RIVISTA DEL CENTRO AVANTI PER LA SALUTE DELL’ OCCHIO

RIVISTA DEL CENTRO AVANTI PER LA SALUTE DELL’ OCCHIO
Illuminazioni sulla vista
Quando le lacrime scorrono
Monitor e bambini
COLOPHON
EDITORIALE
SUGGERIMENTO STAGIONALE
Occhi stanchi in inverno. Esercizi e suggerimenti
PROTEZIONE E PREVENZIONE
Mai più occhi secchi.
Problema «dry eye»
Anche gli occhi prendono l’influenza. Contagio, sintomi e trattamento
TRATTAMENTO
Viso radioso con i peeling chimici. Pelle più giovane e fresca
Quando le lacrime scorrono.
Patologie delle vie lacrimali
CONSIGLIO DELL’ESPERTO Competenza oftalmologica in Engadina. A colloquio con il Dr. med. Paolo Bernasconi
A FUOCO: LUCE
Illuminazioni sulla vista
Senza luce niente vista. Come vediamo
Focus sulle cellule sensoriali. Coni e bastoncelli
Il lato oscuro della luce. Perché il buio ci fa bene
AMPLIARE GLI ORIZZONTI
Sei punti per scoprire il mondo
Sei punti per scoprire il mondo. L’alfabeto Braille
Il suono dei colori, il gusto dei rumori. Fenomeno sinestesia con un concorso
PROTEZIONE FIN DALLA
PIÙ TENERA ETÀ
Monitor e bambini. Perché ci vuole cautela
DELIZIOSO E SANO
Per essere in forma tutto l’inverno. Combattiamo la carenza di vitamina D Ricetta: salmone al cartoccio con verdure
RIVISTA SGUARDO, NUMERO 1 2025
EDITORE
Vista Augenpraxen & Kliniken
Viaduktstrasse 42
CH-4051 Basel
Member of veonet
CONCEZIONE
Comunicazioni aziendali
Vista Augenpraxen & Kliniken
REDAZIONE
Comunicazioni aziendali
Vista Augenpraxen & Kliniken
Denise Anania
CONTRIBUTI A QUESTO
NUMERO
Gregor Szyndler
Katja Muchenberger
Florencia Figueroa
Wilma Fasola
TRADUZIONI E CORREZIONE
DI BOZZE
Götz Translations & Proofreading www.goetz-translations.com
DESIGN E LAYOUT
Hildegard Brinkel www.hildegard-brinkel.de
STAMPA
Steudler Press AG Zeughausstrasse 51 CH-4052 Basel
TIRATURA
Italiano 500 esemplari
Tedesco 7500 esemplari
CONTATTO communications@vista.ch www.vista.ch/einblick
IMMAGINI / FOTO
©Vista Augenpraxen & Kliniken
Dr. med. Paolo Bernasconi
©Philips
©Adobe Stock: HAKKI ARSLAN
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Farknot Architect
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Strelciuc
Cherries
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Oleksandr Pokusai
Javen
Mateusz dmitroscope
Julia Louis-Photo
AlcelVision
Robert Kneschke
Maren Winter afiatun piai
AndS
©unsplash: victoria-poveda
Per una migliore leggibilità, si utilizza il maschile generico. Tutti i riferimenti alle persone includono tutti i generi.
Questo numero di «Sguardo» è tutto dedicato a un fenomeno tanto affascinante quanto misterioso: la luce, indispensabile non soltanto per la nostra esistenza, ma anche per la nostra vista. Vi spiegheremo perché gli occhi hanno bisogno di luce e come si svolge esattamente il processo visivo. La luce illumina la nostra vita, ma ha anche i suoi lati oscuri. Esamineremo quindi in modo approfondito i rischi dell’inquinamento luminoso.
Aria condizionata e riscaldamento, medicinali, inquinamento atmosferico, squilibri ormali: sono molti i fattori che possono provocare la secchezza oculare. E chi lavora quotidianamente al computer è ancora più soggetto a questo fastidioso fenomeno. I sintomi vanno da dolore, bruciore e prurito fino alla sensazione di corpo estraneo nell’occhio e alla lacrimazione eccessiva.
Nel nostro mondo digitale, smartphone, tablet e PC sono ormai onnipresenti, spesso anche come compagni di vita e di gioco dei bambini. Se per gli adulti i benefici superano i rischi, nel caso dei più piccoli è doveroso chiedersi: è davvero un bene consentire loro l’accesso agli strumenti digitali? Pediatri e psicologi dell’età evolutiva hanno una chiara opinione in proposito.
Altro tema di questo numero: l’alfabeto Braille, che nel 2025 celebra un importante anniversario. Sono passati infatti duecento anni da quando Louis Braille ideò il sistema che porta il suo nome, che permette ai non vedenti o ipovedenti di leggere e scrivere. Pur non essendo l’unico alfabeto per persone con grave disabilità visiva, il sistema Braille si è imposto in tutto il mondo per la sua semplicità ed efficacia.
Vi auguro una buona lettura.
Christoph Gassner CEO
Vista
Augenpraxen
& Kliniken
Nella stagione fredda molte persone soffrono di stanchezza invernale, un fenomeno che interessa non soltanto il benessere generale, ma anche quello degli occhi. Vi spieghiamo come mantenerli freschi e in forma anche nei mesi più bui.
Nei mesi invernali, le giornate più corte e meno luminose non compromettono soltanto il nostro umore e il nostro benessere generale: la carenza di luce provoca anche difficoltà di concentrazione e stanchezza oculare. Alcune semplici ed efficaci misure e qualche esercizio possono aiutarci a rilassare e rafforzare gli occhi in modo mirato.
Pause regolari
Di tanto in tanto, concedete una pausa ai vostri occhi rivolgendo lo sguardo su un punto in lontananza. In questo modo la muscolatura oculare si rilassa..
Ottimizzare l’illuminazione
Quando leggete o lavorate, assicuratevi di avere luce a sufficienza. Una buona lampada è importante per non sovraffaticare gli occhi.
Curare l’idratazione
Bevete a sufficienza per fornire al corpo e agli occhi l’idratazione di cui hanno bisogno. Anche un’alimentazione equilibrata e ricca di frutta e verdura supporta la salute dell’occhio.
Roteare gli occhi
Comodamente seduti, roteate gli occhi lentamente in senso orario e quindi in senso antiorario. Questo esercizio stimola l’irrorazione sanguigna e rilassa la muscolatura.
Cambiare messa a fuoco
Tenete un dito o una matita a circa 15 cm dal viso e mettete a fuoco. Quindi spostate lo sguardo su un oggetto in lontananza e mettete a fuoco di nuovo. Ripetete più volte. Questo esercizio aiuta a migliorare la flessibilità dei muscoli oculari.
Palming
Strofinatevi le mani per riscaldarle. Chiudete gli occhi e appoggiatevi sopra i palmi con delicatezza. Inspirate ed espirate a fondo. Dopo un minuto o due togliete lentamente le mani, in modo che gli occhi possano riabituarsi alla luce del giorno.
Durante l’inverno alcuni problemi oculistici, tra cui le difficoltà di visione notturna, possono presentarsi con maggiore frequenza. Le giornate brevi e buie e l’alternarsi di condizioni luminose diverse mettono gli occhi a dura prova. In generale, abbiate cura di illuminare bene l’ambiente circostante, soprattutto quando guidate al crepuscolo. Indossate anche in inverno occhiali da sole con protezione UV, perché il riflesso della neve può abbagliare e compromettere la vista.
Dai 40 anni in poi, consigliamo a tutti di pianificare visite di controllo regolari presso il proprio oculista di fiducia. Questi frequenti check-up sono importanti per la salute degli occhi. Fissate un appuntamento online o per telefono all'indirizzo ww.ambulatorioavanti.ch.
Tutti noi battiamo le palpebre circa 15 volte al minuto. Ma lo facciamo in modo consapevole soltanto quando proviamo dolore, bruciore o prurito oppure una sensazione di corpo estraneo nell’occhio. A provocare questi e altri sintomi è di norma la secchezza oculare, chiamata anche sindrome sicca, causata a sua volta da uno scarso apporto di liquidi all’occhio e quindi da un’insufficiente umettazione.
Aria condizionata e riscaldamento, lunghe sedute davanti al computer, medicinali, allergie, inquinamento atmosferico, squilibri ormonali: le possibili cause della cosiddetta «sindrome sicca» sono numerose quanto i suoi sintomi. Nella maggior parte dei casi, comunque, a scatenare la secchezza oculare è un’alterazione nella composizione del film lacrimale. Grazie alle ghiandole di Meibomio, situate nella palpebra, quest’ultimo è protetto da uno strato di lipidi che ne impedisce un’evaporazione troppo veloce. Se però le suddette ghiandole non funzionano correttamente, il film lacrimale non permane a sufficienza sull’occhio – che quindi si secca.
L'UMIDITÀ DELL'ARIA DOVREBBE ESSERE DEL
Quando gli occhi prudono e bruciano
La secchezza oculare si manifesta spesso con bruciore e prurito. Sono anche possibili arrossamenti e irritazioni. L’insufficiente umettazione fa sì che si avverta una sensazione come di corpo estraneo nell’occhio – a volte accompagnata anche da una diminuzione dell’acutezza visiva.
L’importanza della visita oculistica
In presenza di secchezza oculare, è importante consultare tempestivamente l’oculista: questo, da un lato, per diagnosticare le cause e, dall’altro, per avviare presto le opzioni terapeutiche del caso. Tra i trattamenti convenzionali va citato prima di tutto quello farmacologico, con colliri antinfiammatori o lacrime artificiali che mantengono ben idratata la superficie oculare. Un altro aspetto importante per la terapia della sindrome sicca è l’umidità ambientale: l’aria troppo secca o l’uso di ventilatori possono intensificare i sintomi. Si considera sana un’umidità ambientale compresa tra il 40% e il 60%.
Metodi di trattamento personalizzati
Se l’approccio convenzionale non è sufficiente, è possibile ricorrere a trattamenti di altro genere: grazie alle nuove possibilità terapeutiche e diagnostiche, oggi in molti casi è possibile curare con successo i sintomi della secchezza oculare. Il trattamento è comunque sempre di tipo ambulatoriale e non pregiudica in nessun modo la vita quotidiana dei pazienti.
MODERNE OPZIONI
DI TRATTAMENTO DELLA SECCHEZZA OCULARE
Grazie al progresso medico, oggi sono disponibili anche per questo problema nuove ed efficaci possibilità terapeutiche. Se i metodi tradizionali non vi danno sollievo, Vista potrà proporvi delle opzioni innovative (come per es. il trattamento termodinamico), che vi aiuteranno a ripristinare l’equilibrio oculare e quindi a ritrovare una migliore qualità della vita.
Soffrite di occhi secchi?
I nostri esperti del Centro Avanti sono lieti di aiutarvi. ambulatorioavanti.ch
Lo sappiamo tutti: con il virus dell’influenza non si scherza, è molto più pericoloso e tenace di un semplice raffreddore. Lo stesso vale per gli occhi: anche la cosiddetta influenza oculare va presa sul serio.
Tutti sanno che cos’è l’influenza o grippe, ma pochi sanno che esiste anche la cosiddetta influenza oculare, detta anche congiuntivite virale. Il virus che la causa appartiene a una famiglia diversa da quella dei normali virus influenzali, e cioè a quella degli adenovirus. Entrambi i gruppi di agenti patogeni hanno però una caratteristica comune: la facilità e rapidità del contagio.
All’inizio, un’infezione da adenovirus si manifesta di solito con arrossamento bilaterale degli occhi, lacrimazione, bruciore e ipersensibilità alla luce. A questo si aggiungono gonfiore e dolore alle palpebre, nonché una sensazione di malessere generale. In presenza di questi sintomi è fondamentale chiedere subito il parere dell’oculista. Normalmente, l’influenza oculare ha un decorso di due-quattro settimane e non provoca danni permanenti. Anche se non esistono medicinali per combattere il virus, si possono lenire i sintomi con colliri umettanti e con impacchi freddi.
In alcuni casi, una forte reazione del sistema immunitario può provocare una diminuzione temporanea della vista. Se questo accade, il medico prescriverà dei colliri cortisonici. Comunque, anche un’influenza oculare forte viene superata di regola senza strascichi nel giro di poche settimane.
L’adenovirus è estremamente contagioso e si trasmette tramite il secreto lacrimale. Come nel caso della normale influenza e delle altre infezioni trasmissibili tramite goccioline, è particolarmente importante attenersi alle seguenti regole igieniche per evitare la diffusione del contagio.
› Non toccarsi gli occhi.
› In caso di contatto con gli occhi, lavarsi subito le mani con cura, usando acqua e sapone.
› Non condividere con altri colliri, asciugamani, guanti di spugna o cosmetici.
› Evitare anche la condivisione di fotocamere, occhiali e altri oggetti utilizzati vicino all’occhio.
› Prima di recarsi dal medico, informare l’ambulatorio dei propri sintomi.
› Disinfettare regolarmente con un prodotto virucida le superfici che si toccano spesso, come maniglie o interruttori.
Arrossamento oculare, bruciore e lacrimazione intensa possono avere anche altre cause. Può trattarsi per esempio di una normale congiuntivite batterica, meno aggressiva di quella virale. In ogni caso, è sempre consigliabile fissare un appuntamento con l’oculista per avere una diagnosi precisa e iniziare tempestivamente una terapia adeguata.
Una pelle perfetta! Chi non la desidera? Ma gli agenti ambientali, l’invecchiamento e lo stress lasciano le loro tracce. Dalla riduzione dei segni
d’espressione fino a quella delle cicatrici da acne: i peeling chimici sono un metodo molto efficace per restituire all’incarnato un aspetto giovanile.
Adottando le misure giuste prima e dopo il peeling, questi trattamenti possono farci ritrovare una pelle sana e radiosa.
Ipeeling chimici sono dei veri tuttofare. La loro efficacia è dovuta all’asportazione dello strato cutaneo più esterno. Le soluzioni chimiche impiegate rimuovono le cellule morte e stimolano la rigenerazione cutanea.
Per i trattamenti più superficiali si usano sostanze delicate come gli alfa-idrossiacidi (AHA), perfetti quando si tratta di rimuovere leggere impurità, piccole rughe e imperfezioni del colorito. In presenza di cicatrici da acne, rughe più profonde e anomalie della pigmentazione si ricorre al più potente TCA (acido tricloroacetico). Particolare cautela è richiesta con i peeling a base di fenolo, che hanno tempi di recupero più lunghi e sono riservati ai danni cutanei più gravi, alle rughe molto profonde e alle forti anomalie di pigmentazione. Che siano intensi o delicati, per tutti i peeling vale una raccomandazione generale: lasciateli eseguire soltanto da specialisti esperti!
Un peeling chimico affina la struttura cutanea, leviga le asperità e irregolarità e rende la pelle più morbida e uniforme. Dato che questo trattamento stimola la produzione di collagene, le rughe e i segni di espressione si attenuano. I peeling chimici aiutano anche a combattere l’acne e le sue cicatrici, in quanto detergono i pori e riducono le infiammazioni. Inoltre, attivano la rigenerazione cutanea e possono così attenuare le macchie di pigmentazione e i danni dovuti al sole. Un altro aspetto da sottolineare è il miglioramento dell’elasticità. La stimolazione della produzione di collagene ed elastina dona alla pelle un aspetto più compatto e giovanile.
A cosa devo fare attenzione prima e dopo il peeling?
Un colloquio approfondito con un medico specialista o con un’estetista qualificata è indispensabile per determinare il tipo di pelle e scegliere il peeling più indicato.
Prima del trattamento bisogna detergere a fondo la pelle ed evitare i prodotti che possono irritarla.
Dopo il peeling, la pelle è molto sensibile e richiede una cura particolare. Assolutamente imprescindibile è la protezione solare, perché il trattamento aumenta la sensibilità ai dannosi raggi UV. Questo vale anche in inverno. Scegliendo creme idratanti ricche si può supportare la rigenerazione e prevenire la secchezza cutanea. Leggeri arrossamenti e desquamazioni sono normali, ma in caso di reazioni più forti è indispensabile consultare uno specialista.
Patologie delle vie lacrimali
Sbucciare la cipolla o guardare un film d’amore con happy end: tutti noi abbiamo dei momenti in cui ci ritroviamo a piangere all’improvviso. Ma a volte le lacrime scorrono anche senza motivo. Vi spieghiamo da cosa dipende.
Le vie lacrimali sono un sistema di sottilissimi canali che trasportano il liquido lacrimale dagli occhi al naso. Iniziano nei punti lacrimali all’angolo interno dell’occhio, attraversano i dotti lacrimali e il sacco lacrimale e sfociano nella cavità rinofaringea. Il liquido lacrimale è molto importante per la salute dell’occhio, in quanto ne umetta la superficie, rimuove polvere e corpi estranei e trasporta ossigeno e sostanze nutritive alla cornea. Inoltre, contiene enzimi dalle proprietà antibatteriche che possono quindi prevenire le infezioni.
Se le vie lacrimali sono ostruite o infiammate, il liquido si accumula e si possono sviluppare infezioni, nonché anomalie nella lacrimazione. Le conseguenze: occhi che «piangono» senza sosta, dolori e gonfiori. Spesso, questi disturbi richiedono un trattamento medico.
Per controllare se la produzione lacrimale è eccessiva, l’oculista effettua il cosiddetto test di Schirmer. Appende cioè delle speciali strisce di carta assorbente (strisce di Schirmer) all’esterno della palpebra inferiore. La porzione di striscia umidificata rivela se la produzione lacrimale è normale o meno.
Un altro test per verificare la pervietà delle vie lacrimali è il risciacquo dell’occhio con soluzione salina. La testa viene inclinata all’indietro e il liquido affluisce alla gola. In questo modo si possono diagnosticare e rimuovere piccole ostruzioni.
Per una localizzazione più esatta del problema è utile una dacriocistografia, ovvero una radiografia delle vie lacrimali con mezzo di contrasto per individuare ostruzioni e restringimenti.
Dotto lacrimale
Sacco lacrimale
Per informazioni sulle patologie delle vie lacrimali e sulle possibilità di trattamento consultate il sito ambulatorioavanti.ch
Ghiandola lacrimale
Ostruzione
Dotto naso-lacrimale
Chiusura dei dotti lacrimali
Le più frequenti patologie delle vie lacrimali in breve
› Un’ infiammazione della ghiandola lacrimale si manifesta con dolore alla pressione, gonfiore e arrossamento della palpebra superiore. Le forme acute provocano una produzione lacrimale eccessiva, mentre quelle croniche possono arrestarla del tutto.
› L’ infiammazione del sacco lacrimale interessa la zona sotto l’angolo interno dell’occhio e può causare accumuli di pus, arrossamenti e gonfiori. Le opzioni di trattamento vanno dai farmaci fino all’intervento chirurgico.
› L’ostruzione congenita del dotto naso-lacrimale si presenta alla nascita e porta a una lacrimazione costante. Di solito, si risolve spontaneamente nel corso del primo anno di vita, altrimenti si interviene con un lavaggio del dotto.
› I tumori delle ghiandole lacrimali provocano gonfiore, con o senza dolore. Sono pericolosi quando invadono la cavità oculare.
› I dacrioliti sono dei piccoli calcoli che si formano nei dotti lacrimali ostruiti e da qui finiscono nel naso o in bocca. Spesso è necessario rimuoverli con un lavaggio dei dotti o un intervento chirurgico.
Conclusioni
In caso di lacrimazione eccessiva, è importante consultare tempestivamente l’oculista per individuare e trattare la causa del fenomeno. Non aspettate troppo, soprattutto se non avete sbucciato cipolle né guardato film d’amore!
A COLLOQUIO CON IL Dr.med. Paolo Bernasconi
Venticinque anni fa l’oculista Dr. med. Paolo Bernasconi fondava il suo ambulatorio di St. Moritz, a cui negli anni successivi si sono aggiunte le ulteriori sedi di Scuol, Poschiavo, Savognin, St. Maria e Pontresina. Nasceva così Aivla Group, che nel 2022 si è unito a Vista Augenpraxen & Kliniken dando vita al leader privato dell’oftalmologia nel Canton Grigioni.
Dr. med. Paolo Bernasconi
Oftalmologo FMH con specializzazione in oftalmochirurgia
Il responsabile medico delle sedi Aivla Vista in Engadina è specializzato nel trattamento di glaucoma e cateratta, degenerazione maculare senile e uveite, negli interventi laser e in neuroftalmologia. L’intervista completa con il Dr. med. Paolo Bernasconi è disponibile sul nostro sito www.vista.ch/einblick
St. Moritz, 1856 metri sopra il livello del mare: l’ambulatorio oculistico Aivla Vista nella città grigionese è uno dei più alti di tutta la Svizzera. Tutt’intorno si apre la maestosa corona di montagne che circonda St. Moritz. La luce così particolare, le acque cristalline dei laghi e le vette innevate conferiscono alla natura dell’Engadina colori eccezionalmente vividi e luminosi. Quest’atmosfera unica ha attratto e ispirato molti celebri artisti, dallo scrittore Hermann Hesse fino al pittore Giovanni Segantini. Le bellezze della regione hanno conquistato anche il cuore del Dr. med. Paolo Bernasconi, che proviene originariamente dal Ticino. Da decenni l’oculista abita nella splendida Engadina: «Mi affascina l’abbinamento tra un’infrastruttura medica d’avanguardia e una regione al tempo stesso rurale e molto internazionale.»
Collaborazione pluriennale basata sulla fiducia
Altrettanto affascinante per il Dr. med. Paolo Bernasconi è la sua disciplina, l’oftalmologia. E questo, spiega, per la sua combinazione unica di diagnostica altamente specializzata e di opzioni terapeutiche con effetti diretti sulla qualità di vita dei pazienti. «L’occhio è un organo incredibilmente complesso, ma anche sensibile. Diagnosticare e curare le patologie che compromettono la vista o
addirittura l’intera vita dei pazienti è un compito estremamente gratificante», commenta entusiasta.
All’origine della fusione tra Aivla Group e Vista c’è la pluriennale collaborazione tra il Dr. med. Paolo Bernasconi e il Dr. med. Eduard Haefliger, fondatore di Vista Augenpraxen & Kliniken. «La decisione di cooperare in modo ancora più stretto è nata dalla nostra comune filosofia, basata sull’eccellenza non soltanto nella competenza oftalmologica, ma anche nel rapporto con i pazienti», spiega il Dr. med. Paolo Bernasconi. Al centro dell’attenzione c’è sempre il bene dei pazienti – e la volontà di trattarli e assisterli nel migliore dei modi.
Assistenza anche nelle valli più isolate
L’espansione di Aivla Group e la successiva fusione che ha dato vita ad Aivla Vista hanno consentito al Dr. med. Paolo Bernasconi di offrire la sua competenza oftalmologica in altre parti dell’Engadina, raggiungendo anche i pazienti delle valli più isolate. Soprattutto per gli anziani, che non sono più in grado di recarsi nei grandi centri, questo significa poter contare su un’assistenza oftalmologica altamente qualificata direttamente vicino a casa. Il centro oculistico dell’Engadina migliora l’assistenza sanitaria di tutta la regione nonché la qualità della vita dei pazienti: la sua offerta spazia infatti dai servizi di emergenza alle visite di controllo, dalle operazioni ai trattamenti di altro tipo. I pazienti possono sottoporsi qui a interventi chirurgici del più alto livello per qualsiasi problema oftalmologico: chirurgia refrattiva, impianto di lenti artificiali, operazioni alla retina o interventi estetici.
Ormai, il Dr. med. Paolo Bernasconi in Engadina si sente a casa: in senso sia professionale che privato. Il tempo libero lo trascorre in famiglia; e in più ama cavalcare, sciare e fotografare gli animali. Nelle sue uscite di «caccia fotografica» è sempre in cerca dell’inquadratura e della definizione migliore. I suoi principi: essere pronto a cambiare prospettiva quando serve, scoprire i dettagli, saper riconoscere il particolare senza perdere di vista l’immagine complessiva, ma mantenendo sempre la visione d’insieme. «Non dimentichiamolo: è l’occhio che crea l’immagine e non la fotocamera.» In Engadina, racconta, ha la possibilità di immortalare gli animali su uno sfondo di ineguagliabile bellezza. «L’Engadina mi offre un ambiente perfetto per coltivare tutti i miei hobby e le mie passioni e per trascorrere del tempo con le persone che mi sono care. Per un ticinese come me, abituato originariamente a un contesto urbano, i ritmi rilassati di questa regione, la vicinanza alla natura e l’elevata qualità della vita sono un prezioso arricchimento.»
Gli ambulatori e cliniche Aivla Vista dell’Engadina offrono l’intera gamma di trattamenti oftalmologici. Tutte le sedi sono dotate di apparecchi diagnostici altamente specializzati e possono contare su un team di grande competenza. Maggiori informazioni al sito www.vista.ch/standorte
Il tema centrale di questo numero è un fenomeno tanto affascinante quanto misterioso: la luce, indispensabile non soltanto per la nostra esistenza, ma anche per la nostra vista. Vi spiegheremo perché gli occhi hanno bisogno di luce e come si svolge esattamente il processo visivo. La luce illumina la nostra vita, ma ha anche i suoi lati oscuri. Scoprite con noi in modo dettagliato tutti i rischi dell’inquinamento luminoso.
Gli occhi sono i nostri più importanti organi di senso. Oltre l’80% delle informazioni vengono acquisite grazie a loro. La percezione visiva è un processo complesso, che ci consente di conoscere e comprendere il mondo intorno a noi e di interagire con esso. Il presupposto indispensabile è la luce: in sua assenza non possiamo vedere né il tramonto, né un albero in fiore, né nostro figlio che gioca. La luce è la base portante per la cooperazione tra i nostri occhi e il nostro cervello.
La luce è una delle grandi meraviglie del nostro pianeta e affascina l’umanità fin dai tempi più remoti. Da Aristotele fino ad Albert Einstein, gli scienziati hanno sempre cercato di svelarne il mistero.
Oggi sappiamo che la luce è la porzione visibile dello spettro elettromagnetico, ovvero la parte dello spettro che suscita in noi percezioni di luminosità e colore. È composta da fotoni, le unità più piccole della luce, che si muovono in forma di onde. La lunghezza di queste ultime determina il colore che percepiamo. La maggior parte degli esseri umani è in grado di vedere le lunghezze d’onda comprese tra circa 400 nanometri (viola) e 780 nanometri (rosso). Oltre che dal sole, la più importante fonte di luce naturale, oggi la nostra vita è illuminata anche da diverse fonti luminose artificiali. E questo non è sempre un bene. Ma ne parleremo più avanti.
Sezione dell’occhio
Cosa succede durante il processo visivo?
La luce emessa dalle fonti luminose, come il sole, le lampadine o i LED, colpisce gli oggetti che ci circondano e viene riflessa dalle loro superfici. Come nell’obiettivo di una macchina fotografica, la luce penetra poi nell’occhio fino alla retina, dove viene focalizzata creando l’immagine. Perché il processo funzioni, è indispensabile una perfetta sinergia tra tutti i singoli componenti dell’occhio. Vediamo quali sono e che funzioni hanno.
Cornea La luce attraversa per prima cosa la cornea, che è lo strato esterno trasparente dell’occhio. Questa rifrange la luce e la indirizza verso il cristallino.
Pupilla e iride La pupilla è l’apertura al centro dell’iride, ovvero della parte colorata dell’occhio. La sua funzione è regolare la quantità di luce in ingresso: se la luce è intensa si restringe, se è scarsa si dilata. In questo processo, l’iride funziona come il diaframma di una fotocamera. Cristallino Dietro la pupilla si trova il cristallino, una lente elastica e trasparente che focalizza la luce modifican-
do la propria forma. Questo processo di adeguamento, che assicura la messa a fuoco dell’immagine sulla retina, è detto accomodazione. Retina Il fascio di luce attraversa il corpo vitreo, una sostanza gelatinosa, e raggiunge la zona posteriore dell’occhio. Qui incontra la retina, uno strato fotosensibile dotato di circa 130 milioni di cellule visive, che trasformano la luce in impulsi elettrici. Ma come fanno queste speciali cellule sensoriali a trasmettere le informazioni al cervello, così da farci percepire colori e contrasti? Scopritelo alla prossima pagina.
La nostra retina ha «dotazioni» di tutto rispetto: dispone infatti di milioni e milioni di cellule sensoriali. I due tipi principali sono coni e bastoncelli. Queste cellule visive sono fondamentali per trasformare la luce in impulsi elettrici, che poi il nostro cervello converte in immagini nitide e comprensibili.
Bastoncelli: gli specialisti quando c’è poca luce
In ciascun occhio si contano circa 120 milioni di bastoncelli, preposti a percepire i toni del grigio e i movimenti. Si tratta di fotorecettori altamente specializzati, indispensabili per la vista in condizioni di luce scarsa. Essendo in grado di reagire anche ai minimi stimoli luminosi, ci permettono di riconoscere gli oggetti anche al crepuscolo o di notte.
Coni: garanti di un mondo variopinto
Al contrario dei bastoncelli, i coni sono responsabili della vista in condizioni di luce intensa, cioè di giorno o con luce artificiale. Oltre a questo, si occupano della percezione dei colori. Ciascun occhio ne possiede circa sei milioni. Si distinguono tre diversi tipi di coni, in base alla sensibilità con cui reagiscono alle varie lunghezze d’onda della luce.
› I coni S (onde corte, dall’inglese short) reagiscono particolarmente alla luce blu.
› I coni M (onde medie) sono specializzati nella luce verde.
› I coni L (onde lunghe) rispondono soprattutto alla luce rossa.
milioni di bastoncelli per ciascun occhio
La perfetta sinergia tra i vari tipi di fotorecettori ci permette di vedere nelle condizioni di luce più diverse: da quelle notturne, dominate da ombre e toni di grigio, fino a quelle diurne con tutta la varietà dei colori.
milioni di coni per ciascun occhio
Sezione dell’occhio e particolare della retina
Impulsi elettrici dall’occhio al cervello
Non appena la luce colpisce la retina, viene assorbita dai fotopigmenti di coni e bastoncelli. Questi attivano una reazione chimica che trasforma l’energia luminosa in impulsi elettrici. Tramite il nervo ottico, le cellule visive trasmettono questi ultimi al cervello, dove vengono elaborati nella cosiddetta corteccia visiva. È soltanto qui, nel cervello, che l’immagine originariamente capovolta viene corretta e ricomposta in un insieme chiaro e comprensibile.
Se osserviamo un oggetto o una fonte luminosa e dopo chiudiamo gli occhi, talvolta continuiamo a vedere per qualche secondo dei colori, forme o punti. Queste singolari percezioni ottiche sono dette immagini residue. Si formano quando i nostri fotorecettori sono esposti per un tempo prolungato a un forte stimolo luminoso. In seguito a questa sovrastimolazione, i recettori interessati perdono temporaneamente la loro sensibilità. Se dopo chiudiamo gli occhi o li puntiamo su una superficie neutra, i recettori meno stressati reagiscono e creano un’immagine dello stimolo originario nei colori complementari. Questo effetto ci mostra come il nostro apparato visivo si adegua costantemente alle diverse condizioni di luce per assicurarci una percezione senza interruzioni.
La luce è responsabile anche del ritmo sonno/veglia.
La luce diurna ha un potente «effetto sveglia». Inibendo la produzione di melatonina da parte dell’organismo, scaccia la sonnolenza e ci fa sentire più attivi. Quando si fa sera, la produzione di melatonina aumenta, rendendoci stanchi e pronti per dormire. La luce naturale è quindi fondamentale per il nostro orologio interno.
Con l’invenzione della luce artificiale, all’umanità si sono aperte possibilità prima impensabili. Ma queste innovazioni hanno anche i loro lati negativi, come vediamo sempre più nell’epoca contemporanea. Se la luce naturale manca o viene sostituita in modo permanente da quella artificiale, il nostro benessere ne risente.
Gli scienziati hanno scoperto nella retina un terzo tipo di recettori: le cellule fotosensibili dei gangli retinici, che contengono una proteina, la melanopsina, che reagisce alla luce. Queste cellule non sono responsabili della vista, ma registrano la luminosità ambientale., in particolare la presenza di luce blu. L’esposizione a questo tipo di luce inibisce la produzione dell’ormone del sonno melatonina.
Le cellule dei gangli retinici sono il terzo tipo di fotorecettori (v. illustrazione alla pagina precedente)
blema globale crescente. A causarlo è un’eccessiva o errata illuminazione
alternanza tra luce e buio. Secondo gli studi, si tratta di un fenomeno che interessa oltre l’80% della popolazione mondiale. Si distinguono quattro
Chiarore notturno dovuto alla luce artificiale prove niente dalle zone urbane; le luci di Los Angeles, per esempio, sono visibili fino a 300 km di distanza.
› Abbagliamento Luce intensa che provoca fastidio o addirittura dolore, come per es. i fari di un’auto o il blitz di una fotocamera.
› Sconfinamento luminoso Luce che invade aree a cui non è destinata, per es. un lampione stradale che rischiara la camera da letto e disturba il sonno.
› Sovrailluminazione Troppe fonti luminose in uno spazio ristretto, per es. le innumerevoli luci di alberghi e casinò nella città di Las Vegas.
Un’eccessiva illuminazione artificiale sconvolge il naturale ritmo sonno/veglia degli esseri umani, provocando stanchezza, insonnia, depressioni, diabete e malattie cardiocircolatorie.
Ma disturba anche il mondo animale e vegetale: le condizioni di luce naturali sono infatti indispensabili per la vita di molte specie, tra cui uccelli migratori, pesci, pipistrelli e insetti notturni importanti per l’impollinazione. Di conseguenza, l’inquinamento luminoso ha conseguenze negative non soltanto per l’uomo, ma per l’intero ecosistema.
Spegnere la luce !
Il buio è importante per la nostra salute quanto la luce, perché permette al corpo di riposarsi e rigenerarsi. Soprattutto la luce blu emessa da monitor e display va evitata nella fase che precede il sonno. Ma anche a livello generale, con un uso un po’ più parco e responsabile della luce artificiale possiamo fare molto bene a noi stessi e al nostro ambiente.
persone su cento al mondo sono interessate dall'inquinamento luminoso.
L’alfabeto Braille permette ai non vedenti e alle persone con forte disabilità visiva di leggere e scrivere. Dietro questa grande invenzione c’è il genio di Louis Braille. Ma perché il suo alfabeto è riuscito a imporsi in tutto il mondo?
Nel 1812, a tre anni di età, Louis Braille si ferì gravemente all’occhio destro con un punteruolo del padre.
Dalla lesione si originò un’infezione batterica che si trasmise anche all’altro occhio. Due anni più tardi
Louis Braille era completamente cieco. Nonostante questa disabilità, frequentò la scuola del suo villaggio e più tardi vinse una borsa di studio per il primo istituto per non vedenti del mondo, quello di Parigi. Qui imparò la scrittura in rilievo nonché un alfabeto per non vedenti chiamato «scrittura notturna», sviluppato in origine per scopi militari. Entrambi gli sembrarono troppo complessi, così iniziò a semplificarli.
Nel 1824, a soli 15 anni, il giovanissimo Braille presentò in pubblico il suo nuovo alfabeto. Il sistema è semplice e geniale: ogni lettera è composta da un massimo di sei punti in rilievo, tre in altezza e due in larghezza. Ne risultano 64 possibili combinazioni, sufficienti per tutte le lettere, i numeri e i segni di interpunzione dell’alfabeto Braille. I sei punti sono di uso universale: Braille riuscì a inventare un sistema analogo anche per le note musicali. Nel 1850 l’alfabeto Braille venne introdotto ufficialmente nelle scuole per non vedenti francesi e due anni dopo anche in altri Paesi.
Oltre al Braille esistono altri alfabeti per non vedenti, che seguono tutti due sistemi principali: la scrittura a rilievo o quella a punti.
Le normali lettere dell’alfabeto latino o semplici segni grafici vengono riprodotti a rilievo per essere tastati con le dita.
Alfabeto Moon Composto da forme geometriche, è indicato per le persone che perdono la vista in età adulta. I simboli si ispirano alle lettere dell’alfabeto latino. Sono facili da imparare, ma non indicati per la scrittura.
«Stachelschrift» Le lettere latine vengono «punzonate» tramite aghi. Con questo metodo è però difficile leggere velocemente o scrivere a mano.
Le lettere vengono riprodotte con punti, secondo uno schema definito. Alfabeto Braille La sua semplicità ed efficienza ne hanno fatto l’alfabeto per non vedenti più diffuso. Con i suoi 64 segni, l’alfabeto Braille è la scrittura a punti più nota in assoluto e viene usato per molte lingue in tutto il mondo.
New York Point I caratteri di questo alfabeto hanno un’altezza di due punti soltanto. In compenso hanno larghezze molto diverse, cosa che rende questa scrittura più difficile da leggere rispetto al Braille.
Anche nel nuovo millennio l’alfabeto Braille aiuta a migliorare l’autonomia delle persone non vedenti, sia in ambito pubblico sia tra le pareti domestiche. Tuttavia, il suo uso tende complessivamente a diminuire. In molti casi, l’uso di software di lettura o di contenuti digitali senza barriere risulta più rapido e più comodo. L’alfabeto Braille rimane comunque uno strumento importante per favorire l’alfabetizzazione e l’indipendenza delle persone non vedenti e gravemente ipovedenti. Braille fu insomma un vero pioniere dell’inclusione.
Immaginate di poter sentire il suono di un colore, il gusto di un rumore, la consistenza di un numero. Vi sembra strano? Per chi ha una percezione sinestetica, è del tutto normale. Scopriamo più da vicino questo interessante fenomeno.
› Sinestesia grafema-colore: lettere e numeri sono associati in modo fisso a determinati colori.
La parola sinestesia deriva dal greco «syn» (insieme) e «aisthesis» (percezione) e descrive la commistione di impressioni sensoriali diverse. In altre parole: quando viene stimolato uno dei cinque sensi, per esempio la vista, per reazione involontaria se ne attiva anche un altro.
La sinestesia è dunque un fenomeno neurologico che comporta confini fluidi tra le diverse percezioni sensoriali. Ci sono persone sinestetiche che vedono dei colori quando ascoltano musica oppure che avvertono dei sapori particolari quando leggono determinate parole.
Una variante molto diffusa è la sinestesia grafema-colore, nella quale a ogni numero o lettera dell’alfabeto si associa un colore specifico. Per una persona interessata da questo fenomeno, il numero 5 può essere per esempio sempre blu e la lettera A sempre rossa.
› Sinestesia audiovisiva: quando si ascoltano suoni e musica si percepiscono contemporaneamente colori e forme.
› Sinestesia spazio-temporale: le unità di tempo, come i giorni della settimana o i mesi, vengono «viste» come collocate nello spazio secondo una precisa disposizione.
› Sinestesia emotiva: le emozioni vengono percepite come colori o forme.
› Sinestesia lessicale-gustativa: le parole hanno sapori o consistenze paragonabili a quelle dei cibi.
Gli specialisti di neuroscienze presumono che la sinestesia sia dovuta a connessioni insolitamente forti tra diverse aree sensoriali del cervello. Tramite test funzionali sotto risonanza magnetica (RM), hanno scoperto che nelle persone sinestetiche la stimolazione di un senso attiva anche altre aree cerebrali che normalmente non sono coinvolte. In caso di sinestesia audiovisiva, per esempio, l’ascolto della musica attiva anche le aree preposte alla percezione visiva.
Molte celebrità sono o sono state interessate dal fenomeno della sinestesia. Alcune di esse hanno anche sfruttato questa particolarità per il loro lavoro. Il pittore russo Wassily Kandinsky ha riprodotto in alcune opere le sensazioni visive che gli trasmettevano i suoni. E lo scrittore Vladimir Nabokov ha descritto nei suoi libri diverse esperienze sinestetiche, in particolare associazioni cromatiche con lettere e parole.
Anche nella cultura pop ci sono personalità sinestetiche che utilizzano queste particolari percezioni come fonte di ispirazione. Così per esempio Lady Gaga, Billy Joel, Pharrell Williams e Billie Eilish.
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Molti sinestetici vedono in questa particolare capacità un arricchimento della loro vita quotidiana. Le percezioni supplementari possono infatti aiutare la creatività e la memoria: è più facile ricordarsi un’informazione se la si associa a un colore o a un suono particolare. Ma la sinestesia può essere anche un peso: alcune persone si sentono sopraffatte o infastidite dalle continue ulteriori percezioni sensoriali, soprattutto quando l’ambiente è già molto ricco di stimoli.
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Dovrete soltanto rispondere a una domanda: la soluzione la trovate in questo numero della rivista.
PERCHÉ CI VUOLE CAUTELA
Sul lavoro, a casa, in viaggio: nel nostro mondo digitale, smartphone, tablet e computer sono sempre con noi. Per gli adulti i benefici superano i rischi, ma è doveroso chiedersi: è vero anche per i più piccoli? È bene consentire ai bambini l’accesso agli strumenti digitali?
Tutti i genitori conoscono questi momenti: a volte i bambini
mettono alla prova la nostra pazienza con la tenacia di un maratoneta. Per evitare stress da un lato e lacrime dall’altro, molti ricorrono alla magica forza d’attrazione dei monitor elettronici. Una scelta comprensibile: a volte, un po’ di tempo davanti allo schermo può essere davvero un’ancora di salvezza nell’oceano tempestoso della vita familiare.
Ma attenzione: gli studi scientifici dimostrano che nei bambini piccoli l'uso eccessivo del monitor può avere gravi conseguenze. Per questo pediatri e psicologi dell’età evolutiva consigliano di non consentirne mai l’uso prima di un anno e mezzo di età.
