PACIFISTI O PACIFICATORI?
→ ELENA GRANATA
La pace ha bisogno di un’emotività intelligente —
«In questa guerra che ci sembra più grave delle altre solo perché è vicina, noi che proviamo a raccontarla dobbiamo essere doppiamente bravi a liberarla dal magazzino degli orrori e dalle incrostazioni dell’emotività»: scriveva così qualche giorno fa sui social Francesca Mannocchi, giornalista italiana tra le prime a raccontare dal campo la guerra ucraina. Mi ha subito colpito la sua pacatezza, quella sua ferma distanza dai fatti, un approccio riflessivo e mai completamente annientato dai fatti, pur cruenti. Perché è invece proprio una emotività fuori controllo anche nel contesto italiano a sorprendermi in questo conflitto: un misto di rabbia, di malessere, di urgenza di schierarsi e di arrivare alle conclusioni, un’esigenza di definitività che non lascia spazio alle domande e alla ricerca dei perché o dei come fare. Serpeggia soprattutto nella generazione degli adulti, come fosse una liberazione da tutti quei freni inibitori che fino a qualche tempo fa ci avrebbero resi più prudenti nei giudizi, 14