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09 EDITORIALE
DA TESSILE SOSTENIBILE A TESSILE CIRCOLARE FROM SUSTAINABLE TEXTILES TO CIRCULAR TEXTILES
di Beatrice Guidi
10 COVER STORY
ANDREA PAULSON
PRIMALOFT
PRESTAZIONI AL TOP TOP PERFORMANCE
di Pietro Ferrari
14 INCONTRI
ALBERTO ENOCH GRUPPO FILIDARTE
UNA SQUADRA VINCENTE
THE FILIDARTE GROUP'S CHALLENGE AT PITTI FILATI
di Pietro Ferrari
18 PERCORSITESSILI
CONSINEE
AVANGUARDIA TECNOLOGICA E CREATIVA DALLA CINA
CUTTING-EDGE TECHNOLOGY AND CREATIVITY FROM CHINA di Pietro Ferrari
23 PERCORSITESSILI
MANTECO®
WHERE BRITISH DESIGN MEETS ITALIAN CRAFTSMANSHIP
MANTECO® AND LIBERTY FABRICS LAUNCH
A CO-BRANDED COLLECTION OF MWOOL® TEXTILES PRINTED WITH ICONIC, REIMAGINED DESIGNS THROUGH A PIONEERING, WATERLESS TECHNOLOGY
di Beatrice Guidi
26 PERCORSITESSILI
BEMBERGTM BY ASAHI KASEI
CAMBIO DELLA GUARDIA NEWS AT BEMBERGTM di Beatrice Guidi
28 PERCORSITESSILI
BOTTO GIUSEPPE & FIGLI
ALL'INSEGNA DEL CAMBIAMENTO THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN' di Beatrice Guidi
30 ART AND TEXTILE
TESSUTI FORTUNY. UN SOGNO VENEZIANO FORTUNY FABRICS. A VENETIAN DREAM
di Paola Govoni
36 SPAZIOGREEN GRUPPO LENZING
INNOVAZIONE IN PARTNERSHIP
INNOVATIONS IN PARTNERSHIP di Beatrice Guidi
42 SPAZIOGREEN
4SUSTAINABILITY
BRAND E FILIERA PER LA TRANSIZIONE SOSTENIBILE NELLA MODA BRANDS AND SUPPLY CHAIN FOR THE SUSTAINABLE TRANSITION IN FASHION di Beatrice Guidi
44 CULTURATESSILE
GRAZIELLA GUIDOTTI
DA MINERVA ALLA SECONDA PELLE
di Pietro Ferrari
56 COLOURS
STAMPA A RISERVA IN INDACO
RESERVE PRINTING IN INDIGO di Stefano Panconesi
62 EVENTI
FSC ITALIA
LA MODA SOSTENIBILE: DAL CONCORSO “LA FORESTA IN UN ABITO”
UNA CAPSULE COLLECTION MADE IN ITALY
SUSTAINABLE FASHION: FROM THE "FOREST IN A DRESS" COMPETITION, A MADE IN ITALY CAPSULE COLLECTION
di Pietro Ferrari
68 EVENTI
HEIMTEXTIL
HEIMTEXTIL 2026: IL TESSILE COME LINGUAGGIO DEL FUTURO
HEIMTEXTIL 2026: TEXTILES AS A LANGUAGE OF THE FUTURE
di Monica Zani
70 AREATECNOLOGIA
EPSON
UNA NUOVA STAMPANTE DIGITALE PER TESSUTI
A NEW DIGITAL TEXTILE PRINTER FROM EPSON
di Laura Gregorutti
writer Beatrice Guidi
DA TESSILE SOSTENIBILE A TESSILE CIRCOLARE
Quello del futuro del tessile sostenibile è un tema in continua evoluzione: negli ultimi anni l'innovazione tecnologica, i nuovi materiali, l'adozione di un modello circolare hanno portato a un cambiamento nella cultura del consumo.
La sfida è riuscire a bilanciare la produzione crescente di capi di abbigliamento con la necessità di ridurre l'impatto ambientale e, in questo contesto, mentre l'approccio sostenibile mira a ridurre i danni, l'approccio circolare va oltre: si impegna a rigenerare gli ecosistemi naturali, sociali e culturali danneggiati dalla pratica attuale.
FROM SUSTAINABLE TEXTILES TO CIRCULAR TEXTILES
The future of sustainable textiles is a constantly evolving topic: in recent years, technological innovation, new materials, and the adoption of a circular model have led to a shift in consumer culture. The challenge is balancing the growing production of clothing with the need to reduce environmental impact. In this context, while the sustainable approach aims to reduce damage, the circular approach goes further: it is committed to regenerating natural, social, and cultural ecosystems damaged by current practices.
Come è emerso pochi giorni fa dal congresso del tessile sostenibile promosso da Slow Fiber, a Torino, in occasione del terzo anniversario dalla sua fondazione avvenuta nel novembre 2022, l'impegno attuale, come sottolineato da accademici e attivisti presenti, è quello di alzare l'asticella, superando in particolare l'insidiosa pratica del greenwashing, per riaffermare con vigore la necessità di un approccio globale, normativo e industriale, scientifico e coerente alla sfida cruciale e vitale della possibilità di garantire la vita (e possibilmente una vita migliore) sul nostro pianeta.
As emerged a few days ago from the Sustainable Textiles Congress promoted by Slow Fiber in Turin, marking the third anniversary of its founding in November 2022, the current commitment, as emphasized by academics and activists present, is to raise the bar, particularly overcoming the insidious practice of greenwashing, to forcefully reaffirm the need for a global, regulatory, industrial, scientific, and coherent approach to the crucial and vital challenge of ensuring life (and hopefully a better life) on our planet.
writer Pietro Ferrari
https://primaloft.com
PRESTAZIONI AL TOP
PIETRO FERRARI – Come si può definire UltraPeak rispetto ai suoi concorrenti? Quali sono le sue caratteristiche principali e i suoi utilizzi?
ANDREA PAULSON – PrimaLoft® UltraPeak™ è il massimo dell'isolamento ad alte prestazioni. Essendo il nostro isolamento più caldo fino ad oggi, ciò che distingue UltraPeak™ è l'uso innovativo di fibre architettoniche che formano una struttura unica, intrappolando efficacemente il calore e offrendo l'isolamento più caldo del marchio. Queste fibre specializzate si intrecciano con le microfibre per creare un effetto impalcatura all'interno dell'isolamento, catturando più aria e migliorando
l'efficienza termica. Questa struttura non solo massimizza il calore, ma offre anche un'eccezionale resilienza e morbidezza al tatto, che imita da
vicino l'aspetto e la sensazione del piumino. A differenza dell'isolamento sfuso, la struttura a ovatta di UltraPeak™ offre una maggiore facilità d'uso e una migliore efficienza produttiva, rendendola la scelta ideale per i marchi che creano abbigliamento outdoor ad alte prestazioni.
Fedele alla nostra missione Relentlessly Responsible™, PrimaLoft® UltraPeak™ è realizzato con il 100% di materiale riciclato e con la tecnologia di produzione PrimaLoft® P.U.R.E.™, che riduce le emissioni di carbonio durante la produzione dell'isolamento del 50% o più rispetto ai metodi tradizionali.
Andrea Paulson, SVP of Technology and Innovation in PrimaLoft.
Un rivoluzionario intreccio di fibre.
Primaloft shooting
PIETRO FERRARI – Qual è stato il percorso di ricerca che ha portato a UltraPeak?
ANDREA PAULSON – PrimaLoft® UltraPeak™ rappresenta il culmine di decenni di innovazione. In qualità di esperti nell'isolamento dal 1984, la nostra competenza nella tecnologia delle fibre e la padronanza dello sviluppo di materiali avanzati ci hanno permesso di creare un isolamento rivoluzionario che offre un calore eccezionale, una maggiore sofficità e una sensazione di comfort al tatto.
UltraPeak™ prosegue la tradizione di PrimaLoft nella creazione di soluzioni sostenibili ad alte prestazioni.
PIETRO FERRARI – In che modo UltraPeak™ bilancia sostenibilità delle materie prime, processi di produzione a basse emissioni, risultati estetici e comfort, senza compromessi?
ANDREA PAULSON –Come PrimaLoft, crediamo nell'innovazione attraverso la sostenibilità, non il contrario. Questa distinzione riflette il nostro impegno nel fare della sostenibilità la forza trainante di ogni progresso tecnologico. Con PrimaLoft® UltraPeak™ abbiamo dimostrato che è possibile offrire prestazioni di isolamento leader del settore riducendo significativamente l'impatto ambientale.
UltraPeak™ dimostra che l'isolamento ad alte prestazioni non deve compromettere l'estetica, il comfort o la responsabilità ambientale, poiché offre calore, morbidezza e resilienza in un modo che è in linea con la nostra missione Relentlessly Responsible™.
TOP PERFORMANCE
In a conversation with Andrea Paulson, SVP of Technology and Innovation at PrimaLoft, we explore all the features and performance of this revolutionary product.
PIETRO FERRARI – How can UltraPeak be defined in relation to its competitors? What are its main features and uses?
ANDREA PAULSON – PrimaLoft® UltraPeak™ is the pinnacle of performance insulation. As our warmest insulation to-date, what sets UltraPeak™ apart is its innovative use of architectural fibers that form a unique framework, efficiently trapping heat and delivering the brand’s warmest insulation to date. These specialized fibers intertwine with microfibers to create a scaffolding effect within the insulation, capturing more air and enhancing thermal efficiency. This structure not only maximizes warmth but also provides outstanding loft and resiliency, as well as a soft hand feel, closely mimicking the look and feel of down. Unlike loose-fill insulation, UltraPeak’s™ batted construction offers superior ease of use and improved manufacturing efficiency, making it an ideal choice for brands creating high-performance outdoor apparel. Staying true to our Relentlessly Responsible™ mission, PrimaLoft® UltraPeak™ is made with 100% recycled content, and PrimaLoft® P.U.R.E.™ manufacturing technology, which reduces carbon emissions during the production of insulation by 50% or greater, compared to traditional methods.
PIETRO FERRARI – What was the research path that led to UltraPeak?
ANDREA PAULSON – PrimaLoft® UltraPeak™ represents the culmination of decades of innovation. As insula-
PIETRO FERRARI – Le prestazioni di PrimaLoft sono certamente eccezionali, frutto di una ricerca a lungo termine, ma è pensato per chi necessita di prestazioni speciali o è una soluzione per l'uso quotidiano?
ANDREA PAULSON – UltraPeak™ è progettato sia per applicazioni ad alte prestazioni che per l'uso quotidiano. È ideale per qualsiasi capo, dai piumini ai parka, dove è necessario ottenere un elevato comfort e calore. Come isolante imbottito, offre ai nostri partner la massima flessibilità creativa, offrendo al contempo il comfort, la resilienza e la sensazione al tatto del piumino.
tion experts since 1984, our expertise in fiber technology and mastery of advanced material development has enabled us to create a breakthrough insulation that delivers exceptional warmth, enhanced loft and a soft, comfortable hand feel. UltraPeak™ continues PrimaLoft’s legacy of creating high-performance, sustainable solutions.
PIETRO FERRARI – How does UltraPeak™ balance sustainability in raw materials, low-emission production processes, aesthetic results, and comfort - without compromise?
ANDREA PAULSON – As PrimaLoft, we believe in innovation through sustainability, not the other way around. This distinction reflects our commitment to making sustainability the driving force behind every technological advancement. With PrimaLoft® UltraPeak™ we’ve proven that it’s possible to deliver industry-leading insulation performance while significantly reducing environmental impact. UltraPeak™ acts as a proof-point that high-performance insulation doesn’t have to compromise on aesthetics, comfort, or environmental responsibility, as it delivers warmth, softness and resiliency in a way that aligns with our Relentlessly Responsible™ mission.
PIETRO FERRARI – PrimaLoft's performance is certainly exceptional, the result of long-term research, but is it intended for those who need special performance or is it a solution for everyday wear?
ANDREA PAULSON – UltraPeak™ is designed for both high-performance applications and everyday wear. It’s ideal for everything from puffer jackets to parkas, where there is a need to achieve high loft and warmth. As a batted insulation it provides our brand partners with creative flexibility, while offering the loft, resiliency and hand feel of down.
english text
writer Pietro Ferrari
UNA SQUADRA VINCENTE
Durante le giornate di Pitti Filati, Alberto Enoch, nuovo amministratore delegato del Gruppo Filidarte, ha presentato in un’affollata conferenza stampa la visione e le strategie del gruppo, che si distingue per un progetto innovativo e insolito nel panorama tessile italiano.
Il Gruppo Filidarte, con 180 collaboratori e un fatturato di 66 milioni di euro, comprende ad oggi tre aziende dislocate in aree strategiche del settore tessile: Biella, Prato e Fara Novarese. Il gruppo fa riferimento al fondo Ethica Global Investments e opera attraverso la holding Filidarte, proprietaria del 100% di Lanificio dell’Olivo e Manifattura Sesia, e del 75% di Servizi e Seta, quota destinata a diventare interamente di proprietà del gruppo.
Servizi e Seta si identifica per la produzione di seta e misti seta seasonless, adatti per tutte le stagioni, con un’attenzione particolare alla ricerca su sete garzate, opache e biologiche. Il Gruppo Filidarte, poi attraverso la partecipata Servizi e Seta con la nuova branch commerciale cinese Suzhou Servizi e Seta Textile Co. Ltd. , con sede a Zhangjiagang (Suzhou), gioca un ruolo fondamentale e strategico sulla distribuzione delle collezioni
Alberto Enoch durante la conferenza stampa di Pitti Filati.
Particolare della sede di Suzhou di Servizi e Seta.
nel mercato cinese, offrendo ai brand internazionali una piattaforma italiana direttamente operativa in Cina con tempi di risposta più rapidi e con un livello di competitività rafforzato, mantenendo invariati gli standard di qualità ed eccellenza che da sempre contraddistinguono il Gruppo.
PUNTARE SUL MERCATO DEL DOMANI
Secondo Alberto Enoch, la strategia del gruppo guarda al futuro considerando il lusso un segmento di nicchia, mentre il premium rappresenterà l’area di maggiore sviluppo. «La fascia inferiore è sempre più difficile da presidiare. Il costo del lavoro e la capacità produttiva in Italia pongono limiti concreti. Per grandi quantità, la produzione rimane spesso legata a Paesi come la Cina», spiega.
Il percorso del gruppo è stato segnato da acquisizioni strategiche: Lanificio dell’Olivo nel 2020 e Manifattura Sesia nel 2022. L’incorporazione di Servizi e Seta nel 2025 ha segnato un passaggio cruciale nella gestione completa del gruppo, con l’obiettivo di creare un nuovo modello di collaborazione tra aziende pur mantenendo ognuna le proprie caratteristiche.
PIATTAFORME
PRODUTTIVE E OBIETTIVI DI CRESCITA
Alberto Enoch propone un modello ispirato a Marchionne: le unità produttive diventano piattaforme comuni, dove ogni azienda mantiene la propria identità, ma può produrre per le altre creando più efficienza e con un indirizzo stilistico supervisionato dal management centrale, garantendo coerenza
e collaborazione tra i marchi.
L’obiettivo di fatturato del gruppo è ambizioso: raggiungere 90 milioni di euro entro tre-quattro anni, puntando a una redditività tra il 13% e il 15%.
«Il servizio è diventato la chiave del successo, senza
mai dimenticare la qualità», sottolinea Alberto Enoch. Per quanto riguarda il 2026, partendo da un momento complesso del mercato, il gruppo mira a consolidare i risultati con prudenza, guardando il prossimo anno con fiducia e speranza di ripresa.
Victoria.
Le diverse declinazioni di Puhjio e
INCONTRI
SOSTENIBILITÀ CON PRAGMATISMO
La sostenibilità è affrontata con attenzione ma senza eccessi burocratici.
Secondo Alberto Enoch, la componente sociale è più rilevante della certificazione di prodotto.
«Va benissimo avere prodotti certificati, ma spesso bisogna interrogarsi sulla reale efficacia delle certificazioni. La chiarezza e la concretezza sono fondamentali».
THE FILIDARTE GROUP'S CHALLENGE AT PITTI FILATI
During Pitti Filati, Alberto Enoch, the new CEO of the Filidarte Group, presented the group's vision and strategies at a crowded press conference. The group stands out for its innovative and unique project in the Italian textile industry.
The Filidarte Group, with 180 employees and a turnover of €66 million, currently comprises three companies located in strategic areas of the textile sector: Biella, Prato, and Fara Novarese. The group is supported by the Ethica Global Investments fund and operates through the Filidarte holding company, which owns 100% of Lanificio dell'Olivo and Manifattura Sesia, and 75% of Servizi e Seta, a stake destined to become fully owned by the group. Servizi e Seta is renowned for the production of seasonless silk and silk blends, suitable for all seasons, with a particular focus on research into brushed, opaque, and organic silks.
The Filidarte Group, through its subsidiary Servizi e Seta and its new Chinese commercial branch, Suzhou Servizi and Seta Textile Co. Ltd., based in Zhangjiagang (Suzhou), plays a key and strategic role in the distribution of its collections in the Chinese market. This provides interna-
tional brands with an Italian platform operating directly in China, offering faster response times and enhanced competitiveness, while maintaining the standards of quality and excellence that have always distinguished the Group.
FOCUSING ON THE MARKET OF TOMORROW
According to Alberto Enoch, the group's strategy looks to the future, considering luxury a niche segment, while premium will represent the area of greatest development. "The lower end is increasingly difficult to cover. Labor costs and production capacity in Italy pose concrete limitations. For large quantities, production often remains tied to countries like China," he explains.
The group's path has been marked by strategic acquisitions: Lanificio dell'Olivo in 2020 and Manifattura Sesia in 2022. The incorporation of Servizi e Seta in 2025 marked a crucial step in the group's overall management, with the aim of creating a new model of collaboration between companies while each retaining its own characteristics.
PRODUCTION PLATFORMS AND GROWTH OBJECTIVES
Alberto Enoch proposes a model inspired by Marchionne: production units become shared platforms, where each company maintains its own identity but can produce for the others, creating greater efficiency and with a stylistic direction overseen by central management, ensuring consistency and collaboration between the brands.
The group's revenue target is ambitious: to reach 90 million euros within three to four years, aiming for a profitability of between 13% and 15%. "Service has become the key to success, without ever forgetting quality," emphasizes Alberto Enoch.
