9 minute read

Il Cardinale Domenico Tardini e le Arti

Next Article
Lauree

Lauree

di Massimo Moretti e Lida Branchesi

«Persuaso che anche l’arte, ben concepita, intesa cioè come tormento e speranza dell’uomo, potesse diventare preghiera, chiamò artisti insigni…»

Advertisement

Nel febbraio 2018, nel corso del suo ultimo mandato come consigliere dell’Associazione Comunità Domenico Tardini, Pier Silverio Pozzi propose di dedicare una giornata di studio al tema “Tardini e gli artisti”. A poco più di due anni dalla sua morte, siamo riusciti a sviluppare e realizzare questa felice intuizione, partendo proprio da alcuni appunti ripescati dal suo archivio personale. Si è così aperto un laboratorio di ricerca per iniziativa di Lida Branchesi e Massimo Moretti, componenti del Comitato scientifico per i sessant’anni della morte del cardinal Tardini. Le scoperte e le sorprese si sono susseguite, e nell’ultimo anno la conoscenza del patrimonio storico e artistico di Villa Nazareth e del suo valore ne risulta trasformata e notevolmente accresciuta. Delle nuove piste di indagine, e dei primi risultati che troveranno opportuno spazio in una pubblicazione scientifica la cui uscita è programmata entro il prossimo 2023, si è parlato a Villa Nazareth in un incontro di studio dal titolo “Il cardinale Domenico Tardini e le arti”, al quale hanno partecipato storici dell’arte della comunità con il coinvolgimento di studiosi provenienti dal mondo dei Musei e dell’Università. La giornata è stata celebrata in coincidenza con l’ottantacinquesimo compleanno di Pier Silverio, di cui si è fatta memoria già nelle parole di apertura del cardinale Pietro Parolin. Dalla documentazione presente a Villa Nazareth, tutta ancora da riordinare ed oggi di non facile consultazione, è stato possibile selezionare, oltre a documenti di prima mano mai presi prima in considerazione, preziosi materiali fotografici utili alla ricostruzione dei contesti e degli assetti originari degli spazi (con particolare riferimento alla cappella) e delle opere d’arte. Per la prima volta sono stati presentati i primi risultati di una ricerca condotta su fonti inedite, in particolare i documenti dei primi anni della fondazione raccolti amorevolmente dallo stesso Tardini, soprattutto negli anni 1946-1958, che precedettero la sua nomina a Segretario di Stato per volontà di papa Giovanni XXIII. Oltre alle cronache, si sono dimostrati di notevole interesse i materiali divulgativi prodotti in residenza, dalle brochure, ai giornali destinati al pubblico dei benefattori (“Mater Orphanorum”, “Il Ventinove”), dalle cartoline natalizie, alle immaginette, agli inviti relativi a singole iniziative artistiche di cui i bambini furono protagonisti (mostre, recite, concerti). Da non trascurare i documenti audio recuperati anni fa da Tonino Casamassimi, in alcuni

Pericle Fazzini, Tabernacolo con tronetto per il Santissimo, argento 1954, Cappella di Villa Nazareth. Assan Peykov, Busto del cardinal Tardini, bronzo 1961, Giardino di Villa Nazareth. Cappella di Villa Nazareth, esterno; architetto Enrico Lenti e ing. Giulio Tardini. Inaugurata il 24 gennaio 1954 (Foto d’epoca).

Alessandro Lamanuzzi e Lida Branchesi che presenta la sua relazione "Tardini e Pericle Fazzini". Massimo Moretti il cardinale Pietro Parolin introducono il convegno.

casi confrontabili con la documentazione visiva o con le fonti scritte. La giornata di studio si è potuta giovare, inoltre, del capillare lavoro di inventariazione avviato nell’ottobre scorso e finalizzato alla schedatura scientifica del patrimonio mobile e immobile di Villa Nazareth: un impegno non più prorogabile al quale ha offerto un contributo fondamentale la stessa Comunità studentesca, grazie alla lungimiranza della direzione del collegio che ha previsto da quest’anno un incarico “per il patrimonio” attualmente svolto da Alessandro Lamanuzzi, laureando in Storia dell’arte presso l’Università di Roma Tre, oltre che partecipante alla ricerca in corso. La coscienza della centralità dell’eredità culturale e valoriale trasmessa attraverso il patrimonio risale all’indomani della morte di monsignor Tardini. Le ricerche

