Villa Cambiaso n° 68

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it vintera@villacambiaso.it

Anno XIII - N° 68 - Febbraio 2013 - Direttore: Pio Vintera - Aut. Trib. di Savona N° 544/03 Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

Redazione: Via Torino, 22R - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Grafica e Fotografia: Mattia e Veronica Vintera

Il “giardino all’italiana” di Villa Cambiaso sotto la neve

GRILLO ERA DA INVENTARE - UNO SPETTRO CHE SPAVENTA, TORNASOLE DELLA CATTIVA POLITICA

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e con questa pacifica rivoluzione civile si riesce a produrre notevoli cambiamenti nel governo del paese, ben sia. No, se porta ingovernabilità e caos. Ma la pretesa governabilità ha un prezzo alto come: l’accettare Monti come ago della bilancia, il centro-

sinistra e il centro-destra che si ripresentano con le vecchie dirigenze, gli imperativi dell’Europa di Francoforte e Bruxelles con la conseguente distruzione dell’economia italiana e del ceto medio. Non è forse il tentativo da parte dei partiti politici di sopravvivere e

continuare imperante a casta impedendo ogni cambiamento? Il conclamato caos di un popolo arrabbiato non è ora controllato dall’esistenza provvidenziale di questa nuova vera forza di opposizione che democraticamente potrà insediarsi nel nuovo parlamento?


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Mostre - Libri

Anno XIII n°68 - Febbraio 2013

MOSTRA PIRANDELLIANA Si chiude a Villa Cambiaso la mostra itinerante del Circolo Siculo Savonese

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Febbraio è stata ripresentata la mostra itinerante dedicata a Luigi Pirandello ideata e voluta dall’amatissimo notaio di Savona Enzo Motta, presidente del Circolo Siculo Savonese “Luigi Pirandello”. Per ben 4 anni la mostra ha trovato ospitalità in città d’Italia da Sanremo, Imperia, Savona, Genova, Milano fino ad Agrigento, riportando notevole successo. Gli artisti partecipanti sono stati i seguenti: Paolo Anselmo, Attilio Cicala, Ivan Cuvato, Bruno Gorgone, Salvatore Lombardo, Lillo Messina, Walter Morando, Milena Milani, Francesco Petrollo, Michela Savaia, Alberto Tobi, Pio Vintera.

I FRATELLI STELLATI Libro di Carlo Ruggeri presentato a Villa Cambiaso

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Gennaio è stato presentato il libro di Carlo Ruggeri “I fratelli stellati”, appuntamento organizzato dall’Associazione “Museo Cambiaso”, dall’Associazione “Renzo Aiolfi” e dall’Associazione “San Donato” di Varazze. Silvia Bottaro e Pio Vintera hanno illustrato il contenuto del libro conclamandone l’originalità e la storicità; un arco temporale import a n t e , p eriodo storico sa liente, quello delle crociate con

Guelfi e Ghibellini, papi e imperatori che si contendono il potere, tutto in una dimensione geografica che comprende l’arcata occidentale della

Liguria in cui Varazze diventa l’ago della bilancia degli interessi dei due più importanti porti in competizione: Genova e Savona.


Storia

Anno XIII n°68 - Febbraio 2013

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STEFANELLI COME BERTONCELLI? Replica a Nicola Stefanelli su Fabrizio De Andrè

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ubblichiamo in ritardo e per rispetto un articolo di Marcello Barberis come contradditorio alla tesi sostenuta da Nicola Stefanelli in un articolo scritto su Villa Cambiaso numero 63 (Febbraio 2012); questo per dovere di cronaca giornalistica: non sottrarsi mai alla critica. Lo stesso Stefanelli, deceduto nel Novembre 2012, attendeva risposta alla sua faticosa ricerca. Barberis, puntuale, risponde; dispiaciuto per non averlo potuto conoscere sarebbe stato felice di diventare un suo grande amico perché, come dice, “i fans di De Andrè sono come gli ex-studenti del nautico: tutti amici”.

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uando ho letto, su “Villa Cambiaso” n° 12, una serie di corbellerie su De André, ho pensato che le avesse scritte Pio e mi sono trattenuto da ogni polemica. Ho aspettato l’orrido della Madonna del Monte per farglielo simpaticamente notare, precisandogli che aveva scherzato col fuoco e che il Faber è come il filo della corrente: chi lo tocca muore. Che sorpresa! Quell’articolo non è di Pio, è di “Stefanelli”. Premetto che io e Stefanelli diventeremo amici. Ne ammiro la grande cultura classica e il felice tratto di penna. Definisco “dotta” la cosa che ha scritto su De André ma, al di là dei differenti punti di vista che potremo poi dibattere, prima farà ammenda e riconoscerà la notevole, dilettantesca cappella. Che io passo a dimostrare e, se mi permetterà, a coglionarlo un po’, come si fa con un mocciosetto con le mani ancora sporche di marmellata. Estate 1981: De André ha appena presentato il suo nuovo “concept album” e inizia una serie di concerti con una band di ottimi musicisti. Band e album danno comunque l’impressione di essere stati composti un po’ frettolosamente, tanto che l’album addirittura non ha un titolo (sarà l’unico di Fabrizio, a non averlo) e verrà in seguito identificato come “L’Indiano” a causa del pellerossa a cavallo disegnato in copertina. La ragione di tanta fretta quella di mettere insieme, fra concerti e vendite del disco, una parte dei soldi da restituire a