Looking ahead to 2026, starting from a challenging market environment, the group aims to prudently consolidate its results, looking to next year with confidence and hope for recovery.
SUSTAINABILITY WITH PRAGMATISM
Sustainability is addressed carefully but without excessive bureaucracy. According to Alberto Enoch, the social component is more important than product certification: "It's great to have certified products, but we often have to question the true effectiveness of certifications. Clarity and concreteness are essential."
MATTRESSES & UPHOLSTERED FURNITURE
A trusted source for sector analysis covering the largest world markets and providing a wide range of information to meet diverse research needs.
• Scenario
• Country outlooks
• Competition
• Distribution systems
• Market trends
• Forecasts
writer Pietro Ferrari www.consineecashmere.com/index
AVANGUARDIA TECNOLOGICA E CREATIVA DALLA CINA
Consinee a Pitti Filati: il presidente del Gruppo, Boris Xue, con Pietro Ferrari nello stand dell'azienda.
Consinee at Pitti Filati: the president of the Group, Boris Xue, with Pietro Ferrari at the company stand.
Visitiamo lo stand di Consinee a Pitti Filati nel mese di luglio e constatiamo che, dopo otto anni di presenza alla manifestazione toscana lo stand dell'azienda ha raggiunto delle dimensioni tra la più grandi: «Lavoriamo molto bene in Italia – ci dice il Presidente di Consinee Group Co.Ltd, Boris Xue che, gentilmente, gentilmente ci dedica un po' di tempo – abbiamo dei partner consolidati e rapporti amichevoli con tutti gli operatori del settore».
LEADER NELLA QUANTITÀ E NELLA QUALITÀ
Fondato nel 1999 e basato sul cashmere come elemento fondamentale, il gruppo Consinee mira a ridefinire il significato di filato di lusso nel settore della maglieria, della moda e dell'arredamento per la casa del futuro.
Negli ultimi vent'anni, Consinee ha investito e acquisito la tecnologia e l'esperienza italiana leader nel settore, inclusi i processi di tintura e filatura, e
ha invitato a collaborare team creativi di fama internazionale nello sviluppo di colori e filati. «Noi siamo produttori di tessile caratterizzati dall'utilizzo della più alta tecnologia – commenta Boris Xue – e stiamo muovendoci rapidamente con l'utilizzo dell'Intelligenza artificiale per la tessitura e per la tintoria e anche per la produzione di prodotti tessili. Stiamo utilizzando la più alta tecnologia disponibile e le più avanzate macchine di produzione tessile. A questo uniamo una grande creatività nei nuovi prodotti, dal punto di vista estetico ma anche da un punto di vista tecnologico per ottenere risultati di grande resistenza e anche prestazioni antibatteriche. Questo ci ha permesso di raggiungere una leadership nell'industria tessile».
Con un pensiero all'avanguardia e un concetto di lusso moderno, Consinee è diventata leader del mercato globale, fornendo oltre il 15 per cento del filato di cashmere mondiale.
Nelle foto che illustrano il servizio sono riassunti i differenti punti di forza della logica produttiva e delle tecnologie di Consinee: tecnologie d'avanguardia e automazione spinta, pregio della materia prima, ampiezza di gamma ed efficienza di servizio, risparmio di acqua e impatto ambientale ridotto al minimo, in particolare nella fase di tintoria.
A questo aggiungiamo la creatività che nasce da team di disegnatori e stilisti che portano un costante contributo innovativo alla proposta di colori e disegni in grado di rispondere alla più esigenti richieste del mondo del fashion.
The photos illustrating the service summarize the various strengths of Consinee's production process and technologies: cutting-edge technologies and advanced automation, high-quality raw materials, a wide range of products and efficient service, water savings and minimal environmental impact, particularly during the dyeing process.
Added to this is the creativity born from teams of designers and stylists who bring constant innovation to the offering of colors and designs capable of meeting the most demanding fashion needs.
PERCORSI TESSILI CONSINEE
Consinee seleziona in Cina materie prime di qualità superiore, provenienti dalle principali aree di produzione di cashmere, tra cui la parte occidentale della Mongolia Interna (principalmente in Alashan), Qinghai, Shanxi e Tibet e altre aree a vocazione laniera.
UNA FIBRA PREZIOSA
La fibra di cashmere è fine, morbida e ha un'ottima capacità di trattenere il calore.
La granulometria media del cashmere è compresa tra 15,2 µm e 15,8 µm, il che lo rende il materiale di cashmere più pregiato.
Con filati di fibre naturali di
alta qualità, selezionati esclusivamente, Consinee sviluppa vari prodotti con specifiche e componenti differenti, offrendo le più diffuse scelte cromatiche. «La creatività è al vertice, grazie alle macchine, costantemente aggiornate – commenta Boris Xue – stiamo raggiungendo una rivoluzione dall'in-
telligenza artificiale fino alle tecnologie digitali di tessitura per realizzare prodotti nuovi e molto creativi. C'è anche una grande efficienza e un altissimo livello di qualità. Abbiamo in funzione l'unica e più avanzata fabbrica digitale. governata dalla'AI, una unità di tessitura, senza lavoratori all'interno, dove si muovono solo i robot e non c'è nessun operatore sulle macchine. SI tratta di qualcosa di unico al mondo, qualcosa all'avanguardia in tutta l'industria tessile».
CON TUTTE
LE CARTE IN REGOLA
Consinee attribuisce sempre grande importanza alla responsabilità morale e sociale e si impegna solennemente per
la tutela dell'ambiente, il benessere degli animali e lo sviluppo sostenibile. E una realtà completamente trasparenti, dall'origine delle materie prime all'intero processo produttivo. Tutte le materie prime sono rintracciabili fino all'azienda agricola e tutti i processi sono rigorosamente conformi alle linee guida ecologiche. Consinee aderisce al principio di trattare le persone con sincerità, di tutelare la reputazione aziendale e di mantenere buoni rapporti di collaborazione con i fornitori. Inoltre, ci impegniamo a rafforzare le tecnologie di produzione. Tutto ciò ci ha reso noti a numerosi clienti del settore e ci ha permesso di ottenere numerose certificazioni, a garan-
CUTTING-EDGE TECHNOLOGY AND CREATIVITY FROM CHINA
We visited the Consinee booth at Pitti Filati in July and noted that, after eight years at the Tuscan event, the company's stand has reached one of the largest dimensions: "We work very well in Italy," Boris Xue, President of Consinee Group Co. Ltd., told us, "we have established partners and friendly relationships with all the industry players."
A LEADER IN QUANTITY AND QUALITY
Founded in 1999 and centered on cashmere, the Consinee group aims to redefine the meaning of luxury yarn in the knitwear, fashion, and home furnishings industries of the future.
Over the past twenty years, Consinee has invested in and acquired leading Italian technology and expertise, including dyeing and spinning processes, and has invited internationally renowned creative teams to collaborate in the development of colors and yarns.
"We are a textile manufacturer characterized by the use of the highest technology," comments Boris Xue, "and we are moving rapidly with
zia del nostro incomparabile controllo di qualità e della nostra convinzione nello sviluppo sostenibile.
«Siamo all'avanguardia nella riduzione di emissioni carboniche – ci dice ancora Boris Xue – e, per quanto riguarda la tintura, non usiamo acqua, nessun quantitativo di acqua per tingere e anche un sessanta per cento di energia utilizzata dalla fabbrica è solare: si tratta a tutti gli effetti di una fabbrica green».
La base produttiva di Consinee è a Ningbo, molto vicina a Shanghai, ed è anche la più grande città portuale della Cina, con un enorme vantaggio logistico, che si traduce in una sorta di zero chilometri tra la produzione e la spedizione.
the use of artificial intelligence for weaving and dyeing, as well as for the production of textile products. We are using the highest technology available and the most advanced textile production machinery. We combine this with great creativity in new products, both aesthetically and technologically, to achieve highly durable and antibacterial results. This has allowed us to achieve leadership in the textile industry."
With cutting-edge thinking and a concept of modern luxury, Consinee has become a global market leader, supplying over 15 percent of the world's cashmere yarn. Consinee selects premium raw materials in China, sourced primarily from key cashmere-producing areas, including western Inner Mongolia (primarily Alashan), Qinghai, Shanxi, Tibet, and other wool-producing regions.
A PRECIOUS FIBER
Cashmere fiber is fine, soft, and has excellent heat retention. The average grain size of cashmere is between 15.2 µm and 15.8 µm, making it the most prized cashmere material.
Using exclusively selected, highquality natural fiber yarns, Consinee develops various products
with different specifications and components, offering the most popular color options.
"Creativity is at the forefront, thanks to constantly updated machines," comments Boris Xue.
"We are achieving a revolution from artificial intelligence to digital weaving technologies to create new and highly creative products. There is also great efficiency and a very high level of quality. We have the only and most advanced digital factory in operation, governed by AI, a weaving unit with no workers inside, where only robots move and there are no operators on the machines. This is something unique in the world, something at the forefront of the entire textile industry."
WITH ALL THE RIGHT CREDENTIALS
Consinee always places great importance on moral and social responsibility and is solemnly committed to environmental protection, animal welfare, and sustainable development. It is a completely transparent company, from the origin of the raw materials to the entire production process. All raw materials are traceable back to the farm, and all processes strictly comply with ecological guidelines.
Consinee adheres to the principles of treating people with sincerity, protecting our corporate reputation, and maintaining good collaborative relationships with our suppliers. Furthermore, we are committed to strengthening our production technologies. This has made us known to numerous industry customers and has allowed us to obtain numerous certifications, guaranteeing our unparalleled quality control and our belief in sustainable development.
"We are at the forefront of reducing carbon emissions," Boris Xue tells us, "and, as for dyeing, we use no water, no water at all for dyeing, and even sixty percent of the energy used by the factory is solar: it is truly a green factory."
Consinee's production base is in Ningbo, very close to Shanghai, which is also China's largest port city, offering a huge logistical advantage, resulting in a sort of zero-kilometer transition between production and shipment..
writer Beatrice Guidi https://manteco.com
WHERE BRITISH DESIGN MEETS ITALIAN CRAFTSMANSHIP
Per celebrare il 150° anniversario di Liberty, la storica maison unisce le forze con Manteco® – azienda tessile leader in Italia per la qualità premium e l’approccio responsabile nella lavorazione di
lana e cashmere – per dare vita a un nuovo audace capitolo del tessile di lusso, in cui l’eccellenza artistica incontra l’innovazione più avanzata. Per la prima volta, una selezione curata delle stampe più
iconiche di Liberty Fabrics è stata reinterpretata dal Design
Studio londinese su due eccezionali tessuti in lana riciclata e su una base in cotone premium. Questa collaborazione unisce due ricchi patrimoni tes-
sili e introduce una nuova visione del lusso, modellata da brillantezza visiva, tecnologia avanzata e un impegno condiviso per l’artigianalità e il design responsabile.
Il cuore della collezione è MWool®, la lana riciclata di nuova generazione firmata Manteco®, ottenuta attraverso il riciclo meccanico di materiali pre- e post-consumo e certificata con EPD®.
Rispetto alla lana vergine generica, garantisce risparmi ambientali straordinari: - 99,2% di impatto sul cambiamento climatico, - 99,9% di utilizzo di acqua e - 93,3% di consumo energetico. I suoi colori distintivi non sono ottenuti con tinture, ma attraverso Recype®, il processo di Manteco che miscela le tonalità esistenti delle fibre di lana riciclata.
La collezione viene stampata in Italia con la tecnologia digitale waterless avanzata di Liberty. Completamente conforme agli standard GOTS, GRS, OEKO-TEX e CPSIA, questo processo riduce il consumo di energia e la produzione di rifiuti, preservando al contempo la morbidezza e le prestazioni tecniche di MWool®.
Il risultato è una collezione che si distingue per la sua ricchezza visiva, l’integrità ambientale e l’eleganza tattile: una nuova visione di lusso sostenibile, nata da valori condivisi di artigianalità, innovazione e bellezza.
MANTECO® AND LIBERTY FABRICS LAUNCH A CO-BRANDED COLLECTION OF MWOOL® TEXTILES PRINTED WITH ICONIC, REIMAGINED DESIGNS THROUGH A PIONEERING, WATERLESS TECHNOLOGY
To celebrate Liberty’s 150th anniversary, the design house joins forces with Manteco® - Italy’s leading textile company in premium quality, responsible wool and cashmere – to launch a bold new chapter in luxury textiles, one that blends artistic excellence with cutting-edge innovation.
For the first time, a curated selection of Liberty Fabric’s most iconic prints is reinterpreted by the London-based Design Studio on two exceptional recycled wool textiles, and a premium cotton base. The collaboration brings together two rich textile heritages and introduces a new perspective on luxury, shaped by visual brilliance, advanced technology, and a shared commitment to craftsmanship and responsible design.
At the heart of the collection is MWool®, Manteco’s nextgeneration recycled wool, made through the mechanical re-
cycling of pre- and post-consumer materials and certified with an EPD® Environmental Product Declaration. Compared to generic virgin wool, MWool® delivers exceptional environmental savings: - 99.2% climate change impact, - 99.9% water use, and - 93.3% energy consumption. Its distinctive colors are not dyed, but created through Recype®, Manteco’s proprietary process that blends the original shades of recycled wool fibers. Thanks to meticulous sorting and mechanical processing, the fibers retain their natural color eliminating the need for chemical dyes while preserving quality and character.
The collection is printed in Italy using Liberty’s advanced waterless digital printing technology. Fully compliant with GOTS, GRS, OEKO-TEX, and CPSIA standards, the process reduces energy use and waste while preserving the softness and technical performance of MWool®. The result is a collection that stands out for its visual richness, environmental integrity, and refined tactile appeal a new vision of sustainable luxury shaped by shared values of craftsmanship, design, and innovation.
Liberty e Manteco: una selezione curata delle stampe più iconiche di Liberty Fabrics è stata reinterpretata dal Design Studio londinese su due eccezionali tessuti in lana riciclata e su una base in cotone premium di Manteco.
Junshu Furusawa, il nuovo CEO di Asahi Kasei Fibers Italia
La nuova collezione di vesti sacre responsabili realizzata con Bemberg™ rende omaggio all’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco Da sx: Fabrizio Casoli, Vice General Manager Brunello
s.p.a.; Monsignor Ravelli; Suor Chiara Noventa, Pie Discepole del Divin Maestro; Ettore Pellegrini e Junshu Furusawa, Bemberg™ by Asahi Kasei, durante l’Open Day tenutosi a Roma il 23 maggio 2025 Bemberg™.
A destra: TESEO in 100% Bemberg™
Bemberg™ annuncia un cambio di leadership con il nuovo CEO di Asahi Kasei Fibers
Italia, Junshu Furusawa, e conferma un’agenda del tutto dinamica: il debutto del primo guardaroba religioso responsabile di Bemberg™, la presenza a FILO 64 e un servizio esclusivo di SKY TG24 sulla produzione Bemberg™ in Giappone sono solo alcune delle principali attività dell’ultimo periodo.
Dopo la pausa estiva, Bemberg™ by Asahi Kasei torna con rinnovata energia, news importanti e nuove collaborazioni creative – pronto ad accelerare il suo percorso di rilievo nel mondo delle fibre tessili.
Nuova leadership per Asahi Kasei Fibers Italia: con il rientro in Giappone di Koji Hamada, dopo quattro anni alla guida della divisione europea, Junshu Furusawa – con 19 anni di esperienza nella Divisione
Bemberg e 4 anni in Italia –è stato nominato CEO di Asahi Kasei Fibers Italia. Con un solido background nell’innovazione, nello sviluppo prodotto e nella visione strategica all’interno della Divisione Bemberg di Asahi Kasei, Junshu Furusawa porta rinnovata energia e una profonda conoscenza del valore tecnico e responsabile delle fibre. Il suo impegno nella comunicazione trasparente e nella collaborazione con i partner continuerà a sostenere la crescita di Bemberg™ nel settore della moda e del tessile in Europa. Sotto la guida di Junshu Furusawa, Bemberg™ ribadisce il proprio impegno verso l’innovazione responsabile, l’eccellenza del design e partnership durature, consolidando il suo ruolo come ingrediente distintivo nella moda di lusso di nuova generazione.
UN CAMMINO DI ECCELLENZA
Bemberg™ continua il suo percorso creativo insieme a partner d’eccellenza: da Milano Unica a FILO, Première Vision e oltre
Dopo il successo riscosso a Milano Unica con 18 aziende partner che hanno presentato le loro collezioni Autunno/Inverno 2026–2027 realizzate
con Bemberg™, l’azienda continua il suo slancio innovativo nel panorama tessile internazionale. Da Premiere Vision Paris, Feel the Yarn – Istanbul Edition e Denim by Premiere Vision – November Edition.
Nell’ottobre 2024, una troupe italiana di Sky TG24 ha visitato la sede e gli stabilimenti produttivi di Bemberg™ by Asahi Kasei in Giappone e il risultato e stato uno speciale in due puntate su SKY TG24 – un percorso completo dalla materia prima al capo finito. Un reportage esclusivo che racconta il dietro le quinte dell’impegno di Bemberg™ verso l’innovazione responsabile, la trasparenza e l’evoluzione della moda di lusso. Al centro di tutto c’e Bemberg™ una rara fibra rigenerata, ottenuta dai
NEWS AT BEMBERG™
linter di cotone – un materiale naturale pre-consumer – e trasformata attraverso un sofisticato processo produttivo a
Bemberg™ announces a leadership change with the new CEO of Asahi Kasei Fibers Italia, Junshu Furusawa, and confirms a dynamic agenda: the debut of the first responsible Bemberg™ religious wardrobe, a presence at FILO 64, and an exclusive SKY TG24 report on Bemberg™ production in Japan are just some of the highlights of the recent period.
After the summer break, Bemberg™ by Asahi Kasei returns with renewed energy, important news, and new creative collaborations – ready to accelerate its significant journey in the world of textile fibers.
New leadership for Asahi Kasei Fibers Italy: with Koji Hamada returning to Japan after four years leading the European division, Junshu Furusawa – with 19 years of experience in the Bemberg Division and four years in Italy – has been appointed CEO of Asahi Kasei Fibers Italy. With a solid background in innovation, product development, and strategic vision within Asahi Kasei's Bemberg Division, Junshu Furusawa brings renewed energy and a deep understanding of the technical and responsible value of fibers.
His commitment to transparent communication and collaboration with partners will continue to support Bemberg™'s growth in the European fashion and textile industry. Under Junshu Furusawa's leadership, Bemberg™ reaffirms its commitment to responsible innovation, design
ciclo chiuso in Giappone. Piu di una semplice fibra, Bemberg™ e un’esperienza sensoriale e responsabile.
excellence, and enduring partnerships, cementing its role as a distinctive ingredient in next-generation luxury fashion.
A JOURNEY OF EXCELLENCE
Bemberg™ continues its creative journey with top-notch partners: from Milano Unica to FILO, Première Vision, and beyond.
Following the success of Milano Unica, with 18 partner companies showcasing their Fall/Winter 2026–2027 collections made with Bemberg™, the company continues its innovative momentum in the international textile scene. From Première Vision Paris, Feel the Yarn – Istanbul Edition, and Denim by Première Vision – November Edition. In October 2024, an Italian crew from Sky TG24 visited the headquarters and production facilities of Bemberg™ by Asahi Kasei in Japan, resulting in a two-part special on SKY TG24 – a complete journey from raw materials to finished garments. This exclusive report provides a behindthe-scenes look at Bemberg™'s commitment to responsible innovation, transparency, and the evolution of luxury fashion. At the heart of it all is Bemberg™, a rare regenerated fiber obtained from cotton linters – a natural pre-consumer material – and transformed through a sophisticated closed-loop production process in Japan. More than just a fiber, Bemberg™ is a sensorial and responsible experience. english text
writer Beatrice Guidi
ALL'INSEGNA DEL CAMBIAMENTO
L’unica costante della vita è il cambiamento: un aspetto che suggella il dinamismo degli accadimenti, della sorpresa e
dello stupore che ne derivano.
In questi casi la tendenza è di cercare rifugio nella stabilità e nel confort, nei valori che suo-
nano familiari e che tramutano il disagio in benessere relegando l’ostilità in una zona di confine, per proteggere il proprio alveo, riconosciuto come naturale.
«In un momento di generale difficoltà della filiera produttiva del Made in Italy, abbiamo ridefinito il concetto di lusso, su cui ruota la nostra proposta per l’Autunno-Inverno 26-27» ci dice Silvio Botto Poala, Ceo di Botto Giuseppe & Figli. «Ogni stagione cerchiamo di rispondere alle richieste della nostra clientela restituendo con molto dinamismo e ricerca le risposte che possano metter in risalto i valori della nostra filiera. La qualità, un aspetto fondamentale della tracciabilità, rimane la nostra ricerca costante, il focus principale di tutto il nostro lavoro», aggiunge.
Anche la performance degli impatti, come nel Report di sostenibilità alla V edizione, rimarca l’impegno dell’azienda e l’attenzione ai molteplici aspetti della filiera, con numeri che sono molto confortanti sia per i clienti, certi di acquistare filati di primaria qualità, che per l’ambiente.
Infatti 84% delle materie prime acquistate sono certificate, con il 30% di articoli tracciabili e riconducibili alla singola fat-
DINAMISMO E RICERCA NELLA PROPOSTA DI BOTTO GIUSEPPE & FIGLI.
Refined elegance.
Luxury tailoring.
toria; il consumo dell’acqua per le lavorazioni è diminuito del 20% rispetto al 2021 ; 83% degli additivi chimici se-
guono lo standard ZDCH, 108% del consumo di energia utilizzato proviene da fonti rinnovabili per non parlare del
THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN'
The only constant in life is change: an aspect that ratifies the dynamism of the consequent happenings, surprise and amazement. In these cases the tendency is to seek refuge in stability and comfort, in familiar-sounding values that transpose unease into wellbeing, pushing hostility off to the edge, to protect what we recognise as our roots.
“At a time of widespread difficulty for the Made in Italy production chain, we have redefined the concept of luxury, opting to present cashmere in a number of blends of excellence, such as wool, silk, and mohair to strengthen our
46% di riduzione di gas serra rispetto al 2018.
COLLEZIONE AI 26/27
Refined Elegance - Una raffinata eleganza che predilige il su misura, tessuti preziosi, forme morbide, tagli impeccabili.
Urban Style - Outfit perfetti, liberi di comporre il proprio stile, con autentica personalità e dove la versatilità si adatta a tutte le situazioni della giornata.
Luxury Tailoring - L’eleganza del dettaglio, la perfezione delle linee, le scelte di classe che vivono in armonie senza tempo.
identity and put out a fancier image”, says Silvio Botto Poala, CEO of Botto Giuseppe & Figli.
“Each season, we try to meet our clients’ requests, thanks to great dynamism and research providing solutions that highlight the values of our supply chain.
Quality, a fundamental aspect of our traceability, is still our constant study, the main focus of everything we do”, he adds. Impact performance, as per the fifth edition of the Sustainability Report, underlines the company’s efforts and attention to the many aspects of its supply chain, with very comforting figures both for clients, confident in the knowledge they are buying prime quality yarns, and for the environment. 84% of the raw materials purchased are in fact certified, with 30% of articles traceable and originating on a single farm; water consumption for processing has dropped by 20% compared to 2021; 83% of the chemical additives comply with the ZDCH standard, 108% of the energy consumed comes from renewable sources, and last but by no means least a reduction of 46% in greenhouse gases compared to 2018.
F/W 26/27 COLLECTION
Refined Elegance - A refined elegance that favours bespoke, fine fabrics, soft shapes, and impeccable lines. Urban Style - Perfect outfits, the freedom to put together a personal style with real character, where versatility adapts to every situation throughout the day.
Luxury Tailoring - The elegance of detail, the perfection of lines, class choices that exist in timeless unison.
Variegate ed emozionanti le proposte di Botto Giuseppe&Figli a Milano Unica.
english text
Refined elegance.
Urban Style.
writer Paola Govoni
TESSUTI FORTUNY. UN SOGNO VENEZIANO
In Campo San Beneto a Venezia sorge un elegante palazzo gotico costruito alla fine del Quattrocento che è stato fino al Settecento residenza della nobile casata dei Pesaro, poi sede dell’Accademia Filarmonica degli Orfei fino a quando venne acquistato dalla famiglia Fortuny, che aveva lasciato la Spagna nel 1875 per Parigi e si accingeva a trasferirsi a vivere a Venezia. Il Palazzo ha indissolubilmente legato il suo nome a quello della famiglia Fortuny e in particolare a Mariano Fortuny y Madrazo, nato a Granada nel 1871, che aveva ereditato dal padre - rinomato pittore - la passione per l’arte e il collezionismo e dalla madre il gusto per i tessuti, gli abiti, i tappeti e gli arazzi antichi. Quando arriva a Venezia Mariano ha diciotto anni e una solida formazione parigina. A Venezia comincia da subito a frequentare cenacoli artistici internazionali e salotti letterari, inserendosi a pieno titolo nella vita culturale della città. Nel corso degli anni, stringe amicizia con Gabriele
D’Annunzio e Eleonora Duse, con gli scrittori Ugo Ojetti e Hugo von Hofmannsthal, con la marchesa Luisa Casati e il pittore Giovanni Boldini. La frequentazione dei teatri di Parigi e l’incontro con la mu-
sica di Wagner a Bayreuth segnano il momento in cui i suoi interessi si allargano dalla pittura alla scenografia teatrale. Quando nel 1900 crea scene e costumi per la prima del Tristano e Isotta alla Scala di Mi-
PALAZZO FORTUNY A VENEZIA RACCONTA LA VITA, L’ARTE E L’INGEGNO DI MARIANO FORTUNY Y MADRAZO, SPAGNOLO DI NASCITA E VENEZIANO DI ANIMO E DI COSTUMI, CHE QUI HA VISSUTO E LAVORATO PER CINQUANT’ANNI, DAL 1898 AL 1949, LASCIANDO IN EREDITÀ ALLA SUA CITTÀ DI ADOZIONE UN LUOGO DELLE MERAVIGLIE, CONTENITORE PERFETTO DI PRO- GETTI, CREATIVITÀ E INESAURIBILE RICERCA.
lano avviene un altro magico incontro: quello con la creazione delle stoffe e dei tessuti. Più tardi, crea le scene e i costumi per l’Otello rappresentato nel cortile del Palazzo Ducale di Venezia e realizza costumi, scene e drappeggi per il teatro.
l’evoluzione della passione di famiglia – si era dedicato con sempre maggiore impegno ed estro alla creazione di tessuti, affiancato dalla sua compagna di vita Henriette Nigrin, che diventerà sua moglie nel 1924.
Nel 1919 aveva fondato la
UNA PASSIONE DI FAMIGLIA
La famiglia Fortuny coltivava da sempre la passione per gli abiti e i tessuti antichi – testimoniata da una parte della ricca e preziosa collezione esposta nelle sale del Palazzo – che senza dubbio ha rappresentato uno stimolo importante e una costante fonte di ispirazione per la creatività di Mariano Fortuny, il quale – seguendo quasi inevitabilmente
Società Anonima Fortuny e sull’isola della Giudecca aveva avviato in società con Gian Carlo Stucky la Fabbrica Fortuny per la produzione di cotoni stampati per l’arredamento di interni destinati a case patrizie, grandi alberghi, navi, sale di esposizione, chiese e teatri. Negozi di abiti e tessuti Fortuny erano stati aperti in quegli anni a Parigi, Londra e New York.
UN ECLETTICO INNOVATORE
Mariano Fortuny è una figura unica nel panorama culturale e imprenditoriale della prima metà del Novecento per la sua carica inesauribile di innovatore nelle arti a cui si applica, dalla pittura alla illuminotecnica, dalla scenografia teatrale alla creazione di abiti e tessuti, dalla incisione alla fotografia fino al design. Allo straordinario eclettismo unisce una innata qualità di sperimentatore che lo spinge costantemente a misurarsi con nuove e più complesse sfide e a brevettare nuove tecniche nel campo della scenografia, della fotografia, della illuminazione e della stampa su tessuto. Nelle splendide sale del loro palazzo veneziano, Mariano e Henriette avevano dato vita a partire dal 1907 a un atelierlaboratorio dove realizzavano gli eleganti tessuti ‘Fortuny’ ottenuti con un procedimento di stampa policroma su seta, su velluto e su cotone con brevetto depositato a Parigi nel 19091910 e dove avevano creato il celebre abito plissettato Delphos di ispirazione ellenistica e Knossos, uno scialle in seta di grandi dimensioni che vestiva le donne più in vista dell’epoca e la stessa Henriette, ritratta a figura intera in un quadro esposto in una sala al primo piano del Palazzo.
In alto da sinistra a destra: Paola Govoni nell’atelier di Palazzo Fortuny.
La facciata di Palazzo Fortuny su Campo San Beneto.
Ritratto di Mariano Fortuny y Madrazo.
Nella pagina a destra, da sinistra a destra: Abito Delphos in seta plissettata e sopravveste in tessuto stampato.
Abiti Delphos e dettaglio della plissettatura in seta.
Tessuti da parete lampadario Scudo Saraceno.
Negli atelier del secondo
piano è allestito il backstage delle creazioni di Fortuny organizzato nei quattro focus: incisione, stampa su stoffa, fotografia, teatro/illuminotecnica. Qui si sperimentavano le tecniche di stampa dei tessuti con l’uso di attrezzi, utensili e macchinari innovativi esposti in mostra, si faceva ricerca nel campo delle tinture e dei co-
prio scrigno ricolmo di cose preziose, di oggetti, curiosità, strumenti e volumi rari dove ritrovare sempre nuovi motivi per fantasiose decorazioni e dove sembra di percepire ancora la presenza del padrone di casa, chino sul suo tavolo da lavoro intento a mettere a punto qualche nuova idea, in un percorso ininterrotto di ricerca formale, estetica, tattile e cromatica ricca di citazioni storiche e di
MODULI DECORATIVI
Figlio dell’incontro fra mondi e culture diverse, Mariano Fortuny ha coltivato, fatto rivivere e alimentato le suggestioni e le atmosfere che nascono dalla classicità antica e dall’estetica rinascimentale ma soprattutto dall’incontro magico fra Oriente e Occidente, e in questo senso non si può pensare a un luogo più adatto di Venezia.
Le stoffe e i tessuti di Fortuny raccontano i simboli (il fiore di cardo, il melograno, la fenice), gli ori, i mosaici, le pietre e i marmi di Venezia, la città bizantina, romanica e gotica, colta e raffinata, onirica e favolosa, ma anche concreta e mercantile, attraverso una rilettura dei quadri dei Maestri veneti e delle storie veneziane dipinte da Tiepolo, Bellini e Carpaccio.
Da una lettera di Marcel Proust a Maria de Madrazo: “… quelle vesti di Fortuny, fedelmente antiche ma prepotentemente originali, facevano apparire come uno scenario la Venezia tutta impregnata d’Oriente in cui sarebbero state indossate”.
Fashion Designer ante litteram, Mariano Fortuny è stato un creatore di moda e di tessuti nel segno della contaminazione fra arti, culture ed epoche diverse ma soprattutto dotato di un innato senso estetico e di una profonda conoscenza dei materiali e delle tecniche.
Un mix geniale di imprenditorialità, organizzazione, competenza e grande capacità di relazione.
A destra: Henriette Nigrin Fortuny indossa l’abito Delphos e lo scialle Knossos.
NOTA SU PALAZZO FORTUNY
L’eccezionale acqua alta (1 metro e 87 centimetri) che ha colpito Venezia nella notte del 12 novembre 2019 aveva gravemente danneggiato anche il piano terra di Palazzo Fortuny. I lunghi e complessi lavori avviati all’inizio del 2020 per riaprire il Museo sono stati soggetti a ripetute interruzioni dovuti all’emergenza Covid, finchè il 9 marzo 2022 la Casa Museo di Mariano Fortuny è stata restituita alla città dopo importanti restauri, consistenti lavori di ripristino del piano terra e un progetto di riallestimento del primo e del secondo piano della Casa Museo e degli Atelier, con un nuovo percorso espositivo particolarmente suggestivo e coerente con lo spirito di Fortuny e che comprende anche la sua ricca biblioteca-studio.
NOTE ON PALAZZO FORTUNY
The exceptional high water (1 meter and 87 centimeters) that hit Venice on the night of November 12, 2019 had also seriously damaged the ground floor of Palazzo Fortuny. The long and complex works started at the beginning of 2020 to reopen the Museum were subject to repeated interruptions due to the Covid emergency, until on 9 March 2022 the Mariano Fortuny House Museum was returned to the city after important restorations, substantial recovery work on the ground floor and a project to rearrange the first and second floors of the House Museum and the Ateliers, with a new exhibition itinerary particularly evocative and consistent with the spirit of Fortuny and which also includes his rich library and study room.
FORTUNY FABRICS. A VENETIAN DREAM
PALAZZO FORTUNY IN VENICE TELLS THE STORY OF THE LIFE, ART AND GENIUS OF MARIANO FORTUNY Y MADRAZO, SPANISH BY BIRTH AND VENETIAN BY SPIRIT AND LIFESTYLE, WHO LIVED AND WORKED HERE FOR FIFTY YEARS, FROM 1898 TO 1949, LEAVING A LEGACY TO HIS ADOPTED CITY OF A PLACE OF WONDERS, A PERFECT CONTAINER OF PROJECTS, CREATIVITY AND A NEVERENDING RESEARCH WORK
In Venice in Campo San Beneto stands an elegant Gothic palace built at the end of the fifteenth century which was the residence of the noble Pesaro family until the eighteenth century, then the seat of the Accademia Filarmonica degli Orfei until it was purchased by the Fortuny family, who had left Spain in 1875 for Paris and were preparing to move to live in Venice.
The Palazzo has closely linked its name to that of the Fortuny family and in particular to Mariano Fortuny y Madrazo, born in Granada in 1871, who had inherited from his father - a renowned painter - a passion for art and collection and from his mother a taste for ancient fabrics, clothes, carpets and tapestries. When he arrived in Venice, Mariano was eighteen years old and had a solid Parisian education. In Venice, he began to attend international artistic circles and literary salons, becoming fully involved in the cultural life of the city. Over the years, he became friends with Gabriele D'Annunzio and Eleonora Duse, with the writers Ugo Ojetti and Hugo von Hofmannsthal, with the Marchesa Luisa Casati and the painter Giovanni Boldini.
His attendance of the theaters in Paris and his encounter with Wagner's music in Bayreuth marked the moment in which his interests broadened from painting to theater scenography. When in 1900 he created the sets and costumes for the premiere of Tristan and Isolde at La Scala in Milan, another magical encounter took place: that with the creation of fabrics. Later, he created the sets and the costumes for Otello performed in the courtyard of the Palazzo Ducale in Venice and he realized costumes, sets and draperies for other theatres.
A FAMILY PASSION
The Fortuny family had always cultivated a passion for antique clothes and fabrics, as demonstrated by part of the rich and precious collection exhibited in the rooms of the Palazzo, which represented an important stimulus and a constant source of inspiration for the creativity of Mariano Fortuny, who – following the evolution of the family passion – had dedicated himself with ever greater commitment to the creation of fabrics, supported by his life partner Henriette Nigrin, who would become his wife in 1924. In 1919 he had founded the Società Anonima Fortuny and on the island of Giudecca he had started in partnership with Gian Carlo Stucky the Fabbrica Fortuny for the production of printed cottons for the interior decoration of patrician homes, hotels, ships, showrooms, churches and theatres. At that time Fortuny clothes and fabric stores had been opened in Paris, London and New York.
AN ECLECTIC INNOVATOR
Mariano Fortuny is a unique figure in the cultural and entrepreneurial panorama of the first half of the twentieth century for his inexhaustible energy as an innovator in all the arts to which he applied himself, from painting to lighting, from theatrical scenography to the creation of clothes and fabrics, from engraving to photography to design.
He combined an extraordinary eclecticism with an innate quality as an experimenter that constantly pushed him to
measure himself against new and more complex challenges and led to patent new techniques in the field of scenography, photography, lighting and fabric printing.
In the beautiful rooms of their Venetian palace, Mariano and Henriette had created an atelierworkshop since 1907 where they created the elegant ‘Fortuny’ fabrics obtained with a polychrome printing process on silk, velvet and cotton with a patent filed in Paris in 1909-1910 and where the famous Hellenistic-inspired Delphos pleated dress was created, as well as Knossos, a large silk shawl that dressed the most prominent women of the time and Henriette herself, who had her full-length portrait in a painting exhibited in a room on the first floor of the Palace.
In the ateliers on the second floor, the backstage of Fortuny’s creations is set up, organized into four focuses: engraving, fabric printing, photography, theater/lighting. Here, fabric printing techniques were experimented using innovative tools and machinery on display, research was done in the field of dyes and colors, texts were drawn from the library, a real treasure chest full of precious things, objects, curiosities and rare volumes where new motifs for imaginative decorations could always be found and where one seems to still feel the presence of the owner of the house, bent over his work table focusing on new ideas, in an uninterrupted path of formal, aesthetic, tactile and chromatic research rich in historical citations and cultural suggestions.
DECORATIVE MODULES
Born from different worlds and cultures, Mariano Fortuny has cultivated, revived and nurtured the suggestions and atmospheres arising from ancient Classicism and Renaissance aesthetics but above all from the magical encounter between East and West, and one cannot really think of a more suitable place than Venice. Fortuny's fabrics tell the symbols (the thistle flower, the pomegranate, the phoenix), the gold, the mosaics, the stones and the marbles of Venice, the Byzantine, Romanesque and Gothic city, cultured and refined, dreamlike and fabulous, but also concrete and business oriented, through a reinterpretation of the paintings of the Venetian Masters and the stories painted by Tiepolo, Bellini and Carpaccio.
From a letter by Marcel Proust to Maria de Madrazo: “…those Fortuny dresses, faithfully ancient but overbearingly original, made the Venice, all imbued with the Orient, appear like a backdrop in which they would be worn”.
A Fashion Designer ante litteram, Mariano Fortuny was a creator of fashion and fabrics in the name of contamination among different arts, cultures and periods but above all gifted with an innate aesthetic sense and a deep knowledge of materials and techniques. A brilliant mix of entrepreneurship, organization, competence and great ability to relate.
A sinistra: abiti e tessuti antichi della collezione di famiglia.
In basso: particolare della biblioteca-studio di Mariano Fortuny.
writer Beatrice Guidi
INNOVAZIONE IN PARTNERSHIP
PARTNER DI ALTO LIVELLO PORTANO AVANTI CON IL GRUPPO LENZING LA RICERCA DI MISTE CON FIBRE CELLULOSICHE E FIBRE RICICLATE MECCANICAMENTE .
Il Gruppo Lenzing, fornitore leader di fibre cellulosiche rigenerate per l'industria tessile e dei non tessuti, ha presentato innovative miscele che affrontano una delle sfide più persistenti della circolarità nel settore della moda: mantenere una qualità premium incorporando al contempo un contenuto di materiale riciclato significativo.
Attraverso partnership produttive strategiche, Lenzing ha dimostrato con successo come le sue fibre Tencel™ Lyocell, provenienti da fonti responsabili e prodotte in modo efficiente in termini di risorse, trasformino la qualità imprevedibile delle fibre naturali riciclate meccanicamente in tessuti omogenei e commercialmente validi.
Le innovazioni, sviluppate in collaborazione con il filatore Marchi & Fildi s.p.a., il Maglificio Maggia, il tessitore Destro Fabrics e il produttore di maglieria Madiva, dimostrano come le fibre Tencel™ Lyocell - LF, Tencel™ Lyocell - LFH e Tencel™ Lyocell - A100 superino l'irregolarità intrinseca e la qualità incoerente tipicamente associate alle fibre naturali riciclate.
Fasi delle operazioni di riciclo.
UNA SELEZIONE
MIRATA DELLE FIBRE
LIBERA IL POTENZIALE
DEI MATERIALI RICICLATI
L'approccio sfrutta diverse varianti di fibra Tencel™ Lyocell, comprese quelle con tecnologia Micro, per affrontare specifiche sfide legate ai materiali riciclati. Le fibre Tencel™ Lyocell - LF e Tencel™ - LFH a bassa fibrillazione offrono un'eccezionale morbidezza e stabilità di lavorazione, mentre il Tencel™ Lyocell - A100 non fibrillante consente un brillante assorbimento del colore e prestazioni elevate in applicazioni funzionali e per la casa. Queste caratteristiche sono particolarmente preziose quando si lavora con fibre riciclate intrinsecamente incoerenti.
Questo approccio di precisione ha prodotto diverse applicazioni: maglieria di alta qualità che combina Tencel™ Lyocell - A100 con seta, lana o cashmere riciclati; tessuti per abbigliamento versatili che combinano Tencel™ Lyocell - LF
con percentuali variabili di cotone riciclato; e costruzioni performanti che incorporano l'elastan Roica™ V5504, il primo al mondo certificato Cradle to Cradle™, insieme a fibre Tencel™ e contenuto riciclato.
«I marchi si impegnano sempre di più a integrare contenuti riciclati e sono alla ricerca instancabile di soluzioni pratiche che mantengano gli standard qualitativi – ha affermato Carlo Covini, Textile Accounts
Manager per Italia/Svizzera di Lenzing – combinando le qualità intrinseche e i vantaggi ambientali delle nostre fibre
TENCEL™ Lyocell con cotone, seta e lana riciclati meccanicamente, stiamo colmando il divario qualitativo che ha limitato l'adozione di materiali riciclati. Non si tratta solo di un'innovazione nei materiali: è un percorso che consente ai marchi di esplorare le possibilità della moda circolare, offrendo al contempo la qualità premium che i consumatori si aspettano».
«Questo progetto ci permette di portare la nostra competenza nel riciclo meccanico delle fibre a un livello superiore», afferma
Alberto Grosso, Business Development Manager di Marchi & Fildi Group.
«Esplorare nuove potenziali applicazioni per le fibre riciclate in collaborazione con aziende di fama internazionale è per noi un'opportunità unica per ampliare la nostra offerta di filati con varietà su misura per le
specifiche esigenze del mercato».
«Siamo molto lieti di essere coinvolti da Lenzing nei suoi progetti, poiché i progetti di supply chain sono sempre quelli di maggior successo; in questo caso, la possibilità di utilizzare la seta riciclata insieme al Tencel™ è un'ottima opportunità per coniugare sostenibilità e lusso. Ci auguriamo vivamente che i marchi apprezzino questo progetto», ha spiegato Giovanna Maggia, Consigliere di Amministrazione di Maglificio Maggia.
Alberto Ottocento, Responsabile Vendite di Destro Fabrics, ha aggiunto: «Destro svolge un ruolo importante in questa collezione e ci impegniamo a utilizzare materiali riciclati, tra cui filati di cotone e poliestere.
Grazie alla collaborazione con Lenzing, possiamo ampliare la nostra collezione, incorporando le fibre Tencel™ riciclate miscelate con il nostro cotone riciclato, il che ci consente di offrire una gamma di tessuti ri-
ciclati più morbidi, confortevoli e piacevoli al tatto». Paola Botta, Responsabile di Produzione di Madiva, ha spiegato: «Siamo entusiasti di far parte di questo progetto innovativo al fianco di Lenzing e Marchi & Fildi. Crediamo fermamente nel valore della ricerca e dell'innovazione sostenibile e poter mettere a frutto il nostro know-how e i nostri macchinari italiani per la produzione di filati all'avanguardia è per noi motivo di grande orgoglio. I due test effettuati – uno con una composizione 70% Tencel™ Lyocell e 30% cotone grezzo riciclato, l'altro con 50% Tencel™ Lyocell e 50% cotone grezzo riciclato, entrambi pensati per la tintura in pezza – hanno dato vita a una maglia compatta, con un peso finale di 120 g/m², ottenuta utilizzando un filato con titolo 1/50.000. Unire l'artigianalità italiana ai nostri stimati partner della filiera per creare tessuti di alta qualità è al centro del nostro lavoro».
CIRCOLARITÀ
SENZA COMPROMESSI
La partnership dimostra che i materiali circolari non devono necessariamente compromettere la qualità o le prestazioni.
Combinando strategicamente fibre naturali riciclate meccanicamente con fibre Tencel™ Lyocell, ricavate dal legno, una materia prima naturale delicata sulla pelle e rispettosa dell'ambiente, i tessuti risultanti offrono vantaggi in
termini di sostenibilità e prestazioni premium. Fondamentalmente, questo approccio affronta la sfida della scalabilità nei materiali circolari. Mentre le fibre riciclate sono state tradizionalmente limitate a piccole percentuali per motivi di qualità, queste miscele mantengono prestazioni commerciali con un contenuto di materiale riciclato che varia dal 25% al 50%, a seconda dell'applicazione. Queste innovazioni tessili, che sono state presentate
INNOVATIONS IN PARTNERSHIP
The Lenzing Group, a leading supplier of regenerated cellulosic fibers for the textile and nonwovens industries, has unveiled innovative fabric blends that address one of fashion’s most persistent circularity challenges: maintaining premium quality while incorporating significant recycled content. Through strategic manufacturing partnerships, Lenzing has successfully demonstrated how its responsibly sourced and resource-efficiently produced TENCEL™ Lyocell fibers transform the unpredictable quality of mechanically recycled natural fibers into consistent, commercially-viable fabrics. The innovations, developed in partnership with spinner
durante la presenza di Lenzing a Milano Unica, dall'8 al 10 luglio 2025, presso Fiera Milano , rappresentano la visione più ampia di Lenzing di promuovere l'innovazione collaborativa lungo l'intera catena del valore tessile, dimostrando che quando la tecnologia delle fibre si allinea con l'esperienza produttiva, i principi circolari possono passare dall'aspirazione all'implementazione in diversi segmenti di mercato e categorie di prodotto.
Marchi & Fildi s.p.a., knitter Maglificio Maggia, weaver Destro Fabrics, and knitwear manufacturer Madiva, showcase how TENCEL™ Lyocell - LF, TENCEL™ Lyocell - LFH, and TENCEL™ Lyocell – A 100 fibers overcome the inherent irregularity and inconsistent quality typically associated with recycled natural fibers.
TARGETED FIBER SELECTION UNLOCKS RECYCLED MATERIAL POTENTIAL
The approach leverages distinct Tencel™ Lyocell fiber variants, including those with Micro technology, to address specific recycled material challenges. Low-fibrillating Tencel™ Lyocell - LF and Tencel™ - LFH fibers contribute exceptional softness and processing stability, while non-fibrillating Tencel™ Lyocell - A100 enables brilliant color uptake and performance in functional and home applications. These attributes are particularly valuable when working with inherently inconsistent recycled fibers. This precision approach has yielded diverse applications: premium knits combining Tencel™ Lyocell - A100 with recycled silk, wool or cashmere; versatile apparel fabrics blending Tencel™ Lyocell - LF with varying percentages of recycled cotton; and performance constructions incorporating world-first, Cradle to CradleCertified™ elastane ROICA™ V5504 alongside Tencel™ fibers and recycled content.
“As brands increasingly commit to incorporating recycled content, they are tirelessly seeking practical solutions that maintain quality standards,” said Carlo Covini, Textile Accounts Manager for Italy/Switzerland at Lenzing. “By combining the inherent qualities and environmental benefits of our Tencel™ Lyocell fibers with mechanically recycled cotton, silk, and wool, we’re bridging the quality gap that has limited recycled content adoption. This isn’t just a material innovation – it’s a pathway for brands to explore what’s possible in circular fashion while delivering on the premium quality consumers expect.”
"This project allows us to take our expertise in mechanical fiber recycling to the next level," says Alberto Grosso, Business Development Manager at Marchi & Fildi Group. "Exploring new potential applications for recycled fibers in collaboration with internationally recognized companies is a unique opportunity for us to expand our yarn offering with varieties tailored to specific market demands."
“We are very happy to be involved by Lenzing in its projects since supply chain projects are always the most successful ones; in this case, the chance to use recycled silk together with TENCEL™ is a great opportunity to mix both sustainability and luxury. We really hope the brands will appreciate this project”, explained Giovanna Maggia, Board Director at Maglificio Maggia. Alberto Ottocento, Sales Manager, Destro Fabrics added: "Destro has an important part to play within this collection and we are committed to using recycled materials, including cotton and poly yarns. Thanks to the collaboration with Lenzing, it allows us to expand our collection, incorporating the recycled TENCEL™ fibers. The finest TENCEL™ fibers are produced with Micro technology for a softer touch.
Paola Botta, Production Manager at Madiva explained, "We are thrilled to be part of this innovative project alongside Lenzing and Marchi & Fildi. We strongly believe in the value of research and sustainable innovation, and being able to contribute our know-how and Italian machinery to the production of cutting-edge yarns is a source of great pride for us. The two tests carried out – one with a composition of 70% Tencel™ Lyocell and 30% raw recycled cotton, the other with 50% Tencel™ Lyocell and 50% raw recycled cotton, both designed for piece dyeing – gave life to a compact knit, with a final weight of 120 g/m², obtained using a yarn with a count of 1/50,000. Combining Italian craftsmanship with our valued supply chain partners to create highquality fabrics is at the heart of our work."
CIRCULARITY WITHOUT COMPROMISE
The partnership demonstrates that circular materials need not compromise quality or performance. By strategically combining mechanically recycled natural fibers with TENCEL™ Lyocell fibers, which are made from wood, a natural raw material that is both gentle on the skin and the environment, the resulting fabrics deliver both sustainability benefits and premium performance. Crucially, this approach addresses the challenge of scale in circular materials. While recycled fibers have traditionally been limited to small percentages due to quality concerns, these blends maintain commercial performance with recycled content ranging from 25% to 50%, depending on the application.
These fabric innovations, showcased during Lenzing’s appearance at Milano Unica, July 8–10, 2025, at Fiera Milano, represent Lenzing’s broader vision of driving collaborative innovation across the global textile value chain – proving that when fiber technology aligns with manufacturing expertise, circular principles can move from aspiration to implementation across diverse market segments and product categories.
writer Beatrice Guidi
BRAND E FILIERA PER LA TRANSIZIONE SOSTENIBILE NELLA MODA
OLTRE CINQUECENTO PARTECIPANTI E OSPITI DI RILIEVO – TRA BRAND ED ECCELLENZE DELLA FILIERA – PER LA DODICESIMA EDIZIONE DELL’EVENTO ANNUALE 4SUSTAINABILITY, OSPITATA IL 3 OTTOBRE 2025 DALLO STABILIMENTO PRODUTTIVO DI EUROJERSEY.
Momenti della dodicesima edizione di 4sustainability svoltosi presso il sito produttivo Eurojersey a Caronno Pertusello il 3 ottobre 2025.
Si chiude con un grande successo la dodicesima edizione dell’Evento annuale 4sustainability, divenuto un appuntamento fisso per gli addetti ai lavori che vogliono confrontarsi sulla transizione sostenibile, la grande sfida su cui si gioca il futuro del settore moda. E lo fanno non in astratto, ma condividendo dati, strategie, case study e metodi, senza chiudere gli occhi di fronte alle criticità. A ospitare
l’evento, tenutosi nella mattinata di venerdì 3 ottobre 2025, lo stabilimento produttivo di Eurojersey a Caronno Pertusella, in provincia di Varese.
Protagonista dell’iniziativa è Ympact, ecosistema che connette i brand alle loro filiere, permettendo di tracciare i dati chiave di prodotti e processi, monitorare la compliance di filiera, misurare e ridurre gli impatti, ottimizzare l’operatività
delle aziende. Il tutto in linea con le richieste del mercato e gli sviluppi normativi. Ympact è l’unica piattaforma che può implementare il framework 4sustainability, con cui le aziende possono misurare le proprie performance sulle dimensioni chiave della sostenibilità del settore. Questo brand riunisce le aziende del gruppo YHub, che ha visto l’ingresso nella compagine societaria di Foro delle Arti (Holding di Brunello Cucinelli s.p.a.), Matteo Marzotto, Federico Marchetti, Giorgio Armani s.p.a. e Fondazione del Tessile Italiano. Il sistema Ympact è pensato per facilitare l’adozione del Passaporto Digitale di Prodotto (DPP), reso obbligatorio dal regolamento europeo Ecodesign (ESPR): un tema al centro del dialogo tra Michele Zuccheri (Head of Business Development, Certilogo) e Carolynn Bernier (Coordinator, CIRPASS-2 consurtium), moderato da Martina Schiuma (Global Strategic and Partnership, Ympact).
Nel corso della mattinata di lavoro sono stati molti i temi affrontati dai relatori e dai partecipanti alle tavole rotonde: il monitoraggio, la tracciabilità e le diverse strategie adottate dalla aziende tessili e del fashion, fino al rivoluzionario Protocollo d’intesa per la legalità dei contratti di appalto nelle filiere produttive della moda.
Hanno espresso grande soddisfazione i due co-founder di Ympact, Francesca Rulli (ideatrice del framework 4sustainability®) e Massimo Brandellero (founder di The ID Factory): «Anche quest'evento, con oltre 500 partecipanti, conferma l'interesse del settore ai percorsi condivisi per la moda responsabile: brand e filiera sono chiamati a collaborare
per tracciare processi e prodotti, e monitorare l'impatto ambientale e sociale verso nuovi modelli di produzione sostenibile.
BRANDS AND SUPPLY CHAIN FOR THE SUSTAINABLE TRANSITION IN FASHION
Over five hundred participants (in person and online) and a distinguished audience of guests, including representatives of major international brands and leading Italian supply chain leaders. The twelfth edition of the annual 4sustainability event concluded with great success, becoming a regular event for industry professionals seeking to discuss the sustainable transition, the major challenge facing the future of the fashion industry. And they do so not in the abstract, but by sharing data, strategies, case studies, and methods, without turning a blind eye to critical issues. The event, held on the morning of Friday, October 3, 2025, was hosted by the Eurojersey production facility in Caronno Pertusella, in the province of Varese.
The initiative focuses on Ympact, an ecosystem that connects brands to their supply chains, enabling them to track key product and process data, monitor supply chain compliance, measure and reduce impacts, and optimize company operations. All this is in line with market demands and regulatory developments. Ympact is the only platform that can implement the 4sustainability framework, allowing companies to measure their performance across key sustainability dimensions in the sector. This brand brings together the companies of the YHub group, which recently saw the entry of Foro delle Arti (Holding of Brunello Cucinelli s.p.a.), Matteo Marzotto, Federico Marchetti, Giorgio
Con Ympact, supportiamo i percorsi di brand e filiera in questa direzione attraverso competenze, metodologie e tecnologie a supporto».
english text
Armani s.p.a., and the Fondazione del Tessile Italiano into its shareholding structure. The Ympact system is designed to facilitate the adoption of the Digital Product Passport (DPP), made mandatory by the European Ecodesign Regulation (ESPR). This topic was the focus of the discussion between Michele Zuccheri (Head of Business Development, Certilogo) and Carolynn Bernier (Coordinator, CIRPASS-2 consortium), moderated by Martina Schiuma (Global Strategic and Partnership, Ympact).
During the morning's work, speakers and roundtable participants addressed numerous topics, including monitoring, traceability, and the various strategies adopted by textile and fashion companies, all the way to the revolutionary Memorandum of Understanding for the legality of procurement contracts in the fashion supply chain.
Ympact's two co-founders, Francesca Rulli (creator of the 4sustainability® framework ) and Massimo Brandellero (founder of The ID Factory), expressed great satisfaction: "This event, with over 500 participants, confirms the industry's interest in shared paths for responsible fashion: brands and supply chains are called upon to collaborate to track processes and products and monitor environmental and social impact toward new sustainable production models. With Ympact, we support brands and supply chains in this direction through expertise, methodologies, and supporting technologies."
writer Pietro Ferrari
DA MINERVA ALLA SECONDA PELLE
Incontriamo nel suo laboratorio di Firenze Graziella Guidotti, memoria storica ma anche personaggio centrale nell'attività e nel progetto della tessitura moderna, in queste pagine una conversazione brillante e ricca di spunti di riflessione.
Pietro Ferrari – La tessitura nasce da Minerva, dea della sapienza e, per questo, è l'arte manuale più vicina alla mente, cosa significa in altre parole?
Graziella Guidotti – La tessitura è la più intellettuale delle arti: non a caso gli antichi romani ritenevano fosse nata dalla mente di Minerva, la dea
della sapienza e della saggezza che era anche la protettrice degli artigiani, la dea degli scambi commerciali, della guerra per giusta causa e via dicendo. Una dea determinata, nata, completamente armata, dalla mente di Giove. Nel mondo romano aveva sostituito la greca Atena la quale insieme a Vulcano, come si legge nell’inno Omerico: “opere egregie insegnò sulla terra ai mortali che fino ad allora vivevano negli antri, sulle montagne, come le fiere, ma ora … avendo appreso le arti, la vita conducono sereni nelle proprie case”. Atena per i
greci e, poi, Minerva per i Romani, rappresentano dunque la profonda conoscenza, l’attento ragionamento e il grande impegno richiesto ad ogni artigiano e in particolare ad ogni operatore del settore tessile. Il mondo tessile e la progettazione dei tessuti richiedono numerose conoscenze: caratteristiche delle fibre, dei filati, degli intrecci, delle tinture e stampe, dei trattamenti di rifinizione, delle tendenze della moda, dei mercati di distribuzione, delle confezioni e così via., Conoscere questi mondi è indispensabile, specialmente a un designer, per fare scelte ap-
GRAZIELLA GUIDOTTI CI RACCONTA IL PASSATO E IL FUTURO DELLA TESSITURA.
Due scorci del laboratorio di Graziella Guidotti a Firenze.
Graziella nel suo laboratorio ...e con uno dei suoi "magici" telai.
propriate da confrontare e condividere con gli altri operatori della filiera produttiva ed è determinante ai fini non solo di un bel risultato estetico, ma di un manufatto chiamato a svolgere in modo adeguato la mansione per la quale è stato prodotto.
Mi piace paragonare il tessuto a un bel mosaico, è infatti, costruito con tanti piccoli elementi, i fili al posto delle tessere musive. Per avere un ottimo risultato finale è indispensabile che ogni elemento si armonizzi visivamente, tecnicamente e dal punto di vista merceologico con tutte le altre scelte.
Pietro Ferrari – Non dimentichiamo, poi, che stiamo parlando di un'attività creativa.
Graziella Guidotti – Per secoli la tessitura popolare, fino a quella delle nostre nonne, si è basata sulla ripetizione di operazioni e accorgimenti manuali che assicuravano prodotti collaudati dall’uso e dall’esperienza di generazioni. Il rinnovamento, l’idea eccezionale era rara e dovuta ad operatori particolarmente dotati o a persone cólte occasionalmente coinvolte nell’attività di parenti e conoscenti.
In un recente corso in Calabria ho incontrato due anziane signore che tessevano asciugamani arricchiti con un motivo decorativo ottenuto con la lavorazione del pizzo spagnolo. Orgogliosamente mi dicevano che la forma del motivo decorativo era stata inventata dal loro nipote che studiava matematica a Milano.
A volte, quindi, si verificano interventi esterni che arricchiscono sia il percorso creativo che quello tecnico e produttivo.
fotografico di Angelo Faiazza.
Pietro Ferrari – L'errore levatrice della creazione.
Graziella Guidotti – Gli studiosi ritengono che il primo intreccio tessile sperimentato dall’uomo sia stato quello a tela, il più serrato e semplice, quello in cui sia i fili-ordito sia le trame cambiano continuamente posizione rispetto agli
elementi della serie contraria. Gli inevitabili errori e imperfezioni dell’intreccio che si verificano durante la tessitura, particolarmente frequenti su telai manuali, è probabile che abbiano suggerito agli operatori più attenti l’opportunità di utilizzarli come suggerimenti a scopo di ricerca creatività. Io
Servizio
CULTURA TESSILE GRAZIELLA GUIDOTTI
ho fatto questo tutta la vita sui miei piccoli telai manuali da studio e campionatura: ogni imperfezione mi ha incuriosita e fatto intuire nuove strade per fare nuove ricerche.
Pietro Ferrari – Questo "errore", ma possiamo chiamarlo anche più gentilmente questa variazione...
Graziella Guidotti – Errore rispetto al programma originario. Nell'esempio che citiamo il tessuto doveva essere uniforme, invece, lavorando si è
verificato un errore, (c'è stata una svista, una variazione, un'imperfezione: chiamiamola come riteniamo più opportuno) che ha alterato l’intreccio in quel punto. L’operatore ha due scelte: disfare il lavoro e poi rifarlo a norma oppure approfittare dell’inaspettata esperienza per iniziare una ricerca che porti a nuovi traguardi. È quello che mi piace del mio lavoro di designer: accolgo con entusiasmo ogni imperfezione perché la sperimentazione che segue mi porta a conoscere e ad apprezzare l’armonia e il fascino degli infiniti intrecci tessili.
Pietro Ferrari – Siamo nel contesto di una pratica quotidiana che nasce dall'autoconsumo e dalla necessità di produrre per l'autoconsumo ma questa tradizione alla fine era ostile a nuovi sviluppi, oppure la tradizione incorporava - magari anche con entusiasmo - la variante?
Graziella Guidotti – La tradizione ha sempre accettato con piacere e ammirazione ogni intervento innovativo anche perché generalmente rendeva più confortevole la vita dell’uomo o più ricca di valori significativi la vita sociale della comunità.
Nei prodotti di tipo corrente c'erano sempre delle imperfezioni più o meno vistose che venivano accettate come inevitabili. L'artigiano più attento intuiva certamente che questi imprevisti potevano rappresentare l’opportunità per ricercare qualcosa di diverso: io sono convinta che la tessitura si sia evoluta principalmente così. Senza escludere l’intervento di chi, pur essendo estraneo alla fase operativa, ha dato un contributo utile allo sviluppo e al graduale perfezionamento della produzione tessile. L’archeologia dimostra che il primo intreccio tessile fatto dall’uomo è stato quello piatto e uniforme della tela. In seguito sono state sperimentate la saia, caratterizzata da nervature oblique, e il raso il cui intreccio non si individua facilmente perché i punti di legatura sono sparpagliati in modo da produrre una superficie liscia e lucida. Questi sono gli intrecci tessili fondamentali. Da questi tre intrecci, da queste "tre mamme" - dicevo ai bambini quando insegnavo loro, ormai tanti anni fa - sono nati i figli, cioè i derivati diretti, i nipoti, i derivati indiretti e gli infiniti altri derivati. Tutto a somi-
Con la figlia Patrizia Casini, preziosa collaboratrice.
Un momento della conversazione con chi scrive.
La magica caverna delle creazioni tessili.
glianza delle popolazioni del mondo che, come racconta il Libro della Genesi, pur nella loro grande diversità discendono da un'unica coppia Adamo ed Eva. Infatti, tutti i numerosi intrecci dei tessuti che utilizziamo sono elaborazioni delle tipologie appena elencate, “nascono dalle tre mamme se vogliamo restare fedeli all’esempio per i bambini”.
NEL CORSO
DEI MILLENNI
Pietro Ferrari – Nel corso dei millenni si è creato un patrimonio di varianti, di figli e nipoti di questi intrecci primordiali che hanno creato un mondo tessile ricchissimo...
Graziella Guidotti – È vero il mondo tessile è un mondo ricchissimo e molto vario. Ognuno di noi lo verifica personalmente ogni giorno utilizzandolo nell’abbigliamento e nell’arredamento. Un mondo che presenta un aspetto tanto usuale da far dimenticare di essere il risultato di interventi chimici e industriali estremamente sofisticati e non sempre, purtroppo, rispettosi dell’ambiente.
Un mondo ricco che ha dato, a chi ha saputo utilizzarlo, ric-
chezza e benessere in ogni luogo e in ogni epoca. La città di Firenze, ad esempio, si è arricchita di opere d’arte a partire dal Medioevo. Nel 1300 i fiorentini, grazie alle competenze e all’insegnamento dei frati Umiliati che avevano il convento in riva all’Arno, cioè in prossimità di abbondante e preziosa acqua per trattare i panni di lana, li rifinivano con tanta maestria da renderli ineguagliabili sia per estetica sia per comfort. Perfino i tessuti inglesi nonostante fossero prodotti con le pregiate fibre delle pecore locali ricevevano gli ultimi trattamenti a Firenze. Il grande successo portò molto lavoro e molta disponibilità economica in città e permise all’Arte della Lana di commissionare molte delle opere d’arte che tuttora ammiriamo. Una ricchezza certo non equamente suddivisa, se pensiamo alle istanze espresse nella rivolta dei Ciompi (1378).
Nel Quattrocento, Firenze scoprì una fonte di ricchezza maggiore nella lavorazione dei costosissimi tessuti di seta operata e nella produzione dell’ancor più costoso velluto. La presenza in città degli artisti
più apprezzati del tempo, l’armonia e l’equilibrio dei loro disegni e una qualità eccellente di materiali e lavorazioni fecero sì che i drappi fiorentini si imponessero, con grande apprezzamento e a prezzi altissimi, su tutti i mercati. Per dare un’idea del valore di questa produzione è sufficiente sapere che il costo del taglio per confezionare un indumento poteva essere equivalente o superiore a quello di un podere.
Gli strumenti didattici pronti all'uso.
La bellezza del semilavorato.
CULTURA TESSILE GRAZIELLA GUIDOTTI
Pietro Ferrari – Troviamo anche in tempi antichi delle correnti a livello mondiale...
Graziella Guidotti – Certamente, ed erano più forti e durature di quanto possiamo immaginare. L’efficienza dei mercati era tale che i prodotti più belli e costosi riuscivano a “fare moda” e ad essere diffusi in tutti centri di potere del mondo allora conosciuto.
Il loro possesso rappresentava potere, ricchezza, aggiornamento culturale e quindi conferiva grande prestigio ai fortunati possessori.
La Cina. ad esempio, ha mantenuto il monopolio della produzione e della lavorazione della seta per almeno due millenni, e lo ha mantenuto con tanto successo da mettere in difficoltà perfino le finanze di Roma a causa del rilevante costo delle importazioni.
Le sete cinesi, apprezzate per leggerezza e lucentezza, si sono arricchite, in epoca Han (220 p.C. -220 d.C.), di un sistema di tessitura con due orditi e una trama, doppia faccia
d’ordito. Questo inedito intreccio conferiva maggiore consistenza, un drappeggio più maestoso e inoltre consentiva di abbellire la stoffa di tanti colori senza difficoltà: infatti gli studiosi definiscono questi tessuti Sete Policrome Han. Quando la Cina perse il monopolio, la Persia cercò di imitarne produzione e successo; ma i persiani, abituati a tessere filati costruiti con le fibre discontinue, non avevano le conoscenze tecniche necessarie per mettere in opera due orditi. Risolsero il problema con un’idea geniale: ruotarono il tutto di novanta gradi e lavorarono i loro tessuti con un ordito e due trame (il doppia faccia di trama che noi chiamiamo Tachété). Questo comportò il limite di non poter utilizzare contemporaneamente più di due colori. La necessità di offrire tessuti nuovi e sempre più ricchi (oggi diremmo di rinnovare il campionario) suggerì in seguito di sovrapporre tre trame e, poi, addirittura quattro. Così ebbero origine i mae-
stosi sciamiti che si imposero lungo tutto il Medioevo. Il loro intreccio è risultato di fondamentale importanza per l’evoluzione dei tessuti operati lungo i secoli successivi fino a noi La diffusione dei tessuti e delle relative tecniche produttive fece sì che in Egitto, in epoca copta (II – VII secolo d. C), oltre ai ricchi sciamiti di seta, tra i più costosi e ambiti dalle corti, si tessesse l’intreccio sperimentato per primo dai persiani: quello assai più economico, lavorato con filati di fibre discontinue, un solo ordito e due serie di trame, il tachété. Uno dei pregi di questo intreccio era quello di poter essere lavorato sui telai rudimentali comunemente diffusi. In suo favore giocò anche il fatto di essere tessuto con disegni geometrici che raggiunsero una qualità formale tanto elevata da renderli ininterrottamente graditi lungo i secoli fino a noi. Abbiamo testimonianza dell’uso dell’intreccio tachété nella raffinata stola sulle spalle della Madonna della Seggiola di Raffaello, e in modo ancora più evidente lo testimoniano i disegni considerati tipici dell’arte tessile popolare ancora prodotti da qualche artigiano che apprezza le tradizioni e le stoffe “battute” a mano. Su incarico di un’archeologa austriaca, ho avuto la fortuna di ricostruire, insieme a mia figlia Patrizia Casini, l’intreccio e il rapporto del disegno di sei reperti copti. Con sorpresa abbiamo scoperto che i tessuti popolari, prodotti fino alla seconda metà del 1900 in tutte le campagne italiane anch’essi con telai rudimentali, hanno disegni identici a quelli dei tessuti copti. Le armature, cioè le strutture degli intrecci tessili, sono state adattate o sostituite per soddisfare nel tempo i sempre
nuovi bisogni dell’uomo, non è stato modificato, invece, il motivo decorativo che ha mantenuto la perfezione, l’equilibrio e l’armonia originari. Possiamo concludere, in base a quello che sappiamo fino a questo momento (l’archeologia ci meraviglia con sempre più antiche conoscenze), che i tessuti delle nostre nonne, quelli dei corredi che alcuni ancora usano con attenzione e conservano con rispetto e amore, hanno la loro origine nella Cina antica. Ci sono arrivati attraverso la Persia e quelli più poveri (tachété), con decoro geometrico, hanno raggiunto la completezza estetica in Egitto nei secoli a metà del primo millennio avanti Cristo. A testimoniare questo percorso basta un disegno fra tanti, quello composto con quadrilateri di varia dimensione che determina l’illusione ottica di una semisfera. Lo conosciamo come decorazione tessile nel mondo copto, ci è stato tramandato lungo i secoli dalla tessitura popolare e, inoltre, il suo disegno è tanto perfetto e l’effetto ottico così efficace che a metà del XX secolo è stato ripetutamente usato dalla corrente artistica della Op art.
FAST FASHION, RICICLO, ARTIGIANALITÀ
Pietro Ferrari – Oggi, invece, la Fast Fashion sembra essere una sciagura da tutti i punti di vista… Graziella Guidotti – Purtroppo è vero, ma è anche vero che si cerca di invertire la tendenza e di realizzare tessili e confezioni non più da buttare a fine stagione, ma da riciclare.
Anche quello della moda è un mondo in evoluzione che comporta un profondo cambiamento delle nostre abitudini.
Pietro Ferrari – C’è una presa di coscienza e questo è importante anche perché l’opinione pubblica, gli utenti del mercato (non li voglio chiamare consumatori) cercano, oltre al valore per il denaro che spendono, anche che il prodotto sia conforme alla possibilità di garantire il futuro delle generazioni a venire. Per questo è importante capire come impatta la produzione industriale sull’artigianato della tessitura.
Graziella Guidotti – La produzione tessile industriale è così attraente, invasiva e bene organizzata da condizionare ogni acquisto e il crescere di ogni idea. Nonostante tutto alcuni si avvicinano al telaio per soddisfare, con una attività manuale, bisogni psicologici personali e per acquisire nuovi comportamenti basati sulla produzione eco-compatibile, sul consumo consapevole, sul rispetto dell’ambiente, cioè sui valori veri non su quelli effimeri che di volta in volta impongono le “mode”. In questo contesto risulta di primaria importanza non solo il corretto comportamento individuale,
che spesso vede l’attività tessile legata a tradizionali attività agricole per natura ecocompatibili, ma anche il riciclo industriale che permette di limitare sfruttamento e consumo di materie prime credute inesauribili e lavorate per decenni con superficialità e procedimenti non rispettosi dell’uomo e della natura. Un dirottamento risulta, ormai, indispensabile e urgente se vogliamo lasciare ai nostri figli un mondo con la ricca varietà di piante e animali che tuttora abbiamo la fortuna di ammirare.
Pietro Ferrari – Quando si va a vedere cosa resta dei campionari e del non venduto in termini di volume nei magazzini, si resta sbalorditi. Per fortuna oggi ci sono realtà industriali in grado di riciclare queste cose, nel più classico spirito pratese.
Graziella Guidotti – Negli anni Ottanta del Novecento, quando svolsi una consulenza per la Radiotelevisione Italiana sul tema filati e tessuti, pronunciai il verbo "riciclare" e a
Due testi di riferimento.
Prato non lo gradirono. Riciclare era considerata una parola offensiva anche perché in quegli anni la città voleva darsi un’immagine nuova, completamente diversa da quella del passato focalizzata sulla lavorazione dei filati cardati per un mercato di livello prevalentemente medio/basso. Si lavoravano fibre e filati all’avanguardia per tessuti sofisticati destinati all’alta moda, si sperimentavano trattamenti innovativi perfino sui tessuti di seta fino ad allora sconosciuti nel comprensorio tessile pratese. C’era un clima di rinnovamento e di ottimismo inimmaginabile.