Pericle Fazzini, “Fonte pasquale”, argento 195960, Museo del Tesoro di San Pietro. hanno dimostrato che fu lo stesso S. Giovanni XXIII a voler donare a Villa Nazareth i preziosi del cardinale (mitria, anello, croce pettorale e pastorale), affinché «…tali oggetti, come costituiscono per quei cari figliuoli un vivo e gradito ricordo, servano loro anche di stimolo alla più generosa corrispondenza per le cure loro prodigate nell’Istituto, tendenti ad attuare quell’ideale di cristiana educazione e formazione, tanto desiderata dal compianto Em.mo Porporato». (lettera di monsignor Angelo dell’Acqua a monsignor Samoré del 23 agosto 1961). Qualche giorno dopo, monsignor Samoré, commemorando il trigesimo della morte di Tardini, inaugurava nel giardino di Villa Nazareth il busto bronzeo di Tardini (opera dello scultore bulgaro Assan Peykov), assieme all’edicola della Madonna del Carmelo in ceramica

Clichè con disegno di Walter Rossi (7 a.) «Tutti i bambini a Villa Nazareth sono molto contenti che Gesù ha una nuova casa così bella», 1954. Il clichè viene utilizzato per la pagina del giornalino The Children’s Impressions. refrattaria smaltata in memoria di sister Anne Monica, superiora delle Sisters of Charity impegnata per otto anni a Villa Nazareth. In quell’occasione monsignor Samoré – definendo il busto come l’«ombra» del Fondatore che tornava tra i suoi ragazzi e raccontando le vicende della sua committenza e realizzazione - esortava i «piripicchi» a prendersi cura dei «monumentini» ai quali veniva affidata la memoria di due personalità centrali negli anni della loro prima formazione.

(Massimo Moretti)

Nella giornata di studio, introdotta e moderata da Massimo Moretti, è emersa tutta la novità della ricerca, la molteplicità delle opere e degli artisti, l’incredibile ricchezza delle fonti ritrovate, il fascino della storia e delle storie narrate che evidenziano il valore e la centralità delle arti nella vita e nel progetto educativo di Villa Nazareth. Il quadro di contesto è affidato a Micol Forti, direttrice della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani. Il suo notevole intervento su L’Arte Sacra da Pio XII a Paolo VI mette in luce una sensibilità graduale del Papato nei confronti dell’arte contemporanea fino alla lettera agli artisti di Paolo VI e all’apertura dei Musei Vaticani. Sulla relazione tra Tardini e Pericle Fazzini si sofferma la scrivente anche in base ad un’illuminante intervista fatta da Pier Silverio Pozzi a Fazzini nel marzo 1987. Ne emerge un rapporto di “amicizia”, un Monsignore “simpatico”, “gaiardo”, che detta minutamente il tema delle opere allo scultore; questi le interpreta e le realizza con quella tensione spirituale e quell’incredibile “mestiere” capaci di trasformare la materia in capolavoro. Tale infatti è il tabernacolo di