suo padre che aveva interamente pagato il riscatto dopo il rapimento di Fabrizio e Dori, circa seicento milioni di vecchie lire. Dodici settembre 1981, Genova, palasport, fiera del mare. Acustica da schifo, ma spettacolo struggente: eccolo il Faber, a spiegare perché accomuna sardi e pellerossa d’America: entrambe le etnie colonizzate e private delle loro identità culturali. Inizia con “Quello che non ho”, segue con “Canto del servo pastore” e poi presenta “Fiume Sand Creek”: poche parole per ricordare l’autore del massacro, il colonnello John Milton Chivington, impegnato anche in politica, con velleità di essere eletto senatore della repubblica ma con carriera stroncata proprio per via dell’infame massacro. A seguire tutte le altre canzoni dell’album; nell’intervallo Cristiano con il suo gruppo “Tempi Duri” e poi a chiudere con le vecchie canzoni, quelle che il pubblico conosceva a memoria. Ero presente, con mia moglie e mia sorella, ma i parenti non valgono, come testimoni. Ma c’erano altri 2/3.000 spettatori. La RAI non si interessava ancora molto al Faber, ma l’intero concerto viene ripreso da Teleradio City e registrato da Radio Babboleo e il nostro Stefanelli potrà quindi richiederne copia; poi, se vorrà ammettere la bufala dimostrerà una certa statura, se nò,… non fa niente…: ...tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete

a sparare ca**ate. Ma poi, come pensare che Fabrizio, con il suo rigore culturale, abbia potuto confondersi fra Custer e Chivington, fra il fiume Washita e il fiume Sand Creek? Perché parla di un generale di vent’anni? All’epoca dei fatti Chivington era colonnello e Custer tenente colonnello; occhi turchini? Le foto d’epoca sono in bianco e nero; ambedue erano “soldati blu” dal colore della loro divisa. Deve bastare che, presentando la canzone, Fabrizio abbia parlato di John Milton Chivington, punto! Veniamo all’opinabile, e discutiamo. Abito da scena, o gioco, quello di schierarsi dalla parte degli oppressi? Lasciamoglielo credere, a Stefanelli: io sono stato amico di Fabrizio e gli ho sempre riconosciuto coerenza assoluta, quella coerenza in base alla quale doveva andare ad abitare in un caruggio invece che in Sardegna? Lasciamoglielo dire. Ha giustificato i suoi rapitori? Ha perdonato la manovalanza, che ha rischiato molto per dividersi 15/20 milioni a testa, ma a me ha detto che se, una volta uscito dalla galera, avesse incontrato Cesari, il veterinario di Radicofani che è stato la mente del rapimento, avrebbe tentato di investirlo con la macchina. Lasciamo perdere e che ognuno rimanga della propria idea, ma correggi la ca**ata che hai scritto, Stefanelli, e non vergognarti di essere stato ammiratore di De André, lo siamo stati tutti. Marcello Barberis


Mostre

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Anno XIII n°68 - Febbraio 2013

COLLEZIONISMO D’ARTE V Edizione della collettiva e retrospettiva di Pujatti

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Villa Cambiaso, nel mese di Dicembre, è stata allestita la V Edizione del “Collezionismo d’Arte” abbinata ad un omaggio di retrospettiva artistica dedicata ad Isidoro Pujatti. Riportiamo uno stralcio del pensiero critico del Prof. Marco Pennone. RICORDO DI ISIDORO PUJATTI UN ARTISTA DA RISCOPRIRE

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’antologica tenutasi a Villa Cambiaso dal 7 al 14 dicembre 2012, in concomitanza della tradizionale collettiva natalizia, vuole essere un giusto e doveroso tributo ad un Artista –Isidoro Pujatti– che nel

corso della sua breve esistenza ha dato egregie prove delle sue qualità: un vero Maestro che ha spaziato su più campi (disegno, pittura, ceramica), sempre lasciando il segno di un talento vero ed autentico e che ora, grazie all’amorevole cura del figlio Tiziano, rivive nell’interesse del pubblico e nella memoria della critica più qualificata. […] L’antologica allestita dal figlio a Villa Cambiaso spazia sui soggetti, sulle tecniche e sui materiali preferiti dall’Artista. Abbiamo una grande quantità di oli su tavola e tavoletta, un olio su tela col ritratto del figlio bambino (1972), un grande disegno a carboncino, nu-

merosi piatti di varie forme e dimensioni, piastrelle e pannelli ceramici, persino bomboniere ed un vaso in stile bianco-blu antica Savona. […] Insomma, la retrospettiva di Isidoro Pujatti è stata per noi un’autentica “scoperta” di un degnissimo Artista, che ha fatto del segno, del colore, del paesaggio, del ritratto una penetrante ed intensa riflessione sui valori della forma, della luce, dell’equilibrio e della misura. Un “grazie” particolare, dunque, al figlio Tiziano che con commovente tenacia porta avanti il ricordo di un siffatto padre, e alla disponibilità di Pio Vintera che ha accolto a Villa Cambiaso una mèsse non indifferente di opere.