In seguito, riciclare è diventato un motivo di vanto, e Prato ha riacquistato, perfezionando esperienze di decenni, quella centralità che ha sempre avuto nella lavorazione della lana cardata. Basta pensare a una figura come quella di Francesco Datini (1335 - 1410) la cui intraprendenza è stata ereditata dagli imprenditori pratesi tanto da diventare una caratteristica del loro DNA. Il comportamento di alcuni di essi sùbito dopo la fine della Seconda Guerra Mon-
diale, quando tutto era da inventare e ricostruire, ne è un esempio. Per “piazzare” i loro prodotti i più giovani si avventuravano verso luoghi quasi sconosciuti, con mezzi di trasporto disastrati e comunicazione pressoché inesistenti. Erano provvisti soltanto delle cose fondamentali: molta determinazione, molta voglia di far “battere” i telai e una valigetta colma di campioni. Dopo qualche anno, dopo il boom economico, ne ho conosciuto personalmente qualcuno sempre più meravigliato e ammirato per aver avuto il coraggio di affrontare e superare tante difficoltà con naturalezza: una straordinaria esperienza in condizioni che oggi non possiamo nemmeno immaginare.
Pietro Ferrari – Però nell’evoluzione del mondo tessile a un certo punto c’è stato l’impatto dell’industrializzazione. Per qualche tempo queste due modalità hanno vissuto assieme, anche attraverso il lavoro dei focolari domestici.
Graziella Guidotti – Abbiamo notizia che nel Medioevo gli imprenditori inglesi si appoggiavano per la fila-
tura, ai nuclei familiari e così doveva essere per qualsiasi lavorazione in qualsiasi altro luogo. Senza andare lontano io stessa ho vissuto questo fenomeno. Alla fine della seconda guerra mondiale i prodotti fatti a mano erano molto apprezzati dagli americani che li richiedevano in gradi quantità. Non c’erano ancora altri mezzi che le braccia e le mani dell’uomo per la produzione, quindi alcune signore (le "procaccine", così erano chiamate in Toscana) venivano nei paesi di montagna con furgoni colmi di filato di lana e lo distribuivano alle famiglie con precise indicazioni: da cinque chili dovevano essere fatti, ad esempio, dieci golf uguali al campione che lasciavano come “modello”. Dopo il tempo stabilito, la procaccina tornava a ritirare il lavoro e a compensarlo con pochi spiccioli. Si trattava, dunque, di volumi industriali la cui produzione, anziché essere fatta da un unico imprenditore in un solo opificio, veniva disseminata nei luoghi dove mancavano completamente le
opportunità di lavoro. Un'analoga distribuzione veniva adottata da tempo immemorabile per la filatura e per la tessitura. Ho avuto la fortuna di conoscere due tessitrici che negli anni Sessanta ancora lavoravano nella loro abitazione per un impannatore di Prato. Tessevano piccoli metraggi che non era economicamente conveniente produrre all’interno del lanificio perché si erano ormai diffusi i telai meccanici che richiedevano ordinazioni di metraggi assai più consistenti. Ma che fossero attività svolte in fabbrica o in famiglia richiedevano un orario di lavoro pesante e non sufficientemente retribuito. Fortunatamente la tecnologia ci ha liberati, almeno in parte, dalla durezza del lavoro manuale che condizionava la vita di uomini e le donne.
Pietro Ferrari – Cosa cambia per la tessitura, quando si passa dalla tessitura domestica o manuale ai volumi prodotti dalla filiera industriale?
Graziella Guidotti – Cambiano molte cose. La popolazione, nei tempi pre-industriali,
era abituata a far fronte ai propri bisogni personalmente o con il contributo di parenti, vicini, amici perché non circolava denaro e questo condizionava lo svolgersi di tutta la giornata, di tutta la vita. Quando ero bambina ho visto la gente di campagna seminare la canapa, raccoglierla, macerarla, batterla, filarla, tesserla e confezionare i capi utili per soddisfare le necessità quotidiane. Anche i più piccoli venivano coinvolti nelle attività degli adulti e questo dava la possibilità di collaborare ad ogni attività, compresa quella legata alla produzione tessile. A otto/nove anni, nella grande fattoria dove passavo le vacanze estive, ho tosato un po’ di lana dalla groppa di una pecora, l’ho lavata, filata e fatto un paio di calzini: non c’era la radio, la televisione, il cellulare o altri passatempi, e i bambini si abituavano, fino da piccoli, ad aiutare i grandi a svolgere mansioni utili ed economicamente necessarie. Una cosa oggi incredibile era vedere, nei mercati, l’uomo più saggio, esperto e importante
della numerosa famiglia di cui coordinava l’attività, il “capoccia”, fare gli acquisti per tutti. Se ce n'era bisogno, comprava il tessuto, perché ogni donna potesse confezionarsi il capo di cui aveva bisogno. Non c’era ancora molta scelta e per verificare la bontà del tessuto, cioè per capire se si trattava di pura lana o di misto lana/cotone (o viscosa), prima dell’acquisto, ne veniva bruciato un piccolo frammento.
L’odore e l’aspetto del residuo della combustione fornivano la risposta. Le fibre sintetiche, che danno, in seguito alla combustione, odore e residuo completamente diverso, ancora non erano state inventate.
L’unica, il nylon, (Carothers, Stati Uniti), immessa sul mercato nel 1938 per sostituire la seta nella produzione delle “calze velate o velatissime” delle donne, non veniva ancora utilizzata in tessitura.
Si può facilmente immaginare quanto un mondo basato sull’autoproduzione e il consumo in famiglia o in cerchie molto limitate, fosse diverso da quello di oggi che dà la possi- Gioielli tessili.
bilità di scegliere fra tante varietà e di avere tutto quello che si desidera facilmente, in breve tempo e a prezzo accessibile.
Pietro Ferrari – Ma possiamo dire che, in quelle epoche, la funzionalità creasse anche una certa bellezza?
Graziella Guidotti – Con il gusto del tempo, anche i più umili hanno sempre cercato la bellezza.
Per quanto riguarda la lana per l’abbigliamento, la bellezza era caratterizzata da colori abbastanza scuri, dalla compattezza dell’intreccio, dalla “mano” che ne indicava consistenza e resistenza all’uso e alla manutenzione. Una bellezza che si basava quindi su motivazioni opposte a quelle di oggi. Infatti, ogni articolo era proposto a lungo e solo in quattro/sei varianti di colore. Ogni colore aveva il suo nome pro-
prio, comunemente usato e conosciuto. A suo tempo sono stata colpita, e non l’ho più dimenticato, dal colore “Nocetta” che così bene ne suggeriva la tonalità.
Pietro Ferrari – Era già una logica industriale.
Graziella Guidotti – Era una logica industriale estremamente efficace perché consentiva una produzione bene organizzata, semplice ed economica. Richiedeva poca varietà di scorte in magazzino, produceva rimanenze limitate e il campionario veniva proposto invariato, o con piccoli aggiustamenti, per alcune stagioni, se non per anni.
Se si esce da questa logica tutto è diverso. Tutto si complica perché le combinazioni e le scelte non finiscono mai. Il libro che le mostro “Infinite inven-
zioni su un rimettaggio” ribadisce questo concetto. Si tratta della presentazione di una collezione di più di trecento disegni diversi strutturati in diciotto temi, che mostrano la praticità e l’economia di un procedimento operativo organizzato in modo da ottenere con il minimo tempo e il minor numero di materie prime il massimo risultato. A me piacerebbe che i tessitori, specializzati prevalentemente nel lavoro operativo, fossero consapevoli che nel fare manuale guidato dalla mente, dal ragionamento, dalla fantasia e in particolare dalla profonda conoscenza di tutti i numerosi aspetti che caratterizzano l’attività tessile, possono trovare gratificazioni più importanti di qualsiasi altro compenso.
Pietro Ferrari – Qui entra in gioco la mente… Graziella Guidotti – La mente è la sconfinata risorsa che permette all’uomo di immaginare quello che sembra impossibile. I più di trecento disegni illustrati sul libro lo dimostrano. Sono nati tutti dall’impostazione programmata sul telaio. Alberi, bambole, scritti, cerchi, greche, fiori, tutto è nato su un piccolo telaio da studio. Questo dimostra che il tessuto è il risultato finale di un progetto valutato con la massima attenzione in momenti precedenti alla sua lavorazione. Saper prevedere una programmazione del telaio adeguata alle aspettative è l’operazione più importante e difficile del progetto. Richiede molta esperienza e profonde conoscenze perché deve dare la possibilità di alternare, con creatività, un numero limitato di sequenze per ottenere tessuti con un numero pressoché infinito di disegni.
Pietro Ferrari – Io ho il sospetto che quando lei insegna ai suoi allievi non ci sia solo l’insegnamento tecnico ma anche un insegnamento filosofico, è vero?
Graziella Guidotti – È vero, a me piace molto insegnare. Insieme all’insegnamento tecnico e creativo unisco direi "per istinto", quasi involontariamente, anche l’amore per la tessitura che è nello stesso tempo un’attività manuale e intellettuale, razionale e creativa, complessa e semplice. Tante allieve riconoscono che il loro approccio ai problemi della vita risulta migliore in seguito allo studio e alla pratica al telaio come l’hanno imparata da me e di questo mi sono grate. Laura in occasione di una sua mostra ha scritto “Tessere ha calmato la mia anima inquieta. Progettare e realizzare un tessuto mi ha insegnato a ordinare i pensieri. Gli intrecci sono stati e sono tuttora fonte di grande gioia, un canale per raggiungere la potenza della vita”
Pietro Ferrari – Addirittura qui si intuisce un esercizio di logica che apre delle prospettive di pensiero, forse esagero…
Graziella Guidotti – Mio figlio dice: mamma fai il sudoku che ti mantiene lucida la mente. Mia sorella fa le parole incrociate e mi invita a seguirla in questo interesse, ma io li ignoro perché niente mi appassiona più dell’invenzione, della messa in opera e della lavorazione dei tessuti e niente credo che sia più efficace per tenere allenata e lucida la mente. Quando è necessario porto il mio “piccolo telaio” dallo studio a casa e ci lavoro con gioia a volte fino alle ore piccole, nonostante l’età.
NEL MONDO DELLA FIBRE
Pietro Ferrari – Sulle fibre diverse cosa possiamo dire: ci sono delle fibre che hanno una vocazione per un certo tipo di lavoro oppure ogni fibra può essere adattata a dei risultati simili?
Graziella Guidotti – Conoscere le caratteristiche delle fibre è importantissimo non solo per i designer e per gli addetti alla produzione, ma anche per gli utilizzatori. La lana, ad esempio, è morbida, leggera, elastica, coibente, si lascia modellare dal sarto con il calore e il vapore del ferro da stiro, mantiene la piega, non si sgualcisce facilmente, si infeltrisce (feltro), è ignifuga ed ha tante altre caratteristiche di natura fisica e chimica che la rendono utile e gradita all’uomo da tempo immemorabile. Il cotone invece è una fibra che ha una struttura simile a quella delle spugne per cui è capace di assorbire e trattenere una grande quantità di liquido. È utilizzata nel bagno, in cucina (asciugapiatti), e per ogni altro uso che richiede le sue caratteristiche assorbenti. Diventa più resistente quando è bagnato perciò viene utilizzato per tutti i capi che necessitano di trattamenti di pulizia energici come la biancheria per il bagno, la cucina, il letto, personale e così via. Sopporta bene il candeggio e, inoltre può diventare assai più idrofilo una volta liberata dalle sostanze cerose e grasse che lo proteggono in natura (cotone idrofilo). Per svolgere bene il compito di fibra assorbente, il cotone deve essere liberato non solo da ogni sostanza estranea ma anche filato con poche torsioni e tessuto con un intreccio rado che lasci i filati, e di conseguenza le fibre, abbastanza li-
bere: spugna, nido d’ape. Allo scopo, il mondo popolare lo tesseva con l’armatura a debolucci che, per lasciare libero il filato e renderlo più idrofilo, si avvaleva della mancanza dell’intreccio a tela per brevi tratti. In questi tratti il tessuto risultava più debole e più facilmente soggetto a deteriorarsi: ecco la figurata ed efficace definizione a debolucci. Le caratteristiche delle fibre e dei filati sono da tenere, dunque, ininterrottamente presenti durante la fase progettuale perché un filato sbagliato per qualità delle fibre, per numero di capi o di torsioni può rendere sbagliato il tessuto.
Le fibre tessili e le caratteristiche dei filati sono numerose e non tutte possono essere qui ricordate. Basta il breve cenno su quelle della lana e del cotone per dare un’idea della assoluta necessità di usare questi materiali in modo corretto.
Pietro Ferrari – Fibre naturali o fibre chimiche?
Graziella Guidotti – Le fibre sono naturali o chimiche, quelle chimiche sono artificiali o sintetiche. Le sintetiche sono difficili da smaltire e, purtroppo, sono molto impiegate sia nell’abbigliamento sia nell’arredamento. La quantità di prodotti di scarto fabbricati con queste fibre è ormai tale da creare gravi problemi all’ambiente.
Per risolvere il disastroso problema dell’inquinamento che contribuisce a rendere ogni giorno più preoccupante la sopravvivenza della vita sia animale sia vegetale, sia marina sia terrestre, il mondo scientifico lavora alacremente alla ricerca di efficaci proposte di recupero e riciclo. Si spera nell’invenzione di nuove fibre tessili con tempi di deteriora-
mento più brevi degli attuali, valutati in secoli.
Tra le fibre artificiali quella del bambù, tra le ultime nate, che la pubblicità dice essere la migliore al mondo, la più ecologica, la più confortevole, la più bella, la più … invece non è altro che la “gemella” della ben nota viscosa, la prima fibra artificiale cellulosica brevettata a livello industriale nel 1890. Anche dal bambù, come da qualsiasi altro prodotto del mondo vegetale adatto allo scopo, si possono ottenere attraverso sofisticati procedimenti chimici e fisici
Graziella Guidotti
fibre tessili. Le mie allieve restano sbalordite quando dico che la loro camicetta o il loro foulard una volta, facilmente, erano parte di un rigido tronco d’albero. Quindi ascoltiamo ogni pubblicità e utilizziamo ogni fibra per le sue caratteristiche, ma non lasciamoci incantare dagli interessi economici dei grandi gruppi industriali che possono essere contrari ai nostri.
Pietro Ferrari – Qual è l’avvenire del tessile, o quanto meno ci auguriamo che sia?
Graziella Guidotti – Noto
con piacere che le università e le aziende sono impegnate nella ricerca di nuovi materiali, di nuove lavorazioni, di nuove utilizzazioni che diano un diverso valore e significato ai prodotti che oggi fabbrichiamo e utilizziamo con superficialità senza porci tanti problemi.
Solo pochi anni fa nessuno, se non qualche studioso, poteva immaginare il mondo di oggi. Chissà che in avvenire non venga inventato qualcosa di nuovo, tanto nuovo che non riusciamo nemmeno a immaginarlo. Forse un’altra pelle?
Designer, esperta di tessuti antichi e di tessitura popolare vive e lavora a Firenze dove ha insegnato presso l’Istituto Statale d’Arte, la “Facoltà di Architettura laurea in progettazione della moda”, presso AIM, Accademia Italiana Arte Moda e Design, Polimoda e presso il suo studio privato.
L’interesse per la storia e per le testimonianze tessili del passato l’hanno portata a raccogliere una ricca campionatura di tessuti antichi aulici e della tradizione popolare, sulla quale conduce approfondite ricerche per riscoprire valori, significati e lavorazioni ormai desuete.
Come designer tessile allestisce collezioni per l’industria e prototipi per l’artigianato, inoltre inventa e produce pezzi unici e di piccola serie.
Per la RAI, dipartimento scuola educazione, ha prestato consulenza tecnica tessile nel ciclo di trasmissioni “Le tecniche e il gusto” e nel ciclo “Fibre filati tessuti”, regista Alberto Pellegrinetti (28 puntate di 27 minuti ciascuna).
Su incarico dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione della Sicilia e del Museo Regionale di Messina ha compilato le schede tecniche di lavorazione dei tessuti prodotti nei setifici dell’Isola dalla metà del 1600 alla metà del 1700: «ha analizzato l’intreccio, ricostruita la carta tecnica e i dati tecnici di messa in opera di quaranta tessuti operati: lampassi con disegno a pizzo, damaschi bizarre broccati d’oro, d’argento e di sete policrome, broccati di gusto naturalistico con lavorazione tradizionale e con la tecnica del point rentré e inoltre taffetà e rasi supporto per ricchi ricami»: recuperato in sostanza l’intero contesto produttivo e inventivo di parte della vastissima cultura tessile siciliana. Ha partecipato a mostre d’arte tessile nazionali e internazionali. Firenze, Prato, Milano, Grosseto, Biella, Bari, Torino, Lamezia Terme. Bruxelles, Lille, Mentone, Tokyo, Pechino. Suoi scritti sono pubblicati sulle riviste Home, Tex home, Sintesi, Notiziario tecnico tessile, Civiltà dell’amore, MCM la storia delle cose, Tessere a mano. Ha pubblicato numerose, originali ricerche ognuna focalizzata su una specifica tecnica d’intreccio. Ha protetto con diritti d'autore intrecci e procedimenti operativi di sua invenzione. Graziella Guidotti insegna tutt’ora e in questa veste è particolarmente attiva e preziosa per la conoscenza dell’arte tessile italiana.
writer Stefano Panconesi
STAMPA A RISERVA IN INDACO
PREMESSA
Tantissimi sono i vegetali dal quale si estrae materia tintoria, alcuni prettamente locali e quindi diversi in ogni parte del mondo, altri, i migliori, hanno prodotto una loro storia: viaggi, commerci, identità culturali, rivalità, cultura, arte, guerre ecc.
L'indaco naturale è forse la pianta che più di tutte incarna questa realtà anche perché sia la leggenda della scoperta
delle sue proprietà, che l'alchimia per ottenere la tintura, sono misteriose: un sapere misterioso ma universale di un colore invisibile e insolubile. Macerazione, fermentazione, precipitazione, ossidazione, tintura.
LA TINTURA
IN INDACO NATURALE
L'indaco, è una pianta biennale, infestante, dalle cui foglie si ricava, attraverso un procedi-
mento piuttosto lungo, un pigmento non idrosolubile di colore blu, ancora oggi molto apprezzato per la tintura dei tessuti.
Tale pigmento è possibile ricavarlo da differenti piante tra cui tre principali, una presente in Europa (coltivata e conosciuta con i diversi nomi di guado, gualdo, pastel ecc., Isatis tinctoria), una di origine indiana (da cui il nome indaco, Indigofera tinctoria) e un'altra di origine giapponese (aï, Polygonum tinctorio).
Le diverse origini delle piante hanno permesso la diffusione di conoscenze e tradizioni
molto antiche dell'uso di questo colorante naturale, che si sono successivamente scambiate e intrecciate in tutto il mondo.
La misteriosità del processo è dovuta al fatto che per tingere con l'indaco è necessario prima decostruirne la molecola per poi ricostruirla attraverso la macerazione e poi l'ossigenazione.
In particolare, essendo un tipo di tintura di superficie, è da tutti conosciuta con la nascita, a Genova, della tela jeans ma è necessario ricordare che fino alla metà dell'800, quando nasce il primo colorante di sintesi, tutti i coloranti erano naturali di origine vegetale, animale e minerale. In ogni parte del mondo si conosceva l'utilizzo di alcune piante autoctone spontanee e si cercava di coltivare le specie che con l'esperienza si erano selezionate per la loro resa.
Il guado in Italia si coltivava in diverse parti, in particolare in
due zone: Toscana/ Marche e in Piemonte/Liguria, sparì circa a metà del Settecento perché sostituito dall'indaco indiano fino a dieci volte più ricco di pigmento.
L'indaco, con un processo complesso, viene ridotto in polvere e conservato generalmente in pani, così da poter essere trasportati. Una volta in tintoria bisogna aggiungere un alcalinizzante (il pH deve essere tra 9 e 12) e un anti ossidante; in alcune ore il bagno di tintura diventa giallo con una superficie madreperlacea detta "fiore dell'indaco", a questo punto il bagno è pronto per l'immersione dei materiali che uscendo dopo pochi minuti, a contatto con l'ossigeno, saranno dapprima gialli, poi verdi, e infine blu. Dopo il primo bagno il materiale risulterà celeste ma dopo più immersioni si otterranno blu intensi fino a diventare quasi neri.
LA STAMPA A RISERVA
La riserva è un particolare procedimento in cui invece di stampare il colore si impedisce, secondo un disegno, al colore del bagno di tintura di penetrare in date parti del tessuto o del filato. Questo può avvenire con la piegatura o la cucitura (tie & dye), che con la cera (batik), o con la stampa di una sostanza vegetale a base di farine.
Il tie & dye, ancora molto diffuso nel continente asiatico e in Africa, consiste nel chiudere alcune parti del tessuto con piegature o cuciture secondo un disegno che non lasci penetrare il colore in alcune parti; una volta liberato il tessuto dalle legature saranno visibili disegni ornamentali rimasti candidi; Il batik utilizza invece la cera liquida per coprire, secondo disegno, le parti da non tingere. Tutto ciò è possibile soltanto per il fatto che l'indaco ha un procedimento di tintura
per la quale non si scalda il bagno oltre i 40° e quindi la cera, una volta solidificata, non si scioglie.
In Occidente, ma anche in India, si è utilizzata una pasta di origine vegetale e minerale, che veniva stampata con blocchi di legno (per i disegni più semplici) o di bronzo (per i disegni più dettagliati) sul tessuto (in genere di cotone, lino o canapa). La pasta a riserva, alla temperatura di 40° del bagno di tintura, non si scioglie e quindi non fa penetrare il colore nella zona stampata che rimane candida ed eventualmente può essere successivamente tinta con altro colore. Tale tipo di manufatto è conosciuto come indiennes o impri-
merie porcelaine e, dalla metà del Seicento divenne molto in voga in tutta Europa come in America; ma è ancora utilizzata da un capo all'altro del mondo, ed è interessante vedere come spostandosi geograficamente cambiano unicamente i motivi decorativi o gli ingredienti della ricetta per la pasta a riserva. Si è particolarmente diffusa in Norvegia (dove si sono scoperti tessuti e stampi) e in Danimarca; ci sono documenti in Turingia ma è soprattutto la Francia che rimane ancora oggi famosa per i suoi tessuti a disegni provenzali e che, per quanto riguarda l'indaco, ha mantenuto sempre viva la cultura con piccoli musei del Pastel e nei numerosi palazzi antichi delle città, nei pressi di Tolosa e Carcassonne, che riportano scolpiti sui portoni "la coucagne" da cui deriva il modo di dire "paese della cuccagna", ossia paese ricco.
In Ungheria ci sono ancora 5 tintorie che portano avanti questa tradizione e un museo. In Italia, nelle valli biellesi, si trovano ancora coperte di canapa fatte con questa tecnica; nel 2025 sono state esposte in una mostra nel villaggio di Pettinengo. Anche in Giappone la tecnica è molto praticata ma a differenza che in altre parti del mondo il disegno non viene riportato con uno stampo ma piuttosto con katagàmi ovvero uno stencil ritagliato su carta di gelso imbevuta di succo di caco fermentato per diventare impermeabile e quindi poter essere utilizzato all’infinito.
La pasta di riserva è una ricetta segreta e diversa per ogni parte del mondo, fermo restando che deve essere elastica per non fessurarsi, e quindi far penetrare il colore, e impermeabile all’acqua. Diversamente da quanto accade per la maggior parte delle altre tinture vegetali, che non hanno necessità di partico-
RESERVE PRINTING IN INDIGO
Many plants are used to extract dyes, some purely local and therefore different from one part of the world to another; others, the best, have their own histories: travel, trade, cultural identities, rivalries, culture, art, wars, etc.
Natural indigo is perhaps the plant that best embodies this reality, also because both the legend of the discovery of its properties and the alchemy used to obtain the dye are mysterious: a mysterious yet universal knowledge of an invisible and insoluble color. Maceration, fermentation, precipitation, oxidation, dyeing.
NATURAL INDIGO DYE
Indigo is a biennial, invasive plant whose leaves are extracted, through a rather lengthy process, to produce a water-insoluble blue pigment, still highly prized today for dyeing fabrics.
This pigment can be obtained from different plants, including three main ones: one found in Europe (cultivated and known by the various names of woad, gualdo, pastel, etc., Isatis tinctoria), one of Indian origin (hence the name in-
lari strumenti ma possono anche essere ed erano anche praticate in casa (acqua, fuoco, piante, allume di potassio e un grande pentolone sono tutto), la tecnica di tintura in indaco è già di per sé piuttosto sofisticata e soprattutto presuppone l'utilizzo di alcuni strumenti e attrezzature che generalmente erano fissi, come vasche o addirittura "buche" interrate, è per questo che i teli debbono proprio provenire da una stamperia/tintoria organizzata. Per la stampa in particolare ci vogliono tavoli molto grandi rivestiti di tessuto, stampi di legno o di bronzo, e soprattutto una sorta di meccanismo a stella alla quale viene avvolto il tessuto per essere immerso nel tino del bagno d’indaco senza piegarlo, affinché la pasta di stampa non si crepi. Questa arte è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’UNESCO dal 2018.
english text
digo, Indigofera tinctoria), and another of Japanese (aï, Polygonum tinctorio).
The different origins of the plants have allowed the spread of knowledge and very ancient traditions of the use of this natural dye, which have subsequently been exchanged and intertwined throughout the world.
The mysterious nature of the process is due to the fact that to dye with indigo, it is necessary to first deconstruct the molecule and then reconstruct it through maceration and then oxygenation. In particular, being a type of surface dye, it is widely known with the birth of jeans in Genoa, but it is important to remember that until the mid-19th century, when the first synthetic dye was invented, all dyes were natural, of plant, animal, and mineral origin. Throughout the world, the use of certain native, spontaneous plants was known, and efforts were made to cultivate species that experience had selected for their yield.
Woad was grown in various parts of Italy, particularly in two areas: Tuscany/Marche and Piedmont/Liguria. It disappeared around the mid-18th century, replaced by Indian indigo, which is up to ten times richer in pigment.
Indigo, through a complex process, is ground into a powder and stored usually in blocks, so that it can be transported. Once at the dyehouse, an alkalinizer (the pH must be between 9 and 12) and an antioxidant must be added; within a few hours, the dye bath turns yellow with a pearly surface called "indigo flower." At this point, the bath is ready for immersion of the materials. After a few minutes, upon contact with oxygen, the dye will first turn yellow, then green, and finally blue. After the first bath, the material will be light blue, but after several immersions, intense blues will become almost black.
RESERVE PRINTING
Reserve printing is a special process in which, instead of printing the color, the dye in the dye bath is prevented, according to a design, from penetrating certain parts of the fabric or yarn. This can be done with folding or stitching (tie & dye), with wax (batik), or by printing a plant-based substance made from flour.
Tie & dye, still widespread in Asia and Africa, consists of closing certain parts of the fabric with folds or stitching according to a design that prevents the dye from penetrating into certain areas. Once the fabric is freed from its bindings, the remaining white ornamental designs will be visible. Batik, on the other hand, uses liquid wax to cover, according to the design, the areas not to be dyed. This is possible only because indigo uses a dyeing process that does not heat the bath beyond 40°C (104°F), and therefore the wax, once solidified, does not melt.
In the West, but also in India, a paste of vegetable and mineral origin was used, which was printed with wooden blocks (for simpler designs) or bronze blocks (for more detailed designs) on the fabric (usually cotton, linen, or hemp). The reserve paste, at the 40°C (104°F) temperature of the dye bath, does not melt and therefore prevents the color from penetrating the printed area, which remains white and can be subsequently dyed with another color. This type of artifact is known as indiennes or porcelain im-
primerie, and from the mid-seventeenth century it became very popular throughout Europe and America; but it is still used throughout the world, and it is interesting to see how the only differences when moving geographically are the decorative motifs or the ingredients of the pasta a riserva recipe.
It was particularly widespread in Norway (where fabrics and molds were discovered) and in Denmark; there are documents from Thuringia, but it is especially France that still remains famous today for its indie fabrics.
In Hungary, there are still five dyeing factories that continue this tradition, as well as a museum. In Italy, in the Biella valleys, hemp blankets made with this technique can still be found; in 2025, they were exhibited in the village of Pettinengo. The technique is also widely practiced in Japan, but unlike in other parts of the world, the design is not applied with a stencil but rather with katagàmi, a stencil cut out of mulberry paper soaked in fermented persimmon juice, to make it waterproof and therefore reusable.
The reserve paste is a secret recipe and different for every part of the world, although it must be elastic so as not to crack, allowing the dye to penetrate, and impermeable to water.
Unlike most other plant dyes, which do not require special tools but can also be and were practiced at home (water, fire, plants, potassium alum, and a large pot are everything), the indigo dyeing technique is already quite sophisticated and, above all, requires the use of certain tools and equipment that were generally stationary, such as tubs or even underground "holes." This is why the cloths must come from an organized printing/dyeing facility. Printing in particular requires very large tables covered with fabric, wooden or bronze molds, and above all, a sort of star mechanism around which the fabric is wrapped to be immersed in the indigo bath without creasing it, so that the printing paste does not crack.
This art has been declared an Intangible Cultural Heritage of Humanity by UNESCO since 2018.
LA MODA SOSTENIBILE: DAL CONCORSO “LA FORESTA IN UN ABITO” UNA CAPSULE COLLECTION MADE IN ITALY
PRESENTATA UFFICIALMENTE LA PRIMA COLLEZIONE DI MODA ITALIANA REALIZZATA CON TESSUTI DI PROVENIENZA FORESTALE SOSTENIBILE, FRUTTO DELLA CREATIVITÀ DEI TRE FINALISTI DEL CONCORSO DEDICATO A GIOVANI DESIGNER PROMOSSO DA FSC ITALIA CON COLOMBO INDUSTRIE TESSILI E SARTORIA COLORI VIVI.
Belli e sostenibili i capi d’abbigliamento disegnati dai giovani designer finalisti al concorso “La foresta in un abito”, lanciato per sensibilizzare all’utilizzo responsabile delle risorse forestali nella moda. La capsule collection certificata FSC, prima nel suo genere in Italia, è stata presentata ieri in anteprima presso gli spazi espositivi di Colombo Industrie Tessili ed è composta dai modelli realizzati dai giovani designer italiani Chiara Bisaccia, Jonathan Evangelista e Chiara Maria Fabbrizzi
utilizzando viscosa e altri tessuti di origine forestale responsabile. Una menzione speciale è andata invece al progetto ‘Maspillo’ di Marco Fiore Quello dell’impiego di materie prime d’origine naturale nel campo della moda è un trend in ascesa, anche se rappresenta un piccolo passo nel ridurre l’impatto di un settore che ogni anno produce 92 milioni di tonnellate di rifiuti e contribuisce fortemente alla deforestazione globale. Le fibre cellulosiche artificiali come rayon, viscosa, modal o lyo-
cell, sempre più utilizzate dall’industria della moda sostenibile, rappresentano la quota in più rapida crescita della produzione mondiale di fibre tessili. Tuttavia, oltre la metà della materia prima impiegata proviene da foreste non gestite responsabilmente. Di qui la necessità di lavorare con designer e brand per aumentare la consapevolezza e gli impatti positivi delle fibre provenienti dalla cellulosa. «Lo scopo di questo concorso, e in generale del lavoro del Forest Stewardship Council
(FSC), è quello di richiamare l’attenzione degli stilisti, della produzione industriale e dei marchi sulla provenienza della materia prima cellulosica –spiega Giuseppe Bonanno, Direttore di FSC Italia. È cruciale che la moda si orienti verso una produzione sostenibile, adottando materie prime rinnovabili e provenienti da foreste gestite responsabilmente. La capsule collection che abbiamo presentato è la dimostrazione che le soluzioni esistono, e sono praticabili». I tre modelli vincitori del concorso, prodotti dai giovani designer negli spazi della Sartoria Colori Vivi, progetto torinese di impresa sostenibile ad alto impatto sociale, sono stati confezionati a partire da una gamma di tessuti a base cellulosica e certificati FSC proposta da Colombo Industrie tessili, ed impiegano chiusure ed eventuali decorazioni in legno da fonti sostenibili.
Le
Momenti della premiazione del concorso “La foresta in un abito” presso Colombo Industrie Tessili a Fino Mornasco (Como).
Durante la serata di presentazione, questi abiti sono stati premiati con la certificazione di progetto (un tipo di certificazione FSC applicabile solo a prodotti creati una tantum e non riconducibili ad un processo manifatturiero, e che attesta l’impiego di materia prima forestale da fonti responsabili. In questo caso il certificato è stato rilasciato dall’Ente di Certificazione CSI s.p.a), la pubblicazione nel database internazionale di FSC e uno shooting fotografico professionale. «Abbiamo deciso di sostenere questo progetto perché crediamo che la cultura della sostenibilità debba partire dalla formazione e dai giovani», ha dichiarato Stefano Colombo, Presidente di Colombo Industrie Tessili. «Accogliere qui designer emergenti, premiare il loro talento e vederli confrontarsi con il nostro saper fare è per noi motivo di grande orgoglio».
La giuria del concorso è com-
il valore del lavoro, della formazione e della collaborazione tra mondi diversi. Lavorare con giovani designer e materiali certificati FSC ci ha permesso di rafforzare il nostro impegno per una filiera tessile più consapevole, etica e rispettosa delle persone e del pianeta» conclude Barbara Spezini, CEO Colori Vivi Impresa Sociale.
LE TAPPE
DEL CONCORSO
posta da esperti del settore come Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber; Chiara Colombi, Professoressa associata dei corsi di Laurea in Fashion Design e Design for the Fashion System del Politecnico di Milano; Silvia Gambi, giornalista e fondatrice di Solo Moda Sostenibile, oltre che da rappresentanti dei partner di progetto (FSC Italia, Colombo Industrie Tessili e Sartoria Colori Vivi). Sono stati proprio questi professionisti a decretare i progetti vincitori in base a criteri come creatività, innovazione, realizzazione e confezionamento e sostenibilità. «Partecipare a questo progetto ha rappresentato per noi un’opportunità concreta per dimostrare che la moda può essere non solo bella e sostenibile, ma anche profondamente trasformativa. Nei nostri laboratori, il sapere artigianale si intreccia con storie di rinascita e inclusione e ogni capo realizzato racconta
“La foresta in un abito” è tra gli ultimi progetti in favore del mondo della moda creati dal Forest Stewardship Council, organizzazione non governativa e no-profit che da trent’anni promuove la gestione responsabile delle foreste del mondo. Concepito assieme Colombo Industrie Tessili, eccellenza nel comparto tessile a livello nazionale e internazionale certificata FSC dal 2020, e Colori Vivi Impresa Sociale, laboratorio sartoriale in cui l’artigianalità si fonde con la sostenibilità e l’inclusione sociale, è stato lanciato ufficialmente a Febbraio 2025, dando la possibilità ai concorrenti di presentare la propria candidatura, contenente il progetto, i figurini, i disegni tecnici di ogni componente dell’outfit e l’utilizzo dei tessuti prescelti. Comunicati i progetti con accesso alla fase laboratoriale, a Maggio 2025 il lavoro si è spostato presso gli spazi di Colori Vivi Impresa Sociale (Torino), dove i designer hanno avuto a disposizione due giorni per creare i capi da presentare all’evento finale.
Tutte le informazioni relative al concorso sono consultabili all’indirizzo: fashion.fsc-italia.it/la-foresta-in-un-abito.
SUSTAINABLE FASHION: FROM THE "FOREST IN A DRESS" COMPETITION, A MADE IN ITALY CAPSULE COLLECTION
Sustainable fashion: a Made in Italy capsule collection from the "Forest in a Dress" competition.
The clothing designed by the young finalists in the "Forest in a Dress" competition, launched to raise awareness of the responsible use of forest resources in fashion, is both beautiful and sustainable.
The FSC-certified capsule collection, the first of its kind in Italy, was previewed yesterday at the Colombo Industrie Tessili exhibition spaces and features designs by young Italian designers Chiara Bisaccia, Jonathan Evangelista, and Chiara Maria Fabbrizzi using viscose and other fabrics from responsible forestry. A special mention went to Marco Fiore's "Maspillo" project
The use of natural raw materials in fashion is a growing trend, although it represents a small step in reducing the impact of a sector that produces 92 million tons of waste each year and contributes significantly to global deforestation. Man-made cellulosic fibers such as rayon, viscose, modal, and lyocell, increasingly used by the sustainable fashion industry, represent the fastest-growing share of global textile fiber production. However, over half of the raw materials used come from responsibly managed forests. Hence the need to work with designers and brands to raise awareness and the positive impacts of cellulose fibers.
"The aim of this competition, and of the work of the Forest Stewardship Council (FSC) in general, is to draw the attention of designers, industrial producers, and brands to the origin of cellulose raw materials," explains Giuseppe Bonanno, Director of FSC Italy. "It is crucial that fashion moves toward sustainable production, adopting renewable raw materials from responsibly managed forests. The capsule collection we presented demonstrates that solutions exist and are feasible."
The three winning designs, produced by young designers at Sartoria Colori Vivi, a Turin-based sustainable business project with a high social impact, were crafted from a range of FSC-certified cellulose-based fabrics offered by Colombo Industrie Tessili, and feature closures and any wood decorations from sustainable sources. During the presentation evening, these garments were awarded project certification (a type of FSC certification applicable only to one-off products not traced back to a manufacturing process, and which certifies the use of forestry raw materials from responsible sources. In this case, the certificate was issued by the CSI s.p.a. Certification Body), publication in the FSC international database, and a professional photo shoot.
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"We decided to support this project because we believe that the culture of sustainability must begin with education and young people," said Stefano Colombo, President of Colombo Industrie Tessili. "Welcoming emerging designers here, recognizing their talent, and seeing them compete with our expertise is a source of great pride for us."
The competition jury is composed of industry experts such as Dario Casalini, founder of Slow Fiber; Chiara Colombi, Associate Professor of the Fashion Design and Design for the Fashion System degree programs at the Politecnico di Milano; Silvia Gambi, journalist and founder of Solo Moda Sostenibile, as well as representatives of the project partners (FSC Italia, Colombo Industrie Tessili, and Sartoria Colori Vivi).
These professionals selected the winning projects based on criteria such as creativity, innovation, production and packaging, and sustainability.
"Participating in this project was a concrete opportunity for us to demonstrate that fashion can be not only beautiful and sustainable, but also profoundly transformative. In our workshops, artisanal knowledge is intertwined with stories of rebirth and inclusion, and each garment created speaks to the value of work, training, and collaboration between different worlds. Working with young designers and FSCcertified materials has allowed us to strengthen our commitment to a more conscious, ethical, and respectful textile supply chain for people and the planet," concludes Barbara Spezini, CEO of Colori Vivi Impresa Sociale.
THE COMPETITION STAGES
"The Forest in a Dress" is among the latest projects for the fashion industry created by the Forest Stewardship Council, a non-governmental, non-profit organization that has been promoting the responsible management of the world's forests for thirty years.
Conceived jointly by Colombo Industrie Tessili, a leading national and international textile company, FSC-certified since 2020, and Colori Vivi Impresa Sociale, a tailoring workshop where craftsmanship blends with sustainability and social inclusion, it was officially launched in February 2025, giving competitors the opportunity to submit their applications, including the project, sketches, technical drawings of each component of the outfit, and the use of the chosen fabrics. Once the projects that entered the workshop phase were announced, in May 2025 the work moved to the Colori Vivi Impresa Sociale (Turin) spaces, where the designers had two days to create the garments to be presented at the final event.
All information about the competition can be found at fashion.fsc-italia.it/la-foresta-in-un-abito.
Il Forest Stewardship Council (FSC) è un’organizzazione non governativa e no-pro t che promuove la gestione responsabile di foreste e piantagioni. Include tra i suoi 1.200 soci internazionali gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari forestali, industrie che lavorano e commercializzano prodotti forestali, gruppi della grande distribuzione organizzata, ricercatori e tecnici.
Il marchio FSC identi ca i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile, secondo rigorosi criteri ambientali, sociali ed economici: la foresta di origine viene infatti controllata e valutata in maniera indipendente in conformità a questi criteri, stabiliti ed approvati dal Forest Stewardship Council International tramite la partecipazione e il consenso di tutte le parti interessate.
FSC Italia nasce nel 2001 come associazione no-pro t, in armonia con gli obiettivi di FSC International. Il marchio ha assunto un ruolo di primo piano nel mercato dei prodotti forestali quali legno, carta e prodotti non legnosi (come ad esempio il sughero), collocando il nostro Paese al secondo posto nella classi ca internazionale e al primo in quello europeo per quel che riguarda le certi cazioni di liere (Catena di Custodia).
Colombo Industrie Tessili, azienda fondata nel 1962 a Fino Mornasco (Como), rappresenta oggi un’eccellenza nel comparto tessile a livello nazionale e internazionale. Guidata da Stefano e Massimo Colombo, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato dell’azienda, Colombo Industrie Tessili è formata da quattro divisioni: Its Artea, MarioBoselli Jersey, Progetto|62 e Unlimited L'azienda, oltre a essere uno stabilimento produttivo incredibilmente ef ciente perché verticalizzato, dove dal lato grezzo si arriva al tessuto nito, attentamente controllato, vuole anche essere un hub creativo e uno spazio aperto a tutti, per mettere la propria storia ed esperienza a disposizione dell'altro. Diventa anche quindi un archivio e spazio espositivo aperto al pubblico. Al centro le persone. Da anni l'azienda ha intrapreso un percorso per "costruire un’organizzazione orizzontale e creare spazio per l’autonomia e la ducia" seguendo la loso a Semco. Ma anche sfruttare i tessuti di stock per dare nuova vita a ciò che rischia altrimenti di diventare scarto e ri uto, con la collaborazione di artisti, designer e giovani talenti, che insieme al nostro know-how si impegnano in uno sforzo creativo virtuoso.
Colori Vivi Impresa Sociale è un laboratorio sartoriale in cui l’artigianalità si fonde con la sostenibilità e l’inclusione sociale, dando vita a capi d’abbigliamento e accessori personalizzabili di alta qualità. Ogni creazione è unica, frutto di un equilibrio tra design e responsabilità etica.
Ogni fase della produzione si svolge interamente nel nostro laboratorio in cui, donne migranti attraverso il lavoro sartoriale, si professionalizzano e trovano un’opportunità di riscatto e crescita, contribuendo attivamente alla creazione di capi e accessori che portano con sé storie di inclusione, innovazione e simbolo di nuove prospettive e possibilità.
STRUTTURALEGNO
Il sapere che ti sorprende, ogni mese Accendi la curiosità, sfoglia la conoscenza
• Web and Magazine produce informazione di settore sia in rete sia su supporto cartaceo. È una casa editrice che raccoglie un patrimonio di competenza di decenni e lo traduce in pubblicazioni e canali informativi precisi e mirati. La nostra scelta è quella di presidiare i segmenti di mercato con pubblicazioni specifiche “su misura” e con approfondimenti e presenze sul campo dei nostri professionisti esperti.
IDM-L’Industria del Mobile , Il Legno, Struttura Legno, Sistema Serramento e Textures vanno a coprire i segmenti di informazione tecnica più specifica, mentre la pubblicazione Divisione Contract si occupa della vastissima area di mercato che ruota attorno alle tematiche dell’arredamento di alberghi, ristoranti, navi da crociera, natanti da diporto e spazi pubblici, affrontando le tematiche di questo mondo con un approccio tecnico.
Il sito è stato studiato per trasformare l’informazione in un concetto interattivo e immediato che permette all’utente di interagire con successo con le differenti sezioni: dalla ricchissima banca dati, allo sfoglio delle riviste cartacee, al notiziario e alla rubrica di segnalazione di nuovi prodotti, fino ai grandi articoli monografici di approfondimento. Un quadro di integrazione tra l’informazione cartacea e quella su web che ci permette di utilizzare al meglio le specificità dei diversi canali utilizzati. I nostri interlocutori possono usufruire infatti di servizi digitali come ad esempio l’invio di newsletter o DEM, la pubblicazione di banner, skin, video, notizie oltre a campagne social targettizzate. In partnership con collaboratori organizziamo eventi pensati per architetti, progettisti, designer, esperti e operatori dei diversi settori, in cui proponiamo contenuti formativi e pratici, per creare occasioni di crescita e nuove connessioni.
HEIMTEXTIL 2026: IL TESSILE COME LINGUAGGIO DEL FUTURO
In un’epoca segnata da instabilità economica, mutamenti climatici e accelerazioni tecnologiche, Heimtextil 2026 sceglie di guardare avanti. Dal 13 al 16 gennaio, la più grande fiera internazionale dedicata ai tessuti per la casa e il contract si presenta a Francoforte con un nuovo assetto espositivo e un messaggio chiaro: ‘Lead the Change’. Perché oggi, più che mai, il tessile è un linguaggio capace di interpretare il
presente e progettare il domani.
Oltre 3.100 espositori provenienti da 65 Paesi daranno vita a una mappa globale di materiali, colori e idee. Il nuovo layout dei padiglioni nasce per creare dialogo tra segmenti complementari – dal tessile tecnico al design d’interni – e offrire una lettura trasversale di un mercato che si evolve con rapidità. Heimtextil non si limita a osservare le ten-
denze: le traduce in strategie, connessioni e strumenti per un settore che, tra sostenibilità e digitalizzazione, deve ridefinire la propria identità. Cuore concettuale della manifestazione saranno gli Heimtextil Trends 26/27, che troveranno spazio nella nuova Trend Arena del Padiglione 6.1. Il tema scelto, ‘Craft is a verb’, invita a ripensare la relazione tra sapere manuale e tecnologia digitale.
LA FIERA DI FRANCOFORTE TORNA A GENNAIO CON UNA VISIONE CHE INTRECCIA ARTIGIANATO, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E NUOVE CULTURE DELL’ABITARE, RIAFFERMANDO IL VALORE DEL DESIGN COME FORZA DI CAMBIAMENTO.
In collaborazione con Alcova Milano, la fiera mette in scena un percorso dove l’artigianato incontra l’intelligenza artificiale, i materiali naturali si intrecciano con texture generate da algoritmi e la tradizione diventa matrice di innovazione. Tra le voci più autorevoli, Patricia Urquiola presenterà among-all, installazione immersiva che esplora la dimensione emotiva e sensoriale del tessile. Il progetto trasforma la materia in esperienza, mostrando come l’AI possa amplificare l’empatia dello spazio e suggerire nuovi modi di vivere il comfort, la bellezza e la sostenibilità.
Accanto ai progetti curatorali, Heimtextil rafforza i suoi pilastri tematici: Interior.Architecture.Hospitality, dedicato ai professionisti della progetta-
zione, Smart Bedding, in collaborazione con l’associazione tedesca dei produttori di materassi, e Carpets & Rugs, che amplia l’offerta del flooring internazionale. Dalla fibra al prodotto finito, la fiera tedesca si conferma come un ecosistema completo del design tessile contemporaneo.
HEIMTEXTIL 2026: TEXTILES AS A LANGUAGE OF THE FUTURE
RETURNING TO FRANKFURT IN JANUARY, THE WORLD’S LEADING HOME AND CONTRACT TEXTILE FAIR BLENDS CRAFTSMANSHIP, ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND NEW LIVING CULTURES, REAFFIRMING DESIGN AS A CATALYST FOR TRANSFORMATION
In an age shaped by economic instability, climate shifts and technological acceleration, Heimtextil 2026 looks decisively toward the future. From 13 to 16 January, the Frankfurt fairgrounds will once again host the world’s largest event for home and contract textiles, under the guiding motto ‘Lead the Change’. Because today, more than ever, textiles speak a universal language – one that bridges creativity, industry and innovation. With over 3,100 exhibitors from 65 countries, Heimtextil 2026 will map out a global landscape of materials, colours and ideas. The newly restructured hall layout is designed to foster dialogue between complementary sectors –from technical fabrics to interior design – offering a holistic vision of a market in transformation. Far beyond a commercial showcase, Heimtextil acts as a catalyst for strategies, partnerships and solutions that help the textile world navigate sustainability challenges and digital disruption. At the heart of the fair, the Heimtextil Trends 26/27 will
Heimtextil 2026 non è solo una fiera: è una piattaforma di pensiero che invita l’industria a ridefinire il proprio ruolo nel mondo. In tempi incerti, il tessile torna protagonista come strumento di connessione, bellezza e consapevolezza – un atto di fiducia nel potere creativo dell’umanità.
unfold within the new Trend Arena in Hall 6.1. The curatorial theme, ‘Craft is a verb’, explores the evolving relationship between handcraft and artificial intelligence. In collaboration with Alcova Milano, Heimtextil creates a visionary hub where artisanal know-how meets digital creation, where nature-inspired materials and AI-generated textures outline a new, hybrid aesthetic.
Among the headline projects, designer Patricia Urquiola presents among-all, an immersive installation celebrating the emotional and sensory depth of textiles. The work transforms fabric into experience, showing how AI can enhance empathy and shape environments that are both innovative and human-centred.
Alongside these explorations, Heimtextil strengthens its core segments: Interior.Architecture.Hospitality, connecting design professionals across disciplines; Smart Bedding, developed with the German Mattress Industry Association; and Carpets & Rugs, now expanded with new flooring concepts. From fibres to finished products, Heimtextil offers an unparalleled panorama of the textile value chain.
More than an exhibition, Heimtextil 2026 positions itself as a platform for reflection and renewal. In a world of uncertainty, textiles reassert their role as mediators between technology and emotion – a tangible reminder that the future of design begins with the touch of a fabric.
english text
writer Laura Gregorutti www.epson.it
UNA NUOVA STAMPANTE DIGITALE PER TESSUTI
Epson presenta Monna Lisa ML-18000: la più recente innovazione nella stampa digitale su tessuto coniuga produttività elevata e risparmio idrico riducendo il consumo di acqua del 90% grazie a un avanzato sistema progettato per filtrare e riciclare l'acqua utilizzata durante il processo di pulizia del nastro.
«Monna Lisa ML-18000 – ha commentato Francesco
Nozza, Sales Manager EMEA di Epson Como Printing Technologies – rappresenta un significativo passo avanti nella tecnologia di stampa tessile, unendo efficienza e responsabilità ambientale. Con la sua unità integrata di riciclo dell'acqua, segue il successo della ML-13000, modello che arriva a ridurre il consumo di acqua fino al 97%. Mentre Epson continua a essere all'avanguar-
dia nell'innovazione sostenibile, Monna Lisa ML-18000 è la dimostrazione di come le tecnologie di stampa digitale possano garantire un futuro più sostenibile per la produzione tessile, senza compromettere la produttività o la qualità». Il design compatto dell’unità di riciclo si integra perfettamente nei flussi di lavoro esistenti, permettendo un funzionamento efficiente e rispettoso dell'ambiente, mentre il sensore integrato monitora continuamente i livelli di contaminazione dell'acqua, garantendo la conformità alle normative locali sulle acque reflue e massimizzando l'efficienza del riciclaggio. Dotata di 18 testine di stampa Epson PrecisionCore Micro TFP all'avanguardia, Monna Lisa ML-18000 si caratterizza per velocità di stampa eccezionali, fino a 450 m2/ora, permettendo di completare rapidamente i lavori con la massima qualità.
INCHIOSTRI
CERTIFICATI, TECNOLOGIE E CARATTERISTICHE EVOLUTE
La nuova Monna Lisa utilizza Epson GENESTA Reactive, gli inchiostri certificati ECO PASSPORT e approvati GOTS da ECOCERT, rispettando i rigorosi standard globali per una stampa tessile attenta all'ambiente: tale impegno per la
sostenibilità si estende all'intero processo di produzione, garantendo che ogni stampa non sia solo bella, ma anche realizzata in modo responsabile.
In particolare, l'innovativa tecnologia con doppio canale di nero permette di ottenere tonalità ricche, esaltando la profondità e la vivacità delle stampe, rendendole ideali per le più elevate esigenze nei settori della moda, dell'interior de-
sign e altro ancora. Non solo: le tecnologie precision dot proprietarie di Epson riducono al minimo la formazione di banding e dithering, mentre l'allineamento simmetrico dei colori garantisce una riproduzione uniforme delle cromie durante la stampa bidirezionale ad alta velocità.
Grazie alle tante caratteristiche evolute, tra cui cartucce di inchiostro ad alta capacità e meccanismi di pulizia automa-
A NEW DIGITAL TEXTILE PRINTER FROM EPSON
Epson presents the Monna Lisa ML-18000: the latest innovation in digital textile printing combines high productivity and water savings, reducing water consumption by 90% thanks to an advanced system designed to filter and recycle the water used during the belt cleaning process.
"The Monna Lisa ML-18000," commented Francesco Nozza, EMEA Sales Manager for Epson Como Printing Technologies, "represents a significant step forward in textile printing technology, combining efficiency and environmental responsibility. With its integrated water recycling unit, it follows the success of the ML-13000, a model that reduced water consumption by up to 97%. As Epson continues to lead the way in sustainable innovation, the Monna Lisa ML-18000 demonstrates how digital printing technologies can ensure a more sustainable future for textile production, without compromising productivity or quality."
The recycling unit's compact design integrates seamlessly into existing workflows, enabling efficient and environmentally friendly operation, while the integrated sensor continuously monitors water contamination levels, ensuring compliance with local wastewater regulations and maximizing recycling efficiency.
Equipped with 18 cutting-edge Epson PrecisionCore Micro TFP printheads, the Monna Lisa ML-18000 features exceptional print speeds of up to 450 m²/hour, allowing to quickly complete jobs with the highest quality.
tizzati, Monna Lisa ML-18000 unisce un funzionamento stabile, tempi di inattività ridotti e un'usabilità ottimale.
La nuova stampante inoltre è compatibile con Epson Cloud Solution PORT, la piattaforma di servizi basata sul cloud che consente di monitorare in tempo reale lo stato della stampa, permettendo alle aziende di ottimizzare la produttività e semplificare le operazioni.
CERTIFIED INKS, ADVANCED TECHNOLOGIES, AND FEATURES
The new Monna Lisa uses Epson GENESTA Reactive inks, ECO PASSPORT certified and GOTS approved by ECOCERT, meeting rigorous global standards for environmentally responsible textile printing. This commitment to sustainability extends to the entire production process, ensuring that every print is not only beautiful, but also responsibly produced.
In particular, the innovative dual-black ink technology achieves rich tonuses, enhancing the depth and vibrancy of prints, making them ideal for the most demanding demands in the fashion, interior design, and more. What's more, Epson's proprietary precision dot technologies minimize banding and graininess, while symmetrical color alignment ensures uniform color reproduction during highspeed bidirectional printing.
Thanks to many advanced features, including high-capacity ink cartridges and automated cleaning mechanisms, the Monna Lisa ML-18000 combines stable operation, reduced downtime, and optimal usability.
The new printer is also compatible with Epson Cloud Solution PORT, the cloud-based service platform that allows real-time monitoring of print status, allowing businesses to optimize productivity and simplify operations.