Villa Nazareth, che è anche trono per il Santissimo, in cui si concretizza in modo mirabile, come chiarisce Tardini (1954), il “programma” di Villa Nazareth che vede al centro il bambino, il cui valore è grande agli occhi del Signore (Mt, 18). Tale è la “Fonte pasquale” (1959-60), anch’essa in argento, oggi al Tesoro di San Pietro: opera paradigmatica per la nuova liturgia del Sabato santo e per la teologia del Battesimo, con quel Cristo risorto che sicuramente ha suscitato l’interesse di Paolo VI e ha aperto la strada per la Resurrezione della Sala Nervi (1975). Sono opere molto distanti dalla neorinascimentale Mater Orphanorum (1947), la prima scultura commissionata da Tardini ad Aurelio Mistruzzi. A parlarne è Alessandra Imbellone, la maggior esperta dello scultore: la modella per il volto della Madonna è la figlia dell’artista, Lea, in dolce attesa; il bimbo accanto è uno dei primi orfani, Alfredo Dandini, come confermano i documenti ritrovati; la scritta sul piedistallo è di Tardini che si firma “Sacerdos Romanus”. La Mater Orphanorum era sicuramente, per Tardini, orfano lui stesso della mamma, l’icona di riferimento di Villa Nazareth: un “logo” che troviamo nella croce pettorale e nel pastorale; nei candelabri della cappella e nella carta intestata, nel nome del primo giornalino notiziario dell’Istituto. Ma a Villa Nazareth, in sacrestia, nel corso dell’inventario recentemente avviato, abbiamo potuto ritrovare un’altra opera in marmo di Mistruzzi, firmata: Ecce Ancilla Domini, prontamente contestualizzata dalla Imbellone. Così dello stesso scultore è un tronetto per il Santissimo commissionato da Tardini per il Carmelo di Vetralla. Con l’esame dei numerosi e importanti Arredi Sacri si apre un altro capitolo della ricerca presentato da Antonio Jommelli, storico dell’arte alla Galleria Borghese, ex alunno del nostro Collegio, esperto anche di argenti e di suppellettili. Egli mostra i candelabri e i numerosi, stupendi calici, di cui chiarisce commissioni e donativi. Così come fa parte della ricerca anche il Carmelo di Vetralla per il quale Tardini, nel dopoguerra, ha acquistato la villa dello scultore Pietro Canonica; proprio partendo da questo episodio Matteo Borchia, raffinato storico dell’arte, anche lui ex alunno di Villa Nazareth, approfondisce con elementi inediti il possibile rapporto tra Tardini e Canonica, seguendo e suggerendo una pista non solo personale ma anche diplomatica legata all’attività internazionale dello scultore. Se tanti insigni artisti vengono chiamati da Tardini è proprio perché praticare le arti e educare al gusto è parte integrante del programma educativo di Villa Nazareth di cui parlano diversi relatori, a partire dalla sottoscritta. La prima arte è sicuramente la musica, amatissima da Tardini, che gode fin dagli inizi di ottimi maestri; poi la poesia, di cui sono stati trovati cinque grandi volumi dattiloscritti: un repertorio incredibile a disposizione di insegnanti e bambini che le recitavano in piccole “Accademie” di fronte a benefattori ed amici; quindi il disegno e la pittura, oggetto agli inizi degli anni cinquanta di due importanti mostre; e infine lo spettacolo, almeno uno all’anno, oltre ai misteri e agli episodi del Vangelo rappresentanti i sabati, in occasione della recita del rosario. Fanno parte di questo ambito e di questa incredibile opera educativa, interessata anche a comunicare se stessa attraverso le impressioni dei bambini, i cliché ritrovati a Villa Nazareth, di cui parla Antonella Sbrilli, professoressa di Storia dell’arte contemporanea alla Sapienza. Sono basati su disegni e testi firmati dai bambini di 7-8 anni, di cui Sbrilli evidenzia, con grande originalità, non solo il valore storico e documentario ma anche la modernità comunicativa ed editoriale. Al rapporto tra arti ed educazione si lega anche la ricerca sul Presepio, sia vivente, sia di legno scolpito, presentata da Alessandro Lamanuzzi, studente di Villa Nazareth: una comunicazione ottimamente documentata, ricca di interessanti approfondimenti e curiosità, come la rappresentazione del Presepe nel mondo (1949), ambientata in 4 diversi paesi con musiche e costumi originali. A chiusura non poteva mancare la passione di Tardini per Gioacchino Belli, sul quale ha scritto ben tre saggi. A parlarne il prof. Marcello Teodonio, massimo esperto del poeta, che ha arricchito la sua brillante relazione con la recita dei brani del Belli più amati da Tardini: un’ironia schiacciante, meravigliosa. Ma ancor più grande è stata la meraviglia quando in Cappella per la S. Messa si sono ritrovate molte delle opere di cui si era parlato: in cima al tabernacolo di Fazzini era posta la preziosa corona; sull’altare i candelabri, i reliquiari; il calice e la patena donati da Pio XII e, in mano al cardinal Parolin, il bellissimo pastorale con la Mater Orhanorum: si è toccato con mano quanto Tardini, come nota E. Zuppi (1971), fosse “persuaso che anche l’arte ben concepita, intesa cioè come tormento e speranza dell’uomo, potesse diventare preghiera”. (Lida Branchesi) •

Aurelio Mistruzzi, Mater Orphanorum, marmo 1947, Villa Nazareth-Portico. Particolare.

Mater Orphanorum. Particolare. Il modello per il bambino è Alfredo Dandini, uno dei primi orfani. Pastorale di Tardini, particolare con la Mater Orphanorum, ottone 1958, Villa Nazareth.

This article is from: