SARDEGNA IL SOCIALE ISOLATO
Può la regione record per abbandoni scolastici e sussidi continuare a tenere ai margini il Terzo settore? No, se vuole dare risposte reali ai bisogni. Come dimostrano i numeri e le esperienze che raccontiamo in questo book
GEOGRAFIE MERIDIANE
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SARDEGNA IL SOCIALE ISOLATO
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GEOGRAFIE MERIDIANE Inchiesta sul welfare del Mezzogiorno
01. SARDEGNA IL SOCIALE ISOLATO
a cura di Luigi Alfonso Realizzato in collaborazione con
Editing e grafica: Vita Società Editoriale S.p.A. impresa sociale www.vita.it via Ermanno Barigozzi, 24 - 20138 Milano © 2022
direttore: Stefano Arduini
focus-book
INDICE
Perché “Geografie meridiane” salpa proprio dalla Sardegna di Stefano Arduini
CAPITOLO 1. La grande crisi del welfare-arcipelago
→ Cercasi strade nuove per fare sistema pag. 8
CAPITOLO 2. Change makers: quando il sociale fa la differenza
→ Casa della Fraterna Solidarietà. Cibo, gas e ricette ci pensano i volontari pag. 20
→ Domu Mia Amici di Sant’Egidio. Alla riscoperta del “S’aggiudu torrau” pag. 24
→ Domus De Luna. Dai minori al lavoro: la filiera dell’inclusione pag. 28
→ Gea Ambiente e Turismo. Il turismo esperienziale fa ricca la comunità pag. 32
→ Lariso. Il laboratorio sociale al servizio dei giovani pag. 36
→ Mondo X. Ai ragazzi offriamo un altro mondo pag. 40
→ Solidarietà Consorzio. Quando le cooperative vanno in rete pag. 44
CAPITOLO 3. Pensieri meridiani: il rilancio in tre sfide
→ Rendere felici i nostri giovani di Vittorio Pelligra pag. 49
→ Un Terzo settore “pensante” di Giuseppe Baturi pag. 55
→ Creare un welfare di comunità di Giacomo Spissu pag. 60
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Perché “Geografie meridiane” salpa proprio dalla Sardegna
di Stefano Arduini
Quando nel novembre del 2020 Vita ha lanciato il progetto “Vita a Sud” lo ha fatto con un obiettivo chiaro: quello di smarcarsi dalla narrazione di un Sud soffocato nella morsa retorica della subalternità rispetto a un Nord sempre un passo avan ti e dell’eroismo individualista di qualche soggetto illuminato. Oggi dopo un lavoro sorprendente per quantità e qualità che sia sul sito, sia sul magazine ci ha visto raccontare centina ia di esperienze di innovazione sociale ed economia civile vo gliamo fare uno step in più per dare maggiore concretezza al nostro percorso (un percorso, vale la pena ricordarlo, che na sce e prosegue grazie a un’alleanza fra la nostra società edito riale e un gruppo di realtà sociali meridionali): lanciare una se rie di book (“Geografie Meridiane”) a marchio “Vita a Sud”. Per ognuna delle sei regioni target (Sardegna, Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) proporremo un’inchiesta sul-
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lo stato di salute del welfare, il racconto di alcuni casi di real tà sociali che stanno determinando con la loro opera un reale cambiamento e una serie di riflessioni intorno ad alcune paro le chiave che indicano la rotta da seguire affinché questi ter ritori sappiano vincere la sfida di un futuro diverso da quello che spesso appare scritto nelle statistiche socio-economiche. Lo facciamo con il medesimo sentimento di ribellione che ha generato “Vita a Sud”: continuare a considerare il sociale esclusivamente come un fornitore di servizi e non come leva di sviluppo anche economico è una delle ragioni che tengono in vita l’immarcescibile filone della “questione meridionale”. Raccontare e mettere in rilievo le più innovative realtà sociali del Sud vuole esattamente andare nelle direzione opposta: contribuire a fare del meridione non un problema nazionale, ma un laboratorio di sperimentazione economica e sociale in un contesto meno rigido di quello del Nord e quindi più elasti co al cambiamento. Il viaggio di “Geografie Meridiane” salpa non a caso dalla Sardegna, a livello nazionale forse la regione meno considera ta e raccontata, se non per le cartoline dalle spiagge e dalle di scoteche della costa Smeralda. Leggere queste pagine curate da Luigi Alfonso e arricchite dai contributi del professor Vit torio Pelligra, dell’arcivescovo metropolita di Cagliari Giusep pe Baturi e del presidente di Fondazione Sardegna Giacomo Spissu lascia in bocca un sapore dolce-amaro. La rabbia per un
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contesto duro in particolare per i più fragili e per i giovani contrasta con la consapevolezza che alcune realtà sociali (nel book ne raccontiamo sette, ma non sono le sole come potrete legge re nei prossimi mesi su vita.it) hanno maturato una capacità di creare reali filiere di sviluppo locale e solidarietà, che potreb be essere decisive per il futuro della regione se valorizzate in modo sistemico e strategico in una logica di reale coprogram mazione e coprogettazione.
Conoscere, valorizzare, potenziare, collaborare in ottica paritaria con questi soggetti votati all’interesse generale è il compito della politica e dell’intera comunità sarda. Una poli tica che fino ad oggi ha fatto davvero troppo poco in questa direzione, congelando il welfare e il sociale in uno stato di isolamento nocivo in primis per i suoi abitanti in particolare quelli più fragili e i generale per chiunque abbia a cuore i destini di questa meravigliosa isola.
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La grande crisi del welfare-arcipelago
Disoccupazione, in particolare giovanile e femminile, integrazione sociosanitaria e ruolo del Terzo settore. Viaggio nel sociale di una regione che ancora non riesce a fare squadra
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→ CAPITOLO 1
Il welfare da ricucire: cercasi strade nuove per fare sistema
La Sardegna si trova a un bivio. Pandemia e crisi econo mica hanno presentato il conto. La partita si gioca tutta sul sociale. La crisi politica in ambito regionale e l’aumento dei bisogni lo dimostrano. La terra dei nuraghi e dei centenari è un piccolo paradiso terrestre, a patto però che si abbia un lavoro stabile. È un luogo di contraddizioni, con un po tenziale in buona parte inespresso. Turismo, agricoltura e in dotto, artigianato, siti archeologici e museali, servizi e una buona fetta di impiego nella pubblica amministrazione: così si divide il 90% degli occupati (nel 2021 erano 563mila, +11mila ri spetto al 2020). Ma l’economia sarda arranca, nonostante i 4 milioni di turisti registrati nell’estate 2022. Tra i colossi indu striali resiste soltanto la Saras.
Lavoro & povertà. La fonte principale di reddito in Sardegna sono le pensioni e i trasferimenti pubblici che determinano il 46,4% delle entrate degli abitanti dell’Isola. Mentre il lavo -
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ro dipendente arriva al 40,6% (dato 2017) La crisi economica e la pandemia nel 2021 hanno portato l’incidenza di povertà re lativa individuale al 18,1% (Istat). Nel 2021 i disoccupati erano 88mila (+4mila rispetto al 2020), con un tasso del 13,5% che col loca l’Isola al quarto posto come incidenza di disoccupati alle spalle di Campania (19,7%), Sicilia (19%), Calabria (18,4%) e Pu glia (14,8%). Il tasso di occupazione tra le donne è del 46,3%. Per Alessandra Zedda, assessora regionale del Lavoro che ha ras segnato le dimissioni l’8 no vembre 2022, saranno deter minanti tre fattori: «Il riconoscimento dell’insularità, gli interventi previsti dal Pnrr e lo sviluppo degli obiettivi fissati dal programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), puntando proprio a migliorare le opportunità di lavoro dei giovani, in particolare delle donne, favorendo il reinserimento lavorativo dei disoc cupati attraverso moderni servizi e strumenti digitali e con il coinvolgimento attivo di tutti gli attori del mercato del lavoro». Bisogna vedere che cosa accadrà dopo la sua decisione di la sciare la Giunta regionale. Sta di fatto che il suo malessere pro babilmente coincide con quello del Terzo settore e del mondo del volontariato sardo, che tra ottobre e novembre 2022 ha ma-
Pensioni e trasferimenti pubblici costituiscono oltre il 46% delle fonti di reddito. Mentre i redditi da lavoro dipendente valgono il 40,6%
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nifestato pubblicamente in piazza e attraverso duri comunica ti, in buona parte rivolti all’assessore della Sanità e delle Politi che sociali, Mario Nieddu. «Gli interventi realizzati nell’ultimo periodo dalle dieci Cari tas diocesane della Sardegna», sottolinea Raffaele Callia, de legato regionale Caritas «hanno rilevato numerosi bisogni: il progressivo spopolamento che appare come un “declino de mografico”; la fragilità del sistema dei trasporti; le fragilità di salute; il persistere della crisi del settore industriale; la povertà relazionale; le fragilità dei nuclei familiari riguardo alle temati che abitative; la scarsa offerta di edilizia pubblica; la povertà educativa e la dispersione scolastica». A tutto questo, fa notare Bruno Loviselli, vicepresidente della Fondazione antiusura Sant’Ignazio da Laconi, si aggiunge «un forte indebitamento di molte famiglie: un numero crescente che, a causa della non bancabilità, spinge i più bisognosi nelle mani degli usurai e tal volta a compiere gesti estremi. Soltanto noi, nel 2021, abbiamo erogato 75 pratiche per un totale di 2,426 milioni di euro, con un incremento di 520mila euro rispetto all’anno precedente». La Sardegna è prima in Italia per beneficiari Naspi, il sussidio di disoccupazione, e quinta per la spesa relativa al reddito di cittadinanza. L’Isola risulta 14esima in Italia per efficacia del welfare (Welfare Italia Index), nonostante si collochi al sesto posto per la spesa pubblica destinata all’istruzione e alla formazione.
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La regione ha registrato un grande incremento del numero di enti del Terzo settore. Questo però non toglie che si fatichi molto a lavorare in rete
Giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2019 era del 38,7% (Istat). La Sardegna ha il primato nazionale di giovani che abbandonano la scuola: il 9,7% degli studenti con un diplo ma superiore si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, senza le competenze minime necessarie per trovare lavoro o entrare all’università. Il 13,2% dei minori non arriva neanche al diploma delle superiori. I Neet (né occupati, né inseriti in un percorso di istruzione o formazione) sono il 23,6%, oltre 10 punti sopra la media Ue. Don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari che agisce in una diocesi con 680mila abitanti: «La pandemia ha comportato una deriva per i giovani, che si è tramutata in malamovida quando sono state chiuse scuole, oratori e tutti i luoghi di aggregazione sociale e sportiva. Si trovavano per strada, senza un controllo sociale».
Sanità&Sociale. La pandemia ha dirottato le cure verso la sanità privata. E la sanità pubblica è paralizzata: le liste d’attesa sono lunghissime, anche per i pazienti oncologici. Gli ospedali lamentano forti carenze di personale, le rette della Regione destinate alle strutture socioassistenziali non bastano neppure a
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pagare gli operatori (figurarsi a reggere l’urto del caro energia), in più ci si è messo il Covid con l’impiego dei Dpi interamente a carico di cooperative e comunità terapeutiche, ormai al collas so. Da qui le proteste che stanno montando sempre di più. Ammontava a 1.885 euro la spesa sanitaria pro capite nel 2018. La Sardegna è 16esima per spesa previdenziale media sulla po polazione over 65 (928 euro contro la media italiana di 1.140 euro) e per spesa media regionale per utente fruitore degli asili nido (5.015 euro contro la media italiana di 5.537 euro). La Giun ta regionale, sottolinea l’assessore dell’Igiene, Sanità e Assi stenza sociale, Mario Nieddu, ha «approvato un piano dei servizi alla persona che in Sardegna mancava da sedici anni. Una parte rilevante del Piano 2021-2023 riguarda gli interventi per la non autosufficienza e l’assistenza domiciliare, dove le risorse programmate ammontano a oltre 740 milioni di euro nel trien nio. Nell’ambito dei servizi alla persona abbiamo programmato oltre 63 milioni di euro nel triennio, da ripartire sui Plus per ga rantire i Livelli essenziali delle prestazioni connessi ai diritti all’istruzione, alla salute, alla mobilità e all’assistenza sociale. Inoltre, abbiamo finalmente approvato le linee guida per l’ac creditamento delle strutture sociali previsto dalla legge regio nale n. 23/2005, uno strumento che metterà ordine al settore e consentirà di uniformare i servizi a standard qualitativi ben de finiti e permetterà alle strutture di adeguare le proprie tariffe secondo quanto previsto a livello nazionale dal ministero del
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Lavoro e delle Politiche sociali». Rassicurazioni che non con vincono gli operatori sociali. Agci, Federsolidarietà e Legaco opsociali sono concordi nel dire che occorre «un forte coinvol gimento dei diversi attori, dalle istituzioni locali ai soggetti sociali del Terzo settore, con pari dignità e opportunità. Ad oggi questo non è accaduto e anche gli spazi di confronto e ap profondimento istituzionale precedentemente attivati, in par ticolare nella Consulta regionale sulle Politiche sociali, si sono progressivamente svuotati e da ormai un anno non svolgono nessun ruolo effettivo. In questo quadro, servizi fondamentali per il benessere di anziani, studenti disabili, famiglie e nuove generazioni, ma anche per la salute mentale, si trovano in una situazione di incertezza, con norme di riferimento confuse, alcuni sempre più ridotti a logiche prestazionali finalizzate al semplice risparmio econo mico più che ad una presa in carico dei bisogni. Le opportuni tà che pure sono presenti nella programmazione europea 20212027 e nelle risorse assegnate alla nostra regione dal Pnrr in ambito sociale e sanitario, senza una partecipazione informata dei diversi soggetti, rischiano di non centrare l’obiettivo di una riqualificazione e integrazione del sistema territoriale di cura e
La cooperazione sociale è concorde nel denunciare il mancato coinvolgimento degli operatori nel ridesign del sistema di cura regionale
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presa in carico dei bisogni dei cittadini. Case della salute e ospedali di comunità, assistenza domiciliare integrata, Rsa e strutture residenziali per anziani, comunità per minori, servizi per la riabilitazione globale e per la salute mentale, centri per la famiglia e servizi educativi, politiche e servizi per l’inclusione sociale-lavorativa rappresentano, in maniera non esaustiva, al cuni pezzi di un complesso puzzle da ricomporre per dare un futuro di benessere alla nostra comunità regionale». Andrea Pianu, responsabile di Legacoopsociali Sardegna (che rappre senta 210 cooperative sociali), specifica: «Nell’Isola funziona bene il sistema dei servizi alla persona, diffuso su tutto il territorio regionale, ma ci sono dei buchi nell’attuazione della legge regionale 23/2005: si va a diverse velocità. Le strutture socioassistenziali, residenziali e diurne hanno avuto vari tentativi di regolamentazione ma sulle tariffe si lasciano i territori alla libe ra interpretazione del mercato o dei singoli Comuni». Concor da Antonello Pili, presidente di Federsolidarietà/Confcoo perative Sardegna. Che aggiunge: «Finalmente è stata istituita la Consulta regionale delle politiche sociali, che mette insieme tutti gli attori del Terzo settore e dell’ambito sociale. Tuttavia, mancano alcuni pezzi fondamentali delle linee guida che ri guardano il sistema integrato, una tipicità della nostra regione: ci piacerebbe sapere che cosa intende fare l’amministrazione regionale in tal senso, visto che coinvolge una platea di circa 4.500 soggetti svantaggiati o non autosufficienti che gravitano
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nelle strutture private gestite da enti religiosi, cooperative so ciali e associazioni di promozione sociale. Realtà che, senza un maggiore sostegno della Regione, rischiano la chiusura nel giro di pochissimi mesi».
Terzo settore. L’Isola è la regione italiana che ha registrato il più alto incremento di istituzioni non profit: erano 2.047 nel 2011 e ben 11.446 nel 2019 (Istat). «Abbiamo avuto», spiega Stefania Gelidi, portavoce del Forum del Terzo settore, «un netto aumento delle associazioni del settore sportivo, ricreativo e culturale, là dove la pubblica amministrazione è più carente in termini di servizi, impianti e strutture». Per Lucia Coi, presidente del Centro Servizi Sardegna, «il Terzo settore sardo ha insite delle peculiarità condizionate dall’insularità e dalla con dizione di isolamento geografico di alcuni territori dell’inter no. Il nostro volontariato è sempre presente, attento ai fabbiso gni dei territori, ma spesso ancorato al passato e incapace di fare rete e di vedere al cambiamento come lo strumento per crescere e migliorare. Esprimo la solidarietà del Csv Sardegna per la battaglia che stanno conducendo le comunità terapeuti che: in ballo c’è la loro sopravvivenza e quella delle tante perso ne che ospitano». Intanto, hanno ripreso ad aumentare le file di persone indigenti sia alla Caritas sia nelle sedi delle associazio ni di volontariato che distribuiscono viveri e vestiario. Un pessimo segnale che sembra riportarci al periodo del lockdown.
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LE COMUNITÀ SOCIO-EDUCATIVE 200 Comunità alloggio per anziani autosufficienti (3.200 posti letto) 50 Strutture residenziali per minori (max 500 ospiti) 112 Centri di aggregazione sociale 1 Centro famiglia 150 Comunità integrate per anziani non autosufficienti (4.500 posti letto) 25 Comunità alloggio 44 Centri socio-educativi diurni 166 Comunità integrate 15 Comunità terapeutiche per le dipendenze TERMOMETRO SOCIALE Popolazione Sardegna 1.639.591 1 gennaio 2019 Occupati Disoccupati Nuclei familiari 730.510 147mila Famiglie con due o più componenti occupati 267mila Famiglie con un solo componente occupato 129mila Famiglie senza occupati 84mila 552mila 88mila 563mila 2020 2020 2021 2021 Povertà relativa individuale (%)* 15,7 2019 17,5 2020 18,1 2021 Beneficiari Naspi 85mila Neet** 80mila * persone che vivono in famiglie in povertà relativa sul totale dei residenti ** fascia 15-34 anni Istat Numeri sotto la lente disoccupazione e Neet: il nodo del lavoro 18 SARDEGNA. IL SOCIALE ISOLATO
Numeri sotto la lente il Terzo settore in cifre: più enti, meno occupati Istat Dipendenti + lavoratori esterni 25.110 27.030 23.555 2011 2015 2019 AUMENTANO LE NON PROFIT, DIMINUISCONO I LAVORATORI 2011 2015 2019 Associazioni Cooperative sociali Fondazioni Altre forme giuridiche 1.306 1.720 9.854 558 814 1.008 51 71 125 132 152 449 Totale istituzioni non profit 2.047 2.757 11.446 2011 2015 2019 19 SARDEGNA. IL SOCIALE ISOLATO
20 SARDEGNA. IL SOCIALE ISOLATO ISCRIZIONI AL RUNTS AL 20 SETTEMBRE 2022 VOLONTARI EFFETTIVI E OCCASIONALI Associazioni di promozione sociale 231 Organizzazioni di volontariato 1.362 Nuove pratiche presentate da enti mai iscritti ai precedenti registri 52 Media ore di volontariato mensile Volontari per ore di impegno mensile 70mila 1999 Acli Sardegna ha misurato la quantità di ore mensili (18 di media) che i volontari sardi dedicano ad attività a favore della collettività equivalenti all’impegno richiesto per 20mila posti di lavoro full time Sardegna 18,04 54% 41% 5% Nuoro 18,2 Oristano 23,6 Sassari 14,2 Cagliari 20,0 Sud Sardegna 16,4 2011 2015 140mila 193mila IMPEGNO NEL VOLONTARIATO Meno di 10 ore Tra 11 e 50 ore Oltre 50 ore Numeri sotto la lente volontari: in 20 anni più che raddoppiati
Change makers: quando il sociale fa la differenza
Siamo andati a conoscere da vicino sette organizzazioni che in Sardegna sono diventate un punto di riferimento per le proprie comunità
21 → CAPITOLO
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Cibo, gas e ricette: ci pensano i volontari
Casa della Fraterna Solidarietà. Centinaia di persone in fila ogni giorno per ricevere alimentari e tanto altro. A Sassari si fa fronte anche ai disservizi della sanità pubblica: a 1.400 per sone è stata impiantata una dentiera. Trenta volontari lavorano anche d’estate, «perché la fame non va in ferie» —
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Sassari, la consegna dei beni di prima necessità alle famiglie indigenti (foto Laura Caggiari)
Aldo Meloni, presidente della Casa della Fraterna Solida rietà, sostiene di aver sempre creduto nei valori di fratellan za, uguaglianza, libertà. Cagliaritano di nascita, da tempo vive a Sassari. «Sedici anni fa è arrivata l’occasione di coinvolgere un gruppo di amici desiderosi di fare volontariato operativo. Abbiamo fondato una onlus assistenziale laica che si occupa di fornire beni e servizi a soggetti in condizioni di difficoltà. Ab biamo iniziato in un piccolo locale della Divina Provvidenza, in città. Appena un anno dopo ci hanno concesso l’uso del ga rage dell’ex questura».
Ogni giorno l’associazione, che fa parte del consorzio regionale Alimentis, consegna fra i 210 e i 250 sacchetti di derrate alimentari
Si è partiti con la distribuzione di generi alimentari alle famiglie bisognose. Poi il passaparola ha costretto i soci ad allargare gli interventi. «Sia mo aperti tutte le mattine dal lunedì al sabato, agosto compreso, perché la fame non va in fe rie», sottolinea Meloni. «Qualcuno ride a questa battuta, ma è l’amara verità: c’è gente che non ha i soldi per comprare la car ta igienica, figurarsi se può permettersi pane e companatico». Oggi l’associazione conta trenta volontari, quasi tutti anzia ni ma in grado di coprire i turni in diverse fasce orarie. Ogni giorno vengono consegnati 210-250 sacchetti di derrate ali mentari destinate alle persone indigenti. L’organizzazione di
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volontariato fa parte del consorzio regionale Alimentis. «È un piccolo contributo, rispetto a quanto fanno organizzazioni più grandi e strutturate della nostra, ma lo facciamo con il cuore senza chiedere nessuna documentazione per alimentari e ve stiario. Difficilmente i furbi si mettono a fare la fila in mezzo ai poveracci, è mortificante». Per la consegna della bombola del gas, invece, viene richiesta la presentazione dell’Isee per rientrare nel budget di 1.600 euro di spesa che l’associazione affronta ogni mese per i di spositivi che un rivenditore convenzionato consegna a domicilio.
L’associazione aiuta anche tanti anziani bisognosi di medicinali che, vittime dei disservizi della sanità, si presentano con le ricette bianche
«In ambito sanitario, visti i tanti disservizi che si registrano a Sassari, aiutiamo le persone che si presentano da noi con le ricette bianche. Anche loro devono presentare l’Isee, non siamo in grado di ac contentare tutti. Sono per lo più persone anziane, pensionati che spesso hanno figli disoccupati e nipoti a carico. Al piano superiore della sede abbiamo allestito un laboratorio odonto iatrico: un dentista impianta le dentiere (1.400 apparecchi in 9 anni). Non c’è dignità per chi non ha denti. Il problema riguar da anziani e giovani. Estetica, certo, ma soprattutto salute». Il 70% delle persone che la Casa della Fraterna Solidarietà
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aiuta è costituito da over 65. «Durante il lockdown siamo riu sciti a tenere aperta l’associazione, registrando una media di 500 famiglie al giorno: una marea di disperati. È intervenuta persino la polizia per gestire le lunghe file nel marciapiede. Ce la caviamo grazie al 5 per mille e ai contributi di aziende loca li che apprezzano il nostro lavoro. Non accettiamo qualunque donazione, al bando gli alimenti scaduti. C’è un triplo vantag gio: le imprese scaricano fiscalmente queste derrate, evitano di buttarle in discarica e fanno pure del bene. Riceviamo an che donazioni in memoria di familiari defunti e, ogni tanto, l’a iuto da parte dei Servizi sociali del Comune di Sassari. Il mio numero di telefono si trova nel sito, è a disposizione di tutti, ed è per questo che ricevo molte chiamate da parte di persone che hanno bisogno più di una parola di conforto che di beni materiali».
Casa della Fraterna Solidarietà Odv
Corso Margherita di Savoia, 6 – Sassari
Tel. 333.5920602
Sito: www.fraternasolidarieta.it – Email: aldo.meloni@tiscali.it Settore d’intervento: assistenza sociale, sanità
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Alla riscoperta de “S’aggiudu torrau”
Domu Mia Amici di Sant’Egidio. A Muravera, questa giova ne associazione si prende cura dei poveri e dei fragili applicando il metodo dell’antica tradizione sarda dell’aiuto da restituire. È così che nel piccolo centro del sud dell’Isola ha riacceso la fiamma della cittadinanza attiva e della solidarietà. —
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Una simbolica immagine delle attività svolte da Domu Mia nella spiaggia di San Giovanni (Muravera)
«Il nome è molto lungo e articolato, ma ha un suo perché». Ninni Santus, presidente di Domu Mia Amici di Sant’Egidio Aps, spiega: «Ci siamo costituiti nel 2018. L’idea è stata di un gruppo di donne di Muravera (provincia Sud Sardegna, ndr.) che avevano contatti con la comunità di Sant’Egidio a Firen ze. Un loro operatore ha la casa al mare nel nostro paese. Pren dendo esempio da loro, abbiamo chiesto in comodato d’uso una sezione dell’ex Partito Comunista, abbandonata da tem po. Eseguiti i lavori di ristrut turazione, abbiamo iniziato come una costola di Sant’Egidio ma, di comune accordo, abbiamo modificato la denominazione poco dopo perché siamo di estrazione laica». Appena quattro anni di vita ma già realtà consolidata nel territorio e ormai conosciuta in tutta la Sardegna, questa as sociazione cura diversi servizi per uomini e donne in condi zioni di fragilità e svolge attività dedicate a persone con disa bilità. «Nel 2020», spiega il presidente «il Covid ci ha costretti ad accelerare i tempi per dare pronte risposte alla gente in dif ficoltà. La Fondazione di Sardegna ha deciso di sostenerci do nandoci buoni per l’acquisto di beni di prima necessità, da di stribuire alle famiglie indigenti. Siamo così entrati a far parte
Domu Mia Amici di Sant’Egidio nasce dall’incontro fra i cittadini di Muravera e la comunità di Sant’Egidio di Firenze. Da qui il nome
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del Consorzio Alimentis e ora, ogni settimana, aiutiamo un centinaio di famiglie. Nel periodo del lockdown abbiamo rad doppiato quella cifra. Serviamo il Sarrabus e una parte del Gerrei: cinque mesi fa abbiamo aperto una sede a Villasalto, in accordo con il Comune. Di recente anche l’amministrazione di Quartu Sant’Elena ci ha chiesto di aprire una sede nella loro città. Pure lì, nei locali dell’ex Pci ormai in disuso».
Le attività si moltiplicano a vista d’occhio, soprattutto gra zie all’impegno dei 35 volon tari iscritti a Domu Mia. A loro si aggiungono una decina di persone che si sono associate nel corso del 2022 e tanti compaesani che aiutano sporadicamente l’asso ciazione per il solo piacere di farlo. «Quest’anno abbia mo aperto una struttura per consentire ai disabili l’accesso al mare. L’iniziativa è andata così bene che per tutta l’estate, la sera, gli anziani del paese si sono recati alla spiaggia di San Giovanni a prendere il fresco. Si fermavano a socializzare con i disabili presenti nella struttura, compresi molti turisti arri vati dalla penisola».
Attualmente i volontari sono 35, ma il numero è in forte crescita così come i servizi e le aree di attività dell’associazione nata solo 4 anni fa
Nella sede di Muravera è aperta una mensa 7 giorni su 7 («per i poveri, ma anche per le persone che vivono sole, per
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noi non fa differenza», sottolinea Santus). Nella facciata prin cipale campeggia un murale del noto artista Manu Invisible. Domu Mia, che in sardo significa “casa mia”, ha riportato in auge una vecchia prassi sarda: s’aggiudu torrau (l’aiuto da re stituire, nelle forme più disparate). «Se la comunità aiuta una persona, questa deve restituire qualcosa alla comunità, sen za monetizzare il lavoro. Alle persone che ricevono la spesa, per esempio, chiediamo di fare piccoli lavori per la collettivi tà. Non è un baratto, piuttosto un fatto di socialità che la gente apprezza molto. In tanti lo conoscevano per averlo visto prati care nella loro infanzia, altri lo stanno scoprendo ora. Abbiamo proposto di prevedere qualcosa di simile per i beneficiari del reddito di cittadinanza, ma nessuno sinora ci ha dato ascolto. Eppure, se elimineranno questa misura, sarà un disastro». I soci più giovani, nei mesi scorsi hanno anche avviato una raccolta fondi attraverso la piattaforma crowfundme con l’o biettivo di attrezzare nuove spiagge inclusive oltre quella di San Giovanni a Muravera.
Domu Mia Amici di Sant’Egidio Aps
Via Speranza, 68 – Muravera (SU)
Tel. 335.5453861
Facebook: domumiasarrabus Email: santegidio.sarrabus@gmail.com Settore d’intervento: assistenza sociale
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Dai minori al lavoro: la filiera dell’inclusione
Domus de Luna. Sostiene 6mila persone soltanto a Cagliari, 7 giorni su 7. Famiglie, minori e donne vittime di violenze. Una battaglia contro il degrado sociale delle periferie. Sono 200 i vo lontari e altrettanti i dipendenti e collaboratori, mentre sono 210 i giovani che qui si sono formati e hanno trovato occupazione
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Il fondatore Ugo Bressanello abbraccia due giovanissimi ospiti di Casa delle Stelle, a Cagliari
Già il nome, Domus de Luna, rivela l’anima del progetto: desiderare la luna, andare oltre gli schemi preconfezionati. In una parola: innovare davvero
Pensava di prendersi un anno sabbatico. Una sorta di resti tuzione delle tante piccole e grandi fortune che aveva avuto sino a quel momento. Ugo Bressanello non avrebbe mai im maginato che la vita gli sarebbe cambiata radicalmente, dopo aver lasciato alle sue spalle le belle esperienze da manager e imprenditore nel settore delle telecomunicazioni. Quando nel 2005 ha costituito la Fondazione Domus de Luna, a Ca gliari, è iniziato un nuovo corso. «La mia non è stata una scel ta consapevole, non c’è stata una pianificazione delibera ta. Forse il coraggio di fare una scelta un po’ folle e di prendersi una serie di rischi, oltre la zona comfort, è dovuto al fatto che io sono incoscien te», dice lui con uno stupore mal celato. Che cosa è accadu to? È stata aperta la Casa delle Stelle, dedicata ai minori, con l’aiuto delle persone a lui più care. Il nome scelto, Domus de Luna, rivela l’anima di questo progetto: desiderare la luna, an dare oltre gli schemi preconfezionati e superare il limite delle abitudini. Cercare nell’innovazione concreta un modo diver so e migliore per prendersi cura di bambini, ragazzi e famiglie in difficoltà.
«Il fatto è che i bambini crescono, e non potevamo lasciar-
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li soli», spiega Bressanello. «Molti avevano storie di violenza e incuria alle spalle. Poi pensi alle madri disperate: che fai, le la sci sole a se stesse? A un certo punto incontri un signore che si chiama Luigi Cancrini, fa lo psichiatra e si occupa di comunità, che ci fa capire che bisogna trovare un metodo nuovo, coniu gando l’accoglienza alle cure, come le terapie individuali e di gruppo. Così nasce “Sa Domu Pitticca” (piccola casa, in sardo), dedicata a minori e famiglie. In parallelo è successo che, occu pandomi del disagio minori le e delle periferie, ho capito che la mancanza di opportunità di lavoro non potevano lasciarci indifferenti. Così è sorta la Locanda dei Buoni e Cattivi, dove oggi 60 perso ne lavorano con un regola re contratto. E il numero è in continua crescita». Casa Cometa, Casa del Sole, Casa Futuro, l’Exmè, Teatro Dante, l’Oasi del Cervo e della Luna: sono le altre realtà di que sta Fondazione. I numeri parlano da soli: 6mila persone (2mila famiglie) ricevono la spesa giornaliera, di cui una parte impor tante rientra nel progetto del Consorzio Alimentis («Ma la di stribuzione dei beni di prima necessità si è allargata in ma niera drammatica con la pandemia», sottolinea allarmato il
Bressanello: «Ancora oggi i bambini che accogliamo mi fanno stare bene e mi fanno stare male. Tutti diversi e tutti così uguali: sono loro la mia forza»
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fondatore). Trecento tra bambini, ragazzi e madri che hanno vissuto in comunità protette. I giovani della Locanda forma ti sono stati 210, in buona parte hanno trovato sbocchi altro ve o hanno scontato pene alternative alla detenzione. Il mondo dell’Exmè accoglie oltre mille ragazzi nelle varie attività, an che nelle scuole. E 200 tra dipendenti, consulenti e collabo ratori, più altrettanti volontari attivi. Una porta sempre aperta e una rete di collaborazione con altre realtà del tessuto socia le isolano. Bressanello, che è un genitore adottivo, mette sempre i più piccoli al centro di tutto. «Tutte le nostre attività sono importantissime, ma mi emoziono ogni volta che entro nella Casa delle Stelle e vedo i bambini. Cerchiamo di farli vivere felici, se possibile. Mi fanno star bene e mi fanno star male. Il loro abbraccio, la tenerezza, mi lasciano senza fiato. Sono tutti diver si e tutti così uguali. Ti danno la mano, non ti vogliono mai la sciare. È questo che mi spinge a continuare con grande gioia».
Fondazione Domus de Luna Onlus
Via Sanna, snc – Cagliari (Municipalità di Pirri)
Tel. 070.0983326
Sito: www.domusdeluna.it
Email: amministrazione@domusdeluna.it Settore d’intervento: assistenza sociale, ambiente
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Il turismo esperienziale fa ricca la comunità
Gea Ambiente e Turismo. Progetti innovativi tra cultura e tu rismo, strutture ibride fra arte e ospitalità. Radiografia del suc cesso di una cooperativa di produzione lavoro (presto impresa so ciale) quasi tutta al femminile che ha saputo mettersi in rete con altre realtà del Terzo settore —
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Il Muma di Sant’Antioco: l’ostello gestito da Gea è all’interno della struttura museale
Otto professionisti dei settori ambiente e turismo (7 donne e un uomo) nel 2015 si ritrovano di fronte a un bivio. Partecipa no a un bando dell’Ente Foreste: hanno le competenze ma non la forza economica. Non correndo da soli, per lo meno. Si met tono insieme e vincono il bando. L’alchimia funziona e il grup po si consolida. Nasce così Gea Ambiente e Turismo, una coo perativa di produzione lavoro che presto assumerà la qualifica di impresa sociale. Ha 19 dipendenti e una missione condivisa: creare una connessione tra l’uomo e il territorio. Gea gestisce strutture pubbliche: musei, punti ricettivi e centri di educazione all’ambiente e alla sostenibilità in diverse zone della Sar degna. Il Muma di Sant’An tioco, il Museo del mare e dei maestri d’ascia, è uno dei fiori all’occhiello. Al suo inter no è stata ricavata una struttura ricettiva. «A noi», sottolinea la biologa Giovanna Cocco, responsabile settore museale della Gea «interessa che i nostri ospiti facciano un’esperienza for mativa che resti nei loro cuori. Immaginiamo un mondo dove l’economia ha un’anima ed è garantita a tutti una vita dignito sa, nel rispetto delle tradizioni e della cultura identitaria dei luoghi. Con questo spirito abbiamo aperto di recente un’al-
Gea gestisce anche il Museo del mare e dei maestri d’ascia di Sant’Antioco, all’interno del quale è stata allestita una struttura ricettiva
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tra struttura a Baressa (Oristano), che ospiterà un museo del territorio e un Cea. I progetti che promuovono la sostenibilità sono al centro di tutte le nostre iniziative, compreso il Museo della Laguna di Santa Gilla, a Capoterra (Cagliari)».
Nel 2016 l’ostello del Muma ha registrato appena 600 pre senze. Nel 2022 (dato parziale del mese di settembre) sono sa lite a 10mila. Un incremento clamoroso che premia il lavoro e l’innovazione progettuale di Gea. Tutto il territorio, inoltre, trae beneficio economico in dotto dalle sue attività. «Ci sta a cuore il benessere generale delle comunità in cui operiamo», sottolinea Cocco. «La trasformazione in impresa sociale è davvero natu rale, una conseguenza logica del nostro operare. Partiamo da un principio: il turismo in luoghi dove le persone sono più felici, è un turismo che ha successo. I servizi socio-sistemici che proponiamo sono importanti anche a livello educativo: la vorando con le nuove generazioni, modifichiamo in positivo il loro modo di pensare in un’ottica di sviluppo sostenibile». Perché un turista dovrebbe recarsi in queste strutture ri cettive e non in un albergo vicino? «Ce lo siamo chiesti an che noi. E ci siamo detti: dobbiamo puntare sulla nostra unici-
Nel 2016 l’ostello all’interno del Muma ha ospitato 600 persone. Quest’anno solo fino a settembre sono state 10mila. Un incremento clamoroso
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tà e sulla bellezza dei luoghi e dei saperi. E anche sulla qualità dell’accoglienza. Sono alcuni dei punti vincenti che ci hanno permesso, nel 2018, di essere premiati dalla Fondazione Catto lica di Verona tra le otto aziende in Italia che meglio hanno tu telato il bene comune. In fondo, non facciamo cose diverse da gli altri, ma le facciamo in modo differente». La zona ristoro del Muma è stata realizzata dai ragazzi del Laboratorio Lesignola, una cooperativa sociale emiliana: sono stati ospitati dalla struttura per una settimana, in quanto non potevano permettersi una vacanza al mare. «Affiancati da fa legnami e architetti, hanno imparato a lavorare il legno e riparare i mobili», dice Cocco. «In generale, il rapporto con numerose realtà sarde del sociale si fa sempre più stretto, amiamo lavorare in rete. Con Domus de Luna siamo in partnership in diversi progetti, per esempio all’Oasi del Cervo e della Luna e al Parco di Gutturu Mannu».
Cooperativa Gea
Ambiente e Turismo
• 1. Casa Spadaccino/Ceas Laguna di Santa Gilla • 2. Località Su Loi, Capoterra • 3. Muma: Lungomare C. Colombo, 25 – Sant’Antioco
Sito: www.ecoistitutomed.it
Email: info@ecoistitutomed.it
Settore d’intervento: sostenibilità; ambiente
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Il laboratorio sociale al servizio dei giovani
Lariso. Ovvero “Laboratorio per la ricerca e l’intervento sociale”, un vero e proprio hub a disposizione della crescita formativa e professionale dei giovani nato nella provincia di Nuoro, l’unico capoluogo italiano non servito dalla ferrovia. In 26 anni ha formato e certificato le competenze di 1.400 allievi
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Un gruppo di partecipanti all’ultima edizione del Festival dell’Innovazione sociale, a Nuoro
La coop nasce da un’idea di tre sociologi e un informatico, a cui si sono aggiunte altre professionalità per passare dalla ricerca alla progettazione
Formazione, ricerca sociale, servizi educativi e politiche giovanili. Il campo d’azione della cooperativa sociale Lariso è piuttosto ampio. L’efficacia dei suoi interventi in quasi 30 anni di vita, la colloca tra i punti di riferimento non solo nel Nuo rese ma anche in altri territori dell’Isola. «L’acronimo Lari so», spiega il presidente Silvio Obinu «sta per “Laboratorio per la ricerca e l’intervento sociale”. È nata nel 1990 su inizia tiva di tre sociologi e un informatico. Nel 1994 si è trasforma ta in cooperativa con il coin volgimento di altri sociologi, psicologi, pedagogisti, educatori del territorio, per offrire servizi sociali innovativi in una provincia che ha sempre avuto una grande tradizione in questo settore, persino nei Comuni più piccoli. Molti dei nostri soci e dipendenti hanno maturato esperienza in quali tà di operatori comunali per la programmazione e valutazione dei servizi sociali, anche all’estero».
Dalla ricerca si è passati così alla progettazione per dare ri sposte ai bisogni concreti dei singoli e delle comunità. Lariso lavora con i minori, aiutandoli a costruire relazioni educative con gli adulti e i coetanei, ma anche con i genitori per la riaf fermazione del loro ruolo. I giovani sono al centro della mag-
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gior parte degli interventi. I gruppi di motivazione allo stu dio sviluppano l’integrazione sociale. Si punta a promuovere il loro protagonismo e aumentare le competenze, per offrire maggiori opportunità di occupazione in un’area della Sarde gna con gravi carenze economiche e infrastrutturali (Nuoro è l’unico capoluogo di provincia in Italia non servito dalla fer rovia).
Obinu: «Con il Comune di Nuoro, abbiamo dato vita al Cesp (Centro etico sociale Prato sardo), uno spazio di libero accesso nel quale vengono svolte attività laboratoriali, culturali, orientative, formative ed espressive rivolte a ragazzi, adulti, scuole e as sociazioni. Il Cesp si candi da quale polo regionale per la sperimentazione di percorsi di apprendimento e valoriz zazione del capitale umano attraverso il riconoscimento del le competenze, quali strumenti di una politica sociale innova tiva, centrata sulla persona e sul coworking».
I giovani sono al centro della maggior parte degli interventi. Con lo scopo di creare opportunità di occupazione in un’area molto depressa
I dipendenti oggi sono 60. Molti operatori della Lariso han no scelto di continuare a lavorare nei servizi educativi, ri nunciando alle lusinghe della pubblica amministrazione. «In questa fase», sottolinea il presidente, «siamo impegnati nella
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formazione di nuovi giovani, per un adeguato ricambio gene razionale. Siamo inoltre concentrati sui progetti di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, in collaborazione con le scuo le della provincia e non solo. Per i servizi educativi territoria li e le attività di aggregazione e animazione, nell’ultimo trien nio abbiamo servito circa 1.300 minori e famiglie. In 26 anni abbiamo formato 1.400 allievi attraverso i corsi per la qualifica professionale e la certificazione di competenze». Lariso, con i suoi operatori di strada, ha anche animato l’ul tima edizione del Festival dell’Innovazione sociale che si è te nuto a Nuoro nel mese di giugno 2022. «Questo territorio ha grandi potenzialità ma ha sempre avuto la tendenza a piangersi un po’ addosso. Ora avverto un’inversione di tendenza, in particolare nelle ultime generazioni: si moltiplicano le iniziative imprenditoriali e culturali, nascono startup innovati ve, c’è un fermento beneaugurante che dobbiamo sostenere, coinvolgendo i giovani anche nella progettazione», conclude Obinu.
Cooperativa sociale Lariso onlus
Via Marisa Bellisario, 61 – Località Pratosardo (NU)
Tel. 0784.232840 – 0784.39633
Sito: www.lariso.it Email: info@lariso.it Settore d’intervento: istruzione e ricerca, sviluppo economico e coesione sociale
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Ai ragazzi offriamo un altro mondo
Mondo X. Non ne parla quasi più nessuno, ma anche in Sarde gna le dipendenze sono tornate ad essere un problema per tanti giovani. Per questo l’associazione Mondo X è ancora oggi un pun to di riferimento per migliaia di ragazzi e le loro famiglie. Pur avendo pochi rapporti con i servizi pubblici —
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Padre Salvatore Morittu in attesa dell’udienza dedicata ai malati di Aids con Papa Francesco
«Padre Salvatore Morittu non è il mio padre biologico ma è come un padre adottivo che mi ha fatto diventare uomo». Nelle parole di Sandro, uno dei primi sei giovani che nel 1980 varcarono la soglia del convento di San Mauro, a Cagliari, si ritrovano tutte le oltre 2.500 persone che sinora hanno fatto parte del progetto di recupero avviato dal frate minore di Bo norva su richiesta dell’allora Provinciale, padre Dario Pili, che accolse l’invito del confratello padre Eligio Gelmini, un pioniere come don Luigi Ciotti. Nasceva così la pri ma comunità di vita in Sardegna. Pochissimi volontari della prima ora sfidarono lo scetticismo e la diffidenza generale, e affiancarono Pa dre Salvatore, un francesca no con due lauree (teologia e psicologia) in tasca. «Iniziammo con il poco che avevamo, privilegiando il pic colo, il povero», spiega il fondatore. «In Sardegna non avver tivamo l’emergenza perché i numeri non erano elevati e la no stra struttura sociale mascherava il problema. Iniziare in un convento poteva essere scoraggiante, invece si è rivelato de cisivo per la crescita del progetto, proseguito con l’apertura delle comunità di S’Aspru (Siligo, 1982) e Campu ‘e Luas (Uta,
L’associazione non ha attivato alcuna convenzione con l’Asl eccetto che per la Casa Famiglia. Padre Morittu: «Non ne condividiamo l’approccio»
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1986), e poi della Casa Famiglia per malati terminali di Aids (Sassari, 1998)».
L’associazione non ha attivato convenzioni con le Asl («Non condividiamo il modo di procedere dei SerD», dice Morittu). Soltanto per la Casa Famiglia non si può fare a meno delle ret te giornaliere della Regione, perché le terapie sono troppo onerose. «Tante persone si sono avvicinate a noi perché inna morate della nostra filosofia di vita che pone al centro di tutto l’Uomo. E continuano ad aiu tarci in tanti modi. Rispetto agli anni Ottanta, la situazione è radicalmente cambiata: oggi non ci si può affidare ai soli volontari, occorrono psicologi, psichiatri, pedagogisti, educa tori. Il 30% dei nostri ospiti è in doppia diagnosi, ciò richiede l’intervento di un’équipe medica».
Sono 2.500 le persone che hanno preso parte ai programmi di recupero dell’associazione: il 30% degli ospiti ha una doppia diagnosi
Eroina e cocaina, ma non solo: anche in Sardegna tra gli ado lescenti sono in espansione la cannabis (che rispetto a quella consumata negli anni ’60 e ’70, oggi ha triplicato la capacità di alterare l’aspetto sensoriale dei ragazzi), l’ecstasy e altre dro ghe sintetiche. Più alcol e ludopatie. «Registriamo un aumen to preoccupante di schizofrenie giovanili per l’uso di quelle che definiamo droghe ricreazionali», dice padre Salvatore.
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La Casa Famiglia “Sant’Antonio abate”, unica struttura pri vata del genere nell’Isola, è stata inaugurata nel 1998: da allo ra ha accolto 87 ospiti (alcuni di loro si sono presentati più vol te), di cui 61 sono deceduti (46 sono stati accompagnati sino alla morte in Casa Famiglia). «Ma le ultime terapie alimenta no nuove speranze. Oggi li accompagniamo a ri-vivere», spie ga Padre Morittu. Che però ammette: «Quarant’anni fa erava mo convinti che gli anticorpi sociali e familiari, dovuti in parte alla cultura agropastorale sarda, ci avrebbero messo al riparo dal propagarsi di queste droghe. Invece oggi molti ovili sono utilizzati come depositi di queste sostanze e luoghi di spaccio». A breve l’associazione si trasformerà in Fondazione. Intanto padre Salvatore è stato affiancato da un giovane frate umbro, padre Stefano Gennari, nell’ottica di una riorganizzazione che riguarderà 25 dipendenti a tempo pieno, numerosi profes sionisti a convenzione, più un nugolo di volontari (65 soltanto in Casa Famiglia) e sostenitori.
Associazione Mondo X-Sardegna Ets
• 1. Via San Giovanni, 287 – Cagliari – Tel. 070.663358
• 2. Comunità S’Aspru – Siligo (SS) – Tel. 079.836002
Sito: www.mondoxsardegna.it
Email: associazione@mondoxsardegna.it
Settore d’intervento: assistenza sociale, sanità
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Quando le cooperative vanno in rete
Solidarietà Consorzio. Quattro realtà molto differenti tra loro si sono messe in network e oggi danno lavoro a 200 perso ne: dall’agricoltura sociale (con la scommessa delle piante di Goji) passando per i servizi educativi per minori fino all’inclusione di persone con svantaggio e malati psichiatrici —
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Un operatore cura le piante di Goji nel terreno del Consorzio in agro di Monastir (Cagliari)
La scommessa più innovativa di Solidarietà Consorzio coo perativo sociale passa per il bio. Più esattamente, per un etta ro di terreno coltivato a Goji, l’arbusto di origine tibetana che si sta diffondendo sempre più anche in Occidente in virtù del le tante proprietà fitoterapiche e nutraceutiche delle sue bac che, che hanno effetti positivi per la salute. Un progetto pro posto da una delle quattro cooperative della compagine sarda, la Bentos, e che ha trovato gambe soltanto grazie a un bando cofinanziato dalla Fondazio ne Con il Sud e da Enel Cuore, denominato “Terre Colte”. Si tratta di un’iniziativa che mira a valorizzare le terre del Sud Italia abbandonate o incolte. «Un bando quanto mai prov videnziale», sottolinea la presi dente del Consorzio, Cristina Sanna. «Ha evitato che il progetto andasse in fumo: le ban che si erano rifiutate di concedere il credito a Bentos sempli cemente perché era una cooperativa di nuova costituzione. Il nostro cda ci ha creduto, non si è arreso di fronte a questi osta coli e, per fortuna, la Fondazione Con il Sud lo ha scelto quale progetto pilota per la Sardegna, è stata capita la valenza di un’i niziativa che a nostro avviso ha un mercato in costante cresci ta, in Sardegna e in Italia. Così siamo riusciti ad affittare questa
Il progetto di Bentos, una delle coop del consorzio, sulla coltivazione a Goji promette di avere importanti sviluppi economici in Italia e all’estero
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proprietà nel territorio di Monastir (Cagliari). Nell’Isola arri vavano soltanto bacche di Goji essiccate, noi però puntiamo su quelle fresche perché sono più commerciabili in campo agro alimentare e farmaceutico. A causa del periodo di pandemia, siamo ancora nella fase iniziale. Il primo, vero raccolto è pre visto per il 2023. Sono piante che richiedono cure e particola ri attenzioni. Stiamo valutando se vendere le bacche a terzi op pure trasformarle direttamente, creando nuovi posti di lavoro. Nel frattempo, sono stati av viati contatti con la Germa nia e altri Paesi europei interessati al prodotto».
Sanna: «La scelta di lavorare insieme nasce dalla consapevolazza che così abbiamo un peso differente sotto il profilo economico e delle competenze»
Solidarietà Consorzio è stato fondato nel marzo del 1997. Alcune realtà della pri ma ora, nel tempo, hanno seguito percorsi differen ti. Dei soci fondatori è rimasta soltanto la cooperativa sociale Piccolo Mondo, alla quale si sono unite Bentos e le cooperati ve Servizi Sociali ed Elan. Il Consorzio opera nell’area metro politana di Cagliari e nella provincia del Sud Sardegna (prati camente, buona parte della vecchia provincia di Cagliari). «La scelta di costituire questa realtà», spiega ancora Sanna, «è sca turita dal fatto che, insieme, abbiamo la possibilità di fare rete e un peso differente sotto il profilo economico e delle compe -
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tenze quando partecipiamo ai bandi pubblici, come è accadu to per “Includis” e “Isola”».
Non c’è soltanto l’agricoltura sociale tra le tante attività svol te da Solidarietà Consorzio, che conta 70 dipendenti diretti e circa 200 “aggregati” considerando le quattro cooperative che lo compongono. Per esempio, è stato acquistato un immobi le a Villanovaforru che ospita una comunità per donne e mi nori vittime di violenza e maltrattamenti. Le cooperative sono complementari le une alle altre e svolgono attività completa mente differenti tra di loro: di Bentos si è detto, ma va aggiun to che pure questa coop sociale inserisce nei progetti persone svantaggiate; Piccolo Mondo gestisce prevalentemente asili nidi, Servizi Sociali invece si occupa di strutture dedicate a minori e malati psichici; infine, Elan è una cooperativa di tipo B finalizzata all’inserimento lavorativo e sociale di sogget ti che soffrono condizioni di svantaggio.
Solidarietà Consorzio cooperativo sociale
Via Sonnino, 77 – Cagliari
Tel. 070.15247524
Sito: www.consolidarieta.it – Email: info@consolidarieta.it Settore d’intervento: agricoltura sociale, servizi educativi per minori, strutture residenziali
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51 SARDEGNA. IL WELFARE ISOLATO
→ CAPITOLO 3 Pensieri meridiani: il rilancio in tre sfide
altrettanti
chiave per il futuro
Abbiamo chiesto a tre protagonisti del pensiero sociale della Sardegna di ragionare su
termini
dell’Isola
Prima sfida: rendere felici i nostri giovani
di Vittorio Pelligra
Non è facile essere ragazzi in Sardegna: sono una minoranza, ap pena il 20% della popolazione ha fra i 12 e i 34 anni, e spesso stu diano poco e male. Come uscire dall’angolo? Aprendo spazi nelle nostre comunità e affidando loro responsabilità. Il Terzo settore può avere un ruolo da guida. Sarà all’altezza? —
Più che parlare di giovani i giovani bisognerebbe ascoltarli. Convinto di questo, ho comunque accettato l’invito a questa riflessione, se non proprio “con” i giovani, principalmente per
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amore loro che vedo ogni giorno riflessi e rappresentati negli occhi dei miei figli adolescenti e in quelli dei miei studenti già avviati all’età adulta. È il loro sguardo che principalmente ispi ra queste righe; le loro ansie, i loro desideri, il patire, le aspet tative e la passione per la vita, di cui spero di farmi interprete. Standoci accanto si capisce che sono ragazzi e ragazze feri ti, oppressi da problemi più grandi del loro orizzonte d’azione: la guerra, la pandemia, la crisi climatica. La nostra generazio ne e quelle precedenti si sono certamente date da fare per la sciare un’eredità ricca, ma con la terra e con la pace, non ci siamo proprio riusciti. In Sardegna, poi, essere giovani è un po’ più complicato che in altri luo ghi. Innanzitutto, perché i gio vani sono pochi. Solo il 20% della popolazione ha un’età compresa tra i 12 e 34 anni. Poi si studia poco e male. La percentuale più bassa di laureati in Ita lia si registra in Sicilia e Puglia (12,5%), ma la Sardegna segue a ruota con il 12,4%. La provincia di Oristano, con 13,7% è ultima tra tutte le province italiane. Il dato sulla “dispersione implici ta”, cioè il mancato raggiungimento di un livello di competen ze sufficiente in italiano e matematica, è drammatico: la media nazionale è pari al 9,5% ma in alcune province sarde raggiun-
Standoci accanto si capisce che sono ragazzi feriti, oppressi da problemi più grandi del loro orizzonte: la guerra, la pandemia, la crisi climatica
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ge il 25% (a Trento è l’1,3%). Questo significa che uno studente su quattro uscirà dalla scuola senza le competenze necessaria per affrontare il mondo del lavoro e più in generale la società dove lo aspettano sfide gigantesche. Se alla dispersione impli cita aggiungiamo quella esplicita il 13,2% non termina l’i struzione secondaria superiore ci rendiamo conto di esse re di fronte ad una vera e propria emergenza educativa. E noi come rispondiamo? Riduciamo gli investimenti. La spesa in istruzione in Italia è passata da circa 60 miliardi nel 2008 a cir ca 50 miliardi negli ultimi anni con una flessione ancora più accentuata nelle regioni del Sud. Una politica miope aggravata da un livello di iniquità inaccettabile. C’è poi il mercato del lavoro, che fa segnare un tasso di disoccupazione giovanile del 38,7%, nove punti in più del dato nazionale e la povertà relativa che riguarda oggi in Sardegna il 22,8% dei minori. In compen so non mancano bar e discoteche. In questa speciale classifica tra le prime cinque province in Italia, tre sono sarde. Essere giovani in Sardegna, come si può capire, non è sem plicissimo. Nella classifica della qualità della vita per i giovani, anzi, la provincia del Sud Sardegna è proprio l’ultima tra tut te le province italiane. C’è poi l’ascensore sociale che è bloc cato. I figli dei medici diventano medici, quelli degli avvoca ti diventano avvocati e i figli degli operai non trovano neanche più posto come operai e rimangono disoccupati. Il nostro si stema economico è inefficiente sotto molti punti di vista an-
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che quello ambientale. Se calcoliamo quanti chili di anidride carbonica vengono emessi in atmosfera per produrre un euro di Pil, scopriremo che mentre in provincia di Bolzano ne ba stano 0,14 ogni euro, in Sardegna ne produciamo 0,58. Abbiamo costruito un sistema socio-economico insosteni bile e, spesso, non solo in termini sociali e ambientali, ma an che relazionali e spirituali, per usare l’espressione che Papa Francesco ha recentemente rivolto ai giovani di “Economy of Francesco”. C’è una gra ve carestia di felicità, fatta di relazioni povere e di una crescente difficoltà ad attribuire significato a ciò che facciamo. È questo il mondo che stiamo lasciando ai no stri figli e ciò che mi mera viglia non è tanto che siano arrabbiati, ma, piuttosto, che non siano molto più arrabbiati. Abbiamo fatto esplodere il debito che loro dovranno pagare e non gli abbiamo dato nessuna voce in capitolo. Nessuna tassa zione senza rappresentanza gridavano i ribelli americani con tro gli oppressori inglesi. Noi coi nostri giovani abbiamo fatto esattamente il contrario: li abbiamo tassati e contemporanea mente tolto ogni voce. Amiamo la gioventù ma non amiamo i giovani e, infatti, non facciamo più figli. Tra le dieci province
Nei giovani c’è una grave carestia di felicità. fatta di relazioni povere e di una crescente difficoltà ad attribuire significato a ciò che si fa
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con il tasso di natalità più basso, cinque sono sarde. Da dove ripartire, dunque? Credo che la prima conversio ne riguardi la constatazione del fatto che i giovani non rappre sentano solo il futuro, loro sono già il presente. In Sardegna, per esempio, le province di Oristano, Nuoro e Sassari sono, rispettivamente nona, sedicesima e ventiduesima, tra le cen tosette province in Italia, per numero di amministratori un der 40. Se ci sembrano troppo giovani e inesperti è perché noi siamo troppo vecchi e, forse, un po’ invidiosi. Poi certamente vanno accompagnati, ma in maniera generativa, cioè senza ri catti e con la libertà di chi sa che, prima o poi, li dovrà lasciare andare autonomamente per la loro strada. Abbiamo bisogno, innanzitutto, di numerosi “patti educativi di comunità”, in virtù dei quali le amministrazioni pubbliche, i soggetti del Terzo settore, realtà culturali, imprese e cittadini assieme con le scuole del territorio co-progettano il futuro di bambini e ado lescenti promuovendo lo sviluppo non solo delle capacità co gnitive, ma anche quelle non-cognitive, emozionali, relazio nali, creative in contesti formali e informali, con scuole che diventino hub formativi aperti tutto il giorno e con una rela zione a 360 gradi con le altre realtà culturali del territorio, i te atri, le biblioteche, i musei, i cinema.
In questo senso il Terzo settore deve diventare non tanto braccio esecutivo delle amministrazioni pubblico ma sogget to proponente e trainante capace di visione e di innovazione in
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un piano di sviluppo organico e strategico capace di supera re l’episodicità e l’ordine sparso che ha caratterizzato molti de gli interventi del passato. La Sardegna, poi, ha un patrimonio ambientale insuperato. Doniamolo ai nostri figli rendendoli corresponsabili della sua cura e del suo sviluppo. È il mondo, del resto, che abitano e nel quale abiteranno domani. Favoria mo gli scambi e l’accoglienza multiculturale; loro non hanno paura della diversità, non inculchiamogliela noi. Le differen ze devono essere trasforma te da problema a risorsa. Non è un caso, anche a questo riguardo, che, come ci dice l’ultimo Atlante di Save the Children, il 35% dei giovani si senta rappresentato da Ong, volon tariato e non profit, il 27% da movimenti come Fridays for Future e Black Lives Matter, mentre solo il 10% dai partiti po litici. È la cittadinanza di domani che già oggi dovrebbe con tare di più. Che la maggioranza di loro, 6 ragazzi e ragazze su 10 hanno come punto di riferimento movimenti e associazioni indica un orizzonte etico ben preciso: l’impegno per gli altri, per l’ambiente, per l’accoglienza e l’inclusione. Sembra che le idee rispetto alle sfide del presente ce le abbiano ben chiare. Siamo noi adulti che ce le dobbiamo chiarire.
La Sardegna ha un patrimonio ambientale insuperato. Doniamolo ai nostri figli rendendoli corresponsabili della sua cura e del suo sviluppo
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Seconda sfida: un Terzo settore “pensante”
Giuseppe Baturi arcivescovo metropolita di Cagliari
È necessario che il Terzo settore, rispetto allo sviluppo della so cietà e alle sfide che si trova ad affrontare, sappia sviluppare non soltanto un’azione concreta ed efficace, ma anche “un pensiero”, la capacità di immaginare un cambiamento dell’assetto della so cietà e una visione complessiva del suo sviluppo —
La società, nel suo insieme, e la Chiesa, nei suoi ambiti specifici di azione, sono chiamate a promuovere quella “soggettività creativa dell’individuo”, ben descritta da San Giovanni Paolo II
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nella Centesimus annus, che è fondamentale per promuovere la partecipazione delle persone delle comunità alla costruzio ne del bene comune. Questa soggettività creativa deve incar narsi anche nell’ambito di azione del Terzo settore, coerente mente al contesto di riorganizzazione che, da tempo, lo vede coinvolto.
Il quadro del Terzo settore, sia a livello nazionale quanto re gionale, è fortemente in evoluzione, soprattutto a partire dal la revisione della normativa sull’impresa sociale (d.legs. n. 112/2017) e l’approvazione del Codice del Terzo Settore (d.legs. n. 117/2017), che ha determinato uno sviluppo anche delle forme giuri diche che ne disciplinano le attività.
Nell’Isola si nota una minore incidenza dei soggetti sociali che si occupano di istruzione e formazione rispetto alla media italiana
Mi pare opportuno evidenziare alcuni elementi concre ti che, nel contesto della Sardegna, rispetto al panorama na zionale, vanno tenuti presenti. Innanzitutto nell’Isola si de nota, rispetto alla media italiana, una minore incidenza degli enti che operano nell’ambito dell’istruzione, della formazio ne e della ricerca, mentre si riscontra un maggior numero di enti che ricoprono attività di assistenza sociale e protezione civile. Si tratta di un dato che, volendo darne una lettura po -
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sitiva, rileva un’attenzione verso le esigenze primarie dell’uo mo in termini di sostegno e di cura. Ma non dobbiamo sottrarci anche dall’evidenziare alcune preoccupazioni. Non può esser ci dubbio, infatti, che lo sviluppo della nostra società passi, so prattutto, attraverso le attività di educazione e istruzione e, in particolare, di ricerca. Quindi bisognerebbe incentivare mag giormente lo sviluppo delle azioni del Terzo settore in questi “gangli vitali”, fondamentali per un effettivo sviluppo sociale ed economico.
Va salutato con favore il tavolo di consultazione del Ter zo settore istituito dalla Regione Sardegna proprio negli anni scorsi. Si tratta di un tavolo che raccoglie i rappresentanti dei diversi enti per un confronto mirato e un’analisi accurata delle tematiche afferenti alle attività che li vedono coinvolti. Anche attraverso questo genere di iniziative prende corpo il senso della riforma che spinge a forme di dialogo e sussidiarietà fra le organizzazioni. Non si tratta, quindi, di una semplice consul tazione, ma di un dialogo fattivo per l’individuazione dei biso gni emergenti e per l’individuazione di strumenti atti a perse guirne la soddisfazione.
Tutto ciò è il presupposto imprescindibile per porre in atto forme di compartecipazione nella programmazione e nella progettazione di iniziative concrete. La riforma del Terzo set tore prevede, infatti, questi due strumenti decisivi, la “copro grammazione”, finalizzata all’individuazione dei bisogni da
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soddisfare attraverso interventi pubblici, con il coinvolgimen to degli enti del Terzo settore, e la “coprogettazione”, che tende alla realizzazione di specifici progetti di servizio e di interventi volti a soddisfare i bisogni. L’attivazione di queste forme di col laborazione tra enti pubblici ed enti del Terzo settore, per per seguire obiettivi condivisi nell’ambito delle attività di interes se generale, darebbe agli enti del Terzo settore una dignità che finora non hanno avuto e la capacità di incidere veramente sul le politiche pubbliche.
Diversi analisti hanno giu stamente notato che uno dei problemi fondamentali che la pandemia ci ha lasciato come consegna è quello della gestione della fragilità dell’uo mo, della sua vulnerabilità per sonale e sociale. È strategico, quindi, anche per la definizione del nostro futuro, che il mon do del Terzo settore, che si è sempre dimostrato pronto rispet to alle emergenze, sia valorizzato in modo adeguato. Pensiamo ai temi delle migrazioni, dell’assistenza alle persone non auto sufficienti, della lotta alla povertà educativa e alla dispersio ne scolastica, dell’educazione e della ricerca. In questi ambi ti il Terzo settore si è dimostrato capace di produrre soluzioni innovative e condivise. È, d’altra parte, necessario che il Terzo
L’attivazione di forme di collaborazione fra enti pubblici e Terzo settore darebbe a questi ultimi una dignità che finora non hanno avuto
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settore, rispetto allo sviluppo della società italiana e alle sfide che si trova ad affrontare, sappia sviluppare non soltanto un’a zione concreta ed efficace, ma anche “un pensiero”, la capacità di immaginare un cambiamento dell’assetto della società e una visione complessiva del suo sviluppo. L’amore per l’uomo con creto non può non avere conseguenze sociali e politiche. Nel la Fratelli tutti, il papa parla di un “amore sociale” che non solo offre delle risposte alla necessità immediata degli uomini ma tende alla costruzione di un mondo nuovo, rispettoso della di gnità delle persone, solidale e sussidiario e attento alla parte cipazione delle comunità alla costruzione del proprio futuro.
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Terza sfida: creare un welfare di comunità
di Giacomo Spissu presidente Fondazione di Sardegna
La Sardegna è composta da numerose comunità, caratterizza te da forti identità. Il punto di partenza del nostro lavoro è sta to quindi rappresentato da un’analisi approfondita del contesto socio-economico che non si è limitato alle fotografie dell’esistente ma ha indagato anche la percezione dei cittadini sardi —
Le Fondazioni di origine bancaria hanno da poco compiuto il loro trentesimo anno di attività, un tempo sufficientemente lungo per trarre un primo bilancio sul loro ruolo ma anche per
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seguirne l’evoluzione e immaginarne il futuro.
Dopo la prima fase storica dedicata al riassetto del sistema bancario nazionale, le Fondazioni sono evolute verso la mis sione istituzionale di investitori filantropi che guardano all’u tilità sociale e allo sviluppo economico.
Ma se, a prima vista, questo compito può apparire di univo ca interpretazione, esso è stato attraversato nel tempo da cam biamenti profondi che sono tuttora in atto.
Se inizialmente le Fondazioni si sono limitate ad essere enti erogatori di risorse per soggetti terzi, oggi svolgono un ruo lo più complesso che assume su di esse la responsabilità della progettazione e la creazione di welfare di comunità.
La pubblicazione di questo focus book da parte di Vita a Sud rappresenta, dunque, un’occasione molto utile per fare il punto della situazione sulla filantropia nella nostra regione e deli nearne la direzione futura. Il dato di partenza non può che es sere rappresentato dalla peculiarità geografica della Sardegna e dall’articolazione del suo territorio. La distanza che la separa dal resto della nazione e la sua estensione, associata alla scarsa densità abitativa, ne caratterizzano le numerose peculiarità e ne evidenziano anche le maggiori difficoltà strutturali. La Sar degna è, infatti, composta da numerose comunità, caratteriz zate da forti identità. In questo contesto, l’opera della Fonda zione di Sardegna si svolge al servizio dell’intera regione, con l’azione di sostegno attivo alle esigenze delle diverse comuni-
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tà che la compongono. La nostra Fondazione ha sviluppato nel tempo un’interpre tazione rinnovata della missione istituzionale. Dalle strategie finanziarie ai rapporti istituzionali, dal processo di program mazione all’attività erogativa, al monitoraggio e valutazione, alla comunicazione: uno sviluppo progressivo e sostenibile, per concretizzare il progetto di un ente capace di percepire le modificazioni della società e di farsene interprete nel peri metro delle proprie compe tenze. Il punto di partenza di questo lavoro è rappresentato da un’analisi approfondita del contesto socio-economico della Sardegna che non si è limitato, negli anni, alle fo tografie dell’esistente ma ha indagato anche la percezio ne che le cittadine e i cittadini sardi hanno di se stessi, dei luo ghi che vivono e del rapporto con il resto dell’Italia e dell’Eu ropa. Questa attività di ascolto nei confronti del territorio ha permesso di adattare l’attività istituzionale alle trasformazioni sociali, economiche e culturali della nostra regione. L’azione della Fondazione è oggi orientata a una forte innovazione che ha l’obiettivo di un progresso continuo dell’efficacia dell’attivi tà erogativa e di incrementare la propria capacità progettuale.
Per generare innovazione è essenziale che le nostre azioni e le nostre risorse siano integrate in un percorso di ascolto e interrelazione con il territorio
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Sul primo versante, si è sviluppata una modalità di relazione con la comunità sarda che, grazie al coinvolgimento di sogget ti pubblici e privati nelle proprie iniziative, produce una sem pre maggiore connessione e integrazione di idee, esperienze e risorse a favore dello sviluppo dell’isola. Inoltre, il dialogo con tinuo con le istituzioni regionali e gli enti locali volto alla pro grammazione puntuale dei propri interventi, hanno rafforza to la funzione sussidiaria di sostegno.
Sotto il profilo progettuale, la spinta all’innovazione ha pro dotto la nascita di una rete di partner di alto livello, a comincia re dalle altre Fondazioni di origine bancaria.
L’attività di confronto e collaborazione ha consentito di sviluppare progetti di rilevante interesse sociale nonché di attivare un sistema di relazioni con interlocutori nazionali, istituzionali e non, a supporto della propria azione a favore del territorio.
Quanto realizzato fino a ora, non può che rappresentare il punto di partenza verso gli obiettivi futuri. Viviamo un mo mento storico attraversato da eventi che stanno mettendo a dura prova le nostre comunità. Il ruolo delle Fondazioni, in questo contesto, è stato ed è quello di agire con tempestività anche in condizioni di emergenza, senza rinunciare a proget tare il futuro con ottimismo, con l’obiettivo che ci è proprio di contribuire a colmare le disuguaglianze e a favorire il progres so della nostra società.
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