DIVIETO di monitor sotto i
Tempo davanti al monitor
2 – 5 ANNI massimo
al giorno
mesi di età
Un contatto precoce con il monitor può inibire lo sviluppo cognitivo del bambino. Nella prima infanzia, l’apprendimento deve avvenire tramite interazioni dirette con l’ambiente e con le altre persone. Il tempo passato nel mondo digitale va scapito di queste esperienze così preziose.
Anche per l’apprendimento linguistico sono decisive le conversazioni nel mondo reale: è dimostrato che i bambini che passano molto tempo davanti allo schermo hanno un vocabolario più carente e peggiori capacità linguistiche.
Lo stesso vale per lo sviluppo delle competenze sociali. Giocando e interagendo con i coetanei, i piccoli imparano a comunicare, a risolvere i conflitti e a sviluppare empatia. I monitor di computer e smartphone non sono in grado di sostituire questi importanti processi di apprendimento.
In linea di massima, prima dei 18 mesi di età i bambini non dovrebbero mai stare davanti a un monitor. Con una sola eccezione: le videotelefonate, utili per rafforzare i legami familiari. Per i bambini tra i 18 e i 24 mesi i genitori dovrebbero scegliere programmi educativi di alta qualità e guardarli insieme a loro, per spiegare e integrare a parole i contenuti. Tra i due e i cinque anni il tempo passato davanti al monitor non dovrebbe superare un’ora al giorno. Anche qui la preferenza va data a contenuti istruttivi e di alta qualità.
Invece di «parcheggiare» i figli davanti a un monitor, i genitori possono stimolare altri tipi di attività. Per esempio, incoraggiarli a inventarsi dei giochi per stimolare la creatività e la capacità di soluzione dei problemi. Anche leggere al bambino a voce alta è una buona alternativa, che stimola lo sviluppo linguistico e il legame tra genitori e figli. Per favorire le competenze sociali sono utili i giochi che richiedono un’interazione con altre persone. Infine, le uscite all’aria aperta sono importanti per la salute e offrono innumerevoli spunti di apprendimento.
Concludendo: da una certa età in poi, un po’ di tempo davanti al monitor è consentito. Ma senza superare una sana misura. Qui gli adulti possono e devono dare il buon esempio. Anche a loro non fa certo male stare un po’ meno davanti allo schermo.
La vitamina D supporta il sistema immunitario, favorisce la salute dell’apparato osseo e aiuta regolare il livello di calcio nel sangue. La sua carenza si manifesta soprattutto in inverno, quando le giornate sono più brevi e meno luminose. Vi spieghiamo come contrastarla.
La prima fonte di vitamina D è la luce solare. Non appena i raggi UV-B colpiscono la nostra pelle, le cellule iniziano a produrre vitamina D3. Nei mesi invernali, però, il sole è meno intenso e trascorriamo più tempo in ambienti chiusi. Per questo la luce solare non riesce ad adempiere alla sua funzione e la produzione di vitamina D risulta inibita.
Conseguenze sulla salute
Una carenza permanente di vitamina D compromette in particolare la salute dell’apparato osseo. Nei bambini può provocare il rachitismo, una malattia accompagnata da ossa tenere e facilmente deformabili. Negli adulti, la carenza cronica di vitamina D causa l’osteomalacia, che si manifesta con fragilità ossea e contratture muscolari. Inoltre, un livello insufficiente di vitamina D aumenta il rischio di infezioni, malattie autoimmuni e disturbi cardiocircolatori.
Il sole d’inverno ha poche possibilità di aiutarci: ma anche in questa stagione è possibile tenere alto il proprio livello di vitamina D. La prima misura da prendere è adeguare l’alimentazione. Alcuni cibi, tra cui pesce grasso, latticini, uova e funghi champignon, sono ottime fonti di vitamina D. Purtroppo, una dieta sana ed equilibrata non basta per coprire completamente il nostro fabbisogno. Può essere quindi opportuno ricorrere agli integratori alimentari. È importante però consultare sempre un medico per il dosaggio corretto e preferire i prodotti di farmacia a quelli venduti nelle drogherie. E le lampade a spettro solare? Le migliori possono effettivamente aiutare a tener lontano il «winter blues». Non servono però ad alzare il livello di vitamina D, perché non emettono raggi UV. Meglio uscire ogni giorno a prendere una boccata d’aria. Una bella passeggiata migliora l’umore e stimola anche la produzione di vitamina D.
RICETTA
4 filetti di salmone
(da 150 – 200 g ciascuno)
1 limone
4 carote
2 porri
2 cucchiai di olio d’oliva
1 cucchiaino di timo secco sale e pepe q. b. carta da forno e filo da cucina
Preriscaldare il forno a 180 °C (statico).
Lavare delicatamente i filetti di salmone in acqua fredda e tamponarli. Salare e pepare su entrambi i lati. Disporre i filetti su carta da forno (un filetto per foglio).
Lavare accuratamente il limone e tagliarlo in due. Spremerne una metà raccogliendo il succo in una ciotola. Aggiungere olio d’oliva, sale e timo e mescolare bene. Sbucciare le carote e tagliarle a dadini. Affettare il porro ad anelli. Mettere le verdure nella ciotola, mescolarle bene con la miscela di olio e limone e distribuirle sui filetti di salmone. Affettare l’altra metà del limone e appoggiare le fette sulle verdure. Chiudere accuratamente i cartocci e legarli con il filo da cucina. Infornare per 25 – 30 minuti sulla guida centrale del forno. Aprire la confezione e servire. Buon appetito!
Oltre l’80% delle informazioni vengono acquisite tramite gli occhi. La percezione visiva è un processo complesso – e la luce è il presupposto indispensabile perché possa realizzarsi.
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Con la nostra rivista «Sguardo» vogliamo condividere con voi la nostra passione per tutto ciò che riguarda l’occhio e la sua salute, offrirvi approfondimenti insoliti e curiosi, informarvi sui metodi e sugli attuali trattamenti di cura e sulle possibili cause delle principali patologie oculari. Possiamo contare su circa 40 anni di esperienza nel campo dell’oftalmologia.