Agnese Giribaldo

Renato Geido

Valter Mellano

Anna Cerisola

Pietro De Paoli


Mostre

Anno XIII n°68 - Febbraio 2013

Maria Pia Molinari

Mariella Relini Cesare Ferracane

Enrico Protti

Marcella Beltramo

Vincenzina Pessano

Giovanni Sluga

Aurelia Trapani Alexandre Mora Sverzut

Franca Boccia

Mariarosa Scerbo

Emanuela Venier

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Personaggi

Anno XIII n°68 - Febbraio 2013

RENZO MANTERO Con l’acqua di Albisola, il Professore Renzo Mantero e l’ospedale San Paolo

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iravo intimorita per quel salone dell’Ospedale San Paolo, a Savona. Salivo e scendevo i gradini di marmo che mi conducevano in alto dove, tra tanti letti, (forse un’ottantina) c’era, senz’altro, quello di mia madre. Che strano, non riuscivo a capire dove l’avessero sistemata, mi veniva da piangere, vedevo le sue braccia allargate in una richiesta di aiuto. In quegli anni l’Ospedale San Paolo era in fondo a Corso Italia, verso il Prolungamento, con il monumento a Garibaldi sul suo destriero, creato da Bistolfi, in una posa incantata che guardava anche Nizza, sua città natale. Io venivo da Albisola, il paese dei vasai che, caparbiamente, scrivevo con una esse sola, come già avevano fatto Marinetti e Tullio d’Albisola, così battezzato dall’inventore del Futurismo. L’intreccio tra i nomi e i cognomi mi spaventava perché, all’Università di Roma, dove mi ero iscritta dopo essere diventata maggiorenne, mi prendevano in giro proprio per le sillabe che mi distinguevano, come aveva detto lo scrittore Carlo Levi, appena conosciuto: “Ma questa Milena Milani è un tango!”. Mi ero trasformata in una musica, una girandola di piacere, e avrei voluto mettere una sigla sulla mia maglietta, per differenziarmi dalla massa ma non fu possibile, così restai anonima nelle parole di Levi, che anche Moravia

adoperò spesso nei miei confronti. Ero una ragazza alta e bruna, di pelle abbronzata, con voglia di emergere e necessità di f a r m i c o n oscere. Tra la meraviglia di Tullio d’Albisola sfug gii alla sua tutela, bruciai rapidamente le tappe, arrivavo e partivo da Roma, lavoravo già la ceramica, scrivevo parole, le mettevo ovunque tanto che Lucio Fontana, ritornato dall’Argentina dov’era nato, se ne entusiasmò, le volle per la sua collezione, e mi iscrisse, unica adolescente femmina, nell’elenco dello Spazialismo, il Movimento che avrebbe infiammato l’intero universo. Quel giorno di fine estate, l’Ospedale San Paolo incombeva su di me e sugli altri parenti dei ricoverati, che non trovavano i loro cari, quando vidi il professore Renzo Mantero, che conoscevo da sempre ma con il quale avevo avuto pochissimi colloqui personali. Era piccolo, minuto, il suo viso da furetto, tanto gentile, mi fissò e mi chiese: “Hai bisogno di aiuto?”.

Non era facile adoperare il tu tra di noi, io arrossii, e lui mi toccò una spalla, “Seguimi”, disse, avviandosi verso un ufficio ricolmo di carte, di pratiche, di oggetti, di quadri e sculture. Lì dentro gli spiegai di mia madre, in cura all’Istituto dei Tumori di Milano, e adesso di Savona, dove, a intervalli, venivano proseguiti gli esami per consentirle di vivere periodi più o meno tranquilli, come illusioni di una prossima guarigione. Mantero sorrise, e mi chiese: “Sei figlia unica?”. Gli risposi di no, dissi che era come se lo fossi e lui, sempre con quel vago sorriso che gli rendeva lucide le pupille, mi spiegò: “Dirò al personale che mi occupo io di tua madre, come fosse la mia”. Così io entrai nell’équipe del Professore, tra noi ci fu un’amicizia che mi stringeva il cuore e quando ero lontana a Roma e poi a Venezia o in altri luoghi, ecco che, senza bisogno di tante parole, per me esisteva la sua pazienza nei miei confronti, in lui che non chiedeva niente in cambio e mi diceva, con frasi comprensibili, tutto quello che io volevo sapere. La medicina è una scienza che bisogna affrontare con amore, il Professore mi ha aiutato a superare le paure, gli spaventi, le disperazioni. Sono molto addolorata per la sua morte, avvenuta all’improvviso, in quei duro novembre 2012 (lui era più giovane di me) e mi sembra impossibile che sia capitata. Come se ne sono andati gli anni belli di Albisola, quelli di Scalfi, di Seitun, cardiologo dei miei genitori, delle altre generazioni, dei maestri che, con intelligenza, spirito di avventura, passione per l’arte, la poesia, la


Anno XIII n°68 - Febbraio 2013 letteratura, erano accanto a noi, artisti e scrittori. Quante serate nella Piazzetta della Palma, nel centro del piccolo paese dove, adesso, per una bizzarria del destino, sono venuta a abitare. Mi affaccio alle finestre e incontro subito il cielo, il mare, i cavalli alati di Sassu proprio sotto di me. Di fronte ecco Fontana, le tre enormi sculture-nature in bronzo dove mi sedetti il giorno dell’inaugurazione, con l’autore, il sindaco Ciarlo e, miracolo, Carlo Cardazzo, ancora in vita, prima della sua scomparsa, a Pavia, mentre ritornavamo nella Serenissima e lui ebbe quella febbre inaudita che lo faceva tremare, avvolto in un plaid. Eravamo nella mia vecchia VW rossa, già scrostata dalla salsedine. Anche mia madre sarebbe andata nel suo Paradiso, lasciando a casa il gatto che amava, che divenne il mio. Le esistenze umane e quelle animali se ne vanno a nostra insaputa, io bevevo le frasi di Mantero, la sua filosofica rassegnazione per aiutare la mia genitrice, come il Professore mi consigliava. Furono, quelli, ancora tempi beati. Su un taccuino, segnavo i periodi in cui mia madre, il volto dove brillavano gli occhi celesti, avrebbe percorso quel breve tratto di strada che le restava. Dopo la morte di lei e la mia vita avventurosa qua e là per il globo terrestre, sono ripartita per queste parti, vergognandomi dello spazio che ho ancora in Albisola in questo Ospedale, non più in Corso Italia ma sulla collina, nella parte nuova e alta della città. Adesso Mantero sta nel suo paese natale, Portovenere, com’è giusto che sia. Non ho potuto rivedere il mio

amico, ho pregato soltanto per lui. Ecco le ore con Tullio d’Albisola, la Esa Mazzotti e suo marito, Fabbri e Caterina, Virio e la Ines, Valentino Ferraro, la bionda Otty, Lucio Fontana, Rossello, gli amici del Bar Testa all’aperto, Crippa che gioca a boccette, mentre Carlo Cardazzo è sepolto nel cimitero più straordinario del mondo, tra le nebbie della Laguna. L’acqua unisce noi tutti, l’acqua inafferrabile ci dà il senso del fluire, movimento e leggerissimo suono. Milena Milani

Personaggi

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LA LUNA HA FRUGATO La luna ha frugato con i suoi raggi adunchi sul fondo dei nostri cuori malmenati. Essa cercava amore materia ormai pregiata perfino per noi cacciatori d’emozioni. Inutilmente s’illuse di trovare ancora un’anfora ricolma di dolce sentimento. Ma ben presto il lampo e il tuono giunsero ad annunciare la fine della stagione dei ricordi. Mentre la pioggia lavò con cura estrema le ultime tracce di quel sangue amaro che un giorno noi versammo come spiccioli dolenti sulla soglia. La luna ha frugato con la luce bianca nell'antro dei camini a ricerca calore Massimo Parodi


ASSOCIAZIONE NAUTICO LEON PANCALDO

LA VOCE DELL’

ESTRATTO AUTONOMO DELLA RIVISTA VILLACAMBIASO

www.alpleonpancaldo.org info@alpleonpancaldo.org

A.LP.

N° 19 - Febbraio 2013 - Redazione: A.LP. - Via Torino, 22 R - 17100 Savona - Tel: 349/6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

GIUSVALLA 5 APRILE 2007 Appuntamento degli ex-allievi del Leon Pancaldo

Fotografie in questo numero Sopra: Giusvalla 2007 Pagine 9-12: Pranzo a Madonna del Monte 2012 con consegna medaglie per il cinquantenario

NAVIGANTI MARITTIMI

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stata trasferita dalla storica sede di Piazza Cavallotti nell’anonimo plesso di Via Manzoni. Con l’occasione il nostro Istituto ha perso la prestigiosa immagine che lo aveva fatto punto di riferimento per tutta la Gente di Mare d’Italia. Nulla resta oggi a testimonianza del glorioso passato che ha portato i Savonesi ad essere apprezzati e prestigiosi ambasciatori della nostra cultura nautica in tutti i mari del mondo.

a capitano di lungo corso in pensione, spero veder realizzata, ad ogni appuntamento elettorale, la possibilità di esercitare il diritto di voto per i naviganti marittimi italiani in navigazione nei mari, oceani e porti esteri di tutto il pianeta, come avviene per quelli delle principali marine mercantili. Per informazioni ottenute per iscritto dalle ambasciate di Roma di Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Olanda, in occasione delle precedenti elezioni politiche italiane, ottenni documentazione scritta, secondo la quale i naviganti marittimi delle suddette nazionalità avevano (e probabilmente ancora hanno) la possibilità di esprimere il loro voto, anche se con modalità diverse da Stato a Stato. Rivoltomi alle autorità marittime italiane (Capitaneria di Porto di Savona e Direzione Marittima di Genova) ebbi la seguente testuale risposta: “ma come è possibile votare se si trovano in mezzo al mare?”. La risposta é semplice ed é questa: “vedere come tale possibilità é realizzata presso le marine mercantili citate”. È tuttavia doveroso precisare che, come avviene per la marina mercantile italiana, non votano (o meglio non votavano all’epoca) anche i naviganti marittimi della Grecia. Si può sperare che dopo aver ottenuto questo diritto in Italia per i detenuti, per i cittadini all’estero (e fra non molto probabilmente anche per gli studenti “Erasmus” all’estero) si possa ottenere ciò anche per i naviganti marittimi.

Continua a pagina 9

Cap. Gesualdo Galatolo

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ll’appuntamento che i diplomati dell’Istituto Tecnico Nautico “Leon Pancaldo” di Savona si sono dati in quel di Giusvalla in data 5 Aprile 2007 molti erano gli assenti. Tutti però giustificati. Qualche migliaio non era presente perchè impegnato per motivi di lavoro su tutti i mari del mondo. Qualche centinaio perchè impegnato a recuperare lo stress accumulato in corso di navigazione nei locali notturni di esotiche località ai più sconosciute. Qualche decina perchè in corso di trasferimento per le feste pasquali con i propri cari verso località di montagna. Qualche furbastro, forse, perché coglieva l’occasione come alibi per qualche marachella extra-coniugale. I convenuti però, in nome loro e di quanti, impossibilitati all’annuale appuntamento convenivano e sottoscrivevano la seguente petizione che oggi 6 aprile 2007 veniva presentata all’Ufficio Protocollo del Comune di Savona alle ore 11.20: Egregio Signor Sindaco di Savona, come a Lei certamente noto nel recente passato la sede dell’Istituto Tecnico Nautico “Leon Pancaldo” è

DIRITTO DI VOTO PER I

Entro Marzo 2013 uscirà il libro curato dalla prof.ssa Irma Dematteis sulla storia del Nautico Leon Pancaldo di Savona con i quadri dei diplomandi

La sede operativa A.LP. a Villa Cambiaso è aperta il 1° martedì di ogni mese dalle 17 alle 18. Luglio e Agosto esclusi.


Anno XIII n°68 - Febbraio 2013 Da quelle colonne di Piazza Cavallotti la impietosa mano degli scalpellini ha pure cancellato la storica scritta di Istituto Tecnico Nautico che dal 1856 accoglieva noi studenti in quella Università del Mare. A ricordo del nostro Istituto nulla è restato se non una ancora che sul lato destro del Portone d’accesso giace invisibile ai Savonesi. A soddisfazione di quanti hanno operato per quello scempio storico, quella ancora è imprigionata entro una cancellata in ferro. Noi ex-studenti nautici savonesi (pancaldini) Le chiediamo cortesemente di accogliere la nostra richiesta tendente ad operare in maniera che quel cimelio storico sia liberato da quelle sbarre e portato alla testimonianza del secolare passato che intendiamo salvaguardare. Suggeriamo una sistemazione più prossima al mare e in ogni modo in una posizione accessibile alla vista dei Savonesi e di quanti stranieri ci onorano della loro presenza. Certi che Ella opererà nella maniera migliore porgiamo i nostri distinti saluti.

Sottoscritto in Giusvalla il 5 di aprile dell’ anno 2007. Proponenti: Cafueri Vito (CLC) 1961 - Koch Mauro (CLC) 1961 - Corte Fabrizio (CLC) 1960 - Cafueri Angelo (CLC) 1961 - Vintera Pio (CLC) 1961 - Barra Bruno (CDM) 1962 - Firpo Nazario (CLC) 1962 - Tomannson Ernesto (CLC) 1964 - Melis Mario (CLC) 1966 - Recagno G.Franco (CLC) 1962 - Ciccione Riccardo (CDM) 1962 Caviglia Luigi (CDM) 1955 - Perrone Luigi (CLC) 1946- Coscia Piero (CLC) 1961 - Chiavacci Mirko (CLC) 1966 - Duce Mario (CDM) 1963 Ottino Pietro (CDM) 1948 - Vipelieco Amelio (CDM) 1948 - Galleano Stefano (CLC) 1947 - Delfino Domenico (CLC) 1948 - Abbate Luigi (CLC) 1958 - Barberis Marcello (CDM) 1962 - Anthone Giorgio (CDM) 1962 - Pitone Giuseppe (CLC) 1971 - Micherio Giovanni (CLC) 1953 - Bottino Giuseppe (CLC) 1953 Bovone Vittorio (CLC) 1953 Cattaneo Evasio (CLC) 1954 Badiale Paolo (1953) - Arecco Mario (CLC) 1951 - Merello Giuseppe

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(CLC) 1953 - Galleano Ugo (CLC) 1946 - Raselli Sergio (CLC) 1952 Carretta Ivo (CLC) 1948 - Perrone Renzo (CLC) 1963 - Isasca Umberto (CLC) 1963 - Bazzano Marcello (CLC) 1953 - Grosso Andrea (CLC) 1962 - Parau Mario (CLC) 1963 Giribone Albino (CDM) 1954 Verzello Giovanni (CDM) 1962 Battaglini Sergio (CDM) 1955 Schiappapietra G. (CLC) 1961 Taramasso Pietro (Ing. Preside) Nervi Egidio (CDM) 1941 - Genta Giovanni (CDM) 1964 - Ottonello Francesco (CDM) 1964 - Bergero Angelo (CDM) 1963 - Gambetta Carlo (CLC) 1934 - Presotto G.Franco (CDM) 1966 - Goeta Giorgio 1954 Galatolo Gesualdo (CLC) 1948 Fornari Angelo (CLC) 1953 - Rispoli Giorgio (CDM) 1955 - Cerri Domenico (CDM) 1955 - Piovano A. (CLC) 1953 - Caviglione Carlo (CLC) 1962 - Marenco Claudio (CDM) 1961 - Clerico Giorgio (CDM) 1961 Bianchi Eber (CDM) 1953 Sanmartino Enrico (CDM) 1960 Rossi Silvio (CLC) 1967 - Frezzati Renato (CLC) 1960 - Ubertone Silvano (CDM) 1960.


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IL BOMBARDAMENTO NAVALE DI SAVONA-VADO-GENOVA 4 giorni dopo la Dichiarazione di Guerra alla Francia.

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a flotta italiana era stata trasferita dalla Spezia a Taranto per metterla al sicuro rimaneva s o l o l a To r p e d i n i e r a Calatafimi, comandata dal Te n e n t e d i Va s c e l l o Giuseppe Brignole di Noli, diplomato dal Leon Pancaldo nel 1927. Oltre la Calatafimi rimaneva anche una squadriglia di MAS, Dragamine e Posamine. La Calatafimi era un vecchio Caccia, residuo della guerra 1915-18 declassato a Torpediniera. Quella notte era di scorta ad un Posamine per minare un tratto di mare tra Genova e Savona. Avvistate le navi francesi Brignole ordina al Posamine di fermarsi sotto costa protetto dalla foschia, e di procedere per il rientro. La Calatafimi parte all’attacco per portarsi a distanza utile per lanciare i siluri, si avvicina, viene avvistata dai francesi e fatta segno a diversi colpi di cannone senza essere colpita. La Calatafimi apre il fuoco con il cannone di prua e lancia i siluri: tre mancano il bersaglio, il quarto non parte per avaria al dispositivo di lancio. La Calatafimi continua a sparare e le navi francesi si ritirano perchè giudicano finita l’azione di bombardamento della costa. Dopo la fine della guerra si saprà che spararono 15mila colpi. Ebbero solo danni e morti su un Caccia colpito da una batteria genovese. Il bombardamento danneggiò gli stabilimenti industriali di Vado, caddero non meno di 500 granate. Ci furono danni alle case di

Cartolina disegnata dal pittore Alberto Parducci Legino e Zinola. A Savona 6 morti e 22 feriti, colpita l’acciaieria dell’ILVA, danneggiate una trentina di abitazioni colpiti anche il Municipio, la stazione Letimbro, l’Istituto Nautico, il Liceo, la caserma S. Giacomo. A Genova sono colpite alcune case con 3 morti e 12 feriti. Quattro MAS attaccarono i francesi al largo di Bergeggi, lanciarono diversi siluri ma nessuno colpì il bersaglio. Furono fatti segno alla reazione dei francesi. Alla fine dell’azione entrarono nel porto di Savona, uno aveva tre feriti a bordo. Al Comandante Brignole venne conferita la Medaglia d’Oro al VM. La prima della guerra 1940-45. I maligni dissero tra loro (farsi sentire da estranei poteva essere pericoloso), che

il motivo vero fu solo perchè era la prima azione della Regia Marina nella guerra appena iniziata, letto il fatto sui giornali, sembrava che la Calatafimi, da sola, avesse fatto fuggire la Squadra Navale francese. Le navi francesi se ne andarono dopo aver fatto i loro comodi. Brignole fu un’ imprudente ma, nella logica del momento, fece il suo dovere. Vorrei dire ai nostri giovani, che noi italiani dichiarammo guerra ai “cugini” francesi nel momento in cui il loro esercito era in rotta e le armate naziste si accingevano a occupare Parigi. Anche per questo io sono sempre stato un fautore degli Stati Uniti d’ Europa. Cap. Dino Bolla


A.LP.

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STEFANO SCIUTTO Insegnante sez. Capitani di Macchine del Leon Pancaldo

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olti sono stati, in quegli anni, i mitici Professori che hanno dato lustro all’Istituto Nautico Savonese, sia nella sezione Capitani che in quella dei Capitani di macchina, portandolo a competere e talora a superare, nelle materie scientifiche ma anche in quelle umanistiche, i Licei del tempo. A chi, come me, ha frequentato il Nautico di quegli anni mi permetto ricordare qualche nome, scusandomi per le dimenticanze: il Preside Prof. Capasso, il prof. Taramasso, il Prof. Pisoni, il Prof. Ruggeri, il prof. Sorrentino, il prof. Digiannantonio, la prof.ssa Minuto e molti altri. A tutti questi insegnanti un grande grazie e la nostra, come si suol dire, eterna riconoscenza, Fra gli insegnanti che non ho citato vorrei parlare del mitico, per noi della sezione macchine, prof. Stefano Sciutto, insegnante di Officina: persona fisicamente prestante, si imponeva a noi ragazzi con il suo fare apparentemente duro e i modi spicci. La voce era forte, imperiosa, come il suo carattere. La grande officina, che il prof. Sciutto dirigeva, era situata al fondo del prolungamento, verso il mare, poco prima della piscina Comunale, a sinistra del monumento a Garibaldi. Già avvicinandosi piano piano si potevano udire lo sferragliare dei trapani, i martelli battere sulla lamiera, la fresa penetrare, il vociare allegro di noi allievi e di quando in quando, ergersi la voce del prof. Sciutto che riusciva a zittire tutti con il suo “Silenzio! Se non la finite ve cegu tutti cume l’ami”. Questa minaccia bastava a farci stare bravi per qualche minuto, poi un

mezzo sorriso compariva sul viso bonario di Sciutto ed era tutto come prima... si perché il prof. Sciutto era un buono che sapeva incutere timore e rispetto: era, come si dice oggi, un duro, ma a saperlo ben prendere, un bonaccione. Aveva le sue idee, i suoi ideali e si diceva pronto a difenderli “andieva la cun un canun....” poi tutto finiva lì. Il prof. Sciutto ci insegnava la parte pratica della sez. capitani di macchine, ad usare certi strumenti meccanici, a partire dalla lima, poi, come detto, i trapani, tracciare sulla lamiera, le pinze il martello, il tornio... tutto il minimo necessario per una riparazione d’urgenza. Non dovevamo dimenticare che eravamo destinati a navigare sulle navi e quindi pronti, in caso di necessità, ad affrontare e riparare certi guasti e inconvenienti meccanici che si sarebbero potuti presentare là, in mezzo al mare, su una nave. Nell’officina il marchingegno da noi allievi preferito era, senza dubbio, la forgia. Quel fuoco che ardeva, e scaldava fino ad arroventare il ferro, rendendolo rosso incandescente, ci attraeva. A quel punto il ferro era lavorabile e il prof. Sciutto mostrava

Brigantino “Luisita”

la propria abilità foggiandolo con il martello, le pinze, ed altro. Più e più volte il ferro veniva arroventato e martellato prima di poter raggiungere la forma voluta, al termine della quale “l’opera”, perché tale il pezzo di ferro era diventato, era immerso nell’acqua fredda, qui raffreddandosi sviluppava una piccola attraente nube di vapore. Più di una volta, al termine di questa operazione, alla vista dell’opera compiuta, è scattato, in noi allievi, un meritato applauso per il nostro professore. Il prof. Stefano Sciutto è stato una figura storica dell’Istituto Nautico


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«Leon Pancaldo», qui oltre a insegnare si è occupato, per lunghi anni, dell’Osservatorio Meteorologico, con grande passione. Compilava statistiche e veniva spesso interpellato dai quotidiani regionali e dalla Capitaneria di Porto per le previsioni del tempo. Detto del prof. Sciutto quale insegnante del Nautico “Leon Pancaldo” non si può non parlare della Sua passione, forse la più grande e importante per Lui: l’Arte. Forse non tutti sanno che è stato un apprezzato Scultore, scultore del ferro. Ha ricevuto forse maggiori riconoscimenti fuori di Albisola, dove si è formato, e di Savona, dove è nato e vissuto. A questo punto mi permetto attingere (forma elegante per dire scopiazzare) da un’intervista rilasciata dal professore alla giornalista Silvia Sabella, parecchi anni or sono. Dice la Sabella: nella città della ceramica, Albisola, c’è chi preferisce esprimersi con il ferro. Definisce Sciutto quale artista contro corrente, alla costante ricerca di grandi ideali, recuperati soprattutto nella storia, nella cultura, nel valore morale di alcuni personaggi. Parla dello studio, le cui pareti sono arredate con pannelli in ceramica, dipinte dalla moglie s i g n o r a R o s a l i n a Ve n t u r i n o , apprezzata ceramista e pittrice, che rappresentano le opere più significative del marito. Alla domanda di come avesse maturato il suo interesse per l’arte il Prof., ha risposto ricordando il fratello, bravo ceramista e uno zio disegnatore egregio, ha dichiarato che nelle forme delle sue sculture si

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riallacciava al futurismo: Albisola era stata il fulcro di questo movimento che aveva segnato un’autentica rottura con le forme del passato. La scultura era per lui l’espressione di qualcosa detto con parole poetiche, quindi essa assumeva anche un valore simbolico. Nella sua scultura “La nave”, tuttora presente nell’atrio dell’ex Istituto Nautico, aveva cercato di rappresentare, in forma allegorica, attraverso di essa, tutta la società, che con le sue regole, le sue rigide gerarchie, come la nave, doveva essere forte, sicura e ben guidata. Altra forma di ispirazione era stata la natura: un esempio era “L’ala”, che rappresenta la forma stilizzata di un’ala spiegata. Altro tema: aveva lavorato molto sulle

“comunità”. Sono rappresentate tutte in forma geometrica, perché la geometria è qualcosa di perfetto, come “La Comunità in arme” un’opera del 1960, una delle due premiate alla Biennale di Gubbio nel 1964. Altre opere sono state ispirate, ad esempio, dalla lettura di un libro, come il “Pilota di Ferro”, che rappresenta un eroe della seconda guerra mondiale. Ci sono poi opere di argomento religioso, come quella sul miracolo della Madonna di Misericordia a Savona. Altre, come le “ancore”, che si rifanno all’argomento marinaro, tuttora ancora presenti nell’ex Istituto Nautico. Molteplici sono le sculture che il professore Stefano Sciutto ha eseguito, e molto significative. Volete sapere dove sono finite? Dove si possono ammirare? Nel Palazzo S. Spirito di Gubbio... Perché? Perché Savona ha negato una decorosa sistemazione e collocazione a queste opere. Questo caso sembra la conferma del detto «Nemo profeta in patria». Alla giornalista Silvia Sabelli, Sciutto aveva amaramente riferito: “Certo a Savona non ho avuto la considerazione e i riconoscimenti che ho ricevuto fuori, e per me questa non è stata una cosa facile da superare. Ogni tanto qualcuno mi consola, oppure mi propongono di fare una mostra qui a Savona. Ma certe volte penso che non mi interessi più recuperare con la città un rapporto che in fondo non c’è mai stato”. E cosi tutto è finito a Gubbio. Cap. Carlo Lugani


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ANDAR PER MARE.... Ugo Tombesi ricorda la prima avventura in mare

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e tutti i ragazzi del mondo volessero diventare marinai... l’eco di questa splendida canzone di Sergio Endrigo mi ritorna in mente come le note di un inno alla pace e alla fratellanza che non ha eguali. Andar per mare, scriveva il poeta, perchè quello che abbiamo a portata di mano, pur essendo accogliente, familiare, non ci basta mai. Nuove colonne d’Ercole aspettano la nostra permanente sfida, nuovi mondi colorati e incantati, anche musicalmente come nelle canzoni di Paolo Conte. Mio nonno, nell’indicarmi quella via del mare che tanto amava, ebbe a comunicarmi il tormento e l’estasi che provova il trovarsi tra cielo e mare, senza più lembi di terra intorno. Un disorientamento iniziale, quasi un attimo di follia per l’abbandono, a cui fa seguito una rafforzata presa di c o s c i e n z a . Te m e v i c h e i n quell’assurda condizioine del tuo esser solo tra nubi e marosi, ti saresti perso ed invece la presa di coscienza del tuo Io è stata più salda, si è irrobustita. Andar per mare ha per ciascuno di noi un particolare significato. Chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna, di viaggiare, bambino sulla Fernanda De Pirro (che diventerà il famoso Costa del Sol) ha un rapporto primario col mare, col mondo dei piccoli trasporti nel Mediterraneo, tra Savona e Porto

Torres o tra Savona e Cagliari) ha avuto un’iniziazione precoce al mare, alle sue regole, ai suoi odori, ai suoi meravigliosi sapori, che considera una grande fortuna, un immeritato privilegio. La calda amicizia con la famiglia Fanciulli De Pirro mi valse, più tardi due viaggi sulle rotte sarde a poco più di dodici anni, con l’amico Elmo Fanciulli, figlio del comandante, sul Carlo D., sette uomini di equipaggio. Nel ricordo tutto trascolora: il mare impazzito nei pressi di Capo Corso

che consiglia la baldanza adolescenziale di correre ai ripari in cuccetta, il rifugiarsi, sempre per le intemperanze del mare di Corsica, nel golfo di Porto Vecchio, le luci e i colori del mercato del pesce di Cagliari. Ci fu poi un episodio a Porto Torres che mi toccò profondamente: per la prima volta in vita mia vidi dei detenuti in catene che stavano per essere tradotti all’isola dell’Asinara, una specie di terribile impatto con la realtà, sino ad allora, mai vista, della prigionia. Andar per mare: una grande avventura intellettuale una specie di viaggio che è anche un percorso di formazione antropologica ed esistenziale Col passare degli anni sono andato per mare, quando ho potuto, traghetti, brevissime crociere, spostamenti sulla costa, ma mai nulla ha più avuto a che fare con le prime esperienze che credo dipendesse dal caldo rapporto interpersonale ricevuto in quei viaggi dal comandante Bartolomeo Fanciulli giù giù fino al cuoco. Allora mi son sentito un po’ marinaio anch’io come capitava, nei sogni di molti ragazzi che alla Torretta o al Prolungamento spingevano lo sguardo oltre l’orizzonte, tutti potenziali allievi del nautico, che ripiegavano più tardi, un po’ malinconicamente sull’Istituto Tecnico Commerciale.. Ugo Tombesi


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RIMOZIONE COSTA CONCORDIA Anni 2012-2013: Progetto Titan Savage USA - Micoperi IT

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ingraziamo l’Ing. Giorgio Paolo Prefumo (ex-Preside del Nautico di Savona) per averci inviato il progetto per la rimozione della Costa Concordia. CONFERENZA AMM. STEFANO TORTORA del 7 Febbraio

I

ngegneria (ex allievo Facoltà) membro designato dalla Protezione Civile nell’Osservatorio Monitoraggio Operazione recupero. Presenti Amm. Capo Stato Maggiore Marina De Giorgio, Amm. Toscano del Compart. Alto Tirreno, Amm. Angrisano Direttore Marittimo Liguria, altri Ammiragli, Ufficiali Superiori ed Inferiori Marina Militare, soci Atena, Docenti università, Ingegneri del settore, studenti. Aula magna al completo. Si preferisce fare spesso la nave a pezzi e per far più rapidamente ed in modo forse più economico. Tra i vari progetti, senza tener conto del costo, si è preferito quello proposto di sollevare la nave intera. Il primo

progetto non era gradito al Giglio, e del resto presenta varie difficoltà, per ragioni turistiche ed ecologiche, vi è pure il cosiddetto santuario dei cetacei da non turbare con smantellamenti in loco e trasferimento marino materiali. La scelta progetto è stata fatta dal L.O.C. di Londra (London Offshore Consultant) e controllata dall’osservatorio di monitoraggio della protezione civile appositamente costituito. Il cetena genova ha svolta studio accurato con il metodo degli elementi finiti sulla stabilità nave, sforzi

flettenti e taglio durante l’operazione (il relitto logicamente si deforma, è appoggiato su due punti e si può anche spostare sotto la spinta mare e spaccarsi in qualche parte). Ovviamente non sono mancate polemiche e difficoltà, l’operazione è comunque una delle maggiori operazioni del tipo effettuate. Costo operazione valutata indicativamente 300 di milioni di dollari, pari al costo nave (500 milioni di euro), tenendo conto delle spese accessorie. A carico compagnia.

Pontone Micoperi

Profondità oltre i due punti d’incaglio 80 m. Disposizione ancoraggi sul lato terra per cavi o catene che circondano lo scafo fino al lato mare ove son disposti sulla fiancata martinetti idraulici di tiro

PRIMA FASE Visibili catene tiro e una colonna ancoraggio

Martinetti sullo scafo per traino catene

N.9 colonne ancoraggi catene


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SECONDA FASE

Posa piattaforma appoggio (sei piatti) sostenuta da pilastri inseriti nel fondo in granito però con coperture in parte sabbiose che ostacolino il lavoro frese (fori m. 2), si cerca di consolidare la sabbia con gel e cemento per evitare insabbiamento frese

Ci sono cassoni anche a prora e poppa sagomati Rotazione nave per il tiro catene dei martinetti posti sullo scafo

Installazione cassoni fissati saldamente sullo scafo n. 30

Inizia il raddrizzamento con tutta la prudenza del caso. Occorre evitare che un raddrizzamento rapido comporti la caduta nave sull’altro lato con affondamento (profondità 80 m e oltre)

Riempimento con inerti per favorire il ribaltamento (senza impuntamenti)

Su appositi punti della piattaforma sono collegate le catene, collegate a martinetti sui cassoni a mare che agiscono in concomitanza con le catene ancorate a terra per iniziare il raddrizzamento ovviamente si agisce anche sui contenuti acqua cassoni

Agendo sullo svuotamento cassoni e parte nave emersa che in parte si svuota da sola si solleva il tutto. Pescaggio m 18,5 circa - Acqua contenuta circa 69500 t

Il tutto galleggia ed è spostabile

La piattaforma viene lasciata


PANORAMICA DEI “MURETTI DEGLI ARTISTI” DI VILLA CAMBIASO

VIA DEI CAMBIASO, SAVONA GRUPPO BANCA CARIGE


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