche e sociali, non ho pregiudizialmente chiuso il dialogo con gli uomini che rappresentavano altri valori. Questo è il nostro modo di governare, ecco perché abbiamo voluto lanciare questo forte messaggio. Avvocato, nell’ultima domanda vorrei approfondire proprio il discorso sulla sua esperienza amministrativa. La sua sindacatura non fu certamente facile e non fu esente da critiche. Oggi in molti stanno rivalutando la sua azione di governo. Alla luce di tutto ciò come giudica questa prima metà di mandato di Enzo Bianco? No no, Io mi sono imposto un

obbligo morale nel non dare giudizi sull’attuale amministrazione comunale, per un motivo molto semplice: Io sono una parte in causa e qualunque mio giudizio può essere considerato come parziale e dovuto alla mia sconfitta elettorale del 2013. I catanesi hanno la capacità di valutare e di maturare proprie considerazioni sull’amministrazione comunale. Però una considerazione squisitamente politica voglio farla, questa sì: molti dei quali hanno governato Catania durante la stagione di governo del centrodestra, dal 2000 al 2008, sono gli stessi che prima hanno sostenuto e poi abbandonato Scapagnini dicendo che era lui il male di Catania. Ecco questi personaggi sono quelli che mi hanno sostenuto nell’elezione a sindaco del 2008, ma a differenza del mio predecessore, non appena mi sono accorto di che pasta erano fatti loro e i loro affiliati non soltanto non li ho ascoltati più ma ho fatto in modo tale che Io parlassi soltanto con atti amministrativi e con un’attività totalmente diversa da quella che loro chiedevano. Ricordo quando mandai a casa tutti gli assessori politici perché ritenevo rappresentassero interessi dannosi per la città. Ecco, questi sono quelli che sono passati all’altro schieramento politico e che oggi stanno governando Catania assieme al centrosinistra.

usa completamente fuori dai programmi

Da sinistra il viadotto Targia, il ponte Cassibile Avola e, sotto, il ponte Calafatari to di degrado fosse rilevabile per l’intera struttura, proceduto alla demolizione”. Non è tutto. Come fa notare il consigliere d’opposizione, pare che l’amministrazione avrebbe ritenuto necessario abbattere la struttura con un costo di abbattimento superiore di gran lunga a un ripristino dell’opera. E se fosse così anche per il viadotto Targia? Ma non è solo il capoluogo ad essere incappato nei grovigli della burocrazia tecno politica. Prendiamo il caso di Augusta, uno dei centri più fiorenti, potenzialmente, del Mediterraneo. Eppure. Anche se l’economia

nazionale passerà sempre più attraverso il porto commerciale megarese, sino a quando non vi sarà un rilancio effettivo dello scalo commerciale non ci sarà un futuro economico nemmeno per la nazione. Stessa cosa dicasi per la linea ferrata Bicocca-Catania che necessita di essere velocizzata, così come aveva promesso l’ex ministro Lupi e che verrà vagliata nei prossimi giorni a Roma. Intanto, gli augustani continuano a pagare in termini di vita umana un prezzo altissimo, in cambio si era prospettata l’ipotesi di una legge speciale, come fu per Ortigia dopo il terre-

moto. Dalle accise ricavate dalle industrie che inquinano e spesso uccidono operai e popolazione, lo Stato dovrebbe pensare di restituire una quota, anche minima, per pagare i debiti. Seguendo questo iter, altre volte lo Stato avrebbe pagato i debiti delle amministrazioni locali in grave deficit per non pesare sul portafoglio dei cittadini. Da questo punto di vista, Augusta ha dato un enorme contributo alla Sicilia e allo Stato in questi lunghi anni. Per il porto commerciale, poi, ci sarebbe il rischio concreto che i finanziamenti possano andare perduti. Si tratta di un cofinanziamento

europeo di circa 49 milioni di euro, somma di non poco conto. Ma ad Augusta si dovrebbe andare in gara per la rete idrica e fognaria della città, ma anche qui lacci e lacciuoli da Palermo a Roma. Sarebbe bastato nominare un commissario inviato da Renzi per trattare in Sicilia l’emergenza idrica ed energetica. Ma nulla è stato fatto, nessuna assunzione di responsabilità piena da parte del governo. Roma continuerebbe ad umiliare la Sicilia togliendo dalle 30 opere strategiche per le infrastrutture la Catania- Lentini – Ragusa. E questo perchè una buona parte

dell’opera, il 50 per cento, viene svolta nel territorio siracusano. Una opera che Lupi avrebbe difeso coi denti e che Delrio ha pensato di togliere immediatamente. Ci sono margini di recupero? “In qualità di componente della direzione nazionale del Ncd – ha dichiarato il deputato regionale Enzo Vinciullo- ho chiesto ad Alfano di uscire dalla coalizione qualora questo governo non dovesse rispondere all’appello della Sicilia divisa in due. Non capisco perche i deputati del territorio non contestino il governo nazionale. Sempre e solo io contro Renzi. Sino a quando è stato in carica il ministro Lupi, questo territorio era ampiamente garantito. Adesso, guardo con preoccupazione il collegamento ferroviario con Messina, anch’esso in discussione. Il governo e il mio partito devono sapere che non starò a guardare e subire le decisioni imposte. Si torni indietro altrimenti prenderò posizioni pari all’offesa resa alla Sicilia, allo sviluppo, ai giovai e alla nostra intelligenza”.

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Aprile 2015 - Comunicato stampa

Il premio Ircac per la legalità Due cooperative, molto diverse fra loro ma con un comune percorso di legalità, la Progetto Olimpo e la Pulcherrima res , entrambe di Palermo, hanno ricevuto oggi a Palazzo dei Normanni il Premio Ircac per la legalità giunto quest’anno all’ottava edizione. Assegnata anche tre Menzioni Speciali alle cooperative te limar di palermo, Arancia Rossa di castiglia di frasncfonte (sr) e Primavera di geraci Siculo (Pa). La manifestazione quest’anno si è svolta nella prestigiosa sede del parlamento regionale, ospitata dal presidente dell’Ars Ardizzone e ha avuto il patrocinio della Presidenza della regione Siciliana concesso dal presidente Crocetta.. Progetto olimpo è una cooperativa nata fra i dipendenti del Centro Olimpo, un ipermercato confiscato alla mafia, che hanno creduto in un progetto di rilancio dell’azienda nella quale hanno investito il proprio tfr e la mobilità. La Pulcherrima res è una coop sociale che gestisce il complesso monumentale del centro San Mamiliano , che comprende il bellissimo oratorio di Santa Cita, e che opera nel centro storico di Palermo con una serie di iniziative ed attività finalizzate a valorizzare la multiculturalità del quartiere. La Pulcherrima res ha dato vita ad una orchestra e coro di bambini che rappresenteranno il Vaticano ad Expo 2015. Ad altre tre cooperative sono andate le menzioni speciali: la Telimar di Palermo per aver saputo creare una realtà imprenditoriale e sportiva di livello nazionale partendo da un finanziamento preveniente dalla legge 37 sull’occupazione giovanile che è

La cerimonia di consegna del premio Ircac stato interamente restituito, dimostrando così rispetto per le risorse pubbliche e le istituzioni; L’Arancia rossa di Castiglia di Francofonte (Sr) per avere offerto ai giovani soci nuova occupazione i agricoltura favorendo la commercializzazione diretta dei prodotti tipici siciliani oltrestretto. La cooperativa primavera di Geraci Siculo per l’attività di assistenza e sostegno ai disabili psichici minori creando una realtà occupazione di rilievo nella Madonie. Il premio della legalità è stato aperto dal saluto del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il quale ha sottolineato che per sconfiggere la mafia occorre agire sulle coscienze. “Ben venga- ha detto un Premio assegnato al coraggio di che continua a lavorare con onestà in una terra come la siocilia tanto bella

e difficile”. I lavori sono stati coordinati dal commissario straordinario dell’Ircac Antonio Carullo che ha sottolineato come quest’anno il Premio sia dedicato alla necessità di “promuovere l’economia dell’onestà”, come è stato sollecitato da papa Francesco nell’incontro delle scorse settimane con le cooperative. Carullo ha anche ricordato come il riconoscimento venga assegnato a cooperative che hanno saputo svolgere la propria attività nel rispetto del regole, opponendosi al malaffare e creando percorsi di legalità che ne fanno degli esempi da seguire. Nella sua relazione il vescovo di Monreale monsignor Michele Pennisi, che ha parlato su “La Chiesa Siciliana e le cooperative, strumento di sviluppo equo e solidale”, ha ricordato il ruolo che proprio un sacerdote, don Luigi Sturzo, ha avuto nella crescita della cooperazione. “Non può esistere- ha detto il prelato- uno sviluppo economico privo di etica, perchè questo non permetterà la nascita di imprese sane”. Quindi sono seguiti gli interventi dei presidenti delle Centrali cooperative, Piro di Legacoop Sicilia, Coppolino di Unicoop, Ortolano di Confcooperative Palermo, Cultrona di Unci Caltagirone e Lo castro di Agci Palermo. Le conclusioni sono state affidate al dirigente generale dell’assessorato regionale alle attività produttive Alessandro Ferrara il quale ha ricordato che questo premio va, assai opportunamente, a chi è riuscito a fare della normalità una occasione di eccezionalità.

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Aprile 2015 - Siracusa

Pillirina riserva-resort. Sarà così? di Rosa Tomarchio Ci sarà mai una conciliazione tra Di Gresy e ambientalisti nel nome dello sviluppo sostenibile senza anteporre un secco no? Dopo l’abbocco di Massimo Giletti e l’appello del governatore Rosario Crocetta, aspettiamo solo che il presidente Obama si faccia vivo! E’ una battuta quella di Carlo Gradenigo, Sos Siracusa, che mette in evidenza il forte appeal esercitato dalla riserva-resort Pillirina da parte dei tanti “ forestieri”. Cosa? Sviluppo turistico di Siracusa? Non ci credono gli ambientalisti. E così prova a fare il pontiere Ivan Lo Bello, che esce allo scoperto pubblicamente a nome del Consiglio generale della Cam Com, unitamente alle associazioni di categoria, ai sindacati dei lavoratori ed agli ordini professionali provinciali, chiede maggiore attenzione sulla ben nota questione inerente la penisola della Maddalena in relazione alla istituzione della riserva e della sua possibile riperimetrazione. “Una problematica che deve essere affrontata con forte senso di responsabilità, - sottolinea l’ex numero uno di Confindustria Sicilia - attesa l’importanza di poter salvaguardare un investimento di così elevata portata e che può certamente trovare ripercussioni importanti sotto il profilo occupazionale”. Ma a Lo Bello sfugge un particolare. Secondo quanto dichiarato da Salvo Salerno, portavoce di “Quartieri fuori dal Comune”, il progetto Elemata Maddalena prevede la costruzione e vendita di 40 villette private, villette suite naturalmente, con affaccio sul mare della Pillirina.”Ampiamente prevista l’offensiva istituzionale con immancabile appello al “fare” di Matteo Renzi e perfino a quello di Crocetta, quella di Confindustria Sicilia - dice Salerno -. Un appello per l’immancabile occupazione e, manco a dirlo, il

Gli ambientalisti da sinistra Gradenigo, Salerno e Maiorca

Salvo Salerno ed Emanuele Di Gresy turismo sostenibile. Peccato non si dica, nell’appello, che il progetto prevede la costruzione e la “vendita” di 40 villette private”, oltre alla costruzione e gestione dell’albergo vero e proprio. Serve ora che il Comune, ben sapendo che non potrà in alcun modo contare sull’apporto del Commissario straordinario della Provincia, Rosaria Barresi, la quale risponde solo a Crocetta - dice Salerno -, tenga la posizione e risponda serenamente alle risibili contestazioni che gli sono state mosse dal dirigente generale dell’assessorato regionale territorio e ambiente. E che

il Consiglio comunale si riunisca e deliberi in modo convincente, confermando la variante della bellezza”. Non è la prima mano tesa verso gli ambientalisti. Confindustria e sindacati avevano già manifestato l’importanza di poter trovare una intesa volta a coniugare le esigenze dello sviluppo economico,della tutela ambientale e quella degli investimenti, che già da tempo erano stati programmati nel territorio. Lo Bello si dice certo che le giuste esigenze di tutela della riserva, possano essere concilianti con quelle dello sviluppo e che non possa esse-

re anteposto un “No” definitivo e perentorio. “Non è pensabile che atti amministrativi possano ledere i diritti della proprietà privata e compromettere, così come sta avvenendo,- dice il presidente della Camera di Commercio investimenti importanti nel nostro territorio. Nel 2013 questo stesso Governo, dopo un lungo e faticoso percorso peraltro condiviso con l’allora assessore al territorio e ambiente Mariella Lo Bello, aveva condiviso insieme all’amministrazione Comunale di Siracusa ed all’associazione Wwf,una intesa, affinché potesse essere trovata una soluzione di

coesistenza tra interesse privato e pubblico. Distinguere le due zone di riserva la “A” e la “B”, entrambe nel rispetto delle condizioni di legge per l’intero perimetro dell’istituenda riserva è da ritenersi una soluzione semplice che trova certamente la collaborazione della stessa società proprietaria dell’area. Ciò non avrebbe prodotto ulteriori oneri ed aggravi di costi per le casse pubbliche e dunque la possibilità di ricevere in affidamento gratuito tutte quelle aree fronte mare che ricadono già sotto la tutela Sic, ma che sono di esclusiva proprietà privata. Non sono previste solo ricadute di tipo occupazionale, si deve immaginare anche la possibilità di realizzare una struttura di altissimo profilo turistico, rigidamente ispirata ai più severi parametri della sostenibilità ambientale e di ciò ne siamo fortemente conviti. L’effetto derivato sarebbe quello di produrre esclusivamente benefici per tutta la comunità e al tempo stesso garantire ampie ed adeguate tutele. Appare evidente che un simile percorso, peraltro interrotto bruscamente senza ragioni, crea ragione di profondo rammarico, trattandosi oltretutto di un elemento , quello degli investimenti e quello occupazionale, che rientra tra punti di massima urgenza posti all’attenzione sia del Signor Presidente del Consiglio Matteo Renzi sia del signor presidente della Regione Rosario Crocetta”. Il presidente Lo Bello infine chiude con un duplice appello; alla Società Elemata Maddalena, promotrice dell’investimento, di avere fiducia e di tornare a credere nella corretta conduzione amministrativa delle istanze richieste. All’amministrazione comunale a cui chiede un confronto immediato in presenza anche del commissario dell’ex Provincia, Rosa Barresi nella speranza di trovare un percorso di comune intesa che agevoli la risoluzione della questione.

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Aprile 2015 - Redazionale

Favor debitoris di Gi ovanni Pas tor e

Da più di un anno il sito Ex Parte Creditoris sta cercando di incentivare una giurisprudenza (che era molto scarsa) favorevole alle banche su alcuni punti chiave dei processi civili e penali per influenzare gli operatori del settore (per dirla con Gramsci: una delle tante manifestazioni dell’egemonia dei poteri forti). Compito delle persone di buona volontà, di qualunque credo politico o fede religiosa, riteniamo debba essere quello di favorire i debitori contro le vessazioni degli istituti bancari, da qui il nome della ns. rubrica: FAVOR DEBITORIS. Con l’articolo di oggi e per molte settimane diamo un quadro morale, filosofico e storico dell’usura bancaria, utilizzando alcuni articoli firmati dall’avv. Biagio Riccio e dal dott. Angelo Santoro pubblicati nel libro: “ISTITUTI DISCREDITO” (la S è intenzionale).

Dalla “razza padrona” alla “bancocrazia” Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani scrissero un libro che è rimasto incastonato come una perla nella storia economica oltre che per la sua originale tematica anche per il titolo che gli fu attribuito: “Razza padrona”. Ripercorreva la storia della borghesia italiana dal 1962 agli inizi degli anni ‘70 . E’ ben noto che il fondatore del quotidiano “ Repubblica”, allievo di Mario Pannunzio e giornalista del “Mondo”, nonché frequentatore abituale di via Veneto a Roma (ne scrisse un altro libro bellissimo “Quando la sera andavamo in via Veneto”), avesse nostalgia della cultura di La Malfa e della competenza di Guido Carli ed esprimesse disapprovazione, non disgiunta a disprezzo, per la borghesia becera dei boiardi di stato e degli imprenditori di assalto: si richiami, in proposito, l’infuocata polemica con Eugenio Cefis ed i palazzinari, quelli del “sacco di Roma”, riportata quest’ultima sull’ “Espresso” di cui era direttore. Questo ricordo alimenta un giudizio che ben può attagliarsi alla storia dell’ istituzione banca nel seno dell’economia italiana: infatti ne è cambiata, inesorabilmente, la funzione ed il ruolo. Oggi la banca ha un potere incommensurabile: può decretare la fine di un’impresa, può storpiare l’iniziativa economica, recidere ogni intrapresa che possa produrre reddito e ricchezza. Mentre prima era al servizio dell’imprenditore, oggi è a lui ostile: il suo obbiettivo non è quello di prestar danaro ed alimentare il volano dell’investimento e dunque organizzare, alla meglio, i fattori produttivi per intervenire nella crescita economica, ma di conseguire utili per se stessa. Infatti, come scrisse il grande giurista Giuseppe Ferri (si consulti la voce Banca nell’Enciclopedia del diritto della Giuffrè) la funzione della

banca, quando fu varata la legge, quella del 1936, era quella di sostenere il credito e stare al fianco dell’impresa. Nella stessa Carta Costituzionale si individua la traccia di questo percorso, in modo particolare nella lettura e nell’interpretazione dell’articolo 41 e 47. L’iniziativa economica privata per la Repubblica va sostenuta ed incoraggiata la raccolta del risparmio: essa non può svolgersi contro la dignità dell’uomo e l’utilità sociale. Erano i precetti di Einaudi, Menichella, Vanoni, quegli statisti che hanno firmato il miracolo economico del nostro Paese dalla fine degli anni ‘50 sino a tutti gli anni ‘60. Si rammenti in proposito il ruolo centrale e prevalente di Mediobanca che con Enrico Cuccia ha contrassegnato il sostegno alla migliore industria. Si ricordi altresì la funzione della Comit con Raffaele Mattioli e della Cassa per il Mezzogiorno con Pasquale Saraceno. In questo quadro il ruolo della banca era quello di un “incaricato di pubblico servizio”: era in cooperazione con l’imprenditore e giammai avrebbe ostacolato l’ascesa dell’impresa. Lo stesso articolo 2082 del codice civile veniva interpretato in una chiave originale, più aderente al disegno del Costituente: l’imprenditore era quello che produceva beni e servizi, dunque ricchezza per sé, sotto forma di profitto e di salari per i suoi operai. La banca forniva il credito e non lo poteva revocare se non per giusta causa: se avesse receduto dall’apertura di credito concessa, oltre che esposta ad un’azione sul piano civilistico(1845 c.c) si palesava concretamente la proponibilità di un intervento sul piano irriducibile del diritto penale : era stato infatti

interrotto un servizio che aveva comunque il suo riflesso pubblico. La prevalente giurisprudenza (Cass. pen. Sez. V, 04-03-1982) propendeva per la qualificazione dell’attività bancaria quale pubblico servizio in senso oggettivo, indipendentemente dalla natura giuridica dei soggetti che la esercitavano. L’attività bancaria era contrassegnata da un interesse pubblico immanente ed era pertanto inserita in un’organizzazione settoriale, costituita, controllata e regolata dai pubblici poteri, che rendevano possibile l’intervento dello Stato nell’economia, nella logica del “welfare State” di keynesiana memoria. Era dunque imputabile di reato, così come previsto dagli articoli 357 e 358 del codice penale quella banca che revocava senza giusta causa una linea di credito. A seguito del D.P.R. 27.6.1985, n. 350, che dava attuazione alla direttiva 12.12.1977, n. 780/CEE, l’attività di raccolta ed esercizio del credito è oggi svolta in regime tipicamente privatistico, per cui ai dipendenti di tali enti non è attribuibile alcuna qualifica pubblicistica. Le banche oggi sono divenute società di diritto privato, organizzate secondo il modello civilistico per conseguire utili. Biagio Riccio dd Angelo Santoro Prosegue nel prossimo numero

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Aprile 2015 - Cultura

Una favola moderna che incanta adulti e bambini Mattia, un bambino ricoverato in un ospedale pediatrico in attesa della diagnosi e un passerotto che, desideroso di conoscere il mondo e di trovare una cura per il suo nuovo amico, intraprende un lungo e faticoso viaggio ne “ Il Giardino del tempo incantato” di Marina Alessandra Intelisano, (ED. Segno pag. 72). La fiaba, che é una perenne esaltazione della gioia di vivere, è ambientata in un giardino simbolico abitato da fasci di luce, farfalle, colori, profumi e piante medicinali parlanti. Il Faggio, il Ginepro, la Betulla, la Quercia, la Tuia e il Mirto, l’asinello e un raggio di luce onnipresente, sono i maestri pazienti e amorevoli che condurranno, gradatamente, il piccolo e coraggioso volatile verso la consapevolezza del vero obiettivo da raggiungere. Il testo, complesso nella sua sostanza, ma col dono della semplicità linguistica, è stato presentato dall’autrice, all’Orto Botanico di

Catania con la presenza del professore e responsabile scientifico Pietro Pavone, della giornalista Luisa Trovato, della responsabile della sezione educazione Cristina Lo Giudice e da Alessandra Pandolfini che ha intercalato brani tratti dalla fiaba. Un viaggio spirituale in cui il dolore e il dubbio si rivelano mezzi di conoscenza di se stessi, attraverso l’alleanza tra l’immanente e il trascendente, che assume nelle informazione della natura, le vesti di Padre e di compagno di viaggio, che conforta e indirizza i figli nelle difficoltà. Una natura che stimola la riflessione e la scelta finale, che determina il passaggio dall’IO al Noi; dalla dimensione individuale a quella universale della Misericordia. Negli ostacoli della vita, l’autrice percepisce quel segno magistrale che é funzionale ad un fine più alto: la nostra crescita spirituale, intellettuale e animica, che ci fa sentire parte del Tutto e di tutti. Marina Alessandra Intelisano

che é alla sua seconda esperienza narrativa e autrice anche di sceneggiature teatrali, non si arrende dinanzi all’imprevisto di Mattia e trasmette la certezza di quell’Amore e di quella compassione che ci ha generati e che mai ci obbliga, né abbandona. La natura più antica dell’uomo incita saggiamente il viaggiatore solitario a quella ricerca, a quell’accettazione e a quell’apertura che liberamente lo condurranno ad una meta inaspettata. E quando una goccia di sangue del Maestro si incastona, come il più limpido dei rubini, sul petto del messaggero, che da allora sarà chiamato pettirosso, esso ritornerà nel mondo reale con molte sorprese. Quale sarà la diagnosi per Mattia? Quale il dono che l’amico pettirosso gli donerà? E qual’é la novella che il Maestro del cuore vuole fare conoscere al mondo? Buona lettura ai piccoli, ai giovani e ai capi imbiancati. D.I.

La copertina del libro

Teatro Metropolitan CATANIA

2014-2015 Alessandro e Gilberto Idonea

“LIOLÀ”

di Luigi Pirandello

Pippo Pattavina

“L’ALTALENA” di Nino Martoglio

Alessandro Idonea e Plinio Milazzo

“MIA NO TUA NEMMENO” di Vincenzo Mulè

Pino Caruso

“NON SI SA COME” di Luigi Pirandello

Gilberto Idonea

“SEGUE BRILLANTISSIMA FARSA” dalla commedia dell’arte

La prelazione per gli abbonati della stagione 2014-15 scade giovedì 8 maggio

5 SPETTACOLI IN ABBONAMENTO Prezzi: poltronissime € 70 - poltrone € 60 - Distinti € 50

Ridotti over 60, under 18 e universitari: Poltronissime € 60 - Poltrone € 50 - Distinti € 40 Prevendita al botteghino del teatro ore 10/ 13 - 17/20 TURNI: SABATO ORE 17.30 / 21.00 - DOMENICA ORE 17.30 La direzione si riserva il diritto di apportare modifiche al programma

Catania - Via S. Euplio, 21 - Tel. 095 322323 - www.metropolitan.catania.it - info@metropolitan.catania.it -

Teatro Metropolitan Catania

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Aprile 2015 - Scuola

Liceo Verga Adrano: nuovo modello per i viaggi d’istruzione dei maturandi d i Chia ra Bua Si sa che aprile è il mese del “dolce dormire”, ma è anche vero che “quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”, ed è proprio quel che accade agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori durante gli ultimi mesi di scuola: dal prepararsi per gli esami di maturità, alla pressione delle ultime interrogazioni per migliorare la propria media, senza dimenticare le varie festività che, pur sempre ben accette dagli alunni, spezzano l’efficiente ritmo dello studio così faticosamente raggiunto o le varie prove di ammissione all’università che sempre più spesso vengono effettuate durante il mese di aprile. Ed è proprio in un periodo così cruciale che solitamente vengono programmati i viaggi d’istruzione che, se da un lato permettono agli studenti di staccare per alcuni giorni e ricaricare le batterie, dall’altro però li catapultano in una bolla da cui è difficile riemergere, rendendo così più ostico il loro già faticoso percorso verso il diploma. Ecco perché quest’anno due classi del liceo Giovanni Verga di Adrano, la 5A e la 5B della sezione classica, hanno sperimentato una nuova formula che li ha portati a Parigi, per il loro viaggio d’istruzione, a febbraio e non ad aprile. «Il turismo scolastico - ha spiegato la professoressa di storia dell’Arte Maria Domenica Abate - è un fenomeno che ha sempre goduto di grande rilevanza, sia per dimensioni sia per l’importanza riconosciuta al suo valore educativo.

La gita scolastica, sempre attesa dai discenti come momento importante dal punto di vista relazionale, rappresenta un momento di attività didattica che porta in primo piano valori come il rispetto dell’ambiente e del patrimonio culturale, essenziali alla formazione dell’individuo». La proGli alunni del liceo Verga al Museo del Louvre fessoressa Abate si è così fatta promotrice di un nuo- ver conciliare l’impegno scola- dell’esperienza, per cui ho provo modo di concepire i viaggi stico in vista dell’esame di Stato posto di dare il via alla pratica d’istruzione puntando innan- con la preparazione per l’esame virtuosa di effettuare il viaggio zitutto sull’integrazione con di ammissione ad università a di istruzione dei maturandi in gli argomenti studiati durante numero chiuso o con i test di altri periodi dell’anno scolal’ultimo anno di scuola, ma an- accesso alle diverse accademie stico, a inizio anno scolastico che su una calendarizzazione militari. Da ciò - ha proseguito o comunque entro febbraio, diversa e più funzionale alle la professoressa Abate - deriva con un abbattimento tra l’altro esigenze dei ragazzi. «Il perio- un crollo del rilievo e dell’im- anche delle spese di viaggio». do scolastico per consuetudine portanza attribuiti alla prova di Il viaggio d’istruzione, infatdedicato al viaggio di istruzione maturità, se paragonata ad una ti, non deve essere sempliceè il mese di aprile - ha precisato scelta che riguarda il futuro del mente inteso come una vacanla prof.ssa Abate - una scelta da giovane. Per molti studenti si- za dedicata principalmente al rettificare, secondo il parere di gnifica sacrificare, per concen- divertimento e allo svago, ma molti docenti, alla luce di mol- trarsi sul test, una parte del voto come parte integrante del piateplici fattori. È infatti una fase di maturità e anche compromet- no di studi, come un momento dell’anno in cui si sommano tere l’andamento scolastico del di ulteriore approfondimento alle tradizionali attività extra- mese precedente al test. Inse- di quanto studiato sui banchi e scolastiche e di orientamento, le rire allora in questo contesto a cui va aggiunto il fattore posimulazioni della terza prova, le così impegnativo anche i cin- sitivo dato dal ritrovarsi con festività civili e religiose ed an- que/sei giorni di un viaggio di i propri amici tra le strade e i che alcuni importanti test uni- istruzione, significa includere musei di una città straniera tutversitari per cui i maturandi in un’ulteriore distrazione e svilire ta da scoprire. «Questo viaggio questo periodo si trovano a do- il valore educativo e didattico - hanno raccontato i ragazzi al

loro rientro - ci ha fatto comprendere come veramente Parigi sia una creatura dai mille volti. Per Hemingway è una straordinaria “festa mobile”, per altri semplicemente la “ville lumière”. Ciascun artista, poeta, scrittore che vi ha vissuto ne ha dato una definizione diversa, ispirato dalla sua storia, dalle sue strade, dai suoi colori, dal suo cielo. Mille i frammenti di questa meravigliosa città che abbiamo portato con noi dopo esser tornati a casa da una gita scolastica così intensa! La vista mozzafiato dalla collina del Sacre Coeur, una foto in bianco e nero scovata in un polveroso negozio di libri usati, il sapore di una cioccolata calda sorseggiata in un bistrot di Montmartre, la figura illuminata di Notre-Dame che si staglia sulla Senna la sera. Ma soprattutto la gioia di perdersi nelle sale del Louvre e del Musée d’Orsay, di ritrovarsi quasi per caso davanti ai capolavori studiati sui banchi, riconoscerne l’autore, il periodo, lo stile, la tecnica, il significato: la capacità di fruire di quello che si è appreso, della bellezza che è parte di noi e del nostro mondo. E anche la vita con i compagni di classe, le risate in metropolitana, i tentativi di chiedere indicazioni stradali ai passanti, le chiacchierate con i professori! Impossibile elencarli tutti. Il bello di Parigi è proprio questo, bastano sei giorni per farti innamorare, per costringerti a tornare. Basta una splendida gita dell’ultimo anno di scuola per portarne il ricordo sempre con sé, qualunque strada ognuno di noi intraprenderà nella vita».

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Aprile 2015 - Rubriche

La pagina delle rubriche “La terza via è morta travolta da tecnologia e globalizzazione” di Maurizio Ballistreri

Dopo il crollo del Muro di Berlino si disse “la storia è finita”, come nel caso del politologo nippo-americano Francis Fukuyama, quale sintesi dell’equazione tra fine del comunismo sovietico e crisi irreversibile della socialdemocrazia. Vennero elaborate teorie per un riformismo “soft”, in primo luogo la cosiddetta “terza via” del sociologo britannico Anthony Giddens, che ispirò programmi e politiche del premier laburista Tony Blair, del cancelliere tedesco Gerhard Schroder e del presidente democratico americano Bill Clinton (ma anche le coordinate del Pd di Veltroni), per un superamento del tradizionale modello socialdemocratico basato sull’intervento pubblico in economia, sullo stato sociale, i diritti del lavoro e la redistribuzione della ricchezza attraverso il fisco, soppiantato dall’esigenze del mercato,

Da la foto della

della competitività globale, della flessibilità del lavoro. Ma qualche giorno or sono proprio Giddens, in un’intervista, ha preso le distanze dalle sue teorie: “L’accelerazione data ai cambiamenti sociali ed economici dalle innovazioni tecnologiche ha scardinato anche la Terza via” e ha evidenziato cosa significhi essere di sinistra oggi “Significa avere determinati valori. Promuovere l’eguaglianza, o almeno limitare la diseguaglianza; attivarsi per la solidarietà, non solo dallo Stato verso i cittadini ma anche tra privati, all’interno della propria comunità; proteggere i più vulnerabili, garantendo in particolare un sistema sanitario e altri servizi pubblici essenziali ai bisognosi”. Secondo l’ex direttore della London School of Economics e membro laburista della Camera dei Lord, la globalizzazione ha prodotto una bolla di sperequazione “pericolosa, destabilizzante”, con poche élites che si arricchiscono sempre di più, mentre è necessario fermare i processi di deindustrializzazione a livello planetario, conseguenti al prevalere dell’economia virtuale. Tema, quello delle immense disparità sociali ed economiche generale dal capitalismo globale e finanziarizzato, analizzato lucidamente dall’economista transalpino Thomas Piketty, studioso dei problemi delle dif-

ferenze di reddito e considerato il riferimento dei nuovi movimenti di sinistra come Podemos in Spagna e Syriza in Grecia, il quale, dopo esserne stato uno dei consiglieri, è molto critico con il presidente francese Hollande proprio sulla mancata attivazione di una profonda riforma fiscale, per contrastare le diseguaglianze. Alle autoproclamatesi sinistre “riformiste” in Europa, a partire dall’Italia, che sembrano invero avere perso ogni elemento genetico con i valori fondativi del socialismo democratico, si deve ricordare l’affermazione di un grande leader socialista, il premier svedese Olaf Palme (ucciso in circostanze misteriose nel 1986), secondo cui si deve “tosare il capitalismo ma non ucciderlo” e, quindi, accettare il mercato ma per governarlo nell’interesse della collettività. Tony Blair scrive nelle sue memorie che sinistra e destra sono concetti superati, che oggi conta essere “aperti”, a immigrazione e libero mercato, o “chiusi”, cioè anti-immigrati e protezionisti. Ma proprio il suo ex-ideologo, Giddens, gli risponde così: “Io la penso come Bobbio. Sinistra e destra esistono ancora. Anche se chi è di sinistra, oggi, non può essere per la chiusura di frontiere e mercati. Il mondo è stato aperto da globalizzazione e internet. Nessuno può più chiuderlo”.

(Vicini alla bancarotta?) Il potere ricorre alle “ecoballe” di Enzo Trantino Pensavamo all’entusiasmo, poi alla sbornia da potere, quindi al delirio prefallimentare (svendita, tanto è inutile controllare i conti), ma al cospetto della solenne affermazione “Non ci saranno nuove tasse”, per poi sentire il controcanto degli addetti “mancano 16/17miliardi”, e il richiamo legittimo dei comuni: “non abbiamo altro sangue da donare: noi non siamo il canale di gronda su cui scaricare le esigenze di cassa”, ci ha colto un brivido da italiani, che pure hanno guardato con simpatia al machiavelli in sedicesimo venuto da Firenze, “a miracolo mostrare”… La trovata politicamente irresponsabile di prelevare dai comuni risorse che non solo non esistono, ma, al contrario, sono, invece, richieste di aiuto di popolazioni alla canna del gas crea, oggettivamente crea, un fortissimo problema di tenuta democratica. Ricorrere al solito ritornello “non vi sono soluzioni alternative” è alibi illecito: il commerciante che ha esaurito ogni risorsa, porta i libri in tribunale, nel caso, al tribunale del popolo, l’elettorato cioè, che sarà “popolo bue” secondo antica vulgata, solo per eccesso di pazienza, mai per difetto di sensibilità emergenziale. Che succederà? La gestione dei destini di tutti non è demandata agli indovini. Ci sarà un mandato popolare legittimante, avanti a un programma che elimini recitazioni fuori copione, e avvicini la nostra situazione, con le dovute differenze, alla vicenda greca. Siamo prossimi all’apocalisse istituzionale? Chi ha la generosità di seguirci, conosce il nostro rigetto per il catastrofismo, perché educati a lottare anche contro l’impossibile. C’è, però, un limite a tutto. Continuare indifferenti significa sostituire le opere con le parole, e perdere progressivamente credibilità. Non sarà elegante, ma risulta attendibile l’affermazione: dalle balle alle “ecoballe”? Dio ci guardi dalla possibile catastrofe. Anche perché i disastri non vengono mai soli… Reclamare l’attenzione del mondo per l’Expo di Milano, e scoprire che a distanza di qualche settimana siamo certi solo della incompletezza dell’opera, se non si verifica il miracolo sarà schianto. Né ci potrà salvare la comica finale del sindaco di Milano (Giuliano, da te non ce l’aspettavamo…): “anche nel 1900 l’Expo di Parigi fu inaugurata senza essere pronta all’evento”. C’è aria di “gemellaggio”?

settimana

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Aprile 2015 - Scuola

I ragazzi del “Karol Wojtyla” incontrano lo chef Gianluca Tomasi d i L e lla Ba t t ia t o

Gianluca Tomasi ex capitano della Nazionale italiana Cuochi ha incontrato gli studenti dell’Alberghiero “Karol Wojtyla” di Catania nell’ambito dell’aggiornamento professionale, sottolineando l’importanza di investire sui giovani per motivarli a svolgere il lavoro del cuoco come professione. Lo chef ha presentato alcune ricette internazionali spiegando la preparazione attraverso ingredienti della nostra cucina mediterranea affiancata dai commis: Francesco Lazzara, Carlo Coronati e Fernando Rathucamage. I futuri operatori della ristorazione hanno avuto modo di apprezzare un approccio diretto di notevole prestigio nella performance di presentazione di piatti, creando accostamenti, abbinando tempi di cottura, studiare il menu, come si sposano gli ingredienti, trasformarli, rielaborarli e personalizzarli, poiché, come sottolinea Seby Sorbello presidente Associazione cuochi etnei, “ogni provincia è un’isola nell’Isola e quindi ogni piatto cambia secondo il contesto territoriale. Occorre somministrare cibi che osservino le regole del benessere e della salute del cliente”. Il dirigente scolastico Daniela Di Piazza evidenzia “il nostro chef Tomasi è un modello da seguire e il vostro deve essere un cammino impegnativo con amore per la professione”. Un pomeriggio di crescita, chiarisce e bisogna sfruttare questi momenti di incontro per andare oltre la formazione, un valore aggiunto per la professionalità, dietro un cuoco non solo competenza di settore, ma un range di cultura generale, emozione di conoscenza e lo chef ha trasmesso esperienza sul campo e ha

svelato in questo corso le regole d’oro per comporre un menu corretto, inoltre la NIC (Nazionale italiana cuochi) è emanazione ufficiale della federazione italiana cuochi, presente dal 2002 nelle iniziative legate alla promozione del made in Italy, soprattutto durante le competizioni internazionali, facendo risaltare che il lavoro di cucina sia eseguito sempre per regole e mai per eccezioni. La cultura gastronomica, non va solo in una direzione tra ingredienti locali ma la cucina è alchimia e arte. Lo chef alle spalle ha trent’an-

ni di esperienza e ha scritto numerosi libri, fra cui l’ultimo sul Finger Food “un piccolo boccone di 20 grammi in cui ci deve essere tutto, gusto sapore e mettere tutti i miei trent’anni di vissuto”, si è intrattenuto a lungo nell’aula magna dialogando e fornendo informazioni utili agli studenti, che lo considerano un mito nel loro settore, ha rivolto ancora un messaggio invitandoli a viaggiare e crescere con la mentalità delle gare e del concorso, perché c’è sempre da imparare e confrontarsi. Tomasi spiega “la cucina è il mio lavoro

e la mia professione, sono figlio d‘arte mio padre cuoco e fin da piccolo ho lavorato con lui. La cucina può essere affiancata alle tendenze di moda, pittura aspetti culturali e i miei libri affrontano questo aspetto, e parlo dei cinque continenti: attraverso i viaggi apprendo le tradizioni, le trasferisco nei piatti, che a volte nascono dalla sperimentazione in cucina; pensando nascono idee spunti ma anche parlando, che poi concretizzo dal punto di vista gustativo”. L’incontro ha voluto sottolineare la validità e specularità del

settore e come la massima ambizione per un cuoco sia quella di arrivare alle gare nazionali, i ragazzi hanno partecipato attivamente condividendo, e il presidente Sorbello ha focalizzato l’importanza della sinergia tra Alberghiero e Associazione nazionale cuochi etnei, e rivolgendosi alla sala “sta a voi sapere sfruttare il futuro”. Gli ex alunni degli Alberghieri Aldo Scollo “Karol Wojtyla” ed Enrico Lavernier Giarre sono stati selezionati nella Nazionale italiana cuochi (Nic junior) e adesso hanno partecipato ai mondiali Lussemburgo e si stanno preparando per le olimpiadi di cucina a Erfurt in Germania. Hanno collaborato all’organizzazione della manifestazione i docenti Fabio Fidotta, Enzo Mannino, Alfio Galati, Calogero Matina e l’assistente tecnico Musumeci Giuseppe. La dirigente conclude sottolineando l’importanza del “management” e la scuola già collabora con la Confao, piattaforma che permette di inserirsi con la classe e imparare a fare azienda per certificare percorsi in uscita. Un momento altamente istruttivo per tutti quegli studenti che in un futuro non lontano lavoreranno nell’ambito della ristorazione e sicuramente faranno tesoro del corso per sfruttare al meglio le loro risorse. Il cuoco è anche un promotore di salute, che si informa sugli alimenti, capace i manipolarli con scrupolo senza impoverirli, e deve essere informato sulle tecniche e tecnologie adeguate per le trasformazioni e deve saper proporre ricette costruite con scientificità aggiungendo un pizzico di estro e che ci sia, come sottolinea lo chef Tomasi, in ogni creazione il coinvolgimento di tutti i cinque sensi.

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Aprile 2015 - Spettacolo

Socrate parte da lontano: dalla morte al processo d i Al d o Ma t t ina Questo Socrate parte da lontano ed è frutto di varie e successive rielaborazioni. L’atto di nascita si colloca intorno al 2000 quando Vincenzo Cerami, il suo autore, lo consegna al Piccolo Teatro di Milano per il suo primo allestimento con la regia di Gigi Proietti; viene pubblicato nel maggio 2000 da Stampa Arti Grafiche E.Gajani s.r.l. E’ un’originale rilettura della vita e del pensiero di Socrate attraverso il filtro di due fonti principali: i Dialoghi di Platone (Fedone, Critone, Apologia di Socrate) e la commedia Le nuvole di Aristofane. Come dire, con una formula da dialogo platonico, le due tesi a contrasto, quella elogiativa di Platone e degli altri allievi di Socrate e quella di critica feroce del commediografo. Gli elementi c’erano tutti per una possibile drammatizzazione ad effetto. Qualche anno dopo la piece giunge a Catania, la prende in mano Ezio Donato, poliedrico regista, attore e docente universitario e ne presenta una specie di anteprima proprio all’Università di Catania; poi, nel 2008 diventa, con grande successo, uno spettacolo per le scuole, grazie anche alla singolare identificazione del suo protagonista, uno strepitoso Pippo Pattavina, il quale disegna un personaggio a tutto tondo, passando con disinvoltura dalle note dolenti e pensose della parte ‘platonica’ a quelle debordanti di comicità della commedia di Ari-

Pippo Pattavina in Socrate di Cerami - L’aspetto serio e tragico del personaggio stofane. Ora Socrate è giunto forse alla sua fase definitiva (dico forse perché non si puà mai sapere): presentato alla sala Verga per la stagione 2014-15 del teatro Stabile ha subito ulteriori ‘aggiustamenti’ ed è stato realizzato in una versione teatrale veramente completa. Le scene del compianto Giuseppe Andolfo sono state riprese da Dora Argento, cui si devono anche i costumi; le nuove musiche sono state realizzate dal collaboratore di sempre di Vincenzo Cerami, il premio Oscar Nicola Piovani, un piccolo omaggio all’amico da poco scomparso (Cerami è morto nel 2013), poche battute affidate al primo violino di Pierluigi Pietroniro, al secondo di Caterina Coco, alla viola di Matteo Blundo e al contrabbasso di Carmelo La Manna (registrate presso lo Studio Tape di Catania). Protagonista ne è stato ancora una vol-

ta Pattavina che ha fortemente voluto questa ripresa assecondato con passione da Ezio Donato, regista e rielaboratore. Con una chicca in più: l’ideazione da parte dell’attore catanese, delle musiche poste a base delle filastrocche aristofanee, eseguite dal vivo dal pianista Pietro Cavalieri, dal trombonista Camillo Pavone e dal batterista Giovanni Caruso. I movimenti coreografici sono stati realizzati da Donatella Capraro, le luci da Franco Buzzanca. Lo spettacolo ha una sua profondità, lieve e determinata; ci fa assaporare il pensiero di Socrate con estrema facilità e naturalezza, dimostrandolo di straordinaria modernità. L’uomo che sacrifica la vita pur di restare coerente ad un principio rivela anche la fragilità del sistema democratico che non può dirsi tale se schiaccia le menti libere, la conoscenza, la verità, la competenza, ‘a colpi di maggioranza’. Lo com-

prese anche John Stuart Mill nel suo famoso saggio su ‘La libertà’ (ed eravamo nel 1858!) ed ancora oggi ci sarebbe di che discuterne… Il Socrate di Cerami ha una singolare strutturazione: parte dalla morte di Socrate, descritta nel Fedone e nel Critone di Platone, poi va a ritroso rappresentando la tesi detrattiva ironicogrottesca di Aristofane (in verità realizzata un po’ troppo in stile da avanspettacolo) per concludersi con il celebre processo descritto nell’Apologia di Socrate. Accanto al debordante e passionale protagonismo di Pippo Pattavina mette conto riportare i nomi di tutti gli altri bravi interpreti che svolgono una funzione veramente ‘corale’; innanzitutto Renata Zamengo (Santippe), Sebastiano Tringali (Anito), Riccardo Maria Tarci (Critone) e Giampaolo Romania (Strepsiade) e poi tutti gli altri, compresi

gli allievi della scuola ‘Umberto Spadaro’ dello Stabile: Alberto Bonavia, Franz Cantalupo, Vittorio Vaccaro, Michele Arcidiacono, Federico Fiorenza, Vincenzo Laurella, Luigi Nicotra, Roberta Andronico, Azzurra Drago, Grazia Lo Brutto, Gaia Lo Vecchio e il piccolo Alessandro Giorgianni. Pubblico attento e soddisfatto

Ogni volta di Piovani a Catania come se fosse la prima volta Non è la prima volta che viene a Catania, ma ogni nuovo concerto è salutato sempre con un ‘pienone’. Stiamo parlando di Nicola Piovani, ospite al Teatro Bellini nell’ambito della stagione sinfonica 2014-15, per dirigere le sue fortunate colonne sonore cinematografiche alla guida dell’attenta e partecipe orchestra stabile etnea. Solo quattro titoli con i quali ha ripercorso però un’ampia antologia delle pellicole da cui erano tratte le musiche o meglio con cui si legano indissolubilmente in un percorso emozionale che va ben oltre il semplice commento sonoro. Ne è dimostrazione l’indubbio fascino e la totale autonomia con cui le sue musiche vivono anche al di fuori del contesto per il quale

sono nate, realizzando un vero e proprio concerto sinfonico. Eliminati ‘Pinocchio’ (di Benigni) e ‘Ginger e Fred’(Fellini) dalla locandina, l’esecuzione si è concentrata, nella prima parte, su due celebri titoli dei fratelli Taviani: ‘La notte di S.Lorenzo’ (una delle più riuscite tavolozze orchestrali di Piovani) e ‘Good Morning Babilonia’ per poi riservare la seconda parte, accanto all’immaginifico ‘La voce della luna’di Federico Fellini, a quello che costituisce il suo successo più eclatante consacrato dall’Oscar: ‘La vita è bella’ di Roberto Benigni. In effetti, a ben guardare, si è

Nicola Piovani trattato quasi di un concerto fotocopia rispetto alla sua ultima esibizione catanese, quella del 2012, sempre nel corso della stagione sinfonica. Allora Piovani aveva iniziato da pianista solista con una suite dei film di Nanni Moretti; poi, salendo sul podio, aveva diretto gli stessi brani di oggi chiudendo, in più, con ‘Ginger e Fred’.

Evidentemente il tempo si è fermato! E pensare che, secondo gli annunci d’inizio stagione avrebbe dovuto presentare l’oratorio sacro “Pietà”, per soli, coro e orchestra; sarà per la prossima volta… Per questa volta abbiamo avuto ancora ‘il maestro italiano delle colonne sonore’, quello che ha costruito il suo successo lungo la strada tracciata dai suoi più illustri predecessori, Nino Rota ed Ennio Morricone. Ma Piovani possiede il dono dell’apparente semplicità ed innocenza che si trasmette alle sue composizioni con pregnanza melodica ed una sngolare riconoscibilità stili-

stica. L’apparente tradizionalismo ‘tonale’ della sua scrittura non rifugge dal modernismo, coloristico ed armonico, dovuto ad una severa formazione accademica, ma in ogni caso il musicista romano riesce a giungere direttamente al cuore del ‘suo’ pubblico. Dinanzi ad un pubblico a dir poco osannante (finalmente il teatro era pieno, richiamato dal nome del premio Oscar) Piovani ha offerto ancora due bis tratti sempre da ‘La vita è bella’, non prima di aver espresso, con accorate parole, la sua solidarietà al teatro etneo sottolineando lo stato di disattenzione della politica nei confronti di tutte le istituzioni teatrali, non solo a Catania ma in tutto il Paese. A.M.

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Il libro della settimana “Io non sono il mio cancro”, un diario-testimonianza di Lorenzo Marotta di Giovanni Vecchio

Laura Boldrini - La presidente della Camera Laura Boldrini ha un suo personale staff di comunicazione composto da 7 persone, per cui spende 943 mila euro l’anno, un colosso in cui lavorano ben 32 persone (tra cui, che combinazione!, tali Fabio Rosati e Walter Guarracino, gli ex portavoce dell’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e dell’ex vice-presidente Rocco Buttiglione) e che negli ultimi mesi si è arricchito pure di un web designer, di un video maker e della consulenza di una società di Milano per la gestione dei commenti ai social media. A dirigere tutto il circo, la “Boldrinova” ha chiamato una grande esperta di new media, Anna Masera, per 6500 euro al mese! Comunicato stampa in occasione dei 100 anni di Ingrao, grande dirigente comunista: Pietro Ingrano negli anni della Presidenza della Camera”. Ingrano? Ma fateci il piacere! 0 – bocciata!!!! Raffaele Cantone – Il magistrato napoletano da quando è al vertice dell’Autorità anticorruzione “pontifica” ogni giorno sulla corruzione politica, in tv, sui giornali, nei talk-show. Tutto bene, peccato che la sua Authority non abbia ancora sventato un caso di corruzione! 2 – presenzialista, e i fatti?

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Pietro Ciucci – Forse Cantone, anche dopo la trasmissione di domenica scorsa di Report su Rai 3, potrebbe occuparsi di Anas. Per tacere del fatto che per anni il presidente di Anas Pietro Ciucci ha minacciato la Regione siciliana di revocare la concessione autostradale al Cas. E intanto, il pilone dell’autostrada Palermo-Catania investito da una frana dovrà essere rimosso; i lavori potrebbero durare anni. È l’indicazione venuta dal sopralluogo dei tecnici all’altezza del viadotto Himera, chiuso in entrambi i sensi di marcia. Ciucci già, il manager di Stato che da presidente di Anas ha rescisso anticipatamente il contratto con il suo direttore generale (lo stesso Ciucci!!!!), pagando a se stesso un’indennità di mancato preavviso di quasi 780.000.000 euro!!!! Adesso finalmente a casa, a casa….. 0 – a casa, presto!! Angelino Alfano/Giampiero D’Alia - Udc al governo, Ncd all’opposizione. Il progetto romano di Area popolare in Sicilia semplicemente non esiste, forse perché è finito il tempo della “democristianitudine” e sarebbe ora che i suoi leader ne prendano coscienza. A casa dunque, e…al lavoro (se ne hanno uno….)!! 0 – a casa, subito!!!!

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di S par tacus

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Oscar Farinetti – Ma Spartacus si deve correggere subito, alla notizia dei rilievi dell’Autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone sull’appalto diretto dell’Expo affidato a Eataly: ottomila metri quadrati, 20 ristoranti e circa 2,2 milioni di pasti da distribuire. Il tutto assegnato senza gara d’appalto. Ma Eataly è dell’imprenditore Oscar Farinetti, amico e sponsor di Matteo Renzi…. 3 – sospetto…..

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I nostri voti

facebook che diventa, dopo qualche perplessità sull’opportunità di rendere pubblica la propria infermità fisica, un veicolo importante che consente di mantenere contatti con amici e a scoprirne altri che esprimono solidarietà o danno dei consigli. La straordinaria condivisione conforta e sostiene il malato, che riceve forza e coraggio per affrontare la terapia invasiva e debilitante e, tra alti e bassi, ad alimentare la speranza della guarigione, L’aiuto dei familiari e di medici ed operatori sanitari del settore oncologico dei nosocomi catanesi, con la loro alta professionalità, sono anch’essi un ineludibile punto di riferimento per procedere in questo impervio sentiero e superare la depressione: il malato manifesta grande fiducia in loro. Emergono con insistenza i legami del microcosmo umano con l’infinito, tra l’uomo e Dio, e “un flusso di pensieri e di sensazioni non ordinati”, nel silenzio della notte rivela “uno stato cangiante di coscienza” e il mistero del male e del dolore ritorna prepotente a condizionare il pensiero non più nella sua dimensione metafisica, ma come esperienza vissuta. Quando le forze aiutano, la scrittura diventa “farmaco” spirituale: “Le parole come medicamento dell’anima, come conforto del cuore”. Questo libro merita di essere letto non tanto o non solo per conoscere una storia reale e fortemente vissuta, ma per le riflessioni e le meditazioni sulla sorte umana che l’accompagnano e che portano alla ribalta i dubbi, le domande, i misteri che non trovano la risposta definitiva tanto invocata dall’uomo. Pur nella spontaneità e talora l’estemporaneità della scrittura, il testo rivela la grande maestria dell’autore, il quale, affidando alla parola l’estrinsecazione del vissuto personale, riesce a coinvolgere il lettore trasportandolo in una dimensione esistenziale che supera la singola esperienza per proiettarsi in una dimensione universale, che ci riguarda tutti. Infine, il messaggio di speranza che, nonostante tutto, si respira nell’opera è un vero messaggio d’amore.

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“Io non sono il mio cancro” (diario di un malato)” di Lorenzo Marotta (Vertigo Edizioni, Roma 2015), pur presentandosi come un vero e proprio diario delle tappe di un’esperienza vissuta dall’autore, colpito da un tumore nei linfonodi del collo, e pur mantenendo, per scelta, la scrittura originaria del momento (“un racconto in presa diretta”), è qualcosa di più della cronaca pura e semplice di quanto è avvenuto nel lungo e doloroso periodo dalla scoperta del cancro fino a superamento dello stesso. Marotta, già docente di filosofia e poi dirigente scolastico, giornalista, scrittore di romanzi molto apprezzati dai lettori e dalla critica, ci confida il vissuto interiore durante la sua malattia e ci coinvolge in questioni fondamentali per l’uomo, che riemergono con insistenza accanto e proprio a causa del dolore, della sofferenza e dell’esistenza personale in bilico tra la vita e la morte. Davvero interessante e coinvolgente il leitmotiv di tutta l’opera che ci presenta un “io” duplice: da un canto quello fisico colpito dalla sofferenza dei sette cicli di chemio e dalle sedute di radioterapia e dall’altro il distacco e lo straniamento dell’altro “io” che osserva quanto accade e tende a collocarlo in una dimensione aliena: “Sembra che ci siano due ‘io’. Il ‘me’ sano e l’altro ‘me’ che ha il tumore. In fondo il primo è tranquillo. Il tumore appartiene all’altro .. Io non sono il mio cancro …” All’improvviso l’autore del diario si ritrova malato tra i malati (“ogni volto dice una storia che non racconta, di una pena che giace in fondo al cuore”) e, in mezzo alla sofferenza, misura “l’opera del tempo” e scorge “la precarietà della vita”. Una vera e propria “sberla”! Noi ci affanniamo a pianificare la nostra esistenza, ma c’è talvolta in agguato qualche amara sorpresa, che ci separa dal mondo e ci rende estranei a tutto; infatti cambiano di colpo anche le priorità degli impegni e tutto o quasi diventa inutile. Marotta, tuttavia, trova conforto nella comunicazione via

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Giochi matematici a cura di M a ssi m i l i a n o C a l a n d r i n o

Somme

È data la somma riportata in figura C 8 9 B 6 A + 2 3 1 C A B + 1 2 A B 6 9 = _______________________ 1 1 A B 8 C 8 Trovate i valori delle incognite A,B e C, non nulli, in modo che la suddetta somma sia verificata.

L’acquario mezzo pieno e mezzo vuoto Un acquario pieno di acqua sino al bordo pesa 400 kg. Quando è meta’ vuoto, lo stesso acquario pesa 250 kg. Quanto pesa l’acquario vuoto?

Numeri a due cifre

Avete un numero a due cifre AB. Aggiungete 7 sia in testa che in coda al numero AB. Trovate il piu’ piccolo numero AB tale che il numero 7AB7 sia Divisibile per la somma delle sue cifre.

Soluzioni dei giochi pubblicati sullo scorso numero Le funivie: 13464 minuti; Vendemmia: 15 giorni; Giorni della settimana: Domenica

Il film consigliato

White god: sinfonia per Hagen Un film di Kornel Mundruczo. Con Zsófia Psotta, Sandor Zsoter, Lili Horváth, Szabolcs Thuróczy Ci sono forse diversi modi per approcciare un film come White God, e ognuno conduce a destinazioni diverse. Con buona pace di un punto di partenza importante come quello del Premio per il Miglior Film della sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2015, lo sviluppo dell’iniziale relazione tra una bambina particolarmente indipendente e un cane di strada dal cuore grande finisce per dividersi equamente tra spunti interessanti e derive rischiose. Non una novità per l’ungherese Kornél Mundruczó, già a Cannes con i precedenti Johanna (una rivisitazione ospedarliera di Giovanna d’Arco) e Tender Son (ispirato ‘lontanamente’ al Frankenstein di Mary Shelley), che stavolta mescola il pifferaio di Hammelin al Signore delle Mosche, Dickens a Marx, fino a riecheggiare il The Search di Michel Hazanavicius, soprattutto nel didascalismo del finale. E per quanto la metafora canina rimandi fortemente anche a memorie orwelliane, sinceramente preferiremmo non vederci un ulteriore strumento di facile presa sul pubblico e di istigazione all’empatia. Sono molti i fronti che non a caso si aprono via via nellla lunga ricerca della giovane Lili del ‘suo’ Hagen, un meticcio senza casa e senza padrone. Nemmeno Lili stessa. Destinato al canile e oggetto del disprezzo e della mala fede di quanti incontra e che vedono nel suo esser ‘emarginato’ un pericolo a prescindere. L’allegoria è semplice, e senza tempo. Per questo dispiace ancora di più quando - come detto - le ottime premesse si perdono in eccessive sottolineature e in slanci irrealistici che non riusciamo a giustificare come iperboli congenite di una tale figura retorica (dalla forza della musica alla organizzazione del branco o alla sua reazione all’ingiustizia e alla morte). Ci sono sicuramente forza, anche espressiva, e tensione. Si cerca senza pudore - e con un pizzico di calcolo - la brutalità, anche se la violenza è insostenibile più per le immagini che evoca che per la effettiva realizzazione (spesso a causa di un montaggio abile ma poco convincente). Ma resta il dubbio che se non fosse il ‘miglior amico dell’uomo’ il protagonista di una tale favola morale - e di molte situazioni da ‘pubblicità progresso’ (su tutti l’abbandono in autostrada) - quel senso di inquietudine e l’irritazione che in alcune scene è difficile non provare forse non sarebbero così profondi e persistenti…

Le soluzioni sul prossimo numero

La finestra sul mondo

Capitan Uncino batte Superman di Danila Intelisano Tutte le epoche e le culture hanno i loro eroi. L’odierna domanda di mercato, a quanto pare, anche in questo settore premia il male, che cerca di adombrare con ogni mezzo il bene, fortificando modelli negativi che vengono approvati, condivisi ed emulati da gran parte della società. Un tempo Superman, l’uomo Ragno, Batman e Capitan America incarnavano esempi comportamentali positivi: avevano un lavoro, una famiglia, molti amici e soprattutto ideali e obiettivi costruttivi. Rappresentavano la solidarietà, la giustizia, l’umanità e la lotta per i diritti dei deboli. Erano esseri sinceri, onesti e laboriosi. Oggi è mutato lo scenario perché sono mutate le esigenze dell’uomo e Capitan Uncino, X Man, Iron Man occupano i primi posti in classifica per la disonestà, l’avidità, l’ipocrisia e l’arrivismo. Sono pseudo eroi brutti, vendicativi e con un esponenziale scopo materiale. I sentimenti e la responsabilità non fanno parte di questi eroi, piuttosto il caos e l’arroganza. L’uomo prescelto è quello tutto muscoli e poco cervello che esalta la vanità, la prevaricazione e la violenza soprattutto con le donne e i bambini, forgiando la personalità delle nuove generazioni, soprattutto nella indifferenza per la vita altrui; non a caso non hanno famiglia, né amici e non provano amore. Una tendenza assai chiara agli scrittori, agli editori e ai manager del settore ludico, che hanno capito da che parte stare per rimanere a galla e aumentare le entrate; dalla parte dell’oscuro. Ma non dobbiamo mai dimenticare chi siamo noi e chi scegliamo di essere. Cosmo, Superman è un eroe del tuo tempo. Il mio eroe è nato nel 1938 quando ero già un ragazzino. Superman ha fatto il suo ingresso in un momento in cui l’uomo aveva bisogno di risposte forti e positive. Oggi l’anarchia garantisce solo confusione, perdendo di vista una grande verità: il male è sempre in discesa e il bene in salita. Ma, dopo una faticosa salita, il panorama può essere esaltante; mentre, dopo una discesa troppo celere, il precipizio è garantito